Isole Tremiti è il comune più settentrionale della Puglia. I principali porti di imbarco per l'arcipelago sono quello diManfredonia,Vieste,Rodi Garganico e quello diTermoli, l'unico che ne permetta il collegamento alla terraferma tutto l'anno.
San Nicola, sede comunale, dove si trovano i principali monumenti dell'arcipelago. La superficie è di 0,456826 km² (45,6826 ha);
San Domino, la più grande e la più abitata, sulla quale sono insediate le principali strutture turistiche grazie alla presenza dell'unicaspiaggiasabbiosa dell'arcipelago (Cala delle Arene). La superficie è di 2,0745 km² (207,45 ha);
Capraia (detta anche Caprara o Capperaia), la seconda per grandezza, disabitata. La superficie è di 0,486970 km² (48,6970 ha);
Pianosa, un pianoro roccioso anch'esso completamente disabitato e distante una ventina di chilometri dalle altre isole. La superficie è di 0,124902 km² (12,4902 ha);
IlCretaccio, un grande scoglioargilloso a breve distanza da San Domino e San Nicola. La superficie è di 0,034841 km² (3,4841 ha);
La Vecchia, uno scoglio più piccolo del Cretaccio e prossimo a questo.
La superficie totale dell'arcipelago che corrisponde alla superficie del comune di Isole Tremiti è di 3,1780 km² (317,80 ha).
Le isole Tremiti, da un punto di vista generale, presentano marcatamente unclima mediterraneo, e nel dettaglio caratterizzato dai seguenti aspetticlimatologici:
temperatura: andamento annuale riconducibile a inverni miti ed estati calde. Mancanza di un prolungato e marcato periodo di aridità estiva[N 1];
piovosità: quasi esclusivamente concentrata nel periodo autunno-invernale, risulta limitata (~476 mm medi annuali)[N 1];
Laberta maggiore (Calonectris diomedea) nidifica in gran numero nelle isole Tremiti, che per questo motivo note anche come "Diomedee". Questo legame è dovuto a una leggenda che vuole i compagni diDiomede, l’eroe della mitologia greca compagno diUlisse, trasformati daAfrodite in questi uccelli marini, condannati a piangere eternamente il loro capo, sepolto sulle isole. Quando tornano ai nidi sulle scogliere nella notte, le berte comunicano tra loro emettendo versi striduli, scambiati in passato per lamenti funebri dei compagni di viaggio di Diomede[11].
«L'isola che giace inEtolia protetta dalle inquiete tempeste del mare e che fu diDiomede, questa ora l'hanno chiamata Tremite dal monte a tre punte, alla quale la schiera di Aurelio dà gli sproni del potere. Felice lei che dall'alto è protetta dalla Regina, la abbellisce, la fa prosperare nel suo abbraccio ornata dell'eccelsa spada, o chiarissimo vescovo Celso, ecco ti manca questo libro, che ti chiedo di studiare. Sotto questa guida vedrai in quale ordine sia mantenuto questo luogo: le mura, gli edifici, i marmi, i chiostri, la dimora. Materia certamente degnissima di una nobile trattazione. Più degnamente quest'isola non avrebbe potuto essere cantata.»
(Epigramma del canonico Basilio Sereno da Milano allo stesso chiarissimo vescovo.[13])
SecondoGiovanni Alessio il toponimo deriva dalgreco anticoΤρίμερος?,Trímeros,Trimerus in latino[14], di origine incerta e comunque non legata atermes,termitis ‘olivo’. Invece Colella eOlivieri lo collegano proprio a quest'ultimo termine latino, da cui le voci meridionali e pugliesitèrmete otèrmiti, ‘oleastro’[15][16][17] con riflessi nella toponomastica pugliese[18].
«[...] non va dimenticata la dimensione storica delle isole. Ciò che consiglio è di fare una vacanza della conoscenza, per ricostruire la memoria storica dell'arcipelago, protagonista, nei secoli scorsi, di rilevanti avvenimenti storici. Queste isole sono così ricche di storia, di cultura e di leggende che vale la pena conoscerle per poterne godere a piene mani.»
(Lucio Dalla, in un'intervista sulweb, suparcogargano.it. del maggio 2002.)
