Conosce molto presto il successo con il primo romanzo,Il verbale (1963). Fino alla metà deglianni settanta le sue pubblicazioni sono influenzate dalle ricerche formali della corrente letteraria delNouveau Roman. In seguito, ispirato dalle sue origini, dagli incessanti viaggi e dalle culture deinativi americani, Le Clézio pubblica dei romanzi che rimandano all'onirismo e almito (Deserto eIl cercatore d'oro), libri con una dominante più intima[3], autobiografici o familiari (L'africano). È autore di una quarantina di opere di fantasia (romanzi, fiabe, novelle) e di saggi.
Nel 2008 gli è stato conferito ilpremio Nobel per la letteratura, in quanto "scrittore di nuove partenze, di avventura poetica, di estasi dei sensi, esploratore di un'umanità al di là e al di sotto della civilizzazione regnante"[4].
Dopo un primo matrimonio nel 1961 con Rosalie Piquemal, con la quale ha avuto la figlia Patricia nello stesso anno, sposa nel 1975 Jémia Jean, originaria delMarocco e madre della seconda figlia Alice. Insieme con la moglie, scriveSirandanes (una raccolta diindovinelli proverbiali tipici delle isoleMauritius) eGens des nuages (un diario di viaggio).
Nel 2014 J.M.G Le Clézio si è dichiarato molto vicino all'Islam e in particolare alsufismo[5].
Jean-Marie Gustave Le Clézio è figlio di Raoul Le Clézio e di Simone Le Clézio. Entrambi gli antenati della nonna paterna erano originari delMorbihan, sulla costa meridionale dellaBretagna[6]. Durante larivoluzione francese uno di questi, François Alexis Le Clézio, fuggì dalla Francia e raggiunse l'isola diMauritius, dove si stabilì con la sua famiglia. Tutti i successivi Le Clézio avrebbero vissuto in quell'isola[7]. Pur non risiedendo stabilmente a Mauritius, J.M.G. Le Clèzio ha dichiarato di considerarsi parte della cultura mauriziana e di lingua francese[8]. Suo padre "inglese" ma di origine bretone, era chirurgo nell'esercito inglese inAfrica. La madre era francese.
Inizia a scrivere i suoi primi racconti all'età di 7 anni dalla cabina della barca che porta lui e la madre inNigeria, dove si ricongiungono al padre: questi, impegnato come chirurgo nell'esercito inglese durante laseconda guerra mondiale, era rimasto in Nigeria al termine del conflitto. La scrittura e il viaggio diventeranno da allora dei temi ricorrenti. Dirà di sé: "Se non viaggio più, non scrivo più"[9].
Vista di Nizza dal porto. La città susciterà nello scrittore sentimenti ambivalenti
Tornato aNizza nel 1949, svolge gli studi prima al lycée Masséna e poi al collegio universitario letterario, maturando sentimenti ambivalenti per questa città, dove non si sentirà a suo agio[10]. Prosegue gli studi aBath, aLondra e aBristol.
Nel 1961 sposa a Londra Marie-Rosalie, e nello stesso anno nasce la figlia Patricia. Nel 1964 si laurea con una tesi su "La solitudine nell'opera diHenri Michaux". Da questo momento, Le Clézio si dedica completamente alla scrittura.
Prime pubblicazioni e il viaggio in America latina
Nel 1967 svolge il servizio militare come cooperante inThailandia, paese dal quale viene repentinamente espulso per aver denunciato il "turismo sessuale"[10], violando così il dovere alla riservatezza. Viene quindi inviato inMessico per terminare il servizio di leva, dove partecipa all'organizzazione della biblioteca dell'Istituto francese dell'America latina (IFAL), e comincia a studiare lalingua maya e lalingua nahuatl all'università del Messico. Questi studi lo porteranno poi nelloYucatan[13]. Per quattro anni, dal 1970 al 1974, condivide la vita del gruppo etnicoEmberá-Baudó eWanana aPanama. La scoperta del loro stile di vita, così diverso da quello della società occidentale, costituisce per l'autore un'esperienza emozionalmente sconvolgente[8].
Nel 1975 si risposa con Jemia, discendente degli Aroussiyine, tribù nomade del sud delMarocco, dalla quale avrà altre due figlie: Alice-Marie Yvonne nel 1977 e Anna nel 1982.
