Costantinopoli, chiamata dagli ottomani e dal loro governo قسطنطينيه, (traslitteratoḲosṭanṭīnīye, il nome turco-ottomano per Costantinopoli); dagli anni trenta in poi si incominciò a chiamare la cittàIstanbul (1 174 000 ab. / 1917)
AvendoCostantinopoli come capitale e un'enorme influenza sulMediterraneo e sull'Oceano Indiano, l'impero fu una porta di scambi traOriente eOccidente. Anche dopo la morte diSolimano l'impero continuò a mantenere un'economia flessibile e forte per tutto ilXVII e gran parte delXVIII secolo; tuttavia il lungo periodo di pace che andò dal1740 al1768 comportò un certo rallentamento nello sviluppo del suo sistema militare che divenne con il tempo più arretrato rispetto a quelli dei suoi rivali europei. Di conseguenza, tra la fine delXVIII e l'inizio delXIX secolo gli Ottomani subirono gravi sconfitte militari che li indussero ad avviare un processo completo di riforma e modernizzazione dello Stato, noto comeTanzimat. Ciononostante l'impero andò incontro a un lento declino, che lo condusse verso un periodo di instabilità politica, subendo l'influenzaeuropea, così come una potenza economicamente arretrata.
Alleatosi con l'Impero tedesco agli inizi delXX secolo nella speranza di sfuggire all'isolamento diplomatico che aveva contribuito alle sue recenti sconfitte, gli ottomani non riuscirono a reggere l'evolversi dellageopolitica mondiale del nuovo secolo. Il primo segnale di forte cedimento del longevo impero fu dato in occasione dellaguerra italo-turca del 1911-12, quando il giovane Regno d'Italia sconfisse il vetusto impero ottomano ottenendo il controllo dellaTripolitania, dellaCirenaica e delDodecaneso. Fu l'inizio di una serie di eventi (guerre balcaniche) che portarono all'indebolimento e al crollo definitivo dell'impero a seguito della sconfitta nellaGrande Guerra. Gli Ottomani combatterono infatti nella prima guerra mondiale dalla parte degliImperi centrali; nonostante avessero dimostrato di poter reggere il conflitto, il dissenso interno, sfociato nellarivolta araba, compromise irrimediabilmente la situazione politica. Durante questo periodo, il governo ottomano si macchiò di un drammaticogenocidio contro gliarmeni, gliassiri e igreci del Ponto.
Con la fine delSultanato di Rum, intorno al 1300, l'Anatolia si frammentò in molti Stati indipendenti, tra cui ibeilicati turchi d'Anatolia, abitati principalmente da popolazioni nomadi. Uno di questi, situato nell'Anatolia occidentale e guidato dalbeyOsman I, figlio diErtuğrul, divenne noto come l'embrione dell'Impero ottomano. Osman I (da cui deriva la parola "ottomano"), proclamatosi primosultano ottomano nel 1299, sfruttò al meglio le potenzialità dei suoi possedimenti, estendendo gradualmente il proprio dominio attraverso scorrerie nei territori circostanti, dando così inizio alleguerre bizantino-ottomane.[7][8]
Sotto il suo dominio fu creato un formale governo basato sul sistema deiMillet, il quale garantiva alle minoranze religiose ed etniche una certa autonomia.[9][10] Nel 1326, Osman morì ma il suo impero continuò a espandersi sotto i suoi successori.[9][10] Il figlioOrhan Iprese Bursa e ne fece la nuova capitale dell'impero, mentre i suoi discendenti continuarono a estenderne i domini suiBalcani e sulMediterraneo orientale.[8]
Dopo la sua morte, avvenuta, nel 1481, scoppiò una guerra di successione tra i suoi figli,Bayezid eCem. Quest'ultimo si alleò con iMamelucchi, ma alla fine venne sconfitto e morì nel 1495.[24] Il sultanoBayezid II, privo dell'indole guerriera dei suoi predecessori, favorì la pace e perfino trattative con le potenze cristiane, suscitando il malcontento tra i suoi sudditi.[25]
La sua debolezza portò alla guerra civile tra i suoi figliŞehzade Ahmet e Selim, culminando con l'abdicazione di Bayezid II il 25 aprile 1512 e l'ascesa al potere diSelim I, il figlio cadetto. Egli consolidò ulteriormente il potere ottomano, ampliando i confini dell'impero e portando avanti le politiche di espansione militare e diplomatica inaugurate dai suoi predecessori.[26]
IlXVI secolo segna un periodo di espansione significativa per l'Impero ottomano, guidato dai sultani Selim I eSolimano il Magnifico.
Selim I successe aBayezid II e si distingue per la sua determinazione e ferocia; sterminò tutti i suoi fratelli, mettendo così fine allaguerra civile in corso dal1509 al1512 e che aveva messo in ginocchio l'impero, poi fece avvelenare suo padre.[26] La sua attenzione si rivolse all'Impero persiano safavide, considerato uno dei principali nemici, sia per motivi religiosi che geopolitici. Nel1514Selim iniziò una campagna militare, il primo atto delleguerre ottomano-persiane che si protrarranno fino alXIX secolo, conseguendo un'importante vittoria nellabattaglia di Cialdiran. Successivamente estese il dominio ottomano suBaghdad, su parte dell'Anatolia e delKurdistan.[26][27]
L'età diSolimano fu caratterizzata anche da progressi nellacultura, nell'arte e nellalegislazione. Durante il suo regno, anche grazie al lavoro delGran MuftiEbussuud Efendi vennero armonizzate le leggi ottomane (kanun) e quelle religiose (Shari'a) e si assiste a un fiorente periodo letterario e artistico. Il grande architettoMi'mār Sinān dette un forte impulso all'architettura, ridisegnando i panorami di molte roccaforti dell'impero, realizzandomoschee di grande eleganza come la celebreSuleymaniye.[34][35]
Sebbene allo stessoSolimano si debbono i successi conseguiti, non si deve comunque dimenticare il contributo dei suoi molti funzionari che componevano ildiwan, fra tutti i suoigran visirPargali Ibrahim Pascià,Rüstem Pascià eSokollu Mehmed Pascià. Alla fine del suo regno, l'impero contava 15 milioni di abitanti, i suoi confini si estendevano daVienna aBaghdad e attraverso l'Africa settentrionale; Istanbul appariva come un attore significativo e accettato dello scacchiere europeo.[36][37][38]
Dopo la morte di Solimano il suo successore, il figlioSelim II, non dimostrò la stessa competenza del padre.[39][40] Durante il suo regno, l'Impero ottomano fu coinvolto in diversi conflitti con i cristiani, compresa laguerra di Cipro in cui, nonostante un'iniziale vantaggio, gli ottomani subirono una pesante sconfitta nellabattaglia di Lepanto nel1571, sebbene riuscirono rapidamente a recuperare e a continuare le proprie conquiste.[39]
NelXVII secolo l'Impero ottomano attraversò un periodo di trasformazione caratterizzato da una serie di eventi politici, militari e sociali significativi. Dopo la morte diSelim II nel1574 salì al trono il figlioMurad III seguito alla sua morte nel1595 daMehmed III. Entrambi i sovrani si mostrarono poco interessati al governo effettivo, lasciando gran parte del potere ai favoriti e alle loro madri (Valide Sultan) e consorti (Haseki Sultan), inaugurando il periodo del "Sultanato delle donne", caratterizzato da un'instabilità politica.[39][41]
Le province dell'impero erano spesso agitate e vi furono rivolte interne. Tra il1578 e il1590 gli ottomani furono coinvolti in unaguerra contro l'Iran, che si concluse con la perdita di territori.[42] Le guerre con gliAsburgo, in particolare lalunga guerra, crearono ulteriori difficoltà. Nonostante alcuni successi iniziali, l'impero subì sconfitte significative. Il conflitto si concluse con lapace di Zsitvatorok, che segnò la fine dell'espansione ottomana verso l'Occidente cristiano.[41][42][43]
