«Ogni qualvolta unateoria ti sembra essere l'unica possibile, prendilo come un segno che non hai capito né la teoria né il problema che si intendeva risolvere.»
(Karl Popper,Conoscenza oggettiva: un punto di vista evoluzionistico.)
Nato aVienna nel1902 da una famiglia ebraica dellamedia borghesia, Karl Popper studia presso l'Università di Vienna. Nella prima gioventù rimane attratto dalmarxismo e di conseguenza entra a far parte dell'Associazione degli Studenti Socialisti, diventando anche membro delPartito Socialdemocratico d'Austria, partito che a quel tempo aveva adottato pienamente l'ideologiamarxista. Deluso dalle restrizioni filosofiche imposte dalmaterialismo storico diMarx, abbandona l'ideologia marxista, accorgendosi di aver «accettato acriticamente, dogmaticamente, un credo pericoloso», rimanendo da allora in poi un sostenitore delliberalismo sociale per tutta la sua vita.
In particolare il1919 è l'anno che lo costringe a rivedere le sue convinzioni ideologiche: assistendo a una conferenza diEinstein a Vienna, riferisce di essere rimasto «sbalordito» nel vedere messe in crisi «la meccanica diNewton e l'elettrodinamica diMaxwell» che fino allora «erano accettate fianco a fianco come verità indubitabili».[1] Popper viene colpito dal modo in cui Einstein andava alla ricerca di esperimenti cruciali, sfidando gli scienziati a sottoporre la suateoria generale della relatività alla provaspettroscopica, dichiarando che «se non esistesse lo spostamento delle righe spettrali verso ilrosso a opera delcampo gravitazionale, allora la teoria della relatività generale risulterebbe insostenibile».[2]
«Sentivo che era questo il vero atteggiamento scientifico. Era completamente differente dall'atteggiamento dogmatico, che continuamente affermava di trovare "verificazioni" delle sue teorie preferite. Giunsi così, sul finire del 1919, alla conclusione che l'atteggiamento scientifico era l'atteggiamento critico, che non andava in cerca di verificazioni, bensì di controlli cruciali; controlli che avrebbero potuto confutare la teoria messa alla prova, pur non potendola mai confermare definitivamente.»
(K. R. PopperLa ricerca non ha fine. Un'autobiografia intellettuale (1976), Armando, 1997)
Sviluppa intanto una forte amicizia con l'economista liberale dellascuola austriacaFriedrich von Hayek.[3] Condividendo l'idea che le ideologie delnazismo e delsocialismo siano accomunate dallo stesso errore metodologico di fondo,[4] le due grandi menti si influenzano a vicenda, sentendosi uniti nella loro lotta altotalitarismo. Nel1944 Popper, in una lettera diretta a von Hayek, scrive: «Penso di aver appreso da te più di quanto qualsiasi altro pensatore mi abbia trasmesso, eccetto forseAlfred Tarski».[5] Popper dedica a von Hayek la pubblicazione intitolataConjectures and Refutations (1963); successivamente von Hayek ricambia il favore dedicando a PopperStudies in Philosophy, Politics, and Economics, e scrivendo che «sin dalla pubblicazione del1934 diLogik der Forschung aderii completamente alla teoria generale metodologica popperiana».[6]
Popper rimane inoltre profondamente grato a Hayek per avergli salvato la vita intellettuale, come scrive a più riprese nelle sue lettere all'amico: grazie a Hayek furono pubblicati (pur non senza fatica)La società aperta eMiseria dello storicismo, e grazie a Hayek Popper fu chiamato alla London School of Economics quando aveva già quasi abbandonato la speranza di lasciare laNuova Zelanda, dove, prima dellaseconda guerra mondiale, aveva trovato la cattedra che gli aveva consentito di emigrare dall'Austria, grazie allo stesso Hayek.
