Figura controversa del periodo socialista della Polonia, la sua adozione dellalegge marziale nel Paese nel 1981 all'insorgere delle proteste antigovernative da parte del sindacatoSolidarność[1] è oggetto di letture opposte: a fronte di chi la interpreta come una soppressione incostituzionale dei diritti della popolazione, vi è parte di giudizio storico che tende a leggerla in ottica di prevenzione di una (ben più grave) invasione sovietica[1], come accadde inUngheria nel 1956 e inCecoslovacchia nel 1968.
Nato in una famiglia di origini nobili[3][4], nel primo dopoguerra frequentò un liceocattolico[3]. Dopo la firma delpatto Molotov-Ribbentrop e l'invasione sovietica della Polonia (17 settembre 1939) Jaruzelski e la sua famiglia furono catturati dagli agenti delNKVD (Commissariato del Popolo agli Affari Interni), e deportati nei campi di prigionia sovietici. Nel 1940, quando Jaruzelski aveva 16 anni, la sua famiglia condivise il destino di altre 26.000 famiglie polacche che furono deportate inSiberia ed inKazakistan: qui, nel lavoro forzato nelle miniere di carbone diKaraganda, subì danni permanenti agli occhi e alla schiena[3].
Divenuto orfano, fu selezionato dalle autorità sovietiche per la scuola ufficiali e si arruolò nell'esercitopolacco che si formava sul suolo russo. Come comandante di un'unità di ricognizione passò l'intero percorso di guerra della Prima Armata dell'Esercito Polacco daLenino (1943) fino aBerlino (1945)[4]. Fu membro delPartito Operaio Unificato Polacco dal 1947 e continuò la carriera militare nella Polonia Popolare. Nel 1968 divenne Ministro della Difesa e ricoprì tale carica fino al 1983[4].
Quando nel dicembre del 1970 iniziò una crisi politica causata dagli scioperi organizzati in alcune città sulMar Baltico (Danzica eStettino), Jaruzelski fu tra coloro che premettero sulle dimissioni diWładysław Gomułka e diedero appoggio al nuovo leaderEdward Gierek. Dal 1971 fu membro permanente dell'Ufficio Politico del Partito. Di fronte all'aggravarsi della situazione politica ed economica del Paese alla fine degli anni settanta e per fronteggiare l'attività del sindacato "Solidarność" assunse nell'estate del 1981 l'incarico del Capo del governo e Primo segretario del POUP. In questa duplice veste cercava di dominare la situazione che, specialmente sul piano economico, di giorno in giorno diventava sempre più grave[5].
Nel contempo, a seguito delle continue pressioni sovietiche, Jaruzelski intraprese la pianificazione di un colpo di Stato: il 13 dicembre 1981 proclamò l'instaurazione dello stato di guerra e divenne il capo delConsiglio Militare di Salvezza Nazionale[6]. Jaruzelski nel 1997 ha sostenuto che anche gli USA avessero informalmente autorizzato la sua presa del potere, grazie ai contatti che Eugeniusz Molczyk ebbe con ilvicepresidenteGeorge H. W. Bush, considerando Washington il colpo di Stato un male minore rispetto all'invasione sovietica della Polonia.[7]
Non tutti però concordano con questa ricostruzione storica.[8] Nel settembre 1997Viktor Kulikov, ex Comandante in capo delle forze del Patto di Varsavia, ha negato fosse in programma un intervento militare.[9] Dai verbali delle riunioni delPolitburo a partire dal 10 dicembre 1981 risulta cheJurij Vladimirovič Andropov abbia affermato: "Non intendiamo introdurre truppe in Polonia. Questa è la posizione corretta e dobbiamo rispettarla fino alla fine. Non so come andranno le cose in Polonia, ma anche se la Polonia dovesse cadere sotto il controllo di Solidarność, sarà così".[10] Ci sono tuttavia testimonianze di militari del Patto di Varsavia che in quei giorni fossero giunti gli ordini per attuare l'Operation Krkonoše, il piano per l'invasione della Polonia, con molte unità militari pronte ad intervenire lungo i confini.[11]
In virtù delle leggi militari vennero sciolti o sospesero la loro attività tutte le organizzazioni politiche tranne il POUP e i due partiti minori alleati di esso; i maggiori attivisti di "Solidarność" furono invece arrestati e imprigionati. Jaruzelski decise di confinare ed espellere dal partito ancheGierek e Jaroszewicz, ora accusati di aver portato il Paese, con una sciagurata politica economica, sull'orlo della bancarotta[6].
