Ippolito di Pastina, noto anche comePolito Pastina oIppolito da Pastena (Salerno,1615 circa –1656 circa), è stato unrivoluzionarioitaliano, animatore di una rivolta popolare che ebbe luogo aSalerno nel1647 e che si concluse nel1648.
Nato intorno al1615 nel popoloso rione Fornelle diSalerno, parallelamente ai moti guidati daMasaniello aNapoli, Ippolito da Pastena aizzò il popolo salernitano contro le ingiustizie sociali che funestavano la città e, più in generale, tutti i possedimenti italiani dellamonarchia asburgica. All'epoca dei moti, le condizioni sociali ed economiche del popolo salernitano rasentavano la miseria più nera, soprattutto se paragonate ai privilegi di cui godevano le poche famiglie nobili della città. Ippolito era reduce da dieci anni di galera, quando le voci sulla rivolta napoletana raggiunseroSalerno. L'uomo si era appena arruolato nelle milizie mercenarie delduca di Nocera, composte perlopiù dabriganti e delinquenti senza scrupoli, che approfittavano della caotica situazione dovuta alla caduta dellafamiglia Sanseverino (Salerno era, di fatto, una città senza reggente) per portare scompiglio in città. La sua furbizia gli fu utile per trasformare delle semplici razzie dabriganti in un moto popolare organizzato: Ippolito instillò nel popolo l'odio per i privilegiati, toccando il tasto della vendetta sociale e cavalcando l'entusiasmo che avevano provocato le voci provenienti daNapoli.
Ippolito raggruppò, quindi, un esercito di soldati popolani, male armati e per nulla istruiti, e prese possesso diSalerno e di molti paesi della provincia. Scelse di dislocare il comando della rivolta poco lontano dal centro cittadino. Il deposito del Comando Popolare venne ubicato nell'anticoForte La Carnale, una fortificazione sul mare costruita nelXVI secolo per difendere la città dagli assalti deiSaraceni.
Glispagnoli ripresero una prima volta possesso della città. Ma l'8 dicembre1647, Ippolito marciò nuovamente suSalerno e la rioccupò. Ifrancesi, in lotta con gli spagnoli per il predominio politico dell'epoca, appoggiarono la rivolta salernitana. Ippolito approfittò dell'improvviso potere per costruirsi una notevole ragnatela di rapporti politici con i potenti dell'epoca. Dopo la morte di Masaniello, il Duca di Guisa conferì a Ippolito il titolo di vicario generale dellaBasilicata e delPrincipato, estendendone, di fatto, l'autorità anche suNapoli, dove Ippolito si trasferì.
Diventato condottiero, venne poi sconfitto dagliAsburgo, che rioccuparonoNapoli il 5 aprile1648, costringendolo alla fuga. Si rifugiò, allora, aSalerno, che ormai stava per capitolare a causa della scarsità di mezzi da opporre agliSpagnoli. Ippolito sciolse l'esercito e riparò aRoma.
Bastò poco, però, perché Ippolito ritornasse prepotentemente sulla scena. Il condottiero si presentò sul vascello del comando della flotta francese, nelgolfo di Salerno, il 9 agosto del 1648, a fianco del ComandanteTommaso di Savoia e, dopo aspri combattimenti, con l'aiuto dall'interno della città dei sostenitori di Ippolito, riuscirono a conquistare la parte nord diSalerno eVietri. La riconquista completa dell'intera città, tuttavia, fallì; l'impresa fu abbandonata e Ippolito si ritirò insieme alla flotta di Tommaso Carignano di Savoia.
Nel1654, infine, Ippolito spalleggiato dal Duca di Guisa, tentò, con uno sbarco aCastellammare di Stabia, di agitare una nuova sommossa contro gliAsburgo, senza riuscirci.
Di Ippolito di Pastina si perdono le tracce nel1656. Il condottiero potrebbe essere morto dipeste, durante la terribile epidemia di quell'anno, e il suo corpo sarebbe stato bruciato. Questa è l'ipotesi più attendibile. Un'altra ipotesi, poco avallata da documentazioni, è che Ippolito sia morto per cause naturali inFrancia. Il suo nome, comunque, venne per secoli accomunato a quello dei tanti delinquenti comuni ebriganti messi a morte dagli spagnoli nel periodo della loro dominazione sulMeridione.
Le sue gesta vengono raccontate in un libro scritto nel1908 da Giacinto Carucci, dal titolo "Il Masaniello Salernitano" e nella commedia musicale "Ippolito Pastina" del commediografo salernitano Franco Pastore.