
Con la definizione diletteratura turca si intende tutta la produzione letteraria che le diverse tribù di origine e dilingua turca hanno creato durante l'arco della loro storia a partire dalVI secolo nelle diverse zone geografiche del pianeta da loro abitate.
Le tribù turche, infatti, per lunghi secoli furono nomadi nelle steppe dellaMongolia (secoli VI-XI), loro patria di origine. Poi, intorno all'XI secolo, si convertirono all'Islam, si infiltrarono da oriente nel cadente impero arabo, dove in breve tempo fondarono delle dinastie indipendenti che, sebbene formalmente soggette al califfo di Baghdad, per molti secoli regnarono dall'India al Mediterraneo. Le più famose dinastie sono quella deiSelgiuchidi (secoli XI-XIII), che regnarono sulla Persia, la Mesopotamia e sulla Siria, quelle dei varisultani di Delhi in India (secoli XIII-XVI) e quella deiMamelucchi in Egitto (secoli XIII-XVIII). In ultimo, i Selgiuchidi della Siria vinsero l'Impero bizantino, conquistarono Anatolia e vi fondarono ilSultanato di Rum (secoli XI-XIII), il primo stato turco politicamente indipendente. All'estinzione dei Selgiuchidi, il potere del Sultanato di Rum passò alla dinastiaottomana che, presa Bisanzio nel 1453, fondò l'impero ottomano (secoli XV-XX), dalle ceneri del quale è sorta la repubblicaTurchia moderna (secoli XX-XXI).
Con la definizione di letteratura turca, quindi, non si intende solo quella composta in Anatolia in età ottomana o oggi nella Turchia odierna, ma anche quella composta nei secoli precedenti in Mongolia, in Persia, in Siria, in Egitto, in Azerbaigian, e nelle altre zone un tempo soggette al dominio turco. Ognuna di queste letterature, a sua volta, è composta in una specifica variante della lingua turca (essenzialmente tre, turco chagatai, turcomanno e turco propriamente inteso).
L'evento capitale della storia turca è stato ovviamente l'incontro con l'islam, e non solo per motivi religiosi: esso, infatti, sottopose i turchi a un secolare processo di persianizzazione (secoli X-XIX) che ha finito per modificare radicalmente la lingua, la poesia, la cultura e lo stile di vita dei turchi originariamente nomadi. Sebbene sia attestata una produzione poetica precedente all'Islam, infatti, si può dire che la grande poesia turca, quella 'classica', sia nata in età islamica e all'ombra dellaletteratura persiana, tanto da sembrarne quasi un'infinita, elegantissima variazione. La poesia persiana, d'altronde, che si era imposta brevemente in tutto l'oriente islamico dall'XI secolo, si era sviluppata nelle stesse epoche e negli stessi territori di quella turca, quindi l'influenza sui turchi è diretta: non è un caso che siano proprio due grandi poeti persiani qualiGialal al-Din Rumi (XIII secolo) eGiami (XV secolo) due punti di riferimento importanti per la poesia turca, sia in Persia, sia in Anatolia, ma non solo. Per questo scrittori bilingui (persiano-turco) sono comunissimi dagli esordi sino a tutto il periodo ottomano: spesso i poemi persiani classici vennero letteralmente "rifatti" in turco ottomano, venendo imitati temi e motivi, personaggi e persino i titoli delle opere originali.
Nel XIX e nel XX secolo, dopo laNahda e dopo il crollo dell'impero ottomano, la letteratura turca ha subito in Turchia un profondo rinnovamento, sia con l'introduzione dei generi letterari europei sia con l'uso di schemi metrici liberi, non vincolati dalla tradizione persiana, riforme appoggiate daMustafa Kemal Atatürk, padre della moderna repubblica turca, negli Anni 20-30, il quale promosse la depersianizzazione e la dearabizzazione della lingua turca e l'abbandono dell'alfabeto arabo in favore di quello latino, nel tentativo di trovare per la Turchia moderna una sua fisionomia culturale moderna e laica.
Nel 2006Orhan Pamuk è stato insignito del Nobel.
Nella loro peregrinazioni dallaMongolia alMediterraneo, durate l'arco di un millennio, i turchi sono venuti in contatto con miriadi di culture, religioni e tradizioni diverse. Ad esse i turchi si sono continuamente adattati, ma hanno sempre conservato una specifica consapevolezza culturale e una propria lingua, abbastanza unitaria nell'uso generale (fatto importante, questo, considerando la vastità delle zone geografiche in cui i popoli turchi si sono estesi).
In linea generale si può dire che la storia e la letteratura turche sia dividano in tre grandi periodi
1) Il primo (età antica, VI-X secolo), comprende l'età preislamica in cui le varie tribù turche erano ancora nomadi nelle steppe della Mongolia, la loro terra d'origine. È chiaramente testimoniata fin da questa epoca l'esistenza di una poesia ispirata dalmanicheismo persiano e composta inalfabeto uigurico (gliUiguri sono una delle più importanti e antiche stirpi turche) il cui uso continuerà ancora nel XV secolo.
