Levico Terme è situata nel punto più alto del fondovalle dellaValsugana a 520 metri sul livello del mare, a 22 km daTrento e a circa 110 km daPadova, sul conoide formato dai detriti del Rio Maggiore, immissario delLago di Levico da cui nasce ilfiume Brenta. La città è dominata dalle montagne delgruppo del Lagorai a nord, con il Monte Fronte (1582 m) e ilMonte Panarotta (2002 m), e dallazona degli Altipiani a sud, comprendenti laCima Vezzena o Pizzo di Levico (1908 m), con il suo caratteristicoforte austro-ungarico sulla vetta, la Cima Pegolara (1152 m), Cima Mandriolo (2052 m) e gli altipiani diVezzena eLavarone. Ad ovest la prospettiva sull'Alta Valsugana è chiusa dalGruppo della Vigolana, mentre ad est si può vedere fino ad oltreBorgo Valsugana.
Illago di Levico si è formato in tempi relativamente recenti, a causa dello sbarramento alluvionale del tratto di valle compreso fra il colle di Tenna e la Canzana da parte del Rio Vignola e del Rio Maggiore, gli unici immissari esclusi alcuni ruscelli spesso senza nome, eccetto il cosiddettoMarlezzo che segnava, storicamente, il confine fra Levico ePergine. È il terzo lago interamente trentino per estensione (1,164 km²), lungo 2.840 metri, largo 950 metri nel punto di larghezza massima, e con una massima profondità di 38 metri. Le sue sponde ospitano un Lido e un annesso parco, nonché caratteristici canneti. Il lago è sufficientemente esteso per garantire una relativa mitigazione del clima, specie nella zona più vicina ad esso.
L'agglomerato urbano è concentrato nel fondovalle, con il principale nucleo abitato sulla sponda sinistra del Brenta (insieme alla frazione di Selva e a Campiello, più distante), e le altre frazioni (Barco, Quaere, Santa Giuliana) sulla sponda destra. Le altre località e frazioni non presenti nel fondovalle hanno un numero di abitanti molto ridotto e spesso legato alle fluttuazioni stagionali legate al turismo (Vetriolo Terme, 1500 m) ed alle attività montane (Passo Vezzena, 1402 m).
Levico Terme si compone di sei rioni, comunemente chiamati anche quartieri: Chiesa (nord-ovest), Furo (nord-est), Grande (sud-ovest) e Cortina (sud-est) nel nucleo principale del Comune; Oltrebrenta, che comprende tutte le frazioni a sud del fiume (Barco, S.Giuliana, Quaere) e Selva, che comprende l'omonimo borgo sito nelle immediate adiacenze ad est del nucleo principale.
Le origini di insediamenti stabili nella zona di Levico si possono ricondurre all'età del ferro (ritrovamenti sul Colle di San Biagio), anche se un vero e proprio insediamento organizzato si ha solo in epoca romana, come testimoniato da ritrovamenti quali oggetti, monete ed anche un sarcofago dietà imperiale. L'etimologia del nome è tuttora oscura, con alcune interpretazioni che fanno derivare Levico da termini quali celticileoug,leak olewa, che significano "pietra di termine/confine", dal gentilizio barbaricoLetta, da cuiLevi vicus poi contratto inLevicus, oppure dal latino(praedium) Livicune ("podere di Livio", poi volgarizzato inLievigo eLevego) olaevus vicus, col significato di villaggio sinistro (a sinistra del Brenta) o villaggio elevato (sulle pendici del Monte Fronte). Queste ultime sembrano le interpretazioni più condivise, data l'abbondanza di termini latini nella topografia levicense, come ad esempio il quartiere Furo, di chiarissima origine latina (Forum).
La successiva presenza longobarda è citata in vari documenti e, anch'essa, in toponimi qualiGuizza (dawizza, "pascolo della comunità").
Nel1027, con la donazione dell'imperatoreCorrado II il Salico al VescovoUdalrico II, fu istituito ilPrincipato Vescovile di Trento che comprendeva anche i territori di Levico. Com'era però comune all'epoca, l'assegnazione del potere temporale al Vescovo di Trento non implicava anche l'assoggettamento al potere spirituale dello stesso: infatti Levico rimase parte delladiocesi di Feltre fino al1786.
