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Isola di Pasqua

Coordinate:27°07′14″S 109°21′05″W27°07′14″S,109°21′05″W (Isola di Pasqua)
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Disambiguazione – "Rapa Nui" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vediRapa Nui (disambigua).
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Isola di Pasqua
comune
(ES)Isla de Pascua
(
RAP)Rapa Nui
Isola di Pasqua – Veduta
Isola di Pasqua – Veduta
Moai aRano Raraku
Localizzazione
StatoCile (bandiera) Cile
Regione Valparaíso
ProvinciaIsola di Pasqua
Amministrazione
CapoluogoHanga Roa (7 322 ab.)
SindacoPedro Pablo Edmunds Paoa dal 6-12-2012
Lingue ufficialiSpagnolo eRapa Nui
Territorio
Coordinate
del capoluogo
27°07′14″S 109°21′05″W27°07′14″S,109°21′05″W (Isola di Pasqua)
Altitudine507 m s.l.m.
Superficie163,6km²
Abitanti7 750 (2017)
Densità47,37 ab./km²
Altre informazioni
Prefisso+56
Fuso orarioUTC-6
Cartografia
Isola di Pasqua – Localizzazione
Isola di Pasqua – Localizzazione
Isola di Pasqua – Mappa
Isola di Pasqua – Mappa
Sito istituzionale
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L'isola di Pasqua oRapa Nui (inpasquense:Rapa Nui, lett. "grande Rapa", in relazione aRapa Iti, oppureTe Pitoʻo te Henua, "l'ombelico del mondo"; inspagnolo:Isla de Pascua)[1] è un'isola dell'oceano Pacifico meridionale appartenente alCile, avente come capoluogoHanga Roa.

Geografia fisica

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Foto aerea dell'intera isola

Situata a circa 3 600 km a ovest delle coste delCile e 2 075 km a est delleisole Pitcairn, è uno degli insediamenti abitati più isolati del mondo. Le suecoordinate geografiche sono 27° 07' S 109° 22' W: lalatitudine è vicina a quella della città cilena diCaldera, a nord diSantiago. Il territorio dell'isola si compone di quattrovulcani: Poike,Rano Kau, Rano Raraku e Terevaka. Famosi sono i numerosimoai, le statue di pietra che ora si trovano lungo le coste. Dal punto di vista amministrativo è una provincia a sé stante dellaregione di Valparaíso delCile. L'orario standard è sei ore indietro rispetto all'UTC (UTC-6).

L'Isola di Pasqua è situata sulladorsale pacifica dalla quale prende origine. La costa si inabissa quindi rapidamente nei dintorni dell'isola fino a profondità che possono raggiungere i tremila metri. A causa delle sue origini vulcaniche, l'isola si è formata su una base basaltica tipica per ledorsali oceaniche; non vanta, quindi, molte spiagge. Per la maggior parte, è distinta da ripide scogliere.

La sua forma ricorda vagamente quella di un triangolo rettangolo, con una lunghezza massima di 24 chilometri e una larghezza massima di 13 chilometri. Le tre elevazioni principali corrispondono a tre coni di vulcani spenti, ovvero ilRano Kau, ilMaʻuŋa Puakatiki e ilMaʻuŋa Terevaka. Quest'ultimo raggiunge un'altezza di 509 metri ed è dunque il punto più elevato di tutta l'isola.

Oltre i limiti meridionali dell'isola, si trovano infine tre isole minori (Motu Iti, Motu Kau Kau eMotu Nui), disabitate. L'arcipelago più vicino all'Isola di Pasqua è l'arcipelago delleIsole Australi, con le isole diTubuai eRapa.

A causa della sua posizione, l'Isola di Pasqua presenta unclima subtropicale con temperature medie che si aggirano intorno ai 21gradi centigradi e con uno sbalzo termico quasi nullo tra una stagione e l'altra. L'isola è quindi esposta per la maggior parte dell'anno all'aliseo, che soffia in direzione nord est.[2]

Geologia

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Il cratere di Rano Kau

L'isola di Pasqua è un'isola vulcanica formata sostanzialmente da trevulcani spenti, ilTerevaka, che costituisce la parte centrale dell'isola, e due vulcani più piccoli: ilPoike nella parte orientale dell'isola e ilRano Kau nella parte meridionale. Altri testimoni dell'attività vulcanica dell'isola sono il cratereRano Raraku, il cono vulcanicoPuna Pau e le molte grotte vulcaniche, inclusi itunnel di lava.[3] L'isola è inoltre prevalentemente dominata da colate dihawaiite ebasalto che sono ricche di ferro e mostrano affinità con lerocce magmatiche che si trovano sulleisole Galapagos.[4]

Insieme alle sue isole minori comeMotu Nui eMotu Iti, l'Isola di Pasqua è la sommità di un grande cono vulcanico che si erge dal fondo oceanico da una profondità di più di 2 000 metri. Questa montagna è parte della cresta Sala y Gómez, una catena montuosa per lo più sottomarina con dozzine di picchi. La cresta è formata dal passaggio dellaplacca di Nazca sopra ilpunto caldo dell'Isola di Pasqua.[5] L'Isola di Pasqua, Pukao e Moai si formarono circa 750 000 anni fa e sono le più giovani di questa catena montuosa marina, mentre l'eruzione più recente risale a poco più di 100 000 anni fa.

Nel corso del XX secolo è stato notato uscire più volte del vapore dalle pareti del cratere Rano Kau.[6] L'Isola di Pasqua dà il nome alla vicinaplacca tettonica dell'Isola di Pasqua che, a sua volta, sorge sullaplacca di Nazca.

