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Storia d'Italia

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Voce principale:Italia.
Questa voce è partedella serie
Storia d'Italia

Civiltà romana
Italia romana
Regno (753 a.C.–509 a.C.)
Repubblica (509 a.C.–27 a.C.)
Impero (27 a.C.–286 d.C.)
Impero d'Occidente (286–476)
Prefettura d'Italia
Regni latino-germanici
Regno di Odoacre (476–493)
Regno ostrogoto (493–553)
Regno dei Vandali (435–554)
Contemporanea
Regno d'Italia (1861–1946)
Colonialismo italiano (1882–1947)
Italia nella I guerra mondiale (1915–1918)
Fascismo italiano (1922–1943)
Italia nella II guerra mondiale (1940–1945)
RSI,partigiani eguerra civile (1943–1945)
Repubblica (1946–oggi)

Portale Italia
V · D · M
Cartina storica dell'Italia (inchiostro e colore supergamena di Nicolaus Germanus, da un'edizione del 1467 dellaCosmographia Claudii Ptolomaei)

Lastoria d'Italia è l'insieme di numerosi eventi susseguitisi nel corso del tempo nell'area geografica italiana; la presenza in Italia diRoma, capitale del paese e già centro dellaciviltà romana e dellaChiesa cattolica, ha reso la storia italiana pilastro fondante dellacultura occidentale,latina,europea emediterranea. L'eredità storico-culturale dell'Italia si riflette nell'elevato numero dipatrimoni dell'umanità presenti nel paese.

Luogo di incontro di culture arcaiche come quelleetrusca,latina esabina, nonché di insediamenticelti, coloniegreche epuniche, l'Italia antica fufederata dallaRepubblica romana e divenne ilcentro dell'Impero romano. Una primasistemazione amministrativa in regioni le fu data daCesare Augusto (27 a.C.-14 d.C.). Divenne poi terra a maggioranza cristiana, abbandonando l'antico politeismo, tra la promulgazione dell'editto di Milano (313), che garantiva la libertà di culto, e quella dell'editto di Tessalonica (380), che impose di seguire la religione delvescovo di Roma.

Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, l'Italia venne invasa dagliEruli diOdoacre (476), e poi dagliOstrogoti diTeodorico (492), daiBizantini diGiustiniano (535), e daiLongobardi diAlboino (568). A ciò si accompagnò il processo di divisione politica: l'Italia meridionale fu contesa tra Longobardi, Bizantini eSaraceni, quella centrale si consolidò comeStato Pontificio, e quella settentrionale venne inglobata daCarlo Magno nelSacro Romano Impero con l'incoronazione di quest'ultimo da parte diPapa Leone III nell'anno800. Conl'umiliazione di Canossa (1077) prima e lapace di Venezia (1177) poi, il Papa indebolì l'Imperatore germanico, favorendo l'ascesa di autonomiComuni nell'Italia imperiale. Tra questi, lerepubbliche marinare diGenova eVenezia acquistarono un grande peso nel corso dellecrociate, fatto che provocò unarivoluzione commerciale e mercantile in tutta Italia. Contestualmente, il Mezzogiorno veniva unificato nelregno di Sicilia dai vichinghiNormanni. Per intrecci dinastici, corona di Sicilia e diadema imperiale pervennero entrambi aFederico II di Svevia, il quale fu a capo di un impero che si espansenei paesi baltici ein Terra Santa, ma che si disgregò dopo la morte.

Dopo le drammatichecrisi del Trecento, la penisola conobbe una nuova epoca di prosperità economica e culturale traXV eXVI secolo, periodo noto comeRinascimento, in cui furono particolarmente attivi artisti, scienziati, ed esploratori italiani. Successivamente, l'Italia fu il centro dellacontroriforma, delbarocco e delneoclassicismo. Durate tutta l'età moderna l'Italia rimase divisa in numerosi stati e fu teatro di numerosi conflitti tra cui le guerre d'Italia del XVI secolo e le guerre di successione del XVIII secolo. Dopo laparentesi napoleonica, gli italiani lottarono per la loro indipendenza ed unificazione in una serie di guerre sotto la guida delRegno di Sardegnasabaudo, occupando il nord, sottoposto direttamente o indirettamente agliAsburgo d'Austria, e leDue Sicilie, governate daiBorbone di Napoli. Roma, nel mezzo dellaguerra franco-prussiana (1870-1871), fu fatta capitale a conclusione delRisorgimento.

L'Italia unita divenne uno Statoliberale sul fronte economico-politico, mentre in politica estera entrò nellaTriplice alleanza e creò un propriospazio coloniale inLibia eCorno d'Africa. La volontà di riscattare leterre irredente portò l'Italia a partecipare allaprima guerra mondiale passando al fianco dellaTriplice intesa e contribuendo alla vittoria sugliimperi centrali. La società italiana, colpita dalla propaganda nazionalista della "vittoria mutilata", aderì gradualmente alfascismo diBenito Mussolini e dei suoi seguaci, saliti al potere nell'ottobre del1922. L'avvicinamento allaGermania nazista e la formazione dell'asse Roma-Berlino del1936 saranno determinanti nella scelta italiana di entrare nel 1940 nellaseconda guerra mondiale contro gli Alleati. A seguito dell'armistizio diramato l'8 settembre 1943 e dell'occupazione tedesca di gran parte della penisola, il Regno d'Italia e laresistenza italiana combatteranno a fianco degli Alleati nellaguerra di liberazione italiana dalnazifascismo. Nel giugno del 1946 ebbe termine la forma di Stato monarchica con l'istituzione dell'attuale repubblica a seguito di un referendum. In seguito allaricostruzione, vi fu unperiodo storico di ripresa economica, militare, sportiva e politica, così come la riaffermazione dell'Italia come potenza industriale, essendo tra le nazioni fondanti del G6 (poi G7,G8 e nuovamenteG7 nell'attualità) nel1975 e delG20 nel1999. L'Italia è inoltre tra i sei Paesi fondatori dell'Unione europea, la quale opera tramite meccanismi e politiche sovranazionali (come l'euro, cui l'Italia ha aderito nel 2001).

Preistoria e protostoria

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Lo stesso argomento in dettaglio:Italia preistorica e protostorica, Neolitico in Italia e Siti archeologici dell'Italia preistorica e protostorica.
RegioneLiguria: la sepoltura estremamente ricca di un adolescente delGravettiano (risalente a29.000 anni fa) ha portato gli archeologi a soprannominarlo il "giovane principe". Morto all'età di circa quindici anni, giaceva sulla schiena, rivolto a sud, su uno strato di ocra rossa a sette metri dalla superficie; indossava un copricapo di perline e di conchiglie con denti forati di cervo e code di scoiattoli sul petto.
Venere di Savignano, risalente a29.000 anni fa, ritrovata inprovincia di Modena

Durante l'ultima glaciazione, per l'abbassamento del livello del mare, la morfologia delle terre emerse era diversa da quella attuale: l'isola d'Elba e laSicilia erano collegate allapenisola italiana, e laCorsica e laSardegna formavano una sola isola. La presenza dell'Uomo di Neanderthal è testimoniata da reperti archeologici vecchi di 50.000 anni (Pleistocene). L'Homo Sapiens[1] apparve durante ilPaleolitico superiore: il "Riparo Mochi" inLiguria ne è il più antico sito italiano, risalente a 48.000 anni fa[2] Tra i maggiori siti archeologici italianipaleolitici vi sono quello delleArene Candide pressoAlbenga (Liguria), quello diMonte Poggiolo, pressoForlì (Emilia-Romagna), diIsernia La Pineta pressoIsernia (Molise), uno dei più antichi siti dove siano stati trovati segni del possesso e utilizzo del fuoco, e laGrotta dell'Addaura, pressoPalermo (Sicilia), nella quale si trova un vasto e ricco complesso d'incisioni, databili fra l'Epigravettiano finale e ilMesolitico, raffiguranti uomini e animali. InValcamonica, inLombardia, si ritrovano tracce databili in un arco di tempo di 8.000 anni, con quasi 140.000 opere eincisioni rupestri. Uno studio condotto nel novembre2011 su quelli che si pensa fossero denti da latte diHomo Neanderthalensis, ritrovati nel1964 nel sito della Grotta del Cavallo (Puglia), indica che sono resti umani risalenti a 45.000 anni fa.

Basilicata:Matera è una delle più antiche città del mondo ancora abitate, con suecase primitive e le sue grotte scavate nella roccia risalenti alPaleolitico,X millennio a.C.
Lombardia: leIncisioni rupestri della Val Camonica, la più grande serie dipetroglifi preistorici del mondo, risalente alX millennio a.C.

L'Italia, situata al centro delMediterraneo, costituisce una cerniera tra l'Europa, l'Africa e ilMedio Oriente. In questo periodo le popolazioni migravano e commerciavano, il che avrebbe consentito uno sviluppo sociale, culturale e artigianale molto veloce. Durante il periodo dellaCultura della ceramica cardiale (VII millennio a.C.) sarebbero nate le prime società inItalia, con conoscenze nel settore dell'agricoltura e della navigazione molto avanzate. Poco è noto circa questi antichi popoli, con l'eccezione del fatto che essi probabilmente non erano di origine indoeuropea e che furono assimilati molto presto dalle culture successive.

Durante l'età del bronzo, ipopoli indoeuropei noti comeitalici, migrarono nella penisola italiana e in Sicilia, modificando le civiltà già presenti in una società più complessa e gerarchica. Si diffuse l'uso del metallo e vennero scoperte anche delle nuove tecniche dinavigazione eagricoltura.

Ondate migratorie

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Diverse ondate migratorie interessarono la penisola italiana durante questo periodo storico.

Una prima ondata di immigrazione è della fine delIII millennio a.C., e avrebbe dato vita allaCultura del vaso campaniforme, nota per la sua produzione dibronzo, nellapianura del Po, inToscana e su parte dellaSardegna e dellaSicilia.

Trentino-Alto Adige:Ötzi è la mummia più antica del mondo, ritrovata nel sud delleAlpi insieme con strumenti molto sofisticati per quel tempo (IV millennio a.C.)

A circa metà delII millennio a.C., si assistette a una terza ondata migratoria, associata alla civiltà appenninica e allacultura delle Terramare, che prende il nome dal termineterra marna (terra grassa inlingua emiliana), con riferimento alla terra, generalmente di colore scuro, stratificatasi in tumuli, risultanti dalla costruzione di antichi villaggi scomparsi.[3] Furono operai molto abili che lavorarono il bronzo in stampi di pietra e argilla. Svilupparono rapidamente una metallurgia originale (pugnali, spade, rasoi, fibule bronzee) e costruironodighe per proteggersi dalle inondazioni. Furono ancheagronomi, coltivando fagioli, vite, ulivo, grano e lino. Stanziali nellapianura Padana ma con un'estensione eccezionale grazie ai traffici commerciali del bronzo con il sud. Un'altra civiltà si sviluppò congiuntamente nell'Appennino, producendo ceramiche notevoli per le loro decorazioni.

Città megalitiche diLuni sul Mignone nella regione delLazio risalente all'Età del bronzo (III millennio a.C.) e abitato fino alMedioevo

La civiltàappenninica fu una società di guerrieri e pastori semi-nomadi che praticavano scorrerie ad agricoltori e allevatori di città più a nord, nellapianura padana. Vivevano in capanne o grotte, inumavano i loro morti in tombe in forma didolmen, lavoravano il bronzo e fabbricavano a mano la ceramica in fondo nero decorato con motivi a denti di sega. Si trovano vestigia di questa civiltà dall'Emilia allaPuglia. I popoli della civiltà appenninica sarebbero diventati iLiguri.

Alla fine delII millennio a.C., una quarta ondata formò lacultura protovillanoviana, legata allacultura dei campi di urne, nonché al lavoro del bronzo. Praticavano la cremazione e seppellivano le ceneri dei loro morti in urne di ceramica a forma di cono. Questa civiltà si trovava nel centro-nord dellapenisola. Più a sud, inCampania, questa sepoltura era prassi generale: le sepolture con il metodo dell'incenerimento protovillanoviano sono stati identificati aCapua, nella cosiddettatomba principesca diPontecagnano Faiano, vicino aSalerno (scoperte conservate nelMuseo dell'Agro Picentino) e aSala Consilina. I successivivillanoviani sarebbero poi divenuti gliEtruschi. Queste società molto avanzate avrebbero dato vita allecittà-stato, i primi regni dellapenisola.

Genti italiche e non, dell'Italia antica

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Lo stesso argomento in dettaglio:Popoli dell'Italia antica e Siti archeologici dell'Italia antica.
Cartina con i maggiori centri etruschi ed "espansione" della civiltà etrusca nel corso dei secoli

Le informazioni sulle genti abitanti la Penisola in epoca preromana sono, in taluni casi, incomplete e soggette a revisione continua. Popolazioni di ceppoindoeuropeo, trasferitesi inItalia dall'Europa Orientale eCentrale in varie ondate migratorie (Veneti,Osco-umbri,Latino-falisci ), si sovrapposero a etnie pre-indoeuropee già presenti nell'attuale territorio italiano, o assorbendole, oppure stabilendo una forma di convivenza pacifica con esse. Presumibilmente, queste migrazioni ebbero inizio inetà del bronzo medio (e cioè attorno alla metà delII millennio a.C.) e si protrassero fino alIV secolo a.C. con la discesa deiCelti nellapianura padana.

Inoltre, alcune popolazioni stanziate nell'attualeItalia meridionale einsulare si sarebbero trovate a convivere, dall'VIII fino alIII secolo a.C., con lecolonie greche e/ofenicio-puniche successivamente assorbite daRoma.

InItalia settentrionale, accanto aiCelti (comunemente chiamatiGalli), che intorno al590 a.C. fondaronoMediolanum al centro dellapianura padana e aiLeponzi, anch'essi Celti, vi erano iLiguri (originariamente non indoeuropei, poi fusisi con i Celti[4]) stanziati inLiguria e parte delPiemonte mentre, nell'Italia nord-orientale, vivevano i Veneti (paleoveneti), di probabile origineillirica[5] o provenienti dall'Asia Minore ma, molto più probabilmente, secondo la moderna ricerca[6], centro-europei[7].

Nell'Italia più propriamente peninsulare meritano una particolare menzione gliEtruschi che, a partire dall'VIII secolo a.C., incominciarono a sviluppare una civiltà raffinata ed evoluta che influenzò notevolmenteRoma e il mondo latino. Le origini di questo popolo non indoeuropeo, stabilitosi sul versante tirrenico dell'Italia centrale, sono incerte. Secondo alcune fonti, la loro provenienza andrebbe ricercata inAsia Minore, secondo altre, avrebbero costituito un'etnia autoctona. Certo è che, già attorno alla metà delVI secolo a.C., riuscirono a creare una forte ed evoluta federazione dicittà-stato che andava dallaPianura Padana allaCampania e che comprendeva anche Roma e il suo territorio.

Oltre agli Etruschi vi era una serie di altri popoli, in massima parte di origine indoeuropea e definitiItalici, fra cui:Umbri inUmbria;Latini,Sabini,Falisci,Volsci edEqui nelLazio;Piceni nelleMarche e inAbruzzo settentrionale;Sanniti nell'Abruzzo centro-meridionale,Molise eCampania nord-orientale;Osci nellaCampania centro-meridionale e in parte dellaBasilicata;Dauni,Peuceti eMessapi (comunemente definitiIapigi e successivamente Apuli in epoca romana) inPuglia;Lucani eBruzi nell'estremo Sud peninsulare; nonchéSiculi,Elimi eSicani (questi ultimi due non indoeuropei e probabilmente autoctoni) inSicilia. In epoca preromana e romana ebbero un ruolo fondamentale anche iSanniti, che riuscirono a costituire un'importante federazione in una vasta area dell'Italiaappenninica e che contrastarono a lungo l'espansione romana verso l'Italia meridionale. Nell'area laziale, invece, un posto a sé stante meritano iLatini, protagonisti, insieme con iSabini, della primitiva espansione dell'Urbe e forgiatori, insieme con gli Etruschi e i popoli italici più progrediti (Umbri,Falisci, ecc.), della futuraciviltà romana.

Infine, laSardegna era costituita, fin dalII millennio a.C., dall'elemento etnico degliantichi Sardi, le cui tribù, forse identificabili col popolo del mare deiShardana, avevano dato vita allaciviltà nuragica; tale cultura era strettamente collegata aquella torreana sviluppatasi inCorsica; a tali etnie ebbero modo di affiancarsi popolazioni diceppo semitico, quali iFenici e successivamente iCartaginesi.

Fenici e Cartaginesi

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Lo stesso argomento in dettaglio:Espansione cartaginese in Italia, Storia della Sardegna fenicio-punica, Storia della Sicilia fenicia e Trattati Roma-Cartagine.

I primi stanziamentifenici in Italia furono sulle coste dellaSardegna e nellaSicilia occidentale, risalenti all'VIII secolo a.C., posteriori all'espansione fenicia nelMediterraneo occidentale con fondazione di città comeUtica eCartagine. NacqueroMozia (da cui più tardiLilibeo),Palermo,Solunto inSicilia eSulci,Nora,Tharros,Bithia,Kalaris inSardegna[8].

InSicilia lo stanziamento fenicio non incontrò grandi reazioni da parte degli autoctoni (aMonte Erice, per esempio, un tempio fu dedicato adAstarte, dea-madre dell'area cananea, che veniva frequentato dai Fenici e dagli Elimi[9]), in Sardegna, per la resistenza opposta dai Sardi nuragici, non riuscirono a controllare ampi territori lontani dalle loro città. Il supposto ruolo colonizzatore dei Fenici è stato ridimensionato dalle scoperte archeologiche di fineXX secolo, le quali evidenziano come questi levantini frequentassero approdi già abitati dagli autoctoni, con i quali avevano un pacifico rapporto di reciproci scambi commerciali. Il notevole flusso di merci favorì l'ampliarsi di questi approdi con un miglioramento delle strutture portuali e un'edilizia mutuata dai Fenici i quali, tramite matrimoni misti, si integrarono coi sardi autoctoni apportando nuove conoscenze e stili di vita[10].

A metà delVI secolo a.C., con la spedizione del semileggendarioMalco, ebbe inizio il tentativo cartaginese di conquista della Sicilia.Cartagine, a tre secoli dalla fondazione, era diventata potenza egemone dell'Africa settentrionale fermando in Libia lacolonizzazione greca vincendoCirene. In Sicilia, la presenza greco-siceliota aveva relegato la presenza punica nell'estrema punta occidentale dell'isola. I Cartaginesi tentarono di conquistare l'intera Sicilia, cacciando da essa i Greci. Ciò avrebbe consentito il totale controllo dei due passaggi dal Mediterraneo Orientale a quello Occidentale. Leguerre greco-puniche (550 a.C.-275 a.C.) non portarono a risultati conclusivi, allargando a fasi alterne la sfera di influenza cartaginese o greca in Sicilia senza che uno dei due popoli riuscisse a prevalere nettamente sull'altro. Tra la fine del V secolo e l'inizio delIV secolo a.C.,Dionisio I conquistò il potere,Siracusa divenne la capitale di un vasto stato denominato'Arcontato diSicilia che aveva unificato sotto il proprio controllo, in una sorta di monarchia, tutta laSicilia orientale,e centrale inclusi pure molti centri abitati daiSiculi e daiSicani. Lo stato fondato daDionisio I, poi governato daisuoi successori e durato fino al212 a.C., era unapotenza militare e commerciale di una certa importanza che sconfisse a più riprese lepoleis italiote, iPopoli italici; chestipulò accordi con i Galli per contrastare l'espansionismo romano e che fondò svariate colonie sull'Adriatico: le città diAncona,Adria,Lissa eAlessio.Tra il316 a.C. e il289 a.C.,Agatocle riprese e potenziò la politica imperialista diDionisio I, riuscendo quasi a prevalere definitivamente sui cartaginesi; nel 304 a.C. si proclamò "Βασιλεύς τῆς Σικελίας " (Basilèus tès Sikelìas) cioè "Re di Sicilia" e auto-incoronandosi alla maniera ellenistica deiDiadochi orientali.[11]Questo scontro tra sicelioti e cartaginesi si concluse con lo scoppio dellaprima guerra punica, che tolse ai Cartaginesi le aree siciliane e pose una pesante ipoteca suSiracusa, unico regnosiceliota importante.

In Sardegna, invece, iCartaginesi conquistarono la parte meridionale dell'isola, pur incontrando difficoltà a causa della resistenza opposta dalle popolazioni autoctone. Nel corso del tempo i Cartaginesi chiusero le coste dell'isola in un vero e proprio cerchio di fortezze e colonie[12]. Questa conquista permise il controllo della produzione mineraria e agricola in relazione alle necessità puniche e non solo autoctone. L'agricoltura sarda si basava principalmente sulla produzione di grano, tanto che, già nel480 a.C.,Amilcare I, impegnato nellabattaglia di Imera, fece venire dalla Sardegna i rifornimenti di grano per le sue truppe, che si trovavano in Sicilia. Lo pseudo-aristotelicoDe mirabilibus auscultationibus riporta che Cartagine proibiva la coltivazione di piante da frutto per incentivare la monocoltura del grano[13]. Anche l'artigianato sardo subì profonde influenze puniche.

Cartagine entrò anche nella storia dell'Italia peninsulare, alleandosi con gli Etruschi per combattere i pirati greci diAlalia, inCorsica. LeLamine di Pyrgi testimoniano quanto fosse sentito l'influsso cartaginese sulle coste toscane e laziali. Nel509 a.C., infine, la neonataRepubblica romana e i cartaginesi siglarono il primo deiTrattati Roma-Cartagine, che segnò l'inizio di relazioni diplomatiche stabili fra le due città. Successivamente vennero conclusi altri trattati, in cui vennero concesse ulteriori concessioni all'Urbe fino alla caduta definitiva di Cartagine.

Tetradracma diSiracusa
Testa di AretusaAuriga alla guida di unaquadriga
Argento ca. 415-405 a.C.

Civiltà greca

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Lo stesso argomento in dettaglio:Magna Grecia e Sicilia greca.
Colonie greche (in rosso) e fenicie (in giallo) in Italia nel IV secolo a.C.

Tra l'VIII e ilVII secolo a.C., coloni provenienti dallaGrecia incominciarono a stabilirsi sulle coste dell'Italia meridionale e in Sicilia. Le prime colonie a essere costituite furono quelle ioniche e peloponnesiache: gliEubei fondaronoPithecusa,Cuma,Reggio Calabria,Napoli,Naxos eMessina, iCorinziSiracusa (i cui abitanti a loro volta fonderannoAnkón, l'odiernaAncona, e Adrìa, l'odiernaAdria), i MegaresiLeontinoi, gli SpartaniTaranto, mentre coloni provenienti dall'Acaia furono all'origine della nascita diSibari e diCrotone. Altre importanti colonie furonoMetaponto, fondata anch'essa da coloni Achei,Heraclea eLocri Epizefiri.

Con lacolonizzazione greca i popoli italici entrarono in contatto con una civiltà raffinata, caratterizzata da espressioni artistiche e culturali elevate, che diedero origine nel Sud Italia e in Sicilia alla fioritura di filosofi, letterati, artisti e scienziati sia di origine greca (Pitagora) sia autoctona (Teocrito,Parmenide,Archimede,Empedocle ecc.). I Greci furono anche portatori di istituzioni politiche sconosciute all'epoca che prefiguravano forme didemocrazia diretta. Tra le principali città greche in Italia vi fuSiracusa che, fra ilV e ilIV secolo a.C., conobbe un notevole sviluppo demografico ed economico.

Anche città comeReggio Calabria oNapoli raggiunsero una notevole importanza politica ed economica[14]: la prima sotto il governo diAnassila e la seconda con l'arrivo del navarca atenieseDiotimo[15]. I contrasti fra le colonie greche e le popolazioni autoctone furono frequenti, nonostante i Greci cercassero di instaurare rapporti pacifici favorendo, in molti casi, un loro lento assorbimento. La ricchezza e lo splendore delle colonie furono tali da far identificare l'Italia meridionale peninsulare, dagli storici romani, con l'appellativo diMagna Grecia. NelIII secolo a.C. tutte le colonieitaliote della Magna Grecia e quellesiceliote della Sicilia furono assorbite nello Stato romano. Per molte di esse incominciò un fatale declino.

Roma antica

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La scultura rappresenta laLupa capitolina che allatta i gemelliRomolo e Remo che furono aggiunti, probabilmente daAntonio del Pollaiolo, nel tardoXV secolo
Lo stesso argomento in dettaglio:Storia dell'Italia romana, Storia romana e Italia (epoca romana).

Secondo la tradizione, la città di Roma fu fondata il 21 aprile del753 a.C. daRomolo sulcolle Palatino. In realtà, già in precedenza erano sorti villaggi in quella posizione, fondamentale per la via di commercio del sale, ma solo alla metà dell'VIII secolo a.C. questi si unirono in una sola città. La zona era dotata, inoltre, di un buon potenziale agricolo, e la presenza dell'isola Tiberina rendeva facile l'attraversamento del vicino fiumeTevere.

Età regia (753-509 a.C.)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Fondazione di Roma ed Età regia di Roma.

Romolo instaurò nella città ilregime monarchico: fino al509 a.C., Roma fu retta, secondo la tradizione, da sette re,[16] che apportarono notevoli contributi allo sviluppo della società. Ognuno dei primi quattro, infatti, operò in un diverso ambito dell'amministrazione statale: il fondatoreeponimo Romolo diede il via alla prima guerra di espansione contro iSabini, originatasi dall'episodio delratto delle Sabine, e associò al trono il re nemicoTito Tazio, allargando per primo le basi del neonato Stato romano. Suddivise poi la popolazione in tretribù e pose le basi per la ripartizione trapatrizi eplebei. Il suo successore,Numa Pompilio, istituì i primi collegi sacerdotali, come quello delleVestali, e riformò il calendario. Il terzo re,Tullo Ostilio, riprese le ostilità contro i popoli vicini e sconfisse la città diAlba Longa mentre, il successore,Anco Marzio, costruì il primo ponte di legno sul Tevere, fortificò ilGianicolo e fondò il porto diOstia.

Ai primi quattro re, di origine latina, fecero seguito altri tre di origine etrusca: verso la fine delVII secolo a.C., infatti, gliEtruschi, all'apogeo della loro potenza, estesero la loro influenza anche suRoma, che stava divenendo sempre più grande e la cui importanza a livello economico incominciava a farsi considerevole. Era dunque fondamentale per gli Etruschi assicurarsi il controllo su una zona che garantiva il passaggio delle rotte commerciali; anche se non si ebbe mai un reale controllo militare etrusco su Roma. Il primo re etrusco,Tarquinio Prisco, combatté contro i popoli confinanti, ordinò la realizzazione di numerose opere pubbliche, tra cui ilCirco Massimo, laCloaca Massima e il tempio diGiove Capitolino sulCampidoglio e apportò, infine, anche alcuni cambiamenti in campo culturale. Il suo successore,Servio Tullio, fu, secondo la leggenda, l'ideatore dell'ordinamento centuriato, sostituendolo alla precedente ripartizione della popolazione e combatté anch'egli contro alcune delle principali città etrusche e latine limitrofe a Roma. Ultimo monarca a governare Roma fuTarquinio il Superbo, espulso dall'Urbe nel510 a.C., secondo la leggenda con l'accusa di aver violentato la giovaneLucrezia; il patriziato romano, comunque, non era più disposto a sottostare al potere centralizzato del re, ma desiderava acquisire un'influenza, in campo politico, pari a quella che già rivestiva negli altri ambiti della vita civile.

Età repubblicana (509-27 a.C.)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Repubblica Romana.

La conquista dell'Italia peninsulare

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Evoluzione del nomeItalia e dell'estensione geografica del territorio che,de iure, costituiva l'Italia durante l'età romana.

Dopo la cacciata diTarquinio il Superbo e il fallimento (determinato, secondo la leggenda, dalle eroiche azioni diMuzio Scevola,Orazio Coclite eClelia) del suo tentativo di recuperare il trono con l'aiuto degliEtruschi condotti dallucumone diChiusi,Porsenna, fu instaurata, per opera diLucio Giunio Bruto, organizzatore della rivolta antimonarchica, la Repubblica. Essa prevedeva la spartizione tra più cariche dei poteri precedentemente appartenuti a un uomo solo, il re: il potere legislativo fu assegnato alle assemblee deicomizi centuriati e delsenato, e furono create numerose magistrature,consolato,censura,pretura,questura,edilità, che gestissero i vari ambiti dell'amministrazione. Tutte le cariche, tra le quali il consolato e il pretorato, eranocum imperio, ossiacollegiali, in modo tale che si evitasse l'affermazione di singoli uomini che potessero accentrare tutto il potere nelle loro mani.

Roma si trovò subito a lottare contro le popolazioni latine delle zone limitrofe, sconfiggendole nel499 a.C. (o, secondo altre fonti, nel496 a.C.) nellabattaglia del Lago Regillo, e federandole a sé nellaLega Latina mediante la firma delfoedus Cassianum, nel493 a.C.[17] Combatté poi contro gliEqui e iVolsci, e, una volta sconfitti,si scontrò con la città etrusca diVeio, espugnata daMarco Furio Camillo nel396 a.C.

I primi anni di vita dellaRepubblica romana furono notevolmente travagliati anche nell'ambito della politica interna, in quanto le gravi disuguaglianze sociali che avevano portato alla caduta del regno non erano state cancellate. Iplebei avviarono così unaserie di proteste contro la classe dominante dei patrizi: nel494 a.C., infine, si ritirarono in secessione sul Monte Sacro (Secessio plebis). La situazione si risolse con l'istituzione della magistratura deltribunato della plebe e con il riconoscimento del valore legale delle assemblee popolari. Importanti acquisizioni furono anche la redazione, nel450 a.C. da parte deidecemviri, delleleggi delle XII tavole, che garantivano una maggiore equità in ambito giudiziario, e l'approvazione dellalex Canuleia, nel445 a.C.Nel386 a.C. l'esercito romano fu sconfitto daiGalli guidati daBrenno, che sottoposero l'Urbe a un rovinoso saccheggio. Vent'anni dopo, nel367 a.C., furono promulgate leleges Liciniae Sextiae, che ampliarono ulteriormente i diritti della plebe.

Consolidata la propria egemonia nell'Italia centrale, Roma volse le proprie mire espansionistiche verso sud attaccando iSanniti, contro i quali combatté tre difficiliguerre (nel343-341 a.C., nel327-304 a.C. e nel298-290 a.C.), che, nonostante alcune umilianti disfatte inflitte dai Sanniti a Roma (celebre quella delleForche Caudine nel corso dellaseconda guerra sannitica), si conclusero dopo alterne vicende con la vittoria romana e la sottomissione totale dei Sanniti.