Immagine della lapide di Karl Popper e della moglie aVienna,Austria
Per descrivere il proprio approccio filosofico alla scienza, Popper ha coniato l'espressionerazionalismo critico, che implica il rifiuto dell'empirismo logico, dell'induttivismo e delverificazionismo. Egli afferma che leteorie scientifiche sonoproposizioni universali, espresse al modo indicativo della certezza, la cui verosimiglianza può essere controllata solo indirettamente a partire dalle loro conseguenze. Laconoscenza umana quindi, è di naturacongetturale eipotetica, e trae origine dall'attitudine dell'essere umano a risolvere i problemi in cui si imbatte, quando cioè appare unacontraddizione tra quanto previsto da una teoria e i fatti osservati.
In tal senso lacontraddizione svolge un ruolo fondamentale per il progresso scientifico, che non è stimolato dalla semplice osservazione empirica:[7] gli uomini infatti, e così pure gli animali, non pensano in terminiinduttivi, come ritenevano erroneamenteBacone eJohn Stuart Mill, ma partono da modelli mentali speculativi che fanno da guida alle loro esperienze, attraverso un processo continuo di tentativi ed errori.[8]
I tre passaggi attraverso cui procede la conoscenza umana: Problema, Congettura, Contraddizione.[9]
Non esistono fonti della conoscenza migliori o peggiori di altre.[10] L'intuito, l'immaginazione, leidee preconcette, soprattutto quelle più ardite, sono anzi spesso all'origine di una teoria scientifica, perché nella scienza non basta "osservare": bisogna saper anche cosa osservare.
L'osservazione non è mai neutra, ma è sempre intrisa di teoria, al punto che risulta impossibile distinguere i "fatti" dalle "opinioni".[11] Secondo Popper, seguace infatti dellarivoluzione copernicana diKant e della differenza che questi poneva trafenomeno enoumeno, anche in ogni approccio presunto "empirico" la mente umana tendeinconsciamente a sovrapporre i propri schemi mentali, con le proprie categorizzazioni, alla realtà osservata. Poiché non possediamo mai fatti, ma sempre soloopinioni, ne consegue il carattere meramente congetturale, e quindi fallibile, della scienza:
«La base empirica delle scienze oggettive non ha in sé nulla di "assoluto". La scienza non poggia su un solido strato di roccia [...]. È come un edificio costruito su palafitte.»
Ciò non vuol dire affatto che occorra rinunciare alla ricerca dellaverità oggettiva, perché, proprio grazie aglierrori, abbiamo la possibilità di approssimarci idealmente a essa, attraverso un costante processo evolutivo di eliminazione del falso. La verità è da ammettere cioè come ideale regolativo che rende possibile l'azione dello scienziato e le dà un senso.
«Lostatus della verità intesa in senso oggettivo, come corrispondenza ai fatti, con il suo ruolo di principio regolativo, può paragonarsi a quello di una cima montuosa, normalmente avvolta fra le nuvole. Uno scalatore può, non solo avere difficoltà a raggiungerla, ma anche non accorgersene quando vi giunge, poiché può non riuscire a distinguere, nelle nuvole, fra la vetta principale e un picco secondario. Questo tuttavia non mette in discussione l'esistenza oggettiva della vetta; e se lo scalatore dice "dubito di aver raggiunto la vera vetta", egli riconosce, implicitamente, l'esistenza oggettiva di questa.»
(K. Popper,Congetture e confutazioni, Il Mulino, Bologna 1972, p. 338)
Rispetto alnoumeno kantiano, giudicato inconoscibile dalfilosofo di Königsberg, Popper sembra quindi distinguere tra la possibilità oggettiva di approdare allaverità, ciò che può avvenire anche per caso, e la consapevolezza soggettiva di possederla, che invece non si ha mai. Così, per esempio, la teoria einsteiniana della relatività potrebbe effettivamente corrispondere alla realtà (noumenica), senza che tuttavia se ne abbia mai umana certezza, essendo impossibile una prova definitiva. Non potremo mai avere la certezza di essere nella verità, ma solo nell'errore.