Il sultanoAhmed I, succeduto aMehemd nel1603, cercò di affrontare la crescente corruzione e l'indisciplina nell'esercito, ma morì nel1617, lasciando l'impero in crisi. Sotto il regno del giovaneOsman II furono intraprese riforme significative, ma queste portarono anche al suoassassinio nel1622. Nel frattempo, le frontiere orientali furono minacciate daiSafavidi diPersia guidati dallosciàʿAbbās I il Grande. Ilconflitto tra i due imperi conobbe alterni successi, ma alla fine si concluse senza particolari modifiche territoriali.[43]
Murad IV, che salì al trono a undici anni, governò con risolutezza e le sue riforme ristabilirono l'ordine e rinvigorirono l'impero, benché se il suo regno fu contraddistinto da dure repressioni e da limitazioni delle libertà personali. Egli ottenne successi militari contro iSafavidi e restaurò il controllo ottomano suBaghdad. Morì nel1640, lasciando un'impronta duratura grazie alle sue politiche e le sue riforme.[44][45]
Il successore,Ibrahim I, mostrò fin da subito scarso interesse nel governo tanto che molti lo ritennero affetto da unamalattia mentale. Il potere fu principalmente detenuto dalla madreKösem Sultan e dalgran visirKemankeş Kara Mustafa Pascià, che però venne destituito e giustiziato agli inizi del1644. Con l'instabilità politica venutasi a creare, l'Impero ottomano si trovò a dover affrontare una situazione caotica: nel1635 scoppiò laguerra di Candia controVenezia mentre le finanze pubbliche entrarono in crisi tanto che non si riuscì a pagare regolarmente l'esercito. Tutto ciò portò alla destituzione e all'assassinio di Ibrahim I e alla salita al trono del figlioMehmed IV di soli sei anni. Si inaugurò così un nuovo capitolo del "Sultanato delle donne", con il potere detenuto dalla madreTurhan Hatice Sultan.[46]
Tra il1644 e il1656 si susseguirono ben diciottogran visir, quattro dei quali giustiziati e undici destituiti. Il deficit delle casse imperiali raggiunse una cifra notevole, le rivolte tragiannizzeri e deisipahi furono frequenti, così come quelle delle diverse corporazioni cittadine. Gliulema spinsero verso una politicaconservatrice, aggravando lo stato di arretratezza dell'impero.[47]
Nel frattempo la guerra contro laRepubblica di Venezia aveva provocato pesanti sconfitte. Ilsultano, incapace di affrontare la situazione, nominòMehmet Köprülü comegran visir, che accettò solo dopo aver ottenuto pieni poteri. Grazie a lui ebbe inizio un periodo di stabilità e riordino amministrativo.[48] La carica digran visir divenne appannaggio della famigliaKöprülü, conFazıl Ahmed Köprülü che proseguì la politica del padre.[49] Dopo di lui, nel1676, venne nominatoKara Mustafa Pascià, ambizioso ma con scarso successo nelle campagne militari. La sua più grande sconfitta nelsecondo assedio ottomano di Vienna nel1683 portò alla sua destituzione e alla nomina diKara İbrahim Pascià come suo successore.[50][51]
IlXVIII secolo fu un periodo di conflitti esterni e riforme interne. Con lapace di Passarowitz del 1718 si mise fine allaseconda guerra di Morea contro Venezia consentendo agli ottomani di rientrare in possesso dei territori persi inGrecia ma subendo ingenti perdite neiBalcani. Il trattato segnerà anche la fine dei conflitti con la Serenissima.[53] Leguerre con Austria e Russia segnarono un importante successo per gli Ottomani che riconquistarono laSerbia settentrionale, fissando i confini con l'Austria sulla linea formata dai fiumiSava eDanubio. Nello stesso anno l'impero ottomano siglò anche il vantaggiosotrattato di Zuhab con cui si mise fine alla lungaguerra ottomano-safavide, che riconosceva il controllo ottomano sull'Iraq.[54] A livello interno, laribellione dei giannizzeri portarono nel 1730 alla deposizione del sultanoAhmed III e alla sua sostituzione con il nipoteMahmud I.[54]
Successivamente, sotto il regno diMustafa III, iniziato nel 1757, furono intensificate le riforme miranti a modernizzare l'esercito e l'apparato statale, ispirandosi ai modelli europei. Durante laguerra russo-turca, a gennaio del 1769, l'esercito turco-tartaro, forte di70000 uomini, lanciò uno degli attacchi più grandi ed estesi contro laRussia della storia, che fu respinto dalla guarnigione di6000 uomini delForte di Sant'Elisabetta. Successivamente, le truppe del generaleRumjancev ricacciarono gli invasori nelMar Nero. A seguito della guerra del 1774, l'impero ottomano subì una grave sconfitta, perse la costa settentrionale delMar Nero e laCrimea. La firma nel 1792 dello svantaggiosotrattato di Iași, con cui si mise fine allaGuerra russo-turca evidenziò la crescente debolezza dell'impero.[55]
In questi anni, le riforme più significative riguardarono l'ambito dell'istruzione e dellatecnologia. Furono fondate istituzioni di istruzione superiore, come l'Università tecnica di Istanbul. Molti tecnici occidentali vennero chiamati nell'auspicio di colmare l'arretratezza tecnologico, sebbene suscitando da parte dei tradizionalisti.Ibrahim Muteferrika ottenne il permesso di pubblicare libri profani attraverso lastampa, segnando un passo importante verso l'accesso alla conoscenza.[56]
Selim III, sul trono dal 1789, fu un precursore dei riformatori ottomani del secolo successivo. Introdusse riforme dell'apparato militare soprattutto nei confronti dei giannizzeri e deisipahi, ma il loro conservatorismo ne ostacolò l'applicazione. In politica estera perseguì la diplomazia con le potenze europee, dimostrando di apprezzare le ideeilluministiche, anche se interruppe i rapporti con la Francia durante l'invasione napoleonica dell'Egitto.[57] Il suo regno fu segnato da rivolte interne, come quella deiWahhabiti inArabia e quelli dei movimenti indipendentisti in diverse province. Fu deposto nel 1807 dopo aver negoziato con i giannizzeri ribelli e sostituitoMustafa IV nel primo deiColpi di stato ottomani del 1807-1808. Successivamente Selim III tentò di riprendere il potere marciando insieme aAlemdar Mustafa Pascià sulla capitale, ma finì per essere giustiziato. Le sue riforme vennero abolite dal debole Mustafà, il cui regno durò assai poco, essendo deposto e rimpiazzato nel1808 dal fratelloMahmud II.[58]
Mahmud II, dopo avere affrontato diverse conflitti, tra cuiquello contro i wahhabiti e laguerra d'indipendenza greca, il sultano intraprese un processo di modernizzazione dell'esercito e della società ottomana.[59][60] Una delle sue azioni più significative fu l'abolizione deigiannizzeri nel1826, rappresentando un sostanziale indicatore di cambiamento e di rottura con le vecchie tradizioni militari dell'impero. Mise in atto anche riforme sociali ed economiche, come l'adozione delfez rosso, l'istituzione diministeri, l'avvio di fabbriche statali e la sostituzione dellalingua persiana con ilfrancese nelle classi superiori.[61]