Il nome di Levico (comeLevigo) compare per la prima volta in un documento datato 29 ottobre1184: una bolla delpapa Lucio III conferma al vescovo diFeltre tutti i suoi diritti nei territori della diocesi feltrina in Valsugana.
Levico prese parte all'insurrezione diRodolfo Belenzani per l'affermazione delle libertà comunali nel1407, e nel1431 lacommunitas Levigi si dotò di una carta di regola in 39 paragrafi, successivamente rivista nel1479 e ulteriormente arricchita sul finire del XVI secolo. Ilevicani, poi, furono tra i primi fautori della cosiddetta "guerra rustica" dell'agosto del1525, una rivolta dei contadini della Valsugana, che marciarono su Trento contro il Capitano Vescovile Graziadeo Galasso, che fu soffocata nel sangue.
Nel corso del Settecento, tramite alcune pubblicazioni scientifiche, si diffusero le notizie sulle proprietà terapeutiche delle acque minerali arsenicali-ferruginose sgorganti da sorgenti della zona del Monte Fronte, già menzionate da Michelangelo Mariani nella suaStoria del Concilio di Trento nel1673. Successivamente, nel1860, verrà costituita una Società balneare per le cure e sorsero stabilimenti termali presso Vetriolo, da cui l'acqua veniva portata a valle verso il cosiddetto Stabilimento Vecchio in paese.
Nel1778 la Valsugana fu ceduta dai Conti del Tirolo alla Casa d'Austria, e l'Imperatrice Maria Teresa prese possesso di Levico il 29 maggio dell'anno seguente.
Dopo due tremende epidemie di peste nel1575 e nel1636, nel settembre1796Napoleone, dopo aver vinto gli austriaci nel Veneto, salì fino a Trento lungo la Valsugana, trovando una leggera resistenza tirolese proprio a Levico, definita, forse con lieve ironia,loco ameno et hospitale. Il territorio delTirolo italiano subì poi gli sconvolgimenti politici del periodo napoleonico e della Restaurazione.
Lo stesso percorso di Napoleone Bonaparte fu poi compiuto, settant'anni dopo, dal GeneraleMedici nel1866, durante laterza guerra di indipendenza, conuno scontro fra truppe italiane ed austriache avvenuto nella tarda serata del 23 luglio presso il vecchio cimitero della chiesetta della Madonna del Pezo.
Il 1º aprile1894, Levico fu elevata al rango dicittà dall'ImperatoreFrancesco Giuseppe I, e nel1896 saluta l'inaugurazione dellaferrovia della Valsugana. Durante laprima guerra mondiale la città si trovava proprio sulla linea del fronte come tutta la Valsugana: l'evacuazione fu rapida, sia per motivi di sicurezza della popolazione che per ridurre sospettate collusioni irredentiste con il nemico, e la popolazione venne dislocata in zone più interne dell'Impero austro-ungarico. Molti finirono in Moravia nellecittà di legno, mentre un gruppo di cosiddetti "politicamente inaffidabili", cioè irredentisti furono internati nelcampo di Katzenau. Si tenga presente che la maggior parte della popolazione del Tirolo Italiano era ritenuta fedele all'Impero.Alcide De Gasperi, parlamentare trentino al Parlamento Imperiale di Vienna, parlando nel settembre1914 con l'ambasciatore austriaco a Roma, osservava come, nel caso di un plebiscito, il 90% dei cittadini avrebbe optato per l'Austria.[7]
La città fu duramente colpita dalle devastazioni della Grande Guerra e la ricostruzione procedette a rilento, anche prelevando indiscriminatamente materiali, particolarmente metalli, dai forti austriaci ormai in disuso, mandandone la maggior parte in rovina. Nella Seconda Guerra Mondiale Levico fu toccata solo in maniera relativa fino all'8 settembre 1943, quando, insieme al resto del Trentino, entrò a far parte del cosiddettoAlpenvorland, annesso alReich nazista. La città fu, curiosamente, scelta per ospitare il Comando generale della marina da guerra del Reich nonostante essa disti più di 150 km dal mare, e subì vari bombardamenti, di cui il più pesante avvenne il 15 marzo1945 con la distruzione dello stabilimento termale e dell'albergo Regina, all'epoca uno dei più lussuosi e rinomati alberghi del Trentino, al cui posto venne costruito, negli anni sessanta, il nuovo palazzo delle Terme.
