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Kilij

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Kilij
Scimitarra turca
Kilij Ottomano. Forma corta tarda del kilij (pala)
TipoSpada
OrigineTurchia (bandiera) Turchia
Produzione
Entrata in servizioXIV secolo
Ritiro dal servizioXIX secolo
VariantiKarabela
Pala
Descrizione
Lunghezzaca. 95 cm
lamaca. 65-80 cm
Tipo di lamainacciaio, ricurva, affilata sul lato convesso.
Tipo di puntalarga e pesante, con accentuato controtaglio.
Tipo di manicoa una mano, con piccola guardia a croce, controcurvo rispetto alla lama e privo di pomolo.
The Book of the Sword
voci di armi bianche presenti su Wikipedia
Dall'alto al basso:
*Spada da esecuzione o spada da parata;
*Forma tarda, corta, delkilij;
*Forma arcaica, standard, delkilij;
*Ibridosciabola-kilij di fattura europea.
Armeria Imperiale delTopkapi,Istanbul

IlKilij (turcokılıç, letteralmente "spada") è l'arma bianca manesca del tipospada più comunemente associata all'etnia deiTurchi, in uso presso leforze armate di tutti i regni e gli imperi creati da quelle genti: dall'Impero selgiuchide all'Impero ottomano, passando per i vari potentatimamelucchi (Sultanato mamelucco,Sultanato di Delhi, ecc.) sino all'Impero Moghul. Costituisce il modello di riferimento dellascimitarra, conlama monofilare, tagliente sul lato convesso, ricurva, dal marcato controtaglio e curvatura accentuantesi in prossimità della punta[1].

IlKilij fu il prodotto finale dell'evoluzione tecnica partita dall'archetipicasciabola turco-mongola, e la base di sviluppo dellashamshirpersiana dalla quale sarebbe derivata lasciabola occidentale.

Storia

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Origini

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Lo stesso argomento in dettaglio:Sciabole turco-mongole.

Le forze dicavalleria deiturchi dell'Asia Centrale iniziarono ad utilizzarespade alama ricurva dalla fine dell'era degliXiongnu (III secolo)[2], con un'affermazione definitiva del modello al tempo degli imperi dei turchiGöktürk[3]. Si trattava di armi dalla lama marcatamente ricurva, monofilare, con un controtaglio (yelman) lungo quanto un terzo della lama, inacciaio con alte percentuali dicarbonio. La forma di queste armi ricordava molto da vicino ildao in uso alle forze di cavalleriacinesi sin dal tempo delladinastia Shang (XVI-XI secolo a.C.), perfezionato come arma in acciaio e non più in bronzo dalladinastia Han, responsabile dei contatti/scontri tra ilCeleste Impero e gli Xiongnu.

La diffusione dell'Islam tra i turchi contribuì alla diffusione della loro spada ricurva tra i grandi regni dell'Asia occidentale, a discapito delle spade a lama diritta precedentemente in uso presso gliarabi (v.kaskara). I primikilij ad entrare nel bacino culturale arabo appartenevano aiGhulam, gli schiavi-soldati di etnia turca che combatterono per icaliffiOmayyadi edAbbasidi. La creazione dell'Impero selgiuchide inPersia e delSultanato di Iconio inAnatolia (XI secolo) fece dei turchi la potenza dominante dell'Asia centrale e delMedio Oriente, garantendo ulteriore diffusione e successo alla loro spada ricurva. Proprio in questo periodo, in Iran, iniziarono a diffondersi leshamshir a lama ricurva derivate dalkilij (lo stesso processo si verificò inIndia quando la fondazione dell'Impero Moghul portò alla creazione deltalwar). Il parallelo avvio dellecrociate ed il conseguente intensificarsi dei contatti e degli scontri tra europei,bizantini e potentati musulmani, diffuse in Europa l'idea delkilij quale arma "standard" di "mori" e "saraceni".