Il periodo delleTanzimat, iniziato ufficialmente nel1839 e conclusosi nel1876, si caratterizzò da ulteriori riforme volte a modernizzare l'impero, come l'introduzione dellacarta moneta, dell'inno nazionale e unabandiera, nonché la riforma delsistema bancario egiuridico.[62] Inoltre, vennero aboliti imillet, le comunità autonome religiose mentre vennero introdotte misure per promuovere l'uguaglianza di fronte alla legge tra le diverse confessioni.[63][64] Tra il1853 e il1856 l'Impero ottomano si trovò impegnato nellaguerra di Crimea contro laRussia che lo misero in difficoltà economiche costringendolo a richiedere prestiti esteri e alla fine a dichiararebancarotta nel 1875.[65][66][67] Ciò condusse l'intervento degli europei nell'amministrazione del debito pubblico, compromettendo ulteriormente l'indipendenza economica dell'impero.[68]
Il regime autocratico diHamid II portò all'emergere del movimento deiGiovani Turchi, un gruppo di intellettuali e ufficiali dell'esercito che ambivano a trasformare l'impero in unamonarchia costituzionale. Nel1908, essi forzarono il sultano a ripristinare la costituzione e a convocare un parlamento. Il sultano però continuò a esercitare un rigido controllo e, nel1909, venne deposto dopo un breve periodo dicontrorivoluzione guidata daintegralisti religiosi.[72] Il successivo governo dei Giovani Turchi, conMehmet V come sultano, avviò un programma di modernizzazione e riforme, abolendo laschiavitù, aprendo fabbriche e istituendo i primisindacati.[73] Nonostante alcune resistenze la progressiva occidentalizzazione continuò. La condizione delle donne, ancora soggette a forme di segregazione, andò incontro a un inizio di emancipazione: nel 1911 venne inaugurato il primo liceo femminile, nel1913 nacquero le prime organizzazioni femminili.[74]
Nel1914, con lo scoppio dellaprima guerra mondiale, l'Impero ottomano si alleò con lepotenze centrali, nonostante una iniziale divisione sull'entrare in guerra o meno.[76][77][78] Il conflitto si rivelò drammatico causando sconfitte e perdite di territori. A causa della guerra la popolazione dovette patire grandissime ristrettezze e nell'insuccesso il governo trovò negliarmeni un capro espiatorio i quali furono vittime di ungenocidio. La guerra ebbe anche l'effetto di accelerare le politiche di modernizzazione dell'impero, ma la sconfitta non fu comunque evitabile.[79]
La struttura amministrativa all'interno del grande impero era dominata dalsultano, che aveva comeprimo ministro ungran visir. Il sultano era coadiuvato nelle funzioni di governo da personale amministrativo e militare ben addestrato e, soprattutto, da lui direttamente dipendente. Spesso, infatti, i funzionari venivano reclutati tra gli schiavi del sultano: si trattava di giovani cristiani catturati nel corso delle conquiste o delle razzie, convertiti alla fede islamica e poi arruolati nell'esercito o inseriti nei quadri amministrativi. Dopo laconquista di Costantinopoli, la residenza ufficiale dei sultani turchi fu il grandioso palazzo delTopkapi adIstanbul. Alla sfarzosa corte ottomana erano presenti moltieunuchi, che erano per lo piùnordafricani. L'Impero ottomano era frazionato in 21regioni, governate da 21pascià, che avevano a disposizione 250Bey. Importanti elementi dell'impero erano igiannizzeri, unafanteria d'élite, caratterizzato dal suo precoce uso dell'artiglieria, che sindacò talora pesantemente con le sue prese di posizione la vita politica dell'impero.
Fino alXX secolo l'impero era suddiviso nei tre grandi territori diEuropa,Asia eAfrica, governati da unbeylerbeyi d'Europa e uno d'Asia: questi erano suddivisi in province (eyalet) a sua volta distinte in governi dei pascià (pascialati, inturcopashalik) e deisangiaccati (sangiak in Europa eliwa in Asia). I sangiacchi erano governatori militari con diritto di bandiera (sanjak) concesso dal sultano. La capitaleIstanbul costituiva un distretto separato.
Tra ilXIV e ilXVII secolo nell'Impero ottomano fu in vigore un sistema dicoscrizione forzosa di adolescenti cristiani per essere destinati alla carriera militare o a quella di funzionario imperiale. Tale pratica, dettadevscirme, traducibile come “raccolta”, avveniva periodicamente a intervalli di circa 4-5 anni e vedeva alcuni ufficiali dei giannizzeri recarsi nei villaggi dei Balcani dove selezionavano gli adolescenti che apparivano più promettenti.[83][84] Quelli reclutati venivano condotti verso la capitale dell'impero per essere sottoposti a un'ulteriore selezione. La gran parte di essi era destinata a essere affidata a contadini dell'Anatolia affinché venissero convertiti all'Islam e sottoposti a una rigida disciplina perché poi potessero servire come soldati neigiannizzeri;[85] i migliori invece venivano inseriti nei palazzi imperiali di Galatasaray, diTopkapi o diEdirne, oppure in quelli appartenenti ad alti dignitari. A questo gruppo di eccellenza veniva quindi impartita un'educazione di alto livello e si abituavano alla vita di corte.[86] Dopo un lungo periodo coloro che avevano dimostrato qualità superiori avevano l'occasione di ricoprire le cariche più importanti dell'impero. Moltivisir della storia vennero reclutati in questo modo, come moltikapudan pasha (comandante della flotta) oagha dei giannizzeri.[87] Dal 1453 al 1623, tra i 47gran visir che si succedettero, solo cinque erano certamente di origine turca.[88] Un caso emblematico è quello diSokollu Mehmed Pascià, nato in una famigliacristiana ortodossa diVišegrad nell'attualeBosnia ed Erzegovina, scelto neldevscirme, scalò velocemente la scala gerarchica arrivando a diventare una delle persone più potenti dell'impero.[40]
Sebbene essi fossero considerati schiavi del sultano, a questi ragazzi provenienti esclusivamente da famiglie cristiane (la legge islamica proibiva la schiavitù dei musulmani) talvolta molto povere, veniva data un'opportunità unica di crescere di prestigio ed economicamente, al costo dell'abbandono delle loro famiglie di origine. Inoltre questa schiavitù non negava loro la possibilità di competere con gli altri musulmani di nascita in qualsiasi aspetto della vita civile e militare. Non deve perciò sorprendere che, talvolta, fossero i loro stessi genitori a spingere i funzionari affinché scegliessero i loro figli.[89][90]
L'ordinamento giuridico ottomano adottò, per i suoi sudditi, la legge religiosa ma allo stesso tempo ilQanun (oKanun), un sistema legale secolare (laico), poté coesistere con laSharia. L'Impero ottomano fu sempre organizzato attorno a un sistema digiurisprudenza locale, facente però parte di un più ampio schema di bilanciamento tra autorità centrale e regionale.[91] Il potere ruotava in modo cruciale attorno all'amministrazione dei diritti sulla terra, il che dava spazio all'autorità locale per sviluppare le esigenze delMillet (una confessione religiosa locale). In un certo qual modo la complessità giurisdizionale mirava a consentire l'integrazione di gruppi culturalmente e religiosamente diversi.[91] L'apparato ottomano si contraddistingueva per tre sistemi giudiziari distinti: uno per i musulmani, uno per i non musulmani (con ebrei e cristiani che potevano nominare un governante per le rispettive comunità) e un "tribunale commerciale". L'intera impalcatura era regolata dall'alto per mezzo delQanun, che vantava origini da rintracciarsi in epoca pre-islamica.
