
Laura de Noves, anche nota con i nomi diLaura de Novalis,Laura de Noyes eMadame de Sade[1] (Avignone,1310 –Avignone,6 aprile1348[2]), è stata unanobildonnafrancese, sposa del marchese Ugode Sade (antenato delMarchese de Sade)[3][4].
Alcuni l'hanno identificata con la Laura conosciuta, amata e celebrata daFrancesco Petrarca, altri ritengono che quest'ultima non sia mai esistita e sia stata soltanto un espediente poetico con un riferimento allaurus, l'albero sacro dedicato al dioApollo, protettore dellapoesia.
Non si sa molto di Laura de Noves. Nata nel 1310 adAvignone da Audiberto ed Ermessenda de Noves[6]in borgo d'Avignone, Laura si unì in matrimonio il 16 gennaio 1325 con il marchese Ugo de Sade, col quale generò undici figli[3][4]. Essa dunque è un ascendente del celebremarchese de Sade.
Francesco Petrarca la conobbe due anni dopo che ella si era sposata col marchese, il 6 aprile1327: è in questo giorno (Venerdì santo nella finzione letteraria di Petrarca, in realtà lunedì) che il poeta laureato la vide nellachiesa di Santa Chiara durante il suo soggiorno ad Avignone e se ne innamorò all'istante, tanto che continuò a celebrarla in ogni sua poesia. È lo stesso Petrarca a indicare le circostanze dell'innamoramento per Laura, nel sonettoEra il giorno ch'al sol si scoloraro:
L'identificazione della Laura petrarchesca con Laura de Noves ci viene fornita dallo stesso poeta nellaFamiliare II, nella quale testimonia l'esistenza della fanciulla ad uno scettico Giacomo Colonna. Tutto quello che si sa di lei, immagine stilizzata dall'amore ideale, viene dalle parole dello stesso Petrarca, che nel nome diMadonna Laura scrisse il suoCanzoniere, opera composta da 263 rimein vita e 103 rimein morte di Madonna Laura, per un totale di 366 componimenti. Il poetaaretino ci rende note anche le circostanze della tragica morte, avvenuta il 6 aprile 1348 a causa dellapeste nera (che causò il decesso anche degli amiciSennuccio del Bene, Giovanni Colonna eFrancesco degli Albizzi), in un passo delTriumphus Mortis:
l'anima era ormai già divisa dal suo corpo,
ciò che gli stolti chiamano "morire":
era simile a un dolce sonno, sui suoi begli occhi.
La morte, nel suo bel viso, sembrava bella.»
Venne sepolta nella chiesa "des Cordeliers" diAvignone; la tomba venne aperta dal reFrancesco I nel 1533, e si trovò tra l'altro un sonetto in italiano[8].
Una delle parole, nelCanzoniere petrarchesco, che più irradiano molteplici significati è proprioLaura: il poeta aretino impiega il nome della fanciulla come espediente poetico dietro il quale celare la figura del lauro, simbolo di gloria e trionfo letterario (di alloro erano composte le corone che andavano a cingere il capo dei massimi poeti). Si tratta di una reminiscenza dal sapore spiccatamente provenzale: era vezzo dellaletteratura occitanica alludere alla donna amata con un appellativo fittizio ma fonicamente simile, con l'impiego di un'apposita figura retorica, ilsenhal[9].
In effetti nei sonetti delCanzoniere la Laura petrarchesca è designata, oltre che come «lauro», anche come «auro» (unlatinismo per oro) e «aura» (intesa come brezza, aria); quest'ultimo termine a sua volta richiama l'aurora, simbolo del rinnovamento tanto ambito dal poeta laureato. Evidente è anche il riferimento al mito diDafne che, attiratasi le attenzioni del dio Apollo, si trasformò in pianta per sottrarsi alle sue lusinghe: è così che Laura assurge a simbolo di un amore non corrisposto ma anche dell'ispirazione divina[9].
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