SanLeoluca, noto anche comeLeone Luca,Leo Luca, Leolucas oLuca di Sicilia[1][2] (Corleone,815 circa –Vibo Valentia,1º marzo915), fu unmonaco basiliano edabate[3]; nonché un taumaturgo e uno dei fondatori del monachesimo Italo-Greco nell'Italia meridionale.È venerato come santo nellaChiesa cattolica e nellaChiesa ortodossa.
| San Leoluca | |
|---|---|
Abate | |
| Nascita | Corleone, circa815 |
| Morte | Vibo Valentia, 1° marzo915[4] |
| Venerato da | Tutte le Chiese che ammettono il culto dei Santi |
| Canonizzazione | pre-canonizzazione |
| Ricorrenza | 1º marzo |
| Attributi | mitra, pastorale |
| Patrono di | Corleone,Vibo Valentia, invocato come protettore dalle catastrofi naturali |
| Manuale | |



Nato a Corleone, morì centenario dopo circa 80 anni di vita monastica aVibo Valentia. Oggi è il patrono di Vibo Valentia e di Corleone, e la sua festa è celebrata il primo di marzo.
Leoluca nacque nell'anno815 aCorleone, inprovincia di Palermo, ediocesi di Monreale, all'epoca dell'invasione saracena dellaSicilia. I suoi genitori Leone e Teofiste erano benestanti e religiosi. Vivevano felici anche se desideravano tanto la nascita di un erede. Dopo anni di preghiera il figlio tanto atteso arrivò. Lo chiamarono Leone come il padre. I genitori fecero in modo che quel figlio fosse veramente un degno figlio di Dio facendolo crescere in un'atmosfera intensa di religione[5].
D'indole docile, sotto la guida dei genitori Leone cresceva forte e virtuoso. Completati i primi studi, mostrando singolare intelligenza e attitudine, s'era dedicato a pascolare gli armenti paterni. Nelle campagne passava il giorno in continua meditazione sulle meraviglie del creato e la grandezza del creatore.
A vent'anni, l'uno dopo l'altro, Leone perdeva i genitori e sempre più la grazia divina plasmava la sua anima per la santità. Così lasciati i suoi averi ai poveri si rinchiuse nelmonasterobasiliano diAgira.
I Basiliani erano dei religiosi che si ispiravano nella loro vita monastica alla regola di sanBasilio Magno[3]. L'abate del monastero diAgira accolse con affabilità paterna il giovane Leone e dopo un breve periodo di prova gli tosò la chioma, lo vesti dell'abito monacale. Non si sa per quanto tempo Leoluca dimorò nel monastero diAgira, ma si sa che le scorribande dei Saraceni andarono sempre più aumentando in intensità e ferocia fino alla completa conquista dell'isola nell'878. In questi frangenti di terrore il giovane Leoluca fu spinto ad abbandonareAgira. Andato aRoma per un breve pellegrinaggio presso le reliquie dei santi apostoli Pietro e Paolo, andò in Calabria.
In Calabria divenne discepolo dell’egumeno Cristoforo che lo rivestì dell’abito monastico e gli cambiò il nome in Luca. Egli visse nel monastero presso il monte Mula (Monte La Mula), una delle montagne più alte deimonti di Orsomarso (1935 m) vicinoCassano. Visse lì per sei anni dimostrandosi un monaco che eccelleva in virtù e obbedienza. Era abate del monastero il monaco Cristoforo che accolse affettuosamente con gli altri fratelli il nuovo venuto Leoluca. Con l'abate Cristoforo si trasferì nel territorio montuoso dettoMercurion, probabilmente aMormanno, dove venne costruito un nuovo monastero. L'area del Pollino infatti era al tempo un importante centro di spiritualità e religiosità tanto da essere riportato in diverseVitae come la "nuovaTebaide". Qui visse per altri 7 anni.
Da qui si trasferì pressoVena Inferiore, dove avevano fondato un monastero insieme all'abate Cristoforo. Quest'ultimo non molto tempo dopo morì lasciando la gestione del monastero a Leoluca che pertanto divenne il nuovo egumeno del monastero. Qui esplicò una funzione taumaturgica polivalente (guarì un lebbroso, dei paralitici e indemoniati). In punto di morte scelse come suoi successori Teodoro ed Eutimio, suoi discepoli. Leoluca si spense il 1º marzo del915 (per alcuni917) all'età di cento anni dopo una forte febbre. Si narra che visse gli ultimi giorni della sua vita in meditazione, digiuni e rapimenti estatici. La notizia della morte rapidamente si diffuse e una gran folla raggiunse il monastero.
