L'Adone | |
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Autore | Giovan Battista Marino |
1ª ed. originale | 1623 |
1ª ed. italiana | 1625 |
Genere | poema |
Lingua originale | italiano |
Ambientazione | varia |
Protagonisti | Adone |
Coprotagonisti | Venere |
Antagonisti | Marte, Diana, Vulcano, Falsirena |
Altri personaggi | Amore, Clizio, Fileno, Mercurio, Apollo, Nettuno |
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L'Adone è unpoema diGiovan Battista Marino, pubblicato per la prima volta aParigi nel1623 presso Oliviero di Varennes. L'opera descrive le vicende amorose diAdone eVenere ed è uno dei poemi più lunghi dellaletteratura italiana (5.124ottave per un totale di 40.992 versi, poco più dell'Orlando furioso e circa tre volte laDivina Commedia e laGerusalemme liberata).
Dedicato aLuigi XIII di Francia, è composto da venticanti e preceduto da una lettera indirizzata alla reginaMaria de' Medici (madre e reggente di Luigi all'epoca della sua minore età) perché interceda presso il giovane re; la lettera è preceduta a sua volta da unaprefazione del critico franceseJean Chapelain in cui il poema viene giustificato comepoème de la paix (poema della pace), epico ma non eroico.
Ogni canto è preceduto daArgomenti in prosa, composti da Fortuniano Sanvitale, e daAllegorie, attribuite a don Lorenzo Scoto, che dovrebbero spiegare il significato morale del testo (il cui insegnamento, come detto nel proemio, èsmoderato piacer termina in doglia). Ogni singolo canto è fornito di un titolo e di un proemio di sei ottave, mentre il proemio del primo canto è di dodici ottave.
La scrittura del poema si estese per tutta la vita del Marino, a partire dagli anni napoletani fino alla stampa parigina. Le informazioni sono ricavate dall'epistolario o dalle prefazioni che aprono altre opere mariniane.
Nel 1584L'Adone è un poema idillico, che prevede la descrizioni dei suoi amori e della sua morte.
Nel 1605 sembra dover venire pubblicato in 3 canti (innamoramenti, amori e morte).
Nel 1614 consiste in "poco più di mille stanze" ed è diviso in 4 canti (amori, trastulli, dipartita, morte).
Nel 1615 da Torino il Marino scrive a Fortuniano Sanvitale che il poema è diviso in 12 canti ed è lungo quanto laGerusalemme liberata e di avere intenzione di stamparlo appena arriverà a Parigi.
Nel 1616, appena giunto a Parigi, il Marino scrive in una lettera che il poema "è diviso in 24 canti ed è quasi maggiore dell'Orlando furioso", anche se poi, come su detto, fu pubblicato in 20 canti e non in 24, il che ben indica quanto magmatica dovesse essere la struttura del poema ancora in questa fase. Quale fosse la vera dimensione dell'Adone a questa data è testimoniato da un manoscritto, oggi conservato a Parigi, dettoAdone1616, che contiene i primi tre canti del poema, il quale è dedicato alla regina Maria de' Medici e al suo favorito Concino Concini.
Tuttavia, il brusco mutamento della situazione politica a corte - con la presa del potere di Luigi XIII col conseguente allontanamento della regina e la morte violenta del Concini - costrinse il Marino a rimettere mano al poema che, in cinque anni (1617-1621), fu rivisto daccapo e aumentato fino a diventare l'immensa macchina in 20 canti che leggiamo oggi: questa nuova versione fu dedicata a Luigi XIII con l'intercessione di Maria de' Medici, mentre le ottave proemiali prima dedicate al Concini furono spostate, defilate, nel canto XI.
Da dove il Marino prendesse il materiale per il vasto rifacimento compiuto in questi cinque anni è possibile dedurlo da un documento del 1614 noto comeLettera Claretti, lettera dedicatoria che apre la terza parte delleRime mariniane, firmata da Onorato Claretti ma di sicura mano del poeta, e da alcune indicazioni sparse nelle lettere in cui l'autore parla lungamente dei suoi molti progetti poetici in via di redazione, dei quali non è rimasta però alcuna traccia. Poiché la descrizione che il poeta ci ha lasciato di queste altre opere coincide con molte parti del poema, si è indotti a pensare cheL'Adone, per divenire l'immenso poema che è ora, abbia praticamente "inglobato" gli altri poemi di cui parla il Marino, cioè leTrasformazioni, laGerusalemme distrutta (della quale resta il solo canto VII, edito postumo), ilPolifemo e laPolinnia, tutti riciclati variamente forse nei canti V-VII e XIX-XX.
