
Premio Bagutta 1932Leonida Rèpaci[1][2] (Palmi,5 aprile1898 –Marina di Pietrasanta,19 luglio1985) è stato unoscrittore,saggista,poeta,drammaturgo,pittore eantifascistaitaliano.Era fratello dell'avvocato e politicoFrancesco Repaci e zio diAntonino Repaci, magistrato e scrittore. Nel1929, insieme aCarlo Salsa eAlberto Colantuoni, fondò ilPremio Viareggio, del quale fu presidente fino alla morte.
Leonida Rèpaci nacque aPalmi, inprovincia di Reggio Calabria, il 5 aprile del 1898 (sebbene sia stato dichiarato allo stato civile diciotto giorni dopo). Diciassette mesi dopo la nascita di Leonida suo padre, Antonio Rèpaci, costruttore, morì, lasciando dieci figli e la moglie di 37 anni in condizioni economiche disastrose. Toccò al fratello Mariano, personalità importante, sin dalla fondazione, delPartito Socialista Italiano, prendere le redini della famiglia: il giorno dei funerali del padre fu proprio lui ad impedire la celebrazione religiosa.
Dopo il terremoto del 1908, il fratello Francesco, avvocato, lo portò con sé aTorino dove completò gli studi superiori; sempre a Torino si iscrisse, in seguito, alla facoltà digiurisprudenza ma, a causa dello scoppio dellaprima guerra mondiale, fu costretto ad interrompere gli studi perché venne arruolato e mandato al fronte. Dalla carriera militare ottenne, dopo il ferimento a Malga Pez, una medaglia d'argento insieme al congedo illimitato.
Tornato aPalmi scrisse il poemettoLa Raffica, dal titolo iniziale "Il ribelle e l'Antigone", ispirato alla morte di Anita, Nèoro e Mariano (tre dei nove fratelli) a causa dell'epidemia diinfluenza spagnola.
Nel 1919 ritornò a Torino dove conseguì la laurea e dove l'anno seguente prese l'abilitazione all'avvocatura e incominciò a frequentare ambienti e personaggi politici di sinistra.
Durante l'occupazione delle fabbriche,Antonio Gramsci in persona, che aveva recensito un suo libro ne l'Avanti! torinese, lo chiamò a collaborare aL'Ordine Nuovo, rivista fondata dallo stesso Gramsci, daAngelo Tasca,Palmiro Togliatti eUmberto Terracini con articoli molto critici verso i prodromi della nascente dittatura fascista, che vennero pubblicati accanto a quelli diGobetti,Lenin,Trotsky,Thomas Mann e altri famosi letterati dell'epoca.[3]
Rèpaci, dopo lamarcia su Roma, lasciò Torino perMilano, senza interrompere la collaborazione conL'Ordine nuovo, firmandosi con lo pseudonimo diGamelin, il protagonista del romanzoGli dei hanno sete diAnatole France. A Milano, Repaci ebbe affidata da Gramsci la responsabilità delle critiche teatrali e musicali sulla terza pagina del'Unità, che curò a partire dal primo numero del giornale uscito il 12 aprile 1924 e fino al mese di giugno del 1925.
La sua intransigenza ideologica, supportata da un carattere ribelle e bellicoso, lo porterà ad assumere la difesa di Federico Ustori, uno degli imputati dell'attentato al teatro Diana, poi assolto, ponendosi in modo esplicito contro il regime. Tra il 1922 e il 1924 si misurò in duello, addirittura, controGaleazzo Ciano e padrino nel duello controFarinacci.
Nel 1923 pubblicò il primo lavoro letterario,L'ultimo Cireneo, che gli fece ottenere un grande successo, tanto da indurlo ad abbandonare la professione di avvocato per dedicarsi alla scrittura.