2) Il secondo periodo (età classica, secoli XI-XVIII) dura circa ottocento anni e inizia quando, intorno al 1000, orde di tribù turche, al seguito diToghrul Beg, si riversarono nel cadente impero arabo e, senza abolire ilCaliffato di Baghdad, ne assunsero di fatto il potere e diedero vita a una miriade di regni indipendenti di cultura persiana. È questa l'età delle grandi dinastie turche deiMamelucchi, che dominarono l'Egitto per 500 anni (1250-1798), quella deiSelgiuchidi, grandi signori della Persia e della Siria per 300 anni (1000-1258), e quelle succedutesi alSultanato di Delhi per altri 300 anni (1206-1526). Furono i selgiuchidi dellaSiria, in ultimo, a 'venire allo scoperto' e, vinta Bisanzio albattaglia di Manzicerta (1071), dilagarono inAnatolia: qui fondarono ilSultanato di Rum (cioè di Roma, cioè di Bisanzio), primo Stato turco politicamente autonomo. Estinti i selgiuchidi, il potere passò alla dinastia degliottomani che, presa Bisanzio nel 1453, divennero signori dell'antico l'Impero bizantino.
L'età classica corrisponde non solo alla conversione dei turchi all'Islam, ma soprattutto a una pervasiva persianizzazione della cultura turcatout court, la poesiain primis, che è stata fondamentale per il suo sviluppo.
3) Il terzo periodo comprende l'età moderna (secoli XIX-XXI), iniziata con laNahda dei popoli arabi, proseguita con lo sgretolarsi dell'impero ottomano alla fine dellaprima guerra mondiale (1914-1918) e terminata con la fondazione della repubblica turca per volontà diMustafa Kemal Atatürk (1922). La cui politica culturale fu volta a deislamizzare (cioè depersianizzare) la lingua e a sostituire l'alfabeto arabo con quello latino, dando nel1928 vita al nuovoalfabeto turco. È l'età del rinnovamento, la fine della poesia tradizionale persiana, dell'introduzione del verso libero, dei generi europei e dellastampa, della nascita della cultura turca moderna, nazionalista e laica.
La storia dei Turchi inizia in Mongolia dove sorse anticamente l'Impero dei Turchi Celesti (oGöktürk), un impero vasto che comprendeva buona parte dell'Asia orientale e che durò circa due secoli (552-744). I Turchi Celesti conoscevano l'uso di unalfabeto runico (derivato all'aramaico attraverso la mediazione persiana) testimoniato nelle iscrizioni su stele dove sono registrati avvenimenti, ordinamenti legislativi o epitaffi di personaggi celebri. A quel tempo i Turchi erano seguaci dell'animismo o delle varie religione estremo orientali come il buddhismo entro una fisionomia religiosa non ben definita. Non a caso il più antico monumento della lingua turca è traduzione dellaSutra del Nirvana (VI secolo) voluta da un imperatore cinese.
Col crollo dell'Impero dei Turchi Celesti, dopo un periodo di incertezza, il potere passò alla tribù degliUiguri. I quali, dopo la conversione almanicheismo persiano (nel 762), hanno lasciato leIscrizioni dell'Orkhon (VII-X secolo), su roccia, che raccolgono epitaffi della nobiltà imperiale, e una abbondante messe di inni religiosi in forma dituyugh (quartine), che si possono considerare le prime testimonianze poetiche in lingua turca. Questi inni sono importanti non solo per conoscere la cultura turca delle origini, ma soprattutto, in letteratura, poiché testimoniano, nella scelta deltuyugh, l'influenza, seppur lontana, sia della poesia cinese ed estremo orientale (dove la quartina è genere diffusissimo), sia, nelle immagini, della poesia araba e persiana allora nascenti. Queste opere sono scritte inalfabeto uigurico (anche questo di origine aramaica tramite mediazione sogdiana), importantissimo, che verrà usato ai turchi ancora a lungo e sarà ufficiale in tanta burocrazia mongola.
L'età classica inizia con la conversione all'Islam, quando i Turchi, intorno al 1000, si spostarono dalla Mongolia ed entrarono nel cadente impero arabo da secoli persianizzato nella lingua e nei costumi. Essi penetrarono lentamente, come i barbari nell'impero romano: dapprima furono schiavi, soldati, poi condottieri, guardie di palazzo e in ultimo veri e propri sultani soggetti solo formalmente al califfo di Baghdad. Questa è l'era delle grandi dinastie turche e turco-mongole che domineranno per secoli il mondo islamico: iSelgiuchidi (in Persia, in Siria e in Anatolia), iMamelucchi (in Egitto), isultani di Delhi (in India) e gliOttomani (in Anatolia). Ci muoveremo di conseguenza secondo le diverse aree geografiche.
La prima regione dove risorse la letteratura turca fu all'estremo oriente del cadente impero arabo, presso la corte dei principiKarakhanidi, la prima dinastia turca musulmana. Essa regnò inTransoxiana, spesso a spese dei viciniSamanidi, presso i quali stava nascendo laletteratura persiana. Alla corte karakhanide risalgono i primi quattro testi della poesia classica turca, i fondatori della tradizione. Sono opere in cui il processo di persianizzazione non è ancora totale: anche se i metri sono persiani, infatti, l'influenza islamica è relativa sia nella lingua sia nei temi, e il sottofondo turco è ben evidente.
