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Legione romana
Moderna ricostruzione di soldati romani. Si possono notare il tipico scudo convesso (scutum), il giavellotto (pilum) e l'armatura a piastre d'epoca imperiale (lorica segmentata).
Grazie al grande successo militare della Repubblica e, in seguito, dell'Impero, la Legione viene considerata come il massimo modello antico di efficienzamilitare, sia sotto il profilo dell'addestramento, sia dal punto di vistatattico e organizzativo. Altra chiave del successo della Legione era il morale dei soldati, consolidato dalla consapevolezza che ciascun uomo doveva contare sull'appoggio del compagno, prevedendo con la Legione l'integrazione dei soldati in un meccanismo complessivo di lavoro di squadra.
Secondo la tradizione fuRomolo a creare sull'esempio dellafalange greca[4] la legione romana, inizialmente formata da 3 000fanti (pedites) e 300cavalieri (equites), scelti tra la popolazione.[5] Con l'inclusione del popoloSabino, Romolo raddoppiò il volume delle truppe, potendo così contare su 6 000 fanti e 600 cavalieri.[6]
Fanti e cavalieri erano arruolati tra le tretribù romane (1 000 fanti e 100 cavalieri ciascuna) che formavano la primitiva popolazione diRoma: iTities, iRamnes e iLuceres. Inepoca regia era formata dacittadini compresi tra i 17 e i 46 anni, in grado di potersi permettere il costo dell'armamento.[7]
Inetà monarchica fu eseguita, secondo la tradizione daServio Tullio, sesto re di Roma, una riformatimocratica che divise tutta la popolazione romana in cinque classi in base al censo (secondo altre fonti 6 classi[8]), ognuna divisa a sua volta in tre categorie[9]:
seniores, cioè chi aveva più di 46 anni
iuniores, cioè chi aveva tra 17 e 46 anni, ovvero i più adatti a combattere
pueri, cioè chi era di età inferiore ai 17 anni
Se la prima classe, la più facoltosa, poteva permettersi l'equipaggiamento dalegionario (il costo del tributo per gli armamenti veniva stabilito in base alcenso[10]), quelle inferiori avevano armamenti via via più leggeri.
IlRex era il comandante supremo dell'esercito romano, a cui spettava il compito di scioglierlo al termine della campagna militare dell'anno. A lui erano subordinati tretribuni militum, ciascuno dei quali posto a capo di una delle tre tribù o file di 1 000 fanti; glisquadroni di cavalleria erano invece sottoposti al comando ditribuni celerum.[11]
Con la riforma serviana, vi fu un'importante novità: coloro i quali si erano distinti in battaglia diventavanocenturioni.[12]
Effettuavano il combattimento in modo estremamente compatto, armati di lancia e spada, difesi da scudo, elmo e corazza o da altre protezione pettorali. Dietro la prima classe, in battaglia era posizionata la seconda, poi la terza classe che chiudeva lo schieramento.[15] Quarta e quinta classe costituivano lafanteria leggera[14] che solitamente era disposta al di fuori dallo schieramento.[13][14]
A differenza delle successive formazioni legionarie, composte esclusivamente di fanteria pesante, le legioni della prima e mediaetà repubblicana consistevano di fanteria sia leggera che pesante.
Il termineesercito manipolare, cioè un esercito basato su unità chiamatemanipoli (dal latinomanipulus, "quanto può stare nel palmo di una mano"), è pertanto usato in contrapposizione con il successivoesercito legionario del tardo periodo repubblicano ealto imperiale, incentrato, invece, su un sistema di unità chiamatecoorti.
L'esercito manipolare si basava in parte sul sistema di classi sociali e in parte sull'età e sull'esperienza militare;[16] rappresentava quindi un compromesso teorico tra il precedente modello basato interamente sulle classi e gli eserciti degli anni che ne erano indipendenti.
Stando alla storiografia latina, si deve l'introduzione del manipolo come elemento tattico aMarco Furio Camillo durante il periodo del suo quartotribunato consolare.[18]
L'unità costituì l'elemento fondamentale della legione romana dalle battaglie controEqui eVolsci, vinte da Furio Camillo, fino allaSeconda guerra punica.
La legione manipolare al principio della seconda guerra punica secondoPolibio (218 a.C.)[21].
La legione veniva generalmente schierata su tre file, dettetriplex acies, alle quali si aggiungevano i fanti leggeri, dettileves, per un totale che varia tra i 4200 e i 5000 effettivi a seconda del periodo:
costituita quindici unità, ognuna formata da un manipolo diTriarii, uno diRorarii e l'ultimo diAccensi.[24]
Questa differenziazione esisteva, oltre che sulla base dell'esperienza dei soldati, anche sulla base del censo, tanto che ogni soldato era tenuto a provvedere autonomamente all'equipaggiamento.
Tra ifanti, i più "benestanti" erano itriarii, che potevano permettersi l'equipaggiamento più completo e pesante, mentre gliaccensi erano i più poveri, presi dalla quarta classe di cittadini, secondo l'ordinamento censitario diServio Tullio.
Tra il107 a.C. e il104 a.C. ilconsole romanoGaio Mario portò avanti un programma di riforme dell'esercito romano, al fine di dare la possibilità a tutti i cittadini di arruolarsi, indipendentemente dal benessere e dalla classe sociale[25][26].Questa sua iniziativa formalizzava e concludeva un processo, sviluppatosi per secoli, di graduale rimozione dei requisiti patrimoniali per l'accesso al servizio militare, permettendo così alla Repubblica di avere un esercito più numeroso della media dell'epoca.[27]
La distinzione trahastati,principes etriarii, che già era andata assottigliandosi, era ufficialmente rimossa,[28].[29] e fu creata quella che, nell'immaginario popolare, è la fanteria legionaria: un'unità omogenea difanteria pesante.
La fanteria leggera di cittadini dalle classi meno abbienti, come ivelites, fu sostituita dalleauxilia, cioè delle truppe ausiliarie che potevano consistere anche dimercenari stranieri.[30]
L'organizzazione interna subiva inoltre un cambiamento fondamentale: ilmanipolo perse ogni funzione tattica in battaglia e fu sostituito in modo permanente dallecoorti, sull'esempio di ciò che era già stato anticipato daScipione l'Africano un secolo prima.
Numerate da I a X,[31][32] ogni coorte era formata da tre manipoli oppure da sei centurie, per un totale di 3.840 fanti.[33]
Con la riforma manipolare descritta da Livio e da Polibio, lacavalleria legionaria tornò a disporre di 300cavalieri,[34][35] divisi in dieci squadroni, a capo di ognuno dei quali erano posti tre comandanti, idecurioni, organizzati verticalmente.[36]
Il costante contatto conCelti eGermani durante laconquista della Gallia indusseGaio Giulio Cesare a rivalutare il corpo della cavalleria, tanto che ne fece un impiego crescente negli anni, reintroducendo unità di cavalleria permanente accanto a quelle fanteria e a quella ausiliaria.
Altro apporto del genio fu la costruzione distrade militari, che si cominciò a usare per migliorare e velocizzare gli spostamenti delle armate ed in seguito dalla stessa popolazione civile dopo che l'area era stata pacificata.
Cesare apportò nel settore dell'ingegneria militare innovazioni determinanti, con la realizzazione di opere sorprendenti costruite con grande perizia e in tempi rapidissimi, come ilponte sul Reno[39] o la rampa d'assedio costruita durante l'assedio di Avarico.[40]
Ilcursus honorum prevedeva che nessuno potesse intraprendere la carriera politica senza aver prestato almeno 10 anni di servizio militare.[41]
Ogni manipolo era comandato da uncenturione, il più importante dei quali era ilprimus pilus (primipilo), comandante deitriarii, uno dei pochi a servirsi del cavallo durante la marcia. Ilprimus pilus veniva scelto tra i soldati più coraggiosi ed esperti.
Il comando della legione era affidato allegatus, un magistrato facente le veci deiconsoli nel comando di una specifica legione. Secondo nella gerarchia era untribuno esperto, iltribuno laticlavio (in latinotribunus laticlavius), affiancato da altri cinque tribuniangusticlavi (dal latinoangustum, "più stretto, in riferimento alla striscia purpurea ridotta degli equestri"). In assenza di tribuni, il comando era affidato alpraefectus castrorum.[33]
Schieramento in battaglia dell'esercito consolare polibiano nelIII secolo a.C., con al centro le legioni e sui fianchi leAlaeSociorum (gli alleati italici) e lacavalleria legionaria e alleata.[42]
L'esercito manipolare deve il suo nome allemodalità tattiche con cui la sua fanteria pesante era dispiegata in battaglia.
Imanipoli erano unità di 120 uomini della medesima classe che risultavano abbastanza da permettere sul campo di battaglia i movimenti tattici delle singole unità di fanteria nel contesto del più grande esercito.
La fanteria al centro era sempre coperta aifianchi da unità dicavalleria e disponeva di avanguardie di fanti leggeri, che davano inizio alla battaglia disturbando il nemico con dardi o giavellotti sul nemico, per poi ritirarsi al sicuro.
Mentre la prima linea centrale impegnava il nemico, grazie al rapido movimento ad arretrare dei manipoli, la cavalleria poteva tentare, inoltre, manovre evasive o accerchiamenti.[43]
ITriarii, dopo aver accoltoHastati ePrincipes tra le loro file, serravano le file ed in un'unica ininterrotta schiera si gettavano sul nemico.[44]
Con la riforma mariana, le legioni, ora schierate secondo il nuovo ordinamentocoortale, venivano disposte normalmente su due linee (duplex acies), soluzione che permetteva di avere un fronte sufficientemente lungo ma anche profondo e flessibile.[45]
Vi erano poi altri tipi di schieramenti praticati dallearmate romane del tardo periodo repubblicano: su una sola linea, quando era necessario coprire un fronte molto lungo come nel caso delBellum Africum durante laguerra civile tra Cesare e Pompeo;[46] o su tre linee (triplex acies), formazione spesso adoperata daCesare durante laconquista della Gallia, con la prima linea formata da quattro coorti, e le restanti due, formate da tre coorti ciascuna. Le coorti schierate lungo la terza linea costituivano spesso una "riserva tattica" da utilizzare inbattaglia, come avvenne controAriovisto inAlsazia.