Flora

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Paesaggio nella zona meridionale dell'isola

Con le sue sole 48 specie vegetali native, l'Isola di Pasqua è una tra le isole più povere di specie vegetali in tutta l'area del SudPacifico.L'isola, infatti, è situata in una zona lontana dalla costa e in tutta la sua storia geologica non ha mai goduto di un collegamento con la terraferma, mentre la maggior parte delle correnti oceaniche che interessano l'isola provengono da occidente e non portano pertanto semi dalla terraferma. Anche il contributo da parte delle specie di uccelli migratori che popolano l'isola è stato modesto.[7]

Si ritiene, perciò, che la maggior parte delle piante attualmente presenti sull'Isola di Pasqua sia stata importata dall'uomo. Tale teoria trova inoltre conferma sia nella leggenda locale diHotu Matu'a (Grande Genitore), secondo la quale furono gli uomini a portare le piante, sia nei diari dei primi europei che visitarono tale isola, secondo i quali la popolazione locale disponeva al momento del loro arrivo già di proprie coltivazioni che venivano usate per il sostentamento umano e come fonte di mangime animale.

Isola di Pasqua al tramonto

Le ricerche dei botanici sui pollini presenti nei sedimenti delle paludi (palinologia) e sui frammenti di legno bruciati ritrovati nei forni e nei cumuli di rifiuti più antichi hanno dimostrato che la vegetazione attuale è il risultato di una serie di radicali modifiche apportate direttamente e indirettamente dall'uomo nel corso dei secoli. Secondo queste analisi, l'isola era coperta fino a qualche secolo fa da una fitta vegetazione composta da diverse specie di piante ad alto fusto[8], tra cui una palma gigante (simile alla specieJubaea chilensis), probabilmente la più grande al mondo, raggiungendo un diametro del tronco di due metri, e altre affini a specie presenti nella Polinesia orientale tra cui l'Alphitonia,Elaeocarpus (entrambe usate per costruire canoe), ilpalissandro oceanico (Thespesia populnea), e altre oggi non più presenti sull'isola[9]. Dal1010 in poi l'isola subì una progressiva deforestazione durante la quale, secondo alcune stime, oltre 10 milioni di palme giganti vennero abbattute, favorendo di conseguenza sia l'erosione dello strato fertile di terreno che ricopre l'isola, sia ladesertificazione di ampie zone, esponendo il terreno al vento e alle intemperie. Tale evento potrebbe essere stato anche causa di una drastica riduzione della popolazione sull'isola[10].

A testimonianza delle ampie foreste che una volta ricoprivano l'isola sarebbe rimasto solo loScirpus californicus, una specie di canna che cresce esclusivamente all'interno delcratere diRano-Kao usata anticamente dalla popolazione indigena per ricoprire le capanne. Per quanto riguarda invece la specie d'albero, ilSophora toromiro, che una volta ricopriva l'intera isola, questa può essere ritenuta estinta, dal momento che esistono solo pochi esemplari al mondo coltivati all'interno di giardini botanici.

L'isola di Motu Nui

Le specie di felci sull'isola sono quindici, di cui quattro endemiche[11].

Tra le piante indigene esistenti sull'Isola di Pasqua spicca anche laTriumfetta semitriloba, un arbusto dalle piccole dimensioni che appartiene alla famiglia delleTiliaceae. Questa è probabilmente, in accordo con alcuni studi, una delle prime piante che circa 35 000 anni fa popolò l'isola. In passato questa pianta veniva utilizzata per tessere le reti dei pescatori.

Il paesaggio odierno, nel complesso, è prevalentemente occupato da ampie praterie, popolate perlopiù daPoaceae,Cyperaceae e daAsteraceae,[12] alle quali si aggiungono alcune piante dieucalipto (di origineaustraliana) nella zona meridionale dell'isola, frutto di alcuni tentativi, condotti negli ultimi decenni, di impiantare foreste di tale pianta.

Secondo i diari di bordo, all'epoca della scoperta da parte degli europei, la popolazione indigena avrebbe coltivato piante di banano all'interno di alcunecaldere, dimostrando una certa abilità nella coltivazione di queste piante; infatti, il forte vento che spira quasi tutto l'anno sull'isola rende pressoché impossibile la coltivazione di piante sensibili, e ha reso necessario attuare particolari accorgimenti affinché potessero essere coltivate. Come all'epoca, anche oggi alcune piante di banano vengono coltivate all'interno dellecaldere che, essendo riparate dal vento, dispongono di unmicroclima favorevole alla crescita.

Fauna

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Come laflora, anche lafauna dell'isola ha risentito notevolmente della presenza degli esseri umani e della sua posizione isolata. Secondo le ricerche condotte, l'Isola di Pasqua prima della colonizzazione umana era abitata da almeno 25 specie di uccelli marini e da 6 specie di uccelli terrestri[13]. Nessuna specie terrestre è sopravvissuta all'estinzione, e delle specie marine ne rimane solo una sull'isola, mentre altre 9 si sono rifugiate in piccole colonie sugli isolotti rocciosi presenti al largo dell'isola principale[14].

I mammiferi che vivono sull'isola qualicavalli,pecore,mucche emaiali sono tutti stati importati dagli uomini, come del resto è avvenuto anche per i ratti, importati in varie fasi della storia dell'isola. Si ritiene che il ratto polinesiano (Rattus exulans) sia stato importato sull'Isola di Pasqua come animale da macello dai primi coloni e che solo successivamente, con la scoperta da parte degli europei, sia stato importato il ratto marrone (Rattus norvegicus), che entrò in competizione con il ratto polinesiano causandone l'estinzione.

Per quanto riguarda invece la classe dei rettili, l'isola è abitata dalla lucertolaCryptoblepharus poecilopleurus, comunemente chiamata sull'isola "moco". L'animale misura all'incirca una lunghezza di 12 centimetri e ha un colore marrone chiaro.