Simili sistemi giudiziari non erano tuttavia del tutto esclusivi: per esempio ai tribunali islamici, che erano quelli primari dell'impero, vi si poteva altresì ricorrere per risolvere un conflitto commerciale o controversie tra parti in causa di religioni diverse; spesso ebrei e cristiani si rivolgevano ai giudici di tale organo per ottenere una decisione maggiormente autorevole su una controversia. Lo Stato ottomano tendeva a non interferire con i sistemi di diritto religioso non musulmano, nonostante legalmente avesse il potere di intervenire attraverso i governatori locali. Il corpus dellaSharia islamica venne sviluppato da una combinazione tra ilCorano, l'Ḥadīth, o parole del profetaMaometto, ilijma', o consenso dei membri della comunità musulmana, ilqiyas, un'applicazione medianteanalogia dei precedenti giurisprudenziali e i costumi locali. Il metodo con cui operava l'ordinamento imperiale si apprendeva nelle scuole di legge, localizzate aIstanbul e aBursa.
Il sistema giuridico islamico ottomano venne istituito in modo diverso rispetto ai tribunali europei tradizionali: a presiedere i tribunali islamici veniva nominato unQadi, o giudice. A partire dall'abbandono dellaIjtihad, l'interpretazione deiQadi in tutto l'impero ottomano si concentrò meno sui precedenti legali e più sui costumi e le tradizioni locali nelle aree sottoposte alla loro giurisdizione.[91] Tuttavia l'apparato deficitava in merito alla presenza di un grado di appello, portando a casi giurisdizionali in cui i querelanti potevano presentare le proprie controversie da un campo giudiziario a un altro, fino a quando non avessero ottenuto una sentenza a loro favore.
Un processo ottomano del 1877
Alla fine delXIX secolo il sistema legale andò incontro a una riforma sostanziale che tendeva alla sua modernizzazione e che ebbe inizio con l'editto di Gülhane del1839.[92] Queste riforme inclusero il concetto di «processo equo e pubblico di tutti gli accusati indipendentemente dalla loro religione», la creazione di un meccanismo di «competenze separate, religiose e civili» e la convalida delle testimonianze dei non musulmani. Vennero, inoltre, emanati specifici codici della terra (1858), codici civili (1869-1876) e un codice di procedura civile.[93]
Queste riforme erano fortemente basate su modelli francesi, come dimostrato dall'adozione di un sistema giudiziario a tre livelli. DenominatoNizamiye, questo sistema venne esteso al livello del magistrato locale con la promulgazione finale delMejelle, un codice civile che regolava ilmatrimonio, ildivorzio, glialimenti, la volontà e altre questioni relative allo status personale. Nel tentativo di chiarire la divisione delle competenze giudiziarie, un consiglio amministrativo stabilì che le questioni religiose dovevano essere gestite dai tribunali religiosi e le questioni statutarie dovevano essere gestite dai tribunali di Nizamiye.[93]
La prima unità militare dello stato ottomano fu un esercito organizzato dallo stesso Osman I e composto da appartenenti alle tribù che abitavano le colline dell'Anatolia occidentale nel tardoXIII secolo. Con la progressione dell'impero il sistema militare divenne un'organizzazione sempre più complessa con un preciso e rigido sistema di reclutamento dei soldati. Il corpo principale dell'esercito ottomano comprendeva lafanteria (con i celebri giannizzeri), lacavalleria, i reparti diartiglieria, la marina e le unità speciali.[94]
La fanteria (piyade) era costituita da diversi reparti i cui componenti provenivano soprattutto dalla frontiera ed, oltre al combattimento, svolgevano ulteriori compiti come la ricognizione, gli scavi, il presidio di fortezze o, talvolta, venivano impiegati a bordo della navi. Tra di essi vi era il famoso corpo deigiannizzeri (Yeniçeri), reclutati tramite ildevscirme erano di diritto schiavi del sultano (e lui stesso ne faceva, formalmente, parte) e costituivano un corpo diélite. Il loro numero crebbe nel corso dei secoli, dai circa 6000 ai tempi diMaometto II ai 35 000 del 1598; così come il loro potere che sfociò talvolta in rivolte. Considerati un peso, sia per le finanze statali che per l'autorità del sultano, i giannizzeri finirono per essere sterminati in quello che viene chiamatoincidente di buon auspicio. Ai giannizzeri, inoltre, era affidata la tutela dell'ordine pubblico e dello spegnimento degli incendi a Costantinopoli; non fu raro che ai migliori di essi vennero offertitimar e cariche governative, fino ad arrivare a diventare, in alcuni casi,gran visir.[95][96]
Spahi ottomani in battaglia
Lacavalleria ottomana (müsellems) si divideva inspahi (cavalleria pesante) eakinci (cavalleria leggera). Composta in gran parte datimariot, tra ilXV e ilXVI secolo contava circa 50 000 appartenenti che vivevano soprattutto nelle provincie, in quanto la loro remunerazione consisteva quasi sempre nell'assegnazione ditimar (privilegi fiscali su fondi provinciali). La loro funzione in battaglia era quella di proteggere i fianchi deigiannizzeri.
Benché l'artiglieria fosse stata sviluppata piuttosto precocemente, all'interno dell'impero scarseggiarono spesso le capacità tecniche perché evolvesse e, pertanto, fin dalXV secolo si procedette nel far arrivare nella capitale tecnici stranieri, soprattutto tedeschi e francesi.[99] La prima fonderia destinata alla produzione di armi da fuoco nella capitale fu voluta dalsultano Maometto II e sorse dove oggi si trova laMoschea di Kılıç Ali Pascià, ma fu sottoSolimano il Magnifico che vi fu uno degli incrementi maggiori del reparto che passò dai 695 cannonieri del1527 ai 1 204 del1567.[100]
A partire dalXVII secolo la forza militare ottomana andò progressivamente in crisi. Capendo la necessità di una riforma, nel1730 il sultanoMahmud I iniziò una riorganizzazione dell'esercito che tuttavia venne contrastata dai giannizzeri che permisero di operare solamente sul reparto di artiglieria al cui rimodernamento collaborò il generale franceseClaude Alexandre de Bonneval che nel1734 fondò un'importante scuola.[101] Nel1826 il sultanoMahmud II sciolse il corpo dei giannizzeri e fondò il moderno esercito moderno, chiamatoNizam-ı Jedid. Ma le vere riforme, dopo quelle tentate da Selim III, che portarono al moderno esercito ottomano, si ebbero solamente nelXIX secolo con la serie di rinnovamenti note cometanzimat.[57][62]
Successivamente alla perdita della Grecia, avvenuta nel 1821, e dell'Algeria, nel 1830, il potere navale ottomano andò incontro a un inesorabile declino che si tradusse in un'incapacità di controllare i propri lontani territori di oltremare.
Piloti ottomani all'inizio del 1912
Il sultanoAbdülaziz (regnante dal1861 al1876) tentò di ristabilire la propriamarina militare progettando di costruire la più grande flotta dopo quella diGran Bretagna eFrancia. Nel1866 il primosottomarino in forza all'Impero ottomano venne realizzato nel cantiere navale diBarrow, in Inghilterra. Tuttavia la debole economia ottomana non permise di sostenere tale flotta per lungo tempo, tanto che sotto il sultanoAbdul Hamid II la maggior parte delle navi venne abbandonata all'interno del corno d'oro dove rimasero inattive per una trentina d'anni. Nel1910 acquisirono per la flotta le moderne corazzateBarbaros Haireddin eTurgut Reis, di fabbricazione tedesca. Rimasero nelBosforo però quando persero laLibia nel1912, durante laguerra italo-turca.
Nonostante questo all'inizio dellaprima guerra mondiale condussero vittoriosamente lacampagna di Gallipoli, ma in seguito seguirono il destino degli austroungarici. Il movimento deigiovani turchi si propose di modernizzare anche le forze armate.