Il tardo periodo repubblicano si contraddistingue, invece, per un certo dinamismo tattico dei legatus, i quali hanno ideato molti schieramenti alternativi, tra cui ilgiulianotriplex acies con prima linea formata da quattro coorti e le restanti due da tre coorti ciascuna[47].
Se in età regia la legione identificava l'esercito per intero, durante la repubblica le maggiori esigenze operative han via via fatto aumentare il numero di legioni attive contemporaneamente, seppur in maniera contingente.
Giulio Cesare fu il primo a comprendere che ladislocazione permanente di una parte delle forze militari repubblicane doveva costituire la base per un nuovo sistema strategico di difesa dei confini del mondo romano, gettando così le basi per lo sviluppo dei varilimes.
Alla sua morte erano dislocate sul territorio 37 legioni, usate sfruttando appieno il potenziale in mobilità,[52] di cui ben 6 inMacedonia, 3 inAfrica Proconsolare e 10 nelle province orientali.[53]
La fanteria era formata in etàalto imperiale da cittadini romani, inquadrati in unità chiamate legioni (formate per lo più da fanteria pesante), e truppe ausiliarie (socii) alle ali dello schieramento. All'interno delle stesse legioni vi erano anche limitati reparti di fanteria "leggera", come i velites o le leves, ma soprattutto si trattava di reparti di fanteria "pesante", come gli hastati, i principes ed i triarii.
La "spina dorsale" dell'esercito romano rimase la legione, in numero di 28 (25 dopoTeutoburgo). Ogni legione era composta di circa 5 000 cittadini, in prevalenzaItalici (attorno al 65%,[54] per lo più provenienti dallaGallia Cisalpina, mentre il restante 35% era formato dacittadini romani residenti nelleprovince), per un totale di circa 140 000 uomini (e poi circa 125 000), che si rinnovavano con una media di 12 000 armati all'anno. L'ufficiale a capo della legione divenne ora un membro dell'ordine senatorio con il titololegatus Augusti legionis. Le legioni erano arruolate fra i circa 4 000 000 dicittadini romani.
La fanteria legionaria era divisa in 10coorti (di cui nove di 480 armati ciascuna), che al loro interno contavano 3 manipoli di 2centurie. La riforma della primacoorte avvenne in un periodo imprecisato,[59] sicuramente tra l'epoca diAugusto[60] e quella deiFlavi.[61] Si trattava di una coortemilliare, vale a dire di dimensioni doppie rispetto alle altre nove coorti, con 5 centurie (non 6) di un numero doppio di armati (160 ciascuna), pari a 800 legionari complessivi, ed a cui era affidata l'aquila della legione.[61]
Sempre adAugusto si deve l'introduzione di un esercito di professionisti che rimanessero in servizio non meno di sedici anni per i legionari,[62] portati a venti nel5[63] (come era successo fin dai tempi diPolibio, in caso di massima crisi[64]), e venti-venticinque per letruppe ausiliarie. A questo periodo di servizio poteva subentrarne uno ulteriore di alcuni anni tra le "riserve" diveterani,[63] in numero di 500 per legione[65] (sotto il comando di uncurator veteranorum).
Tiberio dispose che l'acquartieramento delle legioni lungo illimes acquisisse le caratteristiche di una maggiore permanenza e stabilità, tanto che i terrapieni, rinforzati con una palizzata in legno, diventassero sempre più massicci, mentre gli alloggiamenti più confortevoli, mentre in rari casi sembra che alcuni accampamenti legionari siano stati costruiti in pietra (come adArgentoratae eVindonissa);[66]
Al tempo diVespasiano sembra si attuò la riforma della primacoorte, che secondo alcuni studiosi moderni potrebbe essere invece avvenuta all'epoca diAugusto.[61][67] Si trattava di una coortemilliare, vale a dire di dimensioni doppie rispetto alle altre nove coorti, con 5 centurie (non quindi 6) doppie di 160 armati ciascuna (non quindi 80), in tutto pari a 800 legionari, a cui era affidata l'aquila della legione.[61] Primo esempio di costruzioni che ospitassero una coorte di queste dimensioni lo si trova nellafortezza legionaria diInchtuthill inScozia.[68]
Potrebbe essere stata abolita, almeno per un breve periodo di tempo dall'imperatoreTraiano,[55] considerando che viene citata in un discorso del suo successore,Adriano.[70] In questo periodo esistevano, infatti, numerosi reparti dicavalleria ausiliaria (formata daprovinciali e alleati, i cosiddettiperegrini), quale degno completamento tattico e strategico alla fanteria legionaria (formata invece dacittadini romani).[71]
Si trattava di unità altamente specializzate, arruolate in aree territoriali di antiche tradizioni, come segue:
"pesante", come icatafratti (di origine orientale o sarmata, a partire dai principati diTraiano edAdriano (vedi sotto), dotati di una lunga e pesante lancia, chiamatacontus (usata normalmente con l'ausilio di entrambe le mani, poiché a volte raggiungeva i 3,65 metri di lunghezza[72]), oltre al fatto di essere interamente rivestiti di una maglia di metallo, cavaliere e cavallo (chiamatalorica squamata, formata da "scaglie" di metallo; olorica hamata, fatta invece da anelli del diametro di 3-9mm[73]);
"leggera", come quellanumida omaura, dotata di un piccoloscudo rotondo (clipeus), unaspatha che a volte raggiungeva i 90 cm[74] (certamente più lunga rispetto algladio dellegionario), unalancea più leggera (normalmente lunga 1,8 metri[74]) ed in alcuni casi un'armatura (lorica hamata osquamata);
sagittaria, come gli arcieri orientali[75] o quelliTraci[76] a cavallo;
In età alto-imperiale venne riorganizzato anche il reparto di tecnici eingegneri militari atti a rendere più agevole il cammino dellearmate romane durante lecampagne militari o la loro permanenza negli alloggiamenti estivi (castra aestiva) ed invernali (hiberna). E così se lestrade romane potevano essere utilizzate per velocizzare lo schieramento degli eserciti durante le operazioni di "polizia" lungo iconfini imperiali, alcuni tipi diponti potevano essere montati e smontati velocemente senza impiego di chiodi: in questo modo i legionari, che trasportavano un equipaggiamento di circa 40 chili (comprendente anche un palo per la palizzata del campo) potevano percorrere nella marcia circa 24 chilometri al giorno (40 quando potevano viaggiare più leggeri)[77]. In altri casi si provvedeva alla costruzione di strade in zone acquitrinose (pontes longi), come avvenne inGermania durante il periodo della suaoccupazione (dal12 a.C. al9 d.C.).
L'artiglieria romana comprendevabaliste (ogni legione ne aveva 55, servite ciascuna da 11 uomini), ossia grandi balestre montate su ruote, che grazie alla torsione delle loro corde lanciavano a più di 500 metri distanza dardi di 3 cubiti (132 cm), che potevano essere anche incendiati. Insieme alle baliste c'erano anche gli "scorpioni", simili alle precedenti ma molto più piccoli e maneggevoli. Insieme alle baliste venivano schierati anche glionagri (catapulte chiamate così per il rinculo che producevano durante il lancio), che lanciavano massi ricoperti di pece, cui si appiccava il fuoco, creando vere "bombe incendiarie", con lo scopo di abbattere le difese nemiche, distruggendo mura ed edifici. L'artiglieria era naturalmente usata anche nelle battaglie campali. Tale uso fu fatto daGermanico nel14 d.C. contro iCatti e nel16 d.C. contro iCherusci nell'assalto delle truppe romane contro un terrapieno difeso dai barbari.[78]
Igenieri in forza alle legioni erano in grado di costruire e schierare potenti armi collettive, in funzione sia offensiva che difensiva, comecatapulte,onagri (10 per legione, ovvero 1 percoorte[79]),scorpioni ecarrobaliste (55 per legione[79]), con una funzione tattica analoga a quella della attualeartiglieria campale; inoltre vi erano altre macchine usate esclusivamente per l'assedio, comebaliste,arieti,torri d'assedio,vinee[80].
Ma il genio della legione non assolveva soltanto a funzioni militari. Si conoscono addetti e veterani delle legioni che erano richiamati anche per incarichi civili nelle città e servivano da collaboratori delle autorità provinciali. Si segnala il caso delveteranolibrator Nonio Dato che fu richiamato dal proconsole dellaMauretania Cesariense come addetto alla supervisione per la costruzione dell'acquedotto della città diSaldae.[83] Lo stessoPlinio inBitinia ricevette la richiesta di selezionare dei tecnici della più vicina legione per l'edificazione di un canale.[84] Quest'impiego del personale tecnico specializzato delle legioni poté riguardare tutte le legioni e le province dell'impero. Spesso le stesse coorti assolvevano anche a compiti di polizia nelle città, come aCartagine, dove ogni coorte dellaIII Augusta si alternava periodicamente nel presidio della città.[85]
Colonna di legionari disposta su due file e guidata da unoptio a sinistra e uncornicen a destra. Il primo indossa:lorica hamata conhumeralis epteruges; elmo Weisenau e unbalteus a cui sono appesi unpugio e un gladio; nella mano destra un bastone, nella sinistra uno scudo rettangolare concavo. A destra ilcornicen indossa unalorica segmentata sopra una tunica rossa da ufficiale, pelle di orso e elmo di tipo imperiale.