La fauna marina non è tropicale o subtropicale come avviene per molte isole delPacifico meridionale, ed è pertanto relativamente povera. Sull'isola non esiste unabarriera corallina. Le acque intorno all'isola sarebbero popolate da circa 104 specie di pesci[15], mentre al largo vivono grandi branchi di capodogli. Una possibile spiegazione per l'elevato numero dicapodogli che popolano queste acque potrebbe essere data dalle moltesorgenti sottomarine tuttora attive nei fondali oceanici di quella zona e che favoriscono, con la loro immissione di acqua calda, la prolificazione deicalamari dei quali i capodogli si nutrono. Sempre nelle vicinanze di alcune sorgenti sottomarine, un gruppo di biologi marini ha scoperto nel2005 una nuova specie di crostacei, battezzataKiwa hirsuta.

Di particolare interesse è infine una particolare specie digasteropode che esiste solamente sull'Isola di Pasqua e sull'isola diSala y Gómez: laCypraea englerti, così nominata in onore diSebastian Englert.

Storia

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Prime colonizzazioni

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Furono i polinesiani i primi a colonizzare quest'isola. L'esploratorenorvegeseThor Heyerdahl sosteneva che una popolazione bianca proveniente dal Sud America avesse colonizzato la Polinesia e dimostrò che si poteva navigare dal Perù alleIsole Marchesi con una semplice zattera, il famosoKon-Tiki. Studi etimologici della lingua parlata dalla popolazione indigena, ritrovamenti archeologici e, infine, analisi genetiche cui sono stati sottoposti gli scheletri degli antichi abitanti dell'isola, hanno dimostrato che essi erano indubitabilmente polinesiani. Esistono pertanto varie tesi tra loro contrastanti di come sia avvenuta la colonizzazione dell'isola. Esistono sostenitori di una possibile colonizzazione a più ondate avvenuta tra il1100 d.C e il1600[16] mentre altri ritengono che essa sia avvenuta in un'unica fase tra il900 d.C. e il1100.

Teoria dell'ecocidio

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Allo sbarco dei primi colonizzatori polinesiani, che i più recenti studi fanno risalire attorno all'inizio del 1100 d.C., probabilmente l'isola si presentava come un'immensa foresta di palme. Fino al 1200 d.C. la popolazione rimase numericamente modesta e sostanzialmente in equilibrio con le risorse naturali presenti. In seguito, secondo una teoria resa celebre daJared Diamond nel suo libroCollasso, nacque da parte degli abitanti la necessità di realizzare imoai, il cui sistema di trasporto avrebbe richiesto notevoli quantità di legname. Sarebbe cominciato pertanto un importante lavoro di disboscamento dell'isola che fu ulteriormente intensificato dopo il sensibile aumento della popolazione dovuto a nuovi sbarchi.Verso il 1400 d.C. la popolazione avrebbe toccato i 15 000-20 000 abitanti e l'attività di abbattimento degli alberi avrebbe raggiunto il picco massimo. La riduzione della risorsa forestale avrebbe quindi provocato, conseguentemente, un inasprimento dei rapporti sociali interni che sarebbero sfociati talora in violente guerre civili. Tra il 1600 e il 1700 d.C., in alternativa al legno divenuto sempre più scarso, gli abitanti avrebbero iniziato a utilizzare anche erbe e cespugli comecombustibile. Le condizioni di vita sull'isola sarebbero diventate pertanto proibitive per la poca popolazione rimasta, in gran parte decimata dagli scontri interni e dai flussi emigratori. Secondo i resoconti del primo occidentale a sbarcare sull'isola,Jacob Roggeveen, al tempo del suo arrivo l'isola si presentava brulla e priva di alberi ad alto fusto.

Critiche alla teoria dell'ecocidio e ricerche recenti

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La teoria dell'ecocidio, e dello stesso collasso della società, pur essendo ormai entrata nell'immaginario collettivo, è ormai fortemente contestata da alcuni membri della comunità accademica.[17][18]

A spiegazione della precoce perdita di alberi dell'isola, nonché della sparizione pressoché totale della fauna endemica, oggi sono scaturite altre ipotesi riguardanti la responsabilità deiratti del tipo polinesiano (Rattus exulans) che raggiunsero l'isola al seguito dei primi colonizzatori; l'assenza di predatori naturali permise a questi piccoli mammiferi di moltiplicarsi a dismisura e, considerato che nella loro dieta alimentare entrarono immediatamente anche i semi di palma, si ritiene che abbiano potuto contribuire sensibilmente all'estinzione degli alberi dell'isola[19][20]. Lo stesso trasporto deimoai, identificato da Diamond come una delle principali cause della deforestazione, non avrebbe in realtà richiesto grandi quantità di legname e di forza lavoro.[21]

Recenti ricerche sostengono che non vi sarebbero le prove per affermare che l'isola avrebbe attraversato un periodo di intense violenze e conflitti civili,[22] e soprattutto che la popolazione dell'isola non avrebbe mai raggiunto i numeri descritti da Diamond (dell'ordine dei 15-20 mila individui), ma sarebbe rimasta sempre nell'ordine delle poche migliaia di persone, con l'unico crollo demografico che sarebbe avvenuto solo in seguito all'arrivo degli Europei.[23][24]

La scoperta da parte degli europei

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Ritratto diJames Cook, uno dei primi europei a sbarcare sull'Isola di Pasqua.

Il primo europeo ad avvistare l'Isola di Pasqua fu presumibilmente il pirata Edward Davis, che avvistò l'isola a bordo del suo battelloBachelors Delight, nel1687. Non capendo tuttavia di aver avvistato un'isola ritenne di aver scoperto il continente meridionale. Davis non attraccò mai sull'isola.