Consolidata la propria egemonia sull'Italia centro-meridionale, Roma arrivò a scontrarsi con le città dellaMagna Grecia e con la potenteTaranto, che invocarono allora l'aiuto del re d'EpiroPirro, che sbarcò in Italia con un potente esercito comprendente ancheelefanti da guerra; nonostante alcune sofferte vittorie (con grandissime perdite) contro i Romani aHeraclea e adAscoli, Pirro fu duramente sconfitto aMaleventum nel275 a.C. e costretto a tornare oltre l'Adriatico. Taranto, dunque, fu nuovamente assediata e costretta alla resa nel272 a.C.: Roma era così potenza egemone nell'Italia peninsulare, a sud dell'Appennino Ligure e Tosco-Emiliano.

Le guerre puniche e i conflitti in Oriente

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guerre puniche, Guerre macedoniche e Guerra contro Antioco III e lega etolica.

La conquista dell'Italia portò Roma a scontrarsi con l'altra grande potenza del Mediterraneo Occidentale:Cartagine. Leguerre che si scatenarono furono di inaudita ferocia e di notevole durata, ma videro infine il trionfo totale diRoma. Laprima guerra punica scoppiò nel264 a.C. allorché Roma inviò un piccolo contingente in soccorso diMessina, con l'intento di assicurarsi il controllo dellostretto di Messina, ambito però anche dai Cartaginesi, che decisero di reagire con la guerra. Dopo alcune vittorie negli scontri terrestri, Roma potenziò la flotta, dotandola dicorvi, e riuscì a ottenere alcune importanti vittorie navali, anche se il tentativo diMarco Attilio Regolo di portare la guerra sul suolo africano e imporre la resa a Cartagine fallì e il console, catturato, venne giustiziato facendolo rotolare dentro una botte. La guerra finì, dopo alterne vicende, con la vittoria di Roma (241 a.C.),[18] che poté così estendere il suo dominio annettendoSicilia,Sardegna eCorsica; sconfisse inoltre ipirati illirici che, tacitamente supportati dalla reginaTeuta, infestavano le coste adriatiche e, qualche anno più tardi, incominciò a espandersi nellapianura padana a scapito deiCelti (battaglia di Clastidium,222 a.C.).

Nel frattempo, preoccupato dalle mire espansionistiche puniche inHispania, il Senato stipulò un nuovo patto con Cartagine; tuttavia, nel218 a.C., dato che il generale punicoAnnibale Barca attaccò la città diSagunto, alleata di Roma, si decise di dichiarare nuovamenteguerra a Cartagine. Annibale valicò le Alpi con un potente esercito comprendente anche elefanti e inflisse varie sconfitte alle legioni romane. Dopo una fase di stallo, durante la quale Roma poté riorganizzarsi, grazie alla politica attuata daldictatorQuinto Fabio Massimo, detto il temporeggiatore, le legioni romane subirono una pesante sconfitta contro Annibale nellabattaglia di Canne (216 a.C.). Mentre numerose città si alleavano con i Cartaginesi e anche laMacedonia diFilippo V scendeva in guerra contro Roma, Annibale si attardò nelSud Italia (ozi diCapua), mentre i Romani, seppure provati, poterono lentamente ricostituire le proprie forze: il consolePublio Cornelio Scipione ottenne diverse vittorie sui Cartaginesi in Hispania, mentre in Italia Roma riuscì ben presto a recuperare le città italiche che l'avevano tradita per allearsi con Annibale e sconfisse anche il fratello di Annibale,Asdrubale Barca, mentre tentava di portare rinforzi ad Annibale. Nel203 a.C. Scipione, conquistata laPenisola iberica e ristabilita la situazione inItalia, sbarcò in Africa per tentare di ottenere una vittoria definitiva e sconfisse Annibale, nel frattempo tornato a Cartagine, nellabattaglia di Zama, costringendo Cartagine a capitolare e ad accettare ledure condizioni di pace imposte da Roma.

Dopo la conclusione della guerra con Cartagine, Roma completò la sottomissione della Gallia Cisalpina, sconfiggendo sia iCelti oGalli, sollevatisi contro Roma durante la seconda guerra punica, sia le popolazioni locali: attorno al191 a.C. laGallia Cisalpina fu ridotta a provincia, mentre nel177 a.C. venne sottomessa anche l'Istria e, due anni dopo, iLiguri Cisalpini.
Ormai potenza egemone del Mediterraneo occidentale, Roma volse le sue mire espansionistiche a danno degli stati ellenistici dell'Oriente, sottomettendo nell'arco di un cinquantennio (200 a.C.-146 a.C.) la Grecia (per maggiori approfondimenti su queste campagne non riguardanti la storia d'Italia e che qui non vengono trattate per motivi di spazio, cfr.guerre macedoniche) e completando la sottomissione di Cartagine (terza guerra punica,149-146 a.C.). Con la sconfitta dei nemici contro cui combatteva da anni su entrambi i fronti, Roma era diventata padrona del Mediterraneo.

Conseguenze delle conquiste

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Le nuove conquiste, tuttavia, portarono anche notevoli cambiamenti nella società romana: i contatti con la culturaellenistica, temuta e osteggiata daMarco Porcio Catone dettoil Censore, modificarono profondamente gli usi che fino ad allora si rifacevano almos maiorum, trasformando radicalmente la società dell'Urbe. L'introduzione di usanze e conoscenze provenienti dall'Oriente (filosofia, retorica, letteratura, scienza greca) fece sì effettivamente che il livello culturale dei Romani, almeno dei patrizi, crescesse significativamente, ma generò altresì una decadenza dei valori morali, testimoniata dalla diffusione di costumi e abitudini moralmente discutibili, che non poté non provocare l'opposizione da parte degli ambienti più conservatori, capeggiati da Catone il Censore, i quali si scagliarono contro le culture extra-romane, tacciate di corruzione dei costumi, e lottarono contro l'ellenizzazione dei costumi a favore del ripristino del mos maiorum, i valori che, secondo Catone, avevano reso grande Roma.

I problemi connessi a un'espansione così grande e repentina che la Repubblica dovette affrontare furono enormi e di vario genere: le istituzioni romane, fino ad allora concepite per amministrare un piccolo Stato, non erano adatte per amministrare uno Stato che si estendeva dall'Hispania, all'Africa, allaGrecia, all'Asia. Le continue guerre in patria e all'estero, inoltre, immettendo sul mercato una quantità enorme di schiavi, usualmente impiegati nelle aziende agricole deipatrizi romani, portarono a ripercussioni tremende nel tessuto sociale romano: infatti la crisi della piccola proprietà terriera, provocata dalla maggior competitività dei latifondi schiavistici (che ovviamente producevano praticamente a costo zero), determinò da una parte la concentrazione dei terreni coltivabili in poche mani e una grande quantità di merci a buon mercato, dall'altra generò la nascita del cosiddetto sottoproletariato urbano. Parecchie famiglie costrette a lasciare le campagne si rifugiarono nell'urbe, dove non avevano un lavoro, una casa e di che sfamarsi dando origine a pericolose tensioni sociali abilmente sfruttate dai politici più scaltri.

A tentare una riforma che ponesse un rimedio alla crisi furono per primi i fratelli Gracchi, ovveroTiberio eGaio Sempronio Gracco, il cui progetto di riforma prevedeva la limitazione dell'occupazione delle terre dello Stato a 125 ettari e la riassegnazione delle terre eccedenti ai contadini in rovina, oltre alla limitazione delle terre che le famiglie nobili potevano possedere a non più di 1000 ettari; i terreni confiscati furono distribuiti in modo che ogni famiglia della plebe contadina avesse 30 iugeri (7,5 ettari). Un tale piano di riforma trovò però l'opposizione dei ceti aristocratici, i cui interessi furono duramente colpiti, che impedirono l'attuazione della riforma assassinando i due fratelli.

Le rivendicazioni disocii e schiavi: laguerra sociale e le guerre servili

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guerra sociale.

Già dal tempo dei Gracchi aRoma si avanzavano proposte d'estensione dei diritti di cittadinanza anche agli altri popoli italici, fino ad allorafederati, ma senza successo. La speranza degli alleati italici era che a Roma prevalesse il partito di coloro che volevano concedere agli alleati italici la cittadinanza romana. Ma quando nel91 a.C. il tribunoMarco Livio Druso, che stava preparando una proposta per concedere la cittadinanza agli alleati fu ucciso, ai più apparve chiaro che Roma non avrebbe concesso spontaneamente la cittadinanza. Fu l'inizio della guerra che, dal 91 a.C. all'88 a.C., vide combattersi gli eserciti romani e quelli italici. Gli ultimi a cedere le armi ai Romani, capeggiati tra gli altri da Silla eGneo Pompeo Strabone, padre del futuroPompeo Magno, furono iSanniti. Gli italici si videro comunque riconosciuta la cittadinanza romana. All'epoca, comunque, l'Italia comprendeva solo la parte peninsulare; la parte transpadana formava laprovincia dellaGallia Cisalpina i cui abitanti, a differenza degli italici peninsulari, non erano ancora cittadini romani. Nel dicembre del49 a.C.,Cesare, concesse la cittadinanza romana agli abitanti della provincia e, nel42 a.C., la provincia venne abolita del tutto, rendendo così la Gallia Cisalpina parte integrante dell'Italia romana, che costituiva a sua volta il territorio metropolitano di Roma e si differenziava per statuto dalle province, essendo queste ultime tutti i restanti territori al di fuori di essa.

Moneta raffiguranteAugusto eMarco Vipsanio Agrippa, vincitori dellabattaglia di Azio
Lo stesso argomento in dettaglio:Schiavitù nell'antica Roma e Terza guerra servile.

Il trattamento disumano degli schiavi, i quali, secondo la legge, non erano persone, ma strumenti dei quali il padrone poteva abusare, danneggiare o uccidere senza conseguenze legali[19][20], portò essi a rivoltarsi più volte a Roma nel tentativo di ottenere la libertà o un miglioramento delle loro condizioni. Le prime due ribellioni, oguerre servili (scoppiate rispettivamente nel135 a.C. e nel104 a.C.), pur necessitando di anni di interventi militari diretti per essere sedate, non minacciarono mai la penisola italiana né tanto meno la città diRoma direttamente.

Laterza guerra servile, condotta dallo schiavo egladiatoreSpartaco e scoppiata aCapua nel73 a.C., al contrario, mise in forti difficoltà Roma, che sottovalutò la minaccia: nei primi tempi numerose legioni subirono non pronosticate sconfitte contro gli schiavi ribelli, il cui numero era rapidamente cresciuto fino a 70.000, ma, una volta che venne stabilito un comando unificato sottoMarco Licinio Crasso, al comando di sei legioni, la ribellione venne schiacciata nel71 a.C. Circa 10.000 schiavi fuggirono dal campo di battaglia, mentre 6.000 di essi vennero crocifissi lungo laVia Appia, da Capua a Roma. La rivolta scosse il popolo romano, che «a causa della grande paura sembrò incominciare a trattare i propri schiavi meno duramente di prima».[21]

Anche la condizione legale e i diritti degli schiavi romani incominciarono a mutare: durante il principato diClaudio (41-54), fu promulgata una costituzione che puniva l'assassinio di uno schiavo anziano o ammalato, e che dava la libertà agli schiavi abbandonati dai loro padroni,[22] mentre, durante il regno diAntonino Pio (138-161), i diritti degli schiavi furono ulteriormente ampliati e tutelati, con la limitazione degli abusi che i padroni potevano commettere e l'istituzione di un'autorità teoricamente indipendente cui gli schiavi si potevano appellare.[23]

La crisi della Repubblica: da Mario ad Augusto

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Lo stesso argomento in dettaglio:Caio Mario, Guerre contro Giugurta, Guerra civile tra Mario e Silla, Guerra civile romana (49 a.C.) e Guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio.
Mario, un generale romano che riformò drasticamente l'esercito romano
Regioni italiane al tempo dell'Italia romana

Negli anni successivi la politica romana fu caratterizzata sempre più dal radicalizzarsi della lotta tra il partito degliottimati (optimates) e quello deipopolari (populares), che avevano visioni politiche completamente opposte: i primi avevano come principale esponenteLucio Cornelio Silla, valente generale, mentre i secondi erano capeggiati daGaio Mario. Quest'ultimo si era distinto in varie imprese militari: più volte console, condusse la vittoriosa guerra controGiugurta (108 a.C.-105 a.C.) e riuscì a respingere la minaccia germanica deiCimbri e deiTeutoni, che avevano inflitto fino ad allora pesanti sconfitte a Roma incutendo profondo timore ai Romani, con due vittorie adAquae Sextiae e aVercelli. Sia contro Giugurta sia contro i Germani, Mario ebbe come legato un giovane nobile, di cui apprezzava le capacità militari: Silla.

Presunto ritratto diLucio Cornelio Silla

Lo scontro tra ottimati e popolari, fino a che Gaio Mario rimase in vita, si risolse sempre nella lotta per l'ottenimento del consolato per i candidati della propria parte politica. Morto Mario, Silla, al ritorno dalla vittoriosa guerra in oriente controMitridate VI re del Ponto, ritenne che il momento fosse propizio per un colpo di Stato e con l'esercito in armi marciò contro Roma, dove aPorta Collina ottenne la vittoria decisiva nellaguerra civile contro i mariani (82 a.C.). Per consolidare la vittoria, Silla si fece eleggere dittatore a vita e incominciò una vasta e sistematica persecuzione nei confronti dell'opposizione (le liste di proscrizione sillane) da cui il giovane Cesare, nipote di Mario, riuscì a stento a sottrarsi. Fino a che morì, nel78 a.C., l'unica seria opposizione contro Silla, fu quella condotta daSertorio dalla provincia dell'Hispania. Nel70 a.C. la costituzione sillana venne abolita da Pompeo e Crasso, della quale erano stati dieci anni prima fautori convinti.

Il mondo romano si avviava a divenire troppo vasto e complesso per le istituzioni della Repubblica; la debolezza di queste ultime, e in particolare del senato divenne già evidente nelle circostanze delprimo triumvirato, un accordo informale con cui i tre più potenti uomini di Roma,Cesare,Crasso ePompeo, si spartivano le sfere d'influenza e si garantivano reciproco appoggio. Dei tre, la figura di Cesare era la più emblematica dei nuovi rapporti di potere che stavano emergendo: nipote di Mario, egli aveva anche per questo aderito sin da giovane alla fazione deipopulares e costruì il suo potere con le conquiste militari e il rapporto di fedeltà personale che lo legava al suo esercito. Fu per questo che quando, dopo la morte di Crasso (53 a.C.), le ambizioni personali di Cesare e Pompeo si scontrarono, il senato preferì schierarsi con quest'ultimo, in quanto più vicino agliOptimates e più rispettoso verso i privilegi senatoriali (per quanto non sfuggisse ai più attenti, comeCicerone, che qualunque dei due contendenti avesse prevalso il potere del senato sarebbe stato irrimediabilmente compromesso).

Lo scontro, sempre latente, si mantenne comunque entro i limiti delle tradizionali forme di governo romane, fino al49 a.C., quando il senato intimò a Cesare di rimettere il suo comando dellelegioni che aveva condotto alla conquista delle Gallie, e di tornare aRoma da privato cittadino. Il 10 gennaio, abbandonando gli ultimi dubbi (Alea iacta est), Cesare attraversò con le sue truppe ilRubicone dando inizio allaguerra civile contro la fazione opposta. La guerra civile fu combattuta vittoriosamente da Cesare su tre fronti: il fronte greco, dove Cesare sconfisse Pompeo nellabattaglia di Farsalo, il fronte africano, dove Cesare riuscì ad avere la meglio sugliOptimates guidati daCatone Uticense con la decisivabattaglia di Utica (49 a.C.), e il fronte iberico, dove la battaglia decisiva avvenne aMunda, sull'esercito nemico guidato dai figli di Pompeo,Gneo il Giovane eSesto. Cesare, avuta la meglio sulla fazione avversa, assunse il titolo didictator, assommando a sé molti poteri e prerogative, quasi un preludio della figura dell'imperatore, che però non assunse mai, ucciso alleidi di marzo nel44 a.C.

La morte del dittatore, contrariamente alle dichiarate intenzioni dei congiurati, non portò alla restaurazione della Repubblica, ma a nuovo periodo di guerre civili. Questa volta però i due contendenti,Augusto eMarco Antonio, non erano i campioni di due fazioni rivali, ma rappresentanti di due gruppi che combattevano per il predominio sulla parte avversa, senza avere alcuna velleità di restaurare la Repubblica, ormai superata come istituzione storica. La guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio terminò con laBattaglia di Azio nel31 a.C., che decretò il trionfo di Ottaviano e diede iniziode facto al periodoimperiale della storia romana. Augusto mantenne in vita (formalmente) la Repubblica, di fatto trasformandola in unamonarchia, pur nell'apparenza delPrincipato. Ufficialmente ebbe fine dopo il235 d.C. In particolare, nel284, l'imperatoreDiocleziano, incominciò una nuova fase, ilDominato, cambiando radicalmente le antiche istituzioni romane.

Età imperiale (27 a.C.-476 d.C.)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Impero romano.
Augusto, fondatore dell'impero romano

L'Italia sotto Augusto: le undici regioni augustee

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Lo stesso argomento in dettaglio:Augusto e Regioni dell'Italia augustea.

Ottaviano Augusto mantenne le antiche istituzioni repubblicane, seppur svuotandole di ogni potere effettivo. Sebbene la repubblica continuasse formalmente a esistere, in realtà era diventata un principato retta dalprinceps o imperatore, che era l'assoluto padrone dell'Impero. Con i nuovi poteri Augusto riorganizzò l'amministrazione dell'Impero: stabilì moneta e tassazione standardizzata; creò una struttura di servizio civile formata da cavalieri e da uomini liberi (mentre in precedenza erano prevalentemente schiavi) e previde benefici per i soldati al momento del congedo. Suddivise le province in senatorie (controllate da proconsoli di nomina senatoria) e in imperiali (governate da legati imperiali). Fu un maestro nell'arte dellapropaganda, favorendo il consenso dei cittadini alle sue riforme. La pacificazione delle guerre civili fu celebrata come una nuova età dell'oro dagli scrittori e poeti contemporanei, comeOrazio,Livio e soprattuttoVirgilio.

L'impero romano raggiunse la sua massima estensione nel116

Augusto per primo creò un corpo divigili, e una forza di polizia per la città diRoma, che fu suddivisa amministrativamente in 14 regioni. Ottaviano completò il dominio sull'Italia, sottomettendo tra il25 a.C. e il6 a.C. alcune periferiche popolazioni alpine, tra cuiSalassi,Reti eVindelici. Per aver completato la sottomissione di tutte le 46 popolazioni della penisola italiana, i Romani eressero in suo onore un monumento celebrativo sulle falde meridionali delle Alpi, pressoMonaco. Nel7 d.C., Augusto, divise l'Italia inundici regioni. L'Italia, che così come durante il corso della Repubblica continuava a non essere una provincia, in quanto territorio metropolitano di Roma ben differenziato da queste ultime, si vide ancor più privilegiata da Augusto e dai suoi successori in epoca imperiale, i quali costruirono sul suo territorio una fitta rete stradale e abbellirono le sue città dotandole di numerose strutture pubbliche (foro, templi, anfiteatro, teatro, terme...), iniziativa nota comeevergetismo augusteo.

L'economia italiana era florida: agricoltura, artigianato e industria ebbero una notevole crescita che permise l'esportazione dei beni verso leprovince. L'incremento demografico fu rilevato da Augusto tramite tre censimenti: i cittadini maschi furono 4.063.000 nel28 a.C., 4.233.000 nell'8 a.C. e 4.937.000 nel14 d.C. Se si considerano anche le donne e i bambini la popolazione totale nell'Italia del I secolo d.C. può essere stimata sui 10 milioni di abitanti circa, di cui almeno 3 milioni erano schiavi[24]. In politica estera tentò di espandere l'impero. Oltre ad aver conquistato le regioni alpine dell'Italia (vedi sopra), intraprese anche alcune campagne inEtiopia[25], inArabia Felix[25] e inGermania,[25] le quali ebbero però poco successo, sia per la strenua resistenza degli abitanti che per il clima avverso. Alla sua morte il suo testamento fu letto in senato: si raccomandava ai suoi successori di non intraprendere nessuna conquista, in quanto un'ulteriore espansione avrebbe provocato solo problemi logistici a un impero già troppo vasto.[25] I suoi successori rispettarono questa sua indicazione, e nei due secoli d'oro dell'impero furono solo due le conquiste territoriali di rilievo: laBritannia, conquista intrapresa nel43 dall'ImperatoreClaudio e portata avanti dal generaleAgricola sottoDomiziano, e laDacia, conquistata daTraiano.

L'anfiteatro Flavio, simbolo diRoma e del potere imperiale ancora ai nostri giorni

Dinastia Giulio-Claudia (14-68)

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La prima dinastia fu quellaGiulio-Claudia, che fu al potere dal14 al68; nel corso di mezzo secolo si succedetteroTiberio,Caligola,Claudio eNerone. I primi anni del regno di Tiberio furono pacifici e relativamente tranquilli. Egli consolidò il potere diRoma e assicurò la ricchezza e la prosperità dello Stato romano. Dopo la morte di Germanico e di Druso, i suoi eredi, l'imperatore, convinto di aver perso i favori del popolo e di essere circondato da cospiratori, si ritirò nella propria villa diCapri (26), lasciando il potere nelle mani del comandante dellaguardia pretoriana,Seiano, che avviò le persecuzioni contro coloro che erano accusati di tradimento. Alla sua morte (37) il trono venne affidato a Gaio (soprannominatoCaligola, per la sua abitudine di portare particolari sandali chiamaticaligae), il figlio diGermanico. Caligola incominciò il regno ponendo fine alle persecuzioni e bruciando gli archivi dello zio.

Tuttavia si ammalò presto: gli storici successivi riportano una serie di suoi atti insensati che avrebbero avuto luogo a partire dalla fine del37. Nel41, Caligola cadde vittima di una congiura ordita dal comandante dei pretorianiCassio Cherea. L'unico membro rimasto della famiglia imperiale era un altro nipote di Tiberio,Claudio. Questi, pur essendo considerato dalla famiglia stupido, fu invece capace di amministrare con responsabile capacità: riorganizzò la burocrazia e conquistò laBritannia. Sul fronte familiare, Claudio ebbe meno successo: la moglieMessalina fu messa a morte per adulterio; successivamente sposò la nipoteAgrippina, che probabilmente lo uccise nel54. La morte di Claudio spianò la strada al figlio di Agrippina,Nerone. Questi inizialmente affidò il governo alla madre e ai suoi tutori, in particolare aSeneca. Tuttavia, maturando, il suo desiderio di potere aumentò: fece giustiziare la madre e i tutori e regnò da despota. L'incapacità di Nerone di gestire le numerose ribellioni scoppiate nell'Impero durante il suo principato e la sua sostanziale incompetenza divennero rapidamente evidenti e nel68 Nerone si suicidò.

Dinastia dei Flavi (69-96)

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Alla morte di Nerone l'ingerenza dell'esercito nella nomina dell'imperatore fu la causa di una guerra per la successione: nel68, noto comeanno dei quattro imperatori, il trono fu conteso da quattro candidati, ognuno eletto imperatore dalla rispettiva legione:Galba,Otone,Vitellio eVespasiano. La guerra civile si concluse con la vittoria di Vespasiano, che fondò ladinastia Flavia. Questo imperatore riuscì a liberareRoma dai problemi finanziari creati dagli eccessi di Nerone e dalle guerre civili. Aumentando le tasse in modo drammatico, egli riuscì a raggiungere un'eccedenza di bilancio e a realizzare numerose opere pubbliche, come ilColosseo e unForo il cui centro era ilTempio della Pace. Il regno del suo successore, il figlioTito, durò soli due anni e fu segnato da due tragedie: nel79 l'eruzione delVesuvio distrussePompei edErcolano e, nell'80, un incendio distrusse gran parte di Roma. Tito morì nell'81 a 41 anni, forse assassinato dal fratelloDomiziano impaziente di succedergli. Fu con Domiziano che i rapporti già tesi tra la dinastia flavia e il senato si deteriorarono a causa della divinizzazione dell'imperatore secondo modalità tipicamente ellenistiche e del divorzio dalla moglieDomizia, di estrazione senatoria. Nella parte finale del suo regno perseguitò i filosofi e, nel95, i Cristiani. Morì l'anno seguente, vittima di una congiura.

Dinastia degli Antonini: gli imperatori adottivi (96-192)

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ConNerva (96-98), successore di Domiziano, venne cambiato il sistema di successione degli imperatori con l'introduzione del cosiddettoprincipato adottivo: questa riforma prevedeva che l'imperatore in carica in quel momento dovesse decidere, prima della sua morte, il suo successore all'interno del senato, in modo da responsabilizzare i senatori. Con questo criterio vennero sceltiTraiano,Adriano,Antonino Pio,Marco Aurelio eCommodo (quest'ultimo era anche figlio di Marco Aurelio). Tramite la politica di pace instaurata e la prosperità derivatane il governo imperiale attirò consensi unanimi, tanto che Nerva e i suoi successori sono anche noti come icinque buoni imperatori. In questo periodo, grazie alle conquiste per opera di Traiano diDacia,Armenia,Mesopotamia eAssiria, l'Impero raggiunse la sua massima estensione (117). Le conquiste orientali di Traiano furono, però, in gran parte abbandonate dal successore Adriano (118), anche se i territori perduti vennero successivamente riconquistati nelleguerre romano-partiche. Lo sviluppo economico e la coesione politica e ideale, raggiunta anche per l'adesione delle classi colteellenistiche, che contraddistinsero il secondo secolo, non devono, comunque, trarre in inganno, in quanto da lì a poco l'impero cominciò a mostrare i primi sintomi della decadenza.

Quanto all'Italia, il suo posto nell'impero, nel secondo secolo, cominciò a perdere la sua preponderanza, a causa della romanizzazione delle province, e in parte dell'integrazione delle loro élite in seno agli ordini equestri e senatoriali. Il secondo secolo vide l'impero governato da imperatori provenienti dalle province e discendenti da antichi coloni italici: Traiano e Adriano originari della provincia dell'Hispania Baetica e Antonino Pio di quella dellaGallia Narbonense. Fin dai primi anni del secolo, Traiano cercò di regolamentare la presenza dei senatori in Italia, obbligandoli a possedere un terzo delle loro terre in Italia; secondoPlinio il Giovane (VI, 19) certi senatori provinciali abitavano in Italia difatti come se fossero in vacanza, senza curarsi della penisola. La misura ebbe solamente un effetto limitato, quello di rialzare momentaneamente i prezzi delle proprietà, che stavano decadendo, e fu reiterata da Marco Aurelio ma in un'inferiore misura, un quarto delle terre.

Altri fattori che assicuravano la sua preminenza sull'impero subirono una flessione, cominciata nel I secolo e che durò durante tutto il suddetto. Lelegioni, oramai stanziate stabilmente sullimes romano, nelle province lontane, regionalizzarono poco a poco il loro reclutamento, soprattutto a partire da Adriano. Per molto tempo queste osservazioni hanno fatto ritenere a vari studiosi che l'Italia romana nel II secolo fosse in declino e in forte crisi economica, demografica e infine incapace di reggere la concorrenza delle province. Altri, invece, hanno interpretato le numerose importazioni di materie prime provenienti dalle province non come il segno di un declino dell'Italia ma piuttosto come la conseguenza della misura sproporzionata del mercato romano-italico, foraggiato dalle imposte e dalle retribuzioni ai funzionari, o del fatto che certi trasporti marittimi a lunga distanza fossero più economici dei trasporti terrestri a media distanza. L'Italia da sola non poteva produrre abbastanza da nutrire Roma col suo milione di abitanti, tanto più che la coltivazione del grano era poco remunerativa rispetto all'olivo e alla vite; le importazioni massicce non bilanciate dalle esportazioni rendono conto di un declino.

Un passo in avanti verso la parificazione dell'Italia con le province venne compiuto da Adriano, quando assegnò l'Italia a quattro consolari portanti il titolo di legati propretori, titolo utilizzato per i governatori di provincia. Il moto di protesta sollevato nel senato, rappresentante dei vari municipi d'Italia, lesi nella loro autonomia fino ad allora sempre garantita, fece sì che la misura fosse annullata dal suo successore. La soluzione di Adriano rispondeva tuttavia a una reale esigenza: le regioni dell'Italia avevano bisogno di un'amministrazione più gerarchizzata, in particolare nel campo della giustizia civile. Tanto che Marco Aurelio creò egli stesso nel165 i giuridici (iuridici) che esercitavano nei distretti. Il secondo secolo fu per l'Italia un secolo di transizione, di indietreggiamento della sua preminenza, ma non il declino che la storiografia ha letto fino agli anni settanta, appoggiandosi tra altri sulle tesi di M. Rostovtseff. Il vero declino avvenne in seguito. I prodromi della crisi che investì l'impero romano nel III secolo incominciarono a farsi sentire soprattutto con Commodo (180-192), che minò l'equilibrio istituzionale raggiunto e il cui atteggiamento dispotico favorì il malcontento delle province e dell'aristocrazia, portando al suo assassinio nel192. Era l'ultimo degliAntonini.

Dinastia dei Severi (193-235)

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Tra la fine delII e l'inizio delIII secolo, l'Italia romana, in coincidenza con l'inizio del declino dell'impero, perse man mano i suoi privilegi di territorio non provinciale fino a venire parificata alle province. L'assassinio di Commodo diede il via a una breve guerra civile fra tre pretendenti al trono (tutti nominati dall'esercito), che vide la vittoria diSettimio Severo, che diede inizio alladinastia dei Severi.[26] Nel corso del suo regno, Settimio Severo (193-211) aumentò i poteri all'esercito e per questo viene visto da alcuni storici come uno degli artefici della rovina dell'impero.[26]
Alla sua morte (211) gli succedettero i figliCaracalla eGeta; l'ultimo dei due venne però fatto uccidere dal primo.[27] Nel212 Caracalla concesse la cittadinanza, finora concessa salvo alcune eccezioni solo agli italici, a tutti gli abitanti dell'Impero, segnando un ulteriore passo in avanti verso la parificazione dell'Italia con le province. Il suo regno e quello dei suoi successori (Eliogabalo eAlessandro Severo) fu caratterizzato da lotte intestine[27], che nel235 portarono, con l'uccisione di Alessandro Severo da parte del suo esercito, all'estinzione della dinastia dei Severi e all'inizio dell'anarchia militare.

