L'Impero Gupta è stato uno dei maggioriimperi politici e militari dell'anticaIndia. Fu governato dalla dinastia Gupta tra il240 e il550 d.C. e occupò la maggior parte dell'India settentrionale, l'attualePakistan orientale e parte dell'attualeBangladesh occidentale.
Sotto questo impero si ebbe un periodo di pace e prosperità che favorì lo sviluppo culturale: viene considerata l'"età classica indiana"[2], sebbene quest'espressione possa includere anche l'Impero Maurya e i secoli tra le due grandi dinastie[3].
L'epoca dell'Impero Gupta è considerata l'"età dell'oro" della cultura indiana dal punto di vista artistico, letterario e scientifico (in modo analogo alle dinastieHan eTang inCina, agliAbbasidi nella civiltà islamica e alla culturagreco-romana per laciviltà occidentale).
I Gupta stabilirono un efficace sistema amministrativo e un forte potere centrale, permettendo tuttavia una sviluppata autonomia locale in periodo di pace, quando solo la raccolta delle tasse confluiva verso la capitale. La società era ordinata secondo le credenzeinduiste, con una rigida divisione incaste. L'induismo vide una cristallizzazione delle sue più importanti caratteristiche: principali divinità, pratiche devozionali e importanza dei templi.
La dinastia Gupta proveniva dalBengala, e il regno di Sri-Gupta, il fondatore della dinastia, si data agli anni240-280 circa, mentre il suo successore, Ghatotkacha, indicato nelle iscrizioni comemaharaja, regnò probabilmente tra il 280 e il319 circa. Sri Gupta aveva regnato su una parte del Bengala, ma agli inizi delIV secolo il dominio dei Gupta si era esteso su alcuni piccoli regnihindu aMagadha (attuale stato indiano dell'Uttar Pradesh). La dinastia Gupta governò quindi l'India a nord della catena deiVindhya nelIV eV secolo.
Chandragupta I, figlio di Ghatotkacha, aveva sposato Kumarâ Devî, una principessaLicchavi, che gli portò in dote il regno diMagadha, con capitalePataliputra. Grazie a questa alleanza allargò quindi i suoi domini, che arrivarono ad estendersi dal fiumeGange a Prayaga (odiernaAllahabad) e fu il primo dei Gupta ad attribuire a se stesso il titolo dimaharajadhiraja ("grande re dei re").
Chandragupta morì nel335 e gli succedette il figlioSamudragupta, instancabile conquistatore e patrono delle arti.
Agli inizi del suo regno si impadronì dei regni di Shichchhatra e di Padmavati, e successivamente estese il suo dominio al regno di Kota e attaccò le tribù (Yaudheya, Arjunayana, Madura e Abhira) della regione diMalwa (attuale stato indiano diMadhya Pradesh). Prima della sua morte nel375 i suoi domini si estendevano dall'Himalaya al fiumeNarmada e dalBrahmaputra alloYamuna. Assunse il titolo di "Grande re dei re" e di "monarca del mondo". Praticò per celebrare le sue conquiste il rito del sacrificio del cavallo (ashvamedha, animale caro agliArya) e coniò splendide monete d'oro raffiguranti questo animale.
Alla corte di Samudragupta vissero importanti studiosi, comeHarishena,Vasubandhu eAsaṅga, e lo stesso re fu poeta e musicista. Fu un sostenitore dell'induismo e devoto al dioVisnù, ma manifestò tolleranza verso le altre religioni e permise al rebuddhista delloSri Lanka di costruire un monastero aBodh Gaya.
A Samudragupta succedette il figlioRamagupta (375?), che venne preso prigioniero daiSaci e fu sostituito dal fratelloChandragupta II, dettoVikramaditya ("Sole del Potere"). Questi si alleò con il regno delDeccan, dando sua figlia Prabhavatigupta in sposa al re Rudrasena II (della dinastiaVakataka). Espanse il suo regno verso ovest, combattendo contro i Saci e l'Impero Kushan: sconfisse il suo principale oppositore, Rudrasimha III, nel395, ma la campagna militare si prolungò fino al409. Sottomise inoltre i capi Vanga nel Bengala. Il suo dominio si estese da una costa all'altra e fu stabilita una seconda capitale, prevalentemente commerciale aUjjain. Il suo regno costituì l'apogeo dell'Impero Gupta.
Durante il suo regno si ebbe inoltre una fioritura in campo artistico, letterario, culturale e scientifico. A questo periodo appartengono i pannelli scolpiti del tempio di Dashavatara a Deogarh e nell'arte si sviluppò uno stile caratterizzato dalla sintesi di elementi sacri e sensuali. Si sviluppò anche l'artegiainista ebuddhista, che ebbe grande influenza nell'Asia orientale e sud-orientale. Il periodo venne documentato dallo studioso e viaggiatorecineseFa-hsien nel suo diario, pubblicato in epoca successiva.
Si ritiene che alla sua corte abbia vissuto il celebre poetaKālidāsa.
