(Paolo di Tarso,seconda lettera a Timoteo, c. 3, 16-17.)
L'infallibilità delle Scritture (ancheinerranza biblica) è un principio dottrinale di alcune denominazionicristiane per il quale si intende che laBibbia, in tutto ciò che afferma, sia da considerarsi priva di errori[1].Questo principio è oggi affermato da alcunedenominazioni cristiane,protestantifondamentaliste, erestaurazioniste, come icristadelfiani[2][3][4] e daitestimoni di Geova[5][6][7].
Cattolici,ortodossi e chiese protestanti storiche (luterani,calvinisti,anglicani), invece, affermano che la Bibbia sia ispirata da Dio e infallibile in materia di fede e di morale, ma non necessariamente esente da errori nelle sue parti storiche e scientifiche. A questo proposito il Concilio Vaticano II afferma: la Bibbia «contiene senza errori la verità che si riferisce alla nostra salvezza».[8] Queste parole sono molto simili a quelle pronunciate tre secoli prima dal "teologo" laico Galileo (la Bibbia ha solo lo scopo di insegnare agli uomini le verità «che sono necessarie per la salute loro»), ma anche a quanto affermato quindici secoli prima daOrigene: «Noi sappiamo che la Scrittura non è stata redatta per raccontarci le storie antiche, ma per la nostra istruzione salvifica».[9]
Secondo il concilio Vaticano II, inoltre, la corretta interpretazione richiede di tenere in conto ilgenere letterario del testo biblico e il contesto storico culturale dell'agiografo (Sitz im Leben). Per questo motivo anche per quanto riguarda affermazioni con un implicito significato etico occorre distinguere nella sacra scrittura laparola di Dio dal contributo degli scrittori sacri «veri autori nel possesso delle loro facoltà e capacità».[10]
I cristiani affermano che la Bibbia siaispirata da Dio, vale a dire che coloro che ne scrissero materialmente il testo abbiano agito sotto ispirazione di Dio.[11] La maggior parte dei cristiani, perciò, crede che ciò che essa afferma sia completamente affidabile, utile e vero. Allo stesso modo, laChiesa cattolica considera alcuni insegnamenti della Chiesa, dei concili ecumenici e dei papi come infallibili, nel senso che le loro definizioni solenni siano state preservate da errori, sebbene non ispirate da Dio. Anche leChiese ortodosse ritengono che in generale Dio assista la Chiesa e ne preservi la fede.
La stragrande maggioranza dei cristiani, tuttavia, sostiene che i dettagli storici o scientifici della Bibbia siano irrilevanti per la fede e la condotta e che quindi possano contenere errori. Per loro l'inerranza, e quindi l'ispirazione, vanno ristrette alle sole questioni di fede o di morale e, anche in tal caso, solo tramite una lettura complessiva della Bibbia che guidi l'interpretazione del reale significato e della finalità delle singole affermazioni (leggere e interpretare la Bibbia con la Bibbia).[senza fonte]
I fondamentalisti, invece, sostengono che anche i dettagli scientifici, geografici e storici dei suoi testi originali siano completamente veri ed esenti da errori, come pure che apparenti contraddizioni o errori che ci sembri di trovare dipendano, di fatto, dalla nostra soggettiva percezione o conoscenza, inadeguata o falsata. La Chiesa cattolica, che insegna la totale assenza di errori dottrinali dalla Sacra Scrittura, rifiuta ogni interpretazione fondamentalista della stessa.
La base teologica di questa credenza, nella sua forma più semplice, è che essendo Dio verità, la Bibbia, come parola di Dio, debba pure essere vera e quindi priva di errori.
Chi sostiene l'inerranza biblica pure insegna che certo Dio si è avvalso delle particolari personalità e stili letterari degli scrittori della Bibbia, ma che l'ispirazione di Dio li abbia guidati, attraverso il loro linguaggio e personalità, a proiettare il Suo messaggio in modo del tutto accurato (cfr.Ispirazione della Bibbia).
L'infallibilità e l'inerranza si riferiscono ai testi originali della Bibbia. Sebbene gli studiosi conservatori riconoscano come vi sia un potenziale di errore nella trasmissione e traduzione del testo, le traduzioni moderne sono oggi generalmente considerate come "rappresentanti fedelmente gli originali".
I sostenitori dell'inerranza biblica sostengono che questa è deducibile da un certo numero di osservazioni che includono:
La dottrina dell'inerranza è sostenuta soprattutto dallechiese evangeliche conservatrici, dalpentecostalismo e dalfondamentalismo cristiano. Esse affermano che questa dottrina corrisponde alla fede storica delle chiese cristiane prima che esse fossero influenzate dalrazionalismo e dalloscientismo. Un documento molto influente nell'ambito evangelicale che precisa i termini dell'inerranza biblica è ladichiarazione di Chicago del1978.
