Illyricum deriva il suo nome daIllyria (Ἰλλυρία). Questi a loro volta sono nomilatini che derivano da quellogreco diIllyris (Ἰλλυρίς) ( senza fonte (?)). Viene inoltre fatta una distinzione traIllyris Barbara oRomana, che comprendeva la costa Adriatica fino all'attualeAlbania, e laIllyris Greaca, che rappresentava il resto dell'Albania, più tardi chiamataEpirus Nova (senza fonte (?) ). Questa seconda area deriva il suo nome dal fatto che, essendo vicina allaGrecia, fu influenzata daiGreci,[4] e faceva parte dellaprovincia romana della Macedonia.
L'areaillirica cominciò ad entrare nella sfera di influenzaromana a partire da quest'anno, quando la potenza degliIlliri (della reginaTeuta) ed il contemporaneo aumento della loro pirateria, aveva generato una forte preoccupazione nei mercanti romani per i loro traffici attraverso l'Adriatico. Un'ambasceria inviata alla reginaTeuta non ebbe alcun effetto[14], al contrario un membro dell'ambasciata romana rimase ucciso. L'incidente provocò la guerra, tanto che il consoleGneo Fulvio Centumalo fu inviato con200 navi, mentre il collegaPostumio Albino avanzava con un esercito di terra formato da 20.000 legionari e 2.000 cavalieri. I Romani riuscirono, quindi, ad occupare le isole diFaro eCorcira, le città diApollonia eEpidamnus, fino al fiume Drilo.[15] La guerra durò due anni al termine dei quali la reginaTeuta veniva deposta, ponendo al suo posto il figlioPinnes, sotto il controllo dell'alleato romano,Demetrio di Faro, mentre Centumalo ottenne il meritatoTrionfo[16].
Aulo Manlio Vulsone intraprendeva una nuova guerra contro le popolazioni dell'Istria, a protezione anche dell'allora appena formata colonia diAquileia, avendo come alleato un certo Catmelo, re deiNorici, forte di 3.000 armati. Il console che si era accampato nel golfo diMuggia, pressoTrieste (Tergeste), venne attaccato dal re nemico Epulone, che riuscì ad espugnare i due avamposti romani e il campo di una legione. Vulsone allora, chiamata in aiuto la seconda legione, sorprese a sua volta gli Istri che stavano saccheggiando il campo romano.[25] L'anno successivoGaio Claudio Pulcro portava a termine la guerra, occupava inIstria glioppida diNesazio (non molto distante daPola),Mutila eFaveria (177 a.C.), e si meritava iltrionfo.[26]
Roma incoraggiò i mercanti Italici ad operare inIlliria sotto la protezione della repubblica romana,[29] mentre il pretoreLucio Anicio Gallo, batteva il re dei piratiilliri dell'isola diLisso, un certoGenzio,[30] che si era alleato aPerseo di Macedonia[31] e che disponeva di una forza di ben 15.000 armati. Inquesta guerra i romani ottennero l'aiuto degliilliriPartini e Gallo ilTrionfo[32].Roma, infine, siglava un trattato di alleanza (della durata di settant'anni) conIssa. Al termine di queste operazioni i Romani erano riusciti ad occupare le terre a nord, nell'Istria fino al fiumeArsia, mentre a sud avevano sottomesso la zona fino al fiumeNarenta. Ciò significava che l'obiettivo futuro era di congiungere le due zone via terra. E forse in questa occasione potrebbe essere avvenuta la creazione della provincia dell'Illirico romano.
