Con maggior proprietà può dirsi che il Bodin si dedicò allafilosofia politica toccando tuttavia anche temigiuridici. E, proprio nell'opera giuridica, Bodin fu seguace dell'umanesimo giuridico rifacendosi alla teoria diFrançois de Connan (1508–1551), impegnandosi a razionalizzare ildiritto romano in modo che apparisse come un diritto universale positivamente attuato.[1]
Con i suoiSei libri, fu uno dei primi autori a teorizzare il concetto moderno di «sovranità», da cui successivamenteThomas Hobbes eJohn Locke trarranno ispirazione. Pose anche le basi teoriche dellamonarchia assoluta e le nozioni giuridiche relative alla sovranità degli Stati. Per l'influenza sul cardinaleRichelieu e sui suoi giuristi, Bodin può essere considerato in una certa misura uno dei fondatori dell'assolutismo francese. Tra gli altri suoi contributi figurano anche una descrizione quadro di quelle che dovrebbero essere le attribuzioni dei giudici e dell'amministrazione nonché la distinzione fondamentale trastato egoverno.
Di mentalità moderna per certi versi, Bodin tuttavia rischia di sconcertare i lettori odierni, sia con il suo trattato di filosofia della natura, in cui attribuì una grande rilevanza all'aritmologia e all'astrologia, sia e soprattutto con quello sullademonologia in cui sosteneva la necessità dellarepressione della stregoneria. Mentre leguerre di religione devastavano la Francia, fu un fautore della tolleranza, soprattutto attraverso una coraggiosa opposizione ad una raccolta fondi reale per finanziare la guerra contro gliugonotti. Ribadì più volte la tolleranza nei suoi scritti ed in particolar modo nelColloquium heptaplomeres, in cui fa dialogare sette saggi di diverse fedi.
Contemporaneo diMichel de Montaigne e diNostradamus, Jean Bodin nacque adAngers, giugno 1529[2] e il giugno 1530.[3] Quarto di sette figli, il padre, Guillaume Bodin, era un mercante e maestro stilista stabilitosi in una casa borghese in rue Valdemaine, vicino a una locanda.[4] Sua madre si chiamava Catherine Dutertre, parente di René Dutertre, il procuratore del conventocarmelitano di Angers.[3] Contrariamente a quanto talvolta si afferma, nessuno dei suoi genitori eraebreo.[5]
Il giovane Jean Bodin studiò presso i Carmelitani del paese naito e, dopo aver pronunciato ivoti, nel 1545 entrò nel Gran Convento dell'ordine a Parigi comenovizio al fine di studiarefilosofia sotto la guida di Guillaume Prévost.[6][7] Il monastero si trovava nelle vicinanze del Collegio di Presles, dove poi insegnavaPietro Ramo, nonché delCollège des quatre langues, dove Bodin poté studiare l'ebraico conJean Mercier, discepolo diFrançois Vatable, che aveva avuto tra i suoi studenti ancheGiovanni Calvino.[8] La sua formazione fu dunque fortemente indirizzata verso lascolastica medievale e l'umanesimorinascimentale, mentre ebbe anche occasione di apprendere ilgreco antico conAdrianus Turnebus.[9] Il convento si trovava inPlace Maubert, dove Bodin potrebbe aver assistito nel 1546 all'esecuzione dell'umanistaÉtienne Dolet reo di aver pubblicato 12 libri consideratieretici.[10]
Sembra che tra il 1547 e il 1548 sia stato anch'egli coinvolto in un processo per eresia ma, in ogni caso, intorno al 1549 venne liberato dai voti monastici grazie all'intervento delvescovo di AngersGabriel Bouvery.[11][12]
Dopo un soggiorno aNantes avvenuto nel 1549, si recò aTolosa, dove studiò diritto e divenne poi professore didiritto romano.[13] Durante questo periodo conobbeGerolamo Cardano eAuger Ferrier, nonché ebrei fuggiti dallaSpagna, che lo introdussero allacabala e alneoplatonismo.[14] Successivamente elaborò vari trattati sugli istituti giuridici romani,de imperio,de giurisdizione,de legis actione,de decretis,de judiciis, dei quali ne chiederà la distruzione nel suotestamento.[15] Nel 1559 pubblicò un trattato sull'educazione,Oratio de instituenda in republica juventute, con lo scopo di sostenere la sua candidatura alla direzione delCollège de l'Esquile di Tolosa, ma senza cogliere lo sperato successo.[16] In quegli anni la cittàoccitana era legata a personaggi influenti comeGuy Du Faur de Pibrac eMichel de l'Hospital, le cui idee influenzeranno fortemente Jean Bodin.[17]