Lo stemma comunale era stato approvato con Deliberazione Imperiale 01/04/1894[8] e in seguito riconosciuto con decreto delCapo del governo del 31 gennaio 1929.[9][10]La versione attuale è stata approvata assieme al gonfalone con D.G.P. del 13/05/1994, n. 5561.[11]
«D'azzurro, a trecolonne d'ordine dorico di calcare rosaal naturale posteuna accanto all'altra, cimato da uncrescente montante figurato d'argento, accollate ad un ramo di alloro ed uno di olivo, fruttati, al naturale, decussati,legate da unalistabifida svolazzante, d'argento, con la scritta PAX in nero. Corona: Murale di città. Ornamenti: A destra una fronda d'alloro fogliata al naturale, fruttifera di rosso; a sinistra una fronda di quercia fogliata e ghiandifera al naturale, legate da un nastro d'argento e d'azzurro. Motto: "DONEC AUFERATUR LUNA" scritto in nero su un breve d'argento appeso alle fronde.»
Gonfalone
Il gonfalone in uso è un drappo di azzurro alla fascia di giallo approvato con D.G.P. del 13 maggio 1994.[11]
«Drappo del rapporto di 5/9, azzurro interzato di giallo terminante in coda di rondine, aperto al bilico di quattro finestrelle rettangolari, ornato e frangiato d'oro, caricato al centro dello stemma munito dei suoi ornamenti posto sulla fascia gialla, con la corona nella fascia azzurra superiore: il tutto accompagnato in capo dalla dicitura "CITTÀ" e in punta "DI LEVICO TERME". Il bilico sarà unito all'asta, ricoperta da una guaina in velluto a spirali alternate gialle e azzurre mediante un cordone, a nappe, d'oro.»
In precedenza era stato approvato un gonfalone con D.G.P. 01/10/1982 n. 13327/3-B[12]:Drappo rettangolare cadente, partito oro e azzurro, lato inferiore con tre code caricato da un lato dello stemma comunale contornato da corona di rami di quercia e dall'altro lato della iscrizione centrata "Comune di Levico Terme" - asta in metallo.
Chiesa del Santissimo Redentore, costruita tra il 1872 e il 1877 dall'architettoLeopoldo de Claricini sul sito di una chiesa medioevale, la quale, secondo gli storici, sorgeva sopra un luogo di culto paleocristiano, nonostante non siano state condotte ricerche sull'argomento. La grande statua del Redentore sopra l'ingresso della chiesa è del 1946, l'altare maggiore, di Josef Runggaldier risale al 1882 così come il Crocifisso con statue lignee, e la decorazione è dei primi del secolo. È la chiesa più grande della Diocesi di Trento se si eccettua la Cattedrale di S. Vigilio nel capoluogo.
Chiesa della Madonna del Pezzo (chiesa della Madonna delpeccio), di dimensioni molto ridotte e a cui i levicensi sono particolarmente affezionati. Si trova vicino al parco delle Terme.
Chiesa di San Biagio, sul colle omonimo, ad ovest del centro abitato. Chiesetta trecentesca, la cui navatella risale almeno al secolo XI, con all'interno pregevoli affreschi risalenti al XIV e al XVI secolo. Presenta accanto ad essa rovine di un romitaggio, di cui si parla fino al '700.
Chiesa della Madonna della Neve, nella frazione di Vetriolo Terme, edificata nel 1940 e che custodisce un prezioso crocifisso gotico trecentesco, in precedenza situato in un magazzino comunale. La chiesa è particolare per il suo porticato verso sud, che offre una vista sulla Valsugana.