Il primo a sbarcare invece sull'isola fu l'olandeseJakob Roggeveen, la domenica di Pasqua 5 aprile1722, motivo per il quale l'isola fu battezzata Isola di Pasqua.[25] È partito con 3 navi dalle coste delCile, dopo 17 giorni di navigazione in mare aperto scoprirono l'isola.[26]

Seguì quindi un periodo durante il quale la corona spagnola cercò di espandere a discapito di inglesi e olandesi il proprio dominio nei territori del sudPacifico. Fu quindi l'allora governatore spagnolo delCile e viceré delPerù,Manuel de Amat y Junient a ordinare aDon Felipe González de Haedo di annettere l'Isola di Pasqua ai territori spagnoli. Gonzales raggiunse l'isola nel novembre del1770 a bordo della nave San Lorenzo scortata dallafregata Santa Rosalia. González cambiò il nome dell'isola in San Carlos e fece erigere in segno della conquista varie croci su tutta l'isola. Negli anni a seguire però la corona spagnola non inviò più altre spedizioni sull'isola perdendo di fatto la sovranità su di essa.

Cartografia dell'isola di San Carlos (Isola di Pasqua) scattata durante la spedizione di Felipe González de Haedo (1772). Museo Navale di Madrid.

Dopo un periodo di assenza da parte di spedizioni europee, fuJames Cook il primo a sbarcare nuovamente sull'Isola di Pasqua il 14 marzo1774, rimanendo su di essa per soli due giorni prima di ripartire il 16 marzo.[27]Lo stesso capitano riportò nel suo diario che una permanenza di soli due giorni non sarebbe stata sufficiente per carpire tutti i segreti dell'isola.[28] Cook, come molti altri dopo di lui, ritenne di scarso interesse l'isola. Secondo quanto riportato dal suo diario di bordo egli annotò che solo poche isole in tutto ilPacifico erano più inospitali di questa. Ciò nonostante dobbiamo al capitano Cook e al naturalistaJohann Reinhold Forster e a suo figlioReinhold Forster, che si trovavano al seguito della spedizione di Cook, la maggior parte delle conoscenze che abbiamo sull'isola. Grazie al loro contributo fu elaborata una prima carta geografica che riportava i siti archeologici maggiori. Inoltre, in soli due giorni furono fatti più schizzi diMoai di quanti non ne siano stati fatti nei seguenti cinquant'anni, permettendo al pubblico europeo di ammirare per la prima volta nella storia tali opere in mostre appositamente predisposte in tuttaEuropa.

Il viaggio compiuto da La Pérouse nel 1786 durante il quale visitò anche l'Isola di Pasqua.

Nel1786 fu quindi il momento del conteJean-François de La Pérouse che, incaricato daLuigi XVI, doveva redigere svariate mappe dell'intera area delPacifico. Con la scoperta dell'Isola di Pasqua da parte degli europei iniziò contemporaneamente anche uno dei capitoli più oscuri dell'intera storia dell'isola. Spagnoli, inglesi e francesi avevano importato sull'isola varie malattie quali lasifilide e l'influenza, mietendo numerose vittime tra la popolazione indigena.

Fu quindi il momento di una serie di razzie da parte di mercanti di schiavi intorno all'anno1862 che deportarono parte della popolazione inPerù, tra cui il re, i suoi figli, e tutta la classe sacerdotale. Un indigeno riuscì a fuggire dal Perù e a rifugiarsi aTahiti; il locale vescovo cattolico, venuto a conoscenza della cosa, protestò con il governo peruviano per le razzie degli schiavisti ed i pochi sopravvissuti, 15 in tutto, vennero riportati sull'isola, causando però una epidemia divaiolo che falciò molte vittime tra la popolazione rimasta. Le deportazioni, le malattie e le faide interne tra i rimanenti abitanti dell'isola, nonché l'emigrazione verso le isole diMangareva eTahiti, fecero sì che la popolazione continuasse a ridursi fino al1877, anno in cui si registrarono soli 111 abitanti su tutta l'isola. Nel frattempo alcuni missionari cattolici erano sbarcati nell'isola e in breve la popolazione superstite abbandonò il culto ancestrale del dioMakemake per abbracciare la fede cattolica.[29]

Storia recente

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Thor Heyerdahl, uno dei più noti archeologi a condurre ricerche negli anni cinquanta sull'Isola di Pasqua.

Nel1866 un ufficiale francese,Jean-Baptiste Dutrou-Bornier, reduce dallaguerra di Crimea, era giunto sull'Isola di Pasqua accompagnato dal suo socio in affari, l'inglese Brander. In seguito a una serie di investimenti riusciti i due acquistarono dalla popolazione indigena ampi appezzamenti di terreno. Bornier si trasferì quindi sull'isola costringendo con le armi i missionari cattolici alla fuga, e diede luogo a un piccolo regno il cui sovrano era lui stesso. Scacciò la popolazione indigena dai suoi villaggi internandola, e col divieto di uscirne, in un piccolo territorio nella zona occidentale, trasformando poi il resto dell'isola in un enorme pascolo per pecore e mucche. Tuttavia, in seguito alle condizioni disumane a cui sottostava la popolazione indigena, nel1876 ci fu una rivolta nella quale Bornier venne ucciso. La proprietà dell'isola passò quindi al suo socio, Brander; alla sua morte naturale, l'anno successivo, la proprietà passò alla sua famiglia. Gli eredi di Bornier, nonostante il loro ricorso dinanzi a un tribunale francese, ne uscirono a mani vuote.

Il 9 settembre1888 l'Isola di Pasqua fu quindi annessa alCile. Il governo cileno, su consiglio del capitanoPolicarpo Toro, ritenne che l'isola fosse di importanza strategica per il Cile. Toro ratificò quindi il documento di annessione in presenza di 20 capi tribù a bordo della nave da guerra Angamos. Nei giorni seguenti anche una nave da guerra francese giunse nei pressi dell'Isola di Pasqua con l'intenzione di annetterla allaFrancia, ma riprese nuovamente il largo alla notizia che l'isola era già stata annessa alCile.