Nel corso deglianni ottanta e specialmente dopo l'avvio dellaperestrojka nell'Unione Sovietica[12] il regime si attenuò fino a stipulare trattative con l'opposizione[13]. Nell'inverno del 1989 Jaruzelski diede inizio ai cosiddetti "dibattimenti della Tavola Rotonda" per passare gradualmente il potere a Solidarność. Durante la sua visita in Polonia in quello stesso anno,George Bush gli consigliò di candidarsi a Presidente della Repubblica per garantire un passaggio equilibrato dalsocialismo allaliberal-democrazia[4].
Eletto presidente, formò un governo di coalizione guidato da Solidarność. Nel 1990 gli succedetteLech Wałęsa e di conseguenza Jaruzelski si ritirò a vita privata[3]. Ormai lontano dalla politica attiva, nel corso degli anni novanta molti politici ed anche semplici cittadini l'accusavano di una lunga serie di atrocità perpetrate dal passato governo comunista. A causa della malattia i due procedimenti penali contro il generale per il massacro degli operai a Danzica nel 1970 e l’introduzione della legge marziale nel 1981 erano stati sospesi.[14]
Durante uno di tali processi, emerse una circostanza poco nota: il colpo di Stato militare di Jaruzelski scattò poche ore prima che venisse avviata l'invasione del paese da parte di truppe corazzate sovietiche da est e di truppe corazzate tedesco-orientali da ovest, già schierate ai confini[15][16]. Sul suo ruolo nella storia del Paese i pareri non sono unanimi: parte dei polacchi ha infatti espresso opinione che la proclamazione dello stato di guerra nel 1981 sarebbe stato "il male minore"[17], che risparmiò alla Polonia un'invasione sovietica.
Nel maggio del2005 il presidente russoVladimir Putin gli consegnò unamedaglia commemorativa aMosca: tale gesto fu aspramente criticato dal presidente dellaRepubblica CecaVáclav Klaus, secondo cui l'ex presidente polacco sarebbe rimasto il simbolo delle truppe delPatto di Varsavia che avevano invaso laCecoslovacchia nel 1968[18]; Jaruzelski respinse le accuse, affermando subito di aver definito l'invasione sovietica "un errore politico e morale"[19].
Il 28 marzo 2006 si diffuse la notizia che il neopresidente polaccoLech Kaczyński avrebbe voluto fare un gesto simile a quello del suo collega russo: Jaruzelski ricevette effettivamente unacroce al merito, ma Kaczyński dichiarò che il riconoscimento era pervenuto all'ex-presidente a causa di un errore burocratico; due giorni dopo Jaruzelski restituì l'onorificenza[20]. Nel 2007 l'Istituto della memoria nazionale (IPN) ha formalmente accusato di "crimine comunista" il generale Wojciech Jaruzelski per aver decretato la legge marziale nel 1981 al tempo di Solidarność con le conseguenti repressioni e morti tra i manifestanti ed i rivoltosi[21].
Da tempo malato di cancro, è morto il 25 maggio 2014 all'età di 90 anni aVarsavia, nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale militare dove era ricoverato da mesi[1], per le conseguenze di unictus.[22] Pochi giorni prima di morire si rese protagonista di uno scandalo finito su tutti i giornali: mentre era ricoverato in ospedale, avrebbe sedotto la sua infermiera Dorota Walewska, di circa quarant'anni più giovane. Avendoli trovati in posizione compromettente, all'età di 86 anni, la moglie di Jaruzelski aveva recentemente iniziato le pratiche per il divorzio[23].
^Jane Perlez, "Warsaw Journal: Old Cold War Enemies Exhume One Battlefield",The New York Times, 11 November 1997, p. 14.
^ CIA’s Historical Review,Cold War era analysis (PDF), inSoviet – East European Military Relations in Historical Perspective Sources and Reassessments, vol. 1, n. 1, The Historical Collections Division (HCD) of the Office of Information Management Services, 24 ottobre 1997, pp. 18 of 44.URL consultato il 26 maggio 2014(archiviato dall'url originale il 24 novembre 2013).
^Malcolm Byrne, "New Evidence on the Polish Crisis 1980–1981", Cold War International History Project Bulletin 11 (Winter 1998), p. 4
^Minutes ofCPSU CC Politburo, 10 December 1981, Document No. 21, p. 165.