Nel 1948 ruppe con l'Unione Sovietica, ponendosi poi a capo del cosiddettoMovimento dei paesi non allineati, cioè non appartenenti a nessuno dei due gruppi che si fronteggiavano durante laguerra fredda. Rimase a capo del governo jugoslavo fino alla morte. Dopo la sua morte, la Jugoslavia visse un periodo di forte crisi e di tentativi di mediazione e di riformismo che non ebbero successo, portando alla progressiva disgregazione del Paese nel corso delleguerre jugoslave degli anni novanta.
Dopo aver trascorso alcuni anni della sua infanzia col nonno materno aPodsreda (oggi inSlovenia), frequenta a Kumrovec la scuola elementare fino al 1905. Nel 1907 lascia l'ambiente rurale del paese natale per trasferirsi aSisak, dove lavora come apprendistafabbro. A Sisak si confronta con le idee e le istanze del movimento dei lavoratori e nel 1910 partecipa alla celebrazione delPrimo maggio.
Nel 1910 entra a far parte del sindacato dei lavoratori metallurgici e del Partito Social-Democratico della Croazia e della Slavonia. Tra il 1911 e il 1913 lavora brevemente aKamnik (Slovenia),Čenkov (Boemia),Monaco di Baviera eMannheim (Germania), dove lavora alla fabbrica automobilistica dellaBenz. Si sposta quindi aWiener Neustadt, inAustria, dove lavora allaDaimler come pilota collaudatore. Nel maggio del 1912, intanto, vince una medaglia d'argento ad un torneo discherma aBudapest.
Nel maggio del 1913[3] Josip Broz viene arruolato nell'esercito imperiale austro-ungarico, dove si distingue nel servizio militare, diventando il più giovanesergente maggiore (narednik /Feldwebel /őrmester) del suo reggimento[3][4] (secondo un'altra fonte quello più giovane dell'Esercito[5]). Allo scoppio dellaprima guerra mondiale Tito, inviato aRuma, è arrestato per aver svolto propaganda contro la guerra. Imprigionato nella fortezza diPetrovaradin, nel 1915 è trasferito inGalizia a combattere sul fronte russo. Inquadrato neidomobrani del 3º battaglione del Regio esercito ungherese nel reggimento di fanteria n. 25 diZagabria, si distingue come abile soldato e viene raccomandato per una decorazione militare. Il 25 marzo 1915, giorno di Pasqua, inBucovina, lagranata di unobice lo ferisce gravemente e in aprile (tra il 10 e il 12) il suo intero battaglione è catturato dai russi (circassi della "Divisione selvaggia") a Okna, odierna Vikno inUcraina.
Dopo tredici mesi trascorsi in ospedale, nell'autunno del 1916 Tito è inviato in uncampo di lavoro negliUrali, dove i prigionieri lo eleggono loroleader. Nel febbraio del 1917, lavoratori in rivolta entrano nella prigione e liberano i prigionieri. Tito entra a far parte delleGuardie Rosse aOmsk, inSiberia. Nell'aprile del 1917 è arrestato di nuovo, ma riesce a fuggire per unirsi alle dimostrazioni del 16 e 17 giugno del 1917 aSan Pietroburgo. Tito in fuga si dirige quindi verso laFinlandia. Di nuovo arrestato, è costretto a trascorrere tre settimane nella fortezza diPetropavl, inKazakistan, per poi essere trasferito nel campo di prigionia diKungur, riuscendo però a scappare durante il tragitto in treno. Si nasconde presso una famiglia russa, dove incontra e sposa Pelageja Belousova.
Nel novembre dello stesso anno entra a far parte dell'Armata Rossa a Omsk. Nella primavera del 1918 Tito chiede di essere ammesso nelPartito Comunista Russo. La domanda è accolta. In giugno lascia Omsk per trovare lavoro. È impiegato come meccanico vicino ad Omsk per un anno. Quindi, nel gennaio 1920, Tito e Pelageja compiono un lungo e difficile viaggio di ritorno in Jugoslavia, dove arrivano in settembre.
Nel 1920 partecipa aVukovar alla fondazione delPartito Comunista di Jugoslavia (KPJ), che nelle elezioni dello stesso anno si dimostra il terzo partito delRegno dei Serbi, Croati e Sloveni, ma è messo al bando dal reAlessandro I di Jugoslavia. Tito continua la sua attività politica in clandestinità, nonostante le pressioni del governo sui militanti comunisti. All'inizio del 1921 Tito si sposta a Veliko Trojstvo, vicino aBjelovar, dove trova lavoro come macchinista.
Nel 1925 Tito si trasferisce aPorto Re, località a sud diFiume, per lavorare nell'importantecantiere navale locale. Viene eletto rappresentante sindacale e l'anno successivo guida uno sciopero. Viene quindi licenziato e si sposta aBelgrado, dove lavora in una fabbrica di locomotive aSmederevska Palanka. Viene eletto commissario dei lavoratori, ma è di nuovo licenziato non appena viene rivelata la sua appartenenza al Partito Comunista. Si sposta infine aZagabria, dove è nominato segretario del sindacato croato dei lavoratori metalmeccanici.
Foto segnaletica di Tito, prigioniero politico a Lepoglavi, 1928
Nel 1934 Josip Broz diviene membro del Dipartimento Politico del Comitato Centrale delKPJ, con sede aVienna. Assume - anche per non essere scoperto - il nome in codice di Tito. L'uso di "nomi di battaglia" era diffuso presso i militanti dell'illegale partito comunista affinché, in caso di arresto, non si potesse risalire alla famiglia dell'arrestato. Durante la resistenza il personaggio di Tito è investito da un alone di mistero. I referti delleSS lo descrivono come un personaggio di cui si sa poco, salvo vaghe caratteristiche fisiche (anche queste spesso distorte), molto pericoloso, astuto e pieno di risorse.Goebbels non nascose la propria ammirazione per un uomo di cui era difficile seguire le tracce e che anche quando si credeva di averlo intrappolato riusciva a cavarsela.Esiste una quantità di documenti che testimoniano le sue molteplici identità. Lo stesso uomo viene fatto risalire a sei, sette identità, tra cui Ivan Brozović e Tito. Le origini del soprannome "Tito" non sono certe, ma la teoria più accreditata, benché non verificata, è che derivi dal fatto che usasse spesso la locuzione "ti to" (inserbocroato "tu questo") per impartire ordini ai suoi uomini. Tuttavia il biografo di Tito,Vladimir Dedijer, afferma che il nome derivi dall'autore croatoTituš Brezovački.
Tito negli anni '30. Fototessera di un suo documento falso
Nel 1935 Tito viaggia inUnione Sovietica, lavorando per un anno nella sezione Balcani delComintern. È membro delPartito Comunista dell'Unione Sovietica e della polizia segreta sovietica (NKVD). Nel 1936 il Comintern invia il compagno "Walter" (cioè Tito) in Jugoslavia per attuare una purga nel Partito Comunista di Jugoslavia. Nel 1937 il segretario generale del KPJ,Milan Gorkić, è assassinato aMosca su ordine diStalin. Lo stesso anno Tito ritorna in Jugoslavia dopo essere stato nominato da Stalin segretario generale dell'ancora illegale KPJ. Secondo lo storicoJean-Jacques Marie, c'era un piano per liquidare Tito a Mosca, ma Stalin vi si oppose e lo lasciò ripartire dall'URSS, comunque non prima di aver fatto arrestare sua moglie.[6]
Durante questo periodo Tito segue fedelmente le politiche del Comintern, criticando l'Italia fascista e laGermania nazista fino alPatto Molotov-Ribbentrop del 1939, per concentrare la critica solo al liberalismo occidentale fino al 1941. Quando nel 1940 anche la Francia viene occupata dai nazisti, la prospettiva di un'Europa dominata dal fascismo diventa reale e Stalin non si fida più del compromesso raggiunto conHitler nel 1939. Agli occhi di Mosca, Tito ha in mano il modello organizzativo per i comunisti europei nel caso di una definitiva affermazione del fascismo su scala continentale. Negli ultimi anni del Comintern, il KPJ emerge comeprimus inter pares tra i partiti comunisti europei che operano nell'Europa caduta nelle mani dei nazisti.[7]
LaJugoslavia il 24 marzo 1941 aderisce alPatto Tripartito sotto le minacce di Hitler. Ilcolpo di Stato del 27 marzo 1941, maturato in ambienti militari e auspicato dai servizi segreti inglesi, rompe l'accordo con il Patto Tripartito. Seguono manifestazioni di entusiasmo popolare, al quale non è estranea l'attività sotterranea del KPJ. Dopo pochi giorni la Jugoslavia firma un trattato di amicizia con l'URSS.
