Kamikaze (神風?) è una parolagiapponese, di solito tradotta come "vento divino" (kami significa "divinità", un termine fondamentale nelloshintoismo, ekaze sta per "vento";ka inspirare eze espirare[1]). Internazionalmente e in generale è riferita agli attacchisuicidi eseguiti dai piloti giapponesi (su aerei carichi di esplosivo) contro le navialleate verso la fine dellaGuerra del Pacifico (1941-1945) nellaseconda guerra mondiale. Il termine è mutuato dal nome di unleggendario tifone che si dice abbia salvato ilGiappone da una flotta diinvasione mongola inviata daKublai Khan (gran Khan mongolo e imperatore cinese) sin dal1274 con il primo tentativo ma anche nel1281 con il secondo tentativo di occupazione del territorio nipponico. In Giappone la parola "kamikaze" viene riferita a questo tifone.
Gli attacchi aerei furono l'aspetto predominante e meglio conosciuto di un uso più ampio di attacchi - o piani - suicidi da parte di personale giapponese, inclusi soldati che indossavano esplosivo ed equipaggi di navi cariche di bombe. In giapponese la locuzione usata per le unità che eseguivano questi attacchi ètokubetsu kōgeki tai (特別攻撃隊? lett. "unità d'attacco speciale"), solitamente abbreviato intokkōtai (特攻隊?). Nella seconda guerra mondiale le squadre suicide provenienti dallaMarina imperiale giapponese furono chiamateshinpū tokubetsu kōgeki tai (神風特別攻撃隊?), doveshinpū è la lettura-on (cinese) deikanji che formano la parola "kamikaze"; le formazioni kamikaze delle forze aeree dell'Esercito imperiale giapponese erano invece denominata unitàShinbu (神武?).
Dalla fine dellaseconda guerra mondiale, la parola kamikaze è stata applicata a una varietà più ampia di attacchi suicidi, in altre parti del mondo ed in altre epoche. Esempi di questi includonoSelbstopfer nellaGermania nazista durante la seconda guerra mondiale ed attentati suicidi di naturaterroristica e militare.L'uso internazionale corrente del terminekamikaze per identificare attentati suicidi di natura terroristica - o di qualsiasi altra natura - non viene adottato dalla stampa nipponica, che invece gli preferiscejibaku tero (自爆テロ?), abbreviazione della locuzione anglo-giapponesejibaku terorisuto•自爆テロリスト (?,lett. "terroristi autoesplodenti").
Le forze giapponesi, dopo la loro sconfitta nel1942 allabattaglia delle Midway avevano perso l'iniziativa che avevano dal principio dellaguerra scoppiata nel Pacifico a dicembre1941 (conosciuta ufficialmente in Giappone come "Grande Guerra dell'Asia Orientale"). Nel1943-44 le forze alleate, sostenute dalla potenza industriale e dalle risorse naturali degliStati Uniti d'America stavano avanzando costantemente verso il Giappone.
I caccia giapponesi erano ormai messi in minoranza e surclassati dai nuovi caccia USA, particolarmente l'F4U Corsair e ilGrumman F6F Hellcat e, a causa delle perdite in combattimento, i piloti di caccia abili stavano diventando sempre più rari. Infine la scarsità di parti di ricambio e carburante rendeva problematiche anche le normali operazioni di volo.
Il 15 luglio1944, l'importante base giapponese diSaipan venne occupata dalle forze alleate. Ciò rese possibile l'uso deibombardieri a lungo raggioB-29 Superfortress per colpire direttamente il Giappone. Dopo la caduta di Saipan l'alto comando giapponese predisse che il successivo obiettivo degli alleati sarebbero state leFilippine, strategicamente importanti per la loro posizione tra il Giappone ed i campi petroliferi del sud est asiatico.