Di certo da quello che testimoniano alcune lettere (in una lettera del 1619 a Ottavio Magnanini il poeta dice che Adone viene ucciso da Marte in forma di cinghiale, cosa che nel poema non accadrà) e dalla vastità dell'errata corrige (in cui a volte vi sono aggiunta intere sequenze di strofe), il Marino, come l'Ariosto, continuò a interagire con il poema fino all'ultimo, anche durante la stampa stessa.
Data la mole dell'opera, nel riassunto della trama sono qui indicate anche alcune riprese testuali di talune opere e notazioni strutturali sul racconto, poi approfondite nei successivi paragrafi incentrati sulle fonti e sulla struttura dell'opera.
Il poema si apre con l'invocazione a Venere e la dedica a Luigi XIII e Maria de' Medici.
Amore ha fatto innamorareGiove di un'altra donna, eGiunone, gelosa, se ne lamenta conVenere. La dea rimprovera Amore che ripara, piangente, daApollo; questi, per un antico odio verso Venere (che verrà spiegato daMomo nel canto VII), convince Amore a far innamorare Venere diAdone, dal momento che è principe di Cipro e pare destinato a una sorte fausta (mentre Apollo sa bene che l'oroscopo del fanciullo gli annuncia la morte). Amore si reca daVulcano e si fa forgiare una freccia infallibile, poi si reca daNettuno e gli chiede una tempesta. Intanto Adone, seguendo laFortuna su una barca, colto dalla tempesta naufraga a Cipro, l'isola dove si ambienterà praticamente tutto il poema; qui il pastore Clizio (come indicato nell'Allegoria che precede il poema, Clizio è in realtà il poeta genoveseGiovanni Vincenzo Imperiale, scrittore del poemaLo stato Rustico, punto di riferimento anche per il poetaGabriello Chiabrera), lo accoglie e canta un elogio della vita bucolica.
Invettiva contro i piaceri vani. Davanti al palazzo di Amore e Venere, immaginato come un edificio con quattro torri quadrate laterali ed una centrale rotonda, alla presenza di un albero di gemme e d'oro (idea tratta dalleStanze diAngelo Poliziano), Clizio racconta la storia delgiudizio di Paride (il racconto è parallelo al concorso di bellezza maschile nel canto XVI). Questo secondo canto manca nell'Adone1616 e forse è stato composto dopo l'arrivo a Parigi.
Invettiva contro le vanità dell'amore. Venere giunge a Cipro e, vagando scalza per i campi, viene punta da una rosa; per sciacquarsi si reca ad una fonte, ove vede Adone dormiente e se ne innamora. Assume quindi l'aspetto diDiana, lo sveglia con un bacio e si fa medicare il piede ferito (la scena è parallela al ritrovamento degli amanti nel canto XV); così anche Adone s'infatua della dea, che in ultimo si rivela. Prima di allontanarsi, la dea si volge indietro e recita il celebreElogio della rosa, uno dei brani più famosi del Barocco italiano.
La fatica e il travaglio provano la nobiltà. All'interno del palazzo Amore racconta ad Adone la storia dei suoi amori conPsiche (la vicenda è tratta dalleMetamorfosi diApuleio).
Invettiva contro i mezzani.Mercurio racconta cinque storie tragiche di giovani che amarono delle divinità (Narciso,Ganimede,Ciparisso,Ila,Ati, racconti tratti probabilmente dalleMetamorfosi diOvidio; la serie di racconti ha il suo parallelo in quelli narrati nel canto XIX). Adone è esortato da Venere a rinunciare alla caccia e, dopo aver visitato il palazzo, assiste alla rappresentazione della tragedia diAtteone su un meraviglioso palcoscenico rotante. Colto dal sonno, il ragazzo non vede il finale della tragedia.
