Laletteratura africana è, in genere, l'insieme delle opere letterarie di autori appartenenti alle popolazioni indigene dei paesi dell'Africa al di sotto deldeserto sahariano (e in alcuni casi alle popolazioni nere delCorno d'Africa); si escludono in altre parole sia laletteratura dei Berberi del Sahara e delbacino del Mediterraneo che le opere di autori nati o vissuti in Africa ma di origine e cultura sostanzialmente europea.
L'alfabetizzazione si è diffusa in Africa subsahariana nelXIX secolo, in seguito all'opera deimissionaricristiani; la letteratura africana precedente all'incontro con le cultureeuropee è quindi quasi integralmente costituita datradizione orale. In epoca coloniale, molti africani ebbero modo di studiare nelle scuole degli europei, e di venire in contatto con la tradizione letteraria del paese colonizzatore; in questo periodo cominciarono quindi ad apparireromanzi,racconti,opere teatrali epoesie di autori africani. Soprattutto nel periodo tardo coloniale e post coloniale, la matrice europea della letteratura africana fu deliberatamente messa in discussione, e la letteratura africana iniziò a recuperare elementi tradizionali e linguistici indigeni (non raramente, nel contesto di una critica anche politica verso il colonialismo e i suoi effetti).
La letteratura africana include in effetti un vasto insieme di produzioni letterarie di paesi con culture e tradizioni anche radicalmente diverse. Non si può neppure parlare diletterature nazionali, in quanto ogni nazione africana in genere conta piùgruppi sociali che presentano caratteristiche culturali diverse (per esempio, lo scrittoreChinua Achebe non si autodefiniva "nigeriano", ma "ibo"). A questa eterogeneità culturale originaria si è andata ad aggiungere quella legata alla colonizzazione da parte di diverse potenzeeuropee (Francia,Inghilterra,Germania e così via) che hanno portato la proprialingua e la propria tradizione letteraria. Ciononostante, è possibile identificare alcuni tratti comuni praticamente a tutte le letterature africane subsahariane.
Un tratto che accomuna le letterature africane è ladiglossia, ovvero il ricorso più o meno frequente alla lingua tradizionale dello scrittore. A volte tali espressioni sono tradotte nel testo, altre non sono affatto tradotte (o perché intraducibili, o perché giudicate più consone al soggetto della narrazione, in genere ambientata nel paese natio dello scrittore). Le lingue europee sono talvolta usate nella loro forma standard, ma spesso sono anche applicate nella forma modificata dall'uso africano, fino all'estremo delpidgin; particolare dignità letteraria ha assunto il pidgin inglese-nigeriano, nell'ambito dellaletteratura nigeriana, con le opere diCyprian Ekwensi (Jagua Nana,1961),Chinua Achebe (Anthills of the Savannah),Ken Saro-Wiwa eAmos Tutuola (Il bevitore di vino di palma,1952).
Altri tratti comuni delle letterature africane dipendono dagli aspetti di omogeneità delle stesse culture africane. Uno di questi è il riferimento costante, esplicito o implicito, allatradizione orale, che in tutta l'Africa subsahariana è in genere costituito da un vasto patrimonio immateriale di storie popolari,leggende,miti efavole che riguardano i temi più svariati, dalle regole giuridiche alle cosmogonie. Le opere letterarie africane tendono ad avere unavoce narrante che utilizza lo stile e il linguaggio tipiche della storia recitata daigriot e dagli anziani, incluso per esempio il frequente uso diproverbi. Altri elementi ricorrenti riconducibili allatradizione orale sono un concetto di tempo non sempre lineare, l'inclusione di una dimensionemagica come aspetto normale della realtà, l'ironia e il sarcasmo come strumenti per affrontare la dura realtà del quotidiano. Molti di questi elementi si trovano in una delle prime opere letterarie africane di rilievo,Il bevitore di vino di palma diAmos Tutuola (1952), che è in effetti unafavolaYoruba tradotta in inglese.Una peculiare forma di letteratura orale, spesso incentrata sull'improvvisazione, è ilracconto di caccia, nel quale vengono non solo alternati episodiumoristici edrammatici, ma anche fusi momenti didanza, direcitazione, dipantomima, evidenziando che la scissione tra gesti, suoni e parole non è ancora stata ancora compiuta.[1]
Sempre in accordo con la tradizione orale precoloniale, il narratore-scrittore delle opere letterarie africane si pone idealmente come guida e maestro della sua gente. Nel contesto del declino del colonialismo, questa funzione assunse naturalmente, quasi ovunque, connotazionipolitiche. Lo scrittore si pose dapprima come critico della potenza imperiale, e poi come critico dei governi corrotti che si sostituirono in molti paesi dell'Africa aglieuropei nel periodo immediatamente successivo all'indipendenza. Non di rado gli scrittori africani pagarono personalmente il prezzo di questo impegno politico: alcuni con la prigione (per esempio i nigerianiWole Soyinka e Achebe o ilkenianoNgugi wa Thiong'o), altri addirittura con la vita (il nigeriano Saro-Wiwa).