Alla fine degli anni 1970, Le Clézio opera un cambiamento nel suo stile di scrittura e pubblica libri dalla scrittura più serena, in cui i temi dell'infanzia, della minoranza sociale e del viaggio passano in primo piano. Questa nuova modalità seduce il grande pubblico. Nel 1980 è il primo scrittore a ricevere il Grand prix de littérature Paul Morand, conferito dall'Académie française, per l'operaDeserto. Nel 1990, fonda insieme a Jean Grosjean la collana "L’Aube des peuples", editoreGallimard, dedicata all'edizione di testi mistici e epici, tradizionali o antichi.
Nel 1994 un sondaggio pubblicato nella rivista "Lire" lo elegge il "più grande scrittore vivente in lingua francese" davanti aJulien Green.[14]
Negli anni 2000, l'interesse per le culture lontane lo spinge verso laCorea, di cui studia la storia, la mitologia e i riti sciamanici, mentre lavora come visiting professor presso laEwha Womans University.[15]
Nel marzo 2007 è uno dei quarantaquattro firmatari del manifesto intitolatoPour une littérature-monde en français (per una letteratura-mondo in francese), che invita al riconoscimento di una letteratura di lingua francese che non releghi più gli autori considerati "francofoni" ai margini della società; il manifesto invita inoltre a ritrovare l'immaginario nel romanzo riabilitando la narrazione grazie all'apporto di una generazione di giovani scrittori usciti dall'"era del sospetto".[16] Precedentemente, in un'intervista comparsa nel 2001, Le Clézio aveva lamentato il fatto che "l'istituzione letteraria francese, ereditiera del pensiero considerato universale dagli Enciclopedisti, [aveva] sempre avuto la brutta abitudine di marginalizzare ogni pensiero al di fuori della Francia qualificandolo "esotico"[8]». Lui stesso si definisce uno scrittore "francese, quindi francofono" e considera la letteratura romanzesca come "un buon mezzo per comprendere il mondo attuale"[17].
F.William Engdahl e J.M.G. Le Clézio durante un'intervista a Stoccolma nel 2008.
Nell'ottobre 2008 l'autore vince ilpremio Nobel per la letteratura[18]. Nel discorso tenutosi alla consegna del premio, Le Clézio afferma che tra tutte le circostanze che l'hanno portato a iniziare a scrivere, quella determinante è stata la guerra: non quella richiamante i campi di battaglia, ma la guerra dei civili e dei bambini[19]. La prima reazione dell'autore alla consegna del premio è stata quella di affermare che l'onorificenza non cambierà il suo stile di scrittura[20].
Nel 2010 gli è stato attribuito l'ordine dell'Aquila azteca in quanto "esperto delle popolazioni messicane antiche". Il presidenteFelipe Caldéron descrive in questa occasione lo scrittore francese "un premio Nobel francese molto messicanizzato, e se posso permettermi, molto michoacanizzato"[21].
Per molto tempo, Le Clézio viaggia in diversi paesi del mondo, ma vive principalmente aAlbuquerque e in Francia, aNizza e a Parigi. Ha pubblicato una quarantina di libri: fiabe, romanzi, saggi, novelle, due traduzioni dimitologia indiana, oltre a innumerevoli prefazioni e articoli e a qualche contributo a opere collettive[22].
Nel 2011 è il «grande invitato» almuseo del Louvre. Pone un nuovo sguardo alle collezioni del museo attraverso il tema "i musei sono mondi" associato a una programmazione pluridisciplinare: esposizioni, conferenze, concerti, cinema, teatro. Porta alla ribalta artisti e autori poco noti comeGeorges Lavaudant,Dany Laferrière, Camille Henrot,Dupuy e Berberian,Souleymane Cissé, Danyèl Waro, Jean-François Zygel[23].
L'autore è attivo nella difesa dell'ambiente (in particolare contro il massacro delle balene grigie e i test nucleari), nelle battaglie per le libertà civili e nelle azioni a favore delle popolazioni oppresse[10].
Nel 2009 scrive suLe Monde una lettera aperta al presidenteBarack Obama per attirare la sua attenzione sull'espulsione degli abitanti delleisole Chagos a causa dell'installazione di una base militare americana aDiego Garcia[25].
Nel settembre del 2012 interviene in risposta alle polemiche sollevate dal saggioLangue fantôme, suivi de Éloge littéraire d'Anders Breivik diRichard Millet definendo il testo "elucubrazione lugubre" e "ripugnante"[26]. Richard Millet, dal canto suo, considera J.M.G. Le Clézio un esempio di "postletteratura" denunciando il suo stile stupido e ingenuo. Millet critica inoltre la visione del mondo lécleziana in quanto manichea, trovando i suoi romanzi privi di competenza narrativa[26].