In risposta al colpo di Stato, il 6 aprile le forze tedesche, italiane e ungheresi invadono la Jugoslavia. L'esercito tedesco inizia un'avanzata su tre direttrici versoBelgrado, che viene intanto bombardata dallaLuftwaffe assieme alle altre città jugoslave (Operazione Castigo). Attaccate su più fronti e minate dalle frizioni inter-etniche e in particolare dalla defezione croata, le forze armate del Regno di Jugoslavia non riescono a resistere e l'operazione d'invasione si conclude in 11 giorni (6-17 aprile 1941). RePietro II e alcuni membri del governo si rifugiano in esilio aLondra, mentre altri ministri e militari firmano l'armistizio. Il 19 aprile l'esercito bulgaro procede all'occupazione dellaMacedonia.
Tito fonda allora un Comitato Militare come parte del Comitato Centrale del Partito Comunista (10 aprile 1941). Il 28 aprile, aLubiana (Slovenia), si registra la formazione del primo gruppo di resistenza partigiana comunista. Il 1º maggio 1941 viene distribuito unpamphlet, redatto da Tito, che chiama la popolazione a raccolta nella battaglia contro l'occupazione.[8]Tito e i partigiani comunisti affrontano l'Esercito jugoslavo in patria (Jugoslovenska vojska u otadžbini, JVUO), l'armata dei cetnici, che degenera in guerra civile. La JVUO è una forza di resistenza, a base etnica serba (invece che ideologica come i partigiani di Tito), anti-nazifascista, nazionalista, monarchica e anti-comunista. È comandata dal generaleDragoljub Mihailović ed include interi settori dell'esercito jugoslavo rimasti allo sbando, ma molte bande cetniche non lo riconoscono e quindi si regolano autonomamente. A lungo i cetnici ricevono aiuti daibritannici, dagliStati Uniti e dal governo jugoslavo in esilio a Londra dire Pietro II.
Il 22 giugno (giorno del lancio dell'Operazione Barbarossa contro l'Unione Sovietica), nella foresta di Brezovica presso la città diSisak, inCroazia, ipartigiani jugoslavi formano la famosa Prima Brigata Partigiana di Sisak, per la maggior parte composta di croati della vicina città, una delle prime formazioni militari antifasciste in Europa. Lo stesso giorno, 49 uomini della Brigata attaccano un treno della riserva tedesca.[9] Il 4 luglio, in una riunione del Comitato Centrale, Tito viene nominato comandante militare dell'Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia, considerato successivamente dagli storici del periodo il più efficace movimento di resistenza nell'Europa occupata,[10] e lancia la mobilitazione generale per la resistenza.
I partigiani comunisti danno presto origine a un'estesa e vittoriosa campagna diguerriglia, che libera parti del territorio. Le attività dei partigiani provocano diverse ritorsioni dei tedeschi e degliustascia, nazionalisti croati, collaborazionisti, insediatisi inCroazia, contro i civili, che sfociano in eccidi (100 civili per ogni soldato tedesco ucciso, 50 per ogni ferito). L'accettazione, da parte di Tito, di queste durerappresaglie, a carico, per la maggior parte di civili innocenti, diviene uno dei principali punti di dissenso tra Tito eMihailović. Secondo alcuni storici,[11] Mihailović organizza azioni lontano dai centri abitati per evitare le rappresaglie tedesche e concentra i propri sforzi nel recupero e salvataggio degli aviatori alleati sul suolo jugoslavo; Tito vede queste feroci rappresaglie degli occupanti come un'opportunità, un importante fattore di aggregazione e di mobilitazione dell'intera popolazione a favore della resistenza armata. Nell'area balcanica il tradizionale dovere della vendetta era infatti fattore più efficace rispetto al culto della patria nel mobilitare la popolazione contro le forze di occupazione. Tito, incurante delle conseguenze, colpisce duramente gli invasori, arrecando loro gravi perdite in termini di uomini e di equipaggiamento e obbligandoli a distogliere soldati da altri fronti.
Nella "Lotta popolare di Liberazione" jugoslava cessa ogni distinzione tra fronte e retrovia, tra interno e estero, tra militare e civile. Le operazioni al tempo stesso hanno finalità sia politiche sia militari e sono rivolte sia verso le forze proprie sia verso quelle avversarie. Ciò sarebbe stato impensabile senza uno strumento integrato di informazioni, controllo e repressione politica di un livello tale che non fu compreso dagli avversari, che si trovavano ad agire nei luoghi, tempi e modi sbagliati. Il controllo totale sulla popolazione diventava una vera e propria risorsa strategica, alla quale gli eserciti tradizionali erano impreparati. In effetti, un tale modo di concepire e condurre una guerra doveva essere spiazzante per gli ufficiali dell'Asse che si trovarono ad affrontarlo.[12]
Nei territori liberati i partigiani organizzano comitati popolari con funzioni di governo civile. Tito è il principaleleader delComitato Antifascista di Liberazione Nazionale della Jugoslavia - AVNOJ, riunitosi aBihać il 26 novembre 1942 e quindi aJajce il 29 novembre 1943. Nelle sue due sessioni l'AVNOJ stabilisce le basi federali della Jugoslavia postbellica. A Jajce Tito è nominato presidente del Comitato Nazionale di Liberazione. Il 4 dicembre 1943, mentre la maggior parte del paese è ancora occupata dalle forze naziste, ma dopo l'armistizio richiesto dall'Italia, Tito proclama un Governo provvisorio democratico di Jugoslavia.
Il maresciallo Tito durante la Resistenza, 1944. Al centro, con gli occhiali,Edvard Kardelj
Dopo la resistenza dei partigiani comunisti agli intensi attacchi dell'Asse tra il gennaio e il giugno del 1943, ileader degliAlleati tolgono il loro supporto ai cetnici per sostenere i partigiani titini, la cui azione contro le forze di occupazione è considerata assai più efficace.Franklin Delano Roosevelt eWinston Churchill si allineano conStalin nel riconoscere ufficialmente Tito e i suoi partigiani durante laConferenza di Teheran. Gli aiuti degli Alleati vengono paracadutati ai partigiani direttamente dietro le linee dell'Asse.
Comeleader della resistenza comunista, Tito diviene un obiettivo delle forze dell'Asse. I tedeschi arrivano vicini a catturare o uccidere Tito in almeno tre occasioni: nell'offensiva della Neretva (Fall Weiss) del 1943, nella seguente offensiva inErzegovina eSangiaccato (Fall Schwarz), durante la quale, il 9 giugno, Tito viene ferito nel corso di un attacco aereo, ma si salva grazie al sacrificio del suo cane, e il 25 maggio 1944, in cui riesce fortunosamente a scampare ai tedeschi durante l'Operazione Rösselsprung, un lancio diparacadutisti delle SS direttamente sul quartier generale di Tito aDrvar.
I partigiani vengono supportati direttamente da lanci aerei degli Alleati sui loro quartieri generali; in ciò gioca un ruolo rilevante come collegamento il brigadiereFitzroy Maclean. LaBalkan Air Force dellaRAF viene formata nel giugno del 1944 per controllare le operazioni di aiuto alle forze partigiane. Per non mettere a repentaglio gli stretti legami conStalin, Tito si mostra spesso in aperto contrasto con gli ufficiali britannici e americani collegati al suo quartier generale. In realtà gli Alleati hanno grande fiducia in lui e gli assegnano un ruolo di primo piano nel futuro dei Balcani. Dopo aver sacrificato Mihailović, cercano di accondiscendere alle sue richieste in termini di aiuti e di conquiste di territori già italiani.
Incontro tra Tito eWinston Churchill a Villa Rivalta, Napoli, 12 agosto 1944
Il 15 agosto 1944, aNapoli, Tito incontrò il premier britannicoWinston Churchill per definire gli accordi di riconciliazione tra il movimento partigiano di Tito e il governo monarchico jugoslavo in esilio[13]. Un mese dopo, il re Pietro II ordina a tutti gli jugoslavi, tramite un proclama, di riunirsi sotto la leadership di Tito e dice che chiunque si fosse rifiutato di farlo sarebbe stato considerato un traditore.