Quasi ovunque nell'Africa subsahariana, l'alfabetizzazione fu portata daimissionaricristiani nelXIX secolo. Con rare eccezioni (per esempio leSorabe, le "grandi scritture"malgasce, scritte con l'alfabeto arabo), e laletteratura swahili delle civiltà della costa dell'Africa orientale, la letteratura precoloniale coincide con la solatradizione orale.Canzoni,poesie, storie popolari,miti eleggende erano tramandate per intrattenere i bambini, per preservare valorisociali ereligiosi, e in alcuni casi per tramandare il ricordo storico o pseudostorico di grandi eventi o personaggi del passato.
Uno dei canoni più diffusi nella tradizione orale africana è il racconto di un "trucco" usato da un animale di piccole dimensioni per sopravvivere all'incontro/scontro con un predatore. Alcuni "animali astuti" della tradizione sono protagonisti di numerose storie e ricordati con un proprio nome: esempi sonoAnansi, unragno delfolkloreAshanti (Ghana);Àjàpá, unatartaruga della tradizioneYoruba (Nigeria) eSungura, unalepre di cui trattano numerose storie dell'Africa orientale e centrale.
In questo panorama fa eccezione soprattutto l'Africa swahili, che a partire dalXVIII secolo sviluppò una letteratura propria, di ispirazionearaba eislamica ma con contenuti e persino generi letterari indigeni. La forma di composizione predominante in questa cultura era l'utenzi, un tipo dipoema basato su una metrica specifica. Le opere di questa tradizione includono poemi epici (Utenzi wa Tambuka), religiosi (Utenzi wa Shufaka) e morali (Utenzi wa Mwana Kupona).
Durante il periodo coloniale, gli indigeni africani appresero la lingua del paese colonizzatore (e talvolta anche una certa familiarità con la sua letteratura) e ricevettero contemporaneamente l'alfabetizzazione; la conseguenza fu la pubblicazione delle prime opere letterarie africane in lingue europee. Il tema di queste opere è spesso legato alle vicende dellatratta degli schiavi africani; è celebre per esempio l'opera diOlaudah Equiano, uno schiavo liberato che racconta la propria vita inThe Interesting Narrative of the Life of Olaudah Equiano, or Gustavus Vassa the African ("L'interessante racconto della vita di Olaudah Equiano, o Gustavo Vassa l'Africano",1789). Nello stesso periodo emergono le prime opere di scrittori bianchi vissuti, o talvolta anche nati, nelle colonie; un esempio celebre èThe Story of an African Farm ("La storia di una fattoria africana",1883) della scrittrice sudafricanaOlive Schreiner.
Se si esclude l'opera di Equiano, il primo romanzo scritto da un nero africano a ricevere importanti consensi in Europa fuEthiopia Unbound: Studies in Race Emancipation ("Etiopia liberata: studi sull'emancipazione della razza",1911) dello scrittore dellaCosta d'Oro (oggiGhana)Joseph Ephraim Casely-Hayford. Uno dei più celebri romanzi africani precedenti allaseconda guerra mondiale è il già citato romanzo di Amos Tutuola,Il bevitore di vino di palma (scritto neglianni quaranta, ma pubblicato solo nel1952).
