Ivan Motika | |
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Nascita | Gimino, 3 agosto1907 |
Morte | Zagabria, 20 ottobre1999 (92 anni) |
Luogo di sepoltura | Cimitero di Zagabria |
Etnia | croata |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() ![]() |
Forza armata | ![]() ![]() ![]() |
Anni di servizio | 1941 -1947 |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Fronte jugoslavo, Occupazione jugoslava dell'Istria e della Venezia Giulia |
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Ivan Motika (Gimino,3 agosto1907 –Zagabria,20 ottobre1999) è stato unpartigiano,politico eavvocatojugoslavo accusato di crimini legati aimassacri delle foibe durante laseconda guerra mondiale.
Nato nella località di Sandali diGimino da madre contadina e da padre ignoto nell'alloraIstria austroungarica, cominciò gli studi nella scuola croata diCanfanaro, ma con l'annessione alRegno d'Italia nel 1918 la scuola venne chiusa. Frequentò allora la scuola croata di Gimino fino all'aprile 1921, quando un giorno glisquadristi circondarono la scuola, sequestrarono tutti i libri inlingua croata e li bruciarono nella piazza della Chiesa.
A questo punto Motika fu mandato dalla madre al ginnasio diKarlovac nelRegno di Jugoslavia e completò gli studi all'Università di Zagabria laureandosi in giurisprudenza. Dopo l'invasione della Jugoslavia, nel 1941 venne arruolato nelle forze collaborazioniste slovene deiDomobranci dopo esser stato arrestato dagliUstascia, ma nel marzo 1942, aKarlovac, disertò ed entrò nelle file deipartigiani titini. Venne inviato a combattere prima nella zona diFiume e poi inIstria a Sandali.Nel dicembre 1942 i suoi parenti furono arrestati a Milino Grande diPinguente e rinchiusi nel carcere diForlì. Nel dicembre 1943 furono internati dai nazisti aMoosburg an der Isar inBaviera nelloStalag VII-A[1].
Dopo lacaduta del fascismo Motika affermò di essere stato solo un propagandista e non una personalità di rilievo tra i titini, mentre secondo altre fonti sarebbe stato proprio lui a trattare la resa deiCarabinieri diPisino del colonnello Monteverde l'8 settembre 1943 ai partigiani jugoslavi.[2][3]
Il 26 settembre a Pisino un Comitato provvisorio di 28 persone con ledecisioni di Pisino annunciò la separazione dell'Istria dall'Italia[4] e Motika venne nominato a capo del "Tribunale del popolo" dell'OZNA dell'Istria. Tito aveva scelto Pisino come capoluogo dell'Istria perchéPola era in mano tedesca, ma già il 2 ottobre quasi tutta l'Istria era già sotto il controllo dei Tedeschi, che tre giorni dopo occuparono anche Pisino, cosicché terminò il breve primo periodo di controllo titino. Secondo la storiografia italiana Motika aveva l'incarico della slavizzazione dell'Istria, facendo torturare e uccidere nel Castello di Montecuccoli e poi infoibando gli italiani.[5]. Secondo l'accusa dell'indagine italiana degli anni novanta Motika in questo periodo era a capo di 300 "guardie del popolo", esecutori materiali della pulizia etnica degli italiani nei pochi giorni di occupazione titina-[6]
Dopo la rioccupazione tedesca della penisola tra ottobre e dicembre il marescialloArnaldo Harzarich deiVigili del Fuoco di Pola cominciò l'estrazione delle salme dalle foibe riuscendo ad estrarre 203 salme, in seguito il Commissario Federale delPartito Fascista Repubblicano di Pola,Luigi Bilucaglia, redasse una lista di 349 nomi, in gran parte fascisti.[7] Da allora Motika venne ricordato come il "boia di Pisino".
In seguito alla "Legge sull'ordinamento dei tribunali popolari" del 4 settembre 1945 Motika venne nominato nella Pubblica Accusa presso il Tribunale circondariale per l'Istria e il 5 settembre 1947 fu il delegato jugoslavo che ricevette le chiavi della città di Pola dal colonnello Baltzer, comandante della guarnigione britannica, dopo il passaggio della città in mano jugoslava in seguito altrattato di Parigi del 10 febbraio.[3]
Appoggiò l'ala vicina alCominform dellaLega dei Comunisti di Jugoslavia, quindi venne eletto deputato al Parlamento diBelgrado e nominato magistrato a Karlovac, ma per le sue posizioni venne accusato di opportunismo e carrierismo e fu proposta la sua decadenza da deputato.[3]
L'8 maggio 1996 il pm Giuseppe Pititto presso la Procura di Roma aprì un'indagine sui crimini commessi in Istria dal 1943 al 1947, ma si scontrò subito con il ministro slovenoZoran Thaler e l'ex ministro degli Esteri croato,Zvonimir Separović, che definirono l'inchiesta un'operazione elettorale per favorire la destra alleelezioni politiche.[8]
L'indagine era partita dalla testimonianza di Nidia Cernecca (1936-2020), figlia del segretario comunale di Gimino Giuseppe Cernecca, che accusò Motika di aver torturato, ucciso e decapitato il padre il 2 ottobre 1943 dopo avergli estratto dalla bocca due denti d'oro.[9]
Il 25 agosto dello stesso anno Motika venne rintracciato dal giornalistaFausto Biloslavo aRovigno, dove trascorreva le vacanze. Il giornalista pubblicò una breve intervista sul settimanaleEpoca, dove Motika veniva definita "Priebke rosso", mentre lui si proclamava "innocente comeGesù cristo".[10]
L'indagine per omicidio pluriaggravato per le stragi delle foibe avvenute in Istria tra il 1943 e il 1947 si concluse il 13 novembre 1997 con la sentenza dinon luogo a procedere da parte del gup di Roma, Alberto Macchia, perché i "reati commessi su parte del territorio nazionale, successivamente ceduta ad altro Stato, devono considerarsi come commessi in territorio straniero".[11]
Motika, essendo ex cittadino italiano, fino alla morte ricevette anche una pensioneINPS, che suscitò molto scalpore e Vittorio Spinelli dell'ufficio stampa dell'INPS rispose che le quasi 32 000 pensioni erogate nell'ex Jugoslavianon erano accompagnate da una fedina penale.[non chiaro][12]
Motika ha sempre affermato di aver mai torturato e imprigionato prigionieri e che il comandante a Pisino era un certo Stemberga diAlbona[2].