Il 28 settembre 1944[14] laTASS riporta la firma di Tito a un accordo con l'URSS che consente un "temporaneo ingresso delle truppe sovietiche nel territorio jugoslavo". Con l'aiuto dell'Armata Rossa i partigiani jugoslavi liberanoBelgrado il 18 ottobre 1944 e il resto della Jugoslavia entro il maggio del 1945. Alla fine della guerra, a tutte le forze straniere viene ordinato di lasciare il territorio jugoslavo.
A fine 1944, l'Accordo di Lissa (Viški sporazum), conosciuto anche come Accordo Tito-Šubašić, rappresenta un tentativo di fondere il governo comunista di Tito con il governo in esilio di re Pietro II. Il 7 marzo 1945 il governo provvisorio dellaDemocrazia Federale di Jugoslavia (Demokratska federativna Jugoslavija, DFJ) si riunisce a Belgrado. Il governo provvisorio è capeggiato da Tito e non ha relazioni con il governo jugoslavo in esilio né con re Pietro II. Alle elezioni dell'11 novembre 1945 (secondo molti di fatto controllate e massicciamente inquinate dai titoisti), il "fronte nazionale", capeggiato da Tito, ottiene la maggioranza assoluta. Tito viene nominatoPrimo ministro e ministro degli Esteri della DFRJ.
È durante questo periodo che le forze jugoslave e l'Armata Rossa vengono coinvolte nella deportazione delle popolazioni etnicamente tedesche (Volksdeutsche) dalla Jugoslavia, considerate collaborazioniste. Tedeschi etnici, cetnici,ustascia e altre formazioni militari croate e slovene vengono catturati durante gli spostamenti tra le masse di rifugiati e, nonostante le promesse di Tito ai collaborazionisti di una resa sicura, un gran numero di collaborazionisti e supposti tali viene ucciso (massacro di Bleiburg).
Avvengono altre uccisioni di massa a cui partecipa l'esercito jugoslavo. Molti militari e civili italiani dell'Istria, giudicati sommariamente come fascisti, subiscono imassacri delle foibe, mentre la minoranza di etnia italiana presente inDalmazia è considerata collaborazionista con gli invasori italiani e perseguitata. Gliungheresi subiscono ilmassacro di Bačka tra 1944 e 1945, mentre con l'Operazione Keelhaul viene ucciso un gran numero diustascia croati, consegnati dai britannici, presso cui avevano chiesto asilo, agli jugoslavi.
I critici di Tito hanno sostenuto che egli avesse dato via libera, o comunque avesse ignorato e non vietato i numerosi massacri, che durarono per molte settimane anche dopo la fine della guerra. Altri sostengono che tali eccidi sarebbero da mettere in relazione, almeno in parte, con il nazionalismo delle popolazioni locali e con capi partigiani in cerca di giustizia sommaria contro collaborazionisti veri o presunti e contro popolazioni considerate per etnia o per convenienza collegate alle forze occupanti. Vi è però da notare che il 14 maggio 1944 Tito inviò un telegramma al quartier generale supremo dell'esercito partigiano sloveno, vietando l'esecuzione dei prigionieri di guerra e ordinando il trasferimento dei possibili sospettati al tribunale militare.[15]
Evento in onore del maresciallo Tito a Zagabria, 1945, alla presenza di dignitari ortodossi, del cardinaleAlojzije Viktor Stepinac e dell'attaché militare sovietico
Nel novembre del 1945 viene redatta una nuovacostituzione, promulgata il 31 gennaio 1946, sul modello centralista sovietico. Intanto il movimento partigiano viene organizzato in esercito regolare, l'Armata Popolare Jugoslava (Jugoslovenska narodna armija, JNA), inizialmente considerato ilquinto più potente esercito in Europa[senza fonte]. Tito organizza anche una forza di polizia segreta, l'Amministrazione di Sicurezza dello Stato (Uprava državne bezbednosti/sigurnosti/varnosti,UDBA). Sia l'UDBA sia il Dipartimento per la Sicurezza del Popolo (Organ Zaštite Naroda (Armije),OZNA) vengono incaricati, tra le altre cose, di ricercare, imprigionare e processare un largo numero di collaborazionisti. Fra i collaborazionisti vi sono anche i preti cattolici, a causa del coinvolgimento di parte del clero cattolico croato con il regimeustascia.
Il 29 novembre 1945 rePietro II viene deposto dall'Assemblea Costituente jugoslava e il 13 marzo 1946 il generaleDragoljub Mihailović viene catturato dall'OZNA e quindi ucciso il 18 luglio. Il regime politico di Tito in Jugoslavia aveva molte delle caratteristiche di unadittatura, e non era molto diverso dai regimi imperanti in altri stati comunisti dell'Est dopo laseconda guerra mondiale. LaLega dei Comunisti di Jugoslavia vinse le prime elezioni del dopoguerra, nelle quali schede semplificate consentivano solo un'alternativa tra "sì" e "no". Nonostante la natura controversa di queste votazioni, Tito riportava al tempo un massiccio supporto popolare[senza fonte]. Il partito usa immediatamente i propri poteri per stanare gli ultimi collaborazionisti, nazionalisti e anti-comunisti, facendo propri i metodi caratteristici dellostalinismo (ad esempio i cosiddetti "Processi di Dachau", svoltisi aLubiana tra il 1947 e il 1949).[16] Il governo di Tito riesce comunque a unificare un paese che era stato severamente colpito dalla guerra e a reprimere efficacemente i sentimenti nazionalisti e separatisti delle popolazioni, in favore di un comune obiettivo jugoslavo.
Nell'ottobre del 1946 laSanta Sedescomunica Tito e il governo jugoslavo per aver condannato l'arcivescovo cattolicoAlojzije Viktor Stepinac a sedici anni di prigione per collaborazionismo con le forze di occupazione dell'Asse (la pena sarà poi commutata in arresti domiciliari) e per aver forzato conversioni di serbi al cattolicesimo[17].
Il 26 giugno 1950 l'Assemblea Nazionale jugoslava approva una legge cruciale, scritta da Tito eMilovan Đilas, sull'autogestione (samoupravljanje): un tipo indipendente di socialismo che sperimenterà la condivisione dei profitti tra gli operai nelle industrie controllate dallo Stato. Il 13 gennaio 1953 la legge sull'autogestione viene posta a base dell'intero ordine sociale in Jugoslavia. Tito succede inoltre aIvan Ribar come presidente della Jugoslavia il 14 gennaio 1953.
Nel 1948, motivato dal desiderio di creare un'economia forte e indipendente, Tito, non deludendo in questo le speranze in lui riposte dagli Alleati, diventa il primoleader comunista (e il solo ad aver successo) a sfidare laleadership di Stalin nelCominform e le sue richieste di lealtà assoluta.
L'adesione della Jugoslavia al Cominform esigeva un'obbedienza assoluta da parte di Tito alla linea fissata dalCremlino. Tito, forte della liberazione della Jugoslavia dall'occupazione nazifascista da parte dei suoi partigiani, desiderava invece restare indipendente dalla volontà di Stalin. Le relazioni tra URSS e Jugoslavia ebbero subito dei momenti di tensione, a partire dalla censura sovietica sui messaggi che la resistenza jugoslava lanciava da "Radio Jugoslavia Libera", che trasmetteva da Mosca.
Tito prende quindi diverse iniziative sgradite ai dirigenti sovietici: il sostegno ai comunisti greci dell'ELAS, un'insurrezione che Stalin riteneva un'avventura, e il progetto di una federazione balcanica conAlbania,Bulgaria eGrecia.
A partire dal 1945, Stalin inizia a nominare uomini a lui devoti all'interno del governo e del Partito Comunista di Jugoslavia. Allo stesso tempo, Tito rifiuta di lasciar subordinare la sua polizia, l'esercito e la politica estera, così come di veder creare delle società miste di produzione, attraverso le quali i sovietici avrebbero potuto controllare l'economia del paese.