La primaopera teatrale scritta da un nero africano fuThe Girl Who Killed to Save: Nongquase the Liberator ("La ragazza che uccideva per salvare: Nongquase la liberatrice",1935) del sudafricanoHerbert Isaac Ernest Dhlomo. In Africa orientale, il primato spetta aThe Black Hermit ("L'eremita nero",1962) delkeniotaNgugi wa Thiong'o, una storia educativa sul "tribalismo" (ilrazzismo fra tribù). Ngugi sarebbe poi diventato uno degli scrittori di spicco del Kenya post coloniale.
In periodo tardo-coloniale (dopo laseconda guerra mondiale), la letteratura africana iniziò a connotarsi in modo sempre più decisamente politico e indipendentista. Oltre che per i temi trattati, spesso orientati alla critica del colonialismo e alla denuncia del suo impatto sulla cultura e sulla società indigene, la letteratura tardo-coloniale si pone come indipendentista anche nella scelta delle forme, che frequentemente mirano a una riscoperta e rivalutazione della tradizione culturale e linguistica locale. Nelle colonie francesi un tema comune è quello dellanégritude. Fra le opere più rappresentative di quest'epoca va citata la raccoltaAnthologie de la nouvelle poésie nègre et malgache de langue française ("Antologia della nuova poesia nera e malgascia in francese",1948), compilata e pubblicata dal poetaLéopold Sédar Senghor, che in seguito sarebbe diventatoPresidente delSenegal. La prefazione di quest'opera imponente fu firmata daJean-Paul Sartre.
Con la conquista dell'indipendenza da parte delle colonie, a partire daglianni cinquanta eanni sessanta, la letteratura africana conobbe un momento di grandissimo sviluppo, con l'emergere di numerosi nuovi autori, spesso riconosciuti a livello internazionale (nel1986, ilPremio Nobel per la letteratura fu assegnato al nigerianoWole Soyinka).
In parte, la letteratura post coloniale deriva direttamente, per temi e scelte stilistiche, da quella dell'ultimo periodo coloniale: per esempio, si tratta del rapporto conflittuale fra la cultura occidentale e quella indigena e si continua la riscoperta della tradizione locale. A questi elementi si va ad aggiungere la denuncia dei nuovi problemi delle nazioni africane post coloniali, quali lacorruzione del mondo politico, le disuguaglianze economiche della nuova società, ladittatura, il dramma delleguerre civili. In questo periodo si affiancano le opere scritte nelle lingue coloniali (soprattuttoinglese,francese,portoghese) e le prime opere scritte completamente in lingue africane (per esempio, le opere inlingua gikuyu d Ngugi wa Thiong'o). Dopo l'indipendenza diventano anche molto più numerose le scrittrici, e lacondizione della donna diventa un tema importante.
La nascita della letteratura africana post-coloniale si fa generalmente coincidere con la pubblicazione delromanzoIl crollo (Things Fall Apart,1958) del nigeriano iboChinua Achebe. La storia è ambientata nella Nigeria di fineOttocento. La vicenda delprotagonista, Okonkwo, coincide con l'avvento del dominio coloniale. Lo scopo dell'opera è la rappresentazione della cultura africana nativa (ibo), che la dominazione europea avrebbe in seguito in gran parte modificato e distorto. Quando il protagonista del romanzo torna al villaggio, dopo sette anni d'esilio, trova una comunità irriconoscibile, divisa tracristiani e non cristiani; di fronte alla fine del vecchio mondo, Okonkwo si uccide. Il "crollo" a cui allude il titolo dell'opera è quindi inteso come il crollo della cultura africana causato dal dominio dei bianchi.
La freccia di Dio (The Arrow of God,1964) riprende alcuni temi diThings Fall Apart; ancora ambientato in periodo coloniale, enfatizza il ruolo che Achebe attribuisce al cristianesimo come strumento di divisione e indebolimento della cultura ibo.
