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Circoscrizione | Municipio 9 |
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L'Isola (l'Isola indialetto milanese,AFI:[ˈiːzula]) è un quartiere[1] diMilano. Fa parte delMunicipio 9, di cui costituisce il NIL n. 11, denominato ufficialmente "Isola" .[2]
L'Isola è situata a nord diPorta Garibaldi (fino al 1860 chiamata Porta Comasina). Ha origine dal borgo lineare[3] che dal primo Ottocento si era sviluppato “fuori porta” nelComune dei Corpi Santi, ai lati dell'antica strada Comasina, a spese della preesistente campagna.
Dal 1878 la strada Comasina ha preso i nomi attuali dicorso Como fino a quella che oggi è lastazione Garibaldi, e oltre la stazione, più a nord, di via Borsieri e in seguito di via Thaon di Revel, poiché da metà Ottocento la continuità della strada e del suo borgo è stata interrotta dalla costruzione trasversale degli impianti ferroviari facenti capo alla stazione. Così il quartiere è composto di due parti, la sud più vicina al centro cittadino e la nord oltre le ferrovie.
Originariamente, il nomeIsola veniva attribuito dai milanesi a tutta la zona immediatamente a nord di porta Garibaldi, delponte delle Gabelle e diporta Nuova, a sud dellaFontana, a sud-ovest delle Abbadesse, ad ovest delcentro direzionale, ad est della zona Farini; limiti indicativi e fluttuanti, poiché i cosiddetti “quartieri” di Milano[4] un tempo non avevano confini ufficialmente stabiliti. Ma recentemente il Comune ha introdotto, all'interno dei Municipi, un'ulteriore ripartizione in 88 NIL (Nuclei di Identità Locale) ufficialmente perimetrati, riservando il nome "Isola", n. 11, alla sola parte del vecchio borgo situata a nord della stazione Garibaldi.
La corrispondente parte del vecchio borgo situata a sud della stazione Garibaldi, completamente snaturata dalle costruzioni ferroviarie e dalprogetto Porta Nuova, è stata unita alla zona dove un tempo era situato il ramo ovest dellaprima Stazione Centrale di Milano (1864); all'insieme così accorpato è stato attribuito il nome complessivo di "Porta Garibaldi Porta Nuova", NIL n. 9.
IltoponimoIsola riferito a questa zona è documentato da almeno tre secoli. Nella mappa di primo rilievo delCatasto Teresiano degli anni 1720-23, conservata nell’Archivio di Stato di Milano, di cui qui viene riprodotto un particolare,[5] sul lato sinistro della strada uscente dalla Porta Comasina (dal 1860 chiamata Porta Garibaldi), a partire da dove oggi c’è il numero civico 1 dicorso Como, è disegnata una costruzione a pianta rettangolare, lunga e stretta, isolata nella campagna, estesa per circa 60-70 metri verso nord, su cui è scritto: "INSOLA de Porta Comasina", in termini moderni: "Isolato di Porta Comasina". La costruzione era (allora) l'unica esistente in quel tratto della strada Comasina.[6]
Sulla mappa, attorno alla costruzione e lungo la strada, risultano solo orti, prati, terreno a viti (allora si faceva il vino anche a Milano, come nellavigna di Leonardo vicino aSanta Maria delle Grazie). Più avanti sulla Comasina, che si allontana da Milano in direzione nord, sono disegnate la cascina Magna subito ad est e ancor più innanzi ad ovest laChiesa di Santa Maria alla Fontana, il confine nord del quartiere.
La Comasina costituiva (come oggi) una delle più importanti strade commerciali tra Milano, laBrianza, i laghi e la vicinaSvizzera, tramite di scambio di merci e persone. Lemura spagnole, per secoli e fino agli inizi del Novecento, fungevano anche da cintura daziaria di Milano. All'esterno della cintura daziaria, in prossimità delle porte cittadine, nel tempo erano sorti depositi in cui i commercianti all'ingrosso immagazzinavano le merci (vino, sale, ecc.) destinate ad essere introdotte in Milano, che i negozianti della città venivano poi a ritirare, pagando (anche) il dazio nel momento in cui le immettevano entro la cinta daziaria.