Nel marzo del 1948 Stalin richiama tutti i consiglieri militari e gli specialisti civili presenti in Jugoslavia. Poco dopo, una lettera del Comitato Centrale sovietico inizia a criticare le decisioni del PC jugoslavo. Allo stesso modo, i dirigenti jugoslavi vicini a Tito fanno blocco attorno a lui e quelli fedeli a Mosca vengono esclusi dal Comitato Centrale e arrestati. Il Cremlino gioca l'ultima carta portando la questione davanti al Cominform, ma Tito si oppone. A questo punto il Cominform considera il rifiuto jugoslavo come un tradimento. Escludendo la Jugoslavia dal Cominform, Stalin sperava di provocare una sollevazione nel paese, ma ciò non avviene e il Partito Comunista di Jugoslavia, epurato dai "cominformisti", elegge un nuovo Comitato Centrale totalmente devoto a Tito.
La rottura con l'Unione Sovietica porta molti riconoscimenti internazionali a Tito, ma crea anche un periodo di instabilità (il "periodo dell'Informbiro"). La via nazionale jugoslava al comunismo viene definitatitismo da Mosca, che incoraggia le purghe contro sospetti titini negli altri paesi del blocco comunista.[18] Nel contesto della spaccatura tra cominformisti e titoisti, Tito dà vita in patria a un clima fortemente repressivo. Oppositori politici, "cominformisti" o presunti tali (tra l'altro parecchi comunisti italiani - sia autoctoni siaimmigrati - accusati di stalinismo[19]), vengono rinchiusi in campi di prigionia, tra i quali spicca il campo diIsola Calva (Goli Otok), dopo processi e condanne sommari.
Durante la crisiWinston Churchill porta un discreto sostegno a Tito, chiedendogli in cambio di ritirare i suoi partigiani comunisti dalla Grecia e di cessare gli aiuti. Da parte sua, Churchill fa sapere a Stalin di non toccare la Jugoslavia. Stalin tenta di sottomettere la Jugoslavia attraverso l'arma economica. Riduce le esportazioni dell'URSS verso Belgrado del 90% e obbliga gli altri stati dell'Europa orientale a fare altrettanto. Questo blocco economico costringe Tito ad aumentare i suoi scambi con i paesi occidentali. Pur restando fedele al socialismo e richiamandosi agli stessi principi dell'Unione Sovietica, la Jugoslavia ne rimane politicamente indipendente. Tito rimette dunque in discussione la direzione unica del mondo socialista impressa dall'URSS, aprendo la strada all'idea di un comunismo nazionale. Solamente ladestalinizzazione, lanciata daNikita Sergeevič Chruščёv, permetterà una normalizzazione dei rapporti tra URSS e Jugoslavia.
La rottura dell'alleanza con il blocco sovietico consente anche alla Jugoslavia di ottenere con gli Stati Uniti e la NATO un accordo per la smilitarizzazione congiunta delmare Adriatico. Pur restando neutrale, la Jugoslavia è anche coinvolta in una serie di iniziative militari difensive conGrecia eTurchia patrocinate dalla NATO. È proprio questo clima di maggiore collaborazione con l'Occidente che porta Tito ad essere anche maggiormente disposto a una soluzione amichevole con l'Italia riguardo allaquestione di Trieste. Nel1954 si arriva alla firma delmemorandum di Londra, che restituisce la città con la Zona A all'Italia, mentre la Zona B viene riconosciuta alla Jugoslavia. Tali disposizioni verranno confermate con iltrattato di Osimo del1975.
La politica estera e la nascita del Movimento dei Paesi non allineati
Tito perseguì una politica estera di neutralità durante laguerra fredda e stabilì stretti rapporti con i paesi in via di sviluppo. Il forte credo di Tito nell'autodeterminazione causò uno strappo con Stalin e, di conseguenza, con il blocco orientale. I suoi discorsi pubblici spesso ripetevano che la politica di neutralità e cooperazione con tutti i paesi è naturale, finché questi paesi non usano la propria influenza per fare pressioni sulla Jugoslavia per una scelta di campo. Le relazioni con gli Stati Uniti e i paesi dell'Europa occidentale erano generalmente cordiali[senza fonte].
Dopo la morte di Stalin, Tito rigetta l'invito per una visita in URSS per discutere la normalizzazione delle relazioni bilaterali.Nikita Sergeevič Chruščёv eNikolaj Aleksandrovič Bulganin visitano Tito a Belgrado nel 1955 e chiedono scusa per i misfatti del governo di Stalin, firmando la dichiarazione di Belgrado.[20] Tra Jugoslavia e URSS inizia così un periodo di difficili trattative e negoziati diplomatici per un riavvicinamento reciproco, ma le differenze ideologiche erano troppo grandi e Tito non era disposto a rinunciare alla posizione di neutralità che gli garantiva proficui rapporti commerciali con l'Occidente. Tito visita l'URSS nel giugno 1956, segnalando che l'animosità tra URSS e Jugoslavia sta scemando.[21]
Tuttavia, il riavvicinamento tra URSS e Jugoslavia è di breve durata. I rapporti tra i due Paesi raggiungono un altro minimo già nell'autunno 1956, in seguito allo scoppio dellarivoluzione ungherese. Sebbene Tito si sia dichiarato favorevole alla repressione sovietica della rivoluzione, chiede esplicitamente di tutelare la vita diImre Nagy, leader dei rivoluzionari, che all'arrivo dei sovietici aBudapest aveva chiesto asilo proprio nell'ambasciata jugoslava. Le forze sovietiche, ignorando le regole internazionali, fanno irruzione nell'ambasciata, violando di fatto la sovranità jugoslava, e arrestano Nagy, che sarà fucilato nel 1958 dopo due anni di prigionia[22]. Dopo questo grave episodio, la Jugoslavia di Tito abbandona le trattative per la riappacificazione con Mosca, sebbene le relazioni diplomatiche vengano mantenute.
Tito sviluppa anche buone relazioni con laBirmania diU Nu, viaggiandovi nel 1955 e ancora nel 1959, nonostanteNe Win non ricambi la visita nel 1959. A seguito dellaConferenza di Bandung del 1955, Tito si avvicina aGamal Abd el-Nasser eJawaharlal Nehru, che rincontra nella Conferenza diBrioni nel 1956. Con la Conferenza di Belgrado del 1961, Tito co-fonda ilMovimento dei paesi non allineati assieme all'egiziano Gamal Abd el-Nasser, l'indiano Jawaharlal Nehru, l'indonesianoSukarno e il ghaneseKwame Nkrumah, in quella che fu definita "l'iniziativa dei cinque", stabilendo forti legami con i paesi delTerzo mondo. Questa mossa avrà un grande successo nel migliorare la posizione diplomatica della Jugoslavia. Tito coltiva anche ottimi rapporti con l'Etiopia e in particolare con l'imperatoreHailé Selassié, considerato leader carismatico dell'Africa, ed è più volte ospite ad Addis Abeba.
La Jugoslavia permetteva agli stranieri di viaggiare liberamente attraverso il paese e ai suoi cittadini di viaggiare per tutto il mondo[23], a differenza di gran parte dei paesi comunisti. Un gran numero di cittadini jugoslavi lavorarono in Europa occidentale.
La liberalizzazione della Jugoslavia negli anni '60
Il maresciallo Tito conHo Chi Minh a Belgrado (1957)Biglietto da visita di Tito, 1967
Il 7 aprile 1963 il paese cambia ufficialmente nome inRepubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Le riforme incoraggiano l'impresa privata e rilassano le restrizioni alla libertà di parola e di espressione religiosa.[23] Nel 1966 Tito firma un accordo con il Vaticano che garantisce alcune libertà alla Chiesa cattolica in Jugoslavia, in particolare nell'insegnamento del catechismo e nell'apertura di seminari. Il nuovo socialismo di Tito trova opposizione da parte dei comunisti ortodossi, che culmina con la cospirazione capeggiata daAleksandar Ranković,[24] capo della sicurezza. In seguito alle dimissioni di Ranković avviene una liberalizzazione, di cui beneficiano soprattutto artisti e scrittori.
Lo stesso anno Tito dichiara che da quel momento i comunisti avrebbero dovuto tracciare il percorso della Jugoslavia con la forza delle proprie opinioni (implicando una garanzia di libertà di espressione e l'abbandono dei metodi dittatoriali). L'Agenzia di Sicurezza dello Stato (UDBA) vede ridotti i propri poteri e il propriostaff a un massimo di 5.000 persone. Il 1º gennaio 1967 la Jugoslavia è il primo paese comunista ad aprire le sue frontiere a tutti i visitatori stranieri, abolendo il regime dei visti.[25]
Lo stesso anno Tito diventa attivo nel promuovere una risoluzione pacifica delconflitto arabo-israeliano. Il suo piano chiedeva agli arabi di riconoscere lo Stato diIsraele in cambio della restituzione dei territori conquistati da Israele.[26] Gli arabi rifiutarono la sua idea di "terre per il riconoscimento".