Nel 1924 ilPartito Comunista d'Italia, per le elezioni politiche di quell'anno, presentò la candidatura di Leonida insieme a quella diFrancesco Buffoni,[4] senza che gli stessi venissero eletti, dato che non ebbero la preferenza dell'Esecutivo che andò aLuigi Repossi eBruno Fortichiari.
Nell'agosto 1925 Rèpaci venne arrestato a Palmi, insieme ad altri comunisti e socialisti, come presunto assassino di Rocco Gerocarni, gerarca fascista del luogo, durante la festa religiosa della Varia; il processo servì al regime per scardinare la roccaforte rossa e abbattere uno degli scogli socialisti più forti inCalabria.
Rèpaci venne assolto dopo sette mesi di carcere, per insufficienza di prove, nel processo che si tenne in Corte di Assise a Catanzaro, durante il quale alcuni testimoni falsi confessarono, nel mentre altri si suicidarono, portando all'assoluzione, oltre Leonida, i fratelli Francesco, Gaetano, Giuseppe e i cognati Mancuso e Parisi.
Qualche settimana dopo la sua liberazione si dimise dalPCd'I convinto che la lotta politica fosse divenuta impossibile e che i risultati non fossero proporzionati ai sacrifici. Tuttavia continuò la sua battaglia politica scrivendo libri in difesa delle idee socialiste e comuniste.
Nel 1925 portò in teatro il raccontoLa madre incatenata, riflessione molto vicina alla persecuzione politica che visse insieme alla sua famiglia nell’estate dello stesso anno.
Nel 1933 iniziòLa storia dei Rupe che gli farà vincere ilPremio Bagutta che, tra varie versioni, lo accompagnerà fino aglianni settanta.
Dopo aver lavorato alla redazione del'Unità, collaborò poi allaGazzetta del Popolo e conLa Stampa.
Nel 1929, da una sua idea, con il contributo di Salsa e Colantuoni, nasce a Milano ilPremio Viareggio,[5] nei cui giorni, immerso nel grande fervore organizzativo, sposò Albertina Antonelli,[6] conosciuta a Milano nel 1925 e che gli fu vicina, con un fitto scambio epistolare, durante la carcerazione.
Il 9 settembre 1943, assieme a tre amici (Pacini, Tosi, e Bernini) portandosi dietro una folla di popolani, assaltò un deposito d'armi aPalazzo Pallavicini Rospigliosi, episodio che diede il via allaResistenza romana.[7]
Più tardi fu messo in contatto con il movimento militare delPartito Socialista e successivamente entrò nel Comitato politico che riuniva allora l'ala intransigente del partito. Costituì il movimento delle bande partigiane, del cui comando fece parte assieme ai fratelliAndreoni,Alberto Vecchietti,Ezio Malatesta eAladino Govoni.[8]
Finita laseconda guerra mondiale, Repaci, spinto dal suo spiccato senso organizzativo, fondò conRenato Angiolillo il quotidiano indipendenteIl Tempo rimanendone condirettore dal giugno al dicembre 1944.[9]
Nel febbraio 1945, rotto il sodalizio con Angiolillo, fondò un nuovo quotidiano,L'Epoca, che però visse soltanto 14 mesi. Successivamente accettò la direzione dell'Umanità, quotidiano socialista democratico, insieme aGiuseppe Faravelli eVirgilio Dagnino. Organizzò, infine, conMario Socrate eFranco Antonicelli il memorabile convegno di intellettualiCultura e Resistenza, aVenezia, nel 1950.
Il dopoguerra, col ripristino del Premio Viareggio, per Rèpaci fu un susseguirsi frenetico di proposte e idee che lo fecero maturare positivamente sia intellettualmente sia a livello umano che sociale; fondò e presiedette ilPremio Fila delle Tre Arti, e ilPremio Sila (1948).