L'Isola di Porta Comasina era probabilmente uno di questi depositi sorvegliati, formato da più recinti protetti da muri robusti, almeno in parte coperto e comprendente gli alloggi dei custodi, guardie daziarie, ecc. e stallaggi per animali e carri; analoghi per funzione agli attuali magazzini doganali della zona Farini. All'estremità del complesso più vicina a Milano, sulla mappa si leggeBolino della cita, cioè: "Bollino della Città". Una delle tante osterie/depositi di vino di Milano situate appena all'esterno della cintura daziaria, dove chi voleva introdurlo in città pagava (l'odiato) dazio sul vino.[7] Le botti e gli altri contenitori di vino potevano entrare in città solo se muniti dell'apposito "bollo".[8]
Nell'Ottocento, la costruzione indicata nelle mappe catastali del Settecento comeIsola di Porta Comasina non era più “isolata”. Accanto e intorno, ai due lati della Comasina sono disegnati altri edifici e la zona era ormai urbanizzata. Il termine "Isola" rimase però nell'uso comune per indicare tutto il nuovo quartiere che si andava sviluppando a nord della Porta. Sulle mappe “turistiche” ottocentesche,[9] all’estremità della costruzione più vicina alla porta cittadina, prima indicata come: "Isola di Porta Comasina" appare la scritta:Mezza lingua, dall'Osteria della Mezza Lingua[10]. L'esercizio, poi anche albergo, era succeduto alBollino del secolo precedente nella medesima favorevole posizione commerciale e durò fino agli inizi del Novecento. Noto ai milanesi per il vino (non gravato dal dazio, se bevuto sul posto) e come luogo di arrivo/smistamento di stampati patriottici/clandestini provenienti dall'estero, come dallatipografia di Capolago sullago di Lugano.
Tuttavia il toponimoIsola in questa zona rimane presente anche nelle successive mappe di Milano, come quella di Clarke del 1832, in cui appena dopo l’uscita dalla città dalPonte delle Gabelle, sulla sponda est delNaviglio della Martesana, in posizione distante circa 300 metri dall'Isola di Porta Comasina disegnata sulla mappa del Settecento, si legge la denominazione"Isola Bella", relativa ad un’altra osteria[11] (in seguito divenuta albergo, in esercizio fino al 1975, come da registro della Camera di Commercio di Milano) che fungeva anche da prima fermata delle diligenze sulla strada postale Milano–Monza.
L’osteria/albergo"Isola Bella" era anche meta di gite fuori porta,[12] come risulta da documentazione iconografica di metà Ottocento,[13] al pari della successivaCassina de' Pomm, situata più avanti, sempre sul Naviglio Martesana. L’edificio originario dell'albergoIsola Bella esiste ancora, in stato di rudere; dal 2021 è oggetto di un progetto di ricupero, per utilità sociale, al pari del vicino e più recente bell’edificio delleCucine Economiche (Arch. Broggi, 1883) in via Monte Grappa. Di fianco all'albergo, sull'attuale via Monte Grappa, c'era laGabella del sale,[14], un deposito di questa merce dove si pagava l'omonima gabella.
Si tratta quindi di unaleggenda metropolitana, pur diffusa su moltissimi siti internet, quella che erroneamente afferma che l'Isola sarebbe stata così chiamata perché zona "isolata" dal resto di Milano dalle costruzioni ferroviarie. In realtà, le ferrovie sono state inventate e costruite quando il nomeIsola era già in uso da circa 120 anni; nella zona, la prima è stata laferrovia Milano-Monza, costruita nel 1840 a nord del Ponte delle Gabelle, seguita poi dallaprima stazione Centrale di Milano (1864) e oggi dallastazione Garibaldi, del 1961.
Verosimilmente, essendosi nel tempo perduto il ricordo dell'antico "Isolato", che tale non era più da oltre un secolo, tra gli "Isolani" e chi scriveva del quartiere ebbe fortuna la spiegazione del nome dall'"isolamento" causato dalle costruzioni ferroviarie. È vero, comunque, che le ferrovie, per più di un secolo costruite e cresciute disordinatamente, senza alcun riguardo per gli abitanti del quartiere, e le vicissitudini urbanistiche successive hanno causato enormi danni alla viabilità della zona, che persistono tuttora specie nelle aree prossime agli impianti ferroviari. Se ne scrive in seguito nella sezione "Storia".
Il toponimoIsola non era registrato in alcun documento ufficiale, salvo le mappe del Catasto Teresiano, fino al 2014, quando è stato attribuito allastazione della M5, situata all’angolo tra via Volturno e via Sebenico. Paradossalmente, il toponimoIsola si è spostato a circa 750 metri a nord-est dalla prima costruzione del 1720 di cui si è detto. La zona che vi aveva dato origine, oggi, diversamente configurata, fa parte del "NIL Porta Garibaldi Porta Nuova", n 9 e (per lo meno dal punto di vista della burocrazia comunale) non può più fregiarsi del suo antico nome.
Storicamente l'Isola si sviluppa come un borgo lineare lungo l'antica strada che daMilano, uscita daPorta Comasina, portava fino aComo. Fino a metà Ottocento, in quest'area fuori dalle porte di Milano, dove iniziava ilComune dei Corpi Santi, tranne poche eccezioni, non esistevano case d'abitazione o edifici.