«Dobbiamo distinguere chiaramente tra verità e certezza. Aspiriamo alla verità, e spesso possiamo raggiungerla, anche se accade raramente, o mai, che possiamo essere del tutto certi di averla raggiunta [...] La certezza non è un obiettivo degno di essere perseguito dalla scienza. La verità lo è.»
(Karl R. Popper,Congetture e confutazioni, prefazione italiana, 1985)
Popper pone quindi al centro dell'epistemologia la fondamentale asimmetria traverificazione efalsificazione di una teoria scientifica: infatti, per quanto numerose possano essere, leosservazioni sperimentali a favore di una teoria non possono mai provarla definitivamente e basta anche solo una smentita sperimentale per confutarla. Da singoli casi particolari non si potrà mai ricavare una legge valida sempre e in ogni luogo, proprio perché non possiamo fare esperienza dell'universale. L'universalità è invece qualcosa dia-priori che noi proiettiamo sulla realtà.
Lafalsificabilità è anche il criterio didemarcazione tra scienza e non scienza: una teoria è scientifica se, e solo se, essa è falsificabile[12]. Che una teoria sia falsificabile significa che deve essere espressa in formalogica ededuttiva, tale da partire da un assertouniversale per ricavarne, in maniera rigidamente concatenata, una conseguenza particolare: la sua veridicità deve essere controllabile empiricamente.
Questo presupposto, oltre a rifarsi in gran parte all'approccio sintetico-deduttivo di Kant, che aveva fatto dell'Io il legislatore dellanatura, si basa sulla concezionearistotelico-tomista della verità come «corrispondenza ai fatti», recuperata daAlfred Tarski:[13]
«Chiamiamo "vera" un'asserzione se essa coincide con i fatti o corrisponde ai fatti o se le cose sono tali quali l'asserzione le presenta; è il concetto cosiddetto assoluto o oggettivo della verità, che ognuno di noi continuamente usa. Uno dei più importanti risultati della logica moderna consiste nell'aver riabilitato con pieno successo questo concetto assoluto di verità. [...] Vorrei indicare nella riabilitazione del concetto di verità da parte del logico e matematicoAlfred Tarski il risultato filosoficamente più importante della logica matematica moderna.»
(Popper,Sulla logica delle scienze sociali, inDialettica e positivismo in sociologia, Einaudi, Torino 1972)
L'ideale della corrispondenza ai fatti è un ideale regolativo che guida lo scienziato attraverso lo strumento della logica formale: per esempio, due proposizioni in conflitto tra loro non possono essere entrambe vere. Lalogica di per sé non dà alcuna garanzia di verità, poiché, se essa parte da premesse false, anche il risultato finale sarà falso. Essa rimane uno strumento, che tuttavia permette di valutare anche quelle proposizioni – per esempio di tipometafisico, prive di riscontro empirico – sulla base della loro intima coerenza razionale, consentendo di scartare quelle palesemente irrazionali. In polemica con l'opinione prevalente nelCircolo di Vienna, le affermazioni metafisiche hanno quindi per Popper perfettamente senso, cioè significato. La scienza stessa, lungi dall'avere un carattere totalizzante, si fonda su paradigmi metafisici, storicamente succedutisi.
«Non penso più come un tempo che ci sia una differenza fra scienza e metafisica, e ritengo che una teoria scientifica sia simile a una metafisica; [...] nella misura in cui una teoria metafisica può essere razionalmente criticata sarei disposto a prendere sul serio la sua rivendicazione ad essere considerata vera.»
(Karl Popper,Congetture e confutazioni, Il Mulino, Bologna 1972)
Popper quindi da un lato condanna l'essenzialismo, che a suo avviso non serve ad affrontare né a risolvere problemi, ma d'altro lato attribuisce kantianamente alla metafisica, se correttamente intesa, la funzione di stimolo al progresso scientifico.
Anche l'ideale della «falsificabilità» e della «corrispondenza ai fatti», del resto, ha natura metafisica, potendo essere abbracciato in ultima analisi solo per motivi di ordineetico. È quindi essenzialmente sul terreno dell'onestà intellettuale che Popper rivolge un duro attacco alle pretese di scientificità dellapsicoanalisi e delmaterialismo dialettico delmarxismo, dal momento che queste teorie, per via della loroirrazionalità, non possono essere falsificate.