Il primo è ilDiwan lughat at turk (Divano delle lingue turche) diMahmud da Kashgar (1072-1073), che non è un canzoniere, come sembrerebbe dal nome (Diwan), ma un lessico molto accurato e chiosato che ha lo scopo di insegnare il turco, ormai lingua diffusa evidentemente, agli arabi e ai persiani. Il testo è oltremodo importante poiché riporta molti versi della poesia preislamica, ben 230 frammenti, spessotuyugh di argomento vario, sia guerresco, sia amoroso, sia primaverile.
Il secondo è laQutadghu bilig (Scienza della fortuna, 1069) di uno sconosciuto Yusuf, unmathnavi filosofico-religioso impostato attorno alla ricerca del Sommo Bene. Non è noto se fosse composto in alfabeto uigurico o arabo, ma è certo che il poema presupponga il modello persiano delloShāh-Nāmeh diFirdusi, composto alla corte samanide 40 anni prima, dal quale prende anche la struttura metrica (il metromutaqarib). L'opera di Yusuf è stata fondamentale nella poesia turca poiché stabilì le regole della metrica classica, di modello persiano, attraverso un processo di mediazione e di adattamento fra le due lingue difficile e da lui risolto con intelligenza.
Il terzo èAtabatu l-haqaʾiq, di un ignoto maestro Adib Ahmad, un altromathnavi ma didattico, in distici (parti introduttive) e intuyugh (nelle parti restanti di argomento morale)
Il quarto sono deituyugh popolari da ricondursi alla confraternitasufi fondata da Ahman (m. 1166), che testimonia sia l'influenza del sufismo e della mistica fin dalle origini, sia la resistenza della quartina preislamica in àmbito religioso.
Intorno al 1220, morto da pocoGengis Khan, i mongoli ripresero la conquista dell'Asia.Hulagu, nipote di Gengis, invase la Persia e nel 1258 uccise l'ultimo califfo ponendo fine al secolare impero arabo. Egli poi si incoronòkhan (re) di Persia, creando un regno di circa 120 anni nelle mani dei successoriIl-khanidi. Questa età, come la successiva, segna nellaletteratura persiana l'età dello splendore: vivono ora i poeti immortali comeNizami,Hafez,Gialal al-Din Rumi,Saʿdi e altri ancora la cui influenza sui turchi sarà assoluta.
Nelle lettere turche si ricordano un ignoto Qutb, autore di una traduzione delmathnaviCosroe e Scirin (1340) diNizami (m. 1209), e Khwarizmi, autore del famosoMuhabbat namè (Libro dell'amore) nel 1353, unmathnavi intervallato daghazal, un unicum, da considerarsi una gloria delle lettere turche, poiché tra le opere più riuscite dell'intera lirica erotico-mistica islamica.
Monumento della prosa di questa epoca è laLeggenda di Oghuz Khagan (400 righe) dove l'eroe dell'eponima stirpe turca è figurato come un mito cosmogonico.
Una nuova fase inizia nel 1380, col grandeTamerlano (Timur-lang, Timur lo zoppo), signore diSamarcanda che, abbattuti i discendenti diHulagu, riconquistò per sé tutta la Persia facendo della propria capitale un importante centro culturale. Alla sua morte, il vasto impero andò ai suoi discendenti (dettiTimuridi), sotto i quali la Persia ebbe un periodo di prosperità. Prima Samarcanda e poiHerat, infatti, divennero splendide capitali dove visse anche il celebre poeta persianoGiami.
Gran parte della letteratura turca di questa è epoca è composta inlingua chagatai e per questo essa è dettaciagataica. I chagatai erano una delle molte tribu turche: essi avevano guerreggiato un tempo sotto uno dei figli diGengis Khan,Chagatai appunto, da cui avevano preso il nome, e poi erano confluiti nelle armate di Tamerlano. Le truppe chagatai, tuttavia, avevano un trattamento speciale rispetto alle altre: tradizioni proprie, vestiario proprio e una lingua propria, ed erano molto influenti. Quando i discendenti nomadi di Tamerlano si inurbarono, i chagatai divennero parte delle nuove élite cittadine e la loro lingua strumento della letteratura d'arte. Ricorrente in questa epoca è ancora l'uso dell'alfabeto uigurico, tipica dell'amministrazione mongola, invece dell'arabo.
Si ricordano in chagatai il poetaKhugiandi (Qujandi), autore delLatafat name (Libro della leggiadria), unmathnavi ispirato dalLibro dell'Amore di Khwarizmi; Khaydar Kwarizmi, autore delMakhzanu'l asrar (Il tesoro dei misteri), riscrittura dell'omonimomathnavi diNizami e di unaqasida in caratteri uigurici in lode del sultano di Shiraz, Iskandar; si ricorda ancoraGiuseppe e Zulayka,mathnavi di autore ignoto ispirato all'omonimomathnavi del persianoGiami.
