Il testo più antico che descrive le isole è il "Liber de mensura orbis terrae" del monaco irlandeseDicuil, scritto nell'anno 825[9][10], in cui vengono descritti i viaggi di alcuni monaci scozzesi nelle isole[10]. Sebbene non nomini le isole Fær Øer[11], la descrizione si adatta molto bene all'arcipelago, come notato già da A. Letronne nel 1814[12]. Dicuil mette in evidenza la grande quantità di ovini presenti sull'isola[9][11][12], da cuiFær, che inlingua norrena significa "pecore"[9], mentreØer sarebbe una forma plurale diø, "isola", parola rimasta anche nel danese moderno[13]. Fær Øer significherebbe quindi "isole delle pecore"[14].
IltoponimoFær Øer (infaroenseFøroyar e indaneseFærøerne) che dava anche il nomelatino allasoppressa diocesi cattolica delle isole[15], la cui prima parte è attestata innorreno nella forma scrittafær, viene tradizionalmente interpretata secondo il danesefåre-øerne, "isole delle pecore". Troviamo per la prima volta questa interpretazione nellaHistoria Norvegiæ, dove l'errata lezione nordicafarcar è tradotta coninsulæ ovium; il testo aggiunge che i coltivatori faroensi possedevano ricchi greggi di pecore composte da migliaia di capi.
La storia delle origini dell'arcipelago delle Fær Øer non è ben nota, anche se si ritiene che derivi dalla conquista dello stesso per opera deicolonivichinghi diNaddoddr, scopritore dell'Islanda. Si pensa che anchemonaci irlandesi[16] giunti dalla vicinaScozia o direttamente dall'Irlanda verso ilVI secolo abbiano abitato le isole. Si suppone cheSan Brendano di Clonfert, monaco irlandese ePapar abbiano visitato le Fær Øer in due o tre occasioni (512-530), nominando due delle isoleSheep Island eParadise Island of Birds. Nel tardo settimo secolo e agli inizi del secolo ottavo, nelle isole era frequente la presenza di monaci provenienti dall'Irlanda, per opera di conversione ed evangelizzazione, ma anche solo per la solitudine del romitaggio.
Secondo laSaga dei Faroensi, gli emigranti che lasciarono la Norvegia per sfuggire alla tirannia diHarald I si insediarono nelle isole all'incirca all'inizio delIX secolo. Nell'XI secolo venne introdotto ilcristianesimo da Sigmundur Brestirson, rifugiatosi in Norvegia dopo che la sua famiglia, originaria delle isole del Sud, era stata sterminata nel corso di un'invasione degli abitanti delle isole del Nord. Sigmundur Brestirson venne poi inviato a conquistare le isole dalre di NorvegiaOlaf I. Dopo aver preso possesso delle isole, Sigmundur Brestirson fu assassinato, ma i norvegesi mantennero il loro controllo fino al 1397, quando la Norvegia entrò in un'unione con laDanimarca, che gradualmente evolse nella doppiamonarchia danese-norvegese. Lariforma protestante raggiunse le Fær Øer nel 1538. Quando laNorvegia venne separata dalla Danimarca con iltrattato di Kiel del 1814, fu laDanimarca a mantenere il possesso delle Fær Øer.
Il monopolio danese del commercio con le Fær Øer fu abolito nel 1856. Il paese cominciò allora a svilupparsi in una nazione moderna, dedita principalmente allapesca, e con una propriaflotta. Il risveglio dei sentimenti nazionali, cominciato nel 1888, fu all'inizio orientato sull'ambito culturale, in particolare sulla rinascita della lingua faroense. Dopo il 1906 si rafforzò l'indipendentismo politico, con la fondazione dei primipartiti politici delle Fær Øer.
Il controllo delle isole ritornò allaDanimarca dopo la guerra, ma nel 1948 venne introdotta la cosiddettaHjemmestyre (o, in faroense,Heimastýrislógin), che garantiva un alto grado di autonomia locale. Le Fær Øer scelsero di non unirsi allaDanimarca al momento del suo ingresso nellaComunità europea, oraUnione europea, nel 1973. Le isole hanno incontrato considerevoli difficoltà economiche in seguito al crollo dell'industria della pesca nei primianni novanta, ma da allora si sono moltiplicati gli sforzi per aumentare il grado di diversificazione dell'economia. Nel frattempo è cresciuto il sostegno popolare per l'indipendenza del paese.