In particolare, il danno prodotto dalla mentalità marxista, derivante a sua volta da quellahegeliana, consiste nella presunzione che lecontraddizioni, anziché rappresentare un problema e quindi un limite, non sarebbero affatto da evitare: ogni verità sarebbe relativa all'epocastorica che la produce, ragion per cui si avrebbero anche più verità in contrasto tra loro che, anziché escludersi, convivrebbero in forma "dialettica": un pensiero che sfocia nelrelativismo andando contro il canone principale dellaricerca scientifica, che è quello di accettare le confutazioni.
La dialettica dellatesi e dell'antitesi dovrebbe servire proprio a testimoniare l'incoerenza di una teoria e a falsificarla: a tal fine le contraddizioni sono molto importanti, ma non al punto da spingerci a sovvertire lalogica formale. Presupposto della falsificabilità è infatti che una teoria sia dotata di senso logico-razionale. Sostenendo invece che la realtà è intimamente contraddittoria, come ha fatto Hegel, seguito da Marx, ci si sottrae con fare disonesto al rischio stesso di poter essere confutati.
«Ilmarxismo, oggi, non è piùscienza; e non lo è poiché ha infranto la regola metodologica per la quale noi dobbiamo accettare la falsificazione, ed ha immunizzato se stesso contro le più clamorose confutazioni delle sue predizioni.»
(Karl R. Popper,La società aperta e i suoi nemici, vol. II,Hegel e Marx falsi profeti, dalla IV di copertina)
Non è dalle confutazioni che occorre difendersi, ma dalla convinzione di ritenere una teoria indubitabile:
«Evitare errori è un ideale meschino. Se non osiamo affrontare problemi che sono così difficili da rendere l'errore quasi inevitabile, non vi sarà allora sviluppo della conoscenza. In effetti, è dalle nostre teorie più ardite, incluse quelle che sono erronee, che noi impariamo di più. Nessuno può evitare di fare errori; la cosa grande è imparare da essi.»
(K. R. Popper,Conoscenza oggettiva, daLa teoria del pensiero oggettivo, Armando 1975)
Il metodo critico-deduttivo dovrebbe guidare per Popper non solo la scienza, ma anche l'agire politico. InMiseria dello storicismo e inLa società aperta e i suoi nemici, egli, rispettivamente, critica lostoricismo e difende lostato democratico eliberale. Per lo storicismo lastoria si sviluppa inesorabilmente e necessariamente secondo leggi razionali. Secondo Popper lo storicismo è il principale presupposto teorico di molte forme diautoritarismo etotalitarismo.[14]
Di conseguenza egli attacca lo storicismo, osservando che esso si fonda su una concezione erronea della natura delleleggi e delle previsioni scientifiche. Dal momento che la crescita dellaconoscenza umana è un fattore causale nell'evoluzione della storia umana e che"nessuna società può predire scientificamente il proprio futuro livello di conoscenza", non può esistere una teoria predittiva della storia umana. Popper si schiera dalla parte dell'indeterminismo metafisico e storico.
Anche ildeterminismo fisico è duramente contestato da Popper, sia dal punto di vista scientifico, sia come presupposto epistemologico deltotalitarismo.[15] Esso ignora la cosiddettalegge di Hume, e al pari dello storicismo finisce per confondere il piano dellalibertà, costituito dagli ideali delle persone, con quello dellanecessità, dominato dai fatti, laddoveMarx edEngels, presentando la propria ideologia come "scientifica", hanno proprio ingannevolmente sovrapposto un corsofinalistico alle maglie del corsocausale degli eventi. Atteggiandosi a falsiprofeti, hanno ignorato la distinzione tra fatti e valori, tra cause e fini etici,[16] prospettando la società «dei liberi e degli uguali» come il traguardo inevitabile dellastoria. Da allora tuttavia ilmarxismo, anziché anticipare gli eventi, ha cercato di sopravvivere adeguandosi a essi, configurandosi nella maggior parte dei casi come
«una specie di sala operatoria in cui è stata praticata tutta una serie di operazioni di plastica facciale (iniezione di ipotesi ad hoc) alla teoria lacerata dalle confutazioni fattuali.»