Le gerarchie di comando rimasero pressoché identiche a quelle dell'epoca diGaio Mario eGaio Giulio Cesare, anche se ora ogni coorte disponeva di unvessillifero, vestito con pelle di leone o d'orso, e che serviva per riconoscere le proprie insegne. Partendo dalla base troviamo:
unlegatus legionis, sempre dirango senatorio, a cui era affidato il comando di una singola legione, normalmente per due o tre anni. Nel caso in cui la provincia fosse stata difesa da una sola legione, il comando della stessa veniva affidato direttamente al governatore, illegatus Augusti pro praetore.[55][61][93]
Contubernio in fase di attacco. I legionari avanzavano riparandosi dietro lo scudo e impugnando il gladio, che veniva usato colpendo velocemente di punta (e non di taglio) dal basso verso l'alto, puntando alla zona addominale.[94]
Il modello ideale di disposizione tattica della legione in epoca alto-imperiale è fornito dal racconto diTacito della vittoria dellaLegio III Augusta, comandata dal proconsole Furio Camillo, suTacfarinace nel 17 d.C.[95]
In questo scontro il proconsole riunì tutte le truppe sotto il suo comando, comprese alcune unità ausiliarie, e mosse battaglia contro il ribellenumida, quest'ultimo supportato da unitàmaure. La legione fu schierata, non si sa in quanteacies (sesingula,duplex otriplex),[96] con le centurie (o i manipoli) al centro dello schieramento (10 coorti di 480 uomini l'una, per un totale di 60 centurie): la prima coorte disposta a partire da destra, in prima fila, e la cavalleria legionaria, i tribuni e il legato Camillo davanti al contingente di cavalleria legionaria collocata immediatamente dietro l'ultimo ordine delle coorti.[97] A destra e a sinistra dei legionari "le coorti leggere e due ali di cavalleria".[95] Immediatamente a sinistra e a destra la prima e la seconda coorte di ausiliari, composte ciascuna da 480 uomini, mentre alle parti estreme le due ali di cavalleria ausiliaria (probabilmente numidica), formata ciascuna da 500 cavalieri divisi in 16turmae.
In questo episodio appare evidente come la legione si reggesse, per quanto attiene alle forze di cavalleria, sull'esclusivo apporto di ausiliari enumeri alloctoni. Allo stesso modo si comprende come essa non fosse adatta alle schermaglie, alle scaramucce di confine e al presidio delle zone frontaliere, a motivo della sua struttura lenta e poco manovrabile. La sconfitta diCrasso aCarre rimane l'emblema delle debolezze di un esercito privo di forze mobili, esposto ai colpi di una cavalleria sfuggente e dedita alla tattica d'incalzo. La stessa cavalleria legionaria in servizio presso le legioni non aveva una funzione tattica sul campo, ma era impiegata in operazioni diricognizione, dipicchetto e avanscoperta. Si capisce quindi come le forze ausiliarie (fanteria e cavalleria leggere, tiratori) fossero componenti complementari e non alternative alle legioni; una campagna di conquista senza queste forze e senza l'apporto della loro cavalleria (organizzata inalae ecohortes equitatae), sarebbe stata altrimenti inattuabile.
Il non uso delle staffe da parte dei romani non impediva del resto l'uso della cavalleria romana ausiliaria, pesante e leggera, come forza d'attacco.[98] Tale cavalleria costituiva quindi anche un elemento d'urto e non solo una forza di ricognizione, compito cui era assegnato semmai, come già detto, il piccolo contingente a cavallo della legione.
Nerone creò una nuova legione nel66-67,[102] composta daitalici tutti di statura molto elevata, a cui venne dato il nome diIItalica, e che lo stesso Nerone ribattezzò “falange di Alessandro Magno”, circostanza che denotò le grandiose idee che si celavano nella sua mente. L'obiettivo della campagna militare consisteva nell'occupare le cosiddette “porte del Caspio” (passo di Darial), sottomettendo il popolo degliAlbani e forse degli stessisarmatiAlani più a nord.[103]
L'impero romano un anno prima della morte di Settimio Severo, avvenuta nel211.
Settimio Severo avviò importanti riforme militari che toccarono numerosi aspetti dell'esercito romano e che costituirono le basi del successivo sistema fondato sugliimperatori militari delIII secolo. Creò la prima forma diautocrazia militare, togliendo potere alSenato dopo aver messo a morte numerosi membri dello stesso.[108] Sebbene la struttura base della legione continuò ad essere quella dellariforma augustea, il numero delle legioni venne aumentato di un 10% e portato a 33 (con la creazione delle legioniI,II eIII Parthica). Egli favorì i legionari in svariati modi:
aumentando loro lapaga, oltre a distribuire loro frequentidonativa al termine di ogni campagna militare, tanto che il figlioCaracalla concesse un ulteriore aumento della paga del 50% ai legionari;[109]
riconoscendo loro il diritto di sposarsi durante il servizio militare,[63] oltre a permettere loro di abitare con la propria famiglia, non lontano dallefortezze legionarie (canabae), di fatto introducendo una maggior "regionalizzazione" delle legioni, che in questo modo si legarono non solo al loro comandante, ma anche al territorio;
aumentando il reclutamento di provinciali, tanto che, una volta entrato aRoma sostituì gli effettivi dellecoorti pretorie (ora raddoppiati) con soldati scelti delle legionipannoniche, per punire coloro che si erano in precedenza schierati contro di lui durante laguerra civile;[110]
favorendo la nomina di comandanti dell'ordine equestre nelle legioni di sua fondazione (I, II e IIIParthica), ponendo a capo delle stesse non unlegatus legionis, bensì unpraefectus legionis, cominciando quel lento processo che culminerà con Gallieno nell'abolizione delle cariche senatoria nell'esercito romano (a questo aspetto va aggiunta la naturale ostilità di Severo verso il senato). Non a caso si trova un altropraefectus legionis inBritannia al tempo dellecampagne dello stesso Severo.[111]
operando, infine, una serie di altre concessioni, tese a migliorare la condizione dei soldati, tra le quali l'istituzione dell'annona militare, il miglioramento del rancio, la possibilità per i graduati di riunirsi inscholae (sorte di associazioni, dicollegia), riconoscendo inoltre segni di distinzione particolari: la veste bianca per i centurioni (che Gallieno avrebbe esteso a tutti i soldati) e l'anello d'oro per iprincipales.
L'imperatoreGallieno che regnò per quindici anni, mise in atto la prima vera riforma dell'esercito romano dai tempi di Augusto.
Non è chiaro se sia stato l'imperatoreGallieno ad aumentare il contingente dicavalleria interno alla legione stessa, portandolo da soli 120 cavalieri a 726 (pari a 22turmae), o i suoi successori, gliimperatori illirici, come una parte della storiografia moderna sembra sostenere.[112] La verità è che la nuova unità di cavalleria legionaria risultava divisa tra le dieci coorti legionarie, dove alla primacoorte erano affiancati 132 cavalieri (4turmae), mentre alle altre nove 66 ciascuna (2turmae per ciascune delle nove coorti). Questo incremento della cavalleria fu dovuto proprio alla necessità di avere unesercito sempre più "mobile" e versatile nel corso delIII secolo,[113][114] come conseguenza delle continueinvasioni, sia da parte dei barbari lungo iconfini settentrionali, sia a causa della crescenteminaccia orientale, dove alla dinastia deiPartiArsacidi subentrò (dal224) quella deiSasanidi, assai più bellicosa e che intendeva replicare ai fasti dell'anticoImpero achemenide.[115]
Gallieno promosse il rafforzamento dellevexillationes equitum, i reparti mobili a cavallo, in particolare svincolando la cavalleria dal controllo dei governatori provinciali e collocandola in alcuni centri strategici comeMediolanum (Milano). Promossa o meno da Gallieno, si assistette al consolidamento delle forze di uomini a cavallo, dettiEquites promoti (con base nella già citata Milano) formati da unità reclutate nell'Illirico (dalmatae), in Nord Africa (mauri) e in aggiunta da forze d'élite (scutarii), sempre svincolati dalla legione, non è chiaro se preposte all'intervento come forza d'emergenza nel caso di invasione ("riserva mobile").[116][117] Queste forze insieme erano definiteEquites illyriciani ovexillatio. L'importanza di questa nuova organizzazione crebbe a tal punto che chi guidava queste unità di cavalleria poteva aspirare a ruoli di maggiore prestigio e addirittura a proclamarsi imperatore (si pensi aClaudio il Gotico eAureliano). Con Gallieno, inoltre, si completava la fine delle responsabilità militari dell'ordine senatorio a tutto vantaggio dell'ordine equestre, procedimento iniziato sotto Settimio Severo e che portò all'abolizione della figura dellegatus Augusti pro praetore di rangopretorio. Con un editto infatti l'imperatore abrogò l'accesso dei senatori alla legazione di legione.[118]
Lacavalleria legionaria di questo periodo appare divisa ancora inturmae e guidata dadecurioni. In battaglia, il decurione era affiancato daldraconarius, portatore dell'insegna deldraco (simbolo di nuova introduzione per le coorti e le unità di cavalleria, di derivazione dacico-sarmatica), e seguito da uncalo (lo schiavo del decurione che montava il suo cavallo di riserva).
Le prime unità di catafratti erano state, infatti, create daAdriano.[121] A partire da questo periodo si cominciò a fare ricorso ad unità dicontarii, truppe armate dicontus, ad imitazione dello stile di combattimento aggressivo tipico di sarmati eiazigi, fondato sulla carica diretta.[122] Già all'inizio del69 unità sarmatiche erano state assoldate per presidiare la frontiera inMesia, anche se tali truppe erano sospettate di essere facilmente corruttibili.[123] Una delle prime unità dicontarii fu l'Ala I Ulpia contariorum militaria, di stanza nella vicinaPannonia inferiore, costituita successivamente alla campagna dacica di Traiano. Questi cavalieri non avevano elmo o armatura, ma erano muniti solo di lancia.
