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Letteratura

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Scultura commemorante Johannes Gutenberg,Berlino
Omero,Iliade, Libro VIII, versi 245-253 - da un manoscritto greco di fineV secolo o inizioVI secolo.

Unaletteratura è una qualsiasi collezione di operescritte; il termine, tuttavia, è normalmente utilizzato in modo più ristretto per riferirsi a opere scritte (o anche trasmesse oralmente) che siano state composte con una intenzionalità precisa e con una logica interna, e che possano essere ricondotte a una qualsiasi forma diarte, in particolare alle opere diprosa,poesia eteatro.

Le definizioni che del termine "letteratura" sono state date nel tempo, sensibili a diverseideologie, visioni del mondo, sensibilitàpolitiche ofilosofiche, sono diverse tra loro e spesso assolutamente inconciliabili[1]. Assai varia è anche la misura del "campo" della letteratura e incerta la definizione di ciò che letteratura non è, tanto che vi è stato chi ha affermato che letteratura è ciò che viene chiamato letteratura[2], chi ha trovato nell'impossibilità della definizione la sola definizione possibile[3], o chi, sottolineando "la polivalenza e ambiguità del fenomeno letterario"[4], sostiene tuttavia che "non tutto ciò che è scritto è letteratura, per diventarlo, un testo scritto dev'essere mosso da un'intenzionalità precisa e da una conseguente logica strutturante"[5].

Vi è tuttavia un certo consenso sul fatto che la letteratura di unanazione costituisca una "sintesi organica dell'anima e del pensiero d'un popolo"[6], ovvero uno specchio della rispettiva società in un tempo definito e che varia di opera in opera.

Origini del termine

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Il terminelatinolitteratura (dalittera, "lettera") indicava lo stesso tracciare lettere, lo scrivere. NelI secolo d.C. prese ad indicare l'insegnamento della lingua (corrispondendo così alla parolagrammatica, ossia lagrecagrammatiké téchne, dagramma, "lettera"). Un passaggio importante sul tema è la riflessione del retore latinoQuintiliano, che estese il terminelitteratura fino a comprendere tutte le tecniche dello scrivere e del sapere, affermando il valore disinteressato degli studi sulla lingua. Un altro termine latino, l'aggettivolitteratus, indicava inizialmente ciò che era "scritto con lettere", ma poi il suo uso si spostò sullo scrivente, per indicarne la capacità, la cultura, l'istruzione[2].

Appare comunque evidente, da questi usi antichi del termine, il profondo legame tra letteratura escrittura: se inizialmente "letteratura" è lo studio e la conoscenza della lingua scritta, attraverso un iter piuttosto obliquo il termine finì per indicare l'insieme della lingua scritta. La cultura scritta era comunque appannaggio di pochissimi e la conoscenza delle lettere segno di un'esperienza fuori del comune, del tutto distinta da quella comune, legata com'era quest'ultima alle esigenze più immediate e basilari della vita[2].

L'atto di una nuova scrittura si collegava immancabilmente con la letteratura precedente (in sostanza, i documenti che erano sopravvissuti al tempo), ma fu l'invenzione dellastampa a caratteri mobili a fondare il concetto moderno di letteratura: ne risultò infatti l'elaborazione di codici e forme specificatamente letterari e, soprattutto, una gerarchia che distingueva forme propriamente letterarie "dall'universo vario e caotico delle altre scritture"[2]. Si costituisce così la letteratura come "istituzione", che si tramanda in qualità di "tradizione"[7].

Letteratura come arte

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In ambitooccidentale, si è via via affermato un significato di letteratura distinto dagli scopi pratici della scrittura in specifiche discipline (testi scientifici, filosofici ecc.): il termine "letteratura" venne associato alle scritture di tipo "artistico" e "creativo", che sono oggetto di studio dell'estetica. Si determinò così un intreccio semantico con la più antica parola "poesia", un termine del latino medievale che deriva dapoësis (a sua volta dal grecopoíēsis, dapoiêin, "fare") e che indicava eventi e oggetti "fatti" con le parole. Lapoesia era dunque l'arte di creare realtà fittizie, mondi immaginari a imitazione dell'unico reale, in analogia con la pittura (Orazio usò la formulaut pictura poësis, "la poesia come la pittura")[7].

Il termine "poesia" tese a identificarsi con la produzione inversi, ma le forme originarie del verso (come testimoniano diverse tradizioni popolari sopravvissute fino ai tempi moderni) prescindevano del tutto dalla scrittura, facendosi piuttosto accompagnare dal canto, nel contesto di una tradizione letterariaorale[7].