(Karl R. Popper,La società aperta e i suoi nemici, vol. II,Hegel e Marx falsi profeti, dalla IV di copertina)
Invece di prospettare cambiamenti radicali della società, come induce a fare il marxismo, il modo più costruttivo e conveniente per migliorare l'attuale stato delle cose è quelloriformista, che adotti di volta in volta le soluzioni più adatte alla situazione contingente. Per questo occorre difendere, se necessario anche con la forza, lalibertà e ilpluralismo, perché solo la libera discussione critica consente di sviscerare gli errori e affrontare più efficacemente i problemi.
«Lasocietà aperta è aperta a più valori, a più visioni del mondo filosofiche e a più fedi religiose, ad una molteplicità di proposte per la soluzione di problemi concreti e alla maggior quantità di critica. La società aperta è aperta al maggior numero possibile di idee e ideali differenti, e magari contrastanti. Ma, pena la sua autodissoluzione, non di tutti: la società aperta è chiusa solo agli intolleranti.»
(Karl R. Popper,La società aperta e i suoi nemici, vol. I,Platone totalitario, dalla IV di copertina)
Sempre nella stessa opera specifica che:
«La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l'illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi. [...] Dovremmo rivendicare, nel nome della tolleranza, il diritto a non tollerare gli intolleranti.»
In maniera simile avon Hayek, Popper espresse una forte critica anche nei confronti delrazionalismo costruttivista su cui si fonda loscientismo, intravedendovi il presupposto deltotalitarismo.[18] Lo scientismo infatti, basato su un'imitazione servile delmetodo scientifico,[19] non tiene conto che lascienza non procede passivamente perinduzione, ma è sempre il frutto dell'inventiva umana, e dunque occorre rivalutare il ruolo fondamentale che in essa assumono altre forme di pensiero come quello intuitivo o metafisico.[20]
«Se loscientismo è qualcosa, esso è lafede cieca edogmatica nella scienza. Ma questa fede cieca nella scienza è estranea allo scienziato autentico. [...] Non si può designare nessuno dei grandi scienziati comescientista. Tutti i grandi scienziati furono critici nei confronti della scienza. Furono ben consapevoli di quanto poco noi conosciamo.»
Popper considerava un grande pericolo la passivitàtecnica tipica dell'addestramento scientifico, temendo «l'eventualità che ciò divenga una cosa normale, proprio come vedo un grande pericolo nell'aumento della specializzazione, che è anch'esso un fatto storico innegabile: un pericolo per la scienza e, in verità, anche per la nostraciviltà».[22]
Alcune critiche sono state mosse alle tesi di Popper. Una è latesi di Quine-Duhem da cui deriva che è impossibile controllare una singola ipotesi, dal momento che ogni ipotesi fa parte di un apparato teorico più ampio. Di fronte a un controesempio è l'intero apparato teorico che risulta confutato senza che si possa sapere quale ipotesi deve essere sostituita. Si prenda per esempio la scoperta del pianetaNettuno: quando si scoprì che ilmoto diUrano non corrispondeva alle previsioni fondate sulla teoria diNewton, fu la proposizione"Ci sono sette pianeti nel sistema solare" a essere rigettata e non le leggi di Newton. Popper discute questa critica nellaLogica della scoperta scientifica. Secondo Popper, le teorie scientifiche sono accettate e rifiutate in base a una sorta diselezione naturale. Le teorie che permettono di fare previsioni sulla realtà devono essere preferite a parità di evidenza sperimentale; più una teoria è applicabile, maggiore è il suo valore. Per questo le leggi newtoniane devono essere preferite alle teorie circa il numero dei pianeti che ruotano attorno alSole.