I pericoli della carne e della seduzione. I due amanti visitano:
Invettiva contro poesia e musica lascive. I due amanti visitano:
Esaltazione della poesia erotica. I due amanti visitano:
Elogio di Apollo e della poesia. Passando dai piaceri dei sensi a quelli dell'intelletto, Adone e Venere, sempre accompagnati da Mercurio, visitano la meravigliosa fontana di Apollo che si trova nell'Isola della Poesia, e incontrano il pescatore Fileno, cioè il Marino stesso, che racconta la sua vita e passa in rassegna i suoi mecenati dell'Italia e della Francia, i poeti greci, latini e italiani, tutti scolpiti sulla fontana. Il poeta trova modo di rievocare anche l'attentato a Torino sortitogli dal poeta avversarioGaspare Murtola e di denigrare altri poeti suoi rivali, qualiMargherita Sarrocchi eTommaso Stigliani.
Invocazione alla Musa. ComeAstolfo nell'Orlando furioso, sotto la guida di Mercurio Adone visita i primi tre cieli:
Proemio dedicato a Maria de' Medici.
Invettiva contro il sentimento dellagelosia. La dea Gelosia avvisaMarte della vita felice della coppia e questi si precipita a Cipro. Venere fa fuggire Adone dandogli un anello (come quello diAngelica nell'Orlando furioso) contro cui non valgono incanti e che lo manterrà fedele. Adone incontra una ninfa che lo porta alla dimora sotterranea della maga Falsirena che tende insidie amorose al giovinetto, il quale, sempre fedele a Venere, tenta la fuga ma viene imprigionato. Durante l'avventura sotterranea nel regno di Falsirena aumentano sensibilmente i rimandi cristologici ed agiografici della figura di Adone.
Alcune ottave di questo canto erano già state messe in musica e pubblicate nel 1615 daSigismondo d'India; sono collocate anche nel II canto nell'Adone1616 (che manca dell'odierno canto II, il Palagio d'Amore) per descrivere l'incontro di Adone con Venere (che è nel III canto attuale): il personaggio di Falsirena, quindi, deve avere preso corpo dopo il 1616 e solo dopo questa data il poeta deve aver riferito a lei le ottave che prima riguardavano Venere.
Invettiva contro lamagia. Attraverso un sanguinoso maleficio (tratto dallaFarsaglia diLucano), Falsirena apprende che Adone è innamorato di Venere, che gli ha donato l'anello fatato, che gli viene sottratto. Ad Adone appare Mercurio e gli spiega le insidie che ancora lo aspettano. Trasformato per sbaglio dalla stessa Falsirena inpappagallo (simbolicamente lo stesso uccello che cantava le lodi della rosa nel giardino di Armida dellaGerusalemme liberata), Adone può volare via dalla prigione. In questa forma si sottrae, grazie a Mercurio, ad un agguato di Vulcano e, tornato a Cipro, assiste inerme agli amori di Marte e Venere nel giardino del tatto. Su consiglio di Mercurio torna nel regno sotterraneo di Falsirena per recuperare il suo aspetto e l'anello fatato ma, contro il monito del suo consigliere, giunto al tesoro di Falsirena Adone sottrae anche le funeste armi diMeleagro, che lo porteranno alla morte.
Deplorazione della decadenza dell'arte militare. Tornato sulla terra, Adone si traveste da donna per far perdere le sue tracce, ma incappa nelle trame di due opposte bande di briganti, che lo concupiscono credendolo donna. Se ne libera grazie a una romanzesca serie di equivoci e di uccisioni, ma è poi coinvolto nel non meno complesso romanzo amoroso di Sidonio e Dorisbe, il cui racconto include quasi intera la seconda metà del canto. Gran parte di questo canto è tratta dalleEtiopiche diEliodoro di Emesa, dalPalmarin diLodovico Dolce e dalMondo nuovo dell'avversarioTommaso Stigliani (prima parte stampata nel 1617).
Invito alla speranza amorosa. Andato via Marte, Venere travestita da zingara incontra Adone e gli legge la mano: è una nuova occasione per metterlo in guardia dal suo oroscopo e dai pericoli della caccia. I due tornano agli amori. Per distrarlo dalla noia incipiente, Venere propone una partita a scacchi (tratta dagliScacchia ludus diMarco Girolamo Vida) e Adone vince, anche se con la frode di Mercurio, guadagnandosi così il regno di Cipro (che in realtà sarebbe già di Adone in quanto figlio diCinira e Mirra). Mercurio narra la favola della ninfa Galania: essa un giorno barò a scacchi contro Venere, e Venere la costrinse a portare sempre con sé la scacchiera trasformandola intartaruga (la favola è tratta dagliEcatommiti diGiambattista Giraldi Cinzio).