Poetarono in chagatai anche tre importanti poeti turchi: il primo è il sultano Husayn Bayqara, autore nel 1491 di unDiwan (Canzoniere); il secondo è Lufti (1366-1462), autore di canzoni (surud) di ispirazione popolare, di numerosituyugh e di unmathnavi allegorico intitolatoGul u nauruz (1334); il terzo èAli-Shir Nava'i (1441-1501), di stirpe uigurica che, anche se non appartenente all'élite chagatai, ebbe come maestro lo stessoGiami che lo guidò nella lettura delle operesufi di Eraqi e Ibn Arabi, commentati da Giami stesso. Di Ali Shir ci restano quattroCanzonieri, unQuintetto dimathnavi sul modello dellaKhamsa diNizami, unmathnavi allegorico intitolatoLa lingua degli uccelli, preso dall'omonimo poema diFarid al-Din 'Attar, e ilMahbubu'l-qulub (L'amico dei cuori), opera in prosa ritmica sul modello delGulistan diSaʿdi. Si aggiunga una breve prosa intitolataMuhakamatu'l lughatayn (Il giudizio delle due lingue), il persiano e il turco ovviamente, in cui Ali Sc'er discute la storia della poesia turca rilevando una linea che va da Lufti, Husayn Bayqara fino a sé stesso. La fama di Ali Sc'er fu immensa in tutto il mondo islamico fino alla fine dell'età classica ed impose l'uso del chagatai in gran parte del mondo turco per secoli.
A questo periodo risale ancheLevicende di Babur, capolavoro della prosa chagatai composto dallo stessoBabur (1483-1530), signore dell'Afghanistan che spodestò gli ultimiSultani di Delhi e fondò la dinastiaMoghul.
Nel 1501 il potere dei Timuridi venne abbattuto da più parti: daiSafavidi, intenti a restaurare la Persia come regno autonomo, e dagliUzbeki, feroci orde di stirpe turco-mongola scese dalKhanato dell'Orda d'Oro. I letterati, specie turchi, sciamarono nelle diverse zone sebbene non in tutte le lettere turche allignarono. In India, ad esempio, non accade, e in età Moghul si usò solo il persiano nelle lettere, mentre, al contrario, presso i tatari diKazan', sul Volga, vi fu una folta produzione islamica in chagatai con elementi tatari.
Gran parte di questi tre secoli, poveri invero, è occupata dalla poesia religiosa di Haydar Dughlat (1499-1551), di Allah Yar (m. 1720) e del famoso Mascrab (m. 1711), santomalamat, biasimato, che finì impiccato a Balk.
Nel XVII secolo si annoverano i ghazal dell'uzbeko Huvayda, le poesie galanti, sul modello di Ali Shir, di Pahlivan Quli (detto Ravnaq), e ilDiwan di Sc'er Muhammad (1778-1804).
Nel XIX e nel XX secolo si ricordano due imprese editoriali: un'antologia di poeti chagatai edita aTashkent nel 1902 venuta fuori dal cenacolo letterario del khan Umar (1812-1821), e una seconda antologia, stampata sempre a Tashkent, nel 1909, da Ahmad Tabibi, medico di corte. Ma queste due imprese editoriali fondano ormai laletteratura uzbeka moderna.
Nella prosa sarà da ricordareAbu al-Ghazi Bahadur (m. 1663), khan del Khwarizm, autore di uno scritto sull'origine diTurcomanni (1659) e del semi-leggendarioSciagat-i turk (Albero genealogico dei turchi, trovato in Siberia nel 1771).
Come l'età dei Timuridi aveva segnato l'affermazione della letteratura in turcochagatai, così essa corrisponde all'affermazione della letteratura inturcomanno. Il quale appartiene a un altro ramo sia etnico sia linguistico della famiglia turca rispetto al chagatai, quellooghuz. GliOghuz sono una stirpe turca nominata già nei testi preislamici, la terza per importanza accanto ai chagatai e agli uiguri.
Alla stirpe oghuz apparteneva infattiSeljuk, fondatore della dinastia deiselgiuchidi: quando suo nipoteToghrul Beg, intorno al 1000, invase il morente impero arabo, orde oghuz lo seguirono e si installarono come dinastie indipendenti in Persia, in Siria, in India, in Egitto, dove crearono dei sultanati solo formalmente soggetti al califfo di Baghdad. Le dinastie selgiuchidi e il califfato caddero assieme nel 1258, quando il mongoloHulagu, nipote diGengis Khan, conquistò Baghdad e si incoronòkhan (re) di Persia, dando vita a un grande khanato, che fu diviso fra i suoi successori (dettiIlkhanidi) nel quale i turchi oghuz si fusero sempre di più con i mongoli (e con i chagatai).
La letteratura in linguaturcomanna inizia, come quella chagatai, nel 1380, con il grandeTamerlano, il cui impero alla morte si disgrego' in una miriade di regni turco-mongoli. Nella letteratura turca, particolare importanza hanno le due dinastie che regnarono in Azerbaigian, quella del Montone Bianco e quella del Montone Nero, che diedero grande impulso alla poesia inturcomanno, specie di orientamento sciita ehurufita, come si vede nella produzione del sovrano azero Giahangir (m. 1467), che fu in corrispondenza conGiami, in Habibi, sempre azero, vissuto a cavallo del Cinquecento, che terminò in suoi giorni presso la corte safavide, o nel celebre Nesimi, seguace dell'hurufismo, che nel 1404 fu fatto scorticare vivo ad Aleppo. Risalgono a questo periodo anche ighazal di Asan Ogli, del Khorasan, autore anche di poesie persiane.