L'anarchia militare (235-284)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Anarchia militare.

Il periodo cosiddetto dell'anarchia militare durò dal235 al284 e fu caratterizzato dagli assalti dei barbari che premevano sullimes e che costrinsero i Romani a evacuare laDacia e gliAgri Decumati (in Germania), e dalla crescente importanza dell'esercito, che spesso era fonte di disordini interni, con numerose rivolte e nomine di usurpatori: molti imperatori nel corso delIII secolo morirono di morte violenta, proprio per mano dell'esercito.

Tardo impero (284-395)

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I quattro tetrarchi
Prima tetrarchia dell'impero romano

Lacrisi del III secolo venne frenata dall'imperatoreDiocleziano, istituendo laTetrarchia, un regime collegiale di due Augusti e due Cesari che amministravano raggruppamenti distinti di province dell'Impero, accresciute in numero e riunite inDiocesi (impero romano); i Cesari alla morte o all'abdicazione degli Augusti sarebbero divenuti a loro volta Augusti, designando altri due Cesari. In questa circostanza l'Italia venne parificata alle altre province divenendo una diocesi a sua volta suddivisa in province, corrispondenti grossomodo alle regioni augustee. Diocleziano, inoltre, per contrastare meglio le invasioni, tolse a Roma il ruolo di sede imperiale preferendole città più vicine ai confini minacciati (Milano,Nicomedia,Treviri eSirmio), ma le lasciò comunque il titolo di capitale dell'Impero.

La riforma tetrarchica di Diocleziano non risolse però nei fatti il problema della successione, dato che alla sua abdicazione (305) scoppiò unaguerra civile tra i vari Cesari e Augusti, che terminò solo nel324 con la vittoria diCostantino I. Quest'ultimo (imperatore dal306 al337) continuò la politica di Diocleziano, fondando una seconda capitale nell'antico sito di Bisanzio, da lui ridenominataCostantinopoli (330). Sempre Costantino pose fine, con l'Editto di Milano (313), alle persecuzioni contro i cristiani; ilcristianesimo da qui in poi assunse sempre maggiore importanza per l'impero e, dopo un tentativo da parte dell'imperatoreGiuliano (360-363) di restaurare ilpaganesimo, sotto il regno diTeodosio I (379-395) il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell'Impero (380). L'Italia, pur perdendo sempre più importanza, rimaneva comunque una delle regioni più importanti dell'Occidente romano, perlomeno dal punto di vista religioso (il Papa risiedeva a Roma). Nel395, alla morte di Teodosio, l'Impero si trovò definitivamente suddiviso in unImpero d'Occidente (capitaleMilano e poiRavenna) e in unImpero d'Oriente (capitale Costantinopoli).

Deposizione di Romolo Augusto

L'Impero romano d'Occidente (395-476)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Caduta dell'Impero romano d'Occidente e Caduta dell'Impero romano d'Occidente (storiografia).

Se l'Impero romano d'Oriente riuscì a sopravvivere per un altro millennio, la parte occidentale, includente l'Italia, crollò in poco meno di un secolo.Numerose teorie, spesso discordi fra loro, cercano di spiegarne la caduta: principalmente si ritiene che la prima causa furono leinvasioni barbariche, anche se queste furono, almeno in parte, agevolate dai limiti interni dell'Impero (perdita delmos maiorum, separatismo provinciale, l'influsso del cristianesimo sulla combattività dei soldati e sulle discordie interne causate dalla lotta alle eresie, danni provocati dalle riforme di Costantino I, ecc.).[28]

Nel corso delV secolo, a partire dal406,Vandali,Alani,Suebi,Burgundi eVisigoti (spinti dalla migrazione verso occidente degliUnni) sfondarono illimes dell'Impero e dilagarono nelle province galliche e ispaniche, costringendo i Romani a riconoscerli comefoederati (cioè alleati dell'Impero che, in cambio del loro sostegno bellico, ottenevano il permesso di stanziarsi in alcune province), che, tuttavia, si svincolarono man mano dall'autorità centrale, andando a costituire dei veri e propriregni romano-barbarici, solo nominalmente componenti dell'Impero. Neanche l'Italia era al sicuro: ilsacco di Roma del410 per opera deiVisigoti diAlarico I fu visto dai contemporanei come il segno imminente dellafine del mondo. Discordie interne peggiorarono la situazione: ilcomes d'Africa Bonifacio, nominatonemico pubblico daGalla Placidia, per difendersi invitò iVandali in Africa, che nel giro di un decennio lastrapparono all'Impero (429-439), con il sostegno deiMauri e della setta eretica deiDonatisti. I Vandali costruirono una flotta e in breve tempo occuparono la Sicilia, la Sardegna, la Corsica e le isole Baleari, riuscendo anche nell'impresa disaccheggiare Roma (455). Nel452 gliUnni diAttila invasero il nord Italia, conquistando dopo un assedioAquileia, provocando la fuga delle popolazioni sulle isole della laguna veneta e la nascita diVenezia, fermandosi infine aGovernolo sulPo, dove incontrò un'ambasciata formata dalprefettoTrigezio, ilconsole Avienno ePapa Leone I.

In breve, eccettuata una parte della Gallia e la Dalmazia, l'Impero era ridotto alla sola Italia peninsulare. Tuttavia l'influenza dei barbari proseguì indebolendo l'ormai traballante autorità degli Imperatori: nell'ultimo ventennio di vita l'Impero era governato da imperatori fantoccio manovrati da generali di origini germaniche (Ricimero (461-472),Gundobaldo (472-474),Flavio Oreste (475-476)), ormai i veri padroni di Roma. L'ultimo di questi generali, Oreste, dopo aver costretto alla fuga l'imperatoreGiulio Nepote, che si rifugiò inDalmazia, dove continuò a regnare fino al480, pose sul trono il figlioRomolo Augusto. Un anno dopo, il rifiuto di Oreste di cedere alle truppe mercenarie barbariche un terzo dell'Italia, ne causò la rivolta, capeggiata daOdoacre che, dopo averassediato a Pavia e poi uccisoFlavio Oreste, depose l'ultimo imperatoreRomolo Augusto, causando la caduta formale dell'Impero. InfattiOdoacre decise di non nominarsi Imperatore romano, ma semplicementeRe d'Italia.

Alto Medioevo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Italia medievale.

Odoacre, Goti e Bizantini (476-568)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Regno ostrogoto e Guerra gotica (535-553).
Giustiniano riuscì a riannettere l'Italia all'Impero romano grazie alle gesta militari diBelisario eNarsete
Impero bizantino

DepostoRomolo Augusto, Odoacre governò l'Italia per 17 anni comerex gentium – una formula del tutto nuova – teoricamente alle dipendenze diZenone, imperatore d'Oriente. Si servì del personale amministrativo romano, lasciando libertà di culto ai cristiani e combatté con successo iVandali strappando loro laSicilia. Ma nel489 Zenone allontanò gliOstrogoti dal bassoDanubio inviandoli in Italia affinché rovesciassero Odoacre e conquistassero l'Italia. Dopo cinque anni di guerra, il re gotoTeodorico riuscì a uccidere Odoacre e a impadronirsi del trono, dando vita così alRegnum Italiae ostrogoto. Teodorico, che aveva vissuto a lungo aBisanzio, garantì pace e prosperità all'Italia, affidando le magistrature civili ai Romani e l'esercito ai Goti; l'autorità dei magistrati romani era però limitata da funzionari goti detticomites. Nonostante fosse ariano, si mostrò tollerante con iCattolici, anche se negli ultimi anni di regno reagì alla decisione dell'ImperatoreGiustino I di bandire dall'Impero l'arianesimo lanciando una serie di persecuzioni che ebbero tra le sue vittime il filosofoSeverino Boezio, condannato a morte nel524,[29] in quanto sostenitore dellalibertas romana[30]. Gli succedetteAtalarico (526-534).

Nel535, il nuovo e ambizioso imperatore d'OrienteGiustiniano (527-565), prese di mira la penisola nel suo tentativo di ricomporre l'unità dell'Impero Romano. Da lì ebbe inizio la lungaguerra gotica, che si protrasse per vent'anni, portando ulteriori devastazioni dopo leinvasioni barbariche. Durante questa guerra iBizantini, alla testa dei generaliBelisario eNarsete, conquistarono laDalmazia e l'Italia, nonostante la strenua resistenza del re gotoTotila (541-552). L'Italia dopo la guerra era devastata: Roma dopo quattro assedi consecutivi era ridotta a non più di 30.000 abitanti e la situazione già grave fu peggiorata da unapestilenza. La Prammatica Sanzione promulgata da Giustiniano nel 554 (che tra le altre cose prometteva fondi per la ricostruzione) non riuscì a far tornare l'Italia una terra prospera e soli quattordici anni dopo una nuova invasione di un popolo germanico toccò l'Italia intera: iLongobardi.

Nel529 sanBenedetto da Norcia fonda l'Abbazia di Montecassino, la prima di una serie dimonasteri che caratterizzeranno l'economia contadina di molte aree della penisola nel Medioevo, oltre che a fungere come centri di cultura.

I Longobardi, il Ducato romano e i Bizantini (568-774)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Esarcato d'Italia, Regno longobardo e Ducato romano.
L'Italia tra il 568 e il 774
Il Regno d'Italia durante il regno diLotario II

Nel568 l'Italia settentrionale venne invasa daiLongobardi, una tribù germanica stanziata inPannonia, ma che abbandonò la terra sotto la pressione degliAvari. In pochi anni i Longobardi sottomisero tutto il nord Italia (tranne le zone costiere delVeneto e dellaLiguria), laToscana e buona parte del centro-sud (che costituì i ducati semi-indipendenti diSpoleto eBenevento). I Longobardi eranoariani e nei primi tempi, pur essendo un'esigua minoranza rispetto alla popolazione italica nativa, esercitarono un brutale diritto di conquista suiRomanici sottomessi, apportando devastazioni non inferiori a quelle della guerra gotica.[31] La penisola era frazionata in due zone di influenza: longobarda (regno longobardo suddiviso a sua volta inLangobardia Maior eLangobardia Minor) e bizantina (esarcato d'Italia, costituito intorno al584), con ilDucato romano formalmente in mano bizantina ma governato con una certa autonomia (comunque non totale) dal Papa. Dal secondo decennio del VII secolo,Pavia divenne stabilmente capitale delregno Longobardo[32].

I primi due re,Alboino (?-572) eClefi (572-574), morirono assassinati. Seguironodieci anni di anarchia, con il regno longobardo senza un re e frammentato in 35 ducati indipendenti fra loro.[33] Tentò di approfittarne l'Imperatore bizantinoMaurizio, alleato con iFranchi.[34] I Longobardi, tuttavia, vista la minaccia dei Franchi, decisero di porre fine all'anarchia eleggendo reAutari (584-590), che riuscì a respingere le incursioni franche. I successori di Autari,Agilulfo (590-616) eRotari (636-652), espansero ulteriormente il regno strappando ai Bizantini l'Emilia, laLiguria e ilVeneto interno. In breve dovettero cercare anch'essi una forma di dominio più organizzata: arrivarono le leggi scritte (Editto di Rotari,643), dei funzionari regi con compiti di giustizia e supervisione (gastaldi), e, nel603, l'inizio della conversione al cattolicesimo per opera della reginaTeodolinda, dopo che un primo tentativo di conversione ad opera delPapa Gregorio Magno non ebbe successo.

Nel frattempo i Papi entrarono in contrasto con Bisanzio per la questione delmonotelismo, una formula teologica compromissoria ideata dagli Imperatori per accontentare sia i cattolici sia i monofisiti. Con un editto del648 (Typos),Costante II, impose il monotelismo e fece deportare ilPapa Martino I in quanto questi non l'accettava.[35] Nel680, per opera dell'ImperatoreCostantino IV, il monotelismo venne condannato come eresia e i rapporti tra pontefici e imperatori migliorarono. Nel726, tuttavia, incominciò l'iconoclastia, la lotta alle immagini, da parte dell'ImperatoreLeone III[36]. Di fronte all'opposizione del Papa, Leone ordinò il suo assassinio ma il crimine fallì per l'opposizione delle truppe fedeli al Papa che si rivoltarono.
Nel728 il re longobardoLiutprando (713-744), cedette aPapa Gregorio II alcuni castelli delDucato romano per la difesa diRoma, tra cui quello diSutri, l'atto, ricordato come laDonazione di Sutri, è considerato come l'origine delpotere temporale pontificio in Italia. Liutprando approfittando dei dissensi tra Bisanzio e la Chiesa Romana, intraprese nuove conquiste che furono aumentate dal suo successore,Astolfo (749-756), che allontanò i Bizantini daRavenna (751) e si accinse a unificare l'Italia conquistando ilLazio.[37] MaPapa Stefano II (752-757) chiamò in suo soccorso il re dei FranchiPipino il Breve, che sconfisse Astolfo e donò le terre di Ravenna (l'esarcato) al Papa. Nacque così loStato della Chiesa[38] e il potere temporale dei Papi venne legittimato tramite la falsaDonazione di Costantino. Nel771Papa Stefano III invocò l'intervento del nuovo re dei Franchi,Carlo Magno, controDesiderio. La guerra tra Franchi e Longobardi si concluse nel774 con lavittoria di Carlo, che assunse il titolo diRex Francorum et Langobardorum ("Re dei Franchi e dei Longobardi") e unificò laLangobardia Maior al suo Regno dei Franchi.

L'Italia divisa tra Carolingi, Bizantini e Arabi (774-1002)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Impero carolingio, Regno d'Italia (Sacro Romano Impero), Emirato di Sicilia (948-1091), Saeculum obscurum e Catapanato d'Italia.
LaBasilica di San Michele Maggiore, dove generalmente avvenivano le incoronazioni reali.

Dopo la definitiva sconfitta dei Longobardi, il papa riacquistò la sua autonomia, garantita da Carlo, mentre a sud, nellaLangobardia Minor, sopravvisse indipendente il longobardoDucato di Benevento, presto elevato al rango di principato. Nel 781 Carlo affidò ilRegno d'Italia, al figlioPipino. Il papa, ormai distaccato dall'Impero d'Oriente, incoronòCarlo Magno, suo protettore, «Imperatore dei Romani» (800), considerando vacante il trono di Costantinopoli perché retto da una donna,Irene, nacque così l'Impero carolingio. Pipino avviò varie campagne di espansione verso nord, ma morì nell'810.

Nello stesso periodo vari domini dell'Impero bizantino incominciarono ad acquisire sempre maggiore autonomia:Venezia,[39] laSardegna e i ducati campani si emanciparono man mano da Bisanzio, eleggendo governatori locali senza svolte violente.[40] Nell'860 la fiorente città diLuna, fondata dai Romani alla foce delMagra, subì un feroce saccheggio da parte deivikinghi guidati da reHasting; successive incursioni arabe, avvenute nell'arco di un secolo, condussero la città alla rovina e all'abbandono dai suoi abitanti. NelIX secolo gliArabi incominciarono a sferrare varie incursioni nel Mediterraneo occidentale, conquistando gradualmente (tra827 e902) laSicilia e attaccando più volte i territori bizantini nell'Italia meridionale.[41] Sulle coste della penisola e delle isole incominciano a essere costruite letorri di avvistamento per poter allarmare tempestivamente le popolazioni dell'arrivo dei piratisaraceni.
Sotto ladinastia macedone (867-1056), ilcatepanato bizantino d'Italia riuscì a recuperare terreno inPuglia,Basilicata eCalabria, raggiungendo il massimo della sua potenza sotto il governo diBasilio Boianne. Per quanto riguarda il regno d'Italia all'interno dell'Impero carolingio, il titolo dire d'Italia venne detenuto inizialmente dagli imperatoricarolingi (Lotario I,Ludovico II il Giovane,Carlo il Calvo,Carlo il Grosso), ma con la dissoluzione dell'Impero carolingio (887) i territori delRegnum Italiae finirono in una sorta di anarchia feudale: tra l'888 e il924 il titolo di re, al quale tuttavia non corrispondevano reali poteri, fu conteso fra numerosi feudatari locali, sia di origine italiana sia provenienti da regioni limitrofe:Berengario del Friuli,Guido II di Spoleto,Lamberto II di Spoleto,Arnolfo di Carinzia,Ludovico il Cieco eRodolfo II di Borgogna. Anche il papato fu coinvolto in queste lotte, mostrando spesso un atteggiamento poco coerente.

Un momento di maggior solidità delRegnum Italiae si ebbe con il governo diUgo di Provenza (926-946), che, per risolvere il problema della successione, associò subito al trono suo figlioLotario II d'Italia. Questi però scomparve già nel950, per cui gli successe ilmarchese d'IvreaBerengario II, che, temendo intrighi, fece perseguire la vedova di Lotario II,Adelaide. Ella allora si rivolse all'imperatore tedescoOttone I, chiedendogli di intervenire contro "l'usurpatore" Berengario. Ottone colse il pretesto e scese in Italia, dove sconfisse Berengario, entrò nella capitale,Pavia, sposò Adelaide e si cinse della corona italiana nel951, legandola a quella di Germania. Ottone I ristabilì la supremazia imperiale sul Papa, la cui elezione per essere valida doveva ricevere la ratifica imperiale, e tentò di strappare l'Italia meridionale ai Bizantini, riuscendo solo a ottenere un matrimonio tra suo figlio e la principessa bizantinaTeofano. Il successoreOttone II non riuscì a controllare l'elezione papale e perì dimalaria dopo aver subito una sconfitta contro gli Arabi in Calabria. Gli succedetteOttone III che, per restaurare l'Impero, pose la sede imperiale a Roma ma, a causa dell'opposizione della nobiltà romana, fu da essa scacciato. Perì nel1002.

Al960 -963 risalgono iPlaciti cassinesi, quattropergamene, che rappresentano i primi documenti ufficiali contenenti frasi scritte involgare d'Italia in sostituzione dellalingua latina sempre utilizzata fino a quel tempo.

Nascita delle Repubbliche marinare

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Lo stesso argomento in dettaglio:Repubbliche marinare.

La definizione diRepubbliche marinare, nata poi nell'Ottocento, si riferisce ad alcunecittà portuali italiane che a partire dall'Alto eBasso Medioevo godettero, grazie alle proprie attività marittime, di autonomia politica e militare, dominio commerciale e marittimo e prosperità economica. Tali Repubbliche marinare gestirono in maniera quasi monopolistica i commerci tra l'Europa e l'Asia interfacciandosi con l'Impero bizantino e successivamente con l'Impero ottomano.

La definizione è in genere riferita in particolare alle quattro città italiane i cui stemmi sono riportati, dal1947, nellebandiere dellaMarina Militare e dellaMarina Mercantile:Amalfi,Genova,Pisa eVenezia. Oltre alle quattro più note, tra le repubbliche marinare si annoverano però ancheAncona,Gaeta,Noli e la repubblica deidalmati italiani diRagusa; in certi momenti storici esse ebbero un'importanza non secondaria rispetto ad alcune di quelle più conosciute.

Pieno Medioevo

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La Chiesa riformata, la lotta per le investiture, la prima crociata (1000-1100)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Riforma gregoriana, Lotta per le investiture e Prima crociata.
L'Italia nell'anno 1000

Nell'XI secolo l'ufficio del Papa era in piena decadenza, conteso fra le sanguinarie famiglie romane e i tentativi moderati dell'imperatore germanicoEnrico III il Nero, il quale, tra il1046 e il1057, pose sotto il suo controllo il papato nominando quattro Papi, tutti tedeschi. Ma si rivelò altrettanto difficile governare le città italiane:Pavia si ribellò per ben due volte (1004 e1024) aEnrico II (1002-1024), l'ultimo esponente della casa dei Sassoni. Il suo successore,Corrado II di Franconia (1027-1039), ricevette la richiesta di aiuto dell'arcivescovo diMilanoAriberto da Intimiano, contro cui si erano rivoltati ivalvassori della Lombardia (che dipendevano da Ariberto). Corrado però, per contrastare la grande feudalità, concesse anche ai feudatari minori quello che ilCapitolare di Quierzy aveva concesso ai maggiori: l'ereditarietà (Constitutio de feudis,1037).

In questo periodo si levò alta la protesta contro la corruzione e l'abiezione del papato. Se da una parte ci furono movimenti religiosi di stampo pauperistico ed eremita - come quello diSan Romualdo - dall'altra ebbe molta fortuna il nuovomonachesimo cluniacense, che si nutriva solo delle donazioni dei feudatari, ma che proponeva uomini di grande autorità morale, di spessa cultura e abili capacità politiche e amministrative. Più tardi nacquero l'ordine deimonaci certosini e quello deicistercensi, che puntavano l'attenzione alla vita solitaria e contemplativa, e che si diffusero a macchia d'olio. I riformatori (tra cui il movimento popolare deiPatari) desideravano una Chiesa non corrotta e più simile a quella delle origini e biasimavano in particolare lasimonia (compravendita delle cariche) e ilnicolaismo (concubinato), che erano molto diffusi tra il clero. Nel1058 divennepapa Niccolò II, che condannò con un concilio del1059 nicolaisti e simoniaci, riuscendo anche a sottrarre il papato dal controllo dell'Imperatore. La lotta contro la corruzione continuò sotto i ponteficiAlessandro II,Gregorio VII eInnocenzo III.

Papa Urbano II (1088-1099), di fronte alle richieste di aiuto dell'Imperatore bizantinoAlessio I Comneno (il cui Impero era minacciato dai turchiSelgiuchidi, che avevano conquistato tutta l'Anatolia bizantina), invocò laPrima crociata. Gran parte dell'esercito crociato, salpò daBari, nell'agosto1096, verso l'Anatolia, che conquistò e consegnò all'Imperatore di Bisanzio, i crociati crearono vari regni in Siria e in Palestina e infine conquistaronoGerusalemme (1099).

La posizione ambigua deivescovi-conti, vassalli dell'imperatore che avevano anche cariche religiose, portò il papato e l'impero a scontrarsi su chi li avrebbe dovuti nominare (lotta per le investiture). Il Papato reclamava per sé il diritto di nominarli, in quanto vescovi, mentre l'Impero reclamava lo stesso diritto, in quanto vassalli. In questo ambito si colloca il famoso episodio dell'Umiliazione di Canossa dell'imperatoreEnrico IV. Nel1122 si arrivò al compromesso di Worms, fra ilPapa Callisto II edEnrico V, in cui ognuna delle due parti rinunciava a un pezzo del suo potere.

In questo periodo nacquero le primeuniversità: un decreto del962[42] dell'ImperatoreOttone I al vescovo diParma, Uberto, sancisce la nascita dell'Università di Parma, inizialmente per la professione notarile[43], nel1088 segue la nascitaquella di Bologna, sempre a partire da studi didiritto.

I Normanni e il Regno di Sicilia

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guerre bizantino-normanne, Conquista normanna dell'Italia meridionale, Conquista normanna della Sicilia e Regno di Sicilia.

INormanni, popolo di avventurieri provenienti dallaNormandia, giunsero nell'XI secolo nel sud Italia. Nel1059papa Niccolò II riconobbe i territori normanni e nominòRoberto il Guiscardoduca di Puglia e conte di Sicilia, nonostante l'isola fosse allora ancora sotto il controllo degliArabi. Tra il1061 e il1091,Ruggero d'Altavilla, fratello di Roberto, strappò laSicilia agli Arabi, mentre nel1071 gli ultimi baluardi bizantini,Brindisi eBari, caddero in mano normanna. Nel1130Ruggero II riuscì a riunire nelle sue mani tutti i possedimenti normanni creando uno Stato fortemente accentrato, simile per molti versi ai moderni stati nazionali. Nasceva così, per volontà dell'antipapa Anacleto II (espressa alconcilio di Melfi), ilRegno di Sicilia. Dopo la vittoriosa conquista delDucato di Napoli (1137) lo stesso re Ruggero II convocò leassise di Ariano del1140-1142, nel corso delle quali furono deliberati gli ordinamenti del Regno.

Il potere dei Normanni nell'Italia meridionale ebbe termine tra il1194 (morte diTancredi di Lecce) e il1198, quandoEnrico VI di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero (morto nel1197), in virtù del suo matrimonio conCostanza d'Altavilla (morta nel1198), unì alla corona imperiale quella di re di Sicilia. Il regno subì una svolta accentratrice sotto la direzione diFederico II (1211-1250), il quale approvò lecostituzioni di Melfi. In questo periodo si affacciano nel panorama religioso varieeresie, che infine vengono controllate dall'istituzione del tribunale dell'Inquisizione.
Nello stesso tempo, inSardegna, nascono e muoionoregni, comuni e signorie, ciascuno con una differente storia e cultura, ma tutti ben inseriti nel contesto internazionale del Medioevo, con regnanti che parteciparono allecrociate, che presero parte allalotta tra Impero e Papato e che furono fautori delmonachesimo.

I comuni (1100-1250)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Comune medievale, Battaglia di Legnano, Regno di Sicilia, Storia della Sardegna giudicale e Guelfi e ghibellini.

A causa dell'assenza del potere imperiale, già a metà dell'XI secolo le famiglie più potenti delle città italiane del nord e del centro estromisero i conti e i vescovi dall'esercizio del potere. Esse si riunivano in associazioni -communes - che governavano su ogni aspetto della vita pubblica cittadina usurpando prerogative dell'Imperatore. Il potere esecutivo era detenuto da magistrati detti consoli, scelti tra l'aristocrazia, il ceto più preminente. A essi si affiancavano delle assemblee ("consigli"). Per porre fine alle continue lotte interne, fu però necessario introdurre una nuova carica esecutiva, ilpodestà, scelto tra i forestieri affinché fosse un arbitro imparziale. Da ricordare fra queste città lerepubbliche marinare, dedite ai commerci:Amalfi,Genova,Pisa,Venezia (le più note) eRagusa,Gaeta,Ancona,Noli.

LaBattaglia di Legnano diAmos Cassioli (1860), dipinto conservato presso laGalleria di Arte Moderna diPalazzo Pitti aFirenze[44]

La crescente emancipazione dei comuni fu agevolata dalla debolezza dell'Impero, provocata dalle lotte per il trono imperiale tra le dinastie deiWelfen eHohenstaufen, noti in Italia comeGuelfi e Ghibellini. Questi ultimi erano fautori della totale indipendenza del potere imperiale dal Papa, mentre i guelfi erano più possibilisti. Le lotte per il potere terminarono solo con l'ascesa dell'ImperatoreFederico I Barbarossa (1155-1190), il quale combatté energicamente contro papato, feudatari e comuni, per ripristinare su di essi la propria autorità: in ambito ecclesiastico oppose aPapa Alessandro III (1159-1181) un antipapa (e il Pontefice reagì scomunicandolo) mentre per contrastare l'autonomia dei comuni li attaccò, distruggendoMilano nel1162. I comuni reagirono formando laLega Lombarda, e grazie alla loro unione sconfissero l'Imperatore nellabattaglia di Legnano (1176), costringendolo con lapace di Costanza (1183) a riconoscere l'autonomia delle municipalità italiane. Grazie a questo storico scontro,Legnano è l'unica città, oltre aRoma, a essere citata nell'inno nazionale italiano.

L'economia dei comuni italiani

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Gli effetti del buon governo in città.Allegoria affrescata daAmbrogio Lorenzetti sul buon governo comunale

Dopo la nascita, i comuni italiani del centro nord si contraddistinsero sull'economia ferma dell'Europa medievale grazie alla loro vivacità nella produzione tessile e nei commerci; famose sono le sete prodotte nel comune diLucca. I principali rapporti commerciali si avevano con i comuni della regione delleFiandre, negli attuali Paesi Bassi.

La rinascita culturale nei Comuni

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«Dall'XI secolo i comuni italici erano giunti al fiore del benessere economico e civile […] e quando, dopo la morte dell'imperatore Federico II e il tramonto della casa di Svevia, ebbe termine la terribile lotta fra Impero e Papato per l'egemonia politica universale, quando l'Italia si sentì libera dal dominio tedesco, il suo sentimento nazionale divampò in un grande incendio spirituale, politico-sociale, artistico. Questa fu la fonte spirituale del Rinascimento. L'antico pensiero di Roma, mai scomparso, vi fece affluire nuova e maggiore forza.Cola di Rienzo, ispirato all'idea politica di Dante, ma oltrepassandola, proclamò, profeta di un lontano avvenire, la grande esigenza nazionale della Rinascita diRoma. E su questa base l'esigenza dell'unità d'Italia.»

(Konrad Burdach,Dal Medioevo alla Riforma, tratto dallaGrande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1964, vol. VI, pp. 213-214.)

Sul piano culturale, sullo sfondo della rivalità traGuelfi e Ghibellini, si era andato sempre più ridestando un sentimento nazionale di avversione alle ingerenze tedesche, animato dal ricordo dell'antica grandezza diRoma, e sostenuto dal fatto che, i Comuni, la cui vita civile ruotava attorno all'edificio della Cattedrale, trovavano nell'identità spirituale rappresentata dallaChiesa, idealmente erede delle istituzioni romane, un senso di comune appartenenza[45].

Durante ilXIII e ilXIV secolo, questa rinascita culturale, sorta parallelamente a una generale ripresa economica, portò alla formazione dellalingua italiana volgare. Tra coloro che contribuirono a una tale rinascita ricordiamoJacopone da Todi che scrisse delle famoseLaude, e soprattuttoFrancesco Petrarca, che affiancò a varie opere scritte in latino alcune importanti composizioni in volgare italiano tra cui ilCanzoniere. Petrarca in particolare fu promotore di una riscoperta delclassicismo, che sarà poi proseguita dagli intellettualirinascimentali.

In quegli anni si sviluppò aFirenze una nuova corrente culturale: ilDolce stil novo, che rappresentava per certi versi la continuazione e l'evoluzione del vecchioAmor cortese dei romanzi cavallereschi. I principali esponenti di tale corrente furonoGuido Cavalcanti,Guido Guinizzelli, e soprattuttoDante Alighieri, che rivoluzionò in modo profondo la letteratura italiana con opere come laVita Nova e laDivina Commedia, universalmente riconosciuta come uno dei capolavori letterari di ogni tempo e ancora oggi studiata approfonditamente nelle scuole italiane. Da ricordare anche il contributo del fiorentinoGiovanni Boccaccio, autore delDecameron, uno dei capolavori della letteratura italiana. In questa opera racconta di alcuni giovani che per fuggire allapeste si rifugiano nelle campagne vicino a Firenze, e delle cento storie, molto spesso a carattere faceto, da raccontare per passare il tempo. Anche ilDecameron, al pari delle altre sopra indicate, contribuì alla nascita di un volgare italiano, o più propriamente, di un dialetto fiorentino che sarebbe poi diventato la base dell'attualelingua italiana. Forte è anche la fioritura dell'arte, con artisti comeGiotto,Duccio di Buoninsegna,Simone Martini,Arnolfo di Cambio eJacopo della Quercia. Anche qui, Firenze (affiancata comunque dalle altre città toscane), si dimostra un centro culturale attivo oltre che un centro politico importante.