Torre del Belvedere. All'incrocio tra via Caproni e via Roma si trova la torre del Belvedere, edificata nella prima metà dell'Ottocento dall'allora Podestà Emilio degli Avancini, a pianta ottagonale ed alta 18 metri.
Castel Selva. Le sue rovine dominano l'omonimo abitato. Risale al XII secolo, durante il XVI secolo fu decorato in maniera sontuosa da Bernardo Clesio, che ne fece la sua residenza estiva, e proprio per questo durante il Concilio di Trento fu residenza di molti emissari giunti per assistere ai lavori, tra cui Marcello Corvini (futuro papa Marcello II) e Reginald Pole, arcivescovo di Canterbury assieme al principe vescovo Cristoforo Madruzzo e al segretario del Concilio, Massarello. In disuso, fu poi acquistato dal Comune di Levico nel 1779, dal quale fu utilizzato come ricavo dimateriali da costruzione: le abitazioni più antiche di Selva di Levico, infatti, sono costruite principalmente con le pietre di Castel Selva, e in alcuni casi le travi decorate sono ancora elementi portanti di questi edifici.
Cupole ricostruite in forma approssimativa sulla Busa Grande
Fortificazioni austro-ungariche. Nel territorio comunale di Levico Terme si trovano varie fortificazioni austro-ungariche, costruite a difesa del confine meridionale dell'Impero, facenti parte delRayon I Tirol delsistema di fortificazioni austriache.
Forte Col de le Bene, nel fondovalle, costruito tra il 1884 e il 1890 sul colle di San Biagio, a 660 metri di quota, con l'opera gemella delForte Tenna, entrambi disarmati nella primavera del1915 per essere utilizzati come depositi per la batteria di artiglieria sul monte Busa Grande.
Forte Verle eForte Vezzena sull'altopiano di Vezzena. Il Forte Verle si trova al bordo dell'omonima Busa, a 1506 metri, e serviva ad impedire un'eventuale avanzata italiana dallaVal d'Assa. Costruito tra il 1909 e il 1913, fu colpito pesantemente dall'artiglieria italiana durante il primo anno di guerra, ma non fu mai conquistato. Dopo l'avanzata austriaca del 1916, servì come posto di collegamento e osservazione. Il forte è in grave stato di degrado, con numerosi crolli che ne impediscono la visita. Il Forte Vezzena fu costruito tra il 1910 e il 1914, spianando la vetta dellaCima Vezzena, a 1908 metri di quota, e serviva come forte di collegamento e punto di osservazione, data la sua posizione elevata con un'ampia vista sia sugliAltopiani di Vezzena eLavarone, sia sull'Alta Valsugana; ruolo che lo rese obiettivo dell'attacco da parte degliAlpini del battaglione "Bassano" nei primi giorni di guerra, offensiva che fu però respinta dalla guarnigione del forte, e successivamente bersaglio di incessanti bombardamenti dell'artiglieria del Regno d'Italia. Il saccheggio degli anni venti e trenta per il recupero dei materiali di costruzione, soprattutto ferro e pietre calcaree, ha lasciato il forte in uno stato di elevato degrado e visitabile soltanto nelle sue parti esterne. In ricorrenza del centenario della Grande Guerra queste opere, a parte il Forte Verle, furono sottoposti a vari lavori di recupero e restauro.
Sepolcreto militare austro-ungarico di Levico. Annesso al Cimitero civile si trova uno dei Cimiteri di guerra dellaprima guerra mondiale, inaugurato tre anni dopo l'armistizio, il 4 novembre1921. Vi sono sepolti oltre mille caduti nelle battaglie dell'Altopiano di Vezzena: 665 austriaci, 103 polacchi, 89 ungheresi, 55 serbi-sloveni-croati, 23 cecoslovacchi, 10 rumeni, 10 italiani, 6 tedeschi, 17 ignoti. La preponderanza dei soldati dell'esercito austro-ungarico si spiega con il fatto che la maggior parte delle salme italiane vennero successivamente tumulate nei grandi sacrari militare diRovereto edAsiago, voluti dal regime fascista.[13]
Levico Terme comprende il parco storico più grande dellaprovincia di Trento, nel quale si possono trovare 76 specie di alberi e un totale di 125 specie arbustive, per un totale di oltre 550 piante[14]. Ha una superficie di 131.669,47 m², di cui 107.301,93 m² di superficie a verde pubblico, è stato inaugurato nel1905, ed è sede di manifestazioni qualiOrtinparco sul tema dell'orticoltura e dei giardini l'ultima settimana di aprile, ed il mercatino di Natale di Levico, aperto da fine novembre all'Epifania. In origine il parco era prettamente primaverile, ma il Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale della Provincia di Trento che gestisce il parco ha inserito molte note di colore in tutte le stagioni dell'anno, compreso l'inverno con le numerose conifere.