Poiché la maggior parte dei poeti in questa fase visse in Siria, Iraq e soprattutto inAzerbaigian (o è azera di origine), come detto, la letteratura di questo periodo è detta ancheazera.
Monumenti della prosa di questo periodo sono due opere: la prima è l'Epopea Oghuzo-turcomanna, un insieme di 12 racconti in prosa ritmica intervallati da versi e recitati dai cantori ambulanti. Nell'opera si narrano le origini mitiche del popolo turco. La seconda è la biografia di Maometto (1338) di Mustafa Zarir (1390-1517), vissuto nell'Egitto deiMamelucchi, dove l'oghuz era lingua nota, vista la dominazione turca là iniziata dal 1250. L'opera è in gran parte traduzione dalla biografia del persiano Al Basri.
Il potere degli ultimi timuridi venne abbattuto da un'altra dinastia azera destinata a far risorgere, dopo nove secoli, il regno di Persia, quella deiSafavidi, guidata daScià Isma'il I (m. 1524), che fece convertire i persiani allosciismo. Anche questa età è molto vivace nelle lettere turcomanne, ma si svolge prettamente in Persia, non in Azerbaigian: questo non solo perché la nuova dinastia in Persia è turca, ma perché la poesia persiana di questo periodo si svolge interamente in India, traDelhi eLahore (nellapoesia persiana l'età safavide è definita infatti come età dello "stile indiano").
Tra i primi poeti in lingua turca di questa età bisogna, infatti, ricordare lo stessoScià Isma'il I, che scrisse in turco- azero un vastoDiwan diqaside eghazal, e il celebreFuzûlî (1483-1556), forse il più grande poeta turco islamico. Anche lui di origine azera, visse tutta la vita a Baghdad, prima sotto la protezione di Ismail e poi sotto quella diSolimano il Magnifico che nel 1534 conquistò la città e la inglobò al nascenteimpero ottomano. Egli è autore di un cospicuoDiwan e di unmathnavi erotico-mistico intitolatoLeyla e Magnun, ispirato all'omonimo poema diNiẓāmi, famosissimo in tutto il mondo turco.
Con la fine dei Safavidi la Persia cambia bruscamente situazione politica. Nel 1722 il paese fu invaso dagli Afghani che crearono un governo effimero, al termine del quale prese il potereNadir Shah (1722-1747), il grande conquistatore, che riuscì a riportare la Persia all'indipendenza. Alla sua morte prese il potere ladinastia Zand (1748-1794) e poi ladinastia Qajar (1794-1925), mentre il paese scivolava nella decadenza.
Un risveglio dell'attività letteraria turca si ebbe nel 1700 particolarmente inAzerbaigian, non solo con le lamentazioni sciite, ma con una serie di bravi poeti di ispirazione popolare come Vaghif (1717-1797), padre della poesia azera moderna, che si rifà a sua volta agliasciugh, canti popolari in metro sillabico.
Con l'entrata dei selgiuchidi in Persia orde di turchi oghuz dilagarono per l'impero arabo e ne divennero i signori. Alla fine, nel 1071, iSelgiuchidi padroni della Siria attaccarono Bisanzio, a Manzicerta, vinsero, e fondarono in Anatolia ilSultanato di Rum, primo stato turco politicamente autonomo, che durerà fino al 1307.
Questo periodo ha un carattere di incubazione per la poesia turca anatolica: la scena letteraria del tempo, infatti, è dominata dal celeberrimo mistico persianoJalal al-din Rumi (m. 1273) e da suo figlio Sultan Valad che vissero aKonya, dove fondarono il movimento deidervisci danzanti. Le lettere turche d'Anatolia infatti sono caratterizzate da un tono più spiccatamente mistico di quella in chagatai o in turcomanno, ed è evidente, in maniera ancora più marcata, l'influenza diHafez nella lirica e diNiẓāmi nella narrativa in versi, oltre che di Rumi ovviamente.
In questa epoca le lettere turche non creano nulla, ma traducono da autori persiani: importanti sono la traduzione diKhalil e Dimna o quella in prosa delloShāh-Nāmeh diFirdusi voluta dai selgiuchidi stessi.
Con 'periodo formativo' si intende l'arco di tempo che va dalla presa del potere della dinastia ottomana nelSultanato di Rum (1307), fino alla conquista di Costantinopoli, cioè alla fondazione dell'impero ottomano (1453). La letteratura dell'età ottomana è composta inturco (propriamente inteso), appartenente anche esso, come ilturcomanno,al ramo delle lingue oghuz.
Ilturco si divide a sua volta inturco ottomano e inturco moderno: il primo è la lingua dell'amministrazione dell'impero ottomano e della grande poesia dell'età imperiale, quasi interamente costituita di persianismi e di adattamenti dal persiano; ilturco moderno invece è la lingua dell'odiernarepubblica turca (dal 1922), epurata dall'influsso persiano e scritta in alfabeto latino.