Moneta d'argento del re Kumaragupta. Al dritto la testa del sovrano con copricapo decorato da crescenti lunari e al rovescio l'uccello divino Garuda, circondato da una legenda inbrahmi che dicevaParama-bhagavata rajahiraja Sri Kumaragupta Mahendraditya, ossia "Molto devoto re dei re Kumaragupta Mahendraditya".
A Chandragupta II succedette nel414, forse dopo un breve regno di Govindagupta Balâditya, il figlioKumaragupta I, conosciuto come Mahendraditya, che regnò sino al455. Verso la fine del suo regno si accrebbe la potenza della tribù Pushyamitra, originaria della valle delfiume Narmada, che giunse a minacciare l'impero Gupta.
A Kumaragupta I succedette il figlioSkandagupta, generalmente considerato l'ultimo dei grandi sovrani Gupta. Riuscì a debellare la minaccia dei Pushyamitra e difese l'impero dalle invasioni degliUnni Bianchi dal nord-est e per le sue vittorie si assunse il titolo di Vikramaditya. Le spese di guerra prosciugarono tuttavia le risorse dell'impero, com'è visibile dalla diminuzione del titolo delle monete coniate in questo periodo, causando l'inizio del declino dell'impero dopo la sua morte, nel467.
A Skandagupta succedette prima il fratelloPûrugupta (467-472) e quindi il figlioNarasimhagupta I Baladitya (472-473), seguito daKumaragupta II (473-476) e daBudhagupta (476-495?). Durante il regno di quest'ultimo gliUnni Alcioni, guidati dal loro reToramana, superarono le difese ai confini nord-orientali e l'impero si disgregò. Gli Unni Alcioni, sotto Toramana e il suo successoreMihirakula si impadronirono della maggior parte delle province dell'impero e in alcune regioni si installarono diverse dinastie locali, mentre i Gupta continuavano a regnare nella parte più occidentale.
Lo Stato era retto da un re e si avvaleva di unaburocrazia centralizzata difunzionari eministri dipendenti strettamente dal re. Alcune province erano amministrate da principi di sangue reale (marajaputrah, lett. "Figli del Grande re"), altre da governatori (uparikha). Le province erano suddivise a loro volta in prefetture (vishaya) rette da dei prefetti chiamativishayapathi, nominati e controllati dal governatore o dal principe di sangue reale.
Rispetto ai loro nemici gli eserciti dei Gupta erano probabilmente meglio disciplinati e organizzati. La loro tattica militare, sulla quale siamo informati dal trattato militare classico diSiva-Dhanur-veda e dalle fonticinesi epersiane, si basava sull'utilizzo combinato deglielefanti da guerra, dellacavalleria pesante e diarcieri difanteria.
I Gupta utilizzaronoelefanti da guerra, tradizionali negli eserciti indiani, dotati di armature. L'uso dei carri da guerra era stato abbandonato, e sostituito dalla cavalleria pesante, con soldati e cavalli dotati diarmature di maglia, armati con mazze e lance, in modo simile ai contemporaneicibanarii degli esercitisasanide ebizantino. Ifinimenti comprendevano le staffe, permettendo una stabilità maggiore al cavaliere. Non è chiaro se il loro uso fosse in appoggio a quello degli elefanti.
Il cuore dell'esercito era costituito da arcieri difanteria e gliarchi, che erano la principale arma dell'esercito. Si trattava diarchi lunghi medioevali, costruiti prevalentemente inbambù, ma anche inmetallo, per inobili. Lanciavano lunghe frecce con aste di bambù e punta metallica, capaci di grande penetrazione; frecce con aste inferro erano usate contro gli elefanti e venivano inoltre utilizzate frecce incendiarie. Gli arcieri venivano protetti dalla fanteria equipaggiata con scudi, giavellotti e lunghe spade. Nonostante fossero frequentemente in uso tra i loro nemici, non sembra abbiano invece utilizzato arcieri a cavallo.
I Gupta erano inoltre a conoscenza di macchinari per assedio, di catapulte e di altre sofisticate macchine da guerra. Disponevano inoltre di una marina militare, che permetteva loro di controllare le acque interne.
La stabilità politica e la prosperità economica dell'impero Gupta condussero ad un notevole sviluppo culturale, che influenzò profondamente non solo il subcontinente indiano, ma anche le adiacenti regioni asiatiche. Il monacocineseLui Kang, che fu in India e inSri Lanka tra il399 e il414 notò la generale prosperità e la natura pacifica e affabile delle popolazioni e descrisse belle città, con ospedali e università. Le grandiuniversità dell'India centrale e orientale accolsero studenti provenienti da regioni lontane: le più importanti furono quelle diNālandā e diVikramasila.
L'uso delsanscrito si diffuse a detrimento delle diverse parlate fino ad allora in auge (pracriti) e la letteraturabuddhista egiainista, che era stata precedentemente prodotta inlingua pāli, iniziò ad essere scritta in sanscrito. Laletteratura sanscrita, caratterizzata dall'unione tra sacro e profano, raggiunse il suo apogeo.