InOrmai a disagio (No Longer at Ease,1960) eUn uomo del popolo (A Man of the People,1966) Achebe sposta la propria indagine al presente, attaccando l'individualismo della cultura nigeriana post-coloniale. InNo Longer at Ease il protagonista si scopre incapace di superare iltabù della differenza dicasta e sposare la donna che ama e incapace di evitare lacorruzione per pagare alla donna le spese dell'aborto, e in questo modo viene suo malgrado a essere la dimostrazione lampante dellostereotipo bianco del nero arretrato e disonesto.Un uomo del popolo (unbest seller con milioni di copie vendute) narra di un ministro della cultura altrettanto ignorante e corrotto, e ciononostante popolarissimo presso la sua gente. La voce narrante (significativamente attribuita a un insegnante), pur esprimendo il proprio dissenso, non può che constatare il crollo degli antichi valori del villaggio.
Fra le opere più recenti di Achebe, particolare importanza haI formicai della savana (Anthills of the Savannah, pubblicato inItalia anche col titoloViandanti della storia), che si discosta dai precedenti per un più ampio spettro etnico dei personaggi e per un consistente ricorso al pidgin. Il romanzo aggiorna la riflessione politica sulla realtà post coloniale africana; non si tratta più solo di corruzione, ma anche delle spietate lotte per il potere tra élite prive di scrupoli e di rispetto per la vita delle persone comuni.
L'opera delghaneseAyi Kwei Armah, di poco successiva a quella di Achebe, si sviluppa attorno alla denuncia della corruzione e della brutalità deiregimi seguiti all'indipendenza. Nella società descritta daThe Beautiful Ones Are Not Yet Born (1968), ogni gruppo di potere corrotto che viene scalzato lascia semplicemente il proprio posto a un successore non meno corrotto e violento. Nel successivoFragments, il protagonista tornato nel suo paese, divenuto indipendente, è talmente umiliato da perdere la ragione. Entrambe le opere dipingono il disgusto dell'autore per la società ghanese moderna con tinte estremamente forti: sono frequenti i ricorsi ametafore scatologiche, ed è netta l'allusione allaschizofrenia come unica possibile condizione mentale dei ghanesi costretti a vivere nel mondo di doppia cultura e doppi valori lasciato dal colonialismo.
Two Thousands Seasons (1973) eThe Healers (1978) riprendono gli stessi temi in chiave storico-mitica, ripercorrendo la storia dell'Africa come vittima dell'imperialismo arabo prima edeuropeo poi.The Healers, in particolare, ricostruisce la caduta dell'Impero degli Ashanti di fronte agliinglesi.
InKenya, il periodo successivo all'indipendenza ebbe una storia del tutto peculiare, soprattutto in seguito allarivolta dei Mau-Mau. Il travaglio di questo paese fu raccontato dallo scrittoreNgugi wa Thiong'o. L'opera di Ngugi è dichiaratamente (talvolta quasi didatticamente)marxista, e indica al popolo keniota la difesa della proprietà collettiva della terra come strumento fondamentale di riscatto.
I suoi due primi romanziWeep Not, Child (1964) eThe River Between (1965) riflettono l'idealismo dell'autore e l'incertezza sul futuro del suo paese. La rivolta dei Mau Mau è il tema centrale del successivoA Grain of Wheat (1967), da molti considerato il capolavoro di N'Gugi. Il romanzo descrive una società in cui il tradimento e la falsità sono la norma, predicando allo stesso tempo, con toniepici ederoici, l'attaccamento alla terra e l'ineluttabilità della rivolta. Il "chicco di grano" del titolo è un riferimento aSan Paolo: il chicco di grano, con la sua morte, farà nascere una nuova spiga. L'eroismo dei Mau Mau diA Grain of Wheat si ritrova in altri personaggi di N'Gugi, comeDedan Kimathi (protagonista diThe Trial of Dedan Kimathi,1976, scritto conMicere Githae Mugo), Matigari, eroe dell'omonimo romanzo del1987, o il villaggio diIn Petals of Blood (1977).
N'Gugi si distingue da altri autori della letteratura africana del Novecento anche per aver deciso di scrivere alcune delle sue opere inlingua gikuyu, la sua lingua madre. All'uso della lingua natia si accompagnano non raramente temi particolarmente forti da un punto di vista politico; un esempio è il drammaNgaahika ndeenda, che valse a N'Gugi il carcere.
PerNuruddin Farah, nato inSomalia nel1945, il problema linguistico era particolarmente forte. Date le vicissitudini coloniali della Somalia, Farah aveva dovuto imparare a leggerearabo,amarico,inglese eitaliano; mentre non esisteva una lingua somala scritta (sarebbe nata solo nel1972).