Il successore di Alessandro Severo,Massimino il Trace, promosse la barbarizzazione dell'esercito romano,[124] essendo lo stesso Imperatore nato senza la cittadinanza romana,[125] ed aumentò l'importanza dellacavalleria di originegermanica ecatafrattasarmatica, arruolata dopo aver battuto queste popolazioni durante le guerre del235-238.[126] L'aumento degli effettivi della cavalleria, non solo andava ad accentuare la caratteristica di maggior mobilità dell'esercito romano, costituendone una nuova "riserva strategica" interna (insieme allalegio II Parthica, formata in precedenza da Settimio Severo), ma anche quella di tradursi in un esercito meno di "confine o sbarramento" che ne aveva caratterizzato il periodo precedente fin dai tempi diAdriano.[127]
Questo processo di graduale incremento di reparti di cavalleria, potrebbe aver generato una maggiore "mobilità" anche nella legione stessa, che culminò con la riforma diGallieno. Di fatto la cavalleria andava a costituire una sorta di "nuova riserva strategica" collocata nelle retrovie, in aggiunta allalegio II Parthica. L'esercito iniziava a tradursi in una forza meno stanziale, non più puramente di "confine o sbarramento", come era stato per i due secoli precedenti, in cui era apparsa legata in prima istanza alle forze di fanteria e in misura ridotta a quelle montate.[127][128]
ConGallieno, che di fatto abolì le cariche senatoriali all'interno dell'esercito romano e, di conseguenza, anche all'interno della legione stessa (le cariche ditribunus laticlavius elegatus legionis scomparvero),[118] la gerarchia subì una parziale modifica almeno nella parte concernente l'alto comando. Ciò potrebbe essere spiegato anche tenendo conto del fatto che il ceto senatorio era ormai disabituato a ricoprire responsabilità militari e appariva sguarnito delle competenze idonee a condurre gli eserciti. Questo punto della riforma, però, eliminò definitivamente ogni legame tra le legioni e l'Italia, poiché i nuovi comandanti, che erano spesso militari di carriera partiti daigradi più bassi e arrivati a quelli più alti, erano interessati solo al proprio tornaconto o al massimo agli interessi della provincia d'origine, ma non a Roma. Il resto del corpo di truppa, degli ufficiali e sotto-ufficiali rimase pressoché invariato:
AdAlessandro Severo risalirebbe un'importante modifica tattica, come il ritorno allo schieramentofalangitico di più legioni contemporaneamente, fino a costituire una massa d'urto di 6 legioni complessive (per un totale di 30 000 armati), fianco a fianco, senza alcun intervallo tra loro.[130]
SottoSettimio Severo venne aumentato il numero delle legioni romane a 33, con la costituzione di ben tre unità, in vista dellecampagne partiche: lalegio I,II eIIIParthica. Venne posta una legione di riserva in prossimità di Roma, neiCastra Albana, dove fu alloggiata laIIParthica. L'esercito ora poteva contare su 400 000 armati complessivamente. Un numero comunque esiguo se si pensa che dovevano presidiare circa 9 000 chilometri diconfine, controllare e difendere i 70 milioni di abitanti dell'Impero e che per raggiungere il confine dall'Italia occorrevano mediamente 2 mesi di marcia.[131]
Ai tempi diAureliano le legioni scesero a 31, per un totale di 150 000 legionari, affiancati probabilmente da un'altra metà di ausiliari, certamente maggiore in alcune province, per un esercito complessivamente composto da 300 000 uomini, di molto inferiore a quello di settant'anni prima a causa dell'incidenza delle guerre civili, delle numerose sconfitte e delle difficoltà di reclutamento.[132] Il ricorso alle vessillazioni si era fatto sempre più frequente.
Armamento tipico di legionario operante nelle province settentrionali intorno al275 circa. Il soldato indossa uncassis imperiale italico con rinforzo incrociato sul coppo, unalorica hamata con unfocale al collo per evitare le abrasioni, unbalteo cui sono appesi ilgladio e ilpugio, mentre nella mano destra regge unpilum pesante. Nella sinistra reca unclipeo ovaliforme. Indossa pantaloni, tunica a maniche a tubo e scarponi, essenziali per operare nei climi freddi dellimes renano.
Questa forma di governo a quattro, se da un lato non fu così felice nella trasmissione dei poteri (vedisuccessiva guerra civile), ebbe tuttavia il grande merito di fronteggiare con tempestività i pericoli esterni almondo romano.[134]. La presenza di due Augusti e due Cesari facilitava, infatti, la rapidità dell'intervento armato e riduceva i pericoli che la prolungata assenza di un unico sovrano poteva arrecare alla stabilità dell'Impero.
Diocleziano creò una vera e propria gerarchia militare sin dalle più alte cariche statali, quelle dei "quattro" Imperatori, dove il più alto in grado era l'AugustoIovio (protetto daGiove), assistito da un secondoAugustoHerculio (protetto da un semidio,Ercole), a cui si aggiungevano i due rispettiviCesari,[55] ovvero i "successori designati".[133]
In sostanza si trattava di un sistema politico-militare che permetteva di dividere meglio i compiti di difesa del confine: ogni tetrarca, infatti, curava un singolo settore strategico e la sua sede amministrativa era il più possibile vicino allefrontiere che doveva controllare (Augusta Treverorum eMediolanum-Aquileia in Occidente;Sirmium eNicomedia in Oriente[133]), in questo modo era possibile stroncare rapidamente i tentativi di incursione dei barbari, evitando che diventassero catastroficheinvasioni come quelle che si erano verificate nelIII secolo.
Diocleziano riorganizzò l'esercito, trasformando la "riserva mobile" introdotta daGallieno (formata di sola cavalleria) in un vero e proprio "esercito mobile" dettocomitatus, distinto dalle forze poste ai confini, probabilmente costituito da duevexillationes (Promoti eComites) e da trelegiones (Herculiani,Ioviani eLanciarii).[135]
Non sembra vi fossero particolari cambiamenti interni alla struttura della legione. Ciò che cominciò, invece, a delinearsi con maggiore frequenza, fu il costante invio divexillationes (di 1 000-2 000 legionari) da parte della "legione madre" (attraverso la suddivisione di unità più antiche) che, sempre più spesso, non fecero più ritorno.[134] La legione però rimaneva ancora legata al territorio, alla provincia di appartenenza, anche se essa andò perdendo di consistenza, passando dai circa 6 000 componenti dell'età alto-imperiale, ai 5 000 dell'etàdioclezianea e ai 3 000 di quellavalentiniana.[136] I principali motivi furono determinati dalle situazioni contingenti del momento:
la frequenza con cui laguerra civile, che determinò nel324 la fine dellatetrarchia, portò ad un continuo avvicendarsi diaugusti ecesari nelle varie parti dell'impero, e di conseguenza il cambio di potere al vertice, impedendo di fatto il ritorno di questevexillationes migrate spesso molto lontane dalle fortezze originarie.
Diocleziano comprese quale importanza ora rivestissero le forze di cavalleria. Egli, infatti, trasformò la "riserva strategica mobile" introdotta daGallieno (di sola cavalleria) in un vero e proprio "esercito mobile" dettocomitatus,[137] nettamente distinto da un "esercito di confine". Qui nelcomitatus, costituito da duevexillationes di cavalleria (traPromoti eComites), e trelegiones (Herculiani,Ioviani eLanciarii), ebbero ancora grande importanza le forze di cavalleria (vexillationes), che, ricordiamo, al tempo diGallieno ne costituirono l'intera "riserva strategica mobile"[138].
LoStrategikon, prontuario di guerra attribuito all'imperatore bizantinoMaurizio, metteva in guardia dal comporre una formazione da battaglia con meno di quattro ordini. Dunque, è probabile che in quest'epoca prevalessero formazioni, di assetto prettamente difensivo, date dalla sovrapposizione di più ordini, che potevano anche arrivare a sedici.[139]Arriano riferisce invece la disposizione in otto ordini: i primi quattro composti da uomini armati dihasta; tra questi gli uomini assegnati al primo rango protendevano in avanti le aste, alla maniera dellafalange, mentre nel secondo, terzo e quarto rango i compagni nelle retrovie si apprestavano a mettere mano alle armi da lancio (dardi e giavellotti), e una volta scagliate, riprendevano in mano le lunghe lance e le spade per farsi sotto il nemico. I successivi quattro ordini invece dovevano essere armati dilancea (sempre giavellotti), con cui bersagliare il nemico. Un nono ordine era formato da numeri di arcieri barbari.[139]
Vegezio inoltre prescriveva che tra un soldato e l'altro nella fila successiva ci fossero seipiedi (1,77 m) di distanza (un soldato occupava 3 piedi di spazio, corrispondenti a 88 cm).[140] Si ritiene che nell'avvicinamento al nemico le truppe serrassero i ranghi, mediante l'avvicinamento, a partire dalla retroguardia, delle file precedenti a quelle successive, per evitare che qualcuno nel mezzo, come allerta l'autore delloStrategikon, fermasse la marcia o si provocassero sfasamenti nella linea di schieramento.[141]
Il ruolo tattico della cavalleria sembra essere rimasto sostanzialmente subalterno alla fanteria.[142][143][144] Essa appare più che altro destinata a ruoli di schermaglia e "di contrappeso" con la cavalleria nemica, incaricata di svolgere missioni esplorative e azioni di disturbo, ma mai, se non in rari casi, di condurre attacchi risolutivi.[143][144]Asclepiodoto informa (nel I secolo a.C. però) che la cavalleria poteva assumere varie formazioni: quadrate, a losanga, allungate, a cuneo[145]. Occorreva però che non fosse sviluppata molto in profondità per evitare di creare il panico tra i cavalli nel caso in cui questi si sovrapponessero gli uni agli altri in una formazione troppo affastellata.[146]
In genere le unitàpalatinae costituivano l'esercito dedicato a un'interaprefettura del Pretorio, mentre le unitàcomitatenses costituivano l'esercito dedicato a una singoladiocesi nell'ambito della prefettura. Analogamente conferì all'"esercito di confine" una connotazione più peculiare: le unità che lo costituivano furono definitelimitanee (stanziate lungo ilimes) eriparienses (operanti lungo i fiumiReno eDanubio) (in epoca teodosiana alcune di esse furono rinominatepseudocomitatenses quando trasferite nell'"esercito mobile").