Popper rinuncia alla possibilità di una conoscenza necessaria e incontrovertibile del mondo reale e afferma che il valore della falsificazione è di portare a teorie sempre più grandi e complesse in grado di spiegare un maggior numero di fenomeni e fornire gli strumenti per il loro controllo.
La falsificazione porta a sostituire un'ipotesi con un'altra teoria più complessa e restrittiva, che limita l'ambito di applicabilità della teoria, dovendosi escludere quello in cui è stata falsificata. Un approccio corretto cerca di trovare un'ipotesi che porti a cambiare anche il contenuto della teoria, ovvero equazioni e proposizioni conseguenti da controllare in modo che così riformulate non siano falsificate nemmeno nel contesto che ha portato a escluderle.
Thomas Kuhn nel suo libroLa struttura delle rivoluzioni scientifiche osserva che nel loro lavoro gli scienziati seguono paradigmi piuttosto che il metodo falsificazionista.
Un allievo di Popper,Imre Lakatos, ha tentato di riconciliare il lavoro di Kuhn con il falsificazionismo, osservando che la scienza progredisce attraverso la falsificazione diprogrammi di ricerca: una teoria viene abbandonata non quando è contraddetta da un evento, ma quando viene sostituita da una nuova teoria in grado di spiegarlo. In sostanza l'approccio di Lakatos si distanzia da Popper quando dichiara che una teoria scientifica può essere falsificata solo da una nuova teoria, che includa la spiegazione dei fatti spiegati dalla teoria precedente, ma ampli la sua applicabilità a nuovi fenomeni.
Un altro allievo di Popper,Paul Feyerabend, ha rifiutato la forzatura teorica delmonismo metodologico, come erroneo e anti-empirista, proponendo invece il pluralismo metodologico di una scienza che sia sempre contesto-dipendente. Qualcuno considera Popper abbondantemente sopravvalutato, tra cui lo stesso Feyerabend, appartenente alla "New Philosophy of Science" conNorwood Russell Hanson, Thomas Kuhn e Imre Lakatos. Feyerabend, che nel suoDialogo sul metodo, definisce Popper "un pedante", imposta il suo approccio all'epistemologia in modo più ampio, a partire dalla sua opera fondamentale (ma scritta in tono provocatorio)Contro il metodo. In tale libro, che propone"un anarchismo epistemologico", Feyerabend tenta di analizzare e demolire le teorie di Popper, sostenendo come lafalsificazione non sia mai stata realmente applicata dagli scienziati. In aggiunta viene criticato l'approccio classico degli epistemologi, tendente a ricostruirea posteriori un metodo che in realtà (secondo lui) non esiste in senso assoluto, alla luce anche delle numerose scoperte casuali nellastoria della scienza, sia pure molte su base sperimentale. Feyerabend approfondisce le sue idee nelle opere successive, chiarendo che un metodo, se esiste, è ben più complesso di quanto illustrato da Popper, e che la validità del metodo è comunque legata alla storia. Praticamente, si associa il realismo alrelativismo culturale.
Altri, alla falsificazionein toto popperiana contrappongono lateoria dellaconfermabilità diRudolf Carnap, con alcune modifiche: un esponente di tale linea di pensiero èDonald Gillies. Feyerabend ha anche accusato Popper di mancanza di originalità di pensiero: le sue idee non sarebbero che una derivazione poco brillante di quelle dei grandi filosofi liberali delXIX secolo e in particolare diJohn Stuart Mill ("la filosofia di Popper [...] non è altro che un pallido riflesso del pensiero di Mill").
Gli attacchi di Popper allo storicismo, all'olismo e alla scientificità della psicoanalisi e del marxismo hanno indotto i teorici dellaScuola di Francoforte a considerare che lescienze sociali e umane, come lapsicoanalisi, lasociologia e l'economia, su cui si fonda in parte ilmarxismo, hanno un loro rigore di metodo, per quanto caratterizzato da relativa incertezza rispetto alle scienze naturali. Anche in tali campi esistono criteri per stabilire cosa è frutto di una seria analisi scientifica e cosa è asserzione arbitraria. In quantoKarl Marx eSigmund Freud utilizzarono metodi ritenuti rigorosi al loro tempo e cercarono di verificare empiricamente le loro teorie, in tanto i loro lavori possono essere considerati scientifici e suscettibili di errore e falsificazione.