La storia del parco inizia nel1898, quandoJulius Adrian Pollacsek comprò un terreno arativo di pregio (su cui erano coltivati viti e gelsi) per la ragguardevole somma di 100.000 fiorini con lo scopo di costruire un luogo termale dove costruire un albergo. Nel1900 il giardiniereGeorg Ziehl disegnò il parco e dal suo disegno costruirono un grande giardino termale con varie passeggiate, che venne inaugurato nel 1905. A quell'epoca risalgono le tuie giganti e la Villa Paradiso.Il parco è aperto tutto l'anno, tutti i giorni, tutto il giorno.
A partire dal2004 all'interno del Parco viene allestito ilMercatino di Natale di Levico Terme, con caratteristiche "casette" disposte lungo i viali.
Dal maggio 2005 esiste a Levico Terme, nel giardino dell'ex Ospedale, un giardino dedicato ai Giusti che si sono opposti ai genocidi e ai crimini contro l'umanità in tutto il mondo. Il primo Giusto a essere commemorato è statoGiorgio Perlasca che, fingendosi diplomatico spagnolo, ha salvato migliaia di ebrei a Budapest durante la Shoah. Altre piante e stele ricordano il genocidio degli armeni, le vittime dei gulag e delle foibe.
Nel 1858 in località Pra, nei pressi della stazione ferroviaria, fu scoperta casualmente un'area cimiteriale della stessa epoca, con sepolture a inumazione dentro casse in laterizio o pietra.
Purtroppo vennero distrutte tutte le sepolture e gli oggetti contenuti in esse furono dispersi. L'unico rimanente è unsarcofago in pietra calcarea locale, finemente decorato. Si tratta di un monumento funerario normalmente collocato all'aperto o inserito in appositi edifici sepolcrali.
Questa grande vasca, tutta di un pezzo, doveva contenere la salma di un defunto; il tutto era sormontato da un coperchio a doppio spiovente con rialzi regolari. La fronte è decorata da una tabella centrale con accanto due specchi centinati. In quello di destra, meglio conservato, è raffigurato un piatto sacrificale, mentre in quello di sinistra è difficile identificare quale oggetto sia raffigurato. Sul lato destro invece si trova una bocca.
Questo sarcofago venne realizzato presumibilmente in zona, nonostante sia simile ad altri modelli in calcare rosso del II e III secolo a.C. ritrovati a Trento, in Val di Non e nell'Alto Garda.
L'uso di tale sarcofago indica lo stato sociale ed economico della famiglia del defunto, probabilmente dei proprietari terrieri provenienti da Feltre.
Ad oggi è esposto vicino all'entrata sud del Parco delle Terme.
Frazione posta "oltrebrenta", cioè sulla destra orografica del fiume. La sua economia è prevalentemente basata sull'agricoltura. Al centro dell'abitato si trova lachiesa di San Taddeo che risale al 1864. Durante l'anno nella piazza della chiesa si svolgono varie manifestazioni, fra le quali la festa per il patronosan Taddeo e quella dicarnevale, detta nel dialetto localeSgnocolada Barcarola, tradizionalmente con gnocchi di patate per tutti i partecipanti. La frazione ha una popolazione che si aggira intorno alle 600-700 persone,chiamate in dialettobarcaroli.