Le Fær Øer sono unarcipelago formato da 18 isole, al largo delle coste settentrionali dell'Europa, tra ilMare di Norvegia e il nord dell'Oceano Atlantico, a metà strada tra l'Islanda e laNorvegia. Le loro coordinate sono62°00′N 6°47′W62°00′N,6°47′W, hanno una superficie di1399km², e non presentano grandi laghi o fiumi. La linea costiera si estende per1117km, è contornata in molti punti da scogliere e ovviamente non ha confini di terra con alcun paese. Le isole sono scoscese e rocciose, con pochi picchi. Il punto più alto è ilSlættaratindur, 882 metri sopra il livello del mare. La sola isola disabitata èLítla Dímun.
L'isola diEysturoy in una sera di ottobreDiagramma relativo alle temperature medie e agli accumuli piovosi annui diTórshavnChiesa storica in legno nel villaggio Funningur, Eysturoy, Isole Fær Øer
Secondo laclassificazione dei climi di Köppen, le Fær Øer hanno unclima oceanico subpolare. Tuttavia, è fortemente rilevante l'influenza riscaldante esercitata qui dall'Oceano Atlantico, e in particolare dallacorrente nord-atlantica. Questo, unito al continuo transito di perturbazioni provenienti da nord-ovest, garantisce inverni miti (con la temperatura media compresa tra i3 °C e i 4 °C) ed estati fresche (temperatura media tra 9,5 °C e 10,5 °C)[17].
Le isole spesso sono battute dalvento e avvolte nellanebbia. Hanno inoltre un cielo quasi sempre coperto, tanto che in media si registrano 260 giorni all'anno conprecipitazioni e che i giorni soleggiati risultano più rari di quelli nuvolosi. Le isole si trovano proprio lungo il percorso di depressioni in movimento verso nord-est, e questo significa che si possono avere forti venti e pesanti piogge in ogni periodo dell'anno.
Il 5 settembre 1966 le Fær Øer furono devastate dall'uragano Faith, con venti che superarono i160 km/h. Poco dopo aver colpito la capitaleTórshavn, esso fu declassato a "tempesta extratropicale".[18]
La registrazione dei dati meteorologici nelle Fær Øer prese avvio nel 1867.[19]
La maggior parte della popolazione è di etnia faroense, di originiscandinave eceltiche.
Ilfaroense o feringio è parlato da tutti e quasi tutti parlano anche ildanese. Pressoché tutta la popolazione parla correntemente l'inglese, insegnato nelle scuole fin dall'età di cinque anni. Tra le altre lingue, in genere si insegnano danese enorvegese.
La popolazione è distribuita sulla maggior parte del paese; solo recentemente si è avuto un significativo aumento dell'urbanizzazione. Le isole inoltre possiedono il tasso di fertilità più alto di tutta l'Europa, con 2,6 figli per coppia contro la media europea di 1,3[20].
L'industrializzazione è stata significativamente decentralizzata; il paese ha quindi potuto mantenere in modo significativo la propria cultura contadina. I villaggi dotati di strutture portuali insufficienti non hanno potuto beneficiare pienamente della conversione dall'agricoltura all'economia basata sulla pesca, e nelle zone agricole più periferiche restano solo pochi giovani. Queste zone, comeFugloy,Svínoy,Mykines,Skúvoy eStóra Dímun, che hanno limitate reti di comunicazione col resto del paese, non possono sempre essere raggiunte a causa del cattivo tempo. Nei decenni trascorsi, la struttura sociale organizzata sulla base dei villaggi è stata sottoposta a notevoli pressioni, mentre vi è stata una crescita dei "centri" che possono offrire le merci e i servizi richiesti dalle periferie. I negozi e i centri di servizio sono dunque stati spostati dai villaggi verso i centri urbanizzati.
A dispetto di quanto potrebbe apparire, la popolazione faroense è moderna e dinamica; l'uso delle carte di credito è ovunque diffuso (persino in tutti i taxi), così come quello diInternet.
Il crimine è ridotto ai minimi termini e si conta solo qualche incidente dovuto all'abuso dialcol.Le case in genere sono lasciate aperte poiché i ladri sono praticamente inesistenti[senza fonte].
La divisione amministrativa è basata sulle isole: vi sono 29comuni con circa 120città e villaggi.