Il governo ottomano perseguì una politica economica basata sullo sviluppo di grandi centri commerciali e industriali, comeBursa,Edirne eIstanbul.[102] Considerando indispensabile la presenza di eccellenti artigiani e commercianti per la crescita di unametropoli, ilsultano Maometto II e il suo successoreBayezid II, accolsero con favore e incoraggiarono l'arrivo di moltiebrei provenienti da diverse parti d'Europa, invitandoli a stabilirsi aIstanbul e in altre città portuali comeSalonicco. A quel tempo in gran parte dell'Europa gliebrei erano vittime dipersecuzioni da parte deicristiani, come avvenne per esempio inSpagna con laloro espulsione al termine dellaReconquista.
Le conoscenze economiche ottomane intorno alXVI secolo si basavano sui semplici concetti diStato e Società secondo la tradizione delMedio Oriente in cui l'obiettivo finale di un'entità politica era il suo consolidamento e l'estensione del potere del sovrano, in modo da ottenere risorse rendere prosperose le classi produttive.[103] L'intento era quello di aumentare le entrate statali senza danneggiare i soggetti, per prevenire disordini sociali e mantenere intatta l'organizzazione tradizionale della società. Nella prima età moderna l'economia ottomana si espanse notevolmente, con tassi di crescita particolarmente elevati nella prima metà delXVIII secolo. Il reddito annuo, adeguato all'inflazione dell'impero, quadruplicò tra il1523 e il1748.[104]
Nell'Impero ottomano l'organizzazione dei funzionari del tesoro e della cancelleria venne sviluppata più che durante ogni altro governo islamico e, fino alXVII secolo, fu tra le migliori tra tutti i modelli contemporanei.[105] Questa organizzazione portò allo sviluppo di unaburocrazia scribale (conosciuta come "uomini della penna") come un gruppo distinto, in parte formato daulama altamente addestrati che dettero vita a un corpo professionale. L'efficacia di questi furono alla base del successo di molti grandi statisti ottomani.[106]
Una stima della popolazione residente tra il1520 e il1535, pari a 11 692 480 abitanti, venne effettuata contando le famiglie nei registri delle decime ottomane e moltiplicando questo numero per cinque. Per ragioni poco chiare la popolazione nelXVIII secolo era inferiore a quella stimata per ilXVI secolo. Nel1831 venne effettuato il primocensimento che determinò il numero di 7 230 660 abitanti, un valore tuttavia considerato sottostimato in quanto tale censimento aveva l'obiettivo di registrare possibili coscritti.
I censimenti dei territori ottomani iniziarono solo all'inizio delXIX secolo e sono disponibili dati ufficiali dal1831 in poi, ma questi non coprivano l'intera popolazione. Per esempio il censimento del 1831 contava solo uomini e non era riuscito a comprendere l'intero impero. Per periodi precedenti le stime sul numero e sulla distribuzione della popolazione si basano su modelli demografici.
Tuttavia, sembra che la popolazione abbia iniziato a risalire alla fine delXVIII secolo fino a raggiungere i 25–32 milioni prima del1800, con circa dieci milioni di residenti nelle sole province europee (principalmente nei Balcani), undici milioni nelle province asiatiche e circa tre milioni in quelle africane. La densità della popolazione era più alta nelle province europee, il doppio di quelle nell'Anatolia, che a loro volta triplicavano la densità osservabile nell'Iraq e nellaSiria, e cinque volte quella dell'Arabia.
Verso la fine dell'esistenza dell'impero l'aspettativa di vita era di 49 anni, tuttavia le malattieepidemiche e lecarestie causarono gravi cambiamenti demografici. Nel 1785 circa un sesto della popolazione egiziana morì dipeste eAleppo vide la sua popolazione ridotta del 20%. Sei carestie colpirono l'Egitto tra il 1687 e il 1731 e l'ultima che colpì l'Anatolia accadde quattro decenni più tardi.
L'affermazione delle città portuali comportò un raggruppamento delle popolazioni, dovuto allo sviluppo di navi a vapore e ferrovie, mentre l'urbanizzazione aumentò tra il 1700 al il 1922. I miglioramenti nella salute e nei servizi igienico-sanitari resero le città più attraenti per vivere e per lavorare. Le città portuali, comeSalonicco inGrecia, videro la propria popolazione incrementare da 55 000 nel1800 a 160 000 nel1912 mentreSmirne, che contava una popolazione di 150 000 nel1800, arrivò a 300 000 abitanti nel1914. Al contrario, alcune regioni subirono un calo della popolazione: per esempioBelgrado diminuì di abitanti da 25 000 a 8 000, principalmente a causa di conflitti politici.
Le migrazioni economiche e politiche ebbero un impatto in tutto l'impero. Per esempio l'annessione russa e austriaca-asburgica delle regioni dellaCrimea e deiBalcani comportarono un grande afflusso di rifugiati musulmani come i 200 000tartari di Crimea in fuga aDobruja. Tra il 1783 e il 1913 circa 5-7 milioni di rifugiati si riversarono nell'Impero ottomano, di cui almeno 3,8 milioni provenivano dallaRussia. Alcune migrazioni lasciarono segni indelebili, come la tensione politica tra parti dell'impero (per esempio tra Turchia eBulgaria), mentre alcuni effetti centrifughi sono stati notati in altri territori. Anche l'economia fu colpita dalla perdita di artigiani, commercianti, produttori e agricoltori. DalXIX secolo gran parte della popolazione musulmana dei Balcani emigrò nell'attualeTurchia. Queste persone si chiamanoMuhacir. Quando l'Impero ottomano cessò di esistere nel1922 metà della popolazione urbana della Turchia discendeva da rifugiati musulmani dallaRussia.
Prima del 1517 l'Impero ottomano non possedeva una religione ufficiale e non era basato su un sistema religioso. Nell'anno precedente gli ottomani misero fine alcaliffato dei Mamelucchi e Selim I si nominòcaliffo deponendo l'ultimocaliffo abbaside del CairoAl-Mutawakkil III, segnando una svolta epocale nella storia religiosa dell'impero: Selim scelse, infatti, ilsunnismo come religione ufficiale per il suo popolo.[107] In tal modo, il sultano ottomano si distinse dal suo grande rivale loScià Isma'il I, capostipite delladinastia Safavide e seguace dellosciismo e diAhl al-Bayt. Circa duemilaulema vennero fatti arrivare dall'Università al-Azhar delCairo con lo scopo di "sunnizzare" l'impero. Da quel momento i capi religiosialeviti, bektashi emevlevi, all'origine dell'islamizzazione dell'Anatolia e dei Balcani, vennero giustiziati o deportati. L'alevismo venne consideratoeretico dal governo ottomano oramai sunnita e Selim avviò una politica di denigrazione, repressione e assimilazione o conversione degli aleviti che durò fino all'era repubblicana.
Nonostante che l'Islam fosse divenuta la religione ufficiale, all'interno dell'impero e per tutta la sua storia convissero diverse confessioni. Icristiani e gliebrei vennero considerati "dhimmi" e organizzati in "millet" (comunità): quella deiRūm ("romani"),Rūm millet, riunì icristiani ortodossi, ex cittadini dell'Impero romano d'Oriente, mentre quella degliErmeni raggruppò imiafisiti dellachiesa apostolica armena. Queste comunità non musulmane vennero esentate dal servizio militare, ma d'altra parte, soggette a una maggiore tassazione, chiamataharaç, e aldevscirme, due imposizioni che incoraggiarono molti a convertirsi all'Islamsunnita. Sebbene fosse possibile per i cristiani erigere le propriechiese nel territorio dell'impero a essi venne vietato di suonare lecampane.[108] Nonostante questa sorta di “tolleranza religiosa” presente nell'impero, le conquiste degli eserciti ottomani vennero accompagnate dalla distruzione di numerosi edifici religiosi: si pensi che delle 1 300 chiese e monumenti religiosi presenti inSerbia prima dell'arrivo dei turchi, nelXVI secolo si contavano solamente 14 chiese cattoliche attive. Inoltre, il peso della repressione contro i cristiani provocò vari esodi, tra cui quello del 1690 in cui 37 000 famiglie serbe dovettero lasciare le proprie case per trovare rifugio nell'Impero asburgico o quelli che videro moltibulgari earumeni abbandonare, tra ilXVI e ilXIX secolo, i loro territori per stabilirsi nelle più autonomeRomania eMoldavia.