Piccola frazione pressoché adiacente al Comune di Novaledo, sparsa sul conoide del Rio Repoèr. Ai tempi del Principato Vescovile di Trento, il Maso di San Desiderio, che si trova in questa frazione, segnava il confine tra i territori ad influenza austriaca/tirolese ed i territori che facevano capo allaSerenissima.
Una delle frazioni più piccole, si trova sulla destra del fiume Brenta, adiacente alla frazione Lochere del Comune di Caldonazzo ad Ovest e confinante con la frazione Santa Giuliana ad Est. È attraversata dalsentiero europeo E5.
Con Barco e Selva è una delle tre frazioni "maggiori" del Comune. Situata sulla destra del Brenta, vi sorgeva la chiesa di Santa Giuliana in Palude, nominata nel 1467 e probabilmente la prima Chiesa parrocchiale di Levico. Lachiesa odierna è del 1930, ed ha la curiosità di avere nominato all'interno, come grande benefattore della chiesa, su una lapide,Benito Mussolini, assieme allaRegina Elena e adUmberto di Savoia, i quali contribuirono economicamente alla costruzione dell'edificio.
Il borgo di Selva è situato poco ad est rispetto al capoluogo, e soprattutto negli ultimi tempi l'espansione di entrambi i centri abitati ha fatto sì che tra i due centri non ci sia più una netta distinzione, rappresentata ormai solo da un cippo in via de Gasparis. Molte delle case del centro sono state costruite con pietre saccheggiate dalle rovine di Castel Selva, che domina il paese.
Vetriolo Terme è la frazione più piccola come numero di abitanti, e negli anni novanta, dopo che nel secondo dopoguerra aveva conosciuto un buon sviluppo turistico, è stata paragonata quasi ad una città fantasma del West. Con la riapertura dello Stabilimento termale, alcune attività economiche sono riprese, seppure limitate principalmente ad un solo albergo su quattro precedentemente presenti. L'abbandono del paese ha determinato altresì l'abbandono della cabinovia che portava da esso fino agli impianti di Panarotta 2002, la quale è stata dismessa nel1993 e la cui stazione a Vetriolo, dopo innumerevoli proposte di "rilancio", è stata definitivamente demolita nel2000. La stazione a monte rimane inutilizzata.
NelLagorai meridionale sono presenti varie sorgenti termali; le principali sono situate a Vetriolo Terme e nel comune vicino diRoncegno Terme. Le acque termali in questione sono fredde ed appartengono al gruppo delle acquearsenicali-ferruginose per la presenza del primo elemento (seppur in quantità relativamente basse) e per l'elevato contenuto del secondo, che dà all'acqua il suo tipico colore rosso/arancione scuro. Sono altresì molto acide per la presenza in dosi considerevoli di ione solforico e fosforico, e contiene anche altri oligoelementi comerame,manganese,nichel,cobalto ezinco.[16]
Le acque dello Stabilimento termale di Levico vengono da due sorgenti sul Monte Fronte, le cui acque vengono denominate acqua "forte" e acqua "debole", a seconda del contenuto di sostanze minerali. L'acqua "forte" viene estratta dal fondo di una galleria detta "Canopa", scavata dai minatori d'argento attivi nel Lagorai durante il Medioevo (iCanopi, appunto), che viene detta Caverna del Vetriolo per la sua elevatissima acidità e che dà il nome al vicino abitato, mentre l'acqua "debole" esce dalla Caverna dell'Ocra, situata in un luogo ad un centinaio di metri di quota più in basso. Il primo utilizzo delle acque venne dai minatori, che le utilizzavano per l'estrazione del cosiddetto vetriolo verde (solfato eptaidrato, FeSO4 • 7 H2O), e solo in seguito le acque vennero sfruttate a scopo terapeutico. Le prime cure balneari venivano effettuate a Vetriolo, ma dato il forte disagio nel raggiungere la località, situata a più di 1000 metri di quota oltre il fondovalle, vennero costruite delle condutture che portavano, ed in parte portano tuttora, le acque nel capoluogo comunale. Nel1860 venne fondata, da un gruppo di levicensi, la "Società Balneare", e venne costruito il cosiddetto Stabilimento Vecchio. Dopo alterne vicende e polemiche, nel1897 subentrò una società d'affari internazionale, la "Società Berlinese", costituita da uomini d'affari principalmente austriaci e tedeschi e guidata da Julius (Giulio) Pollacseck. La Società Berlinese diede un forte slancio all'attività di sfruttamento delle acque con la costruzione delloStabilimento Nuovo in località Caodigne, assieme al Parco di cui si è detto sopra, e la costruzione di una nuova strada di accesso a Vetriolo, corrispondente quasi interamente all'odierna Strada Provinciale 11 di Vetriolo. Il periodo d'oro dello stabilimento termale si interruppe bruscamente con lo scoppio dellaprima guerra mondiale, nella quale il paese venne quasi completamente evacuato. Al termine del conflitto, l'amministrazione comunale di Levico assunse la gestione della stazione termale, nonostante il primo dopoguerra non consentisse un giro d'affari nemmeno paragonabile con il periodo precedente alle ostilità. Nel1930 il Demanio dello Stato assunse la proprietà del complesso termale nella sua interezza, avviando poi la costruzione del nuovo stabilimento termale a Vetriolo, in sostituzione di quello vecchio, ormai pressoché inutilizzabile.