L'antico tracciato della strada che portava a Como, lungo il quale si è sviluppata l'Isola, è costituito attualmente da corso Como e dalla vecchia via Borsieri che un tempo comprendeva anche l'attuale via Thaon di Revel. Tale percorso venne completamente interrotto nel 1865 quando traversalmente alla strada Comasina si costruì la ferrovia, dividendo in due il borgo che gradualmente si stava sviluppando lungo la strada stessa.
Per ripristinare il percorso per Como, nel 1880 fu aperta più a ovest nelle mura spagnole la nuovaporta Volta, da cui partiva in direzione di Como l'attuale via Farini. La via Farini si incrociava con la ferrovia passando sotto il Ponte (ferroviario) della Sorgente, che prese il nome dallerisorgive che caratterizzavano la zona.[15]
A garantire una parziale continuità fra corso Como e la via Borsieri venne invece realizzata solo unapasserella pedonale. L'Isola andò a caratterizzarsi nel corso degli anni per una forte componente di abitazioni destinate ad operai, molti dei quali lavoravano nelle vicine fabbriche, come per esempio ilTecnomasio Italiano Brown Boveri, lo stabilimento dellaPirelli (inPonte Seveso) e l'Elvetica (invia Melchiorre Gioia), oltre che ovviamente nei vicini impianti ferroviari.
Scampati i bombardamenti, pur rimanendone ferita, nell'immediato dopoguerra sull'Isola cala lo spettro di un grosso "asse attrezzato" che la avrebbe dovuta attraversare, tagliandola, e collegare l'Arco della Pace con il piazzale Lagosta. Il progetto trova la sua ufficialità nel Piano del 1953, a seguito del quale negli anni successivi cominciano gli espropri e le relative demolizioni da parte del Comune.[16] La ferrovia viene arretrata, con la realizzazione della nuovastazione di testa di Porta Garibaldi. Anche attorno alla ferrovia si procede a colpi di esproprio sia per la realizzazione della nuova stazione sia per la realizzazione del centro direzionale previsto dal piano. Lo stessocorso Como viene dimezzato nella sua estensione.[17] Tuttavia la forte opposizione degli abitanti dell'Isola, gli eccessivi costi degli espropri e la mutata convinzione sulla necessità di una simile autostrada urbana portarono il Comune a fare un passo indietro. Residuo del progetto incompiuto "asse attrezzato" è, sopra i binari di Porta Garibaldi, un enorme spezzone stradale largo sei corsie che avrebbe consentito lo scavalco della ferrovia; ultimo fra i collegamenti fra il quartiere e la città (visto che la passerella era stata demolita nel1958 in favore del successivo sottopasso provvisorio dicorso Como, che durò fino al1960). Verrà dedicato adon Eugenio Bussa, storico prete dell'oratorio delSacro Volto all'Isola, in prima fila egli stesso contro l'attuazione del piano. Dopo diversi anni dalla sua posa venne dotato di due rampe, che consentono tuttora il passaggio (pedonale e, in un solo senso di marcia, veicolare) da Milano all'Isola.
Negli ultimi anni il quartiere ha subito una progressivarivalutazione, protagonista in parte anche di una più lenta ma progressiva sostituzione del caratteristico ceto popolare e operaio che la contraddistingueva. Proprio nel quartiere, infatti, si ergono le due torri delBosco verticale, edificate all'interno del più generaleProgetto Porta Nuova.
IlCimitero della Mojazza era un cimitero storico dell'Isola, aperto nel 1685, che derivava il suo nome dalle caratteristiche del terreno su cui sorgeva, fortemente imbevuto d'acqua e quindi estremamente fangoso; il verbomojà, in dialetto milanese, significa infattiinzuppare,ammollare ointingere in un liquido, da cui il sostantivomojàscia che sta perpoltiglia,melma,fanghiglia.[18] Nel cimitero avevano trovato sepoltura, nel corso dei secoli, personaggi illustri qualiCesare Beccaria,Giuseppe Parini eMelchiorre Gioia. L'intera area cimiteriale faceva capo alla vicinaChiesa di Santa Maria alla Fontana, mentre l'ingresso era sulla via Perasto, allora conosciuta comestrada della Magna, da cui prese il suo nome l'ampia area incolta a est dell'Isola.
Il cimitero venne soppresso il 22 ottobre1895 in concomitanza con l'apertura del nuovoMonumentale, in cui vennero trasferiti i resti dei personaggi più famosi sepolti alla Mojazza. A causa dell'estrema approssimazione delle operazioni e dell'impossibilità, in molti casi, di individuare con precisione la loro esatta sepoltura, nella maggior parte dei casi i resti andarono perduti con la soppressione del cimitero.