Gli Ottomani assorbirono alcune delletradizioni, dell'arte e delle istituzioni delleculture nelle regioni che conquistarono e vi aggiunsero nuove dimensioni. Numerose tradizioni e tratti culturali dei precedenti imperi (in campi come l'architettura, lacucina, lamusica, il tempo libero e ilgoverno) furono adottati dai turchi ottomani, che li svilupparono in nuove forme, dando vita a una nuova identità culturale tipicamente ottomana. Sebbene la lingua letteraria predominante dell'Impero ottomano fosse il turco, ilpersiano era la lingua veicolare preferita per la proiezione di un'immagine imperiale.[109]
Nuova Moschea e bazarEminönü, Costantinopoli, c. 1895
Laschiavitù era una parte della società ottomana,[110] con la maggior parte degli schiavi impiegati come domestici. Laschiavitù agricola, come quella diffusa nelle Americhe, era relativamente rara. A differenza di altri sistemi schiavisti, gli schiavi secondo la legge islamica non erano considerati beni mobili, ma mantenevano diritti fondamentali, sebbene limitati. Questo dava loro un grado di protezione contro gli abusi.[111] Le schiave erano ancora vendute nell'impero fino al 1908.[112] Durante ilXIX secolo l'impero subì la pressione dei Paesi dell'Europa occidentale per bandire la pratica. Le politiche sviluppate da vari sultani nel corso del XIX secolo tentarono di ridurre la tratta deglischiavi ottomani, ma essa ebbe secoli di sostegno e di sanzioni religiose e pertanto non fu mai abolita nell'impero.[113]
Gli ottomani adottarono le tradizioni e la cultura burocratica persiana. I sultani diedero anche un importante contributo allo sviluppo della letteratura persiana.[114]
Nell'Impero ottomano ogni millet stabiliva un sistema scolastico al servizio dei suoi membri.[115] L'istruzione, quindi, era largamente suddivisa su linee etniche e religiose: erano pochi i non musulmani che frequentavano scuole per studenti musulmani e viceversa. La maggior parte delle istituzioni che serviva tutti i gruppi etnici e religiosi insegnavano infrancese o altre lingue.[116]
I due flussi principali dellaletteratura scritta ottomana erano lapoesia e laprosa. La poesia era di gran lunga la corrente dominante. Fino alXIX secolo la prosa ottomana non conteneva alcun esempio di finzione: non c'erano controparti, come per esempio, il romanzo, il racconto o il romanzo europeo. Tuttavia esistevano i generi analoghi, sia nella letteratura popolare turca che nella poesiadiwan.
La poesia del diwan ottomano era una forma d'arte altamente ritualizzata e simbolica. Dalla poesia persiana che in gran parte l'ha ispirata, ha ereditato una ricchezza di simboli i cui significati e le interrelazioni - entrambi di similitudine (مراعات نظير mura'ât-i nazîr / تناسب tenâsüb) e opposizione (تضاد tezâd) erano più o meno prescritti. La poesia diwan era composta attraverso la giustapposizione costante di molte di queste immagini all'interno di una rigida cornice metrica, consentendo così l'emergere di numerosi potenziali significati. La stragrande maggioranza era di natura lirica: ogazel (che costituiscono la maggior parte del repertorio della tradizione), okasîdes. Vi erano, tuttavia, altri generi comuni, in particolare ilmesnevî, una specie di romanzo in versi e quindi una varietà di poesia narrativa; i due esempi più notevoli di questa forma sono ilLeyli eMajnun diFuzûlî e l'Hüsn ü Aşk diŞeyh Gâlib. IlSeyahatnâme diEvliya Çelebi (1611–1682) è un eccezionale esempio di letteratura di viaggio.[117][118]
Fino alXIX secolo la prosa ottomana non si sviluppò nella misura in cui lo fece la poesia diwan contemporanea. Gran parte della ragione risiede nell'aspettativa che la prosa aderisse alle regole delsaj' (سجع, anche traslitterato come seci), o prosa in rima,[119] un tipo di scrittura discendente dall'arabosa'e che prescriveva che tra ogni aggettivo e nome in una stringa di parole, come una frase, doveva esserci una rima. Inoltre, vi era una tradizione di prosa nella letteratura del tempo, sebbene di natura esclusivamente non fittizia. Un'apparente eccezione fu Muhayyelât ("Fantasie") di Giritli Ali Aziz Efendi, una raccolta di storie fantasiose scritta nel1796, sebbene non pubblicata fino al1867. Il primo romanzo pubblicato nell'Impero ottomano fu di un armeno di nome Vartan Pasha. Pubblicato nel1851, il romanzo si intitolava "La storia di Akabi" (turco: Akabi Hikyayesi) ed era scritto in turco ma con caratteri armeni.[120][121][122]
A causa degli stretti legami storici con laFrancia, laletteratura francese finì per costituire la principale influenza occidentale sulla letteratura ottomana per tutta la seconda metà delXIX secolo. Di conseguenza, molti degli stessi movimenti prevalenti in Francia durante questo periodo avevano anche i loro equivalenti ottomani; nella tradizione della prosa ottomana in via di sviluppo, per esempio, l'influenza del romanticismo può essere vista durante il periodo Tanzimat, e quella dei movimenti realista e naturalista nei periodi successivi; nella tradizione poetica, d'altra parte, furono i movimenti simbolisti e parnassiani a diventare preminente.[123]
Molti degli scrittori del periodo Tanzimat scrissero simultaneamente in diversi generi; per esempio, il poetaNamık Kemal, ha scritto anche l'importante romanzo del 1876 İntibâh ("Risveglio"), mentre il giornalistaİbrahim Şinasi è noto per avere scritto, nel 1860, la prima commedia moderna turca, la commedia in un atto "Şair Evlenmesi" (" Il matrimonio del poeta "). Il romanziereAhmed Midhat Efendi ha scritto romanzi importanti in ciascuno dei principali movimenti:Romanticismo (Hasan Mellâh yâhud Sırr İçinde Esrâr, 1873;Realismo (Henüz on Yedi Yaşında, 1881; "Solo diciassette anni") eNaturalismo (Müşâhedât, 1891; "Osservazioni"). Questa diversità era in parte dovuta al desiderio degli scrittori del Tanzimat di diffondere quanto più possibile la nuova letteratura, nella speranza che avrebbe contribuito a una rivitalizzazione delle strutture sociali ottomane.[124]
L'architettura ottomana venne influenzata da quellapersiana,bizantina,greca eislamica. Durante il primo periodo dell'architettura ottomana, essa si trovò alla ricerca di nuove idee; successivamente vi fu il periodo classico dell'architettura, quando raggiunse il massimo della sua fiducia; nel periodo di stagnazione e decadenza si assistette a un allontanamento da questo stile.[125]
Se nei primi anni di vita dell'impero l'architettura ottomana si concentrò soprattutto suicaravanserragli, considerati delle “basiliche mercantili”, con il passare del tempo lemoschee presero sempre più importanza. Se nelXV secolo la moschea con pianta a T rovesciata era la più frequente tra quelle progettate all'interno dell'impero, con laconquista di Costantinopoli gli architetti ottomani iniziarono a studiare labasilica di Santa Sofia traendone ispirazione e introducendo le moschee a cupola unica.[126] Tra questi architetti spicca il nome diMi'mār Sinān, considerato l'iniziatore dell'architettura classica ottomana: reclutato con ildevscirme, durante la sua lunga vita progettò circa 360 edifici tra cui tombe,hammam, ponti e moschee; di queste ultime le più celebri sono laSüleymaniye camii, laSelimiye camii e laRüstem Paşa Camii.[127]