Questa predizione si avverò il 17 ottobre1944 quando le forze alleate assaltarono l'isola diSuluan iniziando labattaglia del Golfo di Leyte. Alla 1ª Flotta Aerea della Marina imperiale giapponese con base aManila venne assegnato l'incarico di assistere le navi giapponesi che avrebbero tentato di distruggere le forze alleate nel golfo di Leyte. La 1ª Flotta aerea disponeva di soli 40 aerei: 34Mitsubishi A6M imbarcati su portaerei e 3 aerosilurantiNakajima B6N Tenzan, 1Mitsubishi G4M, 2 bombardieriYokosuka P1Y Ginga e un aeroplano da ricognizione. Il compito che dovevano affrontare le forze giapponesi pareva totalmente impossibile. Il comandante della Prima Forza Aerea, il viceammiraglioTakijirō Ōnishi decise di formare una "Forza d'Attacco Speciale Kamikaze"; Onishi divenne il "padre dei kamikaze".[2] In un incontro all'aeroporto di Mabacalat (Clark Air Base) vicino a Manila, Onishi che stava visitando i quartieri del 201º Corpo Navale di Volo suggerì: «Non penso che ci sia un'altra maniera di eseguire l'operazione che mettere una bomba da 250 kg su uno Zero e farlo sbattere contro una portaerei per metterla fuori combattimento per una settimana.»
Il comandanteAsaiki Tamai chiese a un gruppo di abili studenti di volo che aveva personalmente addestrato di unirsi alla forza di attacco speciale. Tutti i piloti alzarono entrambe le mani, dando pertanto l'assenso a unirsi all'operazione. Più tardi Asaiki Tamai chiese al tenenteYukio Seki di comandare la forza di attacco speciale.
Si dice che Seki Yukio abbia chiuso gli occhi ed abbassato la testa per dieci secondi prima di chiedere: «La prego di lasciarmelo fare».
Yukio Seki divenne pertanto il 24° pilota kamikaze ad essere scelto.
Dunque, il 20 ottobre1944 è la data di nascita del reparto kamikaze, formato da 24 piloti del 21º Stormo:
Unità d'Attacco Speciale Tokkoutai (abbreviazione di Tokubetsu Kougekitai) "Shinu"
Unità Shikishima (Isola Bella)
Unità Yamato (Razza Giapponese)
Unità Asahi (Sol Levante)
Unità Yama-zakura (Fiori di Ciliegio Selvatico di Montagna)
Un Mitsubishi Zero in procinto di colpire laUSSMissouri
Almeno una fonte cita un episodio di aeroplani giapponesi scontratisi con la portaereiUSSIndiana e l'incrociatore leggeroUSSReno a metà del 1944, considerandoli come i primi attacchi kamikaze della seconda guerra mondiale[3], ma le prove che questi scontri fossero intenzionali e non collisioni accidentali, possibili durante intense battaglie aeronavali, sono scarse.
Il ponte e torrette di prua dellaHMASAustralia, nel settembre 1944. L'ufficiale a destra è il capitano Emile Dechaineux, ucciso durante il primo attacco kamikaze il 21 ottobre1944.
Secondo le testimonianze del personale alleato, il primo attacco kamikaze — nel senso generalmente accettato del termine — non venne eseguito dall'unità di Tamai, ma da un pilota giapponese non identificato. Il 21 ottobre1944 l'ammiraglia dellaMarina Reale Australiana, venne colpita da un aeroplano giapponese armato con una bomba da 200 kg (441 libbre), dopo che il pilota giapponese aveva tentato di attaccare l'altro incrociatore australianoHMAS Shropshire che navigava a poca distanza; l'aereo era stato danneggiato seriamente dal fuoco antiaereo dellaShropshire e se ne allontanò a bassissima quota (50 piedi, meno di 20 metri) in direzione dell'Australia[4]. Le mitragliere a 8 canne di tipopom-pom, due cannoniBofors da 40mm e due da 20mm della nave cercarono di impegnare l'aereo senza risultato ma probabilmente disturbando il pilota, e questo colpì l'albero anteriore, sopra ilponte di comando; vennero danneggiati il ponte di comando che era scoperto come in genere nelle navi britanniche dell'epoca, la centrale di controllo del tiro antiaereo e la piattaforma della girobussola, spargendo carburante e detriti su una vasta area[4]. La bomba non esplose, altrimenti la detonazione avrebbe potuto effettivamente distruggere la nave. Nell'attacco morirono almeno 30 membri dell'equipaggio incluso l'ufficiale comandante, il capitanoEmile Dechaineux, e la maggior parte del personale del ponte rendendo la nave di fatto inoperativa[4]; tra i feriti ci fu il commodoroJohn Collins, comandante della forza australiana. Alcuni ritengono che l'attacco fosse suicida senza alcun dubbio ma non frutto di una tattica preordinata, come altri episodi verificatisi fin dal 1942[4].