Nella sua opera si possono distinguere abbastanza nettamente due periodi. Nel primo periodo, dal 1963 al 1975, i romanzi e i saggi di Le Clézio esplorano i temi dellafollia, dellinguaggio, dellascrittura, con la volontà di esplorare le possibilità offerte dalla ricerca formalista del Nouveau Roman. Nelle sue prime opere(Il verbale,la fièvre,le déluge), il giovane scrittore si avvicina in particolare aGeorges Perec,Michel Butor eNathalie Sarraute. I temi trattati - il dolore, l'angoscia, la salute mentale, la sofferenza psicologica nell'ambiente urbano - fanno di lui l'erede dei problemi e delle denunceesistenzialiste, nonché l'erede diAlbert Camus, in quantoIl verbale richiama irresistibilmenteLo straniero, sebbene evochi ugualmenteNexus diHenry Miller[28]. Le Clézio si conquistò allora l'immagine di scrittore innovatore e ribelle che gli procurò l'ammirazione diMichel Foucault eGilles Deleuze.
Dalla fine degli anni 1960, nel suo secondo periodo, Le Clézio compie un cambiamento nel suo stile e pubblica opere più personali, meno marcate dal formalismo, senza perdere il carattere di ribellione. Le sue pubblicazioni sono dominate dall'esplorazione dell'altrove e da preoccupazioni ecologiche (Terra Amata,Le fughe,La Guerre), sempre più influenzate dai viaggi dell'autore e dal soggiorno presso gli indiani del Messico (I giganti). I saggi di Le Clézio mettono in luce il suo cammino meditativo nutrito dalla cultura degli indiani Embera, diretto verso ilpanteismo (Estasi e materia), la cultura indiana, l'onirismo, l'esperienza delle droghe[29] e in particolare deglipsichedelici (Mydriase,Haï) sulla scia del suo maestroHenri Michaux, e la ricerca perenne di una scappatoia dalla società occidentale e urbana contemporanea[30].
La riflessione culturale di Le Clézio si estende inoltre verso altri autori: cita tra le sue letture i poetiJohn Keats eW. H. Auden[31]. Ammette soprattutto l'influenza diJ.D. Salinger, che rilegge spesso, diWilliam Faulkner e diErnest Hemingway[32]. L'influenza di queste nuove letture si può constatare nel confronto tra individuo e società, nellirismo sempre più evidente e nell'influenza delmonologo interiore, del "flusso di coscienza". Ulteriore influenza può trovare riscontro nella marcia dello scrittore viaggiatore, in quanto Le Clézio basa le sue opere sulla sua esperienza di viaggiatore. Si mostra ugualmente influenzato dal misticismo diLautréamont, sul quale scrive una tesi[33], numerosi articoli e prefazioni; da certe idee di Henri Michaux (ostilità verso la società, uso di droghe per espandere la consapevolezza), al quale dedica una tesi di studio; o ancora dalla rivoluzione spirituale totale diAntonin Artaud che saluta come precursore di "questo sogno di una nuova terra dove tutto è possibile; (...) di un ritorno alle origini della scienza e del sapere; (...) questo sogno, mescolato di violenza e misticismo"[34]. Infine, Le Clézio si rivela un insaziabile lettore, appassionato dalla scoperta di nuovi orizzonti, come mostra redigendo prefazioni per autori di origini diverse:Margaret Mitchell,Lao She,Thomas Mofolo,V.S. Naipaul e altri ancora.
Questa evoluzione si riscontra anche negli approfondimenti che le sue opere di narrativa dedicano ai temi del viaggio, dell'onirismo e della meditazione, che trovano un'eco favorevole presso il pubblico a partire daMondo et autres histoires (1978) eDeserto (1980). Le Clézio è da qui definito "inclassificabile"[8] data la molteplicità dei temi affrontati. Inoltre, nei romanziIl cercatore d'oro,Onitsha ePoisson d'or prosegue l'esplorazione del tema de «l'autre côté», l'altra parte, ovvero il lato nascosto delle cose, quello che si scopre solo scavando nel profondo[35].
La contestazione è un carattere permanente dell'opera di Le Clézio. Dopo la denuncia della società urbana e della sua brutalità nelle prime opere, nei romanzi successivi la critica si estende più in generale a tutto il mondo occidentale. Nutrito dall'esperienza personale, Le Clézio denuncia la "guerra" cinica del mondo mercantile (La Guerre)[36], lo scandalo dello sfruttamento minorile (Hasard)[37] e quello delle culture minoritarie. A partire dalla fine degli anni 1980 sostiene l'ONGSurvival International di cui diventa membro del comitato d'onore.