Nel 1967 Tito offre alleader cecoslovaccoAlexander Dubček la sua disponibilità a volare aPraga, con un preavviso di sole tre ore, se Dubček avesse avuto bisogno di aiuto nell'affrontare i sovietici.[27] Tito critica violentemente l'invasione dellaCecoslovacchia da parte delle truppe delPatto di Varsavia nel 1968, il che contribuisce a migliorare la sua immagine nei paesi occidentali.
Grazie alla sua neutralità, la Jugoslavia era l'unico paese comunista ad avere relazioni diplomatiche con governi di destra anticomunisti. Ad esempio, fu l'unico paese comunista ad avere un'ambasciata nelParaguay diAlfredo Stroessner.[28] Comunque, una notevole eccezione alla posizione neutrale della Jugoslavia verso i regimi anticomunisti si ebbe nel caso delCile diAugusto Pinochet; anche la Jugoslavia tronca le relazioni diplomatiche dopo il colpo di Stato del 1973 che deposeSalvador Allende.[29]
Nel 1971 Tito è rieletto presidente della Jugoslavia per la sesta volta. Nel suo discorso di fronte all'Assemblea Federale egli introduce 20 radicali emendamenti costituzionali che avrebbero costituito un rinnovato schema su cui basare lo Stato. Gli emendamenti prevedevano:
una presidenza collettiva, costituita da 22 membri eletti dalle sei repubbliche e dalle due province autonome. La Presidenza Collettiva avrebbe avuto un singolo presidente, a rotazione tra le sei repubbliche. In caso di mancato accordo dell'Assemblea Federale sulla legislazione, la presidenza collettiva avrebbe avuto il potere di legiferare per decreto.
un governo più forte, con un considerevole potere di iniziativa legislativa, indipendente dal Partito Comunista.Džemal Bijedić viene scelto come Primo ministro.
il decentramento del paese con una maggiore autonomia alle repubbliche e alle province. Il governo federale avrebbe mantenuto l'autorità solo sulla politica estera, di difesa, di sicurezza interna, gli affari monetari, il libero commercio interno e i prestiti per lo sviluppo delle regioni più povere. Il controllo dell'educazione, della sanità e degli affitti sarebbero stati esercitati interamente dai governi delle province.[32]
All'inizio degli anni settanta, l'intervento di Tito stronca i movimenti di rinnovamento nella politica che erano emersi alla fine degli anni sessanta inSerbia,Croazia eSlovenia e destituisce leélite comuniste che si accingevano a liberalizzare la politica economica e sociale in quelle repubbliche. Negli anni successivi, la Jugoslavia vede un periodo di accentuata repressione politica che solleva aspre contestazioni soprattutto tra i croati. Durante la "Primavera croata" del 1970 (detta anchemasovni pokret omaspok, cioè "movimento di massa"), il governo reprime sia le dimostrazioni pubbliche sia le idee dissenzienti all'interno del Partito Comunista. Nonostante la repressione, molte delle questioni delmaspok verranno più tardi accolte con la nuova costituzione.
Il 16 maggio 1974 la nuovaCostituzione dellaRepubblica Socialista Federale di Jugoslavia (SFRJ) viene approvata e Josip Broz Tito è nominatopresidente a vita. La nuova Costituzione porta l'impronta del teorico slovenoEdvard Kardelj che, in vista della futura scomparsa di Tito, aveva elaborato un modello confederale basato su una più libera cooperazione tra le dirigenze comuniste delle varie repubbliche e province autonome, che mantenevano però l'egemonia assoluta nei loro rispettivi paesi.
Francobollo dell'Unione Sovietica, Josip Broz Tito, 1982 (Michel № 5151, Scott № 5019)
Dopo la revisione costituzionale del 1974, Tito assume sempre più il ruolo di anziano padre della patria, mentre diminuisce il suo coinvolgimento diretto nella politica interna e nel governo. Nel gennaio del 1980, a seguito di una crisi che lo aveva colpito durante un soggiorno alcastello di Brdo, Tito è ricoverato al centro clinico diLubiana per problemi di circolazione alle gambe. La sua gamba sinistra vieneamputata poco dopo. Muore in clinica il 4 maggio 1980, tre giorni prima del suo 88º compleanno. Il suo funerale vede l'arrivo di molti uomini di Stato, la cui presenza cerca di attirarsi le simpatie della nuova dirigenza jugoslava, che in pienaguerra fredda si trovava priva della guida carismatica.[33]
In base al numero di politici e delegazioni di stato presenti, fu il maggiore funerale di Stato svoltosi fino ad allora.[34] Erano presenti quattro re, 31 presidenti, sei principi, 22 primi ministri e 47 ministri degli esteri, provenienti da 128 paesi da entrambe le parti della cortina di ferro, tra cuiIndira Gandhi,Margaret Thatcher eWilly Brandt.[35] Il primato verrà superato daifunerali dipapa Giovanni Paolo II nel 2005. Tito è sepolto aBelgrado, nel mausoleo diKuća Cveća ("La casa dei fiori") a lui dedicato.
La tomba di Tito
I regali ricevuti da Tito durante la sua presidenza sono conservati nel Museo della Storia della Jugoslavia (già Museo 25 maggio e Museo della Rivoluzione) a Belgrado. La collezione è inestimabile: include opere di molti artisti famosi a livello mondiale, tra cui stampe originali deiCapricci diFrancisco Goya. Il governo serbo progetta di unire la collezione con quella del Museo Storico della Serbia.[36]
Durante la sua vita, e specialmente nei primi anni dopo la sua morte, molti luoghi sono stati rinominati in omaggio a Tito. Molti di questi sono da allora ritornati ai loro nomi originali:
Podgorica, oggi capitale delMontenegro, assunse il nome diTitograd nel 1946, per poi riprendere il nome originario nel 1992;
Veles, comunemacedone dellaregione del Vardar, prese il nome diTito Veles alla fine della seconda guerra mondiale, per tornare al toponimo originale nel 1996;
Užice, città serba, assunse il nome diTitovo Užice alla fine della seconda guerra mondiale. Nel 1992 il prefisso Titovo fu eliminato;
Drvar, città dellaBosnia ed Erzegovina, mantenne il nome diTitov Drvar per tutta la durata della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia;
Velenje, cittàslovena, assunse, alla morte del maresciallo Tito (1980), il nome diTitova Velenje, per tornare al nome originale al momento dell'indipendenza della Slovenia (1991).
Nel 2004 la statua di Tito diAntun Augustinčić presso il suo luogo natale a Kumrovec venne decapitata da un'esplosione[37] e successivamente riparata. Nel 2008, 2000 manifestanti marciarono su piazza Maresciallo Tito a Zagabria per chiedere la restaurazione dell'antico nome di Piazza del Teatro, senza esito.[38] Nella città costiera diAbbazia, così come in moltissime altre città, tra cui ancheSarajevo, la strada principale o una delle principali arterie ancora mantengono il nome del Maresciallo Tito.
"Viva Tito", graffiti aMostar, Bosnia ed Erzegovina, 2009Statua di Tito aKumrovec, Croazia, dell'artistaAntun Augustinčić (1900-1979)
A partire dai suoi ultimi mesi di vita furono sollevati molti dubbi sulla possibilità che i suoi successori mantenessero l'unità dellaJugoslavia. Dubbi confermati dagli eventi storici successivi: divisioni etniche e conflitti nazionalisti crebbero fino a scoppiare nelleguerre jugoslave, un decennio dopo la morte di Tito.