Il 25 ottobre l'Australia venne colpito nuovamente e forzato a ritirarsi nelleNuove Ebridi per le riparazioni. Quello stesso giorno cinque caccia Zero condotti da Seki attaccarono unaportaerei di scorta: laUSSSt. Lo. Sebbene solo un kamikaze riuscisse a colpirla con efficacia, la bomba a bordo dell'aereo causò un incendio che fece esplodere il deposito bombe, affondando la portaerei. Altri colpirono e danneggiarono altre navi alleate, tra cui le portaerei di scorta USSSantee, USSSuwannee, USSKitkun Bay e USSKalinin Bay. Poiché molte portaerei americane avevano ponti di volo in legno, furono considerate più vulnerabili agli attacchi kamikaze rispetto alle portaerei britanniche della Flotta Britannica del Pacifico, dotate di ponti in acciaio.
L'Australia ritornò nella zona di combattimento nel gennaio 1945, prima della fine della guerra subì (e sopravvisse) sei diversi attacchi di kamikaze, con una perdita totale di 86 vite. Tra le navi principali che sopravvissero ad attacchi multipli di kamikaze durante la seconda guerra mondiale, vanno ricordate l'Intrepid e laFranklin, entrambe dellaclasseEssex.
LaUSSColumbia attaccata da un kamikaze fuori dalGolfo di Lingayen, 6 gennaio1945Il kamikaze colpisce laColumbia alle 17:29. L'aeroplano e la bomba penetrano due ponti prima di esplodere, uccidendo 13 uomini e ferendone 44.
I primi successi, come l'affondamento dellaSt. Lo portarono a uno sviluppo immediato del programma e nel giro dei mesi successivi vennero lanciati oltre 2000 attacchi suicidi. Nel computo vanno compresi le azioni di guerra eseguite con le bombe razzoYokosuka MXY7Ohka ("Bocciolo di ciliegio",ribattezzateBaka: "folle" dagli statunitensi), pensate come una sorta di missili a guida umana e costruite appositamente per questo scopo, e gli assalti condotti con piccole barche imbottite d'esplosivo, o torpedini guidate dettekaiten.
Gli aerei kamikaze espressamente costruiti come tali, a differenza dei caccia o bombardieri in picchiata convertiti allo scopo, non possedevano meccanismi di atterraggio. Un aeroplano progettato specificamente, ilNakajima Ki-115Tsurugi, era realizzato con una struttura in legno, semplice da costruire e pensato per utilizzare le scorte di motori rimanenti. Il carrello non era retrattile e veniva sganciato poco dopo il decollo per consentire il riutilizzo con altri aeroplani.
Un giovane pilota kamikaze riceve l'hachimaki prima di partire per la missione suicida.
Il picco dell'attività venne toccato il 6 aprile1945 durante labattaglia di Okinawa, quando varie ondate di aeroplani condussero centinaia di attacchi durante l'Operazione Kikusui (Crisantemi galleggianti). AOkinawa gli attacchi dei kamikaze si focalizzarono all'inizio sui cacciatorpediniere in servizio di protezione e quindi sulle portaerei al centro della flotta. L'offensiva, per cui vennero utilizzati 1465 aeroplani, seminò distruzione: i resoconti delle perdite variano, ma per la fine della battaglia almeno 21 navi americane erano state affondate dai kamikaze, insieme a navi alleate di altra nazionalità e dozzine di altre erano state danneggiate.
L'offensiva comprese la missione di sola andata dellanave da battagliaYamato, che non riuscì a raggiungere le vicinanze dell'operazione perché affondata dagli aerei alleati a diverse centinaia di miglia di distanza (VediOperazioneTen-Go).
A causa della scarsità del loro addestramento, i piloti kamikaze tendevano ad essere facili prede per gli esperti piloti alleati, che pilotavano aerei di molto superiori. Anche gli equipaggi navali alleati iniziarono a sviluppare tecniche per neutralizzare gli attacchi dei kamikaze, come sparare con i cannoni navali di grosso calibro nel mare lungo la direzione di attacco, per poterli inondare. Queste tattiche non potevano essere usate contro gliOkha ed altri attacchi veloci portati in picchiata dall'alto, ma questi ultimi aerei erano più vulnerabili al fuoco antiaereo e ai caccia Alleati.
Nel 1945 l'esercito giapponese iniziò ad accumulare scorte di centinaia diTsurugi, di altri aerei a elica, diOhka e di navi suicide per fronteggiare le forze alleate, che si aspettavano avrebbero invaso il Giappone. Pochi di essi vennero usati.