Federico II e laRes Publica Christiana

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Dal matrimonio diEnrico VI di Svevia eCostanza d'Altavilla nacqueFederico II di Svevia, rimasto orfano, fu posto sotto la protezione diPapa Innocenzo III, aPalermo, dove assunse il titolo di Re di Sicilia, mentre l'Impero di Germania pervenne aOttone IV di Brunswick. Federico II depose Ottone IV nel 1215, succedendogli. Si scontrò con successori di Innocenzo III, i Papi Onorio III, Gregorio IX ed Innocenzo IV, giungendo ad essere tre volte scomunicato nel conflitto col suo disegno egemonico sull'Italia e sul mondo cristiano. Federico concluse lasesta crociata, divenendoRe di Gerusalemme attraverso trattative col sultano d'Egittoal-Malik al-Kamil, ed inviò i cavalieri dell'ordine teutonico a conquistarePrussia e paesi baltici. Il suo progetto di costituire unares publica christiana, che rispondesse a lui e non al Papa, si infranse davanti all'opposizione dei Comuni, gelosi delle proprie libertà repubblicane.

Durante il suo regno emerse ildolce stil novo della scuola di Sicilia, e vennero tradotte opere filosofiche di Arabi e pensatori islamici. Federico II promosse, soprattutto nel sud della penisola, l'incontro di cultura musulmana, cristiana, ed ebraica. Nel 1250 Federico II morì inPuglia, dopo aver perso importanti battaglie contro i suoi oppositori. La sua morte coincide con la fine del pieno medioevo e l'inizio di un'epoca tardo-medioevale, caratterizzata dalla frammentazione del suo impero e il declino del modello di monarchia universale, nonché, dal Trecento in poi, da crisi profonde anche sul piano sociale ed economico.

Tardo Medioevo

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L'affermazione delle signorie nel nord Italia

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Lo stesso argomento in dettaglio:Signoria cittadina.

Le Signorie furono l'evoluzione istituzionale di molticomuni urbani dell'Italiacentro-settentrionale attorno alla metà delXIII secolo.

Esse si svilupparono a partire dal conferimento di carichepodestarili o popolari ai capi delle famiglie preminenti, con poteri eccezionali e durata spesso vitalizia. In tal modo si rispondeva all'esigenza di ungoverno stabile e forte che ponesse termine all'endemica instabilità instituzionale ed ai violenti conflitti politici e sociali, soprattutto tra magnati e popolari.[46]

Statua equestre di Cangrande della Scala, 1340- 1350,Verona,Museo di Castelvecchio.

I signori più forti e ricchi riuscirono quindi ad ottenere la facoltà di designare il proprio successore, dando così inizio a dinastie signorili attraverso la legittimazione dell'imperatore, che concedeva il titolo diDuca (spesso dietro forti compensi da parte dei Signori). Rimanevano tuttavia funzionanti leistituzioni comunali, sebbene spesso si limitassero a ratificare le decisioni del Signore.

Inizialmente, le Signorie si presentarono come "cripto-Signorie", cioè delle "Signorie nascoste"; infatti, queste non erano delle istituzioni legittime di cui il popolo conosceva gli aspetti, ma erano appunto "nascoste". Vengono cosiddette poiché si aggiunsero alle istituzioni comunali senza mostrarsi apertamente e senza mostrare cambiata l'istituzione vigente. Con questa Signoria ancora in ombra (ma già forte) salirono al potere molti avventurieri, ma soprattutto famiglie di antica nobiltà feudale. Queste, dopo aver governato per una o due generazioni, decisero di legittimare il loro potere e di renderlo ereditario. NelXIV secolo ottennero il titolo di vicario imperiale e tra ilXIV e ilXV secolo i titoli diduca emarchese. L'assegnazione di questi titoli è indice della stabilizzazione dei poteri signorili. In quel tempo, nell'Italia settentrionale, gli imperatori tedeschi pretendevano la sovranità feudale. Tuttavia, già dalla seconda metà delTrecento, questi non riuscivano a governare le regioni settentrionali. Così si rese possibile l'affermazione delle Signorie.

Alla fine le Signorie si evolsero in Principati con dinastie ereditarie. Ciò avvenne quando i Signori, riconoscendo l'imperatore e pagando una quantità di denaro, vennero legittimati e riconosciuti come autorità da sudditi e principi. Questo cambiamento fu reso possibile grazie all'incapacità dei sovrani tedeschi di mantenere l'ordine nell'Italia del nord e grazie alla poca difficoltà che i Signori incontravano per essere riconosciuti come autorità legittima.

Va infine osservato che, in diverse situazioni, i signori trovarono anche l’appoggio di ceti minori e medi, a lungo schiacciati agli interessi dei mercanti e dei banchieri, che in molti comuni italiani formavano una delle componenti principali della classe dirigente. Infatti, molto spesso, il popolo cercò nel signore una figura che garantisse tranquillità interna, amministrazione efficiente e favorisse gli interessi espansionistici di artigiani e piccoli mercanti[47].

Il trasferimento della sede papale daRoma adAvignone, nel 1305, pose le basi per lo sviluppo nelloStato della Chiesa e in particolare nelleMarche e nellaRomagna di signorie, quali iMalatesta, iDa Polenta, gliOrdelaffi e iManfredi. Più o meno contemporaneamente, nellaPianura Padana, si affermarono potenti signorie, come iVisconti aMilano, gliScaligeri aVerona, iGonzaga aMantova e gliEstensi aFerrara.

Tali signori crearono servizi amministrativi e un sistema fiscale più efficienti, dotati di una sviluppata burocrazia, e in grado di garantire, ad alcuni di essi, maggiori risorse, grazie alle quali era possibile progettare un’egemonia non solo regionale. GliScaligeri, conMastino II della Scala, riuscirono a controllare non solo buona parte delVeneto, ma ancheBrescia,Parma eLucca, ma furono poi ridimensionati dalle sconfitte subite a opera di una lega formata da quasi tutte le signorie e i comuni dell’Italia centrosettentrionale. IVisconti, forti della potenza economica-finanziaria diMilano e delle città lombarde, portarono avanti un analogo programma espansionistico, che gli permise, ai tempi dell’arcivescovoGiovanni Visconti di dominare, con l’esclusione diMantova, l’interaLombardia, ilCanton Ticino, ilPiemonte orientale e una parte diEmilia, arrivando perfino, temporaneamente, a controllareBologna eGenova.

Giovanni Cristoforo Romano, tomba diGian Galeazzo Visconti,Certosa di Pavia.

Con maggior vigore, nella seconda metà del Trecento,Gian Galeazzo Visconti cercò con ogni sforzo di affermare il suo dominio sull’intera Italia centrosettentrionale, infatti, nonostante le numerose leghe ai suoi danni organizzate daFirenze e altri Stati italiani, con una serie di campagne fortunate, riuscì a espandere i suoi territori affermando il suo dominio su buona parte delVeneto,Bologna,Pisa,Siena,Perugia eAssisi e a legittimare la sua signoria con il titolo, ereditario, diduca di Milano, che l’imperatoreVenceslao gli concesse nel 1395. Tuttavia, la morte prematura diGian Galeazzo nel 1402 e i dissidi che scoppiarono tra i suoi successori, ridimensionarono fortemente anche questo tentativo egemonico.

Più tardo fu invece il cammino diFirenze verso la signoria: le lunghe guerre contro iVisconti, e soprattutto le loro conseguenze economiche e sociali, causarono un forte malcontento del popolo medio e minuto della città nei confronti del regime oligarchico che reggeva il comune, che inoltre non godeva di grande compattezza perché erano forti le rivalità tra le famiglie che lo componevano. Nel 1434,Cosimo de’ Medici seppe abilmente sfruttare tali divisioni per affermare il proprio controllo suFirenze, anche se formalmente iMedici mantennero in vita a lungo le vecchie istituzioni ereditate dal comune[47].

Savoia: da contea a ducato

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Carta dei domini dei conti di Savoia nel XII e XIII secolo

Nel1003, conUmberto Biancamano, aveva avuto origine laContea di Savoia, inizialmente limitata allaSavoia eAlta Savoia intorno aChambéry, la capitale; quindi col matrimonio diOddone di Savoia eAdelaide, figlia del Marchese diTorino, allargata ai territori diSusa e delmarchesato di Torino.Amedeo VI, il "Conte Verde", acquisì i territori diBiella,Cuneo,Santhià e, suo figlioAmedeo VII (1360-1391), il "Conte Rosso", estese la contea acquistando quella diNizza e con questa un approdo al mare. Infine suo figlio,Amedeo VIII, fu designatoduca dall'imperatore Sigismondo nel1416, istituendo ilDucato di Savoia.

Il declino dell'Impero e del Papato (1302-1414)

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L'importanza dell'impero nel mondo politico medioevale, e in particolare in quello italiano, era notevolmente calata dopo la sconfitta diFederico Barbarossa allabattaglia di Legnano nel1176 e quella diManfredi nel1266 aBenevento, che avevano segnato la fine del potere politico dell'impero rispettivamente nelNord e nelSud Italia.

Enrico VII di Lussemburgo tentò, dopo la sua ascesa al soglio imperiale nel1308, di restaurare l'antico potere imperiale inItalia, trovando però la fiera opposizione del libero comune diFirenze, dipapa Clemente V e diRoberto d'Angiò. La sua discesa in Italia, con la conseguente incoronazione comeImperatore del Sacro Romano Impero (titolo vacante dalla morte diFederico II, durante il cosiddettogrande interregno), rimarrà quindi un gesto puramente simbolico. Nel1313 muore mentre si trova ancora in territorio italiano deludendo così coloro che avevano sperato in una unificazione del suolo italiano sotto la sua bandiera. Anche ilPapato, l'altra grande istituzione medioevale, attraversa un periodo di crisi.

Entrambe queste istituzioni si vedono costrette ad accettare la crescente influenza degliStati nazionali, supportati dalla sempre più potente classe borghese, e la crisi del sistema feudale.Bonifacio VIII, asceso al soglio pontificio nel1296, cercò di restaurare il potere papale scontrandosi però conFilippo IV il Bello,re di Francia. Filippo scese in Italia e, con un gesto precedentemente impensabile, imprigionò il Papa adAnagni (1303), dove pare abbia ricevuto addirittura unoschiaffo (Schiaffo di Anagni). Nel1305,Clemente V spostò la sede papale in Francia, adAvignone, che divenne la sede papale per i successivi settanta anni. I Papi avignonesi restarono succubi dei re di Francia e non mancarono di destare scandalo tra i loro contemporanei. Questo periodo, noto comecattività avignonese, terminò nel1377 col ritorno aRoma diPapa Gregorio XI, che fu causa dellaguerra degli Otto Santi, combattuta tra il Papato e gli Stati dell'Italia centrale che nel frattempo si erano resi indipendenti. Nello stesso anno avvenne loScisma d'Occidente: alla morte di Gregorio XI i cardinali romani elessero al soglio pontificioUrbano VI mentre i cardinali francesiClemente VII. Ciò provocò un nuovo conflitto, nel corso del quale avvenne laBattaglia di Marino, vinta dalle milizie italiane capitanate daAlberico da Barbiano contro mercenari francesi. Lo scisma si complicò ulteriormente dopo ilConcilio di Pisa (1409) che, nel tentativo di unificare di nuovo la cristianità, elesse un altro Papa. L'Europa rimase divisa tra i seguaci dei due (poi tre) Papi fino alla definitiva fine dello scisma avvenuta colConcilio di Costanza (1414).

Lo scisma aveva mostrato la debolezza dell'istituzione papale che era stata un punto di riferimento fondamentale nei secoli passati. Dal punto di vista culturale il Papa perdeva un'egemonia quasi millenaria, dal punto di vista politico laCattività avignonese e lo scisma successivo favorirono il distacco definitivo delDucato di Urbino, già iniziato sottoGuido da Montefeltro, e la nascita per breve tempo di unarepubblica romana, tra il1347 e il1354, guidata daCola di Rienzo. Questi, dopo essersi impadronito del potere, tentò di organizzare una repubblica simile a quella romana ma alla fine della sua carriera sconfinò nel delirio e vennelinciato dai suoi stessi concittadini che lo avevano sostenuto.

Alfonso I di Napoli

Repubbliche marinare

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Nel1358 laRepubblica di Venezia, con laPace di Zara, dovette cedere a reLuigi d'Ungheria, che guidava una coalizione antiveneta, tutti i suoi possedimenti inDalmazia, dalQuarnaro alleBocche di Cattaro, mantenendo le costeistriane e lamarca trevigiana.Zara divenne capitale della Dalmazia e laRepubblica di Ragusa ottenne il diritto di autogoverno, iniziando il periodo di suo maggior sviluppo in alleanza antiveneziana con laRepubblica di Ancona.Nel1409 la Repubblica di Venezia comprò, per 100.000ducati d'oro daLadislao di Napoli e pretendente al trono d'Ungheria, i suoi diritti sulla Dalmazia, riprendendo così Zara, che divenne capitale della Dalmazia veneta, e baluardo di resistenza contro le incursioniottomane che ormai si estendevano nell'entroterra illirico.

Il meridione tra Angioini e Aragonesi (1250-1442)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Regno di Napoli, Regno di Sicilia, Storia della Sicilia angioina e Regno di Trinacria.

Il Papa, approfittando della morte di Federico II, cercò di insediare al trono delRegno di SiciliaCarlo I d'Angiò, fratello delre di Francia. Carlo trovò però l'opposizione diManfredi, figlio diFederico II, che inizialmente ottenne una serie di successi, tanto che il partito ghibellino si affermò in molti comuni italiani, primo tra tuttiFirenze: le milizie guelfe della città furono sconfitte aMontaperti (1260) daiSenesi, Ghibellini, aiutati dalle truppe dello stesso Manfredi. Costui fu tuttavia sconfitto pesantemente aBenevento da Carlo d'Angiò, provocando un improvviso crollo del partito ghibellino in tuttaItalia.

A causa dell'esoso fiscalismo degliAngioini (che misero ai posti di comando numerosi baroni francesi), nel1282 la popolazione diPalermo insorse, chiamando in loro aiutoPietro III d'Aragona, genero di Manfredi, che dichiarò guerra agli Angioini, dando così inizio aiVespri siciliani che si conclusero soltanto nel1302 con laPace di Caltabellotta, in seguito alla quale laSicilia si sarebbe staccata dall'Italia meridionale, diventando unregno indipendente sotto la dinastiaAragonese. IlRegno di Napoli restò invece sotto la dominazione angioina, con capitaleNapoli; sotto gli Angioini fu mantenuto l'assetto amministrativo di origine sveva, congiustizierati euniversitates, anche se le ultimeregalie del napoletano furono però perse, quali il diritto del sovrano di nominare degli amministratori regi nelle diocesi con sedi vacanti[48]. ConRoberto d'Angiò a Napoli fiorirono lescienze umanistiche, con l'istituzione di una scuola di teologi scolastici e la commissione di traduzioni dal greco, daAristotele aGaleno, per laBiblioteca Nazionale di Napoli, ma fiorì anche la cultura greca diCalabria, grazie alla quale ilneoplatonismo e la culturaellenistica entrarono nella tradizione italiana, dalPetrarca aPico della Mirandola.

Morto Roberto, seguirono anni di instabilità politica a causa di una guerra di successione fraGiovanna I di Napoli eCarlo di Durazzo, cui seguì il breve regno diLuigi II d'Angiò, subito detronizzato daLadislao I, figlio di Giovanna. Sotto il regno di questi, il regno ritrovò stabilità, riuscendo ad espandersi su buona parte dell'Italia centrale ai danni delloStato Pontificio e dei comuni toscani. Nel1414 però Ladislao morì e il regno tornò presto nei confini originari. Gli succedette Giovanna II, l'ultima sovrana angioina nel napoletano, che non avendo avuto eredi diretti, adottò un aragonese come figlio,Alfonso V d'Aragona, diseredandolo poi del regno, in favore diRenato d'Angiò. Alla morte di costei Alfonso rivendicò il diritto di successione dichiarando guerra a Napoli. Col sostegno delducato di Milano, Alfonso si impadronì in breve tempo del trono di Napoli, che governò con il nome di Alfonso I di Napoli e col titolo diRex Utriusquae Siciliae. Costui, come poi suo figlioFerrante, contribuì ampiamente all'ammodernamento del territorio dominato sul modello economico aragonese, tramite il sostegno giuridico dellatransumanza, i fori boari, il contrasto dei privilegi feudali e l'adozione delnapoletano come lingua di stato.

L'Italia dopo la pace di Lodi nel 1454.

Le lotte tra gli Stati italiani (1412-1454)

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Nella prima metà delXV secolo si ebbe un lungo periodo di guerre che interessò l'intera penisola e fu segnato dai ripetuti tentativi degli Stati italiani più forti di estendere la propria egemonia, come la città diFirenze, che mira a estendere tutto il proprio dominio su ogni stato Toscano, a parte laRepubblica di Lucca che riuscì a mantenere l'autonomia fino al XIX secolo.
Ilregno di Napoli fu scosso da una lunga crisi dinastica iniziata nel1435 con la morte dell'ultima regina angioina,Giovanna II, e conclusasi solo nel1442 con la vittoria diAlfonso V d'Aragona, che ebbe la meglio sul rivaleRenato d'Angiò. L'avvento della dinastiaaragonese deiTrastamara segnò anche la riunificazionede facto dei regni di Napoli eSicilia e l'avvio di un periodo di stabilità dinastica destinato a durare fino alla fine del secolo.

Il dominio sui mari fu invece l'obiettivo che contrappose gli interessi delle anticherepubbliche marinare: estromessaAmalfi già nelXII secolo, lo scontro proseguì traPisa,Genova eVenezia. Genovesi e Pisani combatterono ripetutamente per il controllo delTirreno, e nel1406 Pisa fu conquistata da Firenze, perdendo definitivamente la propria autonomia politica. Agli inizi del secolo la contesa era dunque ridotta a un duello fra Genovesi e Veneziani. Per tutto il Quattrocento perdurò uno Stato di conflittualità tra le due repubbliche senza battaglie decisive. La potenza diGenova andò affievolendosi nel corso del secolo eVenezia si affermò come padrona dei mari, raggiungendo il culmine della propria ascesa agli inizi delXVI secolo. Con la caduta dell'Impero bizantino (avvenuta nel 1453), l'altro grande rivale di Venezia, laSerenissima poté interessarsi a una politica di espansione territoriale sulla terraferma che prese avvio proprio agli inizi del XV secolo.
Le iniziative militari veneziane entrarono in conflitto con gli interessi delducato di Milano, impegnato a sua volta in una politica espansionistica guidata della famigliaVisconti. Nello scontro si inserì anche larepubblica di Firenze, minacciata dall'aggressività viscontea e alleatasi con i Veneziani. La Serenissima riportò una vittoria decisiva nellabattaglia di Maclodio del1427, assumendo una posizione egemone che allarmò i Fiorentini, i quali preferirono rompere l'alleanza e schierarsi dalla parte di Milano. La guerra si protrasse con operazioni di minore portata fino allapace di Lodi del1454.

Rinascimento

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La pace di Lodi e la politica dell'equilibrio (1454-1492)

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Stati italiani in 1494

LaPace di Lodi, firmata nellacittà lombarda il 9 aprile 1454, mise fine allo scontro fraVenezia e Milano in corso dall'inizio delXV secolo[49]. Il trattato fu ratificato dai principaliStati regionali[50], prima fra tutti Firenze, passata da tempo dalla parte di Milano.

Gran parte dell'Italia settentrionale risultava spartita fra i due stati nemici, nonostante persistessero alcune potenze minori (Ducato di Savoia, laRepubblica di Genova, iGonzaga e gliEstensi). In particolare, stabilì la successione diFrancesco Sforza al Ducato di Milano, lo spostamento della frontiera tra i due stati sul fiumeAdda, l'apposizione di segnali confinari lungo l'intera demarcazione[51] e la nascita di un'alleanza fra stati italiani: laLega Italica. L'importanza della Pace di Lodi consiste nell'aver dato alla penisola un nuovo assetto politico-istituzionale che – limitando le ambizioni particolari dei vari Stati – assicurò per quarant'anni un sostanziale equilibrio territoriale e favorì di conseguenza lo sviluppo delRinascimento italiano. A farsi garante di tale equilibrio politico sarà poi – nella seconda parte del Quattrocento –Lorenzo il Magnifico, attuando la sua famosapolitica dell'equilibrio.

Umanesimo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Italia rinascimentale.

I principali centri dell'Umanesimo italiano[52] sono soprattuttoFirenze eNapoli[53],Padova con lasua Università eFrancesco Petrarca.I luoghi di sviluppo dell'Umanesimo sono i palazzi dei principi, come a Firenze sotto l'egida diLorenzo il Magnifico, aFerrara con gliEstensi, aNapoli alla corte aragonese diAlfonso I, ove si trovano biblioteche e cenacoli di uomini colti; nascono accademie, tra queste l’Accademia platonica di Firenze, l’Accademia Pomponiana a Roma, l’Accademia Pontaniana di Napoli, e l’Accademia Aldina veneziana[52].

Politicamente l'Umanesimo in Italia si accompagna alla trasformazione deiComuni inSignorie e principati, essendo questi l'espressione dellaborghesia che ha consolidato il suo patrimonio e aspira al potere politico. Gli sviluppi dell'Umanesimo rientrano nella formazione dellemonarchie nazionali in Europa.

Questo periodo vede la fioritura di quella civiltà culturale e artistica, definitaRinascimento italiano, che nasce aFirenze e da lì si diffonde in tutta Europa dallaXV secolo a tutto ilXVI secolo, e che mira a riscoprire la cultura classica antica, per un verso depurandola da alcune forme della religiosità medioevale e per un altro integrandola nello stesso contesto cristiano del Medioevo, sulla scia della rinascita spirituale che si era avuta nel Duecento con le figure diGioacchino da Fiore eFrancesco d'Assisi[54].

Le città in cui il Rinascimento si sviluppa maggiormente sonoFirenze con la signoria dei Medici,Roma conPio II, eLeone X[55][56],Venezia sotto il lungo dogato diFrancesco Foscari,Milano conLudovico il Moro,Mantova con iGonzaga,Urbino nella corte diFederico da Montefeltro e aNapoli con il lungo regno diFerrante d'Aragona e suo figlioAlfonso.

L'Italia meridionale continuava a essere soggetta alle incursioni islamiche: nel luglio 1480 la città diOtranto fuconquistata dai turchi, tutta la popolazioneuccisa o ridotta in schiavitù e solamente dopo tredici mesi Otranto venne riconquistata dagliAragonesi, guidati daAlfonso d'Aragona, figlio delRe di Napoli.

Guerre d'Italia

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La penisola italiana nel 1499
Lo stesso argomento in dettaglio:Guerre d'Italia del XVI secolo.
«Alla fine delsecolo XV, i signori delle nazioni francese, tedesca e spagnola furono tentati dall'opulenza meravigliosa dell'Italia, dove il saccheggio di una sola città prometteva loro a volte più ricchezze di quante ne potessero strappare a milioni di sudditi. Con i più vani pretesti essi invasero l'Italia che, per quaranta anni di guerra, fu di volta in volta devastata da tutti i popoli che poterono penetrarvi. Le esazioni di questi nuovi barbari fecero infine scomparire l'opulenza che li aveva tentati.»

(J. C. Sismondo de Sismondi,Storia delle repubbliche italiane, 1832, trad. it. di Alfredo Salsano, Torino, Bollati Boringhieri, 1996, pp. 3-34)

Nel1494, in Italia, i principali stati presenti erano:

Il1494, anno dell'invasione della penisola da parte della Francia, segna la fine della politica dell'equilibrio e l'inizio di quel lungo periodo di conflitti che va sotto il nome diguerre d'Italia e che terminano nel1559. Secondo una formula storiografica fortunata tradizionale, questa data viene indicata come la fine della "libertà italiana": la Penisola cade in gran parte sotto l'egemonia della Casa d'Asburgo, prima soprattutto del ramo spagnolo e poi di quello austriaco, una soggezione dalla quale si libererà solo nelXIX secolo con gli esiti delleguerre di indipendenza italiane.

La discesa di Carlo VIII in Italia

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La guerra, dopo il quarantennio di pace seguito agli accordi di Lodi, scaturì dall'iniziativa del re di FranciaCarlo VIII, che discese in Italia alla testa di un esercito di 25.000 uomini con l'obiettivo di riconquistare il regno di Napoli, sul quale vantava diritti in virtù del legame dinastico con gli Angioini. La conquista del reame napoletano rappresentava per Carlo la premessa per estendere il proprio controllo all'intera penisola e per affrontare direttamente la minacciaturca. La spedizione del re francese incontrò il favore di molti principi italiani, che intendevano approfittare della sua potenza per conseguire obiettivi propri: il duca di Milano,Ludovico il Moro, ottenne grazie all'appoggio di Carlo VIII la cacciata del nipoteGian Galeazzo Maria Sforza, che insidiava il suo potere; a Firenze gli avversari deiMedici aprirono le porte della città ai francesi costringendo alla fugaPiero il Fatuo e restaurando la repubblica sotto la guida diSavonarola. Anche i cardinali romani ostili adAlessandro VI Borgia puntavano alla sua deposizione, ma il Papa spagnolo scongiurò colpi di mano garantendo al re il passaggio attraverso i territori pontifici e offrendo suo figlioCesare come guida in cambio del giuramento di fedeltà.

Il 22 febbraio1495 Carlo VIII entrò a Napoli, sostenuto da buona parte dei baroni del regno schieratisi controFerrandino d'Aragona. Questa conquista non poté essere consolidata causa l'avversione che la sua impresa aveva suscitato anche tra coloro che inizialmente l'avevano favorita: Milano, Venezia e il Papa costituirono una lega antifrancese, a cui diedero il proprio appoggio anche l'imperatore Massimiliano e la Spagna deiRe Cattolici. Carlo, volendo evitare di rimanere intrappolato nel Meridione, marciò rapidamente verso nord, ma venne sconfitto il 6 luglio1495 nellaBattaglia di Fornovo, con cui la lega riuscì a costringere il sovrano a riparare in Francia.Venezia, ottenne dagli alleati la cessione diCremona,Forlì,Cesena,Monopoli,Bari,Barletta eTrani.

Le ostilità ripresero nel1499 con la discesa in Italia diLuigi XII, successore di Carlo, che conquistò ilDucato di Milano accampando i diritti ereditati dalla nonnaValentina Visconti e nel1501 i francesi occuparono Napoli, ma furono sconfitti dai rivali spagnoli nellaBattaglia del Garigliano (1503), nell'ambito di questo conflitto avvenne ladisfida di Barletta.

Fra il 1499 e il 1503Cesare Borgia, figlio del Papa Alessandro VI, conquistò un dominio a cavallo fra leMarche e laRomagna, grazie anche all'appoggio della Francia e a una sua politica violenta e spregiudicata. Nel marzo del1508, con la battaglia di Rusecco,la Serenissima sottrasse aMassimiliano I le città diGorizia,Trieste eFiume.

I signori della Romagna, spodestati da Cesare Borgia alla morte del padre, Papa Alessandro VI, accettarono di sottomettersi alla Repubblica di Venezia per riavere i loro domini, in tal modo la Serenissima prese possesso diRimini,Faenza e altre città.

Il nuovo Papa, il genoveseGiulio II, temendo l'espansione della Serenissima, nel dicembre dello stesso anno, aCambrai, stipulò un accordo segreto, noto comeLega di Cambrai, con laFrancia, laSpagna, ilSacro Romano Impero, ilDucato di Ferrara, ilDucato di Savoia e ilMarchesato di Mantova, contro laRepubblica di Venezia.

Sacco di Roma: dipinto raffigurante la profanazione di una chiesa

Carlo V e Francesco I

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Lo stesso argomento in dettaglio:Rapporti tra Carlo V e Francesco I.

Con la formazione dellaLega di Cambrai (1508) i francesi fecero ritorno in Italia, sconfiggendo nel1509 con labattaglia di Agnadello i Veneziani, ma in seguito destarono le preoccupazioni dei principi della penisola. Nel corso di questi eventiPapa Giulio II cercò di ampliare i territori sotto il possesso papale arrivando nel1511 acondurre di persona l'assedio vittorioso di Mirandola.

Il pontefice costituì quindi unaLega Santa antifrancese coinvolgendo laSpagna, l'Inghilterra, ilSacro Romano Impero e i mercenari svizzeri. Quest'ultimi nel1513 sconfissero i francesi nellabattaglia di Novara, i Veneziani vennero battuti il 7 ottobre dagli spagnoli nellabattaglia de' La Motta, ma la Lega non riuscì ad approfittare dei propri successi, trascinando stancamente il conflitto per tutto il1514.

Le mire francesi sull'Italia furono ereditate nel1515 dal nuovo re di FranciaFrancesco I, che con una nuova armata francese scese in Italia, battendo la Lega nella battaglia di Villafranca e congiungendosi il 13 settembre alle forze veneziane nellabattaglia di Marignano, dove venne conseguita la vittoria finale e facendo sostanzialmente tornare la mappa dell'Italia allostatus quo precedente il conflitto[57].Francesco I fu protagonista col rivaleCarlo V di una lunga lotta per l'egemonia continentale che ebbe in Italia il suo principale teatro. Coltrattato di Noyon del1516 allaFrancia veniva confermato il possesso del Ducato di Milano e allaSpagna quello delRegno di Napoli. Questo accordo non bastò a spegnere le rivalità, che esplosero nuovamente nel1519 con l'elezione aImperatore del Sacro Romano Impero di Carlo V, già re di Spagna, Napoli, Sicilia, signore deiPaesi Bassi come duca di Borgogna, e Arciduca d'Austria. Nel1521 le armate francesi scesero nuovamente in Italia con l'obiettivo di riconquistare il reame napoletano, ma furono sconfitte nelle battaglie dellaBicocca, diRomagnano edi Pavia, durante la quale lo stesso Francesco I fu fatto prigioniero aPizzighettone e condotto in Spagna per essere liberato con la firma delTrattato di Madrid (1526) dietro cessione di Milano agli Sforza sotto la protezione Imperiale nel1525.