Tito aveva tenuto unito il Paese sostituendo il nazionalismo pan-jugoslavo ai nazionalismi delle singole repubbliche. Le tensioni nazionaliste delle varie etnie venivano da lui manipolate come strumenti per mantenere il proprio ruolo di mediatore super partes[senza fonte]
Lo strappo di Tito dall'Unione Sovietica e l'indipendenza del titismo dalle politiche di Mosca strategicamente produssero un difficile accesso dell'URSS nel Mediterraneo, obiettivo geopolitico russo da secoli.[39] La trasformazione di fatto della Jugoslavia in unoStato cuscinetto ridusse il livello della militarizzazione dell'Adriatico quale mare di confine, con presenza di forze armate navali di entrambi i blocchi, come viceversa avveniva nelmar Baltico, ove talvolta avvenivano "cacce" a presunti sottomarini sovietici che sconfinavano nelle acque territoriali svedesi.[40]
Tito è stato l'architetto principale della seconda Jugoslavia, una federazione socialista durata dal novembre del 1945 all'aprile del 1992. Nonostante fosse stato uno dei fondatori delCominform,[41] fu anche il primo suo membro a sfidare l'egemonia sovietica e l'unica a riuscire a lasciare il Cominform e ad avviare un proprio programma socialista. Tito era un sostenitore di una via indipendente al socialismo (a volte chiamato "comunismo nazionale" otitismo). Nel 1951 Tito introdusse un sistema diautogestione dei lavoratori (samoupravljanje) che differenziò la Jugoslavia da altri paesi socialisti. La svolta verso un modello di socialismo di mercato ha portato un'espansione economica negli anni Cinquanta e Sessanta e un successivo declino negli anni '70. Le sue politiche interne includevano la soppressione del sentimento nazionalista e la promozione della "fraternità e unità" tra le nazioni jugoslave.
La sua presidenza è considerata dalla maggioranza degli storici comeautoritaria e dittatoriale,[42][43][44][45][46] e caratterizzata dalla repressione degli oppositori politici, benché alcuni storici lo considerino come un dittatore illuminato.[45]
Tito è stato una figura pubblica popolare sia inJugoslavia,[47] presentandosi come simbolo dell'unione tra le nazioni jugoslave tramite unculto della personalità,[48] sia in Occidente, avvalendosi del peso esercitato sugli equilibri USA-URSS dalla sua politica di stato comunista ma non filo-sovietica.[49] Tito si guadagnò ulteriore attenzione internazionale come capo delMovimento dei paesi non allineati, lavorando assieme aJawaharlal Nehru dell'India,Gamal Abdel Nasser d'Egitto eSukarno dell'Indonesia.[50]
Grazie a una reputazione favorevole all'estero in entrambi i blocchi dellaguerra fredda, Josip Broz Tito ha ricevuto circa 98 decorazioni estere, tra cui laLegion d'onore francese e l'Ordine del Bagno inglese.[51]
Dopo la sua morte emersero tensioni politiche insanabili tra le repubbliche jugoslave e nel 1991-92 il paese si disintegrò in una serie di guerre, conflitti etnici e disordini (guerre jugoslave) che durarono per il resto del decennio e che continuano ad avere un forte impatto in molte delle repubbliche ex jugoslave.
«[...] può essere oggettivamente visto come un riconoscimento del precedente regime non democratico e in contrasto con il principio del rispetto della dignità umana secondo la nuova costituzione slovena (art.1) [...] Il precedente regime e il nome di Tito sono lasciati alla storia»
Si tratta della prima decisione in cui un organo giudiziario di uno Stato dell'ex Jugoslavia ha preso una posizione netta sulla valutazione dell'opera di Tito. La sentenza non pregiudica comunque le molteplici strade e statue in onore di Tito, lascito del periodo jugoslavo, ancora presenti in Slovenia.
Laneutralità di questa voce o sezione sugli argomenti storia e politici è stata messa in dubbio.
Motivo:Alcuni dei fatti e soprattutto delle cifre riportati (soprattutto se come qui si parla nell'ordine di "milioni" di morti) pur dotati di nota, sono di tale gravità da dover essere confortati da un supporto assai più referenziato di fonti che li certifichino. Anche la contestualizzazione delle fonti e degli autori di tali affermazioni è assolutamente necessaria e deve confrontarsi con tesi attendibili anche se di senso differente. Ciò soprattutto se le cifre o tesi provengono da autori la cui teorie sono contestate da parte della storiografia accreditata o schierati su posizioni estreme e originali, usando terminologie e neologismi creati da loro stessi e di uso non comune e non saldamente accettati nella terminologia della disciplina di riferimento. Altrimenti sono solo numeri e termini arbitrari di cui non si può valutare la attendibilità e qui presentati senza nessuna affidabilità scientifica e pertanto fuorvianti nel senso e modo della loro presentazione sia per il lettore che per chi si appresti alla redazione e ampliamento della voce. Tutta la sezione sulle controversie e sullo stile di vita appare da meglio verificare e approfondire o ove non possibile, eliminare quelle che sembrano illazioni e luoghi comuni secondo un chiaro e piuttosto becero POV, nonché si segnala la presenza di formule indefinite e altamente deprecate da WP come "diversi...gran parte....ecc"
Per contribuire, correggi i toni enfatici o di parte e partecipa alladiscussione. Non rimuovere questo avviso finché la disputa non è risolta. Segui i suggerimenti dei progetti di riferimento1,2.
Diversi storici imputano a Tito e al suo regime delle vere e proprie pratiche criminali, nonché l'organizzazione e la messa in pratica di omicidi e di attività repressive di massa.
L'accusa di democidio
Il politologo deidemocidiRudolph Joseph Rummel ritiene che oltre 1.072.000 Jugoslavi siano morti per colpa diretta o indiretta di Tito tra il 1944 e il 1987, inserendolo di conseguenza fra i maggiori "mega-assassini" (mega-murderers) della storia.[56]
Le cifre diRummel però hanno già ricevuto varie critiche da storici come Tomislav Dulić sottolineando la faziosità oltre che gli errori presenti in molte delle sue fonti[57] Un esempio degno di nota è stato quello in cui Rummel ha citato le stime non verificabili e troppo elevate di morte di autori di parte che simpatizzavano per loStato indipendente di Croazia per il record di democidio dellaJugoslavia di Tito, mentre gli autori cercavano di sminuire i crimini degliUstaše nellaSeconda Guerra Mondiale.[58]
I massacri e le persecuzioni degli oppositori veri o presunti
Gli storici - massimamente i croati - imputano a Tito ilmassacro di Bleiburg e le stragi sommarie di decine di migliaia didomobrancisloveni,ustasciacroati, ecetniciserbi nei mesi successivi alla fine della guerra[59]. Oltre a questi, fu eliminato un numero imprecisato di oppositori del costituendo regime, tanto che si è detto che "alla prova dei fatti, dopo la sconfitta delle forze dell'Asse essere antifascisti ma filooccidentali esponeva a maggiori rischi che essere stati collaboratori dei fascisti"[60].
Il governo di Tito decise diespellere circa 150.000 tedeschi etnici (Volksdeutsche) rimasti nei territori jugoslavi dopo la fine della guerra, rispetto ai precedenti 500.000 registrati nel censimento jugoslavo del 1921. Fra la metà di ottobre del 1944 e la metà di aprile del 1945, almeno 5.800 tedeschi dellaVojvodina vennero fucilati dai partigiani jugoslavi. Le donne dei villaggi subirono dei "tour di violenze carnali" organizzati dai partigiani assieme a membri dell'Armata Rossa. Dopo il Natale del 1944 dai 27.000 ai 30.000 - per lo più donne fra i 18 e 40 anni - furono deportati in URSS: all'incirca il 16% morì. Alla fine di marzo del 1945 i tedeschi etnici ancora rimasti nel paese vennero rinchiusi in campi di concentramento, ove la percentuale di sopravvissuti fu inferiore al 50%. Alla fine degli anni Cinquanta quasi tutti i tedeschi etnici della Jugoslavia erano emigrati nei paesi occidentali. Con riferimento alle perdite fra i civili tedeschi in Jugoslavia, abbiamo a disposizione i dati più accurati rispetto ad ogni altra espulsione del periodo connesso alla seconda guerra mondiale. A parte i 7.199 fucilati dai partigiani, 48.477Volksdeutsche (tedeschi etnici) morirono nei campi di concentramento in Jugoslavia e 1.994 vennero deportati nei campi di lavoro in Unione Sovietica[61].
Il tema della responsabilità diretta di Tito e del suo governo per le persecuzioni anti-italiane e imassacri delle foibe è stato affrontato da diversi storici italiani e - più recentemente - anche di altri paesi[62].
A Tito vengono imputate le persecuzioni contro icominformisti successive alconflitto sovietico-jugoslavo del 1948, con l'incarcerazione di centinaia di migliaia di jugoslavi sospetti e l'apertura di una serie di campi di concentramento o di lavoro ove trovarono la morte migliaia di jugoslavi, fra i quali particolarmente noto quello diGoli Otok (Isola Calva)[63].