Le preoccupazioni riguardanti l'ambiente e l'inquinamento appaiono ricorrentemente in Le Clézio, descritto dall'accademia svedese come "uno scrittore ecologista impegnato". Sono presenti già a partire dagli anni 1960-1970, riscontrabili nelle opereTerra Amata,Le fughe,La Guerre,I giganti.
La ribellione compare sensibilmente nei romanzi più celebri degli anni 1980: odio dell'imperialismo coloniale (Deserto) e del sistema che ne deriva (Onitsha), rifiuto della guerra distruttrice (laprima guerra mondiale inIl cercatore d'oro,guerra del Biafra inOnitsha) e delle nuove forme di sfruttamento (prostituzione, traffici umani, inDeserto). Negli anni 2000 i toni si fanno più amari e critici nei confronti dell'evoluzione occidentale moderna. Ne sono un esempio il romanzoOurania (2005), storia di un rifiuto categorico del mondo moderno da parte di un gruppo di ricercatori in una sperduta vallata messicana, eIl continente invisibile (2006), ardente difesa dei popoli insulari dell'Oceania, minacciati dallaglobalizzazione.
Alla metà degli anni 1980, Le Clézio comincia a portare al centro delle sue opere temi più personali, in particolare attraverso l'evocazione della famiglia. Le trame e i personaggi si ispirano ai suoi parenti. Alexis, il narratore deIl cercatore d'oro (1985), è ispirato a Léon, il nonno dell'autore, al quale il romanzo è dedicato. La stessa figura ritorna nel raccontoA Rodrigues con Le Clézio[38]. Questa tendenza si rinforza conOnitsha (1991), omaggio all'Africa dell'infanzia di Le Clézio. Léon torna al centro dell'opera conLa Quarantaine (1995). La propensione autobiografica è esplicitamente assunta inRévolutions (2003). La figura del padre viene celebrata inL'Africano (2004), mentre il personaggio di Ethel Brun deIl ritornello della fame viene ispirato alla madre.
Anche se Le Clézio conosce un certo successo fin dalle prime opere (Premio Renaudot 1963), è a partire daMondo et autres histoires e daDeserto (1980) che incontra il vero successo di pubblico[39]. Nel 1994 i lettori della rivistaLire lo designano «il più grande scrittore francofono vivente», preferendolo aNathalie Sarraute,Claude Simon,Françoise Sagan,Michel Tournier e aJulien Gracq.
Le Clézio è uno degli autori di lingua francese più tradotti al mondo (tedesco, inglese, catalano[40], cinese, coreano, danese, spagnolo, greco, italiano, giapponese, olandese, portoghese, russo, svedese, turco[8].
Dopo il premio Nobel per la letteratura vinto nel 2008, una rivista internazionale pubblicata da Éditions Complicités a Parigi,Les Cahiers Le Clézio[41], pubblica ogni anno un numero a tema che raggruppa articoli critici firmati da specialisti dell'opera. Dal 2015, la rivista è pubblicata da Éditions Passage(s). I primi numeri della rivista trattano i temi seguenti:
Étoile errante (romanzo), Gallimard, Parigi, 1992, 339 p.; trad. E. Assetta,Stella errante, Il Saggiatore, Milano, 2000.
Pawana (romanzo), Gallimard, Parigi, 1992, 54 p.
La Quarantaine (romanzo), Gallimard, Parigi, 1995, 464 p.
Poisson d'or (romanzo), Gallimard, Parigi, 1996, 255 p.; trad. M. Caviglione,Le due vite di Laila, Il Saggiatore, Milano, 1999.
Hasard (romanzo), Gallimard, Parigi, 1999, 290 p.
Cœur Brûle et autres romances (novelle), Gallimard, Parigi, 2000, 187 p.
Révolutions (romanzo), Gallimard, Parigi, 2003, 554 p.
L'Africain, omaggio a suo padre (racconto),Mercure de France, «Traits et portraits», Parigi, 2004, 103 p.; trad. M. Balmelli,L'africano, Instar libri, Torino, 2007.
Ourania (romanzo), Gallimard, «Collection Blanche», Parigi, 2006, 297 p.
Ritournelle de la faim (romanzo), Gallimard, «Collection Blanche», Parigi, 2008, 206 p.; trad. M. Balmelli,Il ritornello della fame, Rizzoli, Milano, 2009.
Histoire du pied et autres fantaisies (novelle), Gallimard, Parigi, 2011, 352 p.
Tempête: deux novellas (novelle), Gallimard, Parigi, 2014, 240 p.
L'Extase matérielle (saggio), Gallimard, «Le Chemin », Parigi, 1967, 229 p.; trad. M. Binazzi, M. Maglia,Estasi e materia, Rizzoli, Milano, 1969.