L'allarme per la crescente potenza degliAsburgo portò alla costituzione dellaLega di Cognac, promossa dalPapa Clemente VII e siglata dal sovrano francese insieme alle repubbliche di Venezia e Firenze. Un'alleanza fragile che non fu in grado di evitare il terribilesacco di Roma del maggio1527 per opera deiLanzichenecchi, soldati imperiali di origine prevalentemente tedesca e fedeluterana, che contribuì ad aggravarele condizioni di povertà a Roma in quel periodo. Tale episodio suscitò orrore e costernazione in tutto il mondo cattolico e costrinse il Papa, asserragliato inCastel Sant'Angelo, alla pace con l'imperatore, dal quale ottenne la restaurazione dei Medici a Firenze, dove si era costituita una repubblica (1527-1530). Il 5 agosto1529 venne stipulata lapace di Cambrai, con cui la Francia rinunciava alle mire sull'Italia.

Italia e l'impero asburgico

L'equilibrio fu nuovamente infranto nel1542, con una nuova fase di conflitti franco-Imperiali in territorio italiano. Nel 1535, Carlo V annesse Milano come feudo Imperiale dopo l'estinzione degli Sforza. Gli scontri ebbero esiti alterni, sanciti da deboli trattati di pace (come lapace di Crépy del1544) e continuarono anche dopo la morte di Francesco I e l'ascesa al trono del suo successore,Enrico II, nel1547. Lo scenario internazionale mutò di colpo nel1556, quando Carlo V abdicò dopo aver diviso i suoi possedimenti fra il figlioFilippo II e il fratelloFerdinando I. Furono proprio Enrico e Filippo a stipulare nel1559 lapace di Cateau-Cambrésis, che mise fine definitivamente allo scontro tra Francia e Spagna per l'egemonia europea e sancì, dopo un sessantennio di guerre continue, quella fine della "libertà italiana" iniziata con la spedizione di Carlo VIII nel 1494. La Spagna consolidò i propri domini in Italia (Milano, Napoli, Sicilia, Sardegna) e guadagnò un primato, per quanto non egemonico e condiviso con altre realtà come Impero e Papato, destinato a durare fino al1714, anno della conclusione dellaguerra di successione spagnola e dell'avvento dell'Austria come potenza egemone sulla penisola.

Nel1561 la breveguerra franco-savoiarda fu conclusa con ilTrattato di Lione,Carlo Emanuele I di Savoia ampliò ilDucato di Savoia in territorio italiano, nel1563, acquisendo ilMarchesato di Saluzzo, rinunciando così a territori oltre le Alpi di difficile controllo e spostando nello stesso anno la capitale del ducato da Chambery aTorino.

In questi anni si esaurisce la parabola del Rinascimento: l'Italia, per metà soggetta alla corona spagnola, è anche interessata dal processo di reazione dellaChiesa cattolica alluteranesimo che va sotto il nome diControriforma. Il periodo che seguì la fine delle guerre d'Italia - dalla seconda metà del XVI a tutto ilXVII secolo - è stato a lungo etichettato come "età della decadenza", definizione semplicistica che è stata fatta oggetto di revisione da molti storici delXX secolo[58].

NelXVI secolo nasce lacommedia dell'arte, nota fuori dall'Italia come commedia all'italiana.

La Repubblica di Venezia e le guerre con l'Impero Ottomano

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Lo stesso argomento in dettaglio:Storia della Repubblica di Venezia.

Oltre alle battaglie diSalonicco nel1422-1430,Nicopoli nel1396 eGallipoli (Turchia) nel1416, vi furono setteguerre ottomano-veneziane dove spesso Venezia fronteggiò da sola (o quasi) l'Impero ottomano.

Busto di Marcantonio Bragadin, Palazzo DucaleTiziano Aspetti

NelXV secolo laRepubblica di Venezia si trovava in un momento di massima espansione territoriale sia nelloStato da Mar, dove aveva una striscia di porti ininterrotta che copriva laDalmazia fino aCostantinopoli e una serie innumerevole di isole greche tra cuiCreta,Rodi eLemno, sia nelloStato da Tera, che copriva le attualiTre Venezie compreseBergamo,Brescia eCrema (Italia). I mercanti Veneziani si approvvigionavano continuamente presso l'impero bizantino.

La seconda e definitivacaduta di Costantinopoli nel1453 fu vissuta dai cronisti dell'epoca con profondo sgomento. Enea Silvio Piccolomini, futuroPapa Pio II, scrisse:

"Ecco una seconda morte per Omero e anche per Platone... Ora Maometto regna fra noi. Ora i turchi incombono sulle nostre teste".

Questa vittoria ottomana determinò uno sbarramento alla penetrazione genovese nel Mediterraneo Orientale e nelMar Nero. Più duramente colpita dal crollo della sua preziosa ma debole alleata,Venezia cercò di adattarsi alla nuova situazione e iniziò immediatamente trattative con i nuovi padroni delBosforo. Già nel1454 Venezia riuscì a ottenere alcuni vantaggi commerciali e il permesso di ottenere unambasciatore a Costantinopoli: segno sia della sua potenza, sia del fatto che i turchi non fossero del tutto disinteressati a commerciare con i cristiani. Venezia aveva già perso nel1430 la città diTessalonica (attuale Salonicco) in mano turca, questo aprì un'epoca di guerre e commerci che si sarebbe protratta per i prossimi trecento anni.

L'inizio ufficiale delleGuerre turco-veneziane data al1470, allorquando laSerenissima perdette diverse isole dell'Egeo tra cuiNegroponte, mentre in risposta i Veneziani saccheggiarono le città diSatalia eSmirne. Durante queste guerre Venezia riuscì a impossessarsi delRegno di Cipro. Nel1479, con ilTrattato di Costantinopoli, i Veneziani dovettero rinunciare ai territori persi, ma in cambio ebbero accesso al commercio con l'impero ottomano.

Battaglia di LepantoTintoretto
Repubblica di Venezia e Impero Ottomano

Durante la quartaGuerra ottomano-veneziana (1570–1573), i Turchi riuscirono a impossessarsi diCipro. Per dissuadere ogni resistenza il comandante ottomano fece recapitare la testa tagliata del governatore diNicosia NiccolòDandolo aMarcantonio Bragadin che rifiutò la resa. Durante l'Assedio di Famagosta 6.000 Veneziani resisterono contro 100.000 Turchi (che dopo due mesi di insuccessi divennero 250.000) armati di 150 navi e 1.500 cannoni per ben 10 mesi. Alla fine, data la sproporzione numerica, il comandante ottomanoLala Kara Mustafa Pascià riuscì a prendere prigioniero il comandante venezianoMarcantonio Bragadin al quale, nonostante le condizioni pattuite per la resa, vennero inflitte le più feroci torture[59].

Le notizie dell'avanzata ottomana e delle pesanti torture inflitte al comandante veneziano fecero il giro d'Europa. I veneziani, assieme aPapa Pio V, formarono laLega Santa, composta dagli stati italiani assieme alla Spagna, che mise insieme una flotta di 204 galee (di cui più della metà Veneziane). Il 7 ottobre 1571, nel mar Egeo, le flotte contrapposte si scontrarono nellaBattaglia di Lepanto con la conseguente sconfitta della flotta ottomana.

Appena terminata la peste in tutta Europa, iniziò la quinta guerra ottomano-veneziana (1645-1669). Nonostante varie sconfitte navali inferte dai Veneziani, gli Ottomani riuscirono a conquistare l'isola diCreta. Ebbe inizio l'Assedio di Candia, il secondo assedio più lungo della storia, che dura dal1648 al1669 (21 anni): gli ottomani alla fine vinsero, lasciando sul campo 130.000 morti e un terzo del budget dell'impero. Dopo 4 secoli didominio veneziano l'isola di Creta diventò turca.

Seicento e Settecento

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Masaniello ritratto daAniello Falcone, 1647

I domini spagnoli in Italia e gli altri stati

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Lo stesso argomento in dettaglio:Domini spagnoli in Italia.

Dallapace di Cateau-Cambrésis fino al1700-1714, la Spagna esercitò il proprio dominio su tutta l'Italia meridionale ed insulare, sulDucato di Milano e sulloStato dei Presidi nel sud dellaToscana (appannaggio della corona di Napoli). Metà dell'Italia era quindi sotto controllo spagnolo, mentre l'altra metà rimase indipendente. LaRepubblica di Genova era alleata della Spagna, e i suoi banchieri fungevano da tesorieri delle finanze spagnole. IlDucato di Savoia e loStato Pontificio furono ago della bilancia fra Francia e Spagna, anche se spesso il primo divenne un campo di battaglia fra queste due potenze. LaRepubblica di Venezia continuò a portare avanti la propria ambiziosa politica mediterranea, cosa che però non fu sufficiente a preservarla da una lenta ma inesorabile decadenza a seguito della nuova geografia economica e conseguente crisi del Seicento, che portarono a un declino politico e sociale dell'Italia intera.

La rivolta di Masaniello

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Il rapace fiscalismo praticato dagli spagnoli suscitò varie rivolte, la più nota di questo periodo è quella del1647 del pescatoreMasaniello, a Napoli. Questa fu scatenata dall'esasperazione delle classi più umili verso le gabelle imposte sugli alimenti di necessario consumo. Dieci giorni di rivolta costrinsero gli spagnoli ad accettare le rivendicazioni popolari, ma, a causa di un comportamento sempre più dispotico e stravagante, Masaniello fu assassinato all'età di ventisette anni dagli stessi rivoltosi che lo avevano appoggiato.

La sua morte non pose fine alla rivolta: i napoletani, condotti dal nuovo capopopoloGennaro Annese, riuscirono dopo vari mesi a cacciare gli spagnoli dalla città e il 17 dicembre fu proclamata laReal Repubblica Napoletana sotto la guida del duca franceseEnrico II di Guisa, che come discendente diRenato d'Angiò rivendicava diritti dinastici sul trono di Napoli. Enrico era appoggiato dalla Francia che sperava di riportare ilRegno di Napoli sotto la sua influenza. L'esempio di Masaniello fu poi seguito anche da popolani di altre città: daGiuseppe d'Alessi aPalermo, e daIppolito di Pastina aSalerno. La parentesi rivoluzionaria si concluse solo il 6 aprile1648, quando gli spagnoli ripresero il controllo della città.

Nel1701 a Napoli avvenne una nuova insurrezione contro gli spagnoli: lacongiura di Macchia per opera dei nobili. Anche a causa di una scarsa partecipazione dei ceti umili, la rivolta fallì. Il dominio spagnolo su Napoli continuò fino al1707, anno in cui laguerra di successione spagnola pose fine al vicereame iberico sostituendogliquello austriaco.

Condizioni economiche e culturali dell'Italia seicentesca

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In età moderna, l'Italia, e, più in generale, tutta l'Europa meridionale, ebbe a soffrire dello spostamento delle grandi rotte commerciali dalMediterraneo all'Atlantico, chiaramente percepibile a partire dagli ultimi decenni del Cinquecento. Le devastazioni belliche a seguito dellaguerra dei trent'anni colpirono soprattutto l'Italia settentrionale: il principale di questi scontri che vide contrapposti gli interessi imperiali a quelli francesi fu laguerra di successione di Mantova e del Monferrato. La forte pressione fiscale esercitata dalla Spagna sui suoi domini, dovuta alle esorbitanti spese di guerra, invece si fece sentire con gravissime conseguenze in tutto il meridione e in Lombardia, mentre i vuoti lasciati dalla gravepestilenza del 1630 ebbero effetti devastanti sull'economia italiana del tempo. È un dato di fatto che fin dal quarto decennio delXVII secolo quasi tutta l'Italia era passata a essere un'area con gravi problemi di sottosviluppo economico, politicamente amorfa, socialmente disgregata. Fame e malnutrizione regnavano incontrastate in molte regioni peninsulari e nelle due isole maggiori.

Il declino culturale dell'Italia non marciò di pari passo con quello politico, economico e sociale. È questo un fenomeno riscontrabile in molti paesi, Spagna compresa. Se nel Cinquecento ilRinascimento italiano produsse i suoi frutti più maturi e si impose all'Europa del tempo, l'arte e il pensiero barocchi, elaborati aRoma a cavallo fra Cinquecento e Seicento, avranno una forza di attrazione e una proiezione internazionale non certo inferiori. È comunque un dato di fatto che ancora per tutta la prima metà del Seicento e oltre, l'Italia continuò a essere un paese vivo, capace di elaborare un pensiero filosofico (Giordano Bruno,Tommaso Campanella,Paolo Sarpi) e scientifico (Galileo Galilei,Evangelista Torricelli) di altissimo profilo, una pittura sublime (Caravaggio), un'architettura unica in Europa (Gianlorenzo Bernini,Borromini,Baldassare Longhena,Pietro da Cortona) e una musica, sia strumentale (Arcangelo Corelli,Girolamo Frescobaldi,Giacomo Carissimi) sia operistica (Claudio Monteverdi,Francesco Cavalli) che fece scuola. A questo proposito ricordiamo che ilmelodramma è una tipica creazione dell'età barocca.

La dominazione austriaca degli Asburgo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guerra di successione spagnola e Stati italiani nella prima metà del XVIII secolo.
Rievocazione dell'assedio di Torino

MortoCarlo II di Spagna (1º novembre1700), per sua disposizione testamentaria, il duca Filippo d'Angiò, nipote diLuigi XIVre di Francia divennere di Spagna, col nome diFilippo V. ConseguentementeInghilterra,Austria ePaesi Bassi, per impedire il formarsi di forte unione tra Spagna e Francia, si strinsero nellaalleanza dell'Aja (7 settembre1701), iniziando laguerra di successione spagnola, che si combatté per dodici anni, coinvolgendo anche i possedimenti spagnoli in Italia, fino allaPace di Utrecht (1713), che portò la fine della dominazione spagnola in Italia e sostituita da quella austriaca.

Nel corso di questa guerra, da maggio a settembre1706, Torinofu assediata dall'esercito francese, durante la difesa della città il sacrificio diPietro Micca ne impedì l'irruzione dei francesi da una galleria sotterranea, infine le forze congiunte piemontesi guidate daVittorio Amedeo II e asburgiche comandate daEugenio di Savoia sconfissero gli assedianti nei pressi dellacollina di Superga.

L'Europa nel 1713, dopo la pace di Utrecht

La guerra si concluse con iltrattato di Utrecht (1713), con cui la Spagna perdette i suoi possedimenti inItalia. Ilducato di Milano, ilregno di Napoli e quello diSardegna finirono alla casa degliAsburgo, mentre ilregno di Sicilia venne assegnato alduca Vittorio Amedeo II, grazie a ciò,Casa Savoia, prese il titolo di casata reale, con questo trattato iniziò la dominazione austriaca in Italia, che si protrasse fino al1866.

Elisabetta Farnese, regina di Spagna, moglie di Filippo V

La guerra della Quadruplice Alleanza

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guerra della Quadruplice Alleanza.

La situazione tra gli stati europei non era stabilizzata: Filippo V, che era riuscito a mantenere il trono spagnolo, ambiva a ricostruire la Grande Spagna, e, deciso a recuperare i territori perduti in Italia, riaccampò le pretese spagnole su Sardegna e Sicilia; conseguentemente il suo primo ministro, ilCardinale Alberoni, adottò una politica aggressiva verso gli altri paesi cofirmatari del trattato. In aggiunta a ciò Filippo V sostenne il desiderio della sua consorte,Elisabetta Farnese, di ottenere ducati in Italia per i propri figli.

La battaglia navale di Capo Passero

La Spagna nel1717-1718 prese quindi l'iniziativa occupando prima laSardegna, in mano agli Asburgo, poi laSicilia da poco divenuta sabauda. Come reazione l'Austria compose una quadruplice alleanza (1717) con Francia, Inghilterra e Paesi Bassi, che l'anno seguente conseguì una schiacciante vittoria aCapo Passero sulla flotta spagnola (1718).

La guerra si concluse con iltrattato dell'Aia (1720) che decretò lo scambio del possesso sulle isole italiane tra Asburgo e Savoia: i primi presero la Sicilia (allora più ricca rispetto all'isola sarda) e il titolo regio di Vittorio Amedeo II cambiò, daRe di Sicilia aRe di Sardegna; titolo che i Savoia porteranno fino all'unificazione delRegno d'Italia.
Il controllo delle dinastie straniere aumentò negli stati italiani:Elisabetta Farnese, regina di Spagna, ottenne per suo figlio, il futuroCarlo III di Spagna, idiritti dinastici deiFarnese e deiMedici, dinastie italiane in estinzione nella linea maschile, ottenendo dalle potenze europee ilDucato di Parma e Piacenza, di cui Carlo divenne duca nel1731, e ilGranducato di Toscana come principe ereditario.

La Spagna negli anni successivi uscì dal suo isolamento e con laGuerra di successione polacca (1733 –1738) riuscì a riportare sotto il suo controllo Napoli e la Sicilia.

La guerra di successione polacca

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guerra di successione polacca.

Questa guerra iniziò nel1733 dopo la morte del Re di PoloniaAugusto II, causa la volontà della triplice alleanza costituitasi nell'anno precedente traRussia,Prussia eAustria di impedire che la Polonia finisse sotto l'influenza francese. Il primo ministro francese,André-Hercule de Fleury, riuscì a porre sul trono polaccoStanislao Leszczyński, ma l'intervento militare russo costrinse quest'ultimo alla fuga consentendo all'altro pretendente,Augusto III di Sassonia, di insediarsi a sua volta sul trono polacco. Ciò mortificò la Francia che, per ritorsione, scatenò la guerra contro l'Austria. La Francia era alleata con la Spagna, anch'essa governata daiBorbone, col vecchio accordo che aveva già visto uniti i rispettivi troni nel corso della precedenteguerra di successione spagnola; a essi si aggiunsero i Savoia. La guerra, combattutasi prevalentemente nel sud Italia, vide la sconfitta dell'Austria, che, avendo necessità di farsi riconoscere laPrammatica Sanzione del 1713 da parte delle altre case regnanti d'Europa (tra cui i Borbone di Francia e Spagna con i quali l'Austria era in guerra), più che controbattere, subiva la guerra con la Francia.

Nel1734, con labattaglia di Bitonto, l'Austria perse i regnidi Napoli edi Sicilia ove si insediarono iBorbone di Spagna: Carlo al comando delle armate spagnole liconquistò, sottraendoli alla dominazione austriaca e l'anno seguente fu incoronato re delleDue Sicilie aPalermo, nel1738 fu riconosciuto come tale dai trattati di pace, in cambio della sua rinuncia agli stati farnesiani e medicei in favore degliAsburgo e deiLorena.

Il preliminare di pace per il riassetto dell'Italia sottoscritto tra Francia e Austria il 3 ottobre1735, poi confermato dalla successiva Pace di Parigi del1739, previde l'assegnazione delGranducato di Toscana aFrancesco Stefano di Lorena, una volta scomparsoGian Gastone de' Medici, l'ultimo rappresentante della dinastiade' Medici, per compensare l'assegnazione dellaLorena a Leszczyński. La validità della Prammatica Sanzione fu riconosciuta e Maria Teresa poté finalmente governare l'Austria senza opposizione delle altre monarchie, e veniva restituito ilDucato di Parma e Piacenza, mantenendo inoltre il porto franco diLivorno, ma cedeva a Carlo di Borbone loStato dei Presidi, ilRegno di Napoli e ilRegno di Sicilia. I Savoia acquisirono leLanghe e i territori orientali del milanese venendo autorizzati, inoltre, a costruire piazzeforti nei territori appena conquistati. Tali accordi avrebbero dovuto costituire per gli Stati italiani una sistemazione definitiva e stabile nel quadro della politica di equilibrio tra tutte le maggiori potenze europee della prima metà delXVIII secolo, ma l'assetto geopolitico dell'Italia sarebbe stato nuovamente turbato nello spazio di qualche anno.

La guerra di successione austriaca

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guerra di successione austriaca.
Stati italiani in 1740
«L'Italia è un carciofo, bisogna mangiarne una foglia alla volta.»

(Frase attribuita ad un monarca sabaudo: oVittorio Amedeo II, o il figlioCarlo Emanuele III di Savoia oppure risalente aCarlo Emanuele I.[60])

Nell'ottobre1740, morì improvvisamente, privo di figli maschi,Carlo VI d'Asburgo e salì al trono d'Austria la figlia primogenita Maria Teresa, di soli 23 anni, sposa diFrancesco Stefano di Lorena. Questa ascesa provocò l'insorgere di numerosi dissensi tra le case regnanti europee che sfociarono nella cosiddetta guerra di successione austriaca, che si combatté anche in Italia. Nel suo corso la città di Genova venne occupata per un breve periodo dagli austriaci (1746) e il malcontento dei Genovesi nei confronti degli occupanti austriaci generò una rivolta, iniziata col gesto patriottico di un ragazzino,Balilla, che lanciò un sasso contro un soldato austriaco. I Genovesi riuscirono alla fine a cacciare gli austriaci.

Con ilTrattato di Aquisgrana (1748), che decretò la fine del conflitto, l'Italia subì un riassetto che rimase sostanzialmente stabile per relativamente lungo tempo, se comparato ai precedenti secoli di lotte e guerre quasi continue nel territorio italiano. L'Austria aveva ripreso il possesso del milanese e ristabilito la propria influenza sulDucato di Modena in quanto il ducaFrancesco III d'Este, che aveva combattuto contro l'Austria nell'esercito spagnolo, nel1753 combinò il matrimonio di sua nipoteMaria Beatrice Ricciardacon l'ArciducaFerdinando d'Asburgo-Lorena, terzogenito diMaria Teresa d'Austria, in cambio della garanzia imperiale sulla sopravvivenza del ducato. IlRegno di Sardegna si era espanso verso la valle padana e si era riappropriato diNizza e dellaSavoia. La Spagna era stata tacitata mediante la cessione delDucato di Parma e Piacenza aFelipe di Borbone, mentre il fratello di questi rimaneva nel pieno possesso dei regni di Napoli e della Sicilia, non rimessi in discussione dal trattato, fino al1759, quando, alla morte del fratellastro,Ferdinando VI, fu chiamato a succedergli sul trono di Spagna, passando a suo figlioFerdinando I i troni napoletani e siciliani.

Gli unici stati italiani indipendenti e non sottoposti a controllo straniero rimasero ilregno di Sardegna sabaudo, costituito dagliStati di Terraferma[61] e dall'isola diSardegna, laRepubblica di Genova e laRepubblica di Venezia; queste ultime due erano in declino economico e conservavano, sia pur con modifiche avvenute nel tempo, un tipo di governo oligarchico repubblicano originario delperiodo dei comunimedioevali. Inoltre vi era loStato Pontificio, sempre governato dalPapa, la cui nomina tuttavia. al tempo, poteva esseresoggetta a veti da parte dei maggiori sovrani europei, e con un peso politico ormai ridotto rispetto al passato.

Nel1768, con ilTrattato di Versailles, la Repubblica di Genova cedette laCorsica allaFrancia come garanzia per i debiti contratti (pari a circa due milioni dilire genovesi) verso il re di FranciaLuigi XV, che aveva inviato proprie truppe sull'isola a sostegno di Genova contro lapopolazione corsa in rivolta,la quale proseguì anche dopo il passaggio dell'isola alla Francia.

Questo periodo di stabilità si concluderà sul finire del secolo causa il coinvolgimento dell'Italia negli eventi legati allarivoluzione francese e all'epopea napoleonica.

Condizioni dell'Italia nel Settecento

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Attorno agli anni trenta delXVIII secolo, si assiste ad una timida ripresa dell'economia italiana che si consolidò, soprattutto nel meridione, nei decenni successivi. L'Illuminismo, nato inInghilterra, madiffusosi in Italia attraverso l'intermediazione deiphilosophes francesi, iniziò a far sentire i suoi influssi nel nord aMilano,Parma come aNapoli e inSicilia.Cesare Beccaria pubblica nel1763 il trattatoDei delitti e delle pene, nel quale propone l'abolizione dellatortura e dellapena di morte.Nel campo delle scienze,Maria Gaetana Agnesi, fu la prima donna autrice di un libro di matematica e la prima a ottenere una cattedra universitaria di matematica,Lazzaro Spallanzani determina l'infondatezza della teoria dellagenerazione spontanea,Luigi Galvani compie i suoi studi sull'elettricità eAlessandro Volta inventa lapila elettrica.

L'Austria, che si era sostituita alla Spagna come potenza egemonica in Italia, soprattutto nella sua parte centro-settentrionale, venne governata da monarchi illuminati,Maria Teresa d'Austria eGiuseppe II in particolare, che introdussero inLombardia, nelTrentino e nella regione diTrieste (la futuraVenezia Giulia) delle riforme atte a favorire lo sviluppo economico e sociale di quelle terre.

Periodo napoleonico

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Lo stesso argomento in dettaglio:Età napoleonica.
Stati italiani nel 1796
Stati italiani nell'era napoleonica

Verso la fine del SettecentoNapoleone Bonaparte si affacciò sulla scena politica italiana. Questi diede il via nel1796 allaCampagna d'Italia (1796-1797) al fine di costringere ilRegno di Sardegna ad abbandonare laPrima coalizione (creata in funzione antifrancese), e per far arretrare gli austriaci. Gli scontri con i piemontesi iniziarono il 9 aprile e nel breve volgere di due settimaneVittorio Amedeo III di Savoia fu costretto a firmare l'armistizio. Il 15 maggio Napoleone viene accolto daMilano come un liberatore. Successivamente respinse le controffensive austriache e continuò ad avanzare, fino ad arrivare inVeneto nel1797. Qui si verificò anche un episodio di ribellione a causa dell'oppressione francese chiamatoPasque Veronesi, che tenne occupato Napoleone per circa una settimana. Con il diretto intento di danneggiare il pontefice fu proclamata, nel1797, laRepubblica Anconitana, con capitaleAncona, che fu poi unita allaRepubblica Romana, che però cessò di esistere nel1799 in seguito al ripristino delloStato Pontificio.

Napoleone

A ottobre del1797 venne firmato ilTrattato di Campoformio con il quale laRepubblica di Venezia fu annessa allo Stato austriaco. Il trattato riconobbe anche l'esistenza dellaRepubblica Cisalpina, la quale comprendevaLombardia,Emilia-Romagna oltre a piccole parti diToscana eVeneto, mentre ilPiemonte venne annesso allaFrancia, provocando così qualchemoto di ribellione. Nel1802 venne poi denominataRepubblica Italiana, conNapoleone Bonaparte, già Primo Console della Francia, in qualità di Presidente.

Il 2 dicembre1804 Napoleone fu incoronato Imperatore dei francesi e, in conformità col nuovo assetto monarchico francese, Napoleone assunse anche il titolo di Re d'Italia, tramutando la Repubblica Italiana in Regno d'Italia. Questa decisione lo mise in contrasto con l'Imperatore del neonatoImpero austriaco,Francesco I, che, essendo prima di tutto Imperatore dei Romani, risultavade iure ancheRe d'Italia. La situazione si risolse con la guerra contro laTerza coalizione: l'Austria venne sconfitta (2 dicembre1805) e iltrattato di Presburgo (26 dicembre1805) pose di fatto fine alSacro Romano Impero che verrà però sciolto solo nel1807. L'anno successivo Bonaparte riuscì a conquistare ilRegno di Napoli affidandolo al fratello e consegnandolo nel1808 aGioacchino Murat. Inoltre Napoleone riservò alle sorelleElisa ilPrincipato di Lucca e Piombino e aPaolina ilducato di Guastalla. Proprio nel1808 il Regno d'Italia subì un ampliamento con le annessioni diToscana eMarche.

Nel1809, Bonaparte occupòRoma, in seguito a contrasti con il Papa, che l'aveva scomunicato, e per mantenere in efficienza il proprio Stato[62], relegandolo prima aSavona e poi in Francia. Nellacampagna di Russia, che Napoleone intraprese nel1812, fu determinante l'appoggio degli abitanti della penisola italiana, ma questa si risolse con una sconfitta e molti italiani trovarono la morte. Dopo la fallimentarecampagna di Russia gli altri stati europei si riorganizzarono, coalizzandosi tra loro e sconfiggendo Bonaparte aLipsia. I suoi stessi alleati, primo tra tutti Murat, lo abbandonarono alleandosi con l'Austria.[63] Ormai abbandonato dagli alleati e sconfitto aParigi il 6 aprile1814 Napoleone fu costretto ad abdicare e venne mandato in esilio all'Isola d'Elba. Sfuggito alla sorveglianza riuscì a ritornare inFrancia e a riprendere il potere. Guadagnò nuovamente l'appoggio di Murat, il quale tentò di esortare, senza successo, gli italiani a combattere con ilProclama di Rimini. Sconfitto Bonaparte, anche Murat vennevinto e ucciso. I regni creati in Italia scomparvero ed ebbe quindi inizio il periodo storico della Restaurazione.

L'organizzazione dei regni napoleonici

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La struttura istituzionale introdotta nel Regno italico e nel Regno di Napoli rispondeva a un disegno sostanzialmente analogo.

Al vertice di ciascuno dei due complessi territoriali stava ovviamente la figura del re. Quello del Regno italico era Napoleone stesso, che designò per altro quale proprio rappresentantein loco, con la qualifica diviceré, il cognatoEugenio di Beauharnais. A Napoli regnarono invece, con piena dignità di carica, prima Giuseppe Bonaparte (1806-1808), fratello di Napoleone, poi Gioacchino Murat (1808-1815), generale dell'esercito francese e cognato dell'imperatore corso.

In entrambi i regni - per quel tanto che consentiva la loro condizione di indipendenza solo relativa dall'impero e dalla Francia - il cuore del pubblico potere era rappresentato da un nucleo diministeri centrali (sette a Milano, prima nove poi sei a Napoli) dotati di un cospicuoapparato burocratico interno, strutturato per direzioni e articolato sul territorio in una fitta rete di uffici (finanziari, tecnici, variamente specialistici) che conosceva il proprio punto di raccordo strategico nell'istituto dellaprefettura (così nel Regno italico) o intendenza (così nel regno di Napoli), organo preposto alla direzione politica di ciascun dipartimento (o, nel Mezzogiorno continentale, provincia).

A sua volta ogni circoscrizione provinciale era suddivisa in distretti o cantoni, alla cui guida, in dipendenza dal prefetto o dall'intendente, stavano viceprefetti e viceintendenti. In ogni distretto o cantone, infine, si dava la pulviscolare trama dei comuni, suddivisi in classi a seconda del numero di abitanti e affidati alla direzione di un sindaco (affiancato da una giunta) che si chiamava podestà nelle città maggiori.