L'intero canto è parallelo al primo incontro nel III canto (là Venere è travestita da Diana e qui da zingara) e riassume simbolicamente l'educazione sensoriale (la mano) e intellettuale (gli scacchi) di Adone svolta nei canti VI-IX.
La bellezza corporea è specchio dell'anima. Si deve eleggere con un concorso di bellezza il nuovo re di Cipro; lunga parata dei principi che vengono al tempio (la scena è parallela al giudizio di Paride nel II canto). Anche Adone partecipa e vince. Giunge intanto una donna, la vecchia nutrice di Adone, che rivela come egli sia il vero figlio del re di Cipro; porta a conferma il fatto che egli abbia una macchia a forma di rosa sul costato, il che si rivela corrispondente al vero. Adone quindi viene incoronato, ma non vuole esercitare alcun potere e lascia il suo ruolo all'anziano reggente, per tornare nel giardino di Amore.
La separazione è il più grande dei dolori. Venere deve essere presente alle feste che si danno aCitera in suo onore e Adone le strappa la concessione di poter cacciare nel parco di Diana. Durante il viaggio per mare a dorso diTritone,Proteo le predice la morte di Adone; Tritone le narra la storia diGlauco che si è reso immortale con delle erbe; Venere lo cerca ma fallisce.
Amore e Sdegno travagliano l'uomo. Su delazione di Aurilla, una creatura di Falsirena, Marte tende ad Adone un agguato nel parco, coadiuvato da Diana: i due aizzano un cinghiale contro Adone. Questi lo affronta con le armi di Meleagro, fatali a chi le porta, e per di più colpisce la belva con una freccia di Amore, infondendogli furia amorosa. Un vento inviato da Marte e Diana, scopre la coscia di Adone ed eccita la fiera, che gli morde l'anca come per baciarlo. Adone muore dissanguato. Venere, avvisata in sogno (tratto dalDe raptu Proserpinae diClaudiano), accorre e assiste alla morte del suo amato, piangendolo a lungo. Si cerca e si processa il cinghiale, che viene assolto, intese le ragioni amorose che l'hanno mosso.
Il pianto e il destino. Quattro divinità accorrono a consolare Venere intorno alla bara con racconti di sei dolorosi casi mitici analoghi al suo: Apollo narra diGiacinto,Bacco di Pampino,Cerere diAci,Galatea ePolifemo,Teti di Calamo e Carpo, di Leandro, diAchille (scena parallela ai racconti del canto V; è qui che il Marino trova modo di riciclare forse anche il suo poemaPolifemo). Si celebrano i funerali. Venere trasforma il cuore di Adone inanemone (in opposizione simbolica alla rosa del canto III) e indice tre giorni di giochi in onore del defunto.
Congedo del poeta. Gli dèi accorrono ai giochi. La parata (qui il poeta ha probabilmente riciclato le ottave dellaGerusalemme distrutta). Il primo giorno è dedicato alle gare di tiro all'arco e di danza; il secondo alla lotta e alla scherma; il terzo alla giostra, cui partecipa la nobiltà italiana e straniera e in cui i cavalieri Fiammadoro e Austria (simboleggianti Francia e Spagna), dopo il duello, sono uniti da Venere. Sullo scudo istoriato ottenuto in premio da Fiammadoro, Apollo legge le guerre tra Francia e Spagna, l'unione dei regni tramite il matrimonio di Anna d'Austria e Luigi XIII e tesse gli elogi di Luigi XIII, trascritti in forma di poema dal pescatore Fileno (il Marino).
Premesso che bisognerebbe leggere con attenzione la lettera al bologneseClaudio Achillini che apreLa Sampogna (1620) per capire cosa il Marino intenda per "furto" letterario e per traduzione, la storia deL'Adone si intreccia con quella delle fonti: fittissima è infatti la trama intertestuale del poema e in continuo aggiornamento critico, vista la vastità delle conoscenze del poeta sia nell'antica poesia greca (sebbene non conoscesse il greco) e latina, sia nelle letterature italiana, francese e spagnola.