Karl Popper, osservando il degrado verso cui la società si stava indirizzando sul finire del millennio per via dell'impetuosa presenzamediatica nella vita della gente, aveva avanzato una proposta: esigere una patente per poter lavorare in una TV[23], in modo da preservarne a tutti i costi il carattere formativo. La proposta ottenne un plauso generale, tuttavia non ebbe alcun seguito.
Alcuni aspetti del pensiero di Popper furono introdotti inItalia intorno agli anni sessanta, da parte di esponenti dell'area neo-illuminista o da marxisti come Geymonat, più che altro in funzione anti-metafisica. Si deve tuttavia aDario Antiseri la crescita della sua notorietà nei due decenni successivi, con la pubblicazione di numerose opere e l'avvio di un acceso dibattito sulla sua figura.[24][25][26]
Tra i suoi critici si schierò lo stessoLudovico Geymonat, il quale, pur condividendo inizialmente l'anti-idealismo di Popper, tenne a far sapere sulla rivistasovieticaVoprosy Filosofii che vi era la «più manifesta e totale incompatibilità» tra il proprio marxismo e l'epistemologia popperiana.[27][28]Geymonat introdusse in Italia le opere dei critici di Popper comeThomas Kuhn. Tra i critici di arealiberale si segnala invece l'intellettualeMarcello Pera.[29]
Congetture e confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza scientifica [1969] [1972], Il Mulino, Bologna, 2009.
Miseria dello storicismo [1944-45], Editrice l'Industria, Milano, 1954; Altra traduzione a cura di Carlo Montaleone, introduzione diSalvatore Veca, Feltrinelli, Milano 2008ISBN 978-88-07-81692-5.
Conoscenza oggettiva. Un punto di vista evoluzionistico [1972], Armando, Roma, 1975.
La ricerca non ha fine. Autobiografia intellettuale [1974], Armando, Roma, 1974.
L'io e il suo cervello [1977], conJohn Eccles, Armando, Roma, 1981.
I due problemi fondamentali della teoria della conoscenza [1979], Il Saggiatore, Milano, 1987.
Poscritto alla logica della scoperta scientifica [1981] [1984], Il Saggiatore, Milano, 2009 (3 volumi: Il realismo e lo scopo della scienza, L'universo aperto, La teoria dei quanti e lo scisma in fisica).
Società aperta, universo aperto,Edizioni Borla, Roma, 1984.
La scienza e la storia sul filo dei ricordi, Jaca Book, 1990.
^Posizioni contenute tra l'altro inVia della schiavitù di Hayek, e nellaMiseria dello storicismo eLa società aperta e i suoi nemici di Popper.
^Cit. in Malachi Haim Hacohen,Karl Popper: The Formative Years, 1902–1945, pag. 486, Cambridge University Press, 2000.
^Cit. in Walter B. Weimer, David S. Palermo,Cognition and the Symbolic Processes, vol. II, pag. 323, Lawrence Erlbaum Associates, 1982.
^«La ricerca non parte da osservazioni, ma sempre da problemi che risolviamo servendoci dell'immaginazione creatrice, di ipotesi o congetture» (Karl Popper,Congetture e confutazioni vol. I, p. 66, Il Mulino, 1985).
^Andrea Borghini,Karl Popper: politica e società, p. 27, FrancoAngeli, Milano 2000.
^Karl Popper,Scienza e filosofia. Problemi e scopi della scienza, p. 146, Einaudi, Torino 1969.
^Per Popper ogni affermazione andrebbe valutata esclusivamente in base al suo contenuto, indipendentemente dalla sua genesi soggettiva: «Così le domande dell'empirista:Come lo sai? Qual è la fonte della tua asserzione? sono formulate erroneamente. Non perché siano espresse in maniera inesatta o trascurata: sono concepite in modo del tutto sbagliato, sono domande che esigono una risposta di tipoautoritario» (Karl Popper,Congetture e confutazioni, op. cit., p. 49).