L'insieme di questa gerarchia, distesa dal centro verso le estreme periferie, costituiva l'intelaiatura di base delpotere esecutivo nei due regni, i cui territori essa ritagliavamore geometrico in funzione della speditezza di comando del centro.

All'affermazione del principio della unicità e verticalità del comando, speculare a quell'esigenza di rafforzamento dell'autorità di governo che Bonaparte mostrava di ritenere irrinunciabile per la «sicurezza dello stato e il benessere», si accoppiava tuttavia, nell'architettura franco-napoleonica impiantata in Italia la contestuale valorizzazione di una dimensione collegiale della procedura amministrativa, il cui organigramma si condensava nella formazione di un corpo corrispettivo all'altezza dei principali livelli di addensamento burocratico dell'esecutivo: la capitale, il capoluogo dipartimentale o provinciale, il comune.

Così, tanto a Milano quanto a Napoli, parallela alla nomenclatura dei funzionari ministeriali, figurava quella dei grandi notabili del regno, raccolti in un organo come il Consiglio di Stato, che, oltre alla funzione di supremo tribunale del contenzioso amministrativo, esercitava compiti che spaziavano dall'esame dei progetti legislativi presentati dall'esecutivo e dei trattati di pace e di commercio, all'interpretazione degli statuti costituzionali.

La capacità di questi collegi (fatto salvo l'esercizio della funzione contenziosa) era per altro puramente consultiva; un limite, questo, che valeva anche per gran parte delle prerogative dei corpi notabilari che affiancavano sul territorio le strutture operative periferiche del potere esecutivo.

In ogni capoluogo dipartimentale o provinciale sedevano due consigli: quello, ristretto, di prefettura (o di intendenza) e quello, «largo» ma estemporaneo, dipartimentale o provinciale. Il primo, che si riuniva di frequente e i cui membri erano, seppur minimamente, stipendiati, era chiamato da un lato svolgere un'attività di cooperazione tecnica con il prefetto o l'intendente, dall'altro a svolgere le funzioni di tribunale digiustizia amministrativa in prima istanza, ovvero a giudicare con procedura rapida del contenzioso tra privati e pubblica amministrazione. Il secondo, convocato a cadenza annuale, godeva di generica facoltà di rimostranza sul piano fiscale e di controllo sul bilancio dipartimentale.

In ciascuno dei comuni - il cui numero nel Regno d'Italia venne drasticamente ridotto nel 1808, in seguito all'accorpamento di più minuscole unità all'interno dei cosiddetti «comuni denominativi» - c'era infine un consiglio (decurionato nel regno di Napoli), la cui composizione derivava da un procedimento di estrazione a sorte tra i maggiori proprietari fondiari e tra i commercianti più ricchi della rispettiva località di residenza.

Risorgimento

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Lo stesso argomento in dettaglio:Risorgimento.

La Restaurazione (1815-1848)

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Con laRestaurazione ritornarono sul trono gran parte dei sovrani precedenti al periodo napoleonico. IlRegno di Sardegna, che durante l'invasione napoleonica era rientrato nei confini insulari, riottenne tutti gli Stati di terraferma e in più si ingrandì con l'annessione dellaRepubblica di Genova, mentreLombardia,Veneto,Istria eDalmazia andarono all'Austria. Si ricostituirono i ducati diParma eModena e loStato della Chiesa, mentre ilRegno di Napoli tornò aiBorbone.

Il Regno borbonico delle due Sicilie

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Lo stesso argomento in dettaglio:Regno delle due Sicilie.

Prima dellaRivoluzione francese del1789 e delle successivecampagne napoleoniche, la dinastia deiBorbone regnava negli stessi territori, ma questi risultavano divisi nel Regno di Napoli e nel Regno di Sicilia (con l'eccezione dell'isola diMalta che era concessa infeudo alSovrano Militare Ordine di Malta).

Un anno dopo ilcongresso di Vienna e con ilTrattato di Casalanza,Ferdinando di Borbone, che prima d'allora assumeva in sé la corona napoletana (al di qua delFaro) come Ferdinando IV, e quella siciliana (al di là del Faro) come Ferdinando III, riunì in un'unica entità statuale ilRegno di Napoli e ilRegno di Sicilia, nelRegno delle due Sicilie, attraverso laLegge fondamentale del Regno delle Due Sicilie dell'8 dicembre1816, a quasi 400 anni dalla prima proclamazione del RegnoUtriusque Siciliaeda parte diAlfonso il Magnanimo.

Al momento dell'istituzione del Regno delle Due Sicilie la capitale fu fissata inPalermo ma, l'anno successivo, fu spostata aNapoli; Palermo, però, continuò a mantenere una sua dignità di capitale, essendo considerata appunto "città capitale" dell'isola di Sicilia.[64]

Il Regno di Sardegna

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Lo stesso argomento in dettaglio:Regno di Sardegna e Regno di Arborea.
Stati italiani nel 1843

La storia d'Italia è indissolubilmente legata alla storia dello Stato che l'avrebbe unificata politicamente sotto un'unica guida, ilRegno di Sardegna. Fu creato sulla carta daPapa Bonifacio VIII nel1297, con la denominazione diRegno di Sardegna e Corsica,[65] per risolvere la crisi politica e diplomatica tra lacorona d'Aragona e il ducato d'Angiò sulla Sicilia (laguerra del vespro). La realizzazione concreta del Regno di Sardegna avrebbe visto dapprima degliscontri dei catalano-aragonesi contro ipisani, e poi contro ilGiudicato di Arborea, la cui politica estera prevedeva l'unificazione politica dell'isola sotto il suo regno e si mosse convenientemente in senso prima antipisano e poi antiaragonese. Per oltre cento anni, l'Isola fu teatro di una sanguinosa guerra prima di essere unificata definitivamente nel1420, diventando uno Stato Associato della Corona Aragonese e parte delReale e Supremo Consiglio d'Aragona.

Con il matrimonio traFerdinando II di Aragona conIsabella di Castiglia aValladolid, il 17 ottobre1469, il Regno di Sardegna fu aggregato allacorona di Spagna e con il matrimonio della loro figliaGiovanna conFilippo d'Asburgo e la nascita diCarlo V, passò agliAsburgo, prima di Spagna, poi a quelli d'Austria (1708). A seguito dellaguerra della Quadruplice Alleanza e deltrattato dell'Aia (20 febbraio1720), il Regno fu infine ceduto aVittorio Amedeo II di Savoia, che ne divenne il diciassettesimo sovrano. Il 29 novembre1847, gli Stati che componevano la corona diCasa Savoia si fusero insieme (Fusione perfetta) mantenendo la denominazione di "Regno di Sardegna". Il 4 marzo1848,Carlo Alberto, promulgò loStatuto fondamentale del Regno, che avrebbe retto lo Stato italiano fino al 1º gennaio1948, quando entrò in vigore l'attualeCostituzione[66].

Vittorio Amedeo II, quindicesimo e ultimo Duca di Savoia, poi incoronato re di Sicilia, nel 1720 divenne il diciassettesimo re di Sardegna

I Savoia

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Lo stesso argomento in dettaglio:Casa Savoia.

Umberto Biancamano, nel1032, ottenne dall'imperatoreCorrado II la signoria dellaSavoia, dellaMoriana ed'Aosta. Attraverso varie successioni ereditarie, i Savoia ingrandirono nel tempo i loro territori a cavallo tra leAlpi Occidentali. Prima conti, poi duchi, nel1416 ottennero pure il titolo nominale (senza territori) di re di Gerusalemme, lasciato in eredità da Carlotta di Lusignano. Riuscirono abilmente nelXVII e nelXVIII secolo a difendersi dalle mire espansionistiche dellaFrancia, mantenendo tenacemente la loro autonomia. Da quando poiEmanuele Filiberto I di Savoia spostò la capitale daChambéry aTorino, per meglio difendersi dagli attacchi nemici, la dinastia prese le redini della storia italiana mantenendo il dominio sulducato prima e sulRegno di Sardegna poi, fino allaunità d'Italia.

Nel1713Vittorio Amedeo II di Savoia assunse il titolo regio, divenendo re di Sicilia e successivamente, nel1720, il diciassettesimo sovrano del Regno di Sardegna. I Savoia vennero allora a pieno titolo annoverati fra le casate d'Europa, fregiandosi dei titoli nominali di Re diCipro, diGerusalemme, d'Armenia, e dei titoli effettivi diduchi di Savoia, diMonferrato,Chiablese,Aosta eGenova;principi di Piemonte eOneglia;marchesi di Saluzzo,Susa,Ivrea,Ceva, Maro,Oristano,Sezana; conti diMoriana,Genova,Nizza,Tenda,Asti,Alessandria,Goceano; baroni diVaud e diFaucigny; signori diVercelli,Pinerolo,Tarantasia, Lumellino,Val di Sesia; principi e vicari perpetui delSacro Romano Impero inItalia. Il 17 marzo1861 ottennero la corona diRe d'Italia. Nel1936Vittorio Emanuele III di Savoia fu proclamatoImperatore d'Etiopia e, nel1939, Re d'Albania.

L'arresto di Pellico e Maroncelli da parte delle forze austriache

I moti carbonari

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Lo stesso argomento in dettaglio:Carboneria e Massoneria in Italia.

Con laRestaurazione, che aveva portato al ritorno degli antichi sovrani e alla cessione di regioni italiane all'Austria, si svilupparono forti ideali patriottici. Nacque così laCarboneria e si diffuse proprio nelle regioni cedute agli austriaci e inRomagna, grazie anche aPiero Maroncelli. I primi moti carbonari nella penisola italiana vi furono nel1820-21 e colpirono ilRegno delle Due Sicilie nel luglio1820 e ilPiemonte nel marzo1821. A Napoli il sovrano fu costretto a cedere la costituzione, obiettivo dei carbonari, ma l'intervento degli austriaci riportò tutto come prima, e stessa cosa nel Regno di Sardegna. Contemporaneamente, nelRegno lombardo-veneto, vi furono molti processi, i più famosi al conteFederico Confalonieri, aSilvio Pellico e allo stessoPiero Maroncelli.

Nonostante le sconfitte subite la carboneria non si sciolse e si ripresentò sulla scena politica nel1831, in particolare nelDucato di Parma, nelDucato di Modena e nelloStato Pontificio, venendo per la seconda volta repressa. Il risultato fu il decadimento della carboneria e la nascita dellaGiovine Italia, movimento anch'esso segreto fondato daGiuseppe Mazzini nel1831. Dopo aver trovato una discreta adesione, Mazzini decise di organizzare i primi moti in terra sabauda, ma questi vennero scoperti ancor prima di iniziare e fallirono. Nonostante ciò il ReCarlo Alberto di Savoia cambiò la sua linea politica e alcuni anni dopo, nel1848, concesse la costituzione, nota comeStatuto Albertino, temendo reazioni pericolose alla monarchia. Prima di questo si verificarono altri tentativi. Il più noto è quello deiFratelli Bandiera, italiani appartenenti alla marina austriaca, che tentarono di sollevare il sud, ma vennero catturati, anche grazie alla popolazione che li riteneva briganti, e fucilati.

Monumento aCarlo Cattaneo, protagonista delleCinque Giornate di Milano

Prima guerra d'indipendenza

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Lo stesso argomento in dettaglio:Prima guerra d'indipendenza italiana.

Le spinte nazionalistiche portarono a una serie diguerre di indipendenza contro l'Impero austriaco. Nel1848 si verificaronovarie insurrezioni popolari in Europa. Nei domini italiani sottoposti agli austriaci, in particolare si ebbero rivolte aVenezia con la proclamazione dellaRepubblica di San Marco eMilano (famose appunto lecinque giornate di Milano, che si conclusero il 22 marzo con la vittoria della popolazione locale e l'abbandono da parte del maresciallo austriacoJosef Radetzky della città). Visti i successi ottenuti dalle due cittàCarlo Alberto di Savoia, sovrano delRegno di Sardegna decise, con l'appoggio bellico di altri stati italiani (Stato della Chiesa, ilGranducato di Toscana e ilRegno delle Due Sicilie), di entrare in azione il 23 marzo dando inizio allaprima guerra di indipendenza italiana.

L'inizio del conflitto fu favorevole agli stati italiani, con varie vittorie, aPastrengo, laBattaglia di Santa Lucia aVerona, poiPeschiera eGoito. Il ritiro dalla guerra del Papa, che temeva una reazione religiosa austriaca che avrebbe potuto provocare uno scisma, e diFerdinando II di Borbone, decretò però l'insuccesso della guerra, che si risolse con un nulla di fatto: gli austriaci recuperarono le città perse (l'ultima a cadere fuVenezia nell'agosto1849) e il 4 agostoCarlo Alberto firmò l'armistizio; fu quindi costretto ad abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II.

Vittorio Emanuele II di Savoia, il primoRe d'Italia dicasa Savoia

Seconda guerra d'indipendenza

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Lo stesso argomento in dettaglio:Seconda guerra d'indipendenza italiana.
Giuseppe Garibaldi nel 1866

Nel1852 divenne primo ministro del Regno SabaudoCamillo Benso, conte di Cavour, il quale attuò numerose riforme economiche al fine di rendere il regno di Sardegna più moderno, aumentando le ferrovie, ampliando il porto di Genova e favorendo la nascita dell'industria, fino ad allora inesistente nel Paese. Nel1855 il Regno di Sardegna, sotto indicazione di Cavour, partecipò allaguerra di Crimea, inviando 18.000 uomini. Questa partecipazione permise al regno sabaudo di essere presente alcongresso di Parigi l'anno seguente dove il primo ministro attaccò il comportamento austriaco e si creò simpatie tra inglesi, francesi e prussiani. Ricevuti pareri favorevoli all'azione daNapoleone III, nel1858 i due strinsero un accordo segreto aPlombières, con il quale i francesi avrebbero sostenuto i Savoia in caso di attacco austriaco a patto che fossero gli austriaci ad attaccare: se i Piemontesi avessero conquistatoLombardia eVeneto, in cambio avrebbero ceduto alla Francia laSavoia eNizza.

Adottando un comportamento provocatorio nei confronti degli austriaci Cavour riuscì nell'intento di farsi dichiarare guerra, dando inizio allaseconda guerra di indipendenza italiana, che iniziò il 29 aprile1859. Dopo alcuni iniziali successi austriaci, la guerra volse in favore del Piemonte, che fu vittorioso, grazie al sostegno di Napoleone III, aMontebello (20 maggio),Palestro (30 maggio),Turbigo,Magenta eMilano (5 giugno), occupando così la Lombardia. Proprio quando il Piemonte si stava accingendo a occupare il Veneto, tuttavia, Napoleone III cominciò le trattative, a insaputa dei piemontesi, che terminarono con la cessione della Lombardia. Gliaccordi di Plombières prevedevano però anche la conquista del Veneto e Cavour, deluso, dovette comunque cedere, provocando varie proteste, Savoia e Nizza. Terminata la seconda guerra di indipendenza il granducato di Toscana, i ducati di Parma e Modena e la Romagna pontificia, vollero unirsi allo Stato sabaudo. IlRegno di Sardegna comprendeva a questo punto i territori delle attuali regioniValle d'Aosta,Piemonte,Lombardia,Liguria,Emilia-Romagna,Toscana eSardegna, mentre rimanevano esclusi quelli diMarche,Umbria eLazio, sottoposti al dominio pontificio, oltre al sud borbonico e alTriveneto.

Spedizione dei Mille e nascita del regno d'Italia

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Lo stesso argomento in dettaglio:Spedizione dei Mille e Proclamazione del Regno d'Italia.
IlRisorgimento nel 1860
L'Italia prima della terza guerra di indipendenza:

     Regno d'Italia

     regioni passate alla Francia nel 1860

     Veneto austriaco

     Stato Pontificio

Nel1860 venne organizzata laspedizione dei Mille, guidata daGiuseppe Garibaldi. Partiti daQuarto il 5 maggio, sbarcarono l'11 aMarsala. Mentre Garibaldi, insieme aipicciotti siciliani conquistava l'isola, nella parte continentale delRegno delle due Sicilie ilComitato per l'Unità Nazionale diNapoli preparava la strada alla conquista della capitale: il 18 agosto dello stesso anno, con l'insurrezione diPotenza, laBasilicata, guidata dal governo prodittatoriale diGiacinto Albini, dichiaròla sua annessione al Regno d'Italia. Il giorno seguente Garibaldi passò lostretto di Messina. Il 7 settembre Garibaldi entrò trionfalmente aNapoli, abbandonata dal reFrancesco II di Borbone in favore diGaeta. La sconfitta finale dei borbonici avvenne sulVolturno il 1º ottobre 1860. Il 21 ottobre si tennero iplebisciti che decretarono l'annessione dei territori delRegno delle Due Sicilie al Regno Sabaudo.

Il parlamento sabaudo decise allora di proclamare il 17 marzo1861 ilRegno d'Italia, estendendo lostatuto albertino a tutto il Regno e consegnando la corona aVittorio Emanuele II e ai suoi eredi. Nell'occasione Cavour scriveva:

«La legalità costituzionale ha consacrato l'opera di giustizia e riparazione che ha restituito l'Italia a se stessa. A partire da questo giorno, l'Italia afferma a voce alta di fronte al mondo la propria esistenza. Il diritto che le apparteneva di essere indipendente e libera [...] l'Italia lo proclama solennemente oggi.»

(Cavour, da una lettera a Vittorio Emanuele Taparelli d'Azeglio, 17 marzo 1861[67])

Per completare l'unità tuttavia mancavano ancoraVeneto,Friuli,Venezia Giulia,Trentino eLazio.

Terza guerra di indipendenza

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Lo stesso argomento in dettaglio:Terza guerra d'indipendenza italiana.
La battaglia di Custoza

Per conquistareVeneto eFriuli, nel1866, il Regno d'Italia dichiarò guerra all'Austria alleandosi con laPrussia e dando così inizio allaterza guerra di indipendenza. Le sconfitte però furono molte, le più famose aCustoza eLissa. Gli unici successi vennero ottenuti da Garibaldi in Trentino. La vittoria prussiana, però, fu d'aiuto all'Italia, che ricevette dalla Francia (che, a sua volta, aveva ottenuto dalla Prussia grazie alla vittoria di quest'ultima sull'Austria a Sadowa) il Veneto e il Friuli.

Mancava ancoraRoma e per due volteGiuseppe Garibaldi ne tentò la conquista con i suoi volontari: nel1862 e nel1867, venendo fermato nel primo caso dalle truppe italiane, nel secondo dall'esercito francese, che anche nel 1862 aveva costretto l'esercito regio a intervenire. La caduta delsecondo impero francese, conseguenza della vittoria prussiana nellaguerra franco-prussiana, tolse al papato la protezione diNapoleone III, detronizzato, e permise alle forze italiane di espugnareRoma il 20 settembre1870, in seguito allaBreccia di Porta Pia. Ciò determinò tuttavia una profonda frattura tra Stato italiano eChiesa, formalmente sanatasi poi con iPatti Lateranensi del1929.

Il Regno d'Italia

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Bandiera nazionale del Regno d'Italia
La formazione dello Stato italiano
Lo stesso argomento in dettaglio:Storia del Regno d'Italia (1861-1946), Regno d'Italia (1861-1946) e Storia economica d'Italia.

L'Italia liberale (1861-1914)

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IlRegno d'Italia (1861-1946) nacque nel1861 dopo l'esito dellaseconda guerra di indipendenza e dopo iplebisciti degli altri territori conquistati. Con la prima convocazione del Parlamento italiano del 18 febbraio 1861 e la successiva proclamazione del 17 marzo, Vittorio Emanuele II fu il primore d'Italia (1861-1878). La popolazione, rispetto all'originarioRegno di Sardegna, quintuplicò. Istituzionalmente e giuridicamente, il Regno d'Italia venne configurandosi come un ingrandimento del Regno di Sardegna. Ciò, e anche l'aver a modello la struttura dellaFrancia, comportò quella che viene chiamata lapiemontesizzazione del Paese, ovvero acquistò un modello di governo fortemente centralizzato.

Il neonato Stato, una monarchia costituzionale, si ritrovò, fin dai primi tempi, a tentare di risolvere problemi di standardizzazione delle leggi, di mancanza di risorse a causa delle casse statali vuote per le spese belliche, di creazione di una moneta unica per tutta la penisola e più in generale problemi di gestione per tutte le terre improvvisamente acquisite. A questi problemi, se ne aggiungevano altri, come ad esempio l'analfabetismo, affrontato con l'estensioneLegge Casati, e la povertà diffusa, nonché la mancanza di infrastrutture. La questione che tenne banco nei primi anni della riunificazione d'Italia fu laquestione meridionale e ilbrigantaggio delle regioni meridionali (soprattutto tra il1861 e il1865). Ulteriore elemento di fragilità era costituito dall'ostilità della Chiesa cattolica e del clero nei confronti del nuovo Stato, ostilità che si sarebbe rafforzata dopo il1870 e lapresa di Roma (questione romana).

La Destra storica

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Ritratto diMarco Minghetti
Giovanni Giolitti
Lo stesso argomento in dettaglio:Destra storica.

La Destra storica, composta principalmente dall'alta borghesia e dai proprietari terrieri, formò il nuovo governo, che ebbe come primi obiettivi il completamento dell'unificazione nazionale, la costruzione del nuovo Stato e il risanamento finanziario mediante nuove tasse che produssero scontento popolare e accentuarono ilbrigantaggio, represso con la forza. In politica estera, la Destra storica mantenne la tradizionale alleanza con laFrancia, anche se le due nazioni si scontrarono in diverse questioni, prime fra tutte: l'annessione delVeneto e la presa di Roma. Nel1876 il governo, guidato daMarco Minghetti, venne esautorato per la prima volta non per autorità regia, bensì dal Parlamento (rivoluzione parlamentare). Ebbe così inizio l'epoca della Sinistra storica, guidata daAgostino Depretis. Finiva un'epoca: solo pochi anni dopo,Vittorio Emanuele II morì, e sul trono gli successeUmberto I.

La Sinistra storica

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Lo stesso argomento in dettaglio:Sinistra storica.
Agostino Depretis

La Sinistra abbandonò l'obiettivo del pareggio di bilancio e avviò delle politiche di democratizzazione e ammodernamento del paese, investendo nell'istruzione pubblica e allargando il suffragio, nonché avviando una politica protezionistica di investimenti in infrastrutture e sviluppo dell'industria nazionale coll'intervento diretto dello Stato nell'economia. Per ciò che concerne la politica estera, Depretis, abbandonò l'alleanza con laFrancia, a causa della conquista da parte dello Stato d'oltralpe dellaTunisia. L'Italia entrò quindi nellaTriplice Alleanza, alleandosi con laGermania e l'Impero Austro-Ungarico. Favorì lo sviluppo delcolonialismo italiano, innanzitutto con l'occupazione diMassaua inEritrea.

Dal1901 al1914 la storia e la politica italiana fu fortemente influenzata dai governi guidati daGiovanni Giolitti.

L'epoca giolittiana

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Lo stesso argomento in dettaglio:Età giolittiana.

Giolitti, come neo-presidente del Consiglio si trovò a dover affrontare, prima di tutto, l'ondata di diffuso malcontento che la politicaCrispina aveva provocato con l'aumento dei prezzi. Ed è con questo primo confronto con le parti sociali che si evidenziò la ventata di novità che Giolitti portò nel panorama politico a cavallo tra ilXIX e ilXX secolo. Non piùrepressione autoritaria, bensì accettazione delle proteste e quindi degli scioperi, purché non violenti né politici, con lo scopo (riuscito) di portare i socialisti nell'arco parlamentare.

Gli interventi più importanti di Giolitti furono la legislazione sociale e sul lavoro, il suffragio universale maschile, la nazionalizzazione delle ferrovie e delle assicurazioni, la riduzione del debito statale, lo sviluppo delle infrastrutture e dell'industria. In politica estera, ci fu il riavvicinamento dell'Italia allaTriplice intesa diFrancia,Regno Unito eRussia. Fu continuata la politica coloniale nelCorno d'Africa, e dopo laguerra italo-turca, furono occupateLibia eDodecaneso. Giolitti fallì nel suo tentativo di arginare il nazionalismo come avevano costituzionalizzato i socialisti, e non riuscì quindi a impedire l'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale e quindi l'ascesa del fascismo.

L'espansione coloniale

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Lo stesso argomento in dettaglio:Colonialismo italiano.

L'inizio del regno vide l'Italia impegnata in una serie di attività alla ricerca di espansione coloniale in Africa.

Umberto I,Re d'Italia dal1878 al1900

Il Corno d'Africa

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Lo stesso argomento in dettaglio:Campagna d'Africa orientale, Colonia eritrea e Somalia italiana.

Nel novembre1869 il padrelazzaristaGiuseppe Sapeto avviò le trattative per l'acquisto dellaBaia di Assab con l'appoggio dei governi di sinistra di Depretis e della compagnia privata diRaffaele Rubattino, queste si conclusero solamente nel1882 rallentate delle contestazioni del governo egiziano, che rivendicava a sua volta il possesso della baia.

Al ritiro degli egiziani dalCorno d'Africa nel1884, i diplomatici italiani strinsero un accordo con laGran Bretagna per l'occupazione del porto diMassaua che assieme ad Assab formò i cosiddettipossedimenti italiani nel mar Rosso che dal1890 assunsero la denominazione ufficiale diColonia Eritrea. L'interesse coloniale proseguì durante i governi diFrancesco Crispi e la città di Massaua diventò il punto di partenza per un progetto mirato al controllo del Corno d'Africa.

Attraverso i commercianti e gli studiosi italiani che frequentavano la zona, già daglianni sessanta, l'Italia aveva cercato di penetrare all'interno dell'Etiopia (all'epoca retta dal Negus Neghesti (Re dei Re, cioè Imperatore)Giovanni IV, ma con la presenza di uno Stato relativamente autonomo nei territori del sud, retto daMenelik II), cercando di dividere i due Negus. Nel1889 l'Italia ottenne, tramite un accordo del Console italiano diAden con i Sultani che governavano la zona, i protettorati su Obbia e suMigiurtinia. Nel1892 il Sultano diZanzibar concesse in affitto i porti delBenadir (fra cuiMogadiscio eBrava) alla società commerciale "Filonardi". Il Benadir, sebbene gestito da una società privata, fu sfruttato dal Regno d'Italia come base di partenza per delle spedizioni esplorative verso le foci delGiuba e dell'Omo, e per ottenere il protettorato sulla città diLugh.

A seguito della sconfitta e della morte dell'Imperatore Giovanni IV in una guerra contro idervisci sudanesi (1889), l'esercito italiano occupò parte dell'altopiano etiopico, compresa la città diAsmara, sulla base di precedenti accordi fatti con Menelik il quale, con la morte del rivale, era riuscito a farsi riconoscereNegus Neghesti. Con il trattato che seguì, Menelik accettò la presenza degli italiani sull'altopiano etiope e riconobbe nell'Italia l'interlocutore privilegiato con gli altri paesi europei. Quest'ultimo riconoscimento fu interpretato dagli italiani come l'accettazione di unprotettorato e negli anni seguenti sarà fonte di discordie fra i due paesi.

La politica di progressiva conquista dell'Etiopia si concluse con lacampagna d'Africa Orientale (1895-1896) terminata con la pesante sconfitta nellabattaglia di Adua (1º marzo1896), uno dei pochi successi della resistenza africana alcolonialismo europeo delXIX secolo. Dopo questa sconfitta la politica coloniale nel Corno d'Africa continuò con il protettorato sullaSomalia, dichiarata colonia nel1905.

Altre colonie acquisite nel primo ventennio del novecento

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Lo stesso argomento in dettaglio:Concessione italiana di Tientsin, Guerra italo-turca, Libia italiana e Isole italiane dell'Egeo.
Giovanni Battista Ameglio, governatore dellaCirenaica italiana e dellaTripolitania italiana dal1913 al1918

Nel1901, come a molte altre potenze straniere, fu garantito all'Italia unaconcessione commerciale nell'area della città diTientsin inCina. La concessione italiana, di 46ettari, fu una delle minori concessioni concesse dall'Impero cinese alle potenze europee e, alla fine dellaprima guerra mondiale, si espanse inglobando la concessione austriaca nella stessa città. I termini di tale concessione vennero ridiscussi, e infine la stessa concessione venne di fatto sospesa, a seguito di un accordo tra laRepubblica Sociale Italiana e il governo filo-giapponese dellaRepubblica di Nanchino (che inglobò la concessione) nel1943. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, la guarnigione italiana a Tientsin combatté contro i giapponesi, ma dovette poi arrendersi e pagare con la prigionia inCorea. La concessione di Tientsin, così come i quartieri commerciali italiani aShanghai,Hankou ePechino, furono formalmente soppressi con iltrattato di pace del 1947.

Dopo una breveguerra contro l'Impero Ottomano nel1911, l'Italia acquisì il controllo dellaTripolitania e dellaCirenaica, ottenendo il riconoscimento internazionale in seguito alTrattato di Losanna (1912). Le mire italiane sulla Libia, vennero appoggiate dallaFrancia, che vedeva di buon occhio l'occupazione di quel territorio in funzione anti-inglese. Con ilfascismo, alla Libia venne attribuito l'appellativo diquarta sponda, quando in realtà per gran parte degli anni venti fu impegnata in una sanguinosa pacificazione della colonia.

Tra l'aprile e l'agosto del1912, durante la fase conclusiva della guerra in Libia contro l'Impero ottomano, l'Italia decise di occupare dodiciisole dell'Egeo sottoposte al dominio turco: il cosiddettoDodecaneso. A seguito delTrattato di Losanna (1912), l'Italia poté mantenere l'occupazione militare del Dodecaneso fino a quando l'esercito turco non avesse abbandonato completamente l'area libica. Questo processo avvenne lentamente, anche perché alcuni ufficiali ottomani decisero di collaborare con la resistenza libica, per cui l'occupazione del Dodecaneso venne mantenuta nei fatti fino al 21 agosto1915, giorno in cui l'Italia, entrata nellaprima guerra mondiale assieme alle forze dell'Intesa, riprese le ostilità contro l'Impero Ottomano.

Durante la guerra e l'occupazione italiana di Adalia l'isola diRodi fu sede di un'importante base navale per le forzemarine britanniche efrancesi. Dopo la vittoria nellaprima guerra mondiale, il Regno d'Italia intendeva consolidare formalmente la propria presenza nell'area dell'Egeo e lungo le coste turche. Tramite un accordo con il governo greco all'interno delTrattato di Sèvres del1919, si stabilì che Rodi diventasse italiana anche dal punto di vista formale, mentre le altre undici isole sarebbero passate alla Grecia, come la totalità delle altre isole del mar Egeo. In cambio, l'Italia avrebbe ottenuto dallo Stato greco il controllo della parte sud-ovest dell'Anatolia (Occupazione italiana di Adalia), che si estendeva da Konya fino ad Alanya e che comprendeva il bacino carbonifero diAdalia. La sconfitta dei Greci nella guerra contro la Repubblica di Turchia nel1922, rese impossibile l'accordo e l'Italia mantenne l'occupazione dell'arcipelago, la cui amministrazione le fu infine riconosciuta con ilTrattato di Losanna (1923).