Il primo grande nome della letteratura turca anatolica è il misticoYunus Emre (1307?-1320?), celebresufi che, come rivela il nomeemre, era probabilmente una sorta di menestrello, un pazzo di Dio comeJacopone da Todi. Egli ha lasciato una vasta serie dighazal di ispirazione mistica che lo rendono ancora oggi un punto di riferimento nella poesia e nella religione. Accanto a lui si ricordano Suleyman Gulscehri, autore nel 1317 delMantiqu't ta'ir (Ilverbo degli uccelli), rivisitazione dell'omonimo poema del persianoAttar; Asciq Pasha, autore delmathnavi dettoGharib namè (Il libro del peregrino) del 1330, che ricorda la poesia del persianoSana'i; il cadì Burkhaneddin, poeta in arabo, in persiano e in turco e autore di unDiwan nel 1393 di imitazione persiana, ma che contiene anchetuyugh.
Nella lirica si ricordano: Ahmed Da'i, autore nel 1413 di un riccoDiwan; Sceykhi (1430 ca), di ispirazione sufi, autore di unDiwan, di una riscrittura del mathnaviCosroe e Scirin diNiẓāmi: Suleyman Celebi, autore nel 1409 di un celebre poema intitolatoVesiletun'n-negiat (Il natale del profeta), opera colta che trae ispirazione dai canti popolari intonati per la festa delMevlid, il genetliaco di Maometto.
Con età classica si intende il periodo che va dalla fondazione dell’impero ottomano, cioè dallaconquista di Costantinopoli del 1453, alla morte diSolimano Il Magnifico nel 1566, ed è l’età dell’oro dell'impero ottomano.
Continua la poesia l'imitazione di Hafez e Nezami: vive ora infatti Sudi, nel XVI secolo, originario della Bosnia ottomana, massimo interprete e commentatore di Hafez.
Tra i principali poeti di questa epoca si possono ricordare Ahmed Pascia (m. 1498), Negiati (m. 1509), grande innovatore capace di comporre versi senza parole arabe e persiane, il sultano Gem (1459-1495), figlio diMaometto II, che verseggiòGemscid e Khurscid del persiano Salman di Save; Mesihi (m. 1512), originario dell’Albania, autore di un celebratoDivan e di un famoso poema in cui si fa cantore di maschili bellezze. Sempre di imitazione persiana sono anche i poeti bacchici Revani (m. 1523), autore delSicret namè(Libro del convito), Zati (m. 1546), seguace di Negiati, e Khayali (m. 1556), derviscio diSalonicco. Il principale poeta di questo periodo è peròBâkî (m. 1600), il ‘sultano dei poeti’, poeta ufficiale di almeno quattro sultani considerato il vertice della lirica ottomana classica.
In prosa si ricordano lo storico Sa'deddin (m. 1599) autore di una Corona delle storie che glorifica la dinastia regnante, e le opere di Tursun Bey (m. 1488) e di Kemal Pascià Zade, autore delle cronache della casa di Osman.
In poesia si continua la lezione di Baki, come in At’ai (m. 1634), autore di unSakinamè ispirato a Hafez, o Yahya (m. 1634), autore dighazal, ma la maggior parte dei poeti di questo periodo imita lostile indiano di moda presso la coevapoesia persiana: tra di essi si ricordano Nai'li (m. 1666), Néfi (m. 1635), Na’bi (m. 1712) e Sabit (m. 1712).
Appartengono all'epoca postclassica anche i due grandi prosatoriEvliya Çelebi (m. 1690) e Katib Celebi (m. 1657). Il primo gran viaggiatore e attento osservatore che fissò i suoi ricordi di 40 anni di viaggi al seguito di principi ottomani, che lo portarono anche in Europa, daVienna allaSvezia, in un memorabileSeyahat-name (Libro di viaggi) la cui prima parte è un'importante descrizione della Costantinopoli del tempo. Il secondo invece (detto Hajji Khalifa, e conosciuto anche in Europa come Qalfa, m. 1657), fu bibliofilo, geografo, storico di vastissimi interessi e promotore di traduzioni da lingue europee (tra cui l'Atlas Minor diGerardo Mercatore eJodocus Hondt), cui si deve l'inizio dell'occidentalizzazione del sapere scientifico. Si ricordino ancora Hezarfenn (m. 1691), autore di una storia universale, ma anche di trattati di etica e sulla organizzazione dell'impero, eNa'ima di Aleppo (m. 1716).
Con età dei tulipani si intende il primo quarantennio del XVIII secolo durante il quale regnaronoAhmed III e il visirIbrāhīm Pascià. E l'età d'argento dell'impero che annuncia la lenta decadenza e l'imminente europeizzazione.
Appartengono a questo periodo due nomi notevoli: Nedim (m. 1730), giudice professore di madrasa e bibliotecario del gran visir Ibrāhīm Pascià all'epoca del sultano Ahmed III, e il grande mistico Ghalib Dede (m. 1799), appartenente alla confraternita dei sufi Mevlevi e autore di un celebre poema allegorico (Bellezza e Amore), entrambi ancora ampiamente influenzati dal lascito persiano.
Da ricordare ancora il novelliere Aziz Efendi di Creta (m. 1798) e il multiforme Seyyid Vehbi (m. 1736), poeta, ma ricordato soprattutto per l'opera in prosaSurname, una ricca descrizione delle feste di corte che si inserisce in un genere a sé stante. Anche in questa letteratura, come del resto nella persiana, gli ambienti in cui poeti e scrittori poterono trovare ampio patronato, e dispiegare così il loro talento, sono riconducibili essenzialmente a quelli cortigiani, in particolare le corti ottomane, e a quelli delle confraternite mistiche.
