La versione più antica conosciuta del nome èAmbreciacus.
Giovanni Flechia suggerì che il nome potesse derivare da Ambrogio, prefetto delle Gallie e padre dell'omonimo santo, che avrebbe avuto in paese il suo fondo. Questa versione è stata smentita daDante Olivieri che ha fatto notare la diversa pronuncia della "s" inAmbreciacus ed inAmbrosius. La versione suggerita da Olivieri èfundus Limbriciacus (ovvero "fondo di Limbricius")[6]. Tuttavia il gentilizio latino "Limbricius […] ricorre quasi solamente a Puteoli [Pozzuoli,ndr] e aCapua"[7]. In realtà, le maggiori conoscenze delle lingue celtiche raggiunte in tempi più recenti permettono di identificare con facilità l'origine del nomeAmberzagh, di cuiAmbreciacus è adattamento colto[8], nel sostantivo celticoambersāk(on)[9], che significa "luogo o abitato del fiume", per la particolarità del territorio, situato in un'ansa del fiumeAdda. L'evoluzione del termine inlombardo occidentale è dovuta alla tendenza di questo all'aferesi e per attrazione della preposizione di luogoin (come inInverigo,Inarca,Nasnigo[10] ecc.).
Non sono noti rinvenimenti archeologici per il territorio di Imbersago[11]. Nel territorio circostante sono note tuttavia frequentazioni umane a partire dalPaleolitico medio[12]. Nella zona agli insediamentipalafitticoli subentrarono iCelti, sottomessi a loro volta daiRomani[13].
La storia medievale di Imbersago vede il paese schierato a favore deiguelfi, e come punto di contatto tra l'area del milanese e laRepubblica di Venezia.
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 23 giugno 1989.[14]Nello stemma è raffigurato, in campo azzurro, un castello d'oro, merlato alla guelfa e munito di due torri; con il capo d'oro, all'aquila di nero.Il gonfalone è un drappo rettangolare partito di rosso e di giallo.
La chiesa deiSanti Marcellino e Pietro è il principale edificio religioso dellaparrocchia. Nonostante la costruzione dell'odierno edificio risalga solo al1608, può vantare una storia millenaria che, secondo alcuni storici,[15] si può far risalire alla seconda metà delI millennio.
L'edificio subì alcune variazioni nel1760, e altre nel periodo1789-1797. Ne sono stati recentemente ristrutturati ilsagrato e ilpronao.
La chiesa diSan Paolo è situata in pieno centro abitato, e rappresenta il più antico edificio religioso di Imbersago (si trovano citazioni delXIII secolo[16]), fatta eccezione per la chiesa di San Michele ormai abbattuta.
La dedica delle chiese aSan Paolo è tipica dei francesi, per cui la sua nascita può essere fatta risalire al 1000, durante il dominio dei conti francesi. Un'altra simile indicazione è il dipinto diSan Martino, santo francese, visibile nella chiesetta della Grugana che, nello stesso periodo, era associata a Imbersago[17].
Quando i messi disan Carlo Borromeo visitarono il paese nel 1567, dissero che le funzioni erano celebrate da un certo Gregorio Nava, quasi quotidianamente. L'altare maggiore si trova in mezzo adaffreschi di Dio e altri santi, affreschi rovinati dal tempo. La chiesa era già stata consacrata. Il pavimento è lastricato, e viene segnalata la presenza di quattro sepolture, tutte relative alla famiglia Landriani che, a quel tempo, provvedeva anche al sostentamento del curato. La torre attigua contiene una campana, e c'è un cimitero aperto. Il visitatore consiglia lo spostamento all'esterno di sepolture e monumenti dei Landriani, da eseguirsi in due settimane pena lascomunica. Nella successiva visita di controllo il visitatore si lamentò del fatto che non fosse stato eseguito nessun lavoro.
La chiesa venne consacrata nel 1449 da un certo Gerardo de Capitani di Landriano[18], per poi essere riconsacrata nel1506[19].