Diverse importanti opere letterarie vennero scritte in questo periodo: "Il carretto di argilla" e "Mrichchakatika" diSudraka, "Sakuntala e le poesie diKālidāsa, il "Pañcatantra", favole di animali, diVishnu Sharma, le opere teatrali diBhāsa). A quest'epoca risale anche probabilmente la redazione delKāma Sūtra, diVatsyayana.
Affresco rupestre di AjantaUn tempiotetrastilo aSanchi di epoca gupta, che rivela influenze ellenistiche
Il periodo Gupta è generalmente considerato un picco classico dell'arte dell'India settentrionale per tutti i principali gruppi religiosi. Sebbene la pittura fosse evidentemente diffusa, le opere sopravvissute sono quasi tutte sculture religiose. Il periodo vide l'emergere della divinità iconica in pietra scolpita nell'arte indù, così come la figura del Buddha e le figure dei tirthankara giainisti, queste ultime spesso su scala molto grande. I due grandi centri di scultura eranoMathura eGandhara, quest'ultimo centro dell'arte greco-buddista. Entrambi esportarono la scultura in altre parti dell'India settentrionale.
Vennero dedicati templi a differenti divinità e si svilupparono un'architettura, una scultura e delle arti figurative raffinate. Si stabilì un'iconografia tradizionale per la rappresentazione delBuddha, con indumenti spessi dai panneggi a pieghe nette, corpi allungati e idealizzati, occhi allungati, con sottili sopracciglia, ciocche di capelli a forma di guscio di lumaca e sguardi distanti e meditativi. Si produssero piccole sculture in metallo e pannelli a rilievo per i templi.
Gran parte deimonumenti sono andati distrutti, alterati o utilizzati per uso diverso da quello originario, e questo rende più complicata la loro datazione.I più famosi monumenti rimasti in stile Gupta, legrotte di Ajanta,Elephanta edEllora (rispettivamente buddiste, indù e miste, comprese quellegiainiste), sono stati in realtà prodotti da dinastie successive, ma riflettono principalmente la monumentalità e l'equilibrio dello stile Gupta.
Ajanta contiene di gran lunga le più significative sopravvivenze di pittura di questo periodo e di quelli circostanti, mostrando una forma matura che probabilmente ha avuto un lungo sviluppo, principalmente nella pittura dei palazzi. I dipinti rupestri di Ajanta sonoaffreschi instucco colorato che rappresentano le varie vite del Buddha e sono una preziosa fonte di informazione per la vita quotidiana del tempo in India: il dipinto più celebre è la raffigurazione del "Bodhisattva Padmapani", unbodhisattva che regge in mano unfiore di loto.
Altre opere famose opere sono la scultura del Buddha diSarnath, i rilievi deltempio Dashavatara diDeogarh e il santuario rupestre diUdaygiri. Se le opere decorative delIV eV secolo si distinsero per la grande vivacità e bellezza, per l'aspetto più scultoreo che grafico anche negli affreschi, per i gesti quasi danzanti delle figure, quelle successive alVI secolo assunsero gustimanieristi, decadenti e talvolta ripetitivi.[4]
Usando le loro abilità matematiche ulteriori avanzamenti si ebbero in campoastronomico: nella sua esposizione dell'astronomia Aryabhata, nel499 calcolò correttamente la durata dell'anno solare e le orbite dei corpi celesti. La terra fu considerata sferica e in rotazione intorno al proprio asse. Altre scoperte riguardarono lagravità e ipianeti delsistema solare, che venivano utilizzati neglioroscopi.
In campomedico i progressi furono ostacolati dalla prescrizione religiosa che proibiva di entrare in contatto con corpi morti, scoraggiando ladissezione anatomica. Furono tuttavia fatti progressi nell'ambito dellafarmacopea e in operazioni ditaglio cesareo o di vera e propriachirurgia estetica.
^Turchin, Peter; Adams, Jonathan M.; Hall, Thomas D. (December 2006). "East-West Orientation of Historical Empires". Journal of World-Systems Research. 12 (2): 222–223. ISSN 1076-156X.
^Le Muse, De Agostini, Novara, 1965, vol. 5 p. 449
^Leonardo Fibonacci, nella sua traduzione del libro sull'algebra dial-Khwārizmī (ilKitāb al-jabr wa l-muqābala), definiva correttamente i numeri - che noi chiamiamo "arabi" -numeri Indorum.
(EN)The Cambridge History of Islam, vol. 2AThe Indian sub-continent, South-East Asia, Africa and Muslim West (ed. byP.M. Holt,Ann K.S. Lambton andBernard Lewis, Cambridge, Cambridge University Press, 1970.
(EN) Farah Karls,World History The Human Experience.
(DE) Hermann Kulke, Dietmar Rothermund:Geschichte Indiens, C.H. Beck, München 1998,ISBN 3-406-43338-3