Si ricordano Sunbulzade Vehbi (m. 1809), famoso per una tenzone in 800 versi dai toni spesso osceni tra un pederasta e un donnaiolo che vantano i meriti e vantaggi delle rispettive preferenze, e Gevdet Pascià (m. 1895), che rivestì la carica di "cronista ufficiali" dell'impero.
Il 1839 segna l’inizio delleTanzimat, le riforme, destinate a cambiare il volto dell'impero ottomano. Le scuole vengono riformate sul modello europeo, nascono le università, il giornalismo e il teatro, il che porta ad una massiccia invasione di italiani e francesi, maestri del palcoscenico. È l’età della traduzione dei famosi romanzieri europei (Fénelon,Defoe,Swift,Voltaire,Lamartine,Dumas padre) e dell’inizio della lenta depersianizzazione della cultura ottomana alla ricerca di una sempre più specifica identità turca, fuori dalle pretese universalistiche dell’impero, che ormai è in sfacelo, e fuori della cultura persiana, che ne è il simbolo.
Pionieri della poesia moderna sono Scinasi (1826-1871), che studiò a Parigi ed è il padre del teatro turco, e Ziya Pascià (1825-1880), anche lui fuggito ed educato in Europa.
Il Romanticismo sorge alla fine del secolo, in gran parte sotto il sultanato del severoAbdul Hamid II, con grande ritardo rispetto all’Europa. È anche questa un’era di grande rinnovamento nella quale le idee romantiche dipopolo, folklore, tradizione nazionale alimentano il malcontento verso l’ideologia universalistica difesa dalla cadente dinastia ottomana. Scoppia impellente la questione della lingua, ovviamente.
Contro la dinastia e contro la tradizione persiana, alcuni cercano nuove vie attingendo ai generi stranieri, specie francesi (creando la novella, il romanzo e il teatro in turco, o guardando alla poesia moderna delParnassianesimo o diCharles Baudelaire), mentre altri, di linea nazionalista, tornano alla poesia popolare preislamica, in metro sillabico. Il movimento nazionalista si riunirà attorno al partito deiGiovani Turchi (1908), di idee liberali e costituzionali, capitanato daMustafa Kemal Atatürk, destinato a prendere il potere dopo laprima guerra mondiale e a fondare la modernaRepubblica Turca.
Tra i poeti di questo periodo vi sono Namiq Qemal (n. 1840), appartenente ai Giovani Turchi, che viaggiò in Europa e fu autore del romanzoIntibah (Il risveglio, 1876), Abdulhaq Hamid Tarkhan (1851-1937), un mevlevi, autore di tragedie, del poemettoSahra (Campagna, 1879) e di numerose poesie in morte della moglie (Queste son lei, 1885).
Alla coeva poesia francese, specie alParnassianesimo e alSimbolismo, si collega invece la figura di Rega’i Zade Ekrem (1847-1914), il primo a porsi domande di estetica romantica e a tentarle di risolvere in maniera sistematica, autore dell’operaTefekkur (Meditazioni, del 1888). I seguaci delle sue idee si riunirono attorno alla rivista di poesiaServet i funun (Patrimonio delle scienze) continuando a usare una lingua preziosa ancora piena di persianismi. Attorno aServet i funun ruota anche Tevfiq Fikret (1867-1915), autore della famosa invettiva contro il potere sultanialeSis (Nebbia, del 1902): egli sottopose la metrica a un cospicuo rinnovamento e, pur continuando a usare metri quantitativi, ne inventa di nuovi giungendo a creare anche strutture strofiche fuori della tradizione classica. Accanto a lui si ricordi anche Khalid Ziya (1866-1945), bravo prosatore.
Accanto alla poesia di ispirazione romantica o decadentista straniera, si sviluppa quellanazionalista, come accennato, per la quale si ricordano Mehmed Emin (1869-1944), autore di poesie in puro turco, e Ziyia Gok Alp (1875-1924), autore del poemettoTuran (1911), dedicato alla mitica patria di origine dei turchi (Tūrān, appunto).
Nel 1909 nasce il movimento delleGiovani penne dove confluiscono gli intellettuali delusi dalla riforma diServet i funun: essi si riallacciano alle idee turaniche di Gok Alp e propugnano il ritorno alle glorie altaiche e asiatiche della stirpe turca: usano per questo solo lingua schiettamente turca e la metrica sillabica. Il programma delle Giovani penne venne applicato e divulgato dal famoso Ömer Seyfeddin (1884-1920), autore di novelle di successo comeLa bomba oL’arcobaleno, che finirà per ricevere l'appoggio deiGiovani Turchi.
Il carattere del movimento divenne rapidamentesciovinista[1] ed altri scrittori, molti dei quali, come Yakup Kadri Karaosmanoğlu, erano stati parte del movimentoFecr-i Âtî, iniziarono ad emergere all'interno della matrice del movimento di letteratura nazionalista per opporsi a questa tendenza. Alcuni degli scrittori più influenti ad uscire da questo ramo meno diestrema destra del movimento di letteratura nazionalista furono il poetaEmin Yurdakul Mehmed (1869–1944), la novellistafemminista della prima oraHalide Edib Adıvar Adıvar (1884–1964) e lo scrittore di racconti breviReşat Nuri Güntekin (1889–1956).