Haï (saggio), Skira, «Les Sentiers de la création », Ginevra, 1971, 170 p.
Mydriase (poesie), illustrations de Vladimir Veličković,Fata Morgana, St-Clément-la-Rivière, 1973; edizione definitiva 1993, 62 p. (ISBN 2-85194-071-6)
Vers les icebergs (poema), Fata Morgana, «Explorations», Montpellier, 1978, 52 p. (contiene il testoIniji di Henri Michaux); trad. S. Nocciolini,Verso gli icebergs, il cavaliere azzurro, Bologna, 1985.
L'Inconnu sur la Terre (saggio), Gallimard, «Le Chemin» , Parigi, 1978, 325 p.
Trois villes saintes (saggio), Gallimard, Parigi, 1980, 81 p.
Edizione di bibliofilia: Chancah (prima città diTrois villes saintes), litografie di Tony Soulié, Les Bibliophiles de France, 2012.
Le rêve mexicain ou la pensée interrompue, Gallimard, «NRF Essais», Parigi, 1988, 248 p.; trad. E. Baggi Regard,Il sogno messicano, Serra e Riva, Milano, 1990.
Diego et Frida (racconto biografico di Diego Rivera e Frida Kahlo), Stock, « Échanges », Parigi, 1993, 237 p.; trad. A. Marchi,Diego e Frida, Il Saggiatore, Milano, 1997.
Ailleurs, entretiens avec Jean-Louis Ezie (saggio), Arléa, 1995, 124 p.
La Fête chantée (saggio), Gallimard, «Le Promeneur», 1997, 256 p.
Gens des nuages (racconto di viaggi) con Jémia Le Clézio, fotografie di Bruno Barbey Stock, «Beaux livres», 1997.
Raga. Approche du continent invisible (saggio), Le Seuil, «Peuples de l'eau», Parigi, 2006, 135 p.; trad. L. Fasano et al.,Il continente invisibile, Instar libri, Torino, 2008.
^Le Isole Mauritius, scoperte dai Portoghesi nel 1500, erano insediamento olandese, poi possedimento francese con il nome di "Ile de France" ed infine conquistate dagli inglesi dal 1810. Fanno parte del Commonwealth britannico
^Citato dal Prof. Raphaël Frangione in "La letteratura, un bel modo di scoprire il mondo" in www.pilefece.com/sollers/articles, consultato in data 24/03/2014 h. 18.08.
^In italiano esce nel 1965 daEinaudi che lo pubblicò nella collana "Ricerca letteraria", una collana per ... addetti ai lavori, ed ebbe scarso successo tanto che la casa editrice rinunziò ai diritti d'autore
^Le Clézio no1 , 1994, 22s. Le Clézio no1 , 1994, 22s. Alla domanda «Quale scrittore vivente è più grande in lingua francese?», 13% dei lettori della rivistaLire hanno risposto Le Clézio.
^(FR) René-Maril Albérès,Le Roman d'aujourd'hui, Paris, Albin Michel, 1970, p. 119.
^(FR) Jacqueline Dutton,Le chercheur d'or et d'ailleurs. L'utopie de J.M.G. Le Clézio, L'Harmattan, 2003, p. 146.
^(FR) Jacqueline Dutton,Le chercheur d'or et d'ailleurs. L'utopie de J.M.G. Le Clézio, L'Harmattan, 2003, p. 125.
^(FR)«Je suis un peu sauvage» , entretien avec Carole Vantroys, inLire, novembre 1994, pp. 26-30.
^(FR)«Lire c'est s'aventurer dans l'autre», intervista con Jean-Pierre Salgas, inLa Quinzaine Littéraire, vol. 435, 1-15 marzo 1985, pp. 6-8.
^(FR) Jacques-Pierre Amette,Le Nobel «intranquille», inLe point, 16 ottobre 2008.
^(FR) J.M.G. Le Clézio,Le Rêve mexicain ou la Pensée interrompue, collana«NRF Essais», Parigi, Gallimard, 1988, p. 196.
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^(FR) Marina Salles,Le Clézio «peintre de la vie moderne», L'Harmattan, 2007, p. 109.
^(FR) Marina Salles,le Clézio «peintre de la vie moderne», L'Harmattan, 2007, pp. 265-266.
^(FR)Alessandra Ferraro,«Espaces réels, espaces rêvés dans Le Chercheur d'or et Voyage à Rodrigues», in Kumari R. Issur, Vinesh Y. Hookoomsing (a cura di),L’Océan Indien dans les littératures francophones, Karthala, 2001, pp. 485-494.