LaChiesa cattolica ammette la completa inerranza dottrinale, secondo quanto era già affermato nel noto canto eucaristico dell'Adoro te devote, che fu composto da sanTommaso d'Aquino,Dottore della Chiesa, in occasione della Solennità cattolica delCorpus Domini del 1264:Credo quidquid dixit Dei Filius; / nil hoc verbo veritatis verius ("credo a tutto ciò che ilFiglio di Dio ha detto:/ nulla è più vero di questoVerbo di verità").A partire dalla rivoluzione copernicana e dalla vicenda di Galilei, si affermò un orientamento che respingeva l'interpretazione fondamentalista di dettagli storici o scientifici, esplicitamente riconosciuto nei documenti finali del Vaticano II:
(Concilio Vaticano II, costituzioneDei Verbum del 18 novembre 1965, n. 11,EB 686,DS 4215)
Riguardo aiVangeli in particolare, laChiesa cattolica sostiene che essi contengono un resoconto complessivamente fedele della vita e dell'insegnamento diGesù, ma che non furono composti con l'intenzione di scrivere unabiografia diGesù, bensì di annunciare il suo messaggio salvifico: perciò è possibile che i fatti in essi narrati e le parole pronunciate da Gesù non siano sempre riportati in modo esatto e accurato. Certamente essi non hanno alcuna pretesa di completezza come afferma Giovanni nel suovangelo (21,25[12]) e nella chiusa delle sue tre epistole.
Itestimoni di Geova credono che tutta la Bibbia sia ispirata da Dio, e utile. Ritengono storico ogni racconto biblico, fra cui quelli della Creazione e del Diluvio. Asseriscono inoltre che la Bibbia pur non essendo un libro di scienza li' dove fa una affermazione scientifica, asserisce il vero. Il candore degli scrittori che descrivono successi ed insuccessi, fedeltà ed errori, rappresenta, a loro avviso, una prova "interna" della sua autenticità e genuinità[13]
NelXVII secolo il celebre scienziatoGalileo Galilei fu sottoposto a processo dal tribunale dell'Inquisizione a motivo della teoriaeliocentrica che egli sosteneva. Secondo l'accusa questa teoria contraddiceva la Bibbia, con riferimento in particolare a un passo delLibro di Giosuè (10,12-14[14]) nel quale si afferma che è il Sole a muoversi.
Galileo, cattolico fervente, si difese affermando che le Sacre Scritture usano metafore e simboli e non pretendono di spiegare come la natura agisca, esprimendo lo stesso concetto della celebre frase del cardinaleCesare Baronio: "Le Scritture spiegano come si vada in cielo e non come va il cielo": cioè che esse hanno lo scopo di insegnare agli uomini la fede e la morale, e non l'astronomia e le altre scienze.
Per alcuni, una conseguenza della dottrina dell'inerranza è quella versione della credenza delcreazionismo che rifiuta le moderne teorie sulla formazione del mondo e sull'origine dell'uomo, sostenendo invece che, come afferma laGenesi, il mondo fu creato da Dio in sei giorni (nel 4004 a.C. secondoalcuni calcoli) e tutta l'umanità discende daAdamo edEva.
Nonostante tutte le chiese continuino a sostenere in qualche forma più o meno ampia la dottrina dell'inerranza, molti teologi, in particolar modo quelli appartenenti alle chiese protestanti, hanno assunto nel corso del tempo, posizioni diverse dal credo ufficiale delle chiese di appartenenza. Hanno espresso dubbi sulla veridicità di molti avvenimenti biblici, creazione, diluvio, patriarchi e degli stessi vangeli e lettere apostoliche come anche degli scrittori della Bibbia nonché della stessa storicità di Cristo, definendo gli avvenimenti biblici e i relativi personaggi come appartenenti al mito[15][16].
Il primo ad inaugurare il corso critico nei confronti della Bibbia fu ilfilosofo e scrittoretedesco,illuminista edeistaHermann Samuel Reimarus[17], (1694-1768), che nell'operaApologia di coloro che adorano Dio secondo ragione, rigetta ogni religione rivelata, considera l'Antico Testamento colmo di assurdità logiche e incongruenze morali criticando la vita di Gesù, descritta nelNuovo Testamento e giudicandola come un semplice evento politico interno alla storia ebraica.
