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Interventismo

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Manifestazione interventista inpiazza Cordusio aMilano (1915)

Con il termineinterventismo si intende, le posizioni assunte da alcune correnti politiche e di pensiero favorevoli all'intervento nellaprima guerra mondiale.[1]

Storia

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Lo scoppio del conflitto

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Nel1914, all'inizio dellaprima guerra mondiale, l'Italia era legata alle potenze dellaTriplice alleanza,Germania eAustria-Ungheria, ma il patto di natura difensiva non prevedeva la necessità di un intervento al fianco dei due alleati. Del resto, il governo di Vienna non aveva neanche consultato quello di Roma in vista dell'ultimatum alla Serbia. L'Italia, in una prima fase, optò dunque per la neutralità, anche considerando la propria scarsa preparazione militare e presumendo che gli alleati, in caso di vittoria, non avrebbero offerto importanti contropartite per l'intervento di uno stato di minore importanza militare e politica.[2] In Italia erano inoltre forti i sentimentiirredentisti nei confronti dei territori del Trentino (non ancora alto Adige) e della Venezia Giulia ancora sotto il dominioasburgico. A questi si aggiungevano diffusi sentimenti di simpatia per laTriplice intesa ed un patto segreto con laFrancia, che di fatto invalidava gli accordi con gliImperi centrali.

Benito Mussolini in divisa dabersagliere
Filippo Corridoni (a sinistra), noto interventista insieme aBenito Mussolini (a destra) durante una manifestazione interventista della primavera1915 aMilano

L'inizialmente più ristretto fronte interventista aveva però una linea di comunicazione più decisa, basata sul diffuso sentimento anti-austriaco e sull'idea che l'egemonia dellaGermania inEuropa avrebbe frustrato le aspirazioni nazionali italiane. Ne facevano parte forze politiche di natura profondamente diversa: oltre al punto di forza dello schieramento, inazionalisti (organizzati nell'Associazione Nazionalista Italiana diEnrico Corradini,Luigi Federzoni,Alfredo Rocco,Arturo Rocco,Francesco Coppola; che, in un primo tempo, considerarono anche l'ipotesi di intervenire in funzione antifrancese, per ottenereNizza, laCorsica e laTunisia), vi era una componente neo-risorgimentale e irredentista (che aveva importanti riferimenti nel generaleVittorio Italico Zupelli, irredento giuliano, veterano della Guerra italo-turca e Vicecapo di Stato Maggiore dell'Esercito, nonché Ministro della Guerra nel Governo Salandra; inCesare Battisti, irredento trentino e già parlamentare socialista a Vienna e a Innsbruck; nonché negli esponentiLuigi Ziliotto,Antonio Grossich,Roberto Ghiglianovich e altri, rimasti nella Venezia Giulia e in Dalmazia) che vedeva laGrande Guerra come unaquarta guerra di indipendenza italiana, necessario punto di arrivo delle lotte di riscatto nazionale; e una componente più democratica, che invece pensava alla guerra come un'opportunità per consolidare l'unità nazionale, intervenendo sulla frattura fra Stato e classi sociali medio-basse (derivato dal processo di unificazione nazionale); ma anche sfumature liberal-nazionali rappresentate daAntonio Salandra,Sidney Sonnino e dai Gruppi Nazionali Liberali.

Filippo Tommaso Marinetti,Guerra sola igiene del mondo

Vi era inoltre il fronte dell'interventismo di sinistra, costituito dalsindacalismo rivoluzionario, nato dalle espulsioni operate all'interno dell'Unione Sindacale Italiana (USI) e guidato daFilippo Corridoni,Alceste de Ambris eArturo Labriola (questi ultimi speravano che la guerra avrebbe portato al crollo dei regimi borghesi); daBenito Mussolini, espulso appositamente dal partito socialista e dalla direzione dell'Avanti!, con il suo nuovoPopolo d'Italia; e daifuturisti, capeggiati daFilippo Tommaso Marinetti edUmberto Boccioni (che si arruoleranno volontari), e fedeli al loromanifesto in cui la guerra era definita "sola igiene del mondo":

«Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore del liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna 'sottomessa e timorata'[3]»

(Filippo Tommaso Marinetti,Il manifesto del Futurismo,Le Figaro, 20 febbraio1909)

A questo schieramento composito si aggiunse in un secondo tempo il fronte degli interventisti democratici, daLeonida Bissolati aGaetano Salvemini, dairepubblicani alCorriere della Sera diretto daLuigi Albertini.