Dal1895 in poi il governo cileno permise nuovamente l'allevamento di animali sull'isola affittandola a un certoEnrique Merlet che, negli anni successivi, acquistò vari appezzamenti di terreno dal governo cileno. Nel1903, infine, egli vendette tutto alla società inglese Williamson-Balfour.[30]

Nel1911 fu quindi il momento diWalter Knoche, un cittadino cileno di origini tedesche che, su incarico del governo cileno, stabilì sull'isola unastazione meteorologica e unastazione sismica. Dal1900 in poi sull'Isola di Pasqua si registrarono una serie di epidemie. All'influenza e allasifilide, che erano già arrivate sull'isola con lo sbarco degli europei, si aggiunse anche lalebbra, che fu probabilmente importata dalla popolazione indigena deportata nei decenni precedenti[31] e che aveva fatto ritorno sull'isola dopo esser stata rilasciata nuovamente in libertà. Su consiglio della società inglese Williamson-Balfour fu quindi fatto costruire unlebbrosario a Hangaroa dove, secondo testimonianze della popolazione locale, furono relegati anche personaggi scomodi alla compagnia.

Durante la prima guerra mondiale l'isola fu teatro di alcuni scontri navali che avvennero al largo di quest'ultima. Il 19 ottobre1914 due incrociatori corazzati tedeschi,SMS Scharnhorst eSMS Gneisenau, raggiunsero un convoglio proveniente dall'Atlantico. L'incrociatore ausiliario tedescoPrinz Eitel Friedrich affondó nei giorni seguenti dinanzi alle coste dell'Isola di Pasqua il mercantile franceseJean. L'equipaggio del mercantile si mise quindi in salvo raggiungendo l'isola.

Sempre nel 1914 l'isola fu luogo di violentissimi scontri tra la popolazione indigena e la popolazione cilena[32] dell'isola, che in seguito alla visione di una veggente, si era ribellata per riprendere possesso dell'isola. La rivolta poté esser soppressa grazie all'intervento di una nave da guerra cilena, il cui comandante però espresse preoccupazione vedendo le condizioni in cui versava la popolazione indigena. Su richiesta del Cile la società Williamson-Balfour ritirò il proprio governatore dall'isola che fu sostituito da uno cileno che avrebbe dovuto, almeno teoricamente, rappresentare e preservare gli interessi di entrambe le fazioni.

L'Isola di Pasqua rimarrà quindi dal1914 fino al1967 sotto controllo diretto da parte dell'esercito cileno, mentre la formazione di prime strutture democratiche indipendenti non sarà permessa prima della fine degli anni sessanta.

Nel1935 giunse ilfrate cappuccinoSebastian Englert sull'Isola di Pasqua rimanendoci fino alla sua morte nel 1969. Per molti anni Englert fu l'unico prete sull'isola e l'unico che aveva preso a cuore le sorti della popolazione indigena. Englert fondò la prima scuola sull'isola. Sempre a Englert dobbiamo i numerosi reperti archeologici e botanici; inoltre, grazie ai suoi numerosi ritrovamenti archeologici, poté essere istituito il museo di Hanga Roa ed è sempre grazie a lui che il mondo scientifico ha scoperto l'interesse per quest'isola. Di seguito ci furono numerose spedizioni scientifiche sull'Isola di Pasqua che videro a capo di esse nomi illustri come quello dell'archeologa ingleseKatherine Routledge, del franceseAlfred Métraux o del tedescoThomas Barthel. Dal1955 al1956 anche il norvegeseThor Heyerdahl condusse scavi sull'isola.

Popolazione

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Secondo alcune ricerche condotte negli anni passati, si stimava che la popolazione dell'Isola di Pasqua durante il suo periodo di massimo splendore nel sedicesimo e diciassettesimo secolo fosse composta da circa 15 000 abitanti, e per via del presunto disastro ecologico causato dalle tribù indigene la popolazione all'arrivo dei primi europei si sarebbe ridotta a circa 2 500 abitanti. Ricerche più recenti, basate su analisi statistiche e genetiche, sostengono però che la popolazione sia sempre rimasta dell'ordine di poche migliaia di abitanti, senza nessun collasso demografico antecedente la scoperta da parte degli Europei.[23][24]

In seguito alle deportazioni e alle malattie importate da parte degli europei questo numero di abitanti si ridusse ulteriormente fino a raggiungere i 900 abitanti nel1868. L'avvento diJean-Baptiste Dutrou-Bornier portò all'emigrazione di buona parte della popolazione nelle isole diMangareva eTahiti, con la conseguenza che nel1877 un sondaggio demografico rilevò soli 111 abitanti. Questo fu il numero più basso di abitanti indigeni mai registrato in tutta la storia dell'isola. Solo nei decenni seguenti, grazie al parziale miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e grazie al rientro di molti isolani deportati come schiavi o emigrati grazie ai missionari cattolici, la popolazione dell'Isola di Pasqua iniziò nuovamente ad aumentare, seppure molto lentamente. Secondo il primo censimento demografico condotto dal governo cileno, l'anno dell'annessione dell'Isola di Pasqua nel1888, l'isola era abitata da 178 persone.

Durante il regime militare in vigore dal1914 fu proibito lasciare l'isola e di conseguenza la popolazione si stabilizzò. Quando il divieto venne abolito, alla fine deglianni sessanta, non si registrarono tuttavia spostamenti demografici di rilievo. Alla data dell'ultimo censimento, nel2002, l'isola era popolata da 3 791 abitanti, un numero quasi doppio rispetto ai 1 938 abitanti registrati nel censimento di 14 anni prima, nel1988. Sempre secondo l'ultimo censimento, oltre la metà (circa 2 000) dei 3 791 abitanti era autoctona, mentre oltre 2 200 Rapanui vivevano sulla terraferma. Complessivamente i cittadini cileni originari dell'isola di Pasqua residenti in Cile erano quindi oltre 4 000.

Economia

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Turismo

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Il turismo ha raggiunto l'isola di Pasqua solamente a partire dal1967, quando il primo volo commerciale raggiunse quest'isola remota. A tutt'oggi, però, l'Isola di Pasqua può essere raggiunta durante tutto l'anno esclusivamente dalCile con la compagniaLATAM Airlines. I voli decollano normalmente daSantiago del Cile o, occasionalmente, daTahiti e la durata del volo è intorno alle 5 ore.