Il filosofoGotthold Ephraim Lessing (1729-1781) pubblicò tra il1774 e il1778 col titoloFrammenti dell'Anonimo di Wolfenbüttel alcune parti dell'Apologia di Reimarus, e altre dopo la morte di Lessing furono edite tra il1787 e il1814. Gli ampi stralci pubblicati da Lessing mostrarono le teorie di Reimarus: Gesù non uomo spirituale ma un sovversivo politico che cercò di sollevare il popolo ebraico controRoma, quindi giustiziato e crocifisso. I seguaci fecero sparire il suo corpo, non ci fu nessuna resurrezione reale, ma la resurrezione fu usata come diceria ingannevole per far apparire Gesù il messia tanto atteso.[17]
Fu quindi la volta del teologo protestante e filosofo tedescoFriedrich Schleiermacher, (1768–1834), secondo cui i miracoli dei vangeli fatti da Gesù non si erano mai verificati, essi erano solo frutto del sentimento religioso. Cristo ad avviso di Schleiermacher non era mai risorto, ma i cristiani hanno l'esigenza di credervi[18]
Seguirono quindi nel1862 le teorie del teologo protestante e filosofo tedescoDavid Friedrich Strauß (1808-1874) che pubblicò una sintesi dell'opera di Reimarus con il titoloH. S. Reimarus e il suo scritto in difesa di coloro che adorano Dio secondo ragione. Strauss "ritenne mitiche tutte le narrazioni dei vangeli evangeliche che superano le leggi della natura, ed ovviamente i miracoli"[18] definendoli "favole religiose".
Ferdinand Christian Baur (1792-1860),teologo protestante tedesco, leader dellascuola esegetica di Tubinga e seguace diHegel spiegò l'origine dei Vangeli con la sua "teoria delle tendenze", a sua avviso il cristianesimo nacque dalla contrapposizione fraPietro di "tendenza giudizzante" ePaolo di "tendenza universalistica" "dando origine allaChiesa cattolica"[19].
Il teologo protestante tedescoAdolf von Harnack (1792-1860) enunciò la sua "teoria dell'illusione" con la sua operaL'essenza del Cristianesimo, secondo cui Gesù si era illuso non solo di essere figlio di Dio ma anche di compiere miracoli.
Ma fuRudolf Bultmann (1884–1976), protestante tedesco e discepolo di Harnack, il principale teologo ad essere conosciuto per il suo programma di demitizzazione deivangeli. Bultmann sostenne che i vangeli non furono scritti dai quattro evangelisti, ma da una comunità cristiana dopo la morte degli apostoli da persone che non avevano conosciuto Cristo e non erano stati testimoni delle sue opere, a suo avviso una vera e propria falsificazione delle fonti, vangeli, inoltre, i cui miracoli "non erano possibili", così come asserito nel suo saggio del 1941,Nuovo Testamento e Mitologia[20].
Nei nostri giorni l'opera di demitizzazione dei vangeli e dei racconti biblici dell'Antico Testamento continua ad opera di teologi di diversa estrazione religiosa, gli attacchi riguardano in particolar modo il Gesù "storico". Un esempio è ilJesus Seminar che nel suo folto gruppo comprende anche teologi ed accademici religiosi. Il seminario considera i vangeli come artefatti storici, rappresentanti non solo le vere parole e azioni di Gesù, ma anche le elaborazioni e invenzioni delleprime comunità cristiane e degli autori dei vangeli, richiedendo l'onere della prova a chi sostiene la storicità di un certo brano. Non tenendo in considerazione vincoli dicanonicità, i membri del seminario sostengono, ad esempio, che ilVangelo di Tommaso potrebbe contenere più materiale originale delVangelo secondo Giovanni[21].
Contro le teorie dei demitizzatori c'è un significativo gruppo di studiosi che contesta il metodo poco scientifico usato per la demitizzazione delle Scritture, fra questi:Jean Carmignac,Carsten Peter Thiede ePaul Mattei[22].
Il filosofo cristiano daneseSøren Kierkegaard (1813 -1855), ridicolizzò e ironizzò sulla categoria dei teologi del suo tempo, azzardando anche una previsione sullo sviluppo della mentalità di questa categoria nel futuro: "Avremo una folla di uomini che farà dellescienze naturali la sua religione. Le scienze naturali mostrano ora che tutto un complesso di concetti che si trovano nella Sacra Scrittura, riguardanti i fenomeni naturali, sono insostenibili: ergo, la Sacra Scrittura non è la parola di Dio; ergo, non è la Rivelazione. Qui la scienza teologica viene a trovarsi in imbarazzo. Perché le scienze naturali hanno forse ragione in ciò che dicono: ma la scienza teologica desidera tanto anch'essa essere scienza, ma allora anche qui perderà la partita. Se la cosa non fosse così seria, sarebbe molto comico pensare la penosa situazione della scienza teologica: però se lo merita perché è la nemesi della sua fregola di volersi spacciare per scienza"[23].
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