LaSeconda guerra mondiale portò ad un'altra interruzione delle attività, con la distruzione dello Stabilimento Vecchio sotto i bombardamenti alleati del 15 marzo 1945. Alla fine del conflitto, la neo-costituitaRegioneTrentino-Alto Adige subentrò nella proprietà, che avviò la ristrutturazione di tutti gli edifici termali, compresa la ricostruzione dello Stabilimento Vecchio a una distanza di poche decine di metri, terminata negli anni settanta. Nel1972, con il Secondo Statuto d'autonomia, il complesso passò alla Provincia Autonoma di Trento. Negli anni novanta viene nuovamente ristrutturato lo stabilimento di Vetriolo, che riapre al pubblico nel1999. Le acque arsenicali-ferruginose vengono utilizzate per la cura di patologie ansiose, cura e prevenzione delle affezioni alle alte vie respiratorie, anche dovute ad inquinanti come lo smog, artrosi, reumatismi, artriti reumatiche e psorisiache, postumi di fratture, malattie della tiroide, della pelle, e malattie ginecologiche.[17]
Inoltre laStrada statale 47 della Valsugana attraversa la città e mette in collegamento Trento con Padova. Sempre a Levico partono la strada provinciale SP 228 e la SP 1.
Nell'estate 2008, l'Unione Sportiva Città di Palermo vi ha svolto la seconda fase della preparazione precampionato. Anche la ex-squadra di serie AParma è venuta per il ritiro pre-campionato per due anni consecutivi: 2010 e 2011.
Levico Terme ha la propria squadra di calcio, l'U.S. Levico Terme, fondato nel 1958 e militante nel campionato diSerie D, e, assieme ad altri paesi dell'Alta Valsugana, fa parte della società di pallavolo Alta Valsugana Volley, formata dalle ex Civezzano Volley, Pergine Volley e Pallavolo Levico.
^(DE)Katalogkarte 18203, suDie Fischnaler-Wappenkartei.URL consultato il 9 luglio 2024.
«In einem blauen Schilde drei aneinander geschobene Säulen dorischer Ordnung aus röthlichem Marmor, welchen ein aufwärts gerichteter, gebildeter silberner Halbmond auf liegt, und die mit einem befruch.»
^Luigi Rangoni Machiavelli,Stemmi delle colonie, delle provincie e dei comuni del Regno d'Italia riconosciuti o concessi dalla Consulta Araldica del Regno al 1º novembre 1932, inRivista del Collegio Araldico, anno XXXI, 1933, p. 468.
^abApprovazione dello stemma e del gonfalone del Comune di Levico Terme, inBollettino ufficiale della Regione Autonoma Trentino - Alto Adige n. 28 del 21/06/1994, pp. 2824-2825.
^Adozione del Gonfalone comunale, inBollettino ufficiale della Regione Autonoma Trentino - Alto Adige n. 50 del 02/11/1982, pp. 1903-1904.