In sintesi si può così riassumere la nuova organizzazione delle unità militari, classificandola in tre differenti tipi, ognuno dei quali era a sua volta divisibile in sotto-unità, come segue:[151]
l'esercito "mobile" (comitatus), che dipendeva direttamente dall'imperatore. La vastità dell'Impero costrinseCostantino I a dover creare altri eserciti mobili, dislocati in varie regioni, al comando dei propri figli:Crispo,Costante,Costanzo eCostantino.[152] Per distinguere l'esercitocomitatensis regionale da quello sotto il diretto controllo dell'imperatore, quest'ultimo prese il titolo dipraesentalis. Questo esercito "mobile" era a sua volta diviso nelle seguenti sotto-unità, differenziate tra loro per rango gerarchico:
unitàPalatinae (dipalazzo opraesentalis), che rappresentavano l'élite dell'esercito romano, e che facevano parte dell'armata sotto il diretto controllo dell'Imperatore (nell'evoluzione successiva, affidato alMagister militum praesentalis) a loro volta suddivise in:
unitàComitatenses vere e proprie, che rappresentavano le unità "mobili regionali", ovvero quelle unità a disposizione dei singoliCesari (nel caso dei figli di Costantino) o dei varimagistri militum non-praesentalis (non di "corte"), a loro volta suddivise in:
unitàPseudocomitatenses, che rappresentavano quelle unità di frontiera (limitanei) distaccate presso l'esercito campale (comitatus) in occasione di particolaricampagne militari, e che spesso rimasero a far parte dell'esercito "mobile" in modo permanente. Esse poteveno essere solo di un tipo:
l'esercito "lungo le frontiere" (limes), ovvero deiLimitanei e/oRiparienses (questi ultimi erano soldati, posti a protezione delle frontiere fluviali diReno,Danubio edEufrate), unità "fisse" di frontiera aventi compiti principalmente difensivi e costituenti il primo ostacolo contro leinvasioni esterne. Queste unità erano a loro volta suddivise, sempre in ordine di importanza gerarchica in:
legiones limitaneae, ovvero lafanteria pesante dell'esercito stabile lungo le frontiere (formate da 1.200[154] fino a 5 000 armati ciascuna; normalmente quelle in Occidente erano di consistenza inferiore, rispetto a quelle della parte orientale);
Auxilia (oauxiliares oauxilium), di difficile interpretazione allo stato attuale delle conoscenze, ma comunque di dimensioni e qualità inferiori rispetto allelegiones dilimitanei;
Milites oNumeri, i primi rappresentavano forse dei distaccamenti di altre unità, mentre i secondi, erano unità di dimensioni sempre più ridotte e di formazione "indigena";
Alae eCohortes erano forse i residui di vecchie unità alto-imperiali.
In aggiunta, va precisato che si rese necessario un crescente reclutamento obbligatorio dei barbari (chiamatilaeti), già inquadrati nei numeri sin dall'epoca di Marco Aurelio, stanziati all'interno dell'Impero con l'obbiettivo di ripopolare alcuni territori abbandonati o falcidiati dalle pestilenze. In virtù dell'ereditarietà dei mestieri decisa da Diocleziano, si impose ai figli di ex militari la ferma obbligatoria, anche se però questi godevano di privilegi dovuti alla carriera dei propri padri. Con il passare dei secoli l'ingresso nell'impero di gruppi barbari fu visto come l'occasione per acquisire nuove reclute. L'esercito, quindi, svolse un grande ruolo nella romanizzazione dei barbari (costituendo praticamente l'unico modo per conquistare un ruolo sociale di rilievo), garantendo un'integrazione talmente forte da consentire di intraprendere la stessa carriera dei colleghi romani. La politica di integrazione perseguita tra ilIII e ilIV secolo rese inutile a partire dal regno diCostantino I un documento che concedesse formalmente la cittadinanza ai veterani barbari poiché questi si erano già integrati e romanizzati.[155]
A partire dalla seconda parte del regno di Costantino (dopo la vittoria su Licinio del 324),[147] molte delle legioni tradizionali (composte da 5 000/5 500 armati) cominciarono, in modo assai più evidente, a inviare lorovexillationes in forti/fortezze di nuova costruzione, o in città/borghi,[156] perdendo la loro abituale numerazione, ma soprattutto non facendo più ritorno alla sede principale della "legione madre". Alcuni studiosi hanno creduto che ciò andasse ad aumentare considerevolmente il numero delle legioni, in realtà molte di queste legioni erano semplici "distaccamenti legionari" (ad esempio gliIoviani dallalegio I Iovia, iSeptimiani dallalegio VII Claudia, ecc.) formati ora da 800/1 200[154] armati, prelevati dalla "legione madre" (di 5 500 armati), che andava così in modo definitivo a ridurre i propri effettivi. Contemporaneamente questi distaccamenti, chiamati in epoca alto imperialevexillationes, divennero essi stessi delle unità indipendenti legionarie. È vero anche che se buona parte di queste legioni "nacquero" da questo scorporo, altre furono create ex novo, da reparti specifici dell'esercito romano (ad esempio iBallistari, quali reparti diartiglieria) o da vecchieunità ausiliarie (ad esempio iGermaniciani).[157][158] Sulla base di quanto è stato esposto poco sopra vi erano quattro tipi di legioni che:
con l'evolversi del sistemapost-costantiniano si trasformarono gradualmente da unità di 5 000 armati, a unità ridotte fino a 800/1 200[154] armati circa;
continuavano a costituire il nerbo dell'esercito romano, costituite dafanteria pesante.
Si trattava delle seguentilegiones:
lalegio palatina, appartenente all'esercito mobilepraesentalis che dipendeva direttamente dall'imperatore;
lalegio comitatensis, facente parte di quelle unità "mobili regionali" a disposizione dei singoliCesari (nel caso dei figli di Costantino) o dei varimagistri militum non-praesentalis (non di "corte");
lalegio pseudocomitatensis, ovvero quel genere di unità "prestate" dalle frontiere imperiali all'esercito "mobile";
Costantino introdusse, quindi, nell'"esercito mobile" un nuovo tipo di unità (in aggiunta allelegiones e allevexillationes): gliauxilia palatina, eredi delle unità ausiliarie, che dopo laconstitutio antoniniana diCaracalla (212) erano state integrate nel tessuto imperiale.[159] In particolare gliauxilia palatina erano costituite da circa 500 fanti, generalmente con armamento leggero, più versatili dellelegiones ed impiegabili anche in azioni di guerriglia e rastrellamento. Conseguentemente nel tardo impero la distinzione tralegiones eauxilia divenne tecnico-tattica, più che basata sulla cittadinanza dei combattenti che vi militavano. Le legioni, infatti, risultavano meno flessibili ed erano dotate di un'organizzazione migliore rispetto a quella delleauxilia, oltre ad essere armate in modo "più pesante".
Vi è, infine, da aggiungere che nel365, il nuovo imperatoreValentiniano I (Augustus senior pressoMediolanum), spartì con il fratello minoreValente (Augustus iunior pressoCostantinopoli) tutte le unità militari dell'Impero (comprese quindi lelegiones), le quali furono attribuite all'uno o all'altro in parti uguali (quelle di 1 000 armati) oppure divise in due metà (quelle con un numero di legionari ancora di consistenza superiore ai 2 000 armati) dette rispettivamente "senior" (assegnate a Valentiniano I) e "iunior" (assegnate a Valente).[160]
Cavalleria legionaria di epoca tardo imperiale; al centro ildraconarius regge l'insegna deldraco della coorte.
Con la riforma costantinianapost324, sembra che i reparti dicavalleria legionaria siano stati pressoché aboliti a vantaggio di nuove unità di cavalleria specializzata, denominatevexillationes. Si trattava di unità usate all'interno delcomitatus.[138] L'abolizione della cavalleria interna alla legione, fu un processo lungo iniziato dalla riforma di Gallieno (o degli imperatori illirici), quando la cavalleria andò lentamente separandosi dalla fanteria legionaria, divenendo di fatto indipendente proprio sottoCostantino I (324-337) e cessando così di esistere come corpo aggregato alla legione romana.[161]
Le vessillazioni in quest'epoca designavano, non più i distaccamenti legionari alto imperiali, ma reparti di sola cavalleria. Levexillationes equitum andarono incontro a un progressivo consolidamento nell'organico e nel numero di distaccamenti, tanto da far pensare all'assegnazione di una nuova funzione strategica alle unità di cavalleria. Con lariforma di Costantino e dei suoi figli, le vessillazioni divennero unità alla base dell'organizzazione delle forze montate: levexillationes palatinae e quellecomitatentes erano nominalmente formate da 300 o 600 uomini. LaNotitia dignitatum elenca in quest'epoca ben 88 vessillazioni.
La cavalleria poteva essere leggera o pesante a seconda dell'armamento o della pesantezza dell'armatura. Esistevano gliequites sagittarii, arcieri a cavallo di derivazione orientale,partica o barbarica, la cavalleria leggera d'avanguardia (mauri,dalmatae,cetrati), e la cavalleria pesante deicatafractarii attrezzati di lance e muniti di pesantiarmature squamate e o dilorica manica, di derivazione sarmatica, partica o palmirena.[162] Soprattutto in Oriente, se si registra la presenza di ben 19 unità di catafratti secondo laNotitia Dignitatum, una delle quali era unaschola, reggimento di guardie a cavallo imperiale. Tutte queste unità, tranne due, appartennero alComitatus, con una minoranza tra iComitatensi palatini, mentre ci fu solo un'unità militare di arcieri catafratti.