Vittorio Emanuele III di Savoia, re d'Italia dal 1900 al 1946

L'isola diSaseno fu occupata il 30 ottobre1914 dalRegno d'Italia, fino a quando, dopo laprima guerra mondiale, il 18 settembre1920, grazie a un accordo italo-albanese (accordo diTirana del 2 agosto1920, in cambio delle pretese italiane suValona) e a un accordo con laGrecia, entrò a far parte dell'Italia che la voleva per la sua posizione strategica. Fece prima parte dellaprovincia di Zara (dal1920 al1941), poi, nel1941, entrò a far parte dellaprovincia di Cattaro (Dalmazia). Occupata dai tedeschi nel settembre del1943 e dai partigiani albanesi nel maggio del1944, l'isola venne restituita all'Albania per effetto delTrattato di Parigi del 10 febbraio (1947). Oggi sull'isola esiste un deposito e una caserma dellaGuardia Costiera aperta nel1997 per reprimere i traffici illeciti tra l'Italia e l'Albania e restano le installazioni (incluso un faro e varie fortificazioni) costruite durante la precedente occupazione italiana.

Come rappresaglia dell'uccisione di civili e militari italiani in Libia ed Etiopia[68], durante il dominio coloniale italiano in Africa furono commesse (anche se in misura inferiore a quanto fatto - ad esempio - da inglesi e francesi[69])atrocità e crimini contro l'umanità[70][71].

La questione meridionale e l'emigrazione italiana

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Lo stesso argomento in dettaglio:Questione meridionale ed Emigrazione italiana.

Già dall'Ottocento e per tutto ilNovecento si assiste al forte divario Nord-Sud del paese con la situazione di forte difficoltà del Mezzogiorno d'Italia rispetto alle altre regioni del Paese. Nota comequestione meridionale, utilizzata la prima volta nel1873 dal deputato radicale lombardoAntonio Billia, intendendo la disastrosa situazione economica delMezzogiorno in confronto alle altre regioni dell'Italia unita, viene adoperata nel linguaggio comune ancora oggi.

Anche in virtù di ciò, l'Italia, nel periodo a cavallo traOttocento eNovecento fu interessata dal fenomeno dell'emigrazione. Il fenomeno ha riguardato dapprima ilSettentrione (Piemonte,Veneto eFriuli in particolare) e, dopo il1880, anche ilMezzogiorno. In particolare, dai porti delMar Mediterraneo partirono molte navi con migliaia di italiani diretti nelleAmeriche in cerca di un futuro migliore.

L'Italia nella prima guerra mondiale (1915-1918)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Italia nella prima guerra mondiale.

L'iniziale neutralità

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Lo stesso argomento in dettaglio:Neutralità italiana (1914-1915).

Allo scoppio delconflitto l'Italia rimase neutrale, entrò in guerra il 24 maggio1915 a fianco dell'Intesa dopo la firmaPatto di Londra che prevedeva che l'Italia avrebbe ottenuto, in caso di vittoria, ilTrentino, l'Alto Adige, laVenezia Giulia, l'Istria, con l'esclusione diFiume e laDalmazia settentrionale.

Inoltre l'Italia avrebbe avuto l'arcipelago delDodecaneso (occupato, ma non annesso a colonia dopo laguerra italo-turca), la base diValona inAlbania, il bacino carbonifero diAdalia inTurchia, nonché un'espansione delle colonie africane, a scapito della Germania (da aggiungersi alle già esistenti colonie diLibia,Somalia edEritrea).

1915-1918

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Lo stesso argomento in dettaglio:Radioso maggio.

Il comando dell'esercito venne affidato al generaleLuigi Cadorna, con obiettivo il raggiungimento diVienna passando perLubiana[72]. All'alba del 24 maggio ilRegio Esercito sparò il primo colpo di cannone contro le postazioni austro-ungariche asserragliate aCervignano del Friuli che, poche ore più tardi, divenne la prima città conquistata, lo stesso giorno cadde il primo soldato italiano,Riccardo di Giusto. All'alba del medesimo la flotta austro-ungarica bombardò la stazione ferroviaria diManfredonia; alle 23:56, bombardòAncona. Il fronte bellico d'Italia ebbe come teatro leAlpi, dalloStelvio almare Adriatico. Lo sforzo principale per sfondare il fronte fu concentrato nella regione delle valliIsonzo, in direzione diLubiana. L'iniziale avanzata italiana fu presto fermata, arrivando così a una guerradi posizione simile a quella che si stava svolgendo sul fronte occidentale, continuando con pochi risultati e molte perdite nel corso del1915,1916 e1917.

Mappa dell'avanzata austro-ungarica tedesca in seguito alla rotta italiana
Il fiumeIsonzo nei pressi diCaporetto

Nell'ottobre1917 laRussia abbandonò il conflitto a causa della rivoluzionecomunista. Le truppe degliImperi centrali furono spostate dalfronte orientale a rinforzo di quello occidentale, austro-ungarici e tedeschi attraccarono il 24 ottobre convergendo suCaporetto e accerchiando la 2ªArmata comandata dal generaleLuigi Capello. L'unica armata resistita al disastro[73] fu la 3ª, guidata daEmanuele Filiberto di Savoia, cugino di Re Vittorio Emanuele III.

Armando Diaz

La rottura del fronte di Caporetto provocò il crollo delle postazioni italiane lungo l'Isonzo, con la ritirata delle armate schierate dall'Adriatico fino allaValsugana, inTrentino, mentre gli austriaci avanzarono per 150 km in direzione sud-ovest raggiungendoUdine in soli quattro giorni. La disfatta portò alla destituzione di Capello, ritenuto il principale responsabile della sconfitta, e di Cadorna, quest'ultimo sostituito dal marescialloArmando Diaz come capo di stato maggiore; e fu anche la cagione di un elevato malcontento nelle truppe, che portò a frequenti disordini, molti dei quali terminati con sommarie fucilazioni. Gli austro-ungarici fermarono gli attacchi in attesa della primavera del1918, preparando un'offensiva che li avrebbe dovuti portare a penetrare nella pianura veneta. Tale offensiva arrivò il 15 giugno: l'esercito dell'Impero attaccò con 66 divisioni nellabattaglia del solstizio (15-23 giugno1918), che vide gli italiani resistere all'assalto.

Gli austro-ungarici persero le loro speranze, visto che il paese era ormai a un passo dal tracollo, assillato dall'impossibilità di continuare a sostenere lo sforzo bellico sul piano economico e su quello sociale, data l'incapacità dello Stato di farsi garante dell'integrità dello Stato multinazionale asburgico. Con i popoli dell'impero asburgico sull'orlo della rivoluzione, l'Italia anticipò di un anno l'offensiva prevista per il1919 per impegnare le riserve austro-ungariche e impedire loro la prosecuzione dell'offensiva sul fronte francese. DaVittorio Veneto, il 23 ottobre partì l'offensiva. Gli italiani avanzarono rapidamente inVeneto,Friuli eCadore e il 29 ottobre l'Austria-Ungheria si arrese. Il 3 novembre, aVilla Giusti, pressoPadova l'esercito dell'Impero firmò l'armistizio.

L'Italia nel1924, con leprovince di Fiume,di Pola edi Zara

Esito

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L'Italia completò la sua unificazione nazionale acquisendo ilTrentino-Alto Adige (Trento eBolzano) e laVenezia Giulia (Gorizia,Trieste,Istria,Fiume,Zara). Queste regioni avevano fatto parte, fino ad allora, dellaCisleitania nell'ambito dell'Impero Austro-Ungarico (con l'eccezione della città diFiume, incorporata nel Regno d'Italia nel1924 e ubicata inTransleitania). Inoltre, alRegno d'Italia furono assegnate alcune compensazioni territoriali in Africa, come l'Oltregiuba, inSomalia. Ma il prezzo fu altissimo: 651.010 soldati e 589.000 civili, per un totale di 1.240.000 morti, su una popolazione di soli 36 milioni, con la più alta mortalità nella fascia di età compresa tra 20 e 24 anni.[74][75][76]

Il ventennio fascista

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Lo stesso argomento in dettaglio:Storia del fascismo italiano, Vittoria mutilata, Marcia su Roma, Camicie nere, Elezioni politiche italiane del 1924, Vittorio Emanuele III di Savoia § Stato fascista (1925-1943), Attentati a Benito Mussolini, Rivoluzione italiana, Fascismo, Benito Mussolini, Patto d'acciaio, Patto tripartito, Partito Nazionale Fascista e Giacomo Matteotti § Rapimento e omicidio.

Nascita del fascismo e marcia su Roma

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Dopo laprima guerra mondiale la situazione interna italiana era precaria: le casse statali erano quasi vuote anche perché lalira durante il conflitto aveva perso buona parte del suo valore, a fronte di un costo della vita aumentato di almeno il 450%. Scarseggiavano le materie prime e le industrie faticavano a convertire la produzione bellica in produzionedi pace e ad assorbire l'abbondanza dimanodopera accresciuta dai soldati di ritorno dal fronte. Inoltre, il paese, con la sua economia basata sull'agricoltura, perse una grossa fetta della sua forza lavoro causando la rovina di moltissime famiglie. Per questi motivi nessun ceto sociale era soddisfatto, e soprattutto tra i benestanti si insinuò il timore di una possibile rivoluzionecomunista sulla stregua di quanto accaduto in Russia. L'estrema fragilità socio-economica portò spesso a disordini, che il più delle volte venivano stroncati con metodi sbrigativi e sanguinosi dalle forze armate. Inoltre, iltrattato di Versailles, non aveva portato nessun vantaggio importante all'Italia, in quanto il patto (memorandum) di Londra, che prevedeva l'annessione all'Italia dellaDalmazia, non venne rispettato. In base alprincipio di autodeterminazione dei popoli, propugnato dal presidente statunitenseWoodrow Wilson, la Dalmazia venne annessa al neocostituito Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, con l'eccezione di Zara (a maggioranza italiana) e dell'isola di Lagosta, che con altre tre isole vennero annesse all'Italia.

Tra gli strati sociali scontenti e soggetti alle suggestioni della propaganda nazionalista sul mito dellavittoria mutilata, a seguito delTrattato di Pace, emersero le organizzazioni di reduci, soprattutto quelle degli ex-arditi, che aggiungevano al malcontento generalizzato il risentimento dato dalla convinzione di non aver ottenuto un adeguato riconoscimento per i loro sacrifici e il coraggio dimostrati nei combattimenti al fronte.In questo contesto, il 23 marzo1919,Benito Mussolini fondò aMilano il primofascio di combattimento, un movimento che espresse la volontà di «trasformare, se sarà inevitabile anche con metodi rivoluzionari, la vita italiana», autodefinendosipartito dell'ordine e guadagnandosi la fiducia dei ceti più ricchi e conservatori, contrari a ogni agitazione e alle rivendicazioni sindacali che caratterizzarono ilbiennio rosso italiano. Il momento pareva propizio per Mussolini, e un contingente di 50.000squadristi venne radunato nell'alto Lazio emosse contro la Capitale, il 26 ottobre1922. Mentre l'Esercito si preparava a fronteggiare il colpo di mano fascista (conBadoglio principale sostenitore della linea dura) il reVittorio Emanuele III si rifiutò di firmare il decreto di stato d'emergenza, costringendo alle dimissioni il presidente del consiglioLuigi Facta e il suo governo. Le camicie nere marciarono sulla Capitale il 28 ottobre, senza incontrare alcuna resistenza e due giorni dopo il re incaricò Mussolini di formare il nuovogoverno.

Il fascismo diventa dittatura

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La scheda colorata da inserire nell'urna per votare "si" al fascismo nelle elezioni del 1924

Divenuto Presidente del Consiglio, Mussolini rafforzò il proprio potere prima delle elezioni del 6 aprile1924 facendo approvare una nuova legge elettorale (la cosiddettaLegge Acerbo) che attribuiva i due terzi dei seggi parlamentari alla lista che avesse raccolto il 25% dei voti. Illistone, guidato da Mussolini, ottenne il 64,9% dei voti. Il 30 maggio1924 il deputatosocialistaGiacomo Matteotti prendendo la parola allaCamera contestò i risultati delle elezioni; dieci giorni dopo, il 10 giugno1924 Matteotti venne rapito e ucciso. Il 3 gennaio1925, alla Camera, Mussolini con un famoso discorso si assunse ogni responsabilità per la violenza avvenuta:

«Dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima storico, politico e morale, ebbene a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l'ho creato con una propaganda che va dall'intervento ad oggi.»

Con questo discorso Mussolini ufficializzò ladittatura. Nel biennio1925-1926 vennero emanati una serie di provvedimenti liberticidi: furono sciolti tutti i partiti e le associazioni sindacali non fasciste, venne soppressa ognilibertà di stampa, di riunione o di parola, venne ripristinata lapena di morte e venne creato unTribunale speciale con amplissimi poteri, in grado di mandare al confino con un semplice provvedimento amministrativo le persone sgradite al regime.

Politica interna

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Il fascismo in politica interna tentò di contrastare la svalutazione dellalira con misure quali la messa in commercio di pane con meno farina, l'aggiunta dialcool allabenzina, l'aumento delle ore di lavoro da 8 a 9 senza variazioni di salario, l'istituzione della tassa sul celibato, la riduzione dei prezzi dei giornali, dei biglietti e dei francobolli ecc. L'11 febbraio1929 furono firmati iPatti Lateranensi, che stabilirono il mutuo riconoscimento tra ilRegno d'Italia e lo Stato dellaCittà del Vaticano. Con la ratifica del concordato la religione cattolica divenne la religione di Stato in Italia, fu istituito l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole e fu riconosciuta la sovranità e l'indipendenza dellaSanta Sede. Il fascismo tentò inoltre di rendere "pura" la lingua italiana italianizzando i prestiti linguistici[77] e i toponimi stranieri in Valle d'Aosta e in Trentino-Alto Adige. Inoltre viene imposto l'uso del voi al posto del lei, considerato straniero.

L'11 ottobre1935 l'Italia venne sanzionata per l'invasione dell'Etiopia. Lesanzioni in vigore dal 18 novembre consistettero essenzialmente nell'embargo. In realtà fu soltanto laGran Bretagna a osservare le regole imposte dalle sanzioni. In seguito all'embargo, la propaganda politica spinse affinché si consumassero solo prodotti italiani. Fu in pratica la nascita dell'autarchia, secondo la qualetutto doveva essere prodotto e consumato all'interno dello stato. Per esempio venne sostituito: lalana con illanital (la lana di caseina), labenzina con ilcarburante nazionale (benzina con l'85% di alcool) mentre il caffè venne sostituito con il "caffè" d'orzo. Le sanzioni all'Italia avvicinarono Mussolini aAdolf Hitler, il dittatore nazista tedesco. Ben presto i due dittatori strinsero un'alleanza, che venne consolidata dalla promulgazione, nel1938, da parte di Mussolini, delle leggi razziali, che privarono di molti diritti civili e politici gli ebrei (e tutte le altre "razze inferiori"): molti persero il lavoro solo perché erano ebrei.

La politica estera e l'Impero

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Lo stesso argomento in dettaglio:Colonialismo italiano, Africa Orientale Italiana ed Etiopia italiana.
L'Impero coloniale italiano nel1940, nel momento di massima espansione

A seguito della completa conquista della Libia, avvenuta alla fine deglianni venti, Mussolini manifestò l'intenzione di dare un Impero all'Italia e l'unico territorio rimastolibero da ingerenze straniere era l'Abissinia, nonostante fosse membro dellaSocietà delle Nazioni. Il progetto d'invasione iniziò all'indomani della conclusione degli accordi sul trattato di amicizia e si concluse con l'ingresso dell'esercito italiano adAddis Abeba il 5 maggio1936 (vediGuerra d'Etiopia).

Quattro giorni dopo venne proclamata la nascita dell'Impero italiano e l'incoronazione diVittorio Emanuele III comeImperatore d'Etiopia (con il titolo diQesar, anziché quello diNegus Neghesti). Con la conquista di gran parte dell'Etiopia si procedette a una ristrutturazione delle colonie delCorno d'Africa.Somalia,Eritrea eAbissinia vennero riunite nel vicereame dell'Africa Orientale Italiana (AOI). Il progetto coloniale terminò con l'occupazione britannica dei territori soggetti al dominio italiano nel1941. Dal1938 inEuropa si iniziò a respirare aria di guerra: Hitler aveva già annesso l'Austria e iSudeti e con la successivaConferenza di Monaco gli venne dato il lasciapassare per l'annessione di tutta laCecoslovacchia, mentre Mussolini, dopo l'Etiopia, stava cercando nuovi obiettivi per non perdere il passo dell'alleato tedesco. La vittima designata venne trovata nell'Albania. In due soli giorni (7-8 aprile1939), con l'ausilio di 22.000 uomini e 140 carri armati,Tirana fu conquistata. Vittorio Emanuele III divenne anche re d'Albania. Il 22 maggio1939 venne firmato ilPatto d'Acciaio traGermania e Italia.

L'Italia nella seconda guerra mondiale

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Lo stesso argomento in dettaglio:Italia nella seconda guerra mondiale ed Entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale.

Alleata con la Germania (1940-1943)

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Benito Mussolini conAdolf Hitler

Il 10 giugno1940 l'Italia entrò nellaseconda guerra mondiale come alleata della Germania controFrancia eRegno Unito. Nel1941 fu dichiarata guerra all'Unione Sovietica e con l'Impero giapponese agliStati Uniti d'America. Mussolini, confortato dagli schiaccianti successi della Germania diAdolf Hitler, credeva in una vittoriosaguerra lampo dell'alleato tedesco, assieme al quale avrebbe potuto sedere al tavolo dei vincitori. In realtà le difficoltà oggettive delle truppe italiane e le ingenti forze a disposizione dell'alleanza nemica, portarono non poche sconfitte all'esercito regio. I primi scontri ebbero luogo il 21 giugno sulleAlpi, contro la Francia, ormai sconfitta dai tedeschi, con la sola conquista di una piccola striscia nel sud del Paese. Dopo di ciò Mussolini concentrò le sue mire espansionistiche sullaGrecia. Pensando di non trovare alcuna resistenza le truppe italiane avanzarono in territorio greco, ma tra novembre e dicembre i greci contrattaccarono e costrinsero gli italiani a ritirarsi inAlbania. Questo insuccesso causò la fine dellaGuerra parallela, così chiamata daMussolini.[78]

Il Regno d'Italia tra il 1941 e il 1943, con i territori strappati alla Jugoslavia (provincia di Lubiana,provincia di Spalato eprovincia di Cattaro)

Contemporaneamente si registrarono i primi insuccessi anche nelle colonie del corno d'Africa, perduto il 20 maggio1941 con la resa delDuca d'Aosta dopo laSeconda battaglia dell'Amba Alagi. In questa occasione alRegio Esercito fu reso l'onore delle armi da parte dei britannici. L'11 aprile i tedeschi si impossessarono dell'area balcanica, concedendo allo Stato fascista di mettere nominalmente a capo dello Stato croato un rappresentante dicasa Savoia. In base ad accordi con il capo del governo croato,Ante Pavelic, l'Italia avrebbe avuto per 25 anni il dominio del litorale dellaCroazia.[78] Nel1942 le operazioni italiane si concentrarono inUnione Sovietica eAfrica. In entrambi i fronti, grazie alle truppe tedesche, si ebbero dei temporanei successi: in Russia si conquistarono vasti territori, mentre nel nord AfricaRommel penetrò inEgitto, ma a causa degli attacchi dell'aviazione anglo-americana e della scarsità di rinforzi sempre meno frequenti si arrivò a una sconfitta nellaSeconda battaglia di El Alamein, che segnò la fine delle speranze dell'Asse di conquistare l'Egitto ed i campi petroliferi delMedio Oriente.

La situazione peggiorò anche sul fronte russo con l'avvicinarsi dell'inverno, Mussolini non si era curato di rafforzare l'equipaggiamento delle truppe italiane appartenenti all'ARMIR,[79] exCSIR. Già nell'estate vi erano state pesanti perdite nell'esercito italiano e nel dicembre1942 cominciano le prime pesanti sconfitte, seguite dalla ritirata. A maggio gli alleati conquistaronoTunisi, ultimo baluardo africano dell'esercito italiano e poche settimane più tardi anche le isole diLampedusa ePantelleria, dando inizio alloSbarco in Sicilia.

La caduta del fascismo, la Repubblica di Salò e la resistenza (1943-1945)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Guerra civile in Italia, Resistenza italiana, Repubblica Sociale Italiana e Zona d'operazioni del Litorale adriatico.
Repubblica Sociale Italiana - Le aree segnate in verde facevano ufficialmente parte della RSI. ma erano considerate dalla Germania zone di operazione militare e sottoposte a diretto controllo tedesco[80]

Le sconfitte militari causarono in Italia variscioperi e un calo di consensi nei confronti del regime. Il 24 luglio1943 si riunì ilGran consiglio del fascismo Mussolini venne sfiduciato e il mattino seguente arrestato.Vittorio Emanuele III posePietro Badoglio a capo del governo, pur annunciando il proseguimento della guerra a fianco dei tedeschi, segretamente stava trattando l'armistizio con gliAlleati, questo fu firmato il 3 settembre e reso pubblico l'8. Il giorno successivoVittorio Emanuele III e Badoglio fuggirono da Roma per riparare inPuglia, sotto la protezione degli alleati. La reazione tedesca all'armistizio fu l'occupazione militare di gran parte dell'Italia, la cattura di molti soldati italiani e la liberazione di Mussolini il 12 settembre, posto a capo dellaRepubblica Sociale Italiana, di fatto subordinata ai tedeschi. Il Paese si trovò diviso in due con ilRegno del Sud a fianco degli alleati contro laGermania e la RSI.

In questo quadro drammatico, nacquero però le prime formazioni dipartigiani, che soprattutto nel centro-nord diedero vita al primo nucleo dell'Italia libera. Il 22 gennaio1944 gli anglo-americani, condotti dalmaggior generaleJohn Lucas,sbarcarono nell'Italia centrale, nella zona compresa traAnzio eNettuno, con lo scopo di aggirare le forze tedesche attestate sullaLinea Gustav e di liberareRoma. La lunga battaglia che ne derivò è comunemente conosciuta come "battaglia di Anzio". Il 24 marzo i nazisti compirono l'eccidio delle Fosse Ardeatine, massacro eseguito a Roma ai danni di 335 civili italiani, come atto di rappresaglia per l'attacco in via Rasella eseguito dapartigiani contro le truppe germaniche e avvenuto il giorno prima. Per la sua efferatezza, l'alto numero di vittime, e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, è diventato l'evento simbolo della rappresaglia nazista durante il periodo dell'occupazione. Le Fosse Ardeatine, antiche cave dipozzolana site nei pressi dellavia Ardeatina, sono diventate un monumento visitabile a ricordo dei fatti.

Umberto II di Savoia, "Luogotenente del Regno" dal 5 giugno1944. Fu Re d'Italia dal 9 maggio1946 al 18 giugno dello stesso anno

Nel maggio1944 si accrebbe la sottomissione della RSI nei confronti dellaGermania nazista, con l'annessione delTrentino-Alto Adige, dellaprovincia di Belluno e diTarvisio al Terzo Reich. Il 5 giugno1944, il giorno dopo laliberazione di Roma, Vittorio Emanuele III nominò il figlioLuogotenente Generale del Regno in base agli accordi tra le varie forze politiche che costituivano ilComitato di Liberazione Nazionale, che prevedevano di «congelare» la questione istituzionale fino al termine del conflitto. Umberto esercitava di fatto le prerogative di sovrano senza tuttavia possedere il titolo dire, appartenente a Vittorio Emanuele III, rimasto in disparte aSalerno. Nella primavera1945 gli alleati poterono lanciare l'offensiva contro l'esercito tedesco sfondando in più punti laLinea Gotica e portando gli alleati alla liberazione diBologna il 21 aprile. L'arrivo degli alleati aMilano fu anticipato dalla insurrezione partigiana proclamata dalCLN il 25 aprile, questa data sarà poi scelta come festività nazionale per ricordare la liberazione. Il 28 aprile Mussolinivenne fucilato e il suo cadavere esposto alla folla a Milano inpiazzale Loreto il giorno successivo. Le truppe nazi-fasciste capitolarono il 29 aprile1945, e il 2 maggio il comando tedesco firmò aCaserta la resa delle sue truppe inItalia e per procura anche la resa formale dei reparti della RSI.

Nel1945, la Franciatentò di annettersi le province diAosta e diImperia: intervenne il presidente statunitenseHarry Truman che ordinò al generaleCharles de Gaulle il ritiro delle sue truppe, e il governo italiano soppresse laprovincia di Aosta riaccorpandola allaprovincia di Torino[81]. Nel1948, la provincia di Aosta fu ricostituita nella forma diregione autonoma a statuto speciale[82].

Epilogo del conflitto e costo della guerra

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Lo stesso argomento in dettaglio:Amnistia Togliatti.

Nell'aprile del1945 le forze nazi-fasciste vennero sconfitte anche con il contributo deipartigiani, formati da ex-militari sbandati dopo l'armistizio ma anche da donne, ragazzi e anziani, e col supporto delle popolazioni, che costò spesso gravi massacri per rappresaglia da parte delle forze occupanti. Inoltre, vi furono gravi episodi di regolamenti di conti e di guerra civile che costarono agli sconfitti migliaia di morti.

La fine della guerra vide l'Italia in condizioni critiche: i vari combattimenti e bombardamenti aerei avevano ridotto molte città e paesi in macerie, le principali vie di comunicazione erano interrotte, il territorio era occupato dalle truppe angloamericane, con l'eccezione dell'area triestina che venne velocemente occupata dai partigianititini per un periodo di sei mesi, ritirandosi solo a seguito di un ultimatum alleato. Durante questo periodo i partigiani jugoslavi massacrarono molti italiani presenti inDalmazia e inVenezia Giulia, sia collaboratori con gli occupatori tedeschi o oppositori all'annessione di quei territori alla Jugoslavia, gettando i cadaveri in mare o nellefoibecarsiche.

Il numero diitaliani morti a causa della guerra fu molto elevato: sono stimati tra 415 000 (di cui 330 000 militari e 85 000 civili)[83] e 443 000 morti[84], stimando che la popolazione italiana all'inizio del conflitto fosse di 43.800.000 persone si arriva a conteggiare circa una vittima ogni 100 italiani. Dalla fine della guerra fino aglianni cinquanta avvenne anche l'esodo istriano durante il quale gran parte della popolazione dilingua italiana (in quantità stimata tra un minimo 200.000 e un massimo 350.000 persone,[85]) abbandonò i territoriistriani edalmati, occupati dallaJugoslavia, rifugiandosi come profughi inItalia e all'estero.

Il conflitto e la guerra civile produssero un paese dilaniato. La liberazione sfociò in un periodo confuso e violento, durante il quale la giustizia ordinaria dello Stato venne ristabilita gradualmente, tra l’emerge del nuovo sistema politico e la sostanziale continuità dell’apparato statale.

La Repubblica Italiana

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Lo stesso argomento in dettaglio:Storia della Repubblica Italiana, Secondo dopoguerra in Italia e Storia economica d'Italia.
Prima pagina del quotidiano ilCorriere della Sera, edizione del 6 giugno 1946, che dichiarava la vittoria del voto repubblicano a seguito dei risultati del referendum istituzionale del 2 e 3 giugno

Gli anni costituenti (1946-1948)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Nascita della Repubblica Italiana.

Colreferendum istituzionale del 2 e 3 giugno1946, durante il quale per la prima volta anche le donne italiane ebbero ildiritto al voto, gli italiani scelsero di cambiare laforma di governo statale da monarchia aRepubblica ed elessero i delegati dell'Assemblea Costituente. Il 10 febbraio1947 il governoDe Gasperi firmò per l'Italia iltrattato di pace con le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, riconoscendo l'indipendenza delle sue colonie e dell'Albania e cedendo territori a Grecia, Albania, Jugoslavia e Francia. Il 1º gennaio1948 entrò in vigore laCostituzione della Repubblica Italiana;Enrico De Nicola, fino a quel momento capo provvisorio dello Stato (a partire dal 1º luglio1946), divenne per alcuni mesi il primo presidente dellaRepubblica Italiana, sostituito in seguito dall'economistaLuigi Einaudi.

La "prima" repubblica (1948-1994)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Prima Repubblica (Italia).
Mappa dellaRepubblica Italiana

Presidente del Consiglio fu nei primi anniAlcide De Gasperi, per volere del quale l'Italia entrò a far parte della sfera diinfluenza atlantica, filoamericana e anticomunista, contrapposta al blocco sovietico. Questa collocazione accenderà una competizione politica tra i due maggiori partiti, laDC e ilPCI. Quest'ultimo tuttavia rimarrà sempre all'opposizione per via dei legami ideologici e finanziari col regime totalitario dell'Unione Sovietica,[86] legami che avrebbero provocato, nel caso di una sua entrata al governo, una rottura dell'alleanza internazionale con gliStati Uniti e degliaccordi di Yalta generando un'anomalia rispetto alle altre democrazie europee occidentali, dove i partiti comunisti avevano un consenso elettorale assai minore che in Italia oppure non esistevano, fino alla caduta delmuro di Berlino.[87][88]

Questo assetto politico, vide il susseguirsi di presidenti del consiglio appartenenti al medesimo partito (Democrazia Cristiana, che fu sempre il partito con la maggioranza relativa a ogni elezione nazionale) fino al1981, facendo sì che in Italia non si ebbe una alternanza politica.