Inoltre un altro interventista è statoGabriele D'Annunzio, poeta appartenente alla corrente letteraria delDecadentismo, così come furono attivi non soltanto nella propaganda interventista ma anche nella partecipazione come volontari di guerraGiovanni Papini (che fu però riformato per i gravi problemi alla vista),Giuseppe Prezzolini,Ardengo Soffici.

L'intervento in guerra

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Lo stesso argomento in dettaglio:Radioso maggio.

Nel1915 il fronte interventista aveva assunto posizioni molto meno marginali nel Paese: i vertici del governo, convinti allora che l'intervento militare avrebbe potuto riportare l'Italia allo slanciopatriottico e all'unità nazionale, ma soprattutto che si sarebbero allentate così le tensioni sociali che avevano avuto uno sfogo nellasettimana rossa, valutarono con consistenza la possibilità di schierarsi con l'Intesa.

Dopo aver trattato sia con gli altri associati dellaTriplice Alleanza (riscontrando l'indisponibilità austro-ungarica alla cessione delle terre irredente della Venezia Giulia e del Trentino), sia con laTriplice intesa (pronta, invece, a impegnarsi per la restituzione quasi integrale all'Italia delle regioni ancora soggette al dominio austro-ungarico), il 26 aprile1915 il governo Salandra si decise a firmare ilPatto di Londra, che in cambio di un'entrata in guerra entro un mese accordava all'Italia in caso di vittoria ilTrentino, l'Alto Adige fino alBrennero, la quasi totalità dellaVenezia Giulia (escluseFiume e le isole orientali del golfo quarnarino), laDalmazia settentrionale, diverse isole dell'Adriatico, l'arcipelago delDodecaneso, la base diValona inAlbania e il bacino carbonifero diAdalia inTurchia.

L'opposizione insorse, chiedendo le dimissioni del governo Salandra, ma fu di fatto sconfessata dallacasa regnante che affidò nuovamente l'incarico di governo allo stesso Salandra, approvando così il Patto di Londra e l'intervento militare. L'interventismo così scelse la via della piazza, mentre il fronte neutralista arretrava ed il Parlamento si trovò di fronte ad una guerra già dichiarata nei fatti.

La definitiva vittoria dell'interventismo sì consumò il 20 maggio 1915: laCamera dei Deputati, a larga maggioranza (407 sì, 74 no e 1 astenuto), attribuì al Governo i poteri straordinari richiesti da Salandra, seguita il giorno dopo dalSenato del Regno, dove l'approvazione fu quasi unanime (262 sì e 2 no).[4]

Note

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  1. ^interventismo in Vocabolario - Treccani, suwww.treccani.it.URL consultato il 3 agosto 2023.
  2. ^ Giordano Merlicco,Luglio 1914: l’Italia e la crisi austro-serba, Nuova Culturaª ed., Roma, 2018.
  3. ^“Femminilità metallica”: le forme del Futurismo, sucentrostudilaruna.it.URL consultato il 31 Maggio 2017.
  4. ^senato.it - Senato della Repubblica, susenato.it.URL consultato il 20 aprile 2022.

Bibliografia

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  • Procacci, Giuliano,Storia degli italiani, Laterza.ISBN 88-420-5454-2
  • Stefano Fabei,Guerra e proletariato, Introduzione di Enrico Galmozzi, Milano, 1996.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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