Il romanzo d'esordio,From a Crooked Rib (1970), è un sorprendente ritratto di una donna che si ribella alla tradizione; viene considerato come uno dei più penetranti romanzi sulla condizione femminile inAfrica. Significativo è ancheSweet and Sour Milk (1979), che muove dall'indagine "poliziesca" del protagonista sulla morte del fratello per trattare poi della cultura somala, e della sua tradizione orale. In forte relazione con la tradizione orale somala, infatti, Farah fa un ampio uso della contaminazione di diversi generi, della diglossia e di altre forme di sperimentazione linguistica fino al riferimento allapoesia coranica (inClose Sesame,1983).
L'atteggiamento di Farah rispetto alla tradizione, nonostante i frequenti omaggi stilistici, è fortemente critico, come emerge dalle sue opere sulla condizione della donna africana (oltre al già citatoCrooked Rib, ancheSardines,1981). Tuttavia, non meno violento Farah fu nei confronti delladittatura diSiad Barre, che lo costrinse all'esilio nel1974.
Phaswane Mpe, che è morto 34 anni, è stato uno dei giovani romanzieri più promettenti del Sudafrica. Il suo lavoro di debutto,Welcome To Our Hillbrow (2001), fu il primo a registrare gli enormi cambiamenti che hanno trasformato le città del Sudafrica negli ultimi 10 anni: la lotta dei neri sudafricani per creare un'identità post-apartheid dopo il crollo delle vecchie gerarchie razziali, un processo complicato dall'arrivo da altre parti del continente di migliaia di neri africani, che spesso erano più sicuri e meglio istruiti. Mpe apparteneva alla generazione che è cresciuta con le umiliazioni e le privazioni dell'apartheid e avrebbe dovuto godere dei frutti della libertà in democrazia. Al contrario, fu di fronte a nuovi mali sociali: disoccupazione, povertà e HIV.
Uno dei più validi scrittori nigeriani affermatisi negli anni ottanta,Ken Saro-Wiwa (1945-1995), fu assassinato dal regime. Il suoSozaboy (1985), che linguisticamente aveva colpito per il suo "rotten English" ("inglese marcio"), racconta in prima persona le vicende di un giovane soldato nellaguerra civile (1967-1970), con un tagliopicaresco in cui attraverso la comicità viene denunciata la follia della guerra. Nei lavori successivi,Prisoners of Jebs (1988) ePita Dumbrok's Prison (1991), Saro-Wiwa aveva messo in luce il disperante livello di disgregazione della società nigeriana.
Digenere epico è la letteratura delsudafricanoMazisi Kunene, che con il poemaEmperor Shaka the Great (1979), paragonato dai critici all'Iliade, raggiunse il successo internazionale e la traduzione in tante lingue. Kunene prese spunto dalla tradizione orale dellaletteratura zulu per disegnare poemi riguardanti la storia zulu ed il loro pensiero, ma anche celebranti i valori e gli aneliti dell'interaAfrica.
Ben Okri è un altro brillante scrittore nigeriano, fuggito dal regime e residente aLondra. L'opera che lo ha fatto conoscere dalla critica èLa via della fame (The Famished Roads,1991), una rappresentazionesurreale eonirica della società nigeriana, vista attraverso gli occhi di unabiku, un bambino tornato dalmondo dei morti (figura tradizionale della cultura yoruba). SeLa via della fame si può ricondurre alrealismo magico, altre opere di Okri sono più convenzionali; un esempio èDangerous Love (1996, riscrittura del romanzo giovanileThe Landscapes Within).