Abitate già in antichità (IV-III secolo a.C.), le isole per secoli furono soprattutto un luogo di confino. In epoca romana le isole erano note con il nomeTrimerus. L'imperatoreAugusto vi relegò la nipoteGiulia che vi morì dopo vent'anni di soggiorno forzato. Nel 780Carlo Magno vi esiliòPaolo Diacono che, però, riuscì a fuggire.
La storia dell'arcipelago non è però solo legata agli esiliati, più o meno illustri, che qui furono confinati, ma soprattutto alle vicende storiche, politiche ed economiche dell'abbazia di Santa Maria a Mare (definita daÉmile Bertaux in una sua opera «laMontecassino in mezzo al mare»[19]).
Secondo ilChartularium Tremitense, il primo centro religioso fu edificato nel territorio delle isole adriatiche nel IX secolo per opera deibenedettini come dipendenza diretta dell'abbazia di Montecassino. Certo è che nell'XI secolo il complesso abbaziale raggiunse il massimo splendore, aumentando a dismisura possedimenti e ricchezze, cosa che portò alla riedificazione da parte dell'abate Alderico della chiesa con consacrazione nel 1045 effettuata dalvescovo di Dragonara.
La magnificenza di questo periodo è testimoniata dalla presenza tra le mura del monastero di ospiti illustri, tra i quali Federico di Lorena (divenuto poipapa Stefano IX) e Dauferio Epifani (successivamentepapa Vittore III). Con la bolla diAlessandro IV del 22 aprile 1256 venne confermata la consistenza dei beni posseduti dalla comunità monastica. L'intero complesso rimase un possedimento dell'abbazia di Montecassino per circa un secolo, nonostante le pressanti richieste di autonomia e le proteste dei religiosi tremitesi.
Nel XIII secolo, oramai svincolata dal monastero cassinese, aveva possedimenti in terraferma dalBiferno fino alla città diTrani. Secondo le cronache dell'epoca, le tensioni mai sopite con il monasterolaziale e i frequenti contatti con idalmati, invisi allaSanta Sede, portarono i monaci del complesso a una decadenza morale che spinse nel 1237 il cardinaleRaniero da Viterbo a incaricare l'alloravescovo di Termoli di sostituire alla guida dell'abbazia l'ordine di San Benedetto con iCistercensi.
In seguito,Carlo I d'Angiò munì il complesso abbaziale di opere di fortificazione. Nel 1334 l'abbazia fu depredata dal corsaro dalmata Almogavaro e dalla sua flotta, proveniente dalla città dalmata diAlmissa, i quali trucidarono i monaci mettendo fine alla presenza cistercense nell'arcipelago.
Nel 1412, in seguito a pressioni e lettere apostoliche, e su diretto ordine dipapa Gregorio XII, dopo il rifiuto di diversiordini religiosi, una piccola comunità dicanonici regolari, proveniente dalla canonica diSanta Maria di Frigionaia in Lucca e guidata da Leone da Carrara si trasferì sull'isola per ripopolare l'antico centro religioso. I lateranensi restaurarono il complesso abbaziale, ampliandone le costruzioni, soprattutto con la realizzazione di numerose cisterne funzionanti ed estesero i possedimenti dell'abbazia sulGargano, inTerra di Bari,Molise eAbruzzo.
Nel 1566 l'abbazia-fortezza di San Nicola riuscì a resistere agli attacchi della flotta diPiyale Paşa.
L'abbazia fu soppressa nel 1783 dal reFerdinando IV di Napoli, che nello stesso anno istituì sull'arcipelago unacolonia penale. Nel periodonapoleonico l'arcipelago fu occupato daimurattiani che si trincerarono all'interno della fortezza di San Nicola resistendo validamente agli assalti di una flotta inglese (1809). Di questi attacchi sono visibili i buchi delle palle di cannone inglesi sulla facciata dell'abbazia. In seguito a tale evento, Murat concesse la grazia ai deportati che avevano collaborato alla resistenza contro gli inglesi. Fu così che ebbe fine la prima colonizzazione delle Tremiti, effettuata mediante l'insediamento di colonie penali.
Nel 1843 il reFerdinando II delle Due Sicilie, con l'intento di ripopolare le isole, vi fece insediare molti pescatori provenienti daIschia che poterono così sfruttare proficuamente la pescosità di quell'area marittima e da famiglie del regno, dando luogo così a una seconda colonizzazione delle Tremiti.