A Tito e/o all'apparato statale jugoslavo dominato dal Partito Comunista viene attribuita la responsabilità per la repressione contro sacerdoti e membri dellaChiesa ortodossa serba, dellaChiesa cattolica e delle altre comunità cristiane nel periodo 1941-1948, che comprese anche una serie di omicidi e massacri (come quello ai danni deimartiri di Široki Brijeg)[64] a seguito soprattutto di accuse vere o presunte dicollaborazionismo con gli ustascia e gli occupanti nazifascisti. Nel '46 lo stesso arcivescovo di Zagabria, monsignorAlojzije Stepinac, fu processato e condannato a 16 anni di carcere per la sua presunta collaborazione ai massacri effettuati dagli ustascia; ma gli storici ritengono che il processo fu, in realtà, intentato a causa del rifiuto del vescovo a istituire una Chiesa cattolica nazionale separata da Roma.[65][66][67]
A Tito viene attribuita l'introduzione, nel Partito Comunista, di una politica di sinistra intransigente che portò alle uccisioni di massa che verranno poi definite "errori di sinistra".[68]
Unafilastrocca sullaJugoslavia, citata spesso dagli estimatori di Tito: «Sei stati, cinque nazioni, quattro lingue, tre religioni, due alfabeti e un solo Tito» mette in risalto l'unione di tante diversità che Tito era riuscito a comporre e che crollò dopo la sua morte.
A partire dalla fine dellaseconda guerra mondiale, Tito celebrò il proprio compleanno il 25 maggio, a ricordo del giorno in cui scampò miracolosamente all'uccisione per manotedesca. Pertanto, il 25 maggio fu proclamato giorno di festa nazionale in Jugoslavia che venne chiamatoDan Mladosti (Giornata della gioventù). Unastaffetta di giovani portava lungo tutte le principali città jugoslave un bastone riccamente intagliato - simbolo del comando - e lo consegnava a Tito la sera del 25 maggio nellostadio Partizan di Belgrado, nel corso di una grande cerimonia ginnico-sportivo-militare. Non è che uno degli esempi del vero e proprioculto della personalità che si sviluppò per 35 anni in Jugoslavia: si contano a decine le canzoni, le poesie e i romanzi dedicati a Tito.[69]
Nel 1918, mentre era prigioniero di guerra aOmsk, Tito conobbe la russa Pelageja Belousova (1904–1968), che sposò nel gennaio del 1920. Quando egli tornò in Jugoslavia, lei lo seguì, ma allorché nel 1928 Tito fu imprigionato, ella rientrò in Unione Sovietica. La coppia divorziò nel 1936 e Pelageja si risposò. Pelageja morì nel marzo del 1968 e l'urna con le sue ceneri è stata posta nelcimitero di Novodevičij a Mosca.
Da Pelageja Tito ebbe cinque figli, dei quali uno solo sopravvisse[70](tre morirono appena nati e una quarta visse fino a due anni): Žarko Broz (1924–1995),[71] che fu padre a sua volta di:
Svetlana Broz (* 1951-2025), cardiologa, medico, giornalista e insegnante.
Zlatica Broz
Edvard Broz (* 1951)
Nell'ottobre del 1936, mentre alloggiava presso l'Hotel Lux, aMosca, Tito sposò una donna austriaca, Lucia Bauer, ma la registrazione del matrimonio fu successivamente cancellata.[73]La successiva relazione fu conHerta Haas (1914-2010), che Tito sposò nel 1940[74] e che nel maggio 1941 gli diede un figlio, Aleksandar "Mišo" Broz, padre di:
Saša Broz (* 1969), regista, ex direttrice di teatro aPola
Nonostante il suo rapporto matrimoniale con la Haas, Tito mantenne una vita promiscua ed ebbe una relazione parallela conDavorjanka Paunović (1921-1946), che, sotto lo pseudonimo di "Zdenka", fungeva da corriere della resistenza e successivamente divenne la sua segretaria personale. Herta e Tito si separarono nel 1943 aJajce, durante la seconda assemblea dell'AVNOJ.[75] Haas incontrò Tito l'ultima volta nel 1946.[76] Tito sposò quindi Davorjanka, che morì ditubercolosi nel 1946 ed egli volle che la sua salma fosse inumata nel cortile della sua residenza inBelgrado,Beli dvor.[77]
Poco dopo egli ebbe come amante la cantante liricaZinka Kunc (meglio conosciuta con il parziale pseudonimo Zinka Milanov), con la quale ruppe all'inizio degli anni 1950.
Nell'aprile del 1952 Tito, poco prima di festeggiare il compimento dei 60 anni, sposò la ventisettenneJovanka, responsabile del personale a Beli Dvor. Poiché fu la prima donna a essere sposata con lui da quando egli era al potere, passò alla storia comefirst lady della Jugoslavia. Il loro rapporto fu piuttosto burrascoso, con alti e bassi noti anche al pubblico ed episodi d'infedeltà, persino con sospetti di tentativo di colpo di Stato. La coppia divorziò alla fine degli anni 1970, poco prima della morte di lui. Jovanka prese parte ai suoi funerali e successivamente avanzò diritti sull'eredità. Tito e Jovanka non ebbero figli.
Laneutralità di questa voce o sezione sugli argomenti storia e biografie è stata messa in dubbio.
Motivo:Molto (non tutto) di quanto riportato nella sezione "Tenore di vita" appare di risibile o nulla rilevanza e interesse enciclopedico ed espresso con eccessi di dettaglio che rivelano un chiaro POV anche piuttosto "zeccoso", alla ricerca di quello che è una intenzione denigratoria che va ben oltre la evidenza dei fatti. Anche quelli che sono normali appannaggi della carica (ad. es. l'aereo presidenziale e altri mezzi di spostamento istituzionali di normale dotazione della carica in tutto il mondo), vengono presentati sotto visioni spesso distorte o faziose. Il fatto che un capo di stato e militare di notevole rilevanza della WWII abbia un consulente di immagine e indossi le decorazioni ricevute, se può contenere anche un "vezzo" fa parte di una normalità di condotta per un capo di stato e militare , così come il fatto che riceva personalità politiche o del mondo della società civile, sia per incontri istituzionali che privati. Anche il numero di auto guidate o la passione per la caccia e il fumo sono risibili inserimenti sia in assoluto che soprattutto per come presentati. Da rivedere radicalmente tutta la sezione, da correggere ed evitare che si continui su questi toni i e modi. Nessuno nega che Tito fosse piuttosto "vanitoso" e abbia avuto degli eccessi nell'uso del lusso, ma anche questi devono essere ricondotti a toni, modi e linguaggi enciclopedici. Non si deve inserire in voce tutto quello che si vuole solo perché è"citato da qualche parte", (anche perché ad es. da che pulpito viene la predica, se si citano le illazioni di un altro "satrapo" forse peggiore come il presidente dell'Albania. L'inserimento di citazioni e fonti va fatto secondo l'effettivo interesse e rilevanza enciclopedici e neutralità di toni e presentazione proprie di una enciclopedia, qui invece a chiaro sostegno di un POV.
Per contribuire, correggi i toni enfatici o di parte e partecipa alladiscussione. Non rimuovere questo avviso finché la disputa non è risolta. Segui i suggerimenti dei progetti di riferimento1,2.
La residenza diBeli dvor, già dimora reale deiKarađorđević, oggi utilizzato per mostre ed esposizioni.
Come presidente della Jugoslavia, Tito aveva accesso a molte proprietà statali connesse alla sua carica. ABelgrado risiedeva nella residenza ufficiale diBeli dvor, ma teneva una casa personale separata.
Il "Treno blu" del maresciallo Tito
LeIsole Brioni furono il luogo della sua residenza estiva dal 1949 in avanti. L'architetto slovenoJože Plečnik progettò un padiglione in onore del maresciallo. Nell'isola Brioni Maggiore prese posto uno zoo, incrementato in parte dai vari animali esotici, donati dai diversi capi di Stato e di governo in visita. Tito si fece costruire una lussuosa villa privata in un'isola minore dell'arcipelago chiamata Vanga, oltre ad una villa di rappresentanza a Brioni Maggiore (Bijela vila - Villa Bianca)[78]. Quasi 100 personalità politiche o dello spettacolo fecero visita a Tito nella sua residenza estiva: tra queste ancheElizabeth Taylor,Richard Burton,Sophia Loren,Carlo Ponti eGina Lollobrigida.