Vicini al realismo magico sono anche i romanzighanesiSearch Sweet Country (1986) eWoman of the Aeroplanes (1988) diKojo Laing,Comes the Voyager at Last (1991) diKofi Awoonor eLast Harmattan of Alusine Dunbar (1990) diSyl Cheney-Cooker; quest'ultimo esplicitamente riconosce l'influenza sulla propria opera diGabriel García Márquez. Cheney-Cooker, apprezzato poeta e autore di diverse raccolte di versi, è un discendente degli schiavi liberati che nelXVIII secolo popolaronoFreetown, capitale dellaSierra Leone. ConThe Last Harmattan Cheney-Cooker ha inteso dare alla Sierra Leone il primo vero romanzo, ripercorrendone la storia post-coloniale con toni epici; protagonisti sono un gruppo di ex schiavi che tornano nel paese e si devono confrontare (loro che ormai parlano quasi solo inglese) con le etnie locali ancora radicate nel territorio. L'incontro avviene nel contesto di una realtà in cui si confondono natura e magia, vita e morte, passato e presente. La scrittrice ghaneseAmma Darko descrive nei suoi romanzi la vita quotidiana delle donne del suo paese. L'ultimoromanzoNot without Flowersì è stato pubblicato nel2006.
Ancora la violenza del mondo coloniale e postcoloniale è il tema centrale dell'opera dellozimbabwenseDambuzdo Marechera (1952-1987), autore di una narrativa inquietante e sperimentale sul piano linguistico e stilistico.
Il teatro africano è ancora poco noto in occidente, nonostante si occupi di tematichesociali,politiche,psicologiche estoriche di notevole rilievo. Tali temi sono trattati generalmente da un punto di viste che include elementi derivati dallamitologia, dallatradizione orale e dallereligioni tradizionali africane. Come per altri generi letterari africani, la vastitàgeografica del territorio e le notevili diversitàstorico-culturali edetniche, una trattazione omogenea delle caratteristiche del teatro africano è certamente difficile. È comunque possibile suddividere il teatro africano in alcune fasi storiche:tradizionale,coloniale,postcoloniale e contemporaneo.[2]
In Africa esiste un'ampia gamma di tradizioni teatrali accostabili grazie ad alcune tendenze comuni, come la scarsa incidenza deitesti, delcopione e delle strutture tradizionali classiche, e invece la rilevanza dell'oralità, deiriti, deimiti, delledanze, e dellamusicalità; tipiche sono le rappresentazioni in costume e inmaschera e i tentativi di annullare la separazione tra spettatori escena.[2][3] Durante ilXVI secolo si svilupparono i primi spettacoli organizzati da compagnie di praticanti professionisti come quella degliAlarinjo, nel regnoYoruba (oraNigeria), in massima parte a sfondo religioso e mitologico.
Nel periodo coloniale l'influenza deimissionari mutò alcuni aspetti del teatro, rendendo le rappresentazioni sempre più vicine al messaggiocristiano e allesacre scritture, grazie a riadattamenti didrammi biblici, e questo spesso a scapito di elementi originari africani come la danza. In questo periodo storico sono state però realizzate anche opere "impegnate" non di orientamento religioso, spesso legate al tema dell'ingiustizia sociale che è comune a tutte le forme letterarie africane coloniali e postcoloniali. Un esempio in questo senso è dato dai lavori della compagnia itinerante nigeriana diHubert Ogunde.[2] Non mancarono le recite a sfondo politico-satirico, che criticavano la nuovaaristocrazia africana rinnegante le tradizioni a favore degli usi e costumi europei, come nel caso dell'opera delghaneseKobina Sekyi del1915.
L'indipendenza degli stati africani ha consentito la nascita di una nuovaclasse dirigente (così come di una nuovaclasse media) e ha portato a una svolta nel teatro africano, introducendo nuove soluzioni basate sulla commistione fra la tradizione locale e le strutture europee. Anche in questo caso, come per il romanzo, la nuova situazione politica è stata uno dei temi predominanti, affrontato spesso con intento critico, altre volte in forma di elogio per i nuovi sistemi di potere.[2] Tra gli autori più apprezzati e più noti anche a livello internazionale si possono citare ilPremio Nobel nigerianoWole Soyinka, l'ugandeseRobert Serumaga e la ghaneseEfua Sutherland. In questa fase storica rilevanti sono state le collaborazioni inSudafrica di artisti bianchi e neri, sfidanti l'ancora vigenteapartheid, e la nascita di temi e contenuti legati ai problemi sociali e quotidiani.