Anche grazie agli aiuti economici provenienti dagli USA tramite ilPiano Marshall, l'Italia iniziò la ricostruzione di case e industrie danneggiate durante il conflitto, riprendendosi economicamente e dando vita al "miracolo economico": ilProdotto interno lordo crebbe del 6.3%, un record nella storia del paese, mentre ilreddito pro capite passò da 350.000 a 571.000 lire; tra il1958 e il1959 gli investimenti lordi crebbero del 10% e tra il1961 e il1962 l'incremento fu del 13%. Questi numeri ridussero sensibilmente il divario storico con Paesi europei sviluppati comeInghilterra,Germania eFrancia. L'Italia primeggiava soprattutto in due grandi settori ad altatecnologia, quali lamicroelettronica e lachimica, grazie a gruppi industriali come laOlivetti e laMontecatini, ma anche nellafarmaceutica, nelnucleare, nell'aeronautica, nelletelecomunicazioni e nel settore petrolifero, grazie alla scoperta dipetrolio egas metano inPianura padana compiuta dall'ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), creato nel1953 daEnrico Mattei che negoziò rilevanti concessioni petrolifere inMedio Oriente e un importante accordo commerciale con l'Unione Sovietica, rompendo l'oligopolio delle cosiddette "Sette sorelle".[89][90]

Organizzazioni internazionali
MembroNATO dal:4 aprile1949
MembroONU dal:14 dicembre1955
MembroCEE dal:1º gennaio1958

La crescita del reddito pro capite produsse l'aumento dei consumi individuali che registrarono una crescita media di cinque punti percentuali l'anno. La domanda di beni durevoli (automobili, elettrodomestici, ecc.) raggiunse una crescita annua pari al 10.4%. L'industria registrò una crescita pari all'84% tra il1953 e il 1961. L'elevata disponibilità dimanodopera era dovuta a un forte flusso di migrazione dalle campagne alle città e dal sud verso il nord. Questo notevole sviluppo fu possibile anche grazie all'intervento dello Stato nell'economia conpolitiche economiche di stampokeynesiano soprattutto attraverso l'aumento dellaspesa pubblica e la creazione di società a partecipazione statale. Infine, contribuì alla crescita dell'Italia la creazione, nel1951, dellaComunità europea del carbone e dell'acciaio, di cui l'Italia fu una delle nazioni fondatrici, evolutasi poi inCEE nel1957, fino ad arrivare alla creazione delMercato Europeo Comune (MEC) e ad arrivare nel1979 a unsistema monetario europeo con l'ecu valuta virtuale. Ciò permise l'apertura delle frontiere italiane ai commerci, col conseguente aumento delleesportazioni e degli scambi commerciali con l'Europa.

Nel1961 avvennero le celebrazioni delCentenario dell'Unità d'Italia: il presidente degliStati UnitiJohn Fitzgerald Kennedy disse: «Tutti noi, nel senso più vasto, dobbiamo qualcosa all'esperienza italiana. È un fatto storico straordinario: ciò che siamo e in cui crediamo ha avuto origine in questa striscia di terra che si protende nel Mediterraneo. Tutto quello per la cui salvaguardia combattiamo oggi ha avuto origine in Italia, e prima ancora in Grecia. [...] Il Risorgimento, da cui è nata l'Italia moderna, come la Rivoluzione americana che ha dato le origini al nostro Paese, è stato il risveglio degli ideali più radicati della civiltà occidentale: il desiderio di libertà e di difesa dei diritti individuali. Lo Stato esiste per proteggere questi diritti, che non ci vengono grazie alla generosità dello Stato. Questo concetto, le cui origini risalgono alla Grecia e all'Italia, è stato, secondo me, uno dei fattori più importanti nello sviluppo del nostro Paese. [...] Per quanto l'Italia moderna abbia solo un secolo di vita, la cultura e la storia della penisola italiana vanno indietro di oltre duemila anni. La civiltà occidentale come la conosciamo oggi, le cui tradizioni e valori spirituali hanno dato grande significato alla vita occidentale in Europa dell'Ovest e nella comunità Atlantica, è nata sulle rive del Tevere».[91]

Aldo Moro eAmintore Fanfani, definiti i due "cavalli di razza" dellaDemocrazia cristiana

Dal1963 la DC, guidata daFanfani, non fu più in grado di governare da sola e aprì all'entrata dei socialisti al governo, formando uncentrosinistra retto da unpentapartito. Il1968 vide l'Italia trasformarsi radicalmente sul piano sociale, sia per le migliorate condizioni di vita dovute alboom economico degli anni precedenti, sia per le contestazioni di nuovi movimenti, soprattutto giovanili e operai, che portarono profonde modifiche al costume, alla mentalità generale, alla scuola, ma che a differenza delle altre liberaldemocrazie occidentali furono in larga parte dominati da una militanza di sinistra. Nel1969 imovimenti studenteschi si saldarono con le proteste del mondo operaio e la crescita del conflitto sociale portò al cosiddetto "Autunno caldo" con cui la classe operaria ottenne la settimana di 40 ore lavorative, una regolamentazione degli straordinari, la revisione del sistema pensionistico, il diritto di assemblea; nel1970 verrà infine approvato lostatuto dei lavoratori.[92][93][94]

Interno dellaBanca dell'Agricoltura apiazza Fontana dopo l'esplosione della bomba (12 dicembre 1969)

Il 12 dicembre1969 l'esplosione di una bomba all'interno dellaBanca Nazionale dell'Agricoltura inPiazza Fontana a Milano provocò diciassette vittime e un centinaio di feriti. Lastrage di Piazza Fontana inaugurò la cosiddetta "strategia della tensione", termine con il quale la pubblicistica ha indicato un oscuro piano di attentati mirati a seminare il terrore tra la popolazione per preparare il terreno a un colpo di Stato diestrema destra, nel quale si ipotizzò fossero coinvolti elementi deiservizi segreti e delleforze armate legati a gruppi neofascisti:[95] infatti in tale strategia si inquadrano anche lastrage di Peteano (31 maggio1972, tre morti e due feriti), l'attentato alla questura di Milano (17 marzo1973, quattro morti e cinquantadue feriti), quello al trenoItalicus tra Firenze e Bologna (dodici morti e quarantotto feriti) nel1974 e, nello stesso anno, lastrage di piazza della Loggia aBrescia (otto morti e centodue feriti) durante una manifestazione sindacale, tutti attribuiti a gruppi diestrema destra[96].

Neglianni settanta alcuni dei numerosi movimenti politici, sorti negli anni precedenti, si estremizzarono e arrivando a pratiche dilotta armata, sia da parte di gruppi rivoluzionari d'ispirazione marxista (come leBrigate Rosse), e sia da gruppineofascisti come iNAR) caratterizzando quelli che furono chiamati glianni di piombo. L'indebolimento progressivo della coalizione di governo portò al progetto di uncompromesso storico tra DC e PCI, che tuttavia fallì proprio per il rapimento e l'uccisione, per opera delle Brigate Rosse, del nuovo segretario della DCAldo Moro.

Bettino Craxi nel1979

La tensione sociale, culminata nellastrage di Bologna (2 agosto1980, ottantacinque morti e duecento feriti), si dissolse con gli anni ottanta, detti del «riflusso»,[97] durante i quali ci fu un lento declino del potere dei sindacati e della partecipazione politica, ma un aumento del senso di ottimismo e di benessere sociale, con un significativo miglioramento delPIL.[98] L'ascesa politica diCraxi fece naufragare il compromesso storico e portò a una crescita delPSI, a spese del PCI, una crescita che nei suoi progetti avrebbe dovuto consentire la nascita di un'alternativa di sinistra alla DC, al fine di adeguare l'Italia agli altri paesi occidentali riassorbendone l'anomalia.[99] La caduta delMuro di Berlino nel1989 ebbe però ripercussioni anche in Italia, assumendo il significato di un crollo ideale dell'alternativa alcapitalismo, e accelerando gli eventi politici. L'anno successivo ilPCI deliberò il proprio scioglimento, costituendo un nuovo partito denominatoPartito Democratico della Sinistra che abbandonò la tradizione comunista. Iniziò così il disfacimento della Prima Repubblica, che logorata da scandali finanziari e da nuovi scenari mondiali, sarebbe terminata di lì a qualche anno. In questo contesto si inseriscono anche il famososcandalo della loggia massonica P2 e l'Organizzazione Gladio.

Sempre negli anni ottanta e novanta, associazioni criminali o malavitose come laMafia (oCosa Nostra) inSicilia, la'Ndrangheta inCalabria, laCamorra inCampania, laSacra Corona Unita inPuglia, l'Anonima sequestri inSardegna, labanda della Magliana aRoma, laMala del Brenta nelVeneto, labanda della Comasina inLombardia, laBanda della Uno bianca inEmilia-Romagna, leBestie di Satana nel varesotto, turberanno la vita sociale e politica della 1ª Repubblica con le loro azioni delittuose contro i civili e lo Stato in generale.

Istantanea scattata poco dopo lastrage di Capaci, dove morironoGiovanni Falcone,Francesca Morvillo e la loro scorta

Altri eventi che segnarono lastoria politica degli anni settanta-ottanta furono i delitti delMostro di Firenze, l'Attentato a Giovanni Paolo II, laStrage dell'Heysel, l'Incidente di Vermicino, lasparizione di Emanuela Orlandi eMirella Gregori, lastrage di Ustica, fino allaStrage di Capaci e allaStrage di via d'Amelio dei primi anni 90'. Tra i disastri naturali, industriali e colposi che segnarono questo periodo si ricordano laFrana di Agrigento del 1966, ilDisastro del Vajont, ilDisastro di Seveso, ilDisastro di Marcinelle, laTragedia di Superga, ilNaufragio dell'Andrea Doria, ilDisastro di Molare, ildisastro di Capoterra, ilDisastro della motonave Elisabetta Montanari, ilDisastro della Val di Stava, l'Alluvione di Firenze del 4 novembre 1966, l'Alluvione di Venezia del 4 novembre 1966, l'Alluvione della Valtellina del luglio 1987, l'Alluvione del Piemonte del 1994 e l'Alluvione di Sarno e Quindici del 1998, i terremoti delBelice, delFriuli e quello dell'Irpinia, ilDisastro della funivia di Cavalese, ilDisastro di Punta Raisi, ilDisastro di Černobyl', ilDisastro del Moby Prince, ilDisastro della petroliera Haven.

Nel1992 le indagini diMani pulite sul fenomeno dilagante dellacorruzione attraversotangenti (lo scandalo venne chiamatoTangentopoli), portarono al coinvolgimento e all'arresto di numerosi esponenti nazionali e locali di tutto ilpentapartito e a un conseguente rapido declino delle tradizionali forze politiche. Contemporaneamente al disfacimento del vecchio sistema politico, il 23 maggio1992, negli stessi giorni in cui le Camere erano riunite per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, avvenne lastrage di Capaci (23 maggio1992), in cui rimasero uccisi il giudiceGiovanni Falcone, la moglieFrancesca Morvillo e tre agenti di scorta, a cui seguì di due mesi lastrage di via d'Amelio (19 luglio), che uccise il collegaPaolo Borsellino insieme a cinque agenti di scorta; nell'estate1993 altri attentati dinamitardi invia Fauro a Roma (ventiquattro feriti), invia dei Georgofili aFirenze (cinque morti e quarantotto feriti), invia Palestro a Milano (cinque morti e dodici feriti) e allechiese romane di San Giovanni in Laterano e San Giorgio in Velabro (ventidue feriti) furono la feroce risposta diCosa Nostra agli arresti e ai processi che la stavano indebolendo[100] (vediBombe del 1992-1993). In questo contesto si inseriscono irapporti tra servizi segreti italiani e criminalità e latrattativa Stato-mafia.

Alla tragica situazione politica e sociale si aggiunse anche la grave crisi economica che colpì lo Stato italiano tra il 1992 e il 1994 con l'uscita dellalira dalloSME che insieme ad altre situazioni portò alla luce la grande fragilità delsistema economico italiano. Così il vecchio Stato che fino ad allora aveva retto, ora sotto l'urto del terremoto politico, mafioso ed economico crollò con le elezioni del 27-28 marzo1994 che decretarono la fine di quella che verrà chiamata informalmente Prima Repubblica, con lascomparsa del partito che fin dal1948 mantenne la maggioranza relativa, laDemocrazia Cristiana con ilPartito Socialista Italiano, suo principale alleato dal tempo della nascita delcentro sinistra, e la sostanziale dissoluzione del cosiddettoArco costituzionale.

La "seconda" repubblica (1994-presente)

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Lo stesso argomento in dettaglio:Seconda Repubblica (Italia).
Romano Prodi

Durante la Seconda Repubblica, seppur tra notevoli e gravi contraddizioni, fu limitata l'azione diCosa Nostra con una serie di leggi e con l'arresto di pericolosi mafiosi latitanti nel corso deglianni novanta e primianni 2000. Nello stesso periodo furono parzialmente risanati iconti pubblici italiani (governo Prodi I), permettendo, pur con molti sacrifici, di far rientrare la lira nelloSME e quindi aderire, nel1998, al primo gruppo di paesi che, utilizzando la moneta unica europea, l'euro, entrarono nell'Unione economica e monetaria dell'Unione europea, pur non rispettando pienamente iparametri di Maastricht con deroga da parte dell'Unione europea.

Dalla disintegrazione dei vecchi partiti politici ne nacquero di nuovi comeForza Italia costituito dall'imprenditoreSilvio Berlusconi, il nuovoPartito Popolare Italiano, nato dalle ceneri della vecchia DC, eAlleanza Nazionale che, originatasi dal vecchioMSI, divenne il nuovo partito della destra italiana. Questi, insieme al PDS nato nel1990, si alternarono in due coalizioni di governo al potere: quella di centrodestra, formata da Forza Italia, Alleanza Nazionale eLega Nord, e quella di centrosinistra, formata dal PDS, PPI e altre forze minori, nel corso deglianni novanta eanni 2000. Così facendo si consolidò il fenomeno delbipolarismo con l'alternanza al governo dei due schieramenti opposti dicentrosinistra ecentrodestra: dal1996 al2001 i governi dell'Ulivo (centrosinistra), dal2001 al2006 quelli dellaCasa delle Libertà (centrodestra), dal2006 al2008 quello dell'Unione (centrosinistra), e dal2008 al2011 quello delPopolo della Libertà (centrodestra). In questi anni,Silvio Berlusconi ottiene sempre maggiore attenzione da parte della stampa e della popolazione italiana e straniera, sia per i numerosi processi penali a carico del suddetto e sia per la sua influenza sul mondo politico ed economico italiano.

Silvio Berlusconi

Nell'anno2008 lacrisi economica nata negliStati Uniti d'America contagia l'Europa e l'economia italiana ne viene danneggiata. La crisi peggiora nel2011 con lacrisi del debito sovrano europeo che coinvolge anche l'Italia. Lospread, ovvero il differenziale tra iBTP italiani e iBund tedeschi, spesso supera i 500 punti base e sfiora i 700 punti, mettendo a rischio il paese diinsolvenza sovrana. La difficile situazione economica e sociale, il malcontento popolare e le pressioni politiche dell'opposizione e del Capo dello Stato spingono il governo diSilvio Berlusconi a dimettersi il 12 novembre2011, data che segnerà il suo allontanamento temporaneo dalla scena politica.

Il Presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano dopo aver nominatoMario Monti senatore a vita, pochi giorni dopo lo nominaPresidente del Consiglio dei ministri a capo di ungoverno tecnico con il compito di stabilizzare l'economia, procedendo a riforme di stampoliberista e aumentando lapressione fiscale. Questa politica diausterità di bilancio, voluta da Monti e richiesta dalle istituzioni europee, scongiura nel breve periodo il rischiodefault grazie anche a una migliorata credibilità/fiducia internazionale, ma si dimostra inevitabilmente infruttuosa nel medio-lungo periodo nella capacità di invertire la spiralerecessiva in cui il paese è sprofondato (insieme a parte dell'eurozona) con alcune riforme del governo di Monti (es.riforma Fornero), concepite per salvaguardare iconti pubblici, che hanno acuito in alcuni casi il malcontento popolare. A seguito dell'abbandono della maggioranza da parte del PdL Monti si dimette il 21 dicembre2012, dopo appena un anno di governo.

Matteo Renzi

Leelezioni del 24 e 25 febbraio 2013 marcano la fine del ciclo politico della "seconda repubblica": ilMovimento 5 Stelle fondato daBeppe Grillo diventa la terza forza politica ottenendo quasi il 25% dei voti e le preesistenti forze politiche, inclusi ilPdL e ilPD, subiscono un brusco calo di voti.

Per la prima volta ilPresidente della Repubblica viene riconfermato al termine del suo primo mandato. Il 27 aprile2013 si costituisce ilGoverno Letta, sostenuto dalla coalizione diPdL,PD eCon Monti per l'Italia, tra i suoi ministri vi èCécile Kyenge, prima persona afro-italiana in un governo. Il 22 febbraio2014 Letta si dimette,sostituito daMatteo Renzi, segretario delPartito Democratico. Nel corso della stessa legislatura, il 14 gennaio 2015, a poco meno di due anni di distanza dalla rielezione, si dimette il Presidente della Repubblica. Il Parlamento, riunitosi in seduta comune come previsto dalla Costituzione, elegge il 31 gennaio seguente, con 665 voti,Sergio Mattarella. Mattarella si insedia il 3 febbraio.

Il 7 dicembre2016, sconfitto alreferendum costituzionale del 4 dicembre 2016, Renzi si dimette sostituito daPaolo Gentiloni, deputato PD giàMinistro degli esteri.

Giuseppe Conte, il primo Presidente del Consiglio dell'Italia repubblicana che dovette affrontare dal 2020 un'emergenza di portata mondiale quale fu lapandemia da Covid-19

Il 4 marzo2018 ilMovimento 5 Stelle e laLega vincono leelezioni politiche. I due partiti si accorderanno in un contratto di governo che, dopo una fase di stallo e scontro colPresidente della RepubblicaSergio Mattarella, rifiutatosi di accettare la nomina diPaolo Savona comeministro dell'economia per le sue posizioniantieuropeiste, e l'indisponibilità diMatteo Salvini a trovare un sostituto, produrrà ilgoverno Conte I; una crisi di governo porterà alla nascita delgoverno Conte II. Durante quest'ultimo governo a partire dall'inizio del 2020 l'Italia fu tra i primi Paesi a subire l'impetuoso avvento della pandemia mondiale da Covid-19 e il governo Conte fu di conseguenza tra i primi al mondo a dover fronteggiare un'emergenza di tale portata. Tale governo fu però costretto a dimettersi - in piena pandemia- per una crisi nelgennaio2021 e sostituito dalgoverno Draghi.

Giorgia Meloni, prima donna a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio

Il 22 ottobre 2022 nasce ilgoverno Meloni, il primo dellaXIX legislatura, iniziata il 13 ottobre precedente. Tale governo, presieduto daGiorgia Meloni, leader del partito politicoFratelli d'Italia, a capo dellacoalizione di centrodestra che ha vinto leelezioni politiche del 25 settembre, è anche il primo in assoluto guidato da una donna.[101][102]

Note

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  1. ^uomo in "Sinonimi e Contrari", sutreccani.it.URL consultato il 9 ottobre 2019(archiviato dall'url originale il 6 giugno 2019).
  2. ^42.7–41.5 ka (1σ CI).Katerina Douka et al., A new chronostratigraphic framework for the Upper Palaeolithic of Riparo Mochi (Italy),Journal of Human Evolution 62(2), 19 December 2011, 286–299,DOI10.1016/j.jhevol.2011.11.009.
  3. ^terramara, inTreccani.it –Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  4. ^Celti, già presenti sul territorio italiano almeno sin dalXIII secolo a.C. con la cultura proto-celtica detta diCanegrate, dal nome dell'omonima località pressoMilano, che si sarebbero poi fusi con gli abitantiLiguri per dare vita alla successiva cultura mista diGolasecca (IX-IV secolo a.C.
  5. ^Nelle sueStorie, I, 196; V, 9, lo storico grecoErodoto parla degliἘνετοί come di una parte del popolo illirico, stanziata presso l'Adriatico. La tesi dell'illiricità dei Veneti, sostenuta principalmente daCarl Pauli a fineXIX secolo, continuò a essere largamente condivisa ma, nella prima metà delXX secolo,Vittore Pisani eHans Krahe dimostrarono che Erodoto si riferiva in realtà a una tribù illirica stanziata nellaPenisola balcanica, e non in area italica.
  6. ^Nota: la tesi di un'origine centro-europea è comunque sostenuta anche da autori classici comeTacito eClaudio Tolomeo.
  7. ^G. Leonardi -Università di Padova a.a. 1999-2000.
  8. ^Moscati,op. cit.
  9. ^Moscati,op. cit.
  10. ^ Roberto Milleddu,Sant'Antioco, intervista a Bartoloni Piero, susardegnadigitallibrary.it, Regione Autonoma della Sardegna.URL consultato il 16 marzo 2011(archiviato dall'url originale il 14 novembre 2018).
  11. ^Massimo Costa.Storia istituzionale e politica della Sicilia. Un compendio. Amazon. Palermo. 2019. Pagg. da 28 a 43 -ISBN 9781091175242
  12. ^Cfr. F. Barreca,La civiltà fenicio-punica in Sardegna, Sassari, 1986
  13. ^Moscati, pp. 150-151
  14. ^ Simone Valtorta,La Magna Grecia, sustorico.org.URL consultato il 2 settembre 2018.
  15. ^ Giada Giudice,Il tornio, la nave e le terre lontane, subooks.google.it, L'erma di Bretschneider, pp. 301-302.
  16. ^È il numero tramandato dai racconti degli storici antichi, tra cuiTito Livio, nel libro I della sua operaAb Urbe condita.
  17. ^Secondo altre fonti, la firma del trattato fu istantaneamente successiva alla battaglia del Regillo.
  18. ^Polibio,Storie, I, 62, 7.
  19. ^Marco Terenzio Varrone nei suoiRerum rusticarum libri III (i.17.1) propone una visione secondo cui gli schiavi dovevano essere classificati comestrumenti parlanti, distinti daglistrumenti semiparlanti, gli animali, e glistrumenti non parlanti, ovvero gli attrezzi agricoli veri e propri.
  20. ^Smith, "Servus", pp. 1022-39, dove è presentata la complessa legislazione romana sugli schiavi.
  21. ^Davis,Readings in Ancient History, p. 90.
  22. ^Svetonio,Vita di Claudio, xxv.2.
  23. ^Gaio,Institutionum commentarius, i.52, per i cambiamenti del diritto di un padrone di trattare a proprio piacimento gli schiavi; Seneca,De Beneficiis, iii.22, per l'istituzione del diritto di uno schiavo ad essere trattato bene e per la creazione dell'"ombudsman degli schiavi".
  24. ^Giorgio Ruffolo,Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004.
  25. ^abcdGibbon-Saunders, p. 26
  26. ^abGibbon-Saunders, p. 98
  27. ^abGibbon-Saunders, p. 99
  28. ^Gibbon-Saunders, pp. 447-455.
  29. ^Data morte incerta fra 524 e 526
  30. ^Boèzio, Anicio Manlio Torquato Severino, inTreccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  31. ^Paolo Diacono, II, 32; Ravegnani 2004, p. 74.
  32. ^(EN) Piero Majocchi,Piero Majocchi, Pavia capitale del regno longobardo: strutture urbane e identità civica.URL consultato il 16 luglio 2021.
  33. ^P. Diacono, II, 37
  34. ^P. Diacono, III, 17/22/28/30. Furono quattro le guerre franco-longobardo-bizantine.
  35. ^Ostrogorsky, pp. 104-105
  36. ^Ostrogorsky, pp. 148-149
  37. ^Ostrogorsky, p. 155
  38. ^Ravegnani 2004, p. 139.
  39. ^Ravegnani 2006, p. 145.
  40. ^Ravegnani 2004, pp. 141-143.
  41. ^Ravegnani 2004, pp. 147-152.
  42. ^Sectio diplo, Reg. Imp. Ger. I, inDiplomata Otonis,Monumenta Germaniae Historica.
  43. ^ Ugo Gualazzini,L'Università di Parma dalle origini al 1545, a cura di Frank Micolo, Parma, Centro Grafico dell'Università, 2001, p. 9,SBN MIL0564103.
  44. ^Amos Cassoli, La battaglia di Legnano, 1860, sumusica.san.beniculturali.it.URL consultato il 21 novembre 2014(archiviato dall'url originale il 4 giugno 2016).
  45. ^Chittolini, Molho, Schiera.
  46. ^Cardini e Montesano, p. 389: «Questi "signori", che non erano dotati di specifiche prerogative istituzionali ma che governavano di fatto fornendo con la loro forza e il loro prestigio la cauzione agli altrimenti esausti governi comunali (ma che in pratica svuotavano quei governi stessi di contenuto), si appoggiavano di solito a titoli di legittimazione che venivano loro "dal basso", dalla costituzione cittadina: potevano quindi essere "podestà" o "capitani del popolo", ma detenere per lungo tempo o addirittura a vita quelle cariche che, di solito, mutavano di breve periodo in breve periodo».
  47. ^abItalia in "Dizionario di Storia", suwww.treccani.it.URL consultato il 10 novembre 2022.
  48. ^Galasso G.,Storia d'Italia XV vol., Utet, Torino 1995.
  49. ^A. Bassi, pp. 54-55.
  50. ^A. Bassi, p. 55.
  51. ^Alcune croci scolpite su roccia sono tuttora esistenti.
  52. ^abMassimo L. Salvadori,Cultura del Rinascimento, inEnciclopedia dei ragazzi, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2006.URL consultato il 24 giugno 2019.
  53. ^ Stefano De Luca,Umanesimo, inEnciclopedia dei ragazzi, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2006.URL consultato il 24 giugno 2019.
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  59. ^Accadde a Famagosta Gigi Monello Scepsi e Mattana editori.
  60. ^p. 276 inNiccolò Tommaseo,Colloqui col Manzoni: Pubblicati per la prima volta e annotati, Sansoni ed., 1928.
  61. ^Ossia Savoia, Piemonte e Nizza.
  62. ^Dalle grandi rivoluzioni alla Restaurazione, 2004, La biblioteca di Repubblica, p. 342.
  63. ^Dalle grandi rivoluzioni alla Restaurazione, 2004, La biblioteca di Repubblica, p. 349.
  64. ^ Giuseppe Bifulco,Elementi di geografia universale antica e moderna, Vol. I e II, Napoli, Agnello Nobile, 1823, p. 175, ISBN non esistente.
  65. ^L'intitolazione relativa alla Corsica scomparirà dalle monete e dai documenti di cancelleria aragonesi già nel corso del XIV secolo (vedi: F. Sedda,La vera storia della bandiera dei sardi, Cagliari, 2007, p. 55 e segg.) e definitivamente anche dalle intitolazioni regie allorché il regno di Aragona si unirà a quello di Castiglia nella corona di Spagna, nel 1479
  66. ^Giuseppe Ugo Rescigno, Corso di Diritto Pubblico, 1996, Zanichelli Bologna, p. 209
  67. ^Citazione tratta daUna e indivisibile. Riflessioni sui 150 anni della nostra Italia, diGiorgio Napolitano, pp. 121-122, Rizzoli, 2012.
  68. ^Antonicelli, Franco.Trent'anni di storia italiana 1915-1945 p. 67
  69. ^Mockler, Anthony.Haile Selassie's War: The Italian-Ethiopian Campaign, 1935-1941, p. 48
  70. ^Angelo Del Boca.Italiani, brava gente?, Editore Neri Pozza, 2005.
  71. ^Angelo Del Boca.A un passo dalla forca. Atrocità e infamie dell'occupazione italiana della Libia nelle memorie del patriota Mohamed Fekini, Baldini Castoldi Dalai, 2007
  72. ^L'età dell'imperialismo e la Prima guerra mondiale, 2004, La biblioteca di Repubblica, p. 683.
  73. ^Puntata di "La grande storia" dal titolo "Casa Savoia" andata in onda su Rai Tre
  74. ^G. Mortara,La Salute pubblica in Italia durante e dopo la Guerra, Yale University Press, New Haven, 1925.
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  76. ^Dati Censimento Istat
  77. ^per esempio "film" diventa "filmo", "taxi" diventa tassì", "cognac" diventa "arzante".
  78. ^abLa seconda guerra mondiale e il dopoguerra, 2004, La biblioteca di Repubblica, p. 147.
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  83. ^Giulio De Martino,La mente storica: orientamenti per la didattica geo-storico-sociale, Liguori Editore Srl, 2005,ISBN 88-207-3905-4
  84. ^Secondo il rapportoMorti e dispersi per cause belliche negli anni 1940-45,compilato nel 1957 daRoma: Istituto Centrale Statistica i morti militari furono 291,376, di cui 204,346 prima dell'armistizio (66,686 morti in battaglia o per ferite, 111,579 dispersi certificati morti e 26,081 morti per cause non belliche) e 87,030 dopo l'armistizio (42,916 morti in battaglia o per ferite, 19,840 dispersi certificati morti e 24,274 morti per cause non belliche), i prigionieri morti sono inclusi in questo elenco. I civili morti sono stati 153,147 (123,119 dopo l'armistizio) inclusi 61,432 in attacchi aerei (42,613 dopo l'armistizio). Per ulteriori approfondimento si vedaqui. A questi vanno aggiunti 15,000 soldati africani coscritti. Sono incluse le 64,000 vittime delle repressioni e genocidi nazisti (tra cui 30,000 prigionieri).I morti militari dopo l'armistizio includono 5,927 schierati con gli alleati, 17,166 partigiani e 13,000 dellaRepubblica Sociale Italiana. 1,000 persone delpopolo rom e 8,562 ebrei morirono.
  85. ^A tutt'oggi non vi è accordo fra gli storici su una più accurata valutazione del numero di profughiSintesi di un testo di Ermanno Mattioli eSintesi di un testo dello storico Enrico MilettoArchiviato il 22 luglio 2011 inInternet Archive.
  86. ^I vincoli del consociativismo, articolo diPiero Melograni,Il Sole 24 ore, 1999.
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Bibliografia

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In italiano

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In francese

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In tedesco

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  • Bernd Rill:Sizilien im Mittelalter. Das Reich der Araber, Normannen und Staufer. Belser, Stuttgart 1995,ISBN 3-7630-2318-6.
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  • Rudolf Lill:Geschichte Italiens in der Neuzeit. WBG, Darmstadt 1986(3),ISBN 3-534-06746-0.
  • Michael Seidlmayer:Geschichte Italiens. Vom Zusammenbruch des Römischen Reiches bis zum ersten Weltkrieg.Mit beiträgen vonTheodor Schieder: Italien vom ersten zum zweiten Weltkrieg undJens Petersen: Italien als Republik: 1946 – 1987. Alfred Kröner Verlag, Stuttgart 1989(2),ISBN 3-520-34102-6.

In spagnolo

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  • José Luis Colomer (a cura di),España y Bolonia. Siete siglos de relaciones artísticas y culturales, Centro de Estudios Europa Hispánica,ISBN 84-934643-5-X.
  • Piero Boccario (a cura di),España y Génova. Obras, artistas y coleccionistas, Centro de Estudios Europa Hispánica,ISBN 84-933403-4-0.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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