IlGaleb,yacht presidenziale, nel cantiere Viktor Lenac nel 2011
Un'altra residenza fu mantenuta sullago di Bled, mentre la tenuta diKarađorđevo era teatro della "caccia diplomatica". Nel 1974 il presidente jugoslavo aveva a disposizione 32 residenze ufficiali, più o meno grandi,[79]. Per gli spostamenti presidenziali marittimi Tito usava una bananiera italiana di nomeRamb III, trasformata durante la guerra in un incrociatore ausiliario. Requisita in seguito dai tedeschi e ribattezzataKiebitz, fu affondata il 5 novembre 1944 mentre era ormeggiata aFiume. Recuperata dall'affondamento, fu dapprima utilizzata come nave scuola (col nome diMornar) e in seguito riattrezzata come panfilo presidenziale cambiando il nome inGaleb (Gabbiano). Tito disponeva di unBoeing 727 come aereo presidenziale e del "Treno Blu",[80] fatto arredare in modo lussuoso da artigiani jugoslavi,austriaci eitaliani.
Tito era un grande amante delle auto: si stima che nel corso della sua vita ne abbia guidate 290. A sua disposizione fra l'altro c'erano unaCadillac Eldorado cabriolet donatagli nel 1953 dagli emigrati jugoslavi residenti in Canada[81], unaRolls-Royce Phantom V, dono della regina di Inghilterra[82] e unaLincoln Continental, omaggio dei lavoratori di Zagabria[83]. Era nota la sua cura e la ricercatezza nel vestire nonché la passione per le uniformi, della quale esistono delle testimonianze dirette: quando il dittatore albaneseEnver Hoxha si recò in visita ufficiale aBelgrado (23 giugno - 2 luglio 1946) affermò di essersi sentito "imbarazzato ed umiliato" dall'opulenza dimostrata dal suo ospite mentre lo accoglieva nell'ex palazzo reale deiKarađorđević, ricordando in un suo libro come "gli occhi di tutti erano rivolti al Maresciallo, vestito in un'uniforme bianca, con un collare e polsini placcati d'oro, stelle sulle sue spalline e un considerevole numero di nastrini sul petto; s'un dito indossava un anello con un grosso diamante luccicante"[84]. La passione di Tito per i vestiti eleganti è un aspetto trattato in diverse biografie o saggi a lui dedicati: lui stesso confidò al suo biografo ufficiale -Vladimir Dedijer - che in gioventù "ciò che mi interessava di più era vestirmi bene"[85]. Era gran fumatore di sigarette e sigari. In nome di un'antica amiciziaFidel Castro faceva pervenire a Tito isigari cubani.
Dopo la morte di Tito il Boeing 727 fu venduto all'Aviogenex, lineacharter serba. IlGaleb effettuò l'ultimo viaggio nel 1989 e con il disfacimento della ex-Jugoslavia, divenne proprietà del governo della nuovaFederazione jugoslava. Nel corso della guerra fra laCroazia e la vecchia Federazione jugoslava la nave venne utilizzata dalle forze federali per il blocco navale delle coste croate e nel 1992 partecipò all'evacuazione delle forze federali dalla Croazia. Successivamente, dopo essere stata radiata dalla Marina Federale e ceduta al governo delMontenegro, la nave finì ormeggiata in stato di abbandono presso leBocche di Cattaro. Il "Treno Blu", fu lasciato in un capannone serbo per oltre due decenni.[86][87] Tre anni dopo la morte del Presidente, nel 1983, le isole Brioni vennero dichiarateParco nazionale della Jugoslavia.
Gran parte delle proprietà connesse alla carica di Tito continuarono ad essere utilizzate dagli stati nei quali si è dissolta la Jugoslavia come proprietà pubbliche o tenute a disposizione per personalità di rango elevato.
In quanto capo della resistenza jugoslava, uomo politico più rappresentativo del proprio paese, capo di Stato eleader del movimento dei paesi non allineati, Tito in vita ricevette svariate decine di decorazioni, sia jugoslave sia straniere.
^V. Petrović,Josip Broz Tito's summit diplomacy in the international relations of socialist Yugoslavia 1944–1961, 2014, Belgrade: Institute of Contemporary History. pp. 577–592
«Foreign policy under Stroessner was based on two major principles: nonintervention in the affairs of other countries and no relations with countries under Marxist governments. The only exception to the second principle was Yugoslavia.»
(italiano) «La politica estera sotto Stroessner era basata su due principi fondamentali: non intervento negli affari di altri paesi e nessuna relazione con quelli diretti da governi marxisti. La sola eccezione al secondo principio fu la Jugoslavia»
^(EN) J. Samuel Valenzuela and Arturo Valenzuela (eds.),Military Rule in Chile: Dictatorship and Oppositions, p. 316
^L'Unità, 7 novembre 1946, citato anche in Aldo G. Ricci,Verbali del Consiglio dei ministri: Governo de Gasperi, 13 luglio 1946-2 febbraio 1947, Archivio Centrale dello Stato, p. 661.
^Melissa Katherine Bokovoy, Jill A. Irvine, Carol S. Lilly,State-society relations in Yugoslavia, 1945–1992, Palgrave Macmillan, 1997, p. 36.ISBN 0-312-12690-5
^(EN) Martha L. Cottam, Beth Dietz-Uhler, Elena Mastors, Thomas Preston,Introduction to political psychology, Psychology Press, 2009 p. 243ISBN 1-84872-881-6
^Si vedano per approfondire il tema Robert Niebuhr,The Search for a Cold War Legitimacy. Foreign Policy and Tito's Yugoslavia, Leiden-Boston, Brill, 2018, pp. 8 ss,ISBN978-90-04-35887-4. e di David Bruce MacDonald,Balkan Holocausts? Serbian and Croatian victim-centred propaganda and the war in Yugoslavia, Manchester, Manchester University Press, 2012, pp. 160 ss,ISBN0-7190-6466-X., che non solo analizzano la responsabilità di Tito e del suo costituendo regime nelle stragi, ma anche l'uso e l'abuso politico-storiografico delle stesse, messo in opera dal governo croato negli anni successivi all'indipendenza (1991) per creare un alone di vittimismo a favore del popolo croato, laddove il governo di Tito sarebbe stato dominato dai serbi per soffocare le pulsioni nazionali dei croati.
^CosìWilliam Klinger,Il terrore del popolo. Storia dell'OZNA, la polizia politica di Tito, Trieste, Italo Svevo, 2012, pp. 141-142,ISBN978-88-6268-225-1.
^Quanto sopra è la traduzione - spesso letterale - di frasi contenute in(EN) Stanislav Sretenovic e Steffen Prauser,The "Expulsion" of the German Speaking Minority from Yugoslavia (PDF), in Steffen Prauser e Arfon Rees (a cura di),The Expulsion of "German" Communities from Eastern Europe at the End of Second World War, Badia Fiesolana, European University Institute, 2004, pp. 47-58.URL consultato l'8 ottobre 2019(archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2009).
«Apart from 7,199 shot by the partisans, 48,447Volksdeutsche died in the concentration camps in Yugoslavia and 1,994 were abducted to Soviet labour camps. According to this latest research at least 16,8 per cent Volksdeutsche died during the war in Yugoslavia»
(la citazione è a p. 57 dello studio). La parte riguardante i "tour di violenze carnali" (rape-tours) è a p. 55
^Così (EN) Anamaria Dutceac Segesten,Myth, Identity and Conflict: A Comparative Analysis of Romanian and Serbian History Textbooks, Plymouth, Lexington Books, 2011, p. 323.
^L'intero racconto è tratto da(EN) Owen Pearson,Albania as Dictatorship and Democracy. From Isolation to Kosovo War. 1946-1998, inAlbania in Twentieth Century: A History, III, Londra - New York, The Centro for Albanian Studies. In association with I.B.Tauris Publishers, 2006, p. 44,ISBN1-84511-105-2.
^Si veda a titolo d'esempio(EN) Richard West,Tito and the Rise and Fall of Yugoslavia, Londra, Faber and Faber, 2012, p. 31,ISBN978-0-571-25581-8. (il virgolettato è in quella pagina)
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