Jean Mabillon (Saint-Pierremont,23 novembre1632 –Saint-Germain-des-Prés,27 dicembre1707) è stato unmonaco cristiano,diplomatista,teologo emedievistafrancese della congregazionebenedettina diSan Mauro; si dedicò agli studistorici e dierudizione ed è considerato il fondatore dellapaleografia e delladiplomatica.
Figlio di Estienne Mabillon (morto nel1692, all'età di 104 anni) e di Jeanne Guérin, si formò aReims, dapprima presso ilCollège des Bons Enfants e poi presso il localeseminario: nel1654 entrò come monaco nell'abbazia di Saint-Remi, della benedettinaCongregazione di San Mauro. Dopo aver peregrinato attraverso numerosi monasteri dell'ordine (Corbie,Saint-Denis diParigi) coltivando le sue ricerche storiche, nel1664 venne chiamato, come aiutobibliotecario diLuc d'Achery, in quello diSaint-Germain-des-Prés di Parigi; in questo monastero ebbe modo di operare insieme a personaggi comeDu Cange,Étienne Baluze eLouis-Sébastien Le Nain de Tillemont.
Scrisse da allora una lunga serie di opere di erudizione, tra cui: laSancti Bernardi opera omnia (1667), gliActa sanctorum ordinis sancti Benedicti (in nove volumi, editi tra il1668 e il1701), iVetera Analecta (1675 -1685) e gliAnnales ordinis sancti Benedicti (1703 -1707).
È ricordato soprattutto per i sei libri delDe re diplomatica (1681), ritenuta l'opera fondativa dellapaleografia e delladiplomatica moderna: il lavoro attirò l'attenzione anche diJean-Baptiste Colbert e diLuigi XIV, per conto del quale intraprese un lungo viaggio attraverso leFiandre, laSvizzera, laGermania e l'Italia, alla ricerca di libri e manoscritti medievali che arricchissero labiblioteca reale.Marc Bloch, nella suaApologia della storia, definì la data di pubblicazione delDe re diplomatica «Una gran data in verità, nella storia dello spirito umano. La critica dei documenti d'archivio fu definitivamente fondata».[1]
Di ritorno dal suo viaggio (1685), in polemica con l'abateArmand Jean Le Bouthillier de Rancé, fondatore deiTrappisti, che propugnava il ritorno dei monasteri a comportamenti più austeri, difese il diritto degli ordini religiosi a coltivare lo studio con un trattato sugli studi monastici del1691.
IVetera analecta sono menzionati nella premessa aIl nome della rosa diUmberto Eco.
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