Le possibilità di raggiungere l'isola via mare sono molto limitate: il piccolo porto diHanga Roa non è in grado di ospitare grandi navi da crociera che devono quindi far scendere i propri passeggeri al largo per poi portarli sull'isola tramite motoscafi. A ciò si aggiunge il fatto che il mare in quell'area è sovente molto mosso, il che rende impossibile raggiungere l'isola.

Nonostante le dimensioni ridotte dell'isola e il numero di turisti inferiore rispetto alle altre isole polinesiane, l'isola di Pasqua può vantare un vasto numero di alberghi e resort che offrono un'ampia fascia di prezzi. Il costo della vita sull'isola risulta comunque più elevato rispetto a quello sulla terraferma inCile, dal momento che tutti i beni presenti sull'isola devono essere importati.

Ingrandisci
Panorama della spiaggia di Anakena. Il moai nella fotografia fu il primo a essere riedificato sul suo ahu nel 1955 daThor Heyerdahl, utilizzando il lavoro degli isolani e leve di legno.[33]

Infrastrutture e trasporti

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L'aeroporto di Mataveri sull'isola di Pasqua.

Da quando, verso la fine degli anni sessanta, è stato ampliato l'aeroporto di Mataveri (il progetto è stato per questo promosso dallaNASA comepossibile sito di atterraggio d'emergenza delloSpace Shuttle) il numero dei turisti che annualmente visita l'isola è andato via via aumentando; comunque, il numero di turisti che annualmente visita l'Isola di Pasqua è inferiore a quello che si reca inPolinesia o su altre isole turistiche nell'area del Pacifico.

Da qualche decennio l'isola dispone anche di un sistema di distribuzione dell'acqua centralizzato con cisterne che forniscono acqua potabile indipendentemente dalle precipitazioni e dal livello dell'acqua all'interno dei crateri.La corrente elettrica viene fornita da generatori diesel e distribuita da una rete elettrica che copre tutto il territorio. Tali generatori diesel sono riforniti da una nave petrolifera cilena che arriva ogni 2 settimane presso la costa orientale dell’isola. Lì infatti, tra la costa e l’inizio della pista dell’aeroporto, sono situati i serbatoi. La nave non attracca mai a causa delle onde, e per questa ragione il rifornimento avviene tramite tubature galleggianti che collegano la nave alle cisterne. Data questa stretta dipendenza dalla terraferma, alcuni abitanti avevano proposto di installare pannelli solari, così da rendere l’isola parzialmente autosufficiente. Tuttavia, l’elevato costo di installazione e la parziale ignoranza delle potenzialità del solare, hanno ostacolato l’impianto di tali strutture.

I centri abitati diMataveri eHanga Roa sono infine collegati da una strada asfaltata che prosegue fino alla penisola di Poike passando anche per la spiaggia diAnachena.

Sull'isola sono presenti: un piccolo ospedale per le emergenze, un dentista, farmacie, supermercati, numerosi ristoranti e snack bar che si vanno ad aggiungere a quelli degli alberghi. Su tutta l'isola funzionano sia telefoni satellitari che cellulari. L'isola dispone anche di collegamentiInternet.

Arte e cultura

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Moai

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Lo stesso argomento in dettaglio:Moai.
Una linea Moai
Moai Rano Raraku
I "guardiani" dell'isola

I grandi busti, con dimensioni variabili tra 5 e 10 metri di altezza, che si trovano sull'isola sono chiamatimoai. Sull'isola esistono 638moai, secondo le ricerche condotte daSebastian Englert. In seguito se ne contarono 887. Nonostante tali ricerche, il loro scopo non è noto con certezza. Le statue sono tutte rivolte verso l’interno dell’isola e potrebbero rappresentare capi tribù indigeni morti; secondo la credenza popolare avrebbero permesso ai vivi di prendere contatto con il mondo dei morti. Queste enormi statue venivano trasportate a volte per svariati chilometri, spesso non arrivando nel luogo prefissato (così si giustifica la presenza di statue abbandonate e spezzate sparse per l’isola), attraverso giochi di baricentro, permettendo agli abitanti dell’isola di trasportare queste gigantesche statue quasi facendole “camminare da sole” (come descritto dagli stessi isolani).[21]

Rongorongo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Rongorongo.
Testo scritto inRongorongo

L'Isola di Pasqua è l'unica nell'area delSud Pacifico ad aver sviluppato una scrittura propria, chiamataRongorongo, abbreviazione diKōhau roŋoroŋo, lett.linee recitative.

Tuttavia non sono mancate, anche al riguardo della scrittura indigena, controversie nel mondo scientifico; l'archeologo statunitenseKenneth P. Emory sostenne che le poche tavole scritte scoperte tra il1722 e il1868 non fossero altro che imitazioni fatte dalla popolazione indigena della scrittura usata dai primi scopritori dell'Isola di Pasqua.

La scritturaRongorongo non è stata decifrata completamente e per molti decenni è rimasta incompresa. Grazie agli studi condotti dal tedesco Thomas Barthel e alla scoperta di una tavoletta che riportava un calendario lunare (oggi conservata nell'archivio dei SS Cuori aGrottaferrata nei pressi diRoma), la cosiddetta tavolettaMamari, è stato possibile decifrare parzialmente alcuni simboli.

In tutto il mondo esistono 26 tavolette scritte inRongorongo, delle quali solo una minima parte è stata tradotta.

Orongo e il culto dell'uomo uccello

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Vista su Moto Nui con rilievi dell'uomo uccello scolpiti nella roccia.