Il nigerianoWole Soyinka,Premio Nobel per la letteratura nel1986, è considerato il più importantedrammaturgo africano. Dopo aver studiato aLeeds e lavorato alRoyal Court Theatre diLondra, Soyinka tornò in Nigeria nel1960 e diede vita a una forma teatrale innovativa contaminando la tradizione occidentale e quella popolare nigeriana eyoruba e unendo le ritualità africane e le soluzionimetateatrali del teatro occidentale moderno. Fra le sue opere teatrali più celebri si possono citareDeath and the King's Horsman (1975) eA Play of Giants (1984).
Fra le opere letterarie non teatrali di Soyinka particolarmente celebre è il romanzo autobiograficoAkè (1981), che ripercorre la sua infanzia fra tradizione yoruba e modelli occidentali. Altre opere precedenti, comeThe Interpreters (1965) eSeason of Anomy (1973), affrontano il problema dell'evoluzione della società nigeriana, sebbene con toni sempre più temperati di quelli di Achebe o Armah. InThe Interpreters, un gruppo di intellettuali yoruba si interroga sul presente, con poca fiducia sulle capacità delle giovani generazioni. InSeason of Anomy, scritto durante laguerra civile (Soyinka restò due anni in carcere), si confrontano un cautoriformismo e una inaffidabile volontàrivoluzionaria. Dopo oltre quarant'anni dalla pubblicazione del suo ultimo romanzo,Akè (1981), Soyinka ritorna al genere narrativo con il romanzoChronicles from the land of the happiest people on earth (2021),Cronache della terra dei più felici al mondo (pubblicato in Italia nel 2023).
Il teatro africano in lingua inglese si muove in genere nella direzione tracciata da Soyinka, con una commistione creativa di modelli teatrali occidentali e forme di spettacolo africane; si possono citare in questo sensoFemi Osofisan,Ola Rotimi, e gli artisti che operarono presso loMbari Club diIbadan.
La poesia africana in lingua inglese è quasi sempre caratterizzata dalla sperimentazione linguistica e stilistica e dalla contaminazione fra la cultura poetica britannica e la tradizione dei canti africani. I poeti che hanno dato contributi particolarmente significativi in questo senso vengono in genere classificati come autori dellaalter-native tradition ("tradizione alter-nativa") africana, dove "nativo" si riferisce non solo al recupero del folklore e della lingua nativa ma anche, come nel caso dei romanzieri, all'interpretazione tradizionale del ruolo sociale del poeta come voce e maestro della sua gente. Anche in questo caso si trova una forte enfasi sulla denuncia politica.
Il primo autore di rilievo è probabilmente il nigerianoGabriel Okara, i cui primi versi furono pubblicati sulla rivistaBlack Orpheus nel1957. Okara trae alcuni elementi dallapoesia romanticainglese, unendoli alla tradizione linguistica e culturale del proprio popolo. La sua opera più nota è la raccoltaThe Fisherman's Invocation (1978).
Assai più complessa fu l'opera diChristopher Okigbo (1932-1967), artefice di una sofisticata ibridazione diretorica classica,poesia modernista efolklore ibo. I suoi versi affrontano temi di natura religiosa (cristianesimo e religione africana), politica, psicologica e culturale. L'opera più importante di Okigbo è probabilmenteLabyrints, with Path of Thunder (1971), pubblicato postumo (Okigbo fu ucciso nel corso della guerra civile), strutturata in due parti: inLabyrints prevalgono aspetti più personali, seppur collegati al contesto sociale, mentre inPath of Thunder l'accento è sui mali endemici della politica nigeriana.
Tra i poeti della stessa generazione vanno citatiJ. P. Clark (1935-2020), anch'egli nigeriano, autore di un verso più facile ma di notevole presa emotiva, spesso ricorrente ai modi dellafavola e dellacronaca; eKofi Awoonor (1935), ghanese, che attinge ampiamente al canto popolare dell'etniaEwe.
Altri poeti noti nel filone dellaalter-native tradition sonoTanure Ojaide,Odia Ofeimun,Niyi Osundare eJack Mapanje, poeta delMalawi (anch'egli fra coloro che scontarono con il carcere il suo impegno politico).
Un caso a parte è rappresentato dal poetaugandeseOkot p'Bitek (1931-1982), la cui opera è volta soprattutto a valorizzare la cultura (soprattutto il folklore) dell'etniaAcoli attraverso la pubblicazione in inglese.
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