^Nel senso che quelli che si reputano ingenuamente dei "fatti", sono sempre in realtà "interpretazioni", poiché come dice Popper «è solo illinguaggio che inventa questi fatti» (Luciano Albanese,Popper e l'evoluzionismo, pp. 164-5, Armando, Roma 2002).
^Andrea Borghini,Karl Popper: politica e società, p. 60, FrancoAngeli, Milano 2000.
^Si tratta dellalegge di Hume, secondo la quale esiste un salto logico traessere edover essere, per cui non si possono far derivare norme prescrittive da proposizioni descrittive, cioè non si possono dedurre valori dai fatti.
^Voltaire,Trattato sulla tolleranza, capitolo, XVIII, "Gli unici casi in cui l'intolleranza è di diritto umano" e capitolo XI, "Abuso dell'intolleranza": «Sarà permesso a ciascun cittadino di non credere che alla sua ragione e di pensare ciò che questa ragione, illuminata o ingannata, gli detterà? È necessario, purché non turbi l'ordine»
^Andrea Borghini,Karl Popper: politica e società, pp. 91-92, FrancoAngeli, 2000.
^Metodo scientifico, tanto invocato a sproposito, di cui Popper sostiene l'inconsistenza:
«Non esiste alcun metodo scientifico in nessuno di questi tre sensi: [...] non c'è alcun metodo per scoprire una realtà scientifica; non c'è alcun metodo per accertare la verità di un'ipotesi scientifica, cioè nessun metodo di verificazione; non c'è alcun metodo per accertare se un'ipotesi è probabilmente vera.»
(Karl R. Popper,Poscritto alla Logica della scoperta scientifica. Il realismo e lo scopo della scienza, pag. 44, trad. di M. Benzi e S. Mancini, Il Saggiatore, 2009)
^Cit. daIl futuro è aperto: il colloquio di Altenberg insieme con i testi del simposio viennese su Popper, pp. 72-73, Milano, Rusconi Editore, 1989.
^K. Popper,La scienza normale e i suoi pericoli, inCritica e crescita della conoscenza (1970), pp. 123-124, trad. di G. Gioriello, Milano, Feltrinelli, 1984.
«Intervista video a Popper: "contro la televisione". Sulla proposta di Popper di una patente per gli operatori della TV, cfr. Zanzucchi, M., Media tra tentazioni e speranze, Nuova umanità, 2004»
^Aa.Vv.,Contro Popper, a cura di Bruno Lai, Armando Editore, 1998, pp. 20-33.
^Alle accuse da parte di Geymonat di essere «il filosofo ufficiale dell'anticomunismo», reo di difendere iregimi liberali, Popper gli rispose:
«I nostri intellettuali [...] dicono ai giovani che vivono in un inferno, mentre di fatto questo mondo non è stato, fin da Babilonia, mai così vicino al paradiso come lo è ora il mondo occidentale. Per contrasto, inUnione Sovietica, si dice alla gente che vivono in paradiso, e tanti lo credono e sono moderatamente contenti; è questo, credo, l'unico aspetto per il quale la società sovietica è migliore della nostra.»
(Karl Popper, da un messaggio inviato al convegno in onore di Geymonat a Milano del giugno 1985, cit. inIntellettuali non fate ideologia. L'Occidente non è quest'inferno, a cura diDario Antiseri, articolo su «Il Mattino di Padova», 22 giugno 1985)
^Marcello Pera,Popper e la scienza su palafitte, Laterza, 1981.
Jean-François Malherbe,La philosophie de Karl Popper et le positivisme logique, PUF, 1977, 1979
"Popper" in AA.VV.,Dialoghi oltre il tempo e lo spazio. Il convivio impossibile dei grandi della filosofia, Edizioni Giuseppe Laterza, 2024, pp. 55-76, 95-98 e 125-129.