Esempi di architettura ottomana del periodo classico, oltre adIstanbul edEdirne, si possono osservare anche inEgitto, inEritrea, inTunisia, aAlgeri, neiBalcani ed inRomania, dove furono costruitemoschee,ponti, fontane e scuole. L'arte della decorazione ottomana si sviluppò con una moltitudine di influenze dovute all'eterogeneità etnica che caratterizzava l'Impero ottomano. Il più grande degli artisti di corte arricchì l'impero con molte influenze artistiche pluralistiche, come mescolare l'arte tradizionale bizantina con elementi dell'arte cinese.[128]
Sinān venne considerato così magnifico che i suoi successori continuarono a trarne ispirazione senza introdurre particolari idee nuove seppur arrivando ad alti risultati come per la celebreMoschea Blu realizzata all'inizio delXVII secolo aCostantinopoli su progetto diSedefkar Mehmed Agha. A partire dal Settecento gli architetti ottomani vennero contaminati dall'architettura europea; tra i più importanti esempi di questo secolo lamoschea di Yeni Valide e laMoschea di Eyüp Sultan.[129]
Durante ilperiodo dei tulipani l'Impero ottomano venne influenzato degli stili altamente ornati in voga nell'Europa occidentale;barocco,rococò,impero e altri stili mescolati. I concetti di architettura ottomana si concentrano principalmente sullamoschea, interpretata come integrante della società, dell'urbanistica e della vita comune. Oltre a essa è possibile trovare buoni esempi di architettura ottomana nelle mense, nelle scuole teologiche, negli ospedali, nei bagni turchi e nelle tombe. Tra le moschee più tarde, con forti influssibarocchi eneoclassici si possono citare laMoschea di Ortaköy e laMoschea di Pertevniyal Valide Sultan.[130]
La tradizione delleminiature ottomane, realizzate per illustraremanoscritti o utilizzate in pubblicazioni dedicate, fu fortemente influenzata dall'artepersiana, sebbene includesse anche elementi dellatradizione bizantina deimanoscritti miniati. Un'accademia greca di pittori, ilNakkashane-i-Rum, venne fondata nelPalazzo di Topkapı nelXV secolo, mentre all'inizio del secolo successivo venne aggiunta anche una simile accademia persiana, laNakkashane-i-Irani.[131][132]
L'arte dellatessitura deitappeti era particolarmente significativa nell'Impero ottomano, in quanto essi avevano un'importanza elevatissima sia per essere utilizzati come arredi decorativi, ricchi di simbolismi religioso e non, sia come utilizzo pratico poiché era consuetudine entrare scalzi negli alloggi. La tessitura di tali tappeti ebbe origine nelle culture nomadi dell'Asia centrale (essendo i tappeti una forma di arredamento facilmente trasportabile) e alla fine si diffuse nelle società stanziate dell'Anatolia. I turchi usavano tappeti, ekilim non solo sui pavimenti ma anche come appesi alle pareti e alle porte per fornire un ulteriore isolamento. Furono anche comunemente donati alle moschee, che spesso ne accumularono grandi raccolte.[133]
Lamusica classica ottomana costituì una parte importante dell'educazione dell'élite dell'impero. Numerosi sultani ottomani erano musicisti e compositori affermati, comeSelim III, le cui composizioni vengono spesso eseguite ancora oggi. La musica classica ottomana nacque principalmente da una confluenza di musica bizantina,armena,araba epersiana. La suacomposizione è organizzata attorno aunità ritmiche chiamateusul, che sono in qualche modo simili almetro nella musica occidentale, eunità melodiche chiamatemakam, che hanno una certa somiglianza con imodi musicali occidentali.
Gli strumenti utilizzati furono anch'essi il risultato di una combinazione tra strumenti anatolici e dell'Asia centrale (ilsaz, ilbağlama, ilkemence), altri mediorientali (oud,tanbur,qanun,ney) e, più avanti nel tempo, alcuni occidentali (ilviolino e ilpianoforte). Per via di una divisione geografica e culturale tra la capitale e le altre aree nell'impero ottomano nacquero due stili musicali ben distinti: la musica classica ottomana e quella folclorica.
Il tradizionaleteatro d'ombre turco, con i protagonistikaragöz eHacivat, si diffuse in tutto l'impero presentando personaggi che rappresentavano tutti i principali gruppi etnici e sociali. Le sue esatte origini sono sconosciute, forse risalgono a una più antica tradizione centro asiatica arrivata aBursa e da li diffusasi in tutto l'impero.[134]
Quando si parla di “cucina ottomana” ci si riferisce a quella in uso nella capitale Costantinopoli e nelle principali città, dove l'aggregarsi di diverse culture dette origine a piatti caratteristici comuni alla maggior parte della popolazione, indipendentemente dall'etnia e dal paese di provenienza. Questa cucina variegata venne poi affinata nelle cucine del Palazzo Imperiale da cuochi arrivati dalle diverse parti dell'impero per poi diffondersi nella popolazione. In essa convissero diverse influenze provenienti dalla cucina turca, armena, mediorientale greca e balcanica, senza dimenticare quellaabbasside e quellapersiana da cui arrivò, tra l'altro, l'uso del riso.[135]
Tra i piatti più antichi della tradizione ottomana vi è laçorba, unaminestra, realizzata con ingredienti diversi tra cui quella con latrippa è ancora oggi molto diffusa, oppure larişte che consiste in pasta cotta in forma di quadratini o vermicelli.[136] La carne, principalmentecacciagione, cervi, agnelli, vacche selvatiche o polli, veniva frequentemente stufata (yahni) o cotta allo spiedo.[137] In ogni caso la scelta delle carni seguì le indicazioni religiose che stabilivano quali fossero proibiti (harām) o concessi (halāl).[138] Da un resoconto relativo a un banchetto del1433 del sultanoMurad II sappiamo che sulle tavole ottomane il pesce trovava spazio, seppur raramente. Eccezione fece Maometto II, unico tra i sultani ad apprezzarlo vivamente.[139] I dolci erano molto comuni e tra gli ingredienti si faceva ampio ricorso al miele, alla frutta, alle noci e alle castagne. Ilsorbetto al limone, accompagnato da biscotti, era una bevanda assai diffusa come laboza o ilbal suyu una birra a base di miele e luppolo fermentato a lungo.[140] Per quanto riguarda il divieto di berebevande alcoliche, esso non fu sempre rigidamente osservato dagli ottomani, ma solamente per brevi periodi a seconda degli ordini del sultano in quel momento al potere.[141]
Con l'espansione verso iBalcani, avvenuta dalXVI secolo, gli ottomani ebbero a disposizione per i loro piatti sempre più carne bovina, formaggio (cacio e di pecora, soprattutto) modificando le loro tradizioni culinarie che nel frattempo erano sempre più influenzate dalla religione musulmana.[142] Nel 1554 a Costantinopoli venne aperta la primakahvehane (caffetteria); ilcaffè era già conosciuta daidervisci o tra le fasce più ricche della popolazione, ma da quel momento fu disponibile per tutto il popolo. La bevanda fu inizialmente al centro di una disputa religiosa, con il celebre giuristaEbussuud Efendi che emise unafatwā che lo vietava, ma che poi, verso la fine del secolo, complice l'imponente diffusione, venne ritirata e resa lecita.[143]