Ilkilij ottomano

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Nella seconda metà delXIII secolo, numerose tribù diturcomanni si stanziarono in Anatolia, approfittando del ristagno politico-militare in cui versavano l'Impero bizantino, i selgiuchidi e gliStati crociati. Nel1299 ilbeyOsman I, già al servizio delsultano diIconio, fondò l'Impero ottomano ed i suoi successori, nel cinquantennio successivo, estesero il loro potere oltre lostretto dei Dardanelli sino ad occupareAdrianopoli nel1389.Costantinopoli venne conquistata nel1453 ed ilRegno d'Ungheria distrutto nel1526, mentre Persia,Siria edEgitto venivano annesse all'impero entro il1517.

Padroni di buona parte del Medio Oriente e dell'Europa balcanica, i cavalieri ottomani delXV-XVI secolo iniziarono ad affiancare alkilij lashamshir (çimçir inlingua turca) dei selgiuchidi[4]. Armi di pregevole fattura, realizzate in ottimoacciaio Damasco edacciaio Wootz, vennero realizzate dai maestri armaioli diDamasco,Bursa eDerbent.

Al volgere del XVIII secolo, ikilij turchi vennero accorciati, pur mantenendo lo stesso peso, onde ottenere armi in grado di garantire una miglior capacità di parata rispetto allashamshir, troppo curva e priva del controtaglio. Parallelamente, i sempre più massicci contatti e scontri tra le forze del sultano diIstanbul e quelle dellotzar diMosca favorirono il diffondersi, nell'esercito russo, dikilij, che iniziarono ad essere prodotti anche daarmaioli russi.

Nel1826, il sultanoMahmud II operò una radicale ristrutturazione dell'apparato burocratico militare ottomano, smantellando secolari istituzioni come igiannizzeri e riformando le forze armate imperiali secondo il modello europeo. L'esercito ottomano abbandonò formalmente ilkilij in favore dellasciabola europea e dellospadino. La vecchia scimitarra divenne arma distintiva dellaBrigata Ertuğrul, composta dai turcomanni incaricati di garantire la sicurezza fisica del sultano, che la mantennero in uso con chiaro intento romantico-nostalgico sino allarivoluzione dei Giovani Turchi del1908.

Ilkilij e la nascita della sciabola occidentale

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Lo stesso argomento in dettaglio:Sciabola.

La diffusione negli eserciti dell'Europa Orientale, fondamentalmente ilGranducato di Moscovia ed il Regno d'Ungheria, ivi compresi ivoivodati (principati) diMoldavia,Valacchia eTransilvania, di spade a lama ricurva simili allascimitarra orientale si dovette ai contatti con iTartari prima (XIV secolo) e, fondamentalmente, con gliOttomani poi (XV secolo). Solo nelXVI secolo però le lame ricurve iniziarono a diffondersi anche nelle terre del vecchioRegno di Polonia e delGranducato di Lituania, sostituendo la spada a lama diritta in uso presso le forze dicavalleria. La prima forma di spada occidentale da cavalleria a lama ricurva fu laszabla, diffusasi tra le truppe di cavalleria dellaConfederazione Polacco-Lituana durante il regno diStefan Batory (1576-1586), giàvoivoda di Transilvania[5].

Nella quasi totalità dei paesi dell'Europa Occidentale, la parola "sciabola" (sabre ininglese efrancese,säbel intedesco,sable inspagnolo etc.) deriva appunto dal vocabolopolaccoszabla.

Nel corso delXIX secolo, i continui contatti tra gli europei ed i territori africani ed asiatici gravitanti intorno al decadente Impero ottomano (v.Imperialismo) intensificarono il processo di "orientalizzazione" delle spade da cavalleria occidentali. Le sciabole di tutti i corpi di cavalleria presero a modello la curvatura delkilij pur mantenendosi fedeli all'originario modello dellaszabla per quanto concerne il rapporto di larghezza tra lo scarico della lama ed il falso-taglio in prossimità della punta. La sciabola occidentale mantenne quindi sempre lama più lunga, più appuntita e meno curva rispetto al modello orientale di riferimento.