Nel 1561 fece ritorno a Parigi, dove prestò servizio come avvocato senza particolare successo; nello stesso periodo iniziarono le terribiliguerre di religione francesi.[18]
Nel 1562 Jean Bodin divenne avvocato alParlamento di Parigi[16] e quattro anni più tardi pubblicò la sua prima opera importante,Methodus ad facilem historiarum cognitionem ("Metodo per un facile apprendimento della storia"). L'opera ebbe un tale successo che nel 1572 venne realizzata una seconda edizione ampliata. Nel 1567 fu sostituto del procuratore del re aPoitiersn.[19] L'anno successivo fu arrestato e imprigionato allaConciergerie per un "fatto di religione" rimanendo in carcere fino all'agosto 1570.[20] In questo periodo partecipò volentieri a dibattiti riguardanti le proprie teorie pubblicando nel 1568Réponse aux paradoxes de M. de Malestroict touchant l’enrichissement de toutes choses et le moyen d’y remédier (risposta ai paradossi di M. de Malestroict sull'arricchimento di tutte le cose e sui mezzi per porvi rimedio). Tale dibattito è rimasto famoso poiché si ritiene che avesse "introdotto l'economia nella politica" offrendo una prima descrizione del ruolo dinamico della moneta sufficientemente precisa tanto che molti la considerano la prima esposizione di unateoria quantitativa della moneta.[21]
I suoi studi attirarono l'attenzione diCarlo IX di Francia che, nel 1570, lo nominò commissario per la riforma delle foreste dellaNormandia. Bodin svolse tale compito con zelo, inseguendo incessantemente i predoni del regno contro i quali vennero intraprese circa quattrocento azioni legali.[22] Nel 1571 fu nominato maestro delle richieste e consigliere delduca di Alençon,Francesco Ercole di Valois, mantenendo tale incarico fino alla morte di quest'ultimo avvenuta nel 1584.[23] A quel tempo, il giovane duca era capo del partito deiMalcontenti, il quale riuniva gli oppositori della politica reale e sosteneva la tolleranza religiosa. Sospettato di legami con gliugonotti, Bodin scampò per poco almassacro di San Bartolomeo del 1572,[24] forse grazie alla protezione diJacques-Auguste de Thou.[25]
Nel 1576, a Laon, sposò Françoise Trouillard, una ricca vedova il cui fratello Nicolas Trouillard era l'avvocato del re[26] e i cui genitori erano al servizio del duca di Alençon. Lo stesso anno vide la pubblicazione della sua opera principale,I sei libri dello Stato, opera fondamentale di filosofia politica, spesso ripubblicata.[28] A causa della sua immensa erudizione, «ricordava tutto ciò che aveva letto»,[29] la sua conversazione era ricercata dallo stesso re Enrico III;[18] dal 1576 al 1579 fu membro dell'Académie du Palais, prima incarnazione dell'Accademia di Francia, che si riuniva due volte alla settimana in compagnia del sovrano.[30] Con lui partecipavano alle sedute i poetiGuy Le Fèvre de La Boderie ePontus de Tyard.[31]
Delegato dalTerzo Stato diVermandois agliStati Generali diBlois nel 1576,[32] si oppose fermamente alla ripresa della guerra contro gli ugonotti, auspicata invece daPierre de Versoris.[33] Mentre Enrico III voleva ottenere fondi per questa guerra alienando parte del dominio reale, Bodin convinse il Terzo Stato ad opporvisi per non nuocere al popolo alienando il bene della nazione.[34] Questa ferma opposizione gli fece perdere il favore reale e fu forse all'origine di un'indagine condotta nel 1577 sul suo passato tra i Carmelitani, trent'anni prima.[35] Per difendere le sue azioni e giustificare la sua opposizione all'imposizione forzata dellareligione cattolica, pubblicò nel 1577Recueil de tout ce qui s'est negotié en la compagnie du tiers Estats de France (Raccolta di tutto ciò che fu negoziato in compagnia del Terzo Stato di Francia).