Issa, alleata dei Romani protestava che i suoi recenti possedimenti diEpetion (Stobrec) eTragurion (Traù) attorno alla baia diSalona erano stati oggetto di attacchi da parte deiDalmati della zona.[29][33]
Si racconta che il consoleGaio Marcio Figulo abbia condotto delle operazioni militari contro le tribù deiDalmati, dapprima con scarsa fortuna e poi con successo.[34] Egli avanzò lungo il fiumeNarenta, attraversò leAlpi dinariche e raggiunse la piana del Lib, dove pose sotto assedio la capitale deiDelmatae,Delminium. E sebbene parte della fortezza fosse stata incendiata e quasi ridotta alla resa, Figulo fu costretto a far ritorno a Roma alla fine del suo mandato (inverno 156 a.C.).[35] L'anno seguente l'assedio venne portato a termine dal suo successore, il consolePublio Cornelio Scipione Nasica Corculo, che per questo successo ottenne iltrionfo.[36]
Ardirei ePleraei attaccarono la provincia romana dell'Illirico compiendo saccheggi a ripetizione, mentre i Romani erano impegnati su un altro fronte.Roma fu costretta ad intervenire inviando prima degli ambasciatori che, rimanendo inascoltati, costrinsero il Senato ad inviare il consoleServio Fulvio Flacco alla testa di 10.000 fanti e 600 cavalieri, il quale dopo un raid nelle loro terre a scopo dimostrativo, ne ottenne la sottomissione.[27][37] E sempre questo stesso anno il pretore,Marco Cosconio, combatté con successo inTracia contro la popolazione degliScordisci.[38]
I consoli del 119 a.C.,Lucio Aurelio Cotta eLucio Cecilio Metello, compivano insieme una campagna vittoriosa contro iSegestani, assediando per la prima volta la loro capitale,Segesta (la futura roccaforte romana diSiscia), alla confluenza dei fiumiColapis eSava inPannonia. L'anno seguente, il solo Metello condusse una campagna militare vittoriosa contro iDelmatae, tanto da meritarsi iltrionfo ed ilCognomina ex virtute diDelmaticus.[42] Appiano aggiunge che, «sebbene [i Dalmati] fossero stati colpevoli di alcuni reati, poiché [Metello] desiderava un trionfo, fu ricevuto come un amico e svernò fra loro presso la città diSalona. Quando in seguito fece ritorno a Roma, ottenne il trionfo».[41][43][44]
il consoleGneo Papirio Carbone fu inviato a fronteggiare un'invasione di gentigermanico-celtiche (tra cui iCimbri), le quali erano penetrate nell'Illirico e poi nelNorico. Carbone, a capo di un esercito che aveva come quartier generale Aquileia,[46] fu però sconfitto pressoNoreia.[47]
Il console del 112 a.C.,Marco Livio Druso, avanzò in Tracia dove ottenne alcuni successi contro gliScordisci. L'anno successivo, una volta prolungatogli il mandato comeproconsole, riuscì a battere nuovamente questa popolazione, cheTito Livio sostiene fosse originaria dellaGallia.[48]
Ilproconsole dell'illirico, un certoGaio Cosconio, combatté iDelmatae per almeno un paio d'anni (fino al76 a.C.). La guerra terminò con la presa diSalona, che divenne una base permanente in mano ai Romani, tanto che dopo venticinque anni qui vi venne inviata unacolonia romana.[49] Vent'anni più tardi venivano inviati cittadini romani in questa stessa città.Narona era invece utilizzata come base militari per le spedizioni verso l'entroterra dalmata.[50]
Il fatto che a Cesare sia stata assegnata inizialmente la provincia dell'Illirico come parte del suoimperium, e che all'inizio del 58 a.C. ben tre legioni fossero state dislocate adAquileia, potrebbe indicare che egli intendesse cercare proprio in quest'area gloria e ricchezze con cui accrescere il suo potere e la sua influenza militare e politica. Cesare aveva infatti bisogno di importanti vittorie militari così da costruirsi un suo potere personale con il quale controbilanciare quello che Pompeo si era costruito con le vittorie ottenute in Oriente. A tal fine progettava probabilmente una campagna oltre leAlpi Carniche fin sulDanubio, sfruttando la crescente minaccia delle tribù dellaDacia (corrispondente grosso modo all'odiernaRomania), che si erano riunite sotto la guida diBurebista, il quale aveva poi guidato il suo popolo alla conquista dei territori dislocati ad ovest del fiumeTibisco, oltrepassando il Danubio e sottomettendo l'intera area su cui si estende l'attualepianura ungherese, ma soprattutto avvicinandosi pericolosamente all'Illirico romano e all'Italia. Le sue armate si erano però fermate all'improvviso, forse per il timore di un possibile intervento diretto di Roma nell'areabalcano-carpatica. Così, invece di continuare nella sua marcia verso occidente, Burebista era tornato nelle sue basi inTransilvania, rivolgendo poi le proprie mire ad Oriente: attaccò iBastarni e infine assediò e distrusse l'anticacolonia greca diOlbia (nei pressi dell'attualeOdessa).[56]