In seguito ai presunti cambiamenti all'interno della società e ai cambiamenti ambientali provocati dalla popolazione indigena, si sarebbe verificato anche uno stravolgimento di tradizioni e credenze delle tribù indigene che popolavano l'isola. Dal1500 d.C. in poi non sarebbero stati più eretti nuovimoai, bensì quelli esistenti sarebbero stati abbattuti. Cessa quindi anche la venerazione degli avi che fino ad allora rappresentava la tradizione più importante della popolazione indigena. Al posto degli avi si venera ora l'Uomo Uccello (in polinesianoTangata manu): un essere per metà uomo e per metà uccello.

Ogniprimavera le singole tribù dell'isola sceglievano unguerriero che doveva partecipare al rito dell'uomo uccello. Il rito consisteva in una gara di forza e abilità: si partiva dal santuario diOrongo, ci si tuffava in mare dallo strapiombo del vulcano Rano Kao, si raggiungeva a nuoto - con il rischio di attacchi disquali - l'isolotto diMotu Nui, qui si raccoglieva il primouovo lì deposto dallasterna fuligginosa e lo si riportava a terra presso il Gran Sacerdote. Chi riusciva per primo a riportare un uovo indenne diveniva il nuovo uomo uccello fino alla primavera successiva, quando il rituale si ripeteva.

Quali siano le origini di questo rituale non è noto e ancor meno si sa se la tradizione dell'uomo uccello esistesse già prima del 1500 o se sia stata frutto (come alcuni archeologi speculano) di alcune caste di guerrieri[34], che vollero in tale modo garantirsi una posizione di rilievo. Certo è che su molte isole popolate dai polinesiani si venerava già in passato l'uomo uccello. Si può presupporre quindi che questo tipo di culto abbia origini lontane e che fosse già praticato dalla popolazione indigena prima del 1500, anche se probabilmente in forma minore.

Rei Miro

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Rei Miro rappresentato sulla bandiera dell'Isola di Pasqua

IlRei Miro è un pettorale di legno tipico della cultura dell'Isola di Pasqua. In passato questo era realizzato con il legno dell'albero diToromiro, ed era decorato alle due estremità da due teste di animali, scolpite. Il Rei Miro può rappresentare sia un uccello che un'imbarcazione. Alcuni esemplari riportano anche incisioni inRongorongo e due fori per far passare un piccolo spago che, probabilmente, serviva per fissarlo. Quale sia la funzione o il significato di tale oggetto è tuttora sconosciuto.

Il Rei Miro è anche divenuto il simbolo dell'Isola di Pasqua. Sulla bandiera dell'isola infatti è rappresentato un Rei Miro di colore rosso su sfondo bianco.

Le grotte

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Il dioMakemake scolpito su una roccia

Le origini vulcaniche dell'isola hanno fatto sì che questa disponga di un numero considerevole digrotte. Queste ultime, formatesi durante la fase finale delle eruzioni, quando i fiumi dimagma sotterranei iniziavano a raffreddarsi, furono usate per molti secoli dalla popolazione indigena come luoghi di culto. A testimonianza di tale attività, in molte di esse si possono ancora trovaredipinti rupestri ealtorilievi che rappresentano sia l'uomo uccello che il dioMakemake.

L'esatta collocazione delle singolegrotte era un segreto ben protetto dai capi tribù, che tramandavano oralmente i riti da compiersi e i luoghi delle grotte a singoli membri della comunità. Alcune grotte erano anche usate per seppellire in alcuni casi i propri morti, come testimoniano ritrovamenti di ossa umane. Nel periodo delle deportazioni da parte dei mercanti di schiavi le grotte vennero usate come nascondigli dove rifugiarsi.