L'anno successivo pubblicò poi una riflessione sull'essenza del diritto,Iuris universi distributio, che completava l'edificio teorico che aveva iniziato a delineare con laRepubblica: “Presentando una teoria giuridica e politica dello Stato, Bodin, indirettamente, dà un contributo essenziale alla formazione del diritto internazionale pubblico contemporaneo".[21] Avendo dovuto istruire come giudice un processo controJeanne Harvilliers, accusata distregoneria, scrisse nel 1580 il trattatoDe la Démonomanie des sorciers, una sorta di guida per i tribunali in cui invocava pene severe contro chiunque fosse accusato di stregoneria.[36]
Nel 1586, avendo predetto la morte di Elisabetta I di Inghilterra, Jean Bodin venne sospettato di aver partecipato alcomplotto di Babington. Denunciato due volte comeeterodosso, la sua casa fu perquisita nel 1587[12] e molti dei suoi libri vennero bruciati.[41] Dopo la morte del cognato avvenuta nel 1587, divenne avvocato del re.[41] Nel 1589, rinnegando le sue precedenti opinioni, spinse Laon a schierarsi con laLega cattolica.[42] Divenuto sospetto per ambo le parti, venne nuovamente accusato dieresia e nel 1590 dovette subire un'ulteriore perquisizione mentre i suoi libri vennero pubblicamente messi al rogo.[43] Nel 1593 ruppe con la Lega e incoraggiò gli abitanti a riconoscere Enrico IV come re di Francia. Nel 1594 accolse in città le truppe reali.[41]
La sua ricerca lo spinse verso una sintesi del sapere, che portò alla scrittura del libro, pubblicato in latino nel 1596,Universae naturae theatrum ("Teatro della natura universale").
Morì dipeste a Laon nel 1596. Ebbe due figli maschi, Giovanni ed Elia, entrambi morti prima di raggiungere l'età adulta, e una figlia che soffrì diritardo mentale,[44] sulla cui educazione lasciò un'epistola al nipote in cui descrisse il suo metodo di insegnamento,[45] nonché una raccolta di massime morali,Sapientiae moralis epitome redatta nel 1588.
In quest'opera Bodin si rivela un precursore diMontesquieu su un tema come la ricerca nella storia dello spirito delle leggi e compone un abbozzo di quella teoria dei climi che sarà ripresa poi dal suo connazionale. Bodin richiede dagli storici del diritto una buona formazione storica e giudica la storia stessa come la migliore preparazione alla politica.[46]
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Bodin esamina il fenomenoinflazionistico che turbava il commercio di quei tempi, ne indica l'origine nella "abbondanza d'oro e d'argento" in circolazione (miniere diPotosí in America) e si dichiara a favore dellalibertà di commercio.[46]
Il1576 è un anno estremamente fecondo per il giurista francese, sia sul piano pratico, con l'elezione a deputato del terzo stato di Vermandois agli Stati Generali di Blois, dove prende posizione per la riconciliazione e per la pace religiosa, sia su quello teorico: pubblica infatti un'opera di teoria politica di straordinario valore:Les six livres de la République (I sei libri dello Stato).
Quest'opera è scritta in volgare francese non in latino, di modo che possa essere letta da un maggior numero di persone.A tal proposito, Bodin si esprime così: «Ho intrapreso questo mio discorso sullo Stato ( [...] ) in lingua volgare, sia perché la sorgente della lingua latina è ormai esaurita (...) sia per essere compreso meglio da quelli che sono veri Francesi».È un'opera che ricerca un consenso ampio e ha carattere d'urgenza: scrive infatti Bodin, usando l'antica similitudine tra lo Stato e l'imbarcazione,[47] che «ora che la tempesta si è messa a tormentare il vascello del nostro Stato con tale violenza che i capitani e i piloti sono tutti ugualmente stanchi e sfiniti dalla diuturna fatica, è necessario che i passeggeri stessi intervengano a prestare soccorso.
Per "salvare la barca" dello stato, non basta un discorso oratorio, semplicemente brillante, "poiché né le malattie degli uomini né quelle degli Stati si curano con lo splendore delle parole».
Occorre invece approfondire laquestione generale del potere: a chi deve appartenere il massimopotere in una situazione in cui gli interessi privati e di fazione rischiano di travolgere tutto?
Per rispondere a tale domanda, occorre un'opera di teoria politica. Questo intendono essereI sei libri dello Stato.Il trattato di Bodin affronta un concetto determinante, che fonda la gestione unificata del potere da parte dello Stato, in una società che si vuole coesa e ordinata: lasovranità.«Per sovranità - scrive Bodin - si intende quel potere assoluto e perpetuo ch'è proprio dello Stato».