I corpi di cavalleria erano integrati tanto nelle legioni comitatensi, quanto in quelle limitanee, eredi o delle vecchiealae di cavalleria ausiliaria o degliequites illyriciani o deiclibanarii già operanti in epoca alto-imperiale.
«Venivano in ordine sparso i corazzieri a cavallo, chiamati di solito «clibanari», i quali erano forniti di visiere e rivestiti di piastre sul torace. Fasce di ferro avvolgevano le loro membra tanto che si sarebbero creduti statue scolpite da Prassitele, non uomini. Erano coperti da sottili lamine di ferro disposte per tutte le membra ed adatte ai movimenti del corpo, di modo che qualsiasi movimento fossero costretti a compiere, la corazzatura si piegasse per effetto delle commessure ben connesse.»
Unità d'élite erano lescholae, istituite all'inizio delIV secolo per opera diCostantino I a seguito dello scioglimento dell'anticaGuardia pretoriana, e divise tragentiles escutarii. Ognischola era comandata inizialmente da untribuno, poi successivamente al V secolo da uncomes scholarorum, che aveva sotto il suo diretto commando un certo numero di ufficiali anziani dettidomestici oprotectores.[163] Se all'inizio de IV secolo erano elencate tre unità, nel V secolo laNotitia dignitatum elencasettescholae nella parte orientale dell'Impero e cinque in quella occidentale.[164]
Se al vertice di una delle armate, almeno fino aOnorio eArcadio, si collocava l'imperatore in persona (il quale poteva delegare gli altri eserciti adAugusti eCesari), ai grandi immediatamente inferiori erano preposti imagistri militum, tutticomites rei militaris in quanto parte dell'entourage imperiale. Essi erano:
ilMagister militum praesentalis a capo della fanteria.[165]
Sotto di loro imagistri militum regionali, per la cavalleria e per la fanteria. Alle dipendenze di questi ultimi vi erano icomites, i conti, distinti da quelli suindicati per essere assegnati al comando di regioni secondarie o considerate più sicure.[165]
Ai gradi immediatamente inferiori iduces, distribuiti uno per ogniprovincia (a cui erano affidate truppe dilimitanei, comprendenti anche lelegiones limitanae),[166] e sottoposti all'autorità delcomes territoriale. Ilprepositus, invece, poteva apparire alle dipendenze deldux, oppure poteva identificare un grado di comandante di cavalleria o di una specifica unità di appiedati.[165] Sopravvivono in quest'epoca infine, per i quadri dell'esercito, itribuni, agli ordini di un prefetto e divisi in due grandi categorie: comandanti di unità e comandanti superiori. Altri potevano essere addetti a svariate altre funzioni (dalla fabbricazione delle armi, al comando di unità della flotta ecc).[165]
Ufficiali inferiori e truppa
Con la fine dellaguerra civile (nel324) e ladinastia costantiniana le "vecchie"vexillationes legionarie vennero trasformate in nuove legioni indipendenti dalla legione "madre", riducendo il numero di armati fino a 1.200 uomini (come risulta da alcuni passi diAmmiano Marcellino, a proposito dellabattaglia di Strasburgo[167][168] del357 e diAmida del359[169], e inZosimo[154]).San Gerolamo in un passo aiuta a ricostruire quella che doveva essere la gerarchia per gli ufficiali subalterni in quest'epoca. Essa doveva prevedere:
ilprimicerius, addetto alla compilazione delle liste delle unità;
Per quanto riguarda la truppa, se si fa riferimento alla gerarchia gerolamiana, vi erano nell'ordine ilbiarchus, il circitor, l'eques (il cavaliere) e iltiro.[171] A questa economia vanno aggiunti ilpedes, il fante, e ilsemissalis, collocato tra il cavaliere e ilcircitor.[171] Va ricordato che a ciascun grado più alto, pur trattandosi di soldati, corrispondeva una paga più alta. Di conseguenza avremmo trovato:
ilbiarchus, forse come ilcircitor undecurione o un ufficiale inferiore;
ilcircitor;
ilsemissalis (che riceveva una paga e mezza, pur svolgendo analoghe funzioni di un soldato);
Le legioni stanziate lungo illimes in quest'epoca hanno ormai assunto una connotazione e un ruolo strategico dissimile dalle altre truppe stanziate in profondità, dislocate nei centri interni a causa delle sempre più gravi difficoltà logistiche. La loro posizione andò conferendo a queste forze di frontiera, dette dilimitanei oripenses (se poste a guardia dei confini fluviali), un ruolo di salvaguardia o di controllo dellimes, rispetto alle truppe "mobili", quelle deicomitatensi (comitatensi e limitanei potevano essere reclutati entrambi tra cittadini eperegrini).
Limitanei e comitatensi non vanno necessariamente vincolati gli uni e gli altri ai ruoli di forza "d'attrito" stativa e di forza mobile più flessibile. Una tale distinzione può anche essere suggerita a motivo della differente collocazione geografica, ma in realtà non esiste alcuna certezza che fossero preposti al ruolo, i primi, di forza di contenimento, e, i secondi, di "riserva strategica" o "forza mobile".[172] Inoltre i limitanei (il cui termine inizia a designare le forze di frontiera solo alla fine del IV secolo) iniziano ad essere impiegati sensibilmente più tardi rispetto alcomitatus, già esistente prima dell'avvento di Diocleziano.[173]
L'accusa diZosimo rivolta a Costantino,[174] e replicata dall'anonimo autore delDe rebus bellicis attorno al370, di aver minato la difesa delle frontiere allo scopo di istituire forze dinamiche di intervento, tradendo il progetto dioclezianeo del presidio dei confini, ha per lungo tempo contribuito a interpretare in senso oppositivo le strategie militari di Diocleziano e di Costantino.
La scelta di Costantino fu dettata principalmente dalla maggiore facilità di approvvigionamento per le truppe vicine ai centri cittadini (pur comportando tale iniziativa ovvi problemi di ordine pubblico e di abusi da parte dei militari). Diocleziano aveva scelto di rafforzare le difese, di costruire nuovi forti, anche se dotandoli di una quantità di truppe di difesa inferiore rispetto al periodo precedente. Ogni provincia era dotata di due legioni, duevexillationes di cavalleria (ognuna di 500 uomini) per un totale di 4 000 soldati circa.[175] Costantino, all'opposto, con le forze prelevate dalle frontiere trasformò ilcomitatus, comandato damagistri militum provinciali, che divenne la principale massa di manovra dell'esercito. A questo si affiancava la forza limitanea, sottoposta al controllo deiduces. Con Costantino il controllo dell'esercito era inoltre definitivamente sottratto ai governatori, ormai ridotti al ruolo esclusivo di amministratori e giudici. Sotto Costantino si ebbe, ancora una volta, lanecessità di creare nuove legioni da porre lungo iconfini imperiali, portando inevitabilmente ad un incremento del fabbisogno finanziario statale per mantenere le armate che ormai sembraraggiungessero i 600 000 uomini.
LaNotitia Dignitatum fornisce, infine, un quadro più o meno completo, anche se in gran parte anteriore alle grandi invasioni ed airegni romano-barbarici, della struttura delle province e delle unità militari.[176] Dal documento emerge una certa frammentazione, un quadro di apparente indebolimento delle vecchie legioni, con unità prive di un organico completo, anche se del tutto regolari e pienamente inserite all'interno di un preciso organigramma.[177] L'aspirazione ad entrare nella milizia limitanea era, generalmente, più diffusa, non solo perché chi vi era arruolato (ovvero i provinciali) avesse il vantaggio di rimanere vicino alla famiglia, ma anche in ragione dell'esenzione a beneficio dei figli dei curiali (il notabilato delle città), garantita da una legge del363, dell'obbligo ereditario alla ferma (riservato unicamente a coloro che sceglievano la strada dell'arruolamento e servivano nell'esercito per 10 anni).[178]
Mosaici delIV secolo inSanta Maria Maggiore (Roma), navata centrale. In questa scena (come in altri pannellimusivi) sono rappresentati alcuni soldati dell'epoca deltardo impero, tutti armati dihasta e protetti da elmi (che sembrano di tipoIntercisa) ornati da ricchi cimieri eclipei rotondi.
L'impero romano all'epoca della morte diTeodosio I nel395, con la divisione amministrativa dell'impero inprefetture ediocesi.
In seguito allasconfitta di Adrianopoli, l'Impero dovette venire a patti con i vittoriosiGoti, concedendo loro di stanziarsi neiBalcani comefoederati semi-autonomi: essi mantennero il loro stile di vita e la loro organizzazione tribale stanziandosi in territorio romano come esercito alleato dei romani. Oltre ai Visigoti, che alla fine ottennero, dopo molte altre battaglie contro l'Impero, la concessione dall'imperatore Onorio di fondare un regno federato inAquitania (418), altri popoli comeVandali,Alani,Svevi eBurgundi (che entrarono all'interno dei confini dell'Impero nel406) ottennero, grazie alle sconfitte militari inflitte all'impero, il permesso imperiale di stanziarsi all'interno dei confini.