A partire dalXVIII secolo si assistette a una vera rivoluzione nella cucina ottomana: andò a diminuire l'uso dellespezie, venne abbandonata l'antica pratica persiana di cuocere insieme carne e frutta, le tipologie di minestre si moltiplicarono arrivando a contarne quaranta diverse, comparve ilkebab e loyahni,[144] mentre gli influssi occidentali presero sempre più spazi tanto che, nella cosmopolita Costantinopoli, aprirono ristoranti dicucina francese einglese.[145] Fu soltanto nella prima metà delXX secolo che iniziò a diffondersi iltè, ma in breve tempo ebbe una tale diffusione da diventare un elemento imprescindibile della vita sociale degli ottomani.[146]
Nel corso di tutta la storia dell'Impero ottomano lascienza ha continuato a svilupparsi costantemente e gli scienziati godettero di prestigio e protezione. Nei primi anni dell'impero gli studiosi di scienze provenivano dai più grandi centri culturali del mondo musulmano, come l'Egitto, laSiria, l'Iraq e ilTurkestan, ma con le espansioni territoriali delXIV eXV secolo alcune tra le più importanti città ottomane divennero luoghi di formazione di intellettuali, come Bursa, Edirne,Skopje e Costantinopoli. Se agli inizi le discipline studiate riguardarono soprattutto lateologia, lafilosofia, lamistica e lareligione, a partire dalXV secolo iniziarono a emergere lamatematica, lageografia, lescienze naturali e l'astronomia.[147]
Fu proprio l'astronomia uno dei campi di ricerca più seguiti dagli ottomani; tanto che la prima opera scientifica tradotta in lingua turca fu il lavoro diNaṣīr al-Dīn al-Ṭūsī riguardante l'astronomia e la compilazione dei calendari. L'astronomoQadi-zade-i Rumi, dotato di grande influenza, contribuì enormemente all'evoluzione della letteratura scientifica ottomana e i suoi commentati formarono generazioni di studiosi anche al di fuori dell'impero. Tra i suoi discepoli'Ali al-Qushji, originario diSamarcanda ma poi invitato a Costantinopoli dal sultano Maometto II, che fondò nella capitale laSahn-ı Seman Medrese dove si studiavano diverse discipline scientifiche.[147]
Nel campo della medicinaSabuncuoğlu Şerafeddin, la cui fama si estese fino allaPersia, scrisse nella prima metà delXV secolo un trattato dichirurgia, Ǧarāḥiyyāt al-ḫāniyya, contenente anche una traduzione del celebre chirurgoandalusoAbu al-Qasim al-Zahrawi delX secolo. Sebbene lageografia non si affermò mai tra le materie tipiche insegnate nellamadrase, essa si sviluppò velocemente a partire dal XV-XVI secolo quando gli ottomani iniziarono a viaggiare per mare e lacartografia divenne una necessità imprescindibile. Una delle opere più celebri al riguardo è lamappa di Piri Reis del 1513. Fu comunque a partire dal regno diSolimano I che la ricerca scientifica andò a intensificarsi grazie al sostegno da parte del governo che continuò a sovvenzionarle. Fu da allora che nacquero istituzioni imperiali a carattere scientifico, come il medico di corte (ḥakīmbaşılık) o l'astronomo di corte (muneccimbaşılık). Tra gli scienziati più celebri del XVI secolo vi fu senza dubbio l'astronomoTaqī al-Dīn Muḥammad ibn Maʿrūf che costruì, nel 1577, l'Osservatorio di Istanbul di Taqi al-Din, dove vennero eseguite osservazioni fino al 1580. Egli fu in grado di calcolare l'eccentricità dell'orbita delSole e il moto annuale dell'apogeo. Taqi al-Din fu anche autore di numerosi testi che spaziarono dalla fisica, alla matematica, alla meccanica, allazoologia e, naturalmente, all'astronomia. I suoi studi permisero di mettere a punto strumentazioni scientifiche e metodi matematici fondamentali per le osservazioni della volta celeste.[147]
A causa di un rallentamento nell'innovazione tecnologica rispetto all'occidente, a partire dagli inizi delXVIII secolo i governi ottomani premettero affinché si studiasse la tecnologia Europea e venissero tradotti in turco le opere fondamentali. Durante il cosiddettoperiodo dei tulipani, grazie anche all'influenza occidentale, vi fu un sostanziale sviluppo della tecnica e della scienza. Ma fu solo grazie al progresso della stampa, prima osteggiata dagli integralisti religiosi, avvenuto nelXIX secolo che si poté accelerare l'evoluzione tecnologia. Tra i più importanti scienziati degli ultimi tre secoli dell'Impero ottomano si ricordano: l'astronomo e architettoBahāʾ al-dīn al-ʿĀmilī, il matematicoGelenbewī Ismā῾īl Efendī e gli astronomi Ġāzī Aḥmad Muḫtār Pāšā eMehmed Fatin Gökmen, quest'ultimo fondatore dell'osservatorio di Kandilli a Istanbul e promotore di una rinascita, tre secoli dopo Taqī al-Dīn, degli studi astronomici in turco.[147]
Calendario ottomano del 1911 scritto in diverse lingue
Ilturco ottomano era la lingua ufficiale dell'impero, fortemente influenzata dal persiano e dall'arabo, faceva parte dellelingue oghuz a loro volta un ramo dellelingue turche. Inoltre, gli ottomani utilizzavano altre lingue: il turco veniva parlato dalla maggior parte della popolazione in Anatolia e dalla maggioranza dei musulmani dei Balcani tranne che in Albania eBosnia; il persiano era utilizzato solo da una minoranza di persone molto colte;[148] l'arabo era parlato principalmente in Arabia, Iraq,Kuwait, nel Levante e in alcune parti delCorno d'Africa; lalingua berbera era diffusa nelMaghreb. Negli ultimi due secoli l'uso di queste lingue divenne più limitato, tuttavia specifico: il persiano serviva principalmente come lingua letteraria per i colti,[148] mentre l'arabo veniva utilizzato nelle preghiere islamiche. Il turco, nella sua variante ottomana, era un linguaggio militare e amministrativo fin dai tempi nascenti degli ottomani. La costituzione ottomana del 1876 sancì ufficialmente lo status imperiale ufficiale del turco.[149]
A causa di un basso tasso dialfabetizzazione tra la popolazione (circa il 2-3% fino all'inizio delXIX secolo e circa il 15% verso la fine) la gente comune doveva assumere scribi come "scrittori di richieste speciali" (arzuhâlcis) per essere in grado di comunicare con il governo.[150][151] I gruppi etnici continuarono a parlare nelle loro famiglie e nei propri quartieri (mahalles) per mezzo delle loro lingue (come avvenne per esempio per i sefarditi, gli armeni e i greci). Neivillaggi in cui due o più popolazioni vivevano insieme, gli abitanti parlavano spesso la lingua l'uno dell'altro. Nelle città cosmopolite, spesso le persone parlavano le proprie lingue di origine; molti fra coloro che non appartenevano al gruppo etnico dei turchi parlavano ilturco come seconda lingua.
^Il terminedevlet, dall'arabodawla, significava in origine "dinastia". Il transito semantico verificatosi sottolinea le dinamiche storiche che portarono al concetto di stampo occidentale di "Stato". Si veda diBernard LewisIl linguaggio politico dell'Islam, Roma-Bari, Laterza, 1991.).
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