Bodin in questo modo stabilisce il fondamento giuridico che garantisce la totale autonomia della dimensione pubblica rispetto a quella privata: giustifica perciò la necessità di una suprema autorità che si ponga al di sopra dei sudditi.
Per Bodin «la monarchia pura assoluta è lo stato più sicuro e, senza confronto, il migliore di tutti». La democrazia invece oltre a disperdere il potere è anche rischiosa per via del progetto egualitario che l'accompagna («non c'è odio più grande né vi sono inimicizie più radicali di quelle che si creano tra gli uguali»).«Lo Stato è il governo giusto di più famiglie e di ciò che è loro comune, con potere sovrano». La comunità politica è quindi un governo giusto, cioè ordinato, conforme a certi valori morali di ragione e giustizia; lo Stato si identifica nel governo, il governo giusto è quello che soddisfa il bene dei cittadini e contemporaneamente anche il bene dello Stato, bene comune e individuale convergono; la famiglia è il punto di partenza, la cellula madre e il modello della comunità politica ben ordinata, è una componente naturalistica, la prima istituzione. La sovranità è la forza coesiva, unificatrice della comunità politica, lo Stato non esiste se non c'è un potere sovrano: la sovranità.Il potere sovrano è perpetuo, lasovranità cioè ha una durata ininterrotta e non limitata.Bodin, contrario a qualunque tipo di governo misto, distingue i vari tipi di governo ed esclude categoricamente la possibilità di dividere le prerogative della sovranità per costituire uno Stato aristocratico o popolare, le prerogative della sovranità sono indivisibili. La monarchia è il governo naturale, la forma di Stato in cui la sovranità assoluta risiede in un solo principe, è solo nella monarchia che la sovranità assoluta con le sue prerogative indivisibili trova una garanzia di durata e un appoggio vigoroso. Solo lamonarchia infine assicura maggiori garanzie alla scelta delle competenze. La monarchia di Bodin non è però un sistema tirannico, al di sopra delle leggi del sovrano si trovano infatti le leggi di natura, riflesso della ragione divina. Il sovrano deve rispettare quindi la libertà naturale dei sudditi e la loro proprietà. Bodin si difende dall'accusa di assolutismo nella dedica dell'edizione latina della République, ricordando di avere chiaramente evidenziato iLimiti del potere sovrano:Il diritto divino e naturale, le leggi fondamentali del regno concernenti la trasmissione del potere sovrano, il diritto di proprietà dei capi famiglia, le stesse leggi del sovrano laddove richiamino norme appartenenti ai due diritti superiori, le obbligazioni assunte con patti e giuramenti anche nei confronti dei propri sudditi e degli stranieri e il dovere di impartire giustizia guardando al modello supremo rappresentato dal governo divino del mondo. Non si tratta di una sovranità illimitata, senza leggi morali, è una monarchia assoluta ma non arbitraria, che permette anche un consiglio permanente, gli Stati generali e provinciali come organi di consultazione, ma anche corporazioni, comunità, forme di associazione intermedia tra lo Stato e i sudditi, che non devono sconfinare nella sfera dell'autorità del sovrano.
Fabio Albergati, il massimo oppositore italiano di Bodin
L'opera di Bodin fu messa all'Indice dallaChiesa Cattolica e fu oggetto di numerose polemiche nel corso del '5-600. Le critiche più pungenti mosse aiSix livres de République nel corso degli anni sono opera di Tobias Magirus, Pope Blount, Thomas Lansius,Boccalini, quest'ultimo autore delleConsultationes de principatu inter populos Europae, che abbondano di insulti contro Bodin, e, soprattutto, dell'italianoFabio Albergati, autore deiDiscorsi politici libri cinque, ne i quali viene riprovata la dottrina politica di Giovanni Bodino e difesa quella di Aristotele (Roma, appresso Luigi Zannetti, 1602).[48]
^Cfr.Pierre Bayle,Dictionnaire Historique et Critique (5ª ed. in folio, par la Compagnie des Libraries, Amsterdam 1734, t. II, articleBodin, pp. 33-41, inOeuvres Philosophiques de Jean Bodin, cit., pp. XXII-XXXVII)
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Paradosso sulla virtù, a cura di Andrea Suggi, Nino Aragno Editore, 2009.
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Donatella Marocco Stuardi,La République di Jean Bodin. Sovranità, governo, giustizia, FrancoAngeli, 2006.
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