Indipendentemente dalla forma, in versi o in prosa, tuttavia un testo viene generalmente considerato letterario, quando nel costruirlo e nel leggerlo si usa una lingua che orienta verso la "funzione poetica", cioè per quellafunzione che, come ha insegnatoRoman Jakobson, pone al centro del sistema di comunicazione il messaggio in quanto tale[8], quindi la suaintertestualità rispetto ad altri testi e la capacità in termini di costruzione linguistica e comprensione estetica di riferirsi a un sistema di forme canoniche che in qualche modo lo precede e produce (anche in caso di rottura verso questo canone). In questo senso si parla di "uso letterario del linguaggio".

Letteratura orale e scritta

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Il componimento verbale può essere sia orale sia scritto. Mentre la poesia, spesso considerata la forma più elevata di letteratura, si manifesta inizialmente, come detto, solo in forma orale, l'elaborazione artistica della forma in prosa può avvenire solo con l'avvento e lo sviluppo della cultura scritta[9]. Resta che il carattere di arte fu spesso attribuito indifferentemente al verso e alla prosa e, in particolare, i termini "poesia" e "poetico" venivano associati anche a forme in prosa, per distinguere appunto scrittura artistica da scrittura non artistica. In questo contesto, può essere interessante confrontarsi con la riflessione diBenedetto Croce e la sua insistita distinzione fra "poesia" e "non poesia" e fra "poesia" e "letteratura"[9].

La modernità tende a considerare "letteratura" solo l'insieme dei componimenti verbali scritti, ma sono numerose le culture che hanno avuto e hanno tuttora una riccaletteratura orale, la cui conservazione e trasmissione è stata affidata a figure istituzionali. Ad esempio, gliamusnaw della letteraturaberbera dellaCabilia, gliaedi e irapsodi dell'antica Grecia o idruidi della letteraturaceltica.

Come si vede, le opposizioni "oralità"/"scrittura" e "poesia"/"prosa" sono profondamente interlacciate. Piuttosto distante dalla prospettiva crociana è quella delformalista russoRoman Jakobson, che ha caratterizzato la funzione poetica a partire da una considerazione tecnico-formale dei componimenti: la "letterarietà" di un testo è individuabile a partire dalla sua struttura e la poesia è quel componimento che utilizza un linguaggio orientato al messaggio stesso, cioè in qualche modo bastante a se stesso[9].

Letteratura d'autore e pubblico letterario

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Con lo sviluppo della borghesia, a partire dagli ultimi decenni delXVIII secolo, quando si comincia ad abbandonare l'uso del termine "eloquenza", l'accezione più comune del termine letteratura è quella che riguarda la produzione di testi scritti da parte di un autore per essere letti da un pubblico. Tale fruizione si amplia di molteplici motivi: godimento estetico, immedesimazione psicologica, spirito critico e conoscitivo. Vengono, al contempo, promossi a rango di letteratura anche le opere nate per il giornalismo o per il teatro. La parola "poesia" va specializzandosi e l'accezione del termine "letteratura" si centra nel suo essere in rapporto con un pubblico e con la sua immaginazione.Jean-Paul Sartre diceva che la letteratura "si fa nel linguaggio ma non è mai data nel linguaggio; essa è un rapporto fra gli uomini ed un appello alla loro libertà"[10]. Oltre e più che essere "oggetto", la letteratura è "relazione". Il testo letterario, come diceCesare Segre, compie un'"introiezione dei riferimenti contestuali", producendo senso all'interno di una cerimonia formale.

Mercato e spettacolo della letteratura

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Con la seconda metà delXX secolo, di fatto, la letteratura viene spesso considerata parente dello spettacolo, sia nelle rubriche dei giornali e nelle recensioni, sia con il proliferare di molti festival, letture pubbliche e incontri con gli autori. Entrambi poi sembrano partecipare alle regole delmercato e il linguaggio letterario, da sempre in cerca di una propria definizione, sembra cadere nell'anamorfosi che lo vuole meroprodotto.

Le forme dei componimenti letterari

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In base alla forma del componimento verbale la letteratura si distingue in:

Se il componimento verbale è in versi si parla dipoesia. Se invece il componimento verbale non è in versi si parla diprosa. Dopo l'avvento del verso libero e la caduta della normativa metrica, la distinzione sembra ridursi al solo meccanismo tipografico dell'andare a capo, ma la costruzione formale della poesia resta legata alla musica. In questo senso si può anche parlare di "prosa poetica" e "poesia in prosa". Ilteatro invece è un testo letterario "per la rappresentazione" (anche quando dato alla sola lettura) e se può fondere insieme poesia e prosa può unirvi, ma dall'esterno, anche lamusica, e quindi si può considerarla una forma d'espressione a parte.

