Conosciuto per i suoi contributi allalogica e all'epistemologia, Peirce è stato un importante studioso, considerato fondatore delpragmatismo e uno dei padri della modernasemiotica (o teoria delsegno, inteso come atto dicomunicazione). Negli ultimi decenni il suo pensiero è stato fortemente rivalutato, fino a porlo tra i principali innovatori in molti campi, specialmente nella metodologia dellaricerca e nellafilosofia della scienza.
Figlio diBenjamin, noto matematico dell'Università di Harvard al quale deve la formazione logico-matematica, dopo aver studiato alla Harvard per due anni, Peirce dal1861 lavorò per loU.S. Coast and Geodetic Survey. In questi anni subì, per sua stessa ammissione, l'influsso del movimentotrascendentalista e specialmente diEmerson nonché quello di Kant e dell’estetica di Schiller.
Cercò di ottenere una cattedra universitaria di logica ma riuscì ad avere solo incarichi provvisori; tra il1864 e il1884, tenne corsi di logica presso la Johns Hopkins University diBaltimora, il Lowell Institute diBoston e la stessa Università di Harvard.
Di grande importanza sono i suoi scritti di logica, nei quali Peirce sviluppa i temi della corrente algebrista diGeorge Boole con un originale calcolo delle relazioni, basando le sue ricerche sugli sviluppi dell'algebra booleana e diAugustus De Morgan.
Nel1891, ricevuta una piccola eredità, si ritirò a Milford dove trascorse in isolamento e povertà gli ultimi anni della sua vita lasciando numerosi manoscritti importanti per molti settori dellafilosofia e della matematica.
In alcuni dei suoi scritti degli anni ‘70 viene gettata la base della corrente filosofica delpragmatismo. Molti anni più tardi, Peirce denominòpragmaticismo la sua visione di questa filosofia.
Egli infatti voleva distinguersi daWilliam James, che accusava di aver impoverito il pragmatismo con l'esclusione dal suo fondamento logico-semiotico, considerato la parte fondamentale di unateoria della conoscenza.
Peirce si dedicò per molti anni all'indagine filosofica intorno ai temi riguardanti in particolar modo gli aspettilogici dell'epistemologia, ovvero della filosofia della scienza, segnalando e approfondendo ilmetodo abduttivo, il metodo razionale per formulare delle ipotesi, che si definisce come il passaggio dal conseguente all’antecedente (vietato nella logica deduttiva).
Secondo l'autore, il valore conoscitivo delleipotesi che vengono formulate dipende dal grado di predizione che esse dimostrano; perciò il valore di una ipotesi teorica è dato dalla possibilità o meno che essa fornisca previsioni riguardo al datofenomeno.InItalia il pragmatismo, o pragmaticismo, di Peirce diede un grande contributo alla ridefinizione dello spazio concesso alla conoscenza scientifica, fondandolo su una concezione epistemologica che si opponeva sia aldeterminismopositivista sia alneoidealismo antiscientifico nato conCroce, che caratterizzavano l'Italia all'inizio del XX secolo.
Peirce evidenziò la naturaprobabilistica di tutti i procedimenti scientifici, che come tali devono avvalersi delle tecniche di campionamento. Secondo l'autore, nel mondo non esiste alcuna necessità, e anzi il mondo è immerso nel dominio delcaso, concezione che Peirce denominòtichismo.
Una delle più importanti asserzioni filosofiche di Peirce fu la definizione della credenza come ultimo fine di ogni indagine; l'autore rintracciò alcuni metodi atti all'inquadramento della credenza: quello della tenacia, quello dell'autorità e quellometafisico. Ma tutti questi metodi contengono il difetto intrinseco di non poter essere dichiaratifalsi; quindi solo il metodo scientifico può accogliere la correzione e perciò accetta la sua fallibilità.Ilfallibilismo fu un elemento prioritario del pensiero di Peirce, anticipando la critica diKarl Popper algiustificazionismo, allo stesso modo del concetto dell'evoluzione, tipico della sua epoca.
Nell'ambito dellasemiotica elaborò una teoria riguardante qualsiasi processo di significazione, o semiosi. In questo contesto Peirce utilizzò il terminetraduzione riferendosi al processo tramite cui è possibile ricavare significato da un segno. Tale processo si basa sulla relazione fra tre elementi: segno, oggetto einterpretante.
Può essere qualsiasi cosa susciti un'interpretazione: un'immagine, un rumore, una melodia, un gesto, un sogno. Affinché un elemento funga effettivamente da segno deve essere percepito come tale ed entrare in relazione con un oggetto producendo nella mente del soggetto una rappresentazione mentale che stabilisce la relazione tra quel segno e quell'oggetto. Nel caso dei codici naturali, le lingue, i segni sono le parole, le lettere, le frasi. (Se con lettere si intendono i fonemi, questi non sono considerati segni, perché non sono portatori di un significato proprio. Affinché un'unità possa essere ritenuta come un segno essa deve possedere sia un significante che un significato).
È una porzione di materiale mentale, un'idea o un pensiero, che interpreta il segno e lo collega all'oggetto. L'interpretante è soggettivo e incostante. Un segno non produce sempre lo stesso interpretante. Sicuramente due individui differenti avranno di uno stesso segno due interpretanti diversi, ma anche uno stesso individuo che incorre in un segno due volte, a distanza di tempo l'una dall'altra, potrebbe produrre due interpretanti diversi.Bisogna fare attenzione a non considerare l'interpretante come unapersona che interpreta. La parolainterpretante è una sorta di abbreviazione persegno interpretante, si tratta quindi di un segno mentale, mentre è l'interprete la persona che interpreta.
Ciò a cui rimanda il segno attraverso l'interpretante. Esiste a prescindere dal segno ma è conoscibile solo per mezzo del segno. Può essere percepibile o immaginabile. Si tratta del significato che una persona attribuisce a un segno.
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Pragmatismo e oltre (introduzione, traduzione e apparati di Giovanni Maddalena), Bompiani, Milano 2000
Le leggi dell'ipotesi. Antologia dai Collected Papers (testi scelti e introdotti da Massimo A. Bonfantini, Roberto Grazia, Giampaolo Proni con la collaborazione di Mauro Ferraresi), Bompiani, Milano 2002
Opere (a cura di Massimo A. Bonfantini, con la collaborazione di Giampaolo Proni), Bompiani, Milano 2003 (edizione con testo originale a fronte)
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