Prigionieri arabi vicini al campo di concentramento delle isole Tremiti
Mussolini fece deportare centinaia di omosessuali a San Domino nel 1938. Nessuna legge proibiva l'omosessualità all'epoca, ma Mussolini voleva nascondere l'esistenza stessa degli omosessuali, sostenendo che «In Italia ci sono solo uomini veri». Le condizioni sull'isola erano molto difficili e alcuni morirono. San Domino aveva la particolarità di essere l'unico campo di internamento in cui tutti i prigionieri erano uomini gay, paradossalmente formando una "comunità" gay[21]. I dormitori erano spartani, senza elettricità o acqua corrente. Una campana suonava alle 8 di sera ogni giorno, segnalando che non era più permesso di stare fuori[22]. Il confino terminò il 28 maggio 1940, per volontà del capo della polizia Bocchini, in accordo con il duce: l'Italia era in guerra e servivano uomini e spazi di detenzione. Il 7 giugno i confinati lasciarono l'isola e, a sorpresa, molti di loro ne furono rammaricati, dato che li aspettava il ritorno a casa dove, seppur liberi, non potevano essere sé stessi per via dell'omofobia dilagante[23].
Nell'autunno 1940 San Domino fu trasformato in un campo di internamento dove vennero reclusi politici anti-regime ed ebrei.
Nel 1987Muʿammar Gheddafi, in virtù delle deportazioni di cittadini libici effettuate soprattutto dalgoverno Giolitti a partire dal 1911, dichiarò che l'arcipelago era parte dellaLibia. Tali pretese territoriali seguivano la tensione diplomatica che sussisteva con l'Italia.
Nella notte fra il 7 e l'8 novembre 1987 due cittadini svizzeri, Jean-Louis Nater e Samuel Albert Wampfler, misero una bomba sul faro di San Domino. Il primo rimase ucciso nell'attentato, il secondo fu catturato e condannato. Sulle prime si pensò a un attentato libico, ma successive ipotesi giornalistiche suggerirono che i due attentatori, agenti segreti, collaborassero con i servizi francesi, nazione con la quale l'Italia aveva all'epoca una controversia diplomatica per la successione aHabib Bourguiba inTunisia. Tuttavia il processo al secondo attentatore, chiusosi nel 1990 con la condanna a dieci anni di reclusione (mai scontata), non condusse a nessuna certezza.
Il 28 ottobre 2008 una trentina di abitanti delle isole si sottoposero, volontariamente, all'esame del DNA allo scopo di stabilire se nel loro sangue vi fosse traccia di quei deportati libici del 1911. Il risultato fu negativo.
L'arcipelago ha legato nel corso dei millenni il suo nome a quello dell'eroe acheoDiomede, tanto che in antichità le isole furono chiamate "isole Diomedee" (Insulae Diomedeae inlatino o Διομήδειαι ingreco antico). In tale ambito rientra anche il nome della rarità botanica (endemismo) chiamata fiordaliso delle Tremiti (Centaurea diomedea Gasp.) presente sulle rupi calcaree delle isole[24].
La leggenda racconta che nacquero per mano di Diomede, quando gettò in mare tre giganteschi massi (corrispondenti a San Domino, San Nicola e Capraia), portati con sé daTroia e misteriosamente riemersi sotto forma di isole. Qui approdato, l'eroe ebbe il primo contatto con laDaunia, prima di sbarcare sul Gargano, nei pressi diRodi alla ricerca di un terreno più fecondo, peregrinando per la regione dauna e unendosi in matrimonio con la figlia (Euippe, secondo alcuni Drionna, secondo altri Ecania) di Dauno, re dei dauni.
Una variante di questo mito, con meno basiepiche, vuole che i tre massi fossero avanzati dal carico che l'eroeomerico aveva utilizzato per tracciare i confini del suo nuovo regno, la Daunia, quindi con collocazione dell'episodio già dopo il matrimonio con Euippe.
La leggenda, tuttavia, non lega soltanto la nascita delle Tremiti a Diomede, ma vuole anche che Diomede stesso sia morto nell'arcipelago pugliese[25].
Abbazia di Santa Maria a Mare, sull'isola di San Nicola, è un monumento del protoromanico adriatico, che integra tratti della cultura dell'Europa occidentale con quella della cultura bizantina e mediterranea[26].
InDella descrizione geografica e politica delle Sicilie diGiuseppe Maria Galanti si citano soli 45 abitanti all'inizio del XIX secolo.
Dagli Atti Parlamentari del Senato del Regno della Legislatura XXIII - 1ª sessione 1909-910 - tornata del 23 febbraio 1910, risultano 845 abitanti al 1910[28].
Secondo i datiISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 34 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
Nelle isole Tremiti la popolazione parla undialetto napoletano: l'ischitano, anziché il dialetto garganico, parlato nella vicina terraferma: questo è spiegabile in quanto l'isola fu popolata daFerdinando II nel 1843 con pescatori provenienti daIschia e da famiglie di mercanti delRegno delle Due Sicilie che continuarono a parlare e a diffondere la lingua d'origine anche a distanza di tempo.
L'economia del comune si basa essenzialmente sulle attività turistiche. Per la qualità delle sue acque di balneazione è stato più volte insignito dellabandiera blu[N 3] per il suo carattere paesaggistico e storico di particolare pregio l'arcipelago è inserito nelparco nazionale del Gargano. Ma sin dagli anni cinquanta fu oggetto di particolari interessi per lo sfruttamento turistico, come testimonia un tentativo di progetto di una struttura ricettiva a metà anni cinquanta mai realizzata[31].
^abI dati si riferiscono a misurazioni effettuate presso la stazione meteorologica di San Nicola per un ventennio (1959-1979) e pubblicati sugli annali meteorologici dell'ISTAT.
^abI dati si riferiscono a rilevazioni effettuate nel periodo 1930-1946 dalla stazione meteomarina dell'isola diPelagosa (posta a circa 37 miglia nautiche o 69 chilometri a est-nord est dalle Tremiti) e pubblicati dall'istituto idrografico della marina diGenova.
^Riconoscimento ottenuto – tra gli altri – nel 2002, 2003 e 2006[29][30].
^ Giovanni Colella,Toponomastica pugliese: dalle origini alla fine del Medio Evo, Trani, Vecchi & C., 1941, p. 333,SBNNAP0135093.
^Dante Olivieri,Appunti e questioni di toponomastica pugliese, inIstituto lombardo di scienze e lettere: rendiconti; classe di lettere, vol. 89-90, Milano, Istituto lombardo Accademia di scienze e lettere, 1956, p. 379.
^Dizionario di toponomastica, Torino, UTET, 1990, p. 392,ISBN88-02-07228-0.
^ Ciro Santoro,Note di fitonomastica apula-salentina, inStudi linguistici salentini, vol. 7, Lecce, Associazione linguistica salentina Oronzo Parlangèli, 1974-1975, pp. 202-203.
^ Virgilio C. Galati,Turismo e villaggi turistici nella Puglia balneare del secondo dopoguerra (1956-1993), in Ferruccio Canali (a cura di),Urbanistica per la villeggiatura e per il turismo nel Novecento,Annali di storia dell'urbanistica e del paesaggio, vol. 3, 2015, pp. 304-341,ISBN978-88-98019-33-5.
Gaetano Carducci,Isole Tremiti: archeologia da salvare, Morlupo, Litografia Cristo Re, 1999,SBNFOG0523858.
Maria Teresa De Nittis,La memoria dello sguardo: il paesaggio delle isole Tremiti: un mare di cartoline: l'archivio fotografico di Marco Ferrara, Arrone, Thyrus, 2012,ISBN978-88-96421-65-9.
Maria Teresa De Nittis,Storie piccerelle, a cura di Edoardo Desiderio, con 13 tavole dipinte da Maria Teresa De Nittis e 15 fotografie, Terni, Copyservice, 2019,ISBN979-12-200-4104-1.
Francesco Delli Muti,Le isole Tremiti, 3ª ed., Torino/Roma, Marietti, 1961,SBNNAP0136571.
Armando Di Chiara,La Montecassino in mezzo al mare, Lucera, Catapano, 1980,SBNRAV0186408.
Enzo Mancini,Isole Tremiti, sassi di Diomede: natura, storia, arte, turismo, Milano, Mursia, 1979,SBNNAP0063643.
Michele Ferri,La Colonia penale di Tremiti dal 1792 al 1823 [Atti 44º Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria e Storia della Daunia. San Severo (2º tomo), a cura di A. Gravina], San Severo, Archeoclub San Severo, 2024,ISBN979-12-81076-07-5.