Le devastazioni dovute alle invasioni e le perdite territoriali determinarono una costante diminuzione del gettito fiscale con conseguente progressivo indebolimento dell'esercito: un esercito professionale come quello romano, infatti, per essere mantenuto efficiente, aveva bisogno di essere pagato e equipaggiato, e le ristrettezze economiche dovute al crollo del gettito fiscale portarono ovviamente a un declino progressivo delle capacità di addestramento, arruolamento, dell'organizzazione logistica e della qualità dei rifornimenti in armi e derrate ai soldati (si spiegano in questo senso le sempre più crudeli minacce ai cittadini contenute nelle leggi del periodo in caso di mancato versamento dei tributi).[179] Da un'attenta analisi dellaNotitia Dignitatum, si può ricavare che quasi la metà dell'esercito campale romano-occidentale andò distrutto nel corso delle invasioni del405-420, e che le perdite furono solo in parte colmate con l'arruolamento di nuovi soldati, mentre molte delle ricostituite unità erano semplicemente unità dilimitanei promossi acomitatenses, con conseguente declino delle potenzialità militari con riferimento sia alla consistenza meramente quantitativa delle truppe che sotto il profilo della qualità.[180]
La perdita dell'Africa ebbe riverberi inevitabili e seri sulle finanze dello stato, indebolendo ulteriormente l'esercito (attorno al444).[181] Le perdite subite portarono all'ammissione in grosse quantità di ausiliari efoederati germanici (ad esempio Unni): ciò poteva portare benefici a breve termine, ma era deleterio a lungo termine, in quanto diminuiva gli investimenti nel rafforzamento delle unità regolari.[182]
Nel tardo impero l'esercito, per difendere i confini imperiali dalla crescente pressione barbarica, non potendo contare su reclute insignite di cittadinanza, a causa sia del calo demografico all'interno dei confini dell'Impero, sia della resistenza alle coscrizioni[183][184], ricorse sempre di più a contingenti digentiles (fino a una vera deriva "mercenaristica"), utilizzati dapprima come mercenari a fianco delle unità regolari tardo imperiali (legiones,vexillationes eauxilia), ed in seguito, in forme sempre più ingenti e diffuse, come alleati che conservavano le loro tradizioni e le loro usanze belliche. Il risultato fu un esercito romano nel nome, ma sempre più culturalmente estraneo alla società che era chiamato a proteggere.
Vegezio, autore di un manuale di strategia militare redatto tra la fine del IV secolo e la prima metà del V secolo, si lamentò per l'imbarbarimento progressivo dell'esercito romano, il quale, cominciando a combattere alla maniera barbarica, perse il suo tradizionale vantaggio nella superiore disciplina e strategia militare; lo stesso Vegezio si lamentò per il fatto che l'imperatore Graziano avesse permesso ai suoi fanti, probabilmente di origini barbariche, di non indossare più elmo e armature, esponendoli maggiormente alle armi nemiche e portando come nefasta conseguenza a diverse sconfitte contro gli arcieri goti.[185] Vegezio lamentò poi che non si costruissero più accampamenti e riferisce le conseguenze nefaste di questa scelta.[186] Sempre Vegezio lamentava poi che i proprietari terrieri, non intendendo perdere manodopera, escogitavano diversi espedienti pur di non fornire soldati all'esercito, ricorrendo anche alla corruzione degli ufficiali reclutatori: ciò fece sì che, invece di reclutare gente idonea al combattimento, venissero reclutati pescatori, pasticcieri, tessitori ed altre professioni ritenute non idonee da Vegezio.[187] La soluzione di Vegezio era tornare all'antico modo di combattere, alla "maniera romana", abbandonando il modo di combattere "alla barbara" introdotto dal sempre più crescente arruolamento di Barbari; in Occidente, tuttavia, per diverse ragioni, non si riuscì a invertire questa tendenza, portando alla sua rovina.[188]
Da alcune fonti letterarie del tempo si può evincere che il termine "ausiliario" divenne a poco a poco sinonimo di "soldato", così come lo fu nei secoli precedenti il termine "legionario", il che sta ad indicare una fase di progressiva smobilitazione delle antiche unità legionarie in favore di quelle ausiliarie. In una seconda ed ultima fase, l'esercito romano avrebbe perso definitivamente la sua identità, quando probabilmente anche la maggior parte degliauxilia palatina furono rimpiazzate da federati.[189]
Intorno al 460 l'esercito romano, e di conseguenza lelegiones, dovevano apparire solo l'ombra di sé stesse, con i territori ridotti ormai alla sola Italia o poco più. Nonostante tutto, secondo alcuni studiosi, l'esercito romano rimase efficiente fino ad almeno aMaggioriano (461).[179] SottoEzio e Maggioriano, l'Impero sembra fosse ancora in grado di affrontare e vincere in battagliaVisigoti, Burgundi,Bagaudi,Franchi, mantenendo sotto il suo controllo la Gallia, a riprova di una sua relativa efficienza.[190] Solo con l'uccisione di Maggioriano cominciò il definitivo declino, a causa della rivolta dell'esercito delle Gallie che portò alla formazione di uno stato secessionista in Gallia settentrionale, ilDominio di Soissons.[179] Privato dell'esercito delle Gallie, ed essendosi ridotti i territori gallici sotto il controllo del governo centrale alle soleProvenza eAlvernia, l'impero non fu più in grado di difendere queste province con il solo ricorso all'esercito d'Italia. Nel476 le armate sollevate daOdoacre contro ilmagister militumFlavio Oreste e l'ultimo imperatore in Italia,Romolo Augusto, erano costituite unicamente da alleati germanici, perlopiùSciri edEruli.[191] Tuttavia l'assetto generale dell'esercito romano tardo-imperiale, e alcune sue unità, sopravvissero almeno fino alVI secolo in seno allaPars Orientis.[192]Teofilatto Simocatta attesta, ancora a fine VI secolo, l'esistenza dellaLegio IV Parthica, anche se all'epoca le legioni erano quasi del tutto scomparse, sostituite da reggimenti di circa 500 soldati denominatinumeri (in latino) oarithmoi (in greco).
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Equipaggiamento deiVelites:scudo piccolo, rotondo e di legno;spada a punta, soltanto per infilzare; poi sostituita dalgladio;elmo piccolo e semplice; pelliccia di lupo da mettere sopra l’elmo;giavellotti corti e con una punta sottile.
Lorica hamata;gladio (spada corta, a punta e a doppio taglio);elmo del tipo di Montefortino, dotato di un ciuffo di crini di cavallo;scutum rettangolare con i lati arrotondati; duepila con la punta di ferro dolce;pugio (pugnale: usato come arma di ultima difesa).
Le Legioni alloggiavano in due tipi di accampamenti (castrum): "da marcia" o permanenti. I primi erano costruiti in via temporanea per garantire la sicurezza della Legione durante la sosta notturna in territorio nemico, i secondi erano relativamente stabili e potevano essere di due tipi:castra hibernia, in cui svernare, ecastra aestiva, in cui alloggiare le Truppe nei mesi estivi o in prossimità delle Campagne militari. I sistemi difensivi più rapidi e più facilmente realizzabili erano costituiti dai cavalli di frisia, ovvero dapila muralia (pali acuminati con un'incavatura al centro per consentire l'incastro assieme ad altripila) legati insieme e posti in cima agliaggeri che sorgevano accanto all'intervallum che separava la zona adibita ad ospitare le tende (papiliones), da quella della cinta difensiva, solitamente costituita da un fossato a ridosso di un terrapieno, per i campi temporanei, o da unvallum di legno o pietra (intervallato da quattro porte mediane) munito di torri per quelli permanenti. Le tende erano fatte di pelli cucite divitello, dicapra o dicuoio.
Il Castrum romano era attraversato da due strade principali che intersecavano nell'area delPraetorium (tenda o abitazione del comandante) e deiPrincipia (quartier generale), lavia Praetoria (che collegavaporta praetoria eporta decumana) e lavia Principalis (che collegava le due porte principali). Il Castrum romano poteva estendersi anche su 20-30ettari e ospitò fino all'89 d.C. 2 Legioni, dopodiché ne poté ospitare solo una. Le Unità ausiliarie avevano propri Forti distribuiti nelle zone più di confine ed erano intervallate con quelle legionarie. Le Forrezze ausiliarie (castella) erano basi di attività di pattugliamento e monitoraggio dei confini, fondamentali anche per tenere impegnato il nemico in caso di invasione. I Forti erano dotati anche delvaletudinarium, di un Ospedale militare.
Le fasi dell'assedio erano fondamentalmente tre, svincolate spesso da un ordine logico tra loro. La prima consisteva nel porre il blocco all'ingresso di merci e persone nella città e nell'isolamento del nucleo cittadino. La seconda fase era quella dellacontravallatio (controvallazione), usata aMasada, consistente nella costruzione di una semplice palizzata, di un fossato o di fortificazioni più complesso come sistema di difesa dagli assediati. Ulteriore sviluppo della seconda era la fase (terza) dellacircumvallatio, utile ai fini della difesa dall'esterno e dall'interno del campo degli assedianti, impiegato daCesare adAlesia.
Utili in fase di avanzamento erano levinee (anche iplutei) o in alternativa laformazione a testuggine, delle tettoie mobili per proteggere i soldati o gli scavatori nell'avvicinamento alle mura. Armi d'assedio ampiamente usate erano lebaliste, grosse balestre pensate per scagliare proietti di pietra o frecce e gliscorpiones, adoperati per il lancio di dardi e frecce di medie dimensioni. Spesso si usavano anche rampe (come quelle diJotapata e Masada) per far arrivare le torri d'assedio alle mura (munite di baliste o diarieti) o si ricorreva alla costruzione di imponentiterrapieni (come adAvarico).