Letterature specifiche

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Lo stesso argomento in dettaglio:Storia della letteratura.

Molto spesso con la parola letteratura si definisce un complesso di opere che trattano una materia o un argomento particolare. Si può pertanto parlare diletteratura scientifica,letteratura economica,letteratura religiosa,letteratura militante,letteratura artistica (letteratura musicale,letteratura cinematografica,letteratura teatrale,letteratura erotica,letteratura industriale, ovveroindustria e letteratura,letteratura dell'orrore,letteratura di spionaggio ecc..).

Con il termine letteratura si può intendere anche una particolare attività intellettuale volta alla creazione di opere scritte, sempre frutto dell'ingegno umano, oppure a quella disciplina rivolta allo studio delle opere letterarie di un determinato popolo o di una determinata età.

Si avrà così - all'interno di una letteratura antica oppure moderna o contemporanea, unaletteratura latina, unaletteratura italiana, unaletteratura inglese, unaletteratura tedesca, unaletteratura francese, unaletteratura spagnola, unaletteratura russa e così via.

Le varienazioni possono avere diverse letterature, come corporazioni letterarie, scuole filosofiche o periodi storici. Viene generalmente considerata come letteratura di una nazione, per esempio, la collezione di testi che sono stati creati in quella nazione, vi si riferiscono e offrono un territorio comune, e in cui spesso la nazione stessa si identifica.

LaBibbia, l'Iliade e l'Odissea e laCostituzione coincidono con questa definizione di letteratura.[quale definizione? e perché sono citate queste opere in particolare?]

Più in generale, una letteratura è equiparata a una collezione di storie, poemi e racconti che parlano di particolari argomenti. In questo caso, le storie, poemi o racconti possono avere o non avere dei riscontri nazionalistici.

Ogni paese ha sviluppato la sua letteratura anche se in tempi differenti e con caratteristiche nazionalistiche che, peraltro molto spesso, sono state assorbite da altre letterature.

Il carattere distintivo che ci permette di parlare di una letteratura (latina, italiana, americana, inglese, francese, spagnola e via dicendo) è lalingua.

Generi letterari

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Lo stesso argomento in dettaglio:Generi letterari.

La letteratura si differenzia in vari generi, sorta di "quadri precostituiti", che opere specifiche sono riuscite a condensare a partire da una varietà di codici, di possibilità tematiche e formali, e a offrire come modelli. Alcuni hanno preso forma come tali nell'evo antico: essendo quelli di più lunga durata, sono intesi come "macrogeneri", anche perché si cercò con essi di trovare una corrispondenza categoriale con le forme basiche della concreta esperienza umana. A partire dalle prime iniziative di netta codificazione, tra l'uno e l'altro sono stati registrati momenti di confronto, di sperimentazione, di miscela e anche di completa chiusura.[11].

Popolarmente, i più antichi vengono percepiti come generi classici (anche nel senso di "nobili"), mentre alcuni generi moderni parrebbero avere una connotazione e un uso più commerciale (a questi ci si riferisce con il termine "letteratura di genere").

I generi classici sono[11]:

Il dramma, a sua volta, viene fin dall'inizio distinto intragedia ecommedia[11].

Generi di ambito più circostanziato sono, ad esempio[11]:

Ci sono stati molti tentativi di classificazione. DaPlatone che prima parla di genere serio (epopea e tragedia) e genere faceto (commedia e giambica), poi nellaRepubblica fa la tripartizione tra genere mimetico o drammatico (tragedia e commedia), espositivo o narrativo (ditirambo, nòmo, poesia lirica) e misto (epopea) facendo variare la classe di appartenenza secondo un diverso rapporto con la realtà[12].

Inetà alessandrina fioriscono le categorizzazioni con i sottogeneri. Per esempio perDionisio Trace la melica (o lirica), se dedicata agli dèi si divide ininno,prosodio,peana, ditirambo, nòmi, adonidio, iobacco eiporchema; se dedicata ai mortali inencomio,epinicio, scolio, canto amoroso,epitalamio,imeneo, sillo, threnos edepicedio[12].

Più tardi contribuiscono alla distinzione di genere tragedia, commedia, elegia, epos, lirica, threnos, idillio e pastorale. Nel medioevo si aggiungonoromanzo enovella, epica ochanson de geste,cantare in ottavo,romanzo cavalleresco, secondo i temi trattati oltre che le forme (con la fortuna italiana dell'ottava), spesso confusi tra loro[12].