Sotto la spinta riformatrice di San Carlo la chiesa venne ricostruita dalle fondamenta nel1600, e riconsacrata nel1608 da Marsilio Landriani, vescovo diVigevano[20]. Ai Landriani si fanno risalire i dipintisecenteschi. È sicuramente di primaria importanza lapala d'altare, databile alla prima metà del Seicento[21], raffigurante anche il donatore Marsilio Landriani oltre alla Vergine col Bambino, sant'Ambrogio e sant'Eustorgio, probabile opera di Giulio Cesare Procaccini[22] o delNuvolone.[21]
La singolanavata termina in unpresbiterio, da cui è divisa da una semplicebalaustra. Un adiacente edificio viene usato comesacrestia. All'interno della chiesa sono visibili altri dipinti notevoli, come quelli di nove apostoli, il calvario, l'annunciazione e l'adorazione[23].
Nel territorio del comune è presente ilsantuario della Madonna del Bosco, dove l'affetto dei fedeli ricorda numerose grazie chieste e altrettantimiracoli accaduti.Papa Giovanni XXIII vi era molto affezionato, e una grande statua di bronzo lo ricorda.
Nel1632 vi viene costruita una cappella, ma è tra il1641 e il1646 che viene innalzato il santuario progettato da Carlo Buzzi. Nel2000 il posto fu scelto come una delle sedi giubilari dell'Anno Santo.
La torre Bellavista, comunemente nota come torre Lamperti (dal nome del proprietario), è una torre di vedetta situata in località Sabbione. Il suo aspetto ne fa immaginare la costruzione durante la lotta diguelfi e ghibellini (XIV secolo). Sulla cima ostenta deglispalti a paniere, e unamerlatura di chiara fattura ghibellina. Come tutti gli antichi edifici cittadini ha subìto modifiche nel corso dei secoli, e ora possiedebifore e unostemma in pietra. La sua posizione strategica permetteva di controllare, oltre al territorio cittadino, ancheMerate (nascosto dietro a Sabbione) e la sponda bergamasca fino allaTorre dei Musei diCalusco d'Adda, oggi rasa al suolo.
Negli anni novanta è stato completamente ristrutturato, trasformandolo in un complesso residenziale, ma mantiene alcune antiche caratteristiche. A esempio è rimasta laciminiera costruita incotto. Qui veniva svolto tutto il lavoro, dalla coltura delle uova deibachi da seta alla vera e propriafilatura.
Adagiata sul colle di Mombello e inserita in ungiardino all'italiana[24][25], la villa fu costruita dalla famiglia Airoldi nel XVI secolo.[16] Per via della sua posizione, la villa è anche nota col nome diVilla Il Mombello".[26] Due secoli dopo fu ristrutturata[26] per volontà di un certo Andreotti, nel mentre divenuto proprietario, il quale successivamente la cedette alla famiglia Orsini.[25] Nel corso del XIX secolo, la parte di giardino dietro alla villa fu trasformata in unparco all'inglese.[25] Nel1861 la villa fu ereditata da Giovanni Pio Falcò, di nobile famiglia dalle origini spagnole, il quale diede mandato di ristrutturazione dello stabile adAchille Majnoni d'Intignano.[16][25] I lavori si conclusero nel1894.[26][25] Una nuova ristrutturazione dei giardini avvenne nel1920, quando Alfonso Pio Falcò fece installare un nuovo giardino all'italiana.[25]
Iltraghetto leonardesco[28] sul fiume Adda, collega Imbersago conVilla d'Adda, comune inprovincia di Bergamo situato sulla riva opposta. Dal1513, più volte rifatto e ristrutturato, tale tipologia di traghetto trasporta ogni viandante da una riva all'altra. Esso è una fedele riproduzione di quello progettato daLeonardo da Vinci, che sfruttando lalegge del parallelogramma, aveva pensato alla possibilità di costruire deitraghetti mossi non da energia umana o animale, ma dalla sola corrente del fiume in causa. L'imbarcazione con due scafi, che può trasportare fino a quattro automobili, è assicurata a un cavo teso tra le due sponde, ed è azionata da un solo uomo, il quale muove iltimone così da sfruttare la forza della corrente del fiume.