Vegezio elenca sette tipi di armi d'assedio nell'Epitoma, riferibili a quest'epoca, ma certamente collocabili anche nei tempi anteriori. Le macchine più usate erano:
letestuggini, che secondo la descrizione dell'epitomatore tardo antico costituivano le macchine all'interno delle quali poteva essere collocata o l'estremità in ferro (per sineddoche si sarebbe poi forse intesa per ariete l'intera macchina), cioè l'ariete volto a minare la solidità delle mura, oppure una "falce" che serviva a "estrarre le pietre dalle mura";[193]
le vinee (larga circa 2 metri, alta 2 e lunga 4,70 metri), tettoie di legno leggero che potevano essere realizzate in gran numero a formare un lungo corridoio che consentiva l'avvicinamento alle mura degliscavatori;[194]
i plutei, schermi mobili, formati da intrecciature di vimini rivestiti di pelli o di cuoio, al riparo dai quali gli assedianti bersagliano gli spalti delle mura;[195]
imuscoli, macchine coperti dalle quali si poteva operare il riempimento dei fossati che consentisse alle torri mobili di raggiungere le mura;[196]
letorri mobili (larghe dai 9 ai 15 metri), costruite con travi e tavole ricoperte di pelli grezze per evitare di prendere fuoco, e formate su tre livelli, il primo dotato di ariete per colpire le mura, il secondo munito del ponte per l'accesso agli spalti, il terzo costituito da una torretta (spesso nascosta) con la quale colpire i nemici sulle mura e agevolare la conquista del settore o evitare l'incendio della torre stessa, soggetta spesso ad essere colpita da dardi incendiari.[197]
Durante il suo secondoConsolato, nel104 a.C., Gaio Mario conferì all'aquila un valore simbolico particolare, rendendola il segno distintivo della Legione.[198][199] Racconta Plinio che prima della decisione di Mario la Legione possedeva altri quattro simboli: illupo, ilcavallo, ilminotauro e ilcinghiale, recati davanti a ciascun rango dell'esercito. Non è chiaro tuttavia cosa identificassero queste quattro figure, e se fossero adoperate insieme o servissero ciascuna a designare un determinato raggruppamento. Si potrebbe ipotizzare che i quattro simboli fossero riferiti alle quattro Legioni citate da Livio.[200][201] L'aquila in età imperiale era tenuta in consegna dalla prima Centuria della prima Coorte.
La progressiva sostituzione dell'aquila, sacra aGiove Capitolino, o il suo affiancamento aldraco, simbolo religioso e militare presso idaci e i sarmati, con tutta probabilità assimilato dai Romani durante lacampagna dacica di Traiano, tanto da essere riportato in ben 20 scene dellaColonna traiana, dovrebbero risalire al II secolo.[122] Il simbolo compare in numerosi coni emessi daAntonino Pio,Decio,Claudio il Gotico eAureliano. Prima adottato dalle Coorti e dalle Ali di Cavalleria, passò successivamente a identificare l'intera Legione.
Oltre all'aquila e aldrago sarà impiegato più tardi illabaro (labarum), drappo quadrato recante ilmonogramma di Cristo (oppure costituito da un drappo con tre cerchi sormontato dal monogramma), quando Costantino ne farà il simbolo del proprio esercito, promuovendone la sostituzione, una volta divenuto imperatore, alle precedenti simbologie pagane. SecondoEusebio di Cesarea, il ritratto dell'imperatore si trovava sulla metà superiore del drappo, mentre sulla metà inferiore era disegnata una croce. Il Chi-Rho, invece, era attaccato al braccio superiore della croce.[202] Il labaro, assieme aldraco, una manica a vento purpurea retta da un'asta sfarzosa, precedeva le truppe in marcia alla testa dell'esercito.[203]
Signa (insegne) della legione nei rilievi dell'epoca diMarco Aurelio, presenti nell'arco di Costantino; tra l'altro è possibile notare ladamnatio memoriae che colpì il ritratto diCommodo (primo in basso) nel vessillo centrale.
Insegna tipica della centuria formata da un palo di legno con ad esso applicate dellephalerae (usate anche come decorazione), per un massimo di sei, che identificavano il numero della stessa all'interno della coorte. In alto, sotto il simbolo della mano (non è chiaro se attributo diMarte o gesto di saluto legionario), l'indicazione della legione.
Fregio dellaColonna traiana. Qui un cavalieredacico reca una testa di drago costituita da una manica a vento, sibilante al passaggio dell'aria.
Signifero della IV centuria della coorte (si noti il numero diphalerae),Legio XXX Ulpia Victrix.
I simboli militari romani erano ilvexillum, un piccolo stendardo consistente in un drappo, e ilsignum, costituito da forme solide raffiguranti animali, persone o oggetti. Gli addetti al trasporto dei simboli delle legioni e delle centurie erano: l'aquilifer per l'aquila della legione, ilsignifer per il simbolo del manipolo o della centuria, ilvexillarius per il portatore del vessillo, l'imaginifer per leimagines degli imperatori e, in epoca tarda, ildraconarius (i portatori deldraco erano sottoposti a unmagister draconum) per ildraco, che passò ad identificare anche ilsignifer.[204] All'interno dell'accampamento o del forte le insegne (signa militaria) erano conservate nell'aedes signorum, uno degli edifici deiPrincipia (quartier generale della legione), contenente gli stendardi delle unità.
L'aquilifer, di solito un signifero anziano, secondo nella gerarchia rispetto al centurione, era una figura di primaria importanza della legione, avendo la responsabilità di condurre in battaglia il simbolo dell'intero corpo militare, anche se la sua tutela era assegnata al centurione. Conservare e difendere l'aquila significava preservare la continuità della legione, perché la sua perdita poteva comportarne lo scioglimento, come avvenuto per le legioni distrutte dopo le battaglie diCarre eTeutoburgo. La caduta nelle mani del nemico delle insegne era un'onta gravissima, tanto cheAugusto si prodigò per ottenere la restituzione delle insegne di Crasso, riuscendo a farsele riconsegnare dalrepartoFraate IV nel20 a.C.
Ogni centuria, comprese quelle ausiliarie che avevano uno specificosignifer auxilia, possedeva un'insegna (signum) che consisteva in un certo numero di dischi metallici (phalerae), di solito in numero di sei (corrispondenti alle centurie nella coorte), fissati ad un'asta di legno, terminante in una punta o una forma di mano (il cui significato è incerto) al di sotto della quale poteva essere montato una targa con su indicato il numero della coorte o della centuria stessa.[205] Ilvexillum era uno stendardo, riportante il nome della legione, il simbolo e il numero, uno per ogni legione. Spesso identificava unavexillatio legionaria, ovvero un distaccamento della legione. L'imaginifer invece era il portatore dell'imago dell'imperatore, introdotta da Augusto, quando la figura dell'imperatore divenneoggetto di culto.[206] L'imago o leimagines erano ritratti realizzati in metallo battuto, custoditi dalla prima coorte.
Con l'ulteriore espansione della flotta, le navi vennero dotate di contingenti di fanteria imbarcata. Questa era in forza alla base principale del Miseno,[208] ed effettuava le comuni esercitazioni della fanteria romana, oltre alle speciali tecniche della guerra sul mare, come abbordaggi e il bersagliare le navi avversarie dalle torri delle quali erano dotate le unità maggiori della flotta. Il numero di queste unità fu soggetto a contrazioni ed espansioni nel tempo, seguendo le fortune della marina alla quale era in forza. In effetti, la fanteria di marina romana, antesignana di quella attuale in forza a quasi tutte le marine militari moderne, aveva una sua struttura e dei suoi campi di addestramento, come laSchola Militum di Miseno.
Il comando di ogni flotta era affidato a prefetti di rango equestre, talvolta aliberti. Al prefetto del Miseno era assegnata una superiorità gerarchica rispetto a quello ravennate.[209] Le flotte provinciali erano guidate invece da centurioni o da prefetti equestri. Ogni nave era assimilata ad una centuria e comandata di norma da un centurione chiamatotriarca. Al di sotto del prefetto, di grado superiore al centurionetriarca c'era ilnavarca, comandante di una flottiglia o di una squadra di imbarcazioni, anche se Vegezio sostiene che fosse a capo di una singola nave, con l'incarico di curare l'addestramento dell'equipaggio.[210]
^Tale affermazione costituisce una congettura fondata sul fatto che l'ultimo a citare l'uso del manipolo sia statoSallustio nelBellum Iugurthinum; secondo alcuni il primo impiego della coorte dovrebbe risalire alloscontro con iCimbri e iTeutoni
^ Frontinus, Sextus Iulius.,IX, inThe stratagems and the aqueducts of Rome, Harvard University Press, 1997, 1.18,ISBN0-674-99192-3,OCLC443837195.URL consultato il 25 febbraio 2020.
^Cambridge University Press,L'impero romano da Augusto agli Antonini, inStoria del mondo antico, vol. VIII, Il Saggiatore, Garzanti, Miano 1975, p. 446.
^Ovvero in una, due o tre "file" di centurie o manipoli, disposte cinque davanti e cinque dietro nelladuplex acies e quattro dietro, tre nella seconda e tre nella prima fila per latriplex acies
^Historia Augusta,Severus Alexander, 50.5;A. Liberati – E. Silverio,Organizzazione militare: esercito, Museo della civiltà romana, Roma 1988, vol. 5, pp. 19-20.
^Acta Maximiliani: «in sacro comitatu dominorum nostrorum Diocletiani et Maximiani, Constantii et Maximiani (= Galerio)milites christiani sunt et militant»
^Tale teoria si deve alla pubblicazione nel1976 del libro dello stratega militareEdward Luttwak dal titolo "La grande strategia dell'impero romano", in cui si sosteneva la tesi delladifesa in profondità attribuita aCostantino I. In realtà però tale dicotomia era presente già inG. Ostrogorsky,Storia dell'impero bizantino, Einaudi, 1968
^Spesso, per non privarsi della manodopera necessaria alla coltivazione delle loro terre, i latifondisti riscattavano dal servizio militare i loro contadini, versando al fisco una quota sostitutiva in denaro, che era usata dallo stato per reclutare i barbari (il problema è in realtà molto discusso; cfr.Carrié, pp. 137-139.
^Gibbon (Capitolo XVII) narra che molti giovani si tagliarono le dita della mano destra pur di non essere arruolati.
^Giordane,De origine actibusque Getarum, XXXVI, 192: « [...] hi enim adfuerunt auxiliares: Franci, Sarmatae, Armoriciani, Liticiani, Burgundiones, Saxones, Ripari, Olibriones, quondam milites Romani, tunc vero iam in numero auxiliarium exquisiti, aliaeque nonnulli Celticae vel Germanie nationes...».
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