A san Leoluca vengono attribuiti diversi miracoli:
San Leoluca è invocato come protettore dai terremoti. Lo storico Giovanni Rocchè nella sua biografia del santo“Vita di San Leoluca Abate” (1887), elenca numerosi episodi in cui la città di Corleone si sia rivolta al santo:
Il suo culto è molto diffuso sia nel territorio di Corleone che diVibo Valentia (anticamente chiamata Monteleone). Secondo alcune teorie Corleone deriverebbe daCor leonis, cioè terra di Leone così come Monteleone (oggi chiamata Vibo Valentia) deriverebbe daMons Leonis, cioè Monte di Leone.
La notizia della morte del santo compaesano arrivò timidamente aCorleone. Il suo culto si fece strada lentamente e solo nel XIII secolo si hanno riscontri di una chiesa a lui dedicata nel luogo in cui secondo la tradizione era la sua casa natia. Don Giovanni Colletto nella sua opera asserisca che la chiesa originaria si trovava nell'attuale piazza sant'Agostino laddove oggi vi è la cappella della Madonna della cintura. Nel 1420 si hanno notizie di una confraternita di San Leoluca. Il culto del santo viene ancor più accentuato nel 1575, anno in cui si ritenne l'intercessione del santo fondamentale a salvare la città dall'ondata di peste e così in quell'anno San Leoluca viene eletto protettore della città di Corleone. Il culto si sviluppa ancora durante la seconda ondata pestilente del 1624 ed è così che viene deciso di costruire una chiesa più grande da dedicare al Santo patrono. Viene così venduta la chiesetta agli Agostiniani e viene costruita l'attuale chiesa più a valle della presunta sede originale. All'interno della chiesa vi è l'antico venerato simulacro di San Leoluca. Di esso non si hanno notizie certe. Voci autorevoli suppongono che la statua sia molto antica e che sia stata rimaneggiata nel cinquecento dallo scultore Antonino Ferraro da Giuliana molto impegnato a Corleone in quel periodo. Sebbene fosse basiliano, esso è rappresentato con i paramenti di età più tarda e sul capo è poggiata una mitria vescovile cattolica. La rigidezza che presenta allo stato attuale è frutto di numerosi interventi di “miglioramento” avvenuti nel corso dei secoli che hanno portato alla sovrapposizione di vari strati di materiali sulla originaria statua in legno.
Una squadra di garibaldini per lasciare via libera a Garibaldi, che marciava suPalermo, finse una ritirata versoCorleone. Tale inganno riuscì a trarre in trappola i Borboni che mandarono le truppe a Corleone lasciando quasi vuota Palermo. I Borboni però occuparono Corleone e i Corleonesi temerono una vendetta dei Borboni. Non essendo accaduto nulla, credettero in un miracolo del Santo. Qualcuno addirittura vide apparire i Santi Leoluca e Antonio Abate all'ingresso del paese dove bloccarono le truppe venute a recare vendetta. Tutto ciò accadde nel maggio 1860 e i corleonesi cinque mesi dopo per ricordare tale evento miracoloso portarono le statue di San Leoluca e Sant'Antonio nel punto della presunta apparizione. Costruirono una cappelluccia detta comunemente di Santu Lucuzza. E fu così che ogni anno nell'ultima domenica di maggio prende avvio la corsa dei santi Leoluca e Antonio a ricordo di quei fatti.
A san Leoluca è dedicato un antico rosario in lingua siciliana:
Per secoli gli storiografi del santo asserivano che Leoluca fosse stato sepolto aVibo Valentia nellachiesa di Santa Maria Maggiore. Il Falcone nel suo scritto dice: «la salma fu deposta nella chiesa di Santa Maria in quel luogo dove appunto fu la di lui cella e oggi è duomo di Monteleone», ma non si è certi. Si dice infatti che dietro il duomo vi fosse un monastero basiliano.
Altri invece pensavano che il suo corpo fosse rimasto a Vena Inferiore.
Il giornaleLa Sicilia, il 10 dicembre 2006 pubblicò un articolo in cui dava notizia che le reliquie di San Leoluca fossero state trovate[6] nel comune diSan Gregorio d'Ippona a circa 2 km a sud di Vibo Valentia. Il giornale riferisce che il ritrovamento è stato fatto presso le grotte della chiesa di Santa Ruba. Secondo il professor Gregorio Vaianella, la chiesa di Santa Ruba era dedicata alla Madonna della Salute.
Uno dei più antichi testi sulla vita si san Leoluca da Corleone è stato pubblicato nel 1657 nel martirologio del sicilianoOttavio Gaetani ("Vitae Sanctorum Siculorum")[7]. Egli racconta di aver ricavato le informazioni da tre manoscritti ritrovati in Sicilia: uno a Palermo, uno a Mazara del Vallo e uno a Corleone[8].
Più tardi, ibollandisti pubblicarono un'altra vita sul santo, in latino[9], trovata nella libreria diJosé de Acosta.
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