Passata ormai alla storia ma ancora viva nei ricordi, la cosiddettaMagna era un largo spazio situato in fondo a via Sebenico, che prendeva il nome da una storica cascina che qui vi sorgeva[19] Nella mappa catastale del 1720-23 qui allegata, la cascina situata sul lato est della strada Comasina (ora via Borsieri angolo via Sebenico) è indicata come “cassina de Magni”.
L'area era quella adiacente al Bivio della Magna,[20] sulvecchio tracciato perMonza dismesso dalleFerrovie a seguito dell'attivazione del nuovo nodo ferroviario nel1931 e della nuovaStazione Centrale.[21]
Successivamente, cresciuta a pratone incolto, era diventata luogo di ritrovo per i giovani dell'Isola, unico spazio all'aria aperta, lontano dai malconci cortili delle abitazioni popolari del quartiere. Nell'agosto del'43, quando i bombardamenti anglo-americani distrussero diversi stabili anche dell'Isola, vennero accumulate nellaMagna (così come in piazzale Archinto) le macerie degli edifici distrutti. L'area a prato si ridusse drasticamente, rimanendo solo un passaggio che collegava via Sebenico con via Pola, mentre ciò che restava libero venne in seguito trasformato in orto. La situazione si è mantenuta sostanzialmente immutata per molti anni prima che la costruzione di nuovi edifici (attualmente fronteggianti ilPalazzo della Regione) occupassero l'area.
Curiosamente, per la generazione successivala Magna era riconosciuta come l'area analogamente dismessa e incolta più prossima allavia Melchiorre Gioia.
L'Isola, forte della propria tradizione popolare e operaia, visse intensamente laResistenza partigiana. A perpetuarne la memoria venne posto il 25 aprile1972, in via Sassetti, all'altezza dello sbocco convia Melchiorre Gioia, un monumento ai caduti del quartiere,[22] che verrà poi, nel dicembre del 2009, trasferito nel più centralepiazzale Segrino, a seguito delle richieste degli abitanti. Una grande attenzione è stata posta anche alle lapidi per i singoli caduti.
Gli isolati, conformemente alPiano Beruto, misurano tutti all'incirca 120 x 100 m; erano suddivisi in lotti che potevano variare dai 500 ai 2000 m² ed erano caratterizzati da ripartizioni ortogonali. Il piano terreno era occupato da negozi o botteghe artigiane sul fronte strada e magazzini o attività produttive di maggiori dimensioni verso le corti interne, mentre i piani superiori destinati alle abitazioni erano del tipo a pianerottolo o, più spesso, a ballatoio. Il tipo di distribuzione differenziava le abitazioni in base alle destinazioni: il ballatoio era riservato alleabitazioni operaie e distribuiva piccoli locali, generalmente ad altissima densità abitativa; il pianerottolo connotava spazi studiati per il ceto medio, spesso dotati di servizi igienici privati e con dimensioni dai due ai quattro locali.
Il quartiere presenta numerose abitazioni in stileLiberty e altre tipiche delrazionalismo milanese, come le case diPietro Lingeri eGiuseppe Terragni, il quartiere diEnrico Agostino Griffini eManfredo Manfredi per conto dellaSocietà Edificatrice Case Operaie, Bagni e Lavatoi Pubblici e destinato ai lavoratori dell'Ospedale Maggiore, lo stabilimento della Italclima diGio Ponti eLuciano Baldessari. Tra questi edifici, particolarmente interessanti sono laCasa Ghiringhelli del1933,[23] laCasa Toninello del1934[24] e laCasa Comolli-Rustici del1935[25], tutte di Terragni e Lingeri.
La Fontana è il quartiere, a nord dell'Isola, posizionato lungo l'antica strada che collegava Milano con Como, che ha preso il nome dallaChiesa di Santa Maria alla Fontana.
L'Isola è servita dall'omonima stazione dellametropolitana5, situata sotto Via Volturno.
L'area è divisa a sud dal tracciato ferroviario, sul quale sorge dal1963 lastazione di Porta Garibaldi, accessibile attraverso i sottopassaggi di Via Pepe, dai quali si può raggiungere anche lastazione della metropolitana, interscambio tra le linee M2 ed M5. Questa stazione, gestita daCentostazioni/RFI, è servita da trenisuburbani (linee S1, S2, S5, S6, S7, S8, S11 e S13), regionali e ilMalpensa Express, gestiti daTrenord, e nazionali e internazionali.
Inoltre, poco distante dal confine con il quartiere, si trova, all'interno dell'attiguoCentro Direzionale, la stazionedi Via Gioia dellalinea M2.
Varie linee di autobus etram, gestite daATM, collegano l'Isola ai quartieri limitrofi e agli altri quartieri del centro di Milano.
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