Nel 1948 dietro insistenza di alcuni amici decise di candidarsi, senza poi venire eletto, al collegio senatoriale di Palmi nella lista delFronte Democratico Popolare. Nel 1950 divenne componente delConsiglio mondiale per la pace insieme ad altri intellettuali comunisti comePablo Picasso,Louis Aragon,Bertolt Brecht,Jorge Amado,György Lukács,Renato Guttuso eJean-Paul Sartre e nel 1951 membro della Giuria Internazionale per i Premi della Pace. Collaborò in seguito anche aMilano Sera, aVie nuove e aPaese Sera.
A metà degli anni '50 venne chiamato daOrazio Barbieri, che in quel momento ricopriva la carica di Segretario Generale dell'Associazione dei rapporti culturali con l'Unione Sovietica "Italia-Urss" presieduta dal senatoreAntonio Banfi, a dirigere il mensile "Realtà sovietica" organo ufficiale dell'Associazione.[10]
Successivamente collaborò con "Milano sera", "Vie Nuove" e con "Paese sera". NelPioniere del 1960 nº 27[11] e del 1961 nº 6[12] furono pubblicati due suoi racconti:Terribile Golfo eMartino e Giorgina.
Nel1956 vinse ilPremio Crotone conUn riccone torna alla terra e due anni dopo ilPremio Villa San Giovanni con laStoria dei fratelli Rupe. A poco a poco si allontanò dall'attività giornalistica per dedicarsi alla stesura definitiva della trilogiaStoria dei Rupe, e il secondo volume,Tra guerra e rivoluzione, vinse nel1970 il Premio Sila. In quel periodo la sua naturale irrequietezza lo portò a darsi allapittura, con discreto successo sia di critica che di pubblico, allestendo personali a Milano e a Roma.
Morì il 19 luglio 1985 aMarina di Pietrasanta; la sua villa "Villa Pietrosa" di Palmi, ristrutturata, doveva diventare secondo la sua volontà un centro d'arte e cultura, soprattutto per gli artisti e i giovani. Trascurata e vandalizzata oggi è in completo stato di abbandono come la sovrastante grotta carsica dove il suo desiderio ultimo non esaudito era di essere seppellito insieme alla cara Albertina. Eppure al Paese natio, oltre al complesso di Villa Pietrosa, Repaci ha lasciato una ricca pinacoteca e tutti i suoi averi custoditi alla Casa della Cultura di Palmi che l'allora ministro dei Lavori Pubblici Mancini volle donargli come regalo di compleanno nel 1968.
L'opera di Rèpaci si può definire autobiografica e a diretto contatto con la vita vissuta, fin dal suo esordioL'ultimo cireneo (1923) dove racconta del suo ferimento al fronte, al libroIn fondo al pozzo la esperienza traumatica del carcere, per arrivare allaLa Pietrosa racconta (1984) una rievocazione sentimentale della moglie tanto amata. Infine la sua opera più cara per l'impegno profuso nel tempo la trilogiaStoria dei Rupe la vicenda di una famiglia italiana numerosa e fattiva della media borghesia provinciale la quale esprime il travaglio del tempo attraverso esperienze sociali, spirituali e psicologiche dei primi trent'anni del Novecento; lo scrittore dimostra in questo un interesse preminente per i problemi e le vicende della sua terra. Nella narrazione oltre al filone autobiografico si aggiungono temi politici e sociali con un autentico e totale impegno realistico, ma si caratterizza anche un eccesso lirico descrittivo pieno di colore e di violenza intrisa di travolgente sensualità.
Nel 1959Federico Fellini lo fa partecipare, nella parte di sé stesso, al filmLa dolce vita, insieme alla pittriceAnna Salvatore e all'attriceLaura Betti.


Altri progetti
| Predecessore | Condirettore del quotidianoIl Tempo (direttore Renato Angiolillo) | Successore |
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| /// | 5 giugno1944 - dicembre1944 | Renato Angiolillo |
| Predecessore | Direttore del quotidianoL'Epoca | Successore |
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| soppresso nel 1926 | 5 febbraio1945 - 28 febbraio1946 | cessato |
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