Con la caduta dell’impero al termine dellaprima guerra mondiale (1914-1918) e con la vittoria del nazionalismo diAtatürk, la neo repubblica turca viene modernizzata secondo un preciso programma culturale. Atatürk cerca, infatti, di trovare alla Turchia una specifica identità culturale laica e nazionale, lontana sia dalla tradizione sovranazionale ottomana e persiana, sia dalla società europea, della quale però vuole importare la scienza e i modelli culturali.
L'età della Turchia repubblicana si caratterizza per la fine dell’egemonia culturale persiana, quindi, iniziata con una decisione brusca: l’abbandono dell'alfabeto arabo in favore di quello latino nel 1928, e una massiccia epurazione della lingua dai prestiti persiani e arabi, spesso sostituiti da adattamenti dal francese. Ciò determinò un autentico trauma non solo nella storia letteraria, ma anche più in generale in quella culturale del paese. Nel giro di una o due generazioni i turchi furono separati dalla loro ricca e variegata tradizione letteraria di epoca ottomana, semplicemente perché non più capaci di leggere una lingua che si era espressa in un altro alfabeto, quello arabo.
Come intuibile da ora, il problema della conciliazione delle ‘due anime’ della Turchia contemporanea - quella volta all'Europa e alla modernità e quella che guarda nostalgica al passato islamico e prerepubblicano - sarà tipico delle letteratura repubblicana, ancora oggi ben vivo. La massiccia europeizzazione infatti ha solo portato alla rivalutazione del folklore turco preislamico (e panturco) e ha oltremodo enfatizzato il rapporto della Turchia con le correnti letterarie europee, soprattutto francesi.
La tradizione turca repubblicana infatti poggia a monte sulle idee nazionaliste e puriste di Gok Alp e di Ömer Seyfeddin, e viene proseguita dal grandeMehmet Fuad Köprülü (1890-1960), allievo di Alp, eminente storico della Turchia, ancora oggi punto di riferimento essenziale. Tra i poeti si ricordano Ahmed Hascim (1885-1993) di Baghdad, educato al simbolismo, ma poi autore originale di molte raccolte (Poesie alla luna, Gli uccelli del lago), Yahya Kemal (1885-1958), diSkopje, ma formatosi a Parigi. Nella prosa Khalide Edib Adivar (n. 1883), una donna, autrice dei romanziKhandan (1912) eSinekli baakal (1936) e Yaqub Qadri, del Cairo (n. 1888), autore del romanzoNur baba (1922). Nel XX secolo si affermò quindi il romanzo moderno cui un importante esponente fuOğuz Atay.
Il problema della conciliazione delle ‘due anime’ della Turchia contemporanea è tornato alla ribalta negli Anni '80. Tra i numerosi autori contemporanei, tra cui è d'obbligo citare almenoYakup Kadri (Terra matrigna, Mondadori, Milano 1941),Yashar Kemal, Irfan Orga (Una famiglia turca, Passigli, Milano 2007), il celebre poetaNazım Hikmet (m. 1963) eOrhan Pamuk (Premio Nobel 2006), i due scrittori turchi contemporanei più famosi e tradotti. Anche le tematiche di genere hanno conosciuto notevole sviluppo negli ultimi decenni, basti citare qui, tra le autrici note anche in traduzioni in lingue europee, Latife Tekin (Fiabe dalle colline dei rifiuti, Giunti, Firenze 1995), Perihan Magden (Due ragazze, Lain, Roma 2005), Buket Uzuner (Ada d'Ambra, Sellerio, Palermo 2003); pur tra difficoltà e autocensure, cominciano anche a essere tematizzati i delicati problemi interetnici, riconducibili essenzialmente alla questione delgenocidio armeno del primo '900 (come il romanzo di Fethiye Cetin,Heranush, mia nonna, Alet, Milano 2007, oppure quello diElif Shafak,La bastarda di Istanbul, Rizzoli, Milano 2007), e alla più recente questione dell'irredentismo curdo (come il romanzo diZülfü Livaneli,Felicità, Gremese, Milano 2007).Çiler İlhan[2] è, invece, la prima scrittrice turca ad aggiudicarsi, nel 2011, ilPremio letterario dell'Unione europea con la serie di raccontiSürgün.
A seguito della forte emigrazione turca sin dagli anni '60 in Europa e segnatamente inGermania (oltre tre milioni di turchi attualmente), esiste ormai una notevole leva di scrittori turco-tedeschi, di formazione europea, tra cui ad esempio Feridun Zaimoğlu (Schiuma, Einaudi, Torino 1999) o Jakob Arjouni (Happy birthday, turco!, Marcos y Marcos, Milano 2009) o Yadé Kara (Salam Berlino, Edizioni e/o, Roma 2005) che si esprimono preferibilmente nella lingua diGoethe, trattando nuove tematiche connesse ad esempio con i problemi dell'emigrazione, dell'integrazione, dei rapporti interculturali e interreligiosi.
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