Note

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  1. ^Portal Rapa Nui, suportalrapanui.cl.URL consultato l'11 febbraio 2012(archiviato il 14 gennaio 2012).
  2. ^Isola di Pasqua, sudeagostinigeografia.it.URL consultato l'8 agosto 2022.
  3. ^"Easter IslandArchiviato il 14 maggio 2013 inInternet Archive.". Global Volcanism Program,Smithsonian Institution. Acceduto il 18 marzo 2010.
  4. ^ P. E. Baker, F. Buckley e J. G. Holland,Petrology and geochemistry of Easter Island (PDF), inContributions to Mineralogy and Petrology, vol. 44, 1974, pp. 85-100,Bibcode:1974CoMP...44...85B,DOI:10.1007/BF00385783,ISSN 0010-7999 (WC ·ACNP).URL consultato il 25 luglio 2011(archiviato dall'url originale il 21 febbraio 2011).
  5. ^Inst of Petrology Vol 38 The Petrogenetic Evolution of Lavas from Easter Island and Neighbouring Seamounts, Near-ridge Hotspot Volcanoes in the SE Pacific – Haase, Stoffers & Garbe-Schoneberg 15, suoxfordjournals.org.URL consultato il 2 maggio 2019(archiviato il 24 maggio 2011).
  6. ^Rapanui: Edmunds and Bryan Photograph CollectionArchiviato il 3 aprile 2008 inInternet Archive.. Libweb.hawaii.edu. Ultimo accesso: 6 novembre 2010.
  7. ^Björn Alden,Wild and Introduced Plants on Easter Island in Courier Forschungsinstitut Senckenberg, Band 125, Frankfurt a. M. 1990, S. 209–216
  8. ^J. R. Flenley und Sarah King, "Late Quarternary pollen records from Easter Island", inNature, Vol. 307, 1984, S. 47–50
  9. ^Jared Diamond,Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere, Einaudi, 2005, pp. 111-113,ISBN 88-06-17638-2.
  10. ^Andreas Mieth, Hans-Rudolf Bork, Ingo Feeser, "Prehistoric and Recent Land Use Effects on Poike Peninsula, Easter Island (Rapa Nui)",Rapa Nui Journal, Vol. 16, 2002
  11. ^Carl Johan Fredrik Skottsberg,The Natural History of Juan Fernandez and Easter Island, Uppsala 1956, S. 197–438
  12. ^Georg Zizka, "Changes in the Easter Island Flora–Comments on Selected Families", inCourier Forschungsinstitut Senckenberg, Band 125, Frankfurt a. M. 1990, S. 189–207
  13. ^D. W. Steadman,Stratigraphy, chronology, and cultural context of an early faunal assemblage from Easter Island in Asian Perspectives, Volume 33, 1994, S. 79
  14. ^Jared Diamond,Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere, Einaudi, 2005, pp. 113-115,ISBN 88-06-17638-2.
  15. ^Di Salvo, L. H. und Randall, J. E.:The Marine Fauna of Rapanui–Past and Present in Easter Island Studies inContributions to the History of Rapanui in Memory of William T. Mulloy, Oxford 1993
  16. ^Thor Heyerdahl,Die Kunst der Osterinsel, München-Gütersloh_Wien, 1975, S. 31–37
  17. ^(EN) Mara A. Mulrooney,An island-wide assessment of the chronology of settlement and land use on Rapa Nui (Easter Island) based on radiocarbon data, inJournal of Archaeological Science, vol. 40, n. 12, 1º dicembre 2013, pp. 4377-4399,DOI:10.1016/j.jas.2013.06.020.URL consultato il 27 ottobre 2024.
  18. ^ M. A. Mulrooney, Thegn Ladefoged e C. M. Stevenson,Empirical Assessment of a Pre-European Societal Collapse on Rapa Nui (Easter Island), Gotland University, 2010,ISBN 978-91-86343-07-1.URL consultato il 27 ottobre 2024.
  19. ^Vaclav Smil,Crescita. Dai microrganismi alle megalopoli, traduzione di L. Canova, Hoepli, 2022, pag, 587,ISBN 978-88-360-0900-8.
  20. ^(EN) Terry L. Hunt e Carl Philipp Lipo,Ecological Catastrophe and Collapse: The Myth of 'Ecocide' on Rapa Nui (Easter Island), inSSRN Electronic Journal, 2012,DOI:10.2139/ssrn.2042672.URL consultato il 27 ottobre 2024.
  21. ^ab Carl P. Lipo, Terry L. Hunt e Sergio Rapu Haoa,The ‘walking’ megalithic statues (moai) of Easter Island, inJournal of Archaeological Science, vol. 40, n. 6, 1º giugno 2013, pp. 2859-2866,DOI:10.1016/j.jas.2012.09.029.URL consultato il 27 ottobre 2024.
  22. ^(EN) Robert J. DiNapoli, Carl P. Lipo e Terry L. Hunt,Revisiting warfare, monument destruction, and the ‘Huri Moai’ phase in Rapa Nui (Easter Island) culture history, inJournal of Pacific Archaeology, 2021, pp. 1-24.URL consultato il 27 ottobre 2024.
  23. ^ab(EN) Robert J. DiNapoli, Enrico R. Crema e Carl P. Lipo,Approximate Bayesian Computation of radiocarbon and paleoenvironmental record shows population resilience on Rapa Nui (Easter Island), inNature Communications, vol. 12, n. 1, 24 giugno 2021, p. 3939,DOI:10.1038/s41467-021-24252-z.URL consultato il 27 ottobre 2024.
  24. ^ab(EN) J. Víctor Moreno-Mayar, Bárbara Sousa da Mota, Tom Higham, et al.,Ancient Rapanui genomes reveal resilience and pre-European contact with the Americas, inNature, vol. 633, n. 8029, 2024-09, pp. 389-397,DOI:10.1038/s41586-024-07881-4.URL consultato il 27 ottobre 2024.
  25. ^Thor Heyerdahl e Edwin N. Ferdon, eds,Archaeology of Easter Island: Reports of the Norwegian Archaeological Expedition to Easter Island and East Polynesia, Vol.1: 45-67 (Albuquerque 1961); Paul G. Bahn, "A Brief History of Rapanui Archaeology up to 1956",Easter Island Studies pp. 73-78; Herbert von Saher, "Roggeveen and Bouman: An Inventory on all the Narratives",Rapa Nui Journal 7(4): 77-82 (1993)
  26. ^(IT)Invenzioni e Scoperte, GiuntiJunior, 2008.
  27. ^"Mercoledì 16 marzo 1774: il tempo si è schiarito e siamo usciti in mare aperto...", James Cook,Giornali di Bordo, Milano, TEA, 2007, vol. II, p. 274.
  28. ^James Cook,Giornali di Bordo, Milano, TEA, 2007, vol. II, p. 281.
  29. ^Kathy Pelta,Rediscovering Easter Island, 2001
  30. ^Nel1896 Raffaele Cardinali, marinaio diViareggio, si salvò dal naufragio della nave "Apolline Emilie" su cui era imbarcato ed approdò sull'isola dove poi visse. Due suoi discendenti, Samuel Cardinali e Carmen Cardinali Paoa, furono rispettivamente sindaco dell'isola tra gli anni Settanta ed Ottanta del Novecento e "Gobernadora" dell'isola dal2010. (L'italiana di Rapa Nui, di Gian Antonio Stella,Il Corriere della sera, 11 aprile 2017, p. 23).
  31. ^Walter Knoche,Die Osterinsel–Eine Zusammenfassung der chilenischen Osterinselexpedition des Jahres 1911, Conception 1925.
  32. ^Hans Nevermann,Götter der Südsee, Stoccarda, 1947, p. 186.
  33. ^(ES)Ahu Nau Nau, los moai de Anakena, suImagina Rapa Nui.URL consultato il 19 agosto 2025.
  34. ^Heide-Margaret Esen-Baur,1500 Jahre Kultur der Osterinsel–Schätze aus dem Land des Hotu Matua, Katalog zur Ausstellung veranstaltet von der Deutsch-Ibero-Amerikanischen Gesellschaft Frankfurt a. M. vom 5. April bis 3. September 1989, Mainz am Rhein 1989, p. 109.

Bibliografia

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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