Gaio Giulio Cesare avrebbe voluto intraprendere una campagna contro le popolazioniilliriche a sud del "quartier generale" diAquileia, ma nuove sollevazioni inGallia lo costrinsero a tornare nel paese deiCelti. Sappiamo, infatti, di un nuovo soggiorno di Cesare ad Aquileia nell'inverno del57-56 a.C. e di operazioni militari/diplomatiche condotte dallo stesso proconsole nei pressi diSalona attorno al 3 marzo del 56 a.C.,[57] come pure nel54 a.C. contro il popolo deiPirusti che abitavano l'Illirico meridionale.[58]
Appiano di Alessandria racconta che quando Cesare era ancora proconsole della Gallia, alcune popolazioni illiriche tra iDelmatae, che si trovavano in una condizione molto prospera, occuparono la città diPromona deiLiburni, i quali a loro volta chiesero l'aiuto dei Romani e dello stesso Cesare. Il proconsole delle Gallie e dell'Illirico inviò degli ambasciatori affinché la città di Promona fosse restituita ai Liburni. Ottenendone un netto rifiuto, inviò contro di loro un forte distaccamento del suo esercito, che purtroppo venne totalmente distrutto dagli Illiri. Cesare non fu, però, in grado di intervenire nuovamente, poiché non poteva permettersi di intraprendere una nuova guerra, visto che le sue più grandi preoccupazioni erano rivolte a Roma, contro la fazione ostile deglioptimates capeggiati daCatone ePompeo. Una nuovaguerra civile era ormai alle porte.[60]
Allo scoppio della guerra civile,Gaio Antonio, fratello diMarco Antonio, si trovava nell'Illyricum settentrionale, sull'isola diCuricta (Veglia), con due legioni. Era coadiuvato daPublio Cornelio Dolabella, a cui Cesare aveva affidato una flotta di 40 navi, prima di partire per laSpagna. Dolabella ebbe scarsa fortuna e si ritrovò bloccato nelgolfo del Quarnaro dalla flotta pompeiana, comandata daMarco Ottavio eLucio Scribonio Libone, tanto che anche il tentativo di aiutarlo da parte di Gaio Antonio si rivelò del tutto inutile. Antonio fu infatti circondato e catturato, mentre le sue navi furono requisite dal nemico.[61] Questa vittoria diede aiPompeiani la supremazia sull'Adriatico, che Ottavio iniziò a sfruttare, attaccando i porti delle città rimase fedeli a Cesare. Mosse quindi contro la città diSalona, che resistette validamente, anche grazie al supporto degli schiavi che furono liberati e delle donne che combatterono al pari degli uomini. La città diIssa costituiva, invece, il quartier generale dei Pompeiani nella regione, almeno fino a quando nel47 a.C. non furono sconfitti daPublio Vatinio. Questo insuccesso costrinse però Ottavio a ripiegare con la flotta suDyrrachium, peraltro dopo aver fallito di impossessarsi di altri insediamenti lungo la costa.[62]
Il mondo romano allo scoppio della guerra civile (1º gennaio 49 a.C.), oltre al vicino regno del redaceBurebista, che aveva occupato parte dei territori diMesia ePannonia a sud delDanubio.
Dopo la vittoria di Cesare su Pompeo aFarsalo (9 agosto del 48 a.C.), i Pompeiani, guidati da Marco Ottavio, utilizzarono l'Illirico per riprendere a compiere nuove azioni militari contro i Cesariani.[63] Fu così che, per contrastare l'avanzata dei Pompeiani e contemporaneamente quella deiDelmatae,Cesare inviò contro di loro, due legioni (o forse tre, che potrebbero essere state laXXXIII, laXXXIV e laXXXV[64]) sotto il comando di un certo Q. Cornifico comequestor pro praetore.[65] Quest'ultimo riuscì a battere iLiburni della zona diIader in uno scontro navale.[66] Era evidente che nell'area fossero necessari dei rinforzi. Fu così che Cesare inviò un ex-partigiano di Pompeo,Aulo Gabinio, a capo di quindici coorti (delle legioniXXXI eXXXII[64]) e tremila cavalieri, il quale si incamminò via terra girando intorno all'Adriatico, cosa mai accaduta prima d'allora.[67] Gabinio, dopo essere penetrato nel territorio deiDelmatae, lungo il fiumeCigola (Čikola) nei pressi diSynodion,[68] subiva una dura sconfitta, perdendo cinque