Quando il Giappone iniziò ad essere soggetto albombardamento strategico da parte dei bombardieriB-29Superfortress dopo la cattura diIwo Jima l'esercito giapponese tentò di usare attacchi suicidi contro questa minaccia.
Comunque questa si dimostrò molto meno fruttuosa e pratica, poiché un aeroplano era un bersaglio molto più piccolo, manovrabile e veloce di una tipica nave da guerra. Aggiungendo a ciò il fatto che il B-29 possedeva un formidabile armamentario difensivo, gli attacchi suicidi contro questo tipo di aeroplano richiedevano un'abilità di volo considerevole per avere successo. Ciò era contrario allo scopo fondamentale di usare piloti sacrificabili e incoraggiare i piloti abili a balzare fuori prima dell'impatto era inefficace causando spesso la morte di personale vitale che calcolava male il tempo di uscita e falliva l'impatto e/o ne restava ucciso.
Alla fine della seconda guerra mondiale il servizio aeronautico della marina giapponese aveva sacrificato 2.526 piloti kamikaze, mentre quello dell'esercito ne aveva sacrificati 1.387. Secondo un dato ufficiale, di fonte giapponese, le missioni affondarono 81 navi e ne danneggiarono 195, ammontando (rispetto al conteggio giapponese dei danni inflitti) all'80% delle perdite USA durante le fasi finali della guerra nel Pacifico.Secondo una fonte delle forze aeree americane:
«Approssimativamente 2.800 attaccanti kamikaze affondarono 34 navi della marina, ne danneggiarono altre 368, uccisero 4.900 marinai e ne ferirono oltre 4.800. Nonostante l'allarme deiradar, l'intercettazione in volo ed un massiccio fuoco antiaereo il 14% degli attacchi Kamikaze giungeva fino all'impatto contro una nave; circa l'8,5% delle navi colpite dagli attacchi kamikaze affondò»
«Voi siete il tesoro della nazione; con lo stesso spirito eroico dei kamikaze, battetevi per il benessere del Giappone e per la pace nel mondo.»
(Dalla lettera scritta dal viceammiraglioTakijirō Ōnishi, principale fautore dei kamikaze, e indirizzata ai giovani giapponesi, prima di suicidarsi il 15 agosto 1945.[6])
L'esercito giapponese non ebbe mai problemi nel reclutare volontari per le missioni kamikaze; in effetti ci fu il triplo di volontari rispetto agli aerei disponibili. In conseguenza di ciò i piloti esperti venivano scartati, in quanto considerati meglio impiegati in ruoli difensivi e di insegnamento. Il pilota kamikaze medio aveva circa 20 anni e studiava all'università. Le motivazioni nell'offrirsi volontario andavano dal patriottismo, al desiderio di portare onore alle proprie famiglie, al mettersi alla prova in maniera estrema.
Venivano spesso tenute cerimonie speciali, immediatamente prima della partenza delle missioni kamikaze, nelle quali ai piloti che portavano preghiere delle loro famiglie venivano date decorazioni militari. Queste pratiche aiutavano a romanzare le missioni suicide, attraendo pertanto altri volontari. I kamikaze giapponesi inoltre indossavano la nota bandana bianca con dei motivi patriottici disegnati, chiamatahachimaki.
Secondo la leggenda i giovani piloti delle missioni kamikaze spesso volano a sud-ovest dal Giappone sopra il monteKaimon, alto 922 metri. La montagna è anche detta "Satsuma Fuji" (indicando una montagna bella simmetricamente, come ilFuji, ma situata nella regione diSatsuma). I piloti delle missioni suicide vedevano questo guardandosi alle spalle, la montagna più a sud del Giappone mentre erano in aria, dicendo addio al proprio paese e salutavano la montagna.
I residenti dell'isola diKikajima, ad est diAmami Ōshima, dicono che i piloti delle missioni suicide lanciavano fiori dall'aria mentre partivano per la loro missione suicida. Presumibilmente le colline sopra l'aeroporto di Kikajima hanno campi di fiordalisi che sbocciano all'inizio di maggio[7].
^Definizione di kamikaze, suthefreedictionary.com, 1º giugno 2011. il termine deriva dakami - spirito guida ekaze - vento, ed è comunemente tradotto con "vento divino".
Questo articolo è basato in gran parte sul corrispondente articolo della Wikipedia inglese, che a sua volta usa con permesso materiale dal sito (EN)Mr. Nobu's personal website.