Se la classificazione non ha prodotto norma rigida, nonostante, per esempio,Nicolas Boileau nella suaArt poétique (1674) si ostini a non voler riconoscere ilmelodramma, non è nemmeno un esercizio sterile di intellettuali e conGoethe oSchelling la riflessione sui generi si confonde con dichiarazione poetica e volontà stilistica[12].

ConHegel i generi sono tre: epica, lirica e dramma, ma la loro distinzione è basata sull'antitesi tra soggettivo e oggettivo. L'epopea è oggettiva, la lirica soggettiva e il dramma è la loro sintesi, cosa che diventa nella critica dell'età vittoriana una distinzione tra totalità (epica), pluralità (dramma) e unità (lirica), con conseguente collegamento alle voci verbali[12].

André Jolles, neglianni trenta delnovecento, parla di "gesti verbali" e individua nove forme semplici[12]: leggenda, saga, mito, enigma, detto, caso, memoria, fiaba e scherzo (rispettivamente in tedescoLegende, Sage, Mythe, Rätsel, Spruch, Kasus, Memorabile, Märchen eWitz), come forme che nascono dal linguaggio stesso, in modo indipendente da visione e volontà del poeta o narratore[13].

Northrop Frye cerca ancora un criterio oggettivo distinguendo secondo la parola, che viene recitata (dramma), detta (epica), cantata (lirica) o letta (fiction)[12][14].

È vero come diceMaria Corti[15], che i generi non sono altro che possibili tecniche discorsive che l'aspettativa del lettore (o fruitore di letteratura, qualunque cosa si intenda) lega a possibili contenuti.

Forse aveva ragioneGiordano Bruno a reagire a ogni classificazione applicata all'arte dicendo che generi e specie di letteratura sono tanti quante le opere stesse[12][16].

Narrativa di genere

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Lo stesso argomento in dettaglio:Narrativa di genere e Letteratura di consumo.

La letteratura di genere, visto che si tratta in particolare di opere di narrativa, viene spesso indicata comenarrativa di genere. Premessa una certa aleatorietà, i generi e sottogeneri della narrativa (considerata di genere o non) sono dunque:

ecc.

Nei confronti della serialità, anche la letteratura, come altre forme di "fiction", può presentarsi aepisodi o apuntate (ovvero ogni sezione narrativamente sospesa o conclusa), con ripresa (comeVent'anni dopo rispetto aI tre moschettieri), con i conseguenti concetti disequel eprequel, come ricalco (omaggio,remake, plagio ecc.) e in altre forme seriali[17], ma è soprattutto un universo di testi che si influenzano continuamente tra loro, così che ogni lettura si districa in mezzo alle altre e, tra prima e dopo, nell'interruzione e nella ripresa delle pagine, anche laddove non cambia il testo, cambia la sua interpretazione nella testa del lettore.

Note

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  1. ^Ferroni, p. VII.
  2. ^abcdFerroni, p. VIII.
  3. ^Crystal Renn, 1979, cit.
  4. ^Asor Rosa, 1982, cit., p. 14
  5. ^Asor Rosa, 1999, cit., I, pp. IX-X.
  6. ^DaStoria della letteratura italiana diFrancesco De Sanctis (1870), sul riguardo diDante Alighieri nellaletteratura italiana e suOmero in quellagreca.
  7. ^abcFerroni, p. IX.
  8. ^cfr. per esempioMario Lavagetto (a cura di),Il testo letterario. Istruzioni per l'uso, Laterza, Roma-Bari 1996.
  9. ^abcFerroni, p. X.
  10. ^cit. in Fortini, p. 157.
  11. ^abcdFerroni, p. XVI.
  12. ^abcdefghCesare Segre,Generi, inEnciclopedia Einaudi, vol. VI, Einaudi, Torino 1979, pp. 564-85, poi ripreso inAvviamento all'analisi del testo letterario, cit., pp. 234-63.
  13. ^Alle nove forme verrà poi aggiunta la favola (Fabel).
  14. ^cfr. anche N. Frye,Anatomia della critica (1957), trad. Einaudi, Torino 1973.
  15. ^M. Corti,Princìpi della comunicazione letteraria, Milano, Bompiani 1976, 19972.
  16. ^Degli eroici furori, 1585, I, 1.
  17. ^I terminiripresa ericalco sono proposti in una classificazione tentata daUmberto Eco inFrancesco Casetti (a cura di),L'immagine al plurale, Marsilio, Venezia 1984, pp. 19-35.

Bibliografia

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Voci correlate

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