Costruzione

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Ilkilij, lascimitarra per antonomasia, ha:

  • Lama (namlu) inacciaio, spessoacciaio Damasco, marcatamente ricurva, affilata sul solo lato convesso, allargantesi presso la punta che ha un accentuato controtaglio (yalman), spesso affilato, lungo un terzo della lama. Molti esemplari presentano decorazioni adagemina ekoftgari sul "forte" (namlu yüzü) o su tutta l'estensione della lama;
  • Impugnatura (balçak) "a manico di pistola", controcurva rispetto alla lama, solitamente con piccola guardia a croce scudata nel centro, priva di pomolo.

Ilfodero (kın) veniva assicurato alcinturone del guerriero tramite i lacci passanti per due distinti anelli di sospensione[6], itaşıma halkası. All'imboccatura, presentava una scanalatura atta ad accogliere la parte centrale scudata della guardia, ilbalçak oyuğu. Era solitamente realizzato inlegno, ricoperto dicuoio o tessuto pregiato, chiuso alle due estremità da ghiere metalliche spesso sontuosamente decorate (ağızlık eçamurluk). Gli esemplari più preziosi avevano il fodero interamente ricoperto da una lamina metallica incrostata di pietre preziose in soluzione di continuità con gli stilemi decorativi dell'impugnatura.

Kilij - nomenclatura
Kilij sontuosamente decorati delXVII secolo (l'esemplare più in alto ricorda molto laszabla polacco-lituana) - Museo dell'Ordine Teutonico (Vienna)
NamluLama
Namlu boynuSezione centrale (Collo) della lama
Namlu yüzüForte della lama
KabzaElsa (impugnatura)
Kabza başıPomello o testa
Kabza boynuManica
BalçakGuardia a crociera
Balçak oyuğuScanalatura nel fodero atta ad accogliere il corpo centrale scudato della guardia
SiperBracci della guardia
Kuyruk oTugruEstremità verticali della guardia, una protendentesi sul manico, l'altra sul forte della lama
Perçin oÇijRivetto per chiudere il manico sulcodolo della lama
Ağız oYalımFilo della lama
SırtDorso della lama
Yiv,Oluk oGölScanalatura della lama
SetPonticello della lama, tra la scanalatura ed il dorso
YalmanParte terminale della lama, a due fili data la presenza del controtaglio affilato
MahmuzProtuberanza del dorso della lama, tranamlu boynu eyalman
Süvre oPunta della lama
KınFodero
AğızlıkCopertura metallica dell'estremità superiore del fodero, ove la guardia, tramite ilbalçak oyuğu, va ad incastrarsi
ÇamurlukCopertura metallica dell'estremità terminale del fodero
BilezikGanasce metalliche che assicurano al corpo del fodero gli anelli di sospensione
Taşıma halkasıAnello di sospensione per il fissaggio del fodero
GövdeParte centrale del fodero, corpo, non ricoperta di metallo

Varianti

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  • Karabela, variante più corta ed a lama più diritta delkilij, in uso alle forze difanteria deigiannizzeri;
  • Pala, variante più corta e massiccia delkilij ma con curvatura della lama sempre molto pronunciata[7].

Note

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  1. ^Stone-La Rocca, pp. 676-677.
  2. ^Çoruhlu, pp. 74-75.
  3. ^Ögel.
  4. ^Nicolle, p. 22.
  5. ^(PL) Kwaśniewicz W,Dzieje szabli w Polsce, Varsavia, 1999,ISBN 83-11-08894-2.
  6. ^Circa l'identificazione deiturchi quali inventori del sistema di sospensione del fodero a due anelli v.si(EN) Trousdale W,The long sword and scabbard slide in Asia, Smithsonian Institute Press, 1975, p. 94.
  7. ^Nicolle.

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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