Piazza Garibaldi è la piazza principale di Imbersago, centro cittadino fin da quando, nelI millennio, le poche case presenti formavano lacittadella. A ricordo di questi periodi si trova ancora "la torre", come viene chiamata dai paesani, utilizzata nell'antichità come torre di vedetta. Nella piazza si trovano anche la chiesa di San Paolo e un monumento in memoria dei compaesani caduti in guerra.
Intorno al 2000 la piazza è stata completamente restaurata, ponendovi un selciato disanpietrini inporfido e una fontana. Un'altra opera edilizia ha permesso il recupero dell'antica torre, che ora ha una destinazione residenziale. Nel2004 la rotonda prersente in piazza da qualche anno è stata decorata con unmosaico creato dagli studenti diPont-Évêque, comune francese gemellato con Imbersago.
Per nove mesi all'anno (una volta al mese) la piazza ospita il mercatino dell'antiquariato. Il nome della piazza deriva dal fatto cheGiuseppe Garibaldi eGiuseppe Mazzini, in fuga dopo lasconfitta di Custoza, pernottarono presso villa Albini. Per ricordare l'avvenimento è tuttora presente una lapide in marmo.
Il lavatoio di Garavesa, comunemente chiamato "la fontana", è una costruzione delXIX secolo utilizzato dalle donne per fare il bucato. Attinge l'acqua dalla roggia sottostante, che scorre verso l'Adda, e veniva usato in passato anche per raccogliere l'acqua potabile. Le originali sei vasche formavano una struttura rettangolare di lastre in pietra molera. L'intero complesso era contornato da colonne in pietra sormontate da una tettoia in legno.
Nel1997, nell'ambito dei lavori che hanno ristrutturato l'intero rione della Garavesa, è stata ricostruita anche la fontana, unificando le sei originali vasche in una unica. I lavori sono stati seguiti dalla Sovrintendenza ai monumenti della regione.
Attualmente, l'uso del brianzolo sta lentamente regredendo, anche se in misura minore di altri dialetti lombardi, soprattutto quelli parlati nelle città.[34]
^Nell'anno985, dieci anni dopo la prima menzione dell'abitato, si usaAmberciaco e nelXII secolo è già più volte attestatoImbertiago. Cfr. lo stessoOlivieri.
^Dalla stessa radice deriva il nome del fiumeLambro (Lamber). Cfr.R. Matasović, Etymological Dictionar of Proto-Celtic (*abon-,*brig-). La presenza della "s" è dovuta alla consuetudine, da parte delle lingue celtiche, di generalizzare il tema dei casi obliqui (ivi). Cfr. anche[1].
^Secondo alcuni autori la mancata segnalazione di ritrovamenti nel territorio di Imbersago (vediCarta archeologica della provincia di Lecco. IV. La provincia di Lecco, Modena, 1994), potrebbe essere dovuta allo sviluppo in epoca moderna, che potrebbe aver sacrificato resti antichiLongoni, pag. 14.
^Due campagne di scavi archeologici condotte aRovagnate (località Fornace Barbarella diBagaggera) nel1980 e1986 hanno permesso di recuperare attestazioni della presenza umana a partire dal 35 000 a.C. circa: Cremaschi M.et al., "Sedimentary and Paleological processes in the Upper Pleistocene Loesses of Northern Italy, The Bagaggera Sequence", inQuaternary International, 5, pp. 23-28.
Manoscritto Como, Archivio di Stato,Fondo Castelbarco.
Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino, UTET, 1990,ISBN88-02-04384-1.
Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow,Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
Annalisa Borghese,Imbersago, inIl territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, pp. 244-245.