Le fonti si possono agevolmente dividere in:
Nel dettaglio:
Come evidente, gran parte delle informazioni riguardo ai tempi di stesura sono conoscibili solo tenendo conto di molte opere contemporanee, dalla data di pubblicazione delle quali possiamo sapere a posteriori quando alcune parti del poema possono essere state composte. L'insieme delle fonti dichiara una preferenza per gli autori greci (letti in traduzione) rispetto ai latini, e rimanda, nel modo di strutturare la narrazione per salti episodici, aOvidio,Nonno di Panopoli,Claudiano, alromanzo greco e aLudovico Ariosto (più che aOmero eVirgilio, come invece nellaGerusalemme liberata).
Il poema, come lo leggiamo adesso, dovrebbe essere, insomma, una vasta riscrittura durante il periodo francese del Marino, specialmente dopo la morte del Concini, in cui sono confluiti tutti i vari progetti poetici: in quei cinque anni (1617-1621), il Marino avrebbe rifatto ex novo il poema scrivendo quasi daccapo gli attuali canti II, V-VII, X-XVI, XIX-XX. Alcune parti del poema, quindi, rivelano di essere state scritte in momenti alquanto differenti e soprattutto di essere frutto di ispirazioni diverse, poi tutte confluite nel poema: questo vasto materiale si è venuto sedimentando intorno ai quattro canti del progetto antico (Amori, Trastulli, Dipartita e Morte) che risultano ora dislocati a gran distanza, nei canti III-VIII-XVII-XVIII, inframmezzati dall'insieme dei racconti secondari, delle peripezie e del continuo proliferare diecfrasi.
Come ha notatoGiovanni Pozzi nel suo commento al poema (e come in parte già notato da Tommaso Stigliani nel suoOcchiale, di cui si dirà oltre),L'Adone si mostra come un poema bifocale a forma diellisse divisibile in due metà, in cui gli episodi presenti nella prima metà (che narra amori e trastulli, canti I-XII) si ripropongono simili, come in uno specchio, nella seconda (dipartita e morte, canti XIII-XX). Questi episodi, a loro volta, appaiono legati fra loro per analogia o per similarità di situazione più che per stringente necessità narrativa. Si può dire al riguardo che:
Immediatamente stampato il poema, il Marino tornava in Italia ma tornavano a galla le questioni irrisolte con l'Inquisizione. Un'opera comeL'Adone non si adattava al clima del pontificato del neoelettoUrbano VIII e della fastosa Roma barberiniana. L'intervento del papa contro il Marino è uno dei primi atti del suo pontificato, ed è finalizzato a far piazza pulita delle ambigue relazioni intrattenute fino ad allora dalla Chiesa con parti dell'intellettualità, e parallelamente a scoraggiare il diffondersi di determinati atteggiamenti culturali; si può ritenere che questo sia il primo passo del lungo e doloroso percorso che porterà nel1633 alla terribile condanna diGalileo Galilei, vero eroe e martire del pensiero (due etichette che al duttile Marino si addicono in verità pochissimo).
Alla sua uscita il poema sollevò un immenso clamore e scatenò, come già laGerusalemme liberata, un gran polverone. Adirato,Tommaso Stigliani compose il libelloL'occhiale (1627) in cui denunciava i "furti" letterari del Marino e le incoerenze della trama generale.
Questo libello diede vita ad un'acre diatriba durata tutto il secolo, con varipamphlets favorevoli o contrari al Marino:
ed altri ancora (quali Giovan Battista Capponi, Luca Simoncini, Giovanni Argoli...)..
Le critiche si appuntarono principalmente su:
Il Marino, in realtà, rispose indirettamente a queste critiche nelle lettere, privatamente, dando in realtà poca importanza all'opinione deipedantuzzi e ai vari paragoni fatti con laGerusalemme liberata e alle accuse di plagio.
Il successo deL'Adone, anche dopo le condanne inquisitorie, fu immenso, e le condanne ecclesiastiche non servirono a farlo scomparire mai dal mercato librario. Tra le opere cui diede ispirazione si ricordano:
Sull'autore, in generale:
SuL'Adone:
Sulla fortuna teatrale:
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