Viene ancora oggi utilizzata la tradizionale divisione insýslur. Il terminesýsla significa distretto e, sebbene oggi siano solo distretti di polizia, i sýslur vengono ancora utilizzati nel linguaggio comune per indicare una regione geografica.
Nel passato, ciascun sýsla aveva una propria assemblea, oting, chiamatavárting. I seisýslur sono:
Oggi, le elezioni sono tenute nei comuni per i rappresentanti delparlamento nazionale, ilLøgting. Le Fær Øer, come parte del Regno di Danimarca, eleggono anche dei rappresentanti che siedono nel parlamento danese, ilFolketing. Per le elezioni delLøgting ci sono sette distretti elettorali, ciascun comprendente unsýslur, mentre l'isola di Streymoy è divisa in una parte nord e sud (regione Tórshavn).
Il governo delle Fær Øer esercita il potere esecutivo negli affari locali. Il capo di governo è chiamato Løgmaður oPrimo ministro. Ogni altro membro del gabinetto è chiamatoLandsstýrismaður.
L'ufficio del primo ministro, nel centro della capitale, è sempre aperto e chiunque voglia esporre un problema o una lamentela è libero di farlo.
IlTrattato di Kiel del 1814 pose fine all'unione traDanimarca eNorvegia. LaNorvegia passò sotto il controllo del Re di Svezia, ma le Fær Øer, l'Islanda e laGroenlandia rimasero in mani danesi. In seguito a questi eventi, ilLøgting fu sciolto nel 1816, e il governo delle Fær Øer divenne quello di una regione dellaDanimarca, con un Prefetto incaricato del controllo delle isole. Nel 1852 ilLøgting venne ristabilito, ma fino al 1948 non ebbe altri poteri al di fuori di quelli consultivi.
Alla fine dellaseconda guerra mondiale, parte della popolazione era favorevole all'indipendenza dallaDanimarca, e il 14 settembre 1946 si tenne unreferendum sull'eventuale secessione. Era la prima volta in cui i faroensi avevano l'opportunità di esprimersi a favore dell'indipendenza o di scegliere di continuare a far parte del Regno di Danimarca. Il risultato del referendum produsse una piccola maggioranza a favore dellasecessione, ma fu immediatamente seguito da alcuni eventi che impedirono di portare a termine la separazione dalla Danimarca.
La maggioranza nel parlamento faroense cadde e, in seguito a nuove elezioni, i partiti contrari all'uscita dal Regno di Danimarca, avendo visto crescere il loro elettorato, formarono una coalizione e decisero di non approvare la secessione. Al suo posto venne raggiunto un compromesso e il parlamento danese approvò un regime di ampia autonomia, detto ancheHome Rule, che entrò in vigore nel 1948. Le Fær Øer cessarono così di essere considerate una dipendenza della Danimarca, ottennero un ampio controllo sui propri affari e un sostegno economico annuale non irrilevante dalla Danimarca.
Gli isolani sono a tutt'oggi divisi tra quelli favorevoli all'indipendenza e quelli che preferiscono continuare a essere parte del Regno di Danimarca, con numerose opinioni intermedie. Alcuni sono a favore di un'immediata e unilaterale dichiarazione d'indipendenza, altri ritengono sia necessario raggiungere l'autonomia gradatamente e in pieno consenso con il governo danese. Sono anche molti coloro che accettano di buon grado un graduale incremento dell'autonomia, ma sempre mantenendo un forte legame con la Danimarca.
Nel marzo del 2000 sono stati avviati i negoziati sull'indipendenza con il governo danese.
In seguito al Trattato di Famjin del 29 marzo 2005 stipulato tra la Danimarca e le Fær Øer, le isole acquisiscono una sempre maggiore autonomia nel campo della politica estera e della sicurezza.
Le Fær Øer non fanno parte dell'UE.[23][24] Un protocollo al trattato di adesione dellaDanimarca allaComunità europea afferma che i cittadini danesi che risiedono nelle Fær Øer non devono essere considerati cittadini europei ai sensi del trattato. Le Fær Øer non hanno aderito altrattato di Schengen, che consente la libera circolazione tra i Paesi aderenti; tuttavia, essendo le isole parte dell'Unione nordica dei passaporti, non esistono controlli di frontiera tra l'arcipelago e l'area Schengen[25].
Dopo un periodo di crisi economica nei recentianni novanta, che ha portato a un drastico calo dell'attività di pesca, negli ultimi pochi anni le Fær Øer si sono riprese, e la disoccupazione è scesa al 5% a metà 1998, per poi tuttavia risalire negli anni successivi. Tuttavia, la quasi totale dipendenza nella pesca fa sì che l'economia resti estremamente vulnerabile. I faroensi sperano di ampliare la loro base economica costruendo nuove strutture per il processo dei prodotti ittici. Ilpetrolio trovato vicino alle Fær Øer dà una speranza per l'esistenza di giacimenti nell'area circostante, che potrebbero garantire una sicura prosperità economica.
Dal 2000, sono stati promossi nelle isole la tecnologia dell'informazione e alcuni progetti economici per attrarre nuovi investimenti. Il risultato di questi progetti non è ancora noto, ma si spera possa portare una migliore economia di mercato nelle Fær Øer.
Le Fær Øer hanno una bassa percentuale di disoccupazione, ma questo non è necessariamente segno di una riconversione economica, dal momento che giovani e studenti si spostano in Danimarca e in altri paesi una volta terminata la scuola dell'obbligo. Rimane nelle isole una fascia di popolazione di età medio-alta, che non ha gli strumenti e le conoscenze per espandere l'utilizzo delle tecnologie moderne nelle Fær Øer.
Si segnalano alcune esperienze positive nell'utilizzo delle energie rinnovabili (in particolare, fornita dal moto ondoso), la cui quota ammonta al 45% del totale del consumo energetico dell'arcipelago[26].
I globicefali dalla spiaggia di Hvalba vengono trasportati nelle apposite industrie per la loro lavorazione
La caccia aiglobicefali, oGrindadráp, è una tradizione per i faroensi. Un tempo costituiva un'attività economica in quanto le carni dei cetacei uccisi venivano consumate dagli abitanti. La maggior parte di essi la considera parte della propria cultura e non condivide le tesi di chi ne chiede l'abolizione. Voci critiche però contestano la sostanza e la modalità con cui ha luogo la mattanza e sono molteplici le iniziative a tutela dei cetacei[27]. In particolare è criticata la tradizionale cruenta caccia che avviene all'inizio di ogni estate, in cui anche oltre un migliaio di globicefali[28], specie dicetacei chiamati anche balena pilota e balena dalle pinne lunghe, vengono spinti in prossimità delle spiagge e uccise con ami, lame e funi. Ogni anno vengono sgozzate circa 600 balene e 35-40delfini. Nel 1940 ne furono uccisi 1 200. Nel mese di settembre del 2021 è stata raggiunta la cifra record di 1 500 delfini uccisi.[29]
A causa del territorio roccioso e scosceso delle Fær Øer, per lungo tempo il suo sistema di trasporti non è stato tanto esteso quanto quello di altri Paesi. Questa situazione è cambiata, e oggi le infrastrutture sono state sviluppate estensivamente. Circa l'80% della popolazione nelle isole è connessa da tunnel che passano al di sotto delle acque, da ponti e da argini che collegano le tre isole più grandi nel Nord-est, mentre le altre due maggiori isole a sud sono connesse alla concentrazione urbana settentrionale con moderni e veloci traghetti.
In particolare il tunnelNorðoyatunnilin, lungo 6 300 metri sotto lo stretto del Leirvíksfjørður, che collega la città diKlaksvík sull'isola diBorðoy con la città diLeirvík sull'isola diEysturoy ha velocizzato i collegamenti all'interno delle isole.
Villaggio Hvalba
Ci sono buone strade che collegano ogni villaggio nelle isole, eccetto sette piccole isole dove sorge un solo villaggio che sono comunque collegate con navette che le raggiungono almeno due volte al giorno. A oggi altri tunnel sono in progettazione per migliorare ulteriormente un già ottimo ed efficiente sistema stradale.
Le Fær Øer vivono un grande momento di produzione musicale, con moltissimi artisti, in solo o in gruppo, che animano la scena discografica faroense. Originario delle isole Fær Øer è il cantautoreTeitur Lassen, la cantanteEivør Pálsdóttir e il gruppoviking metalTýr, che hanno raggiunto un discreto successo internazionale.
Nelle Fær Øer gli elementi principali della cucina sono il pescato e la carne di agnello, mentre in fase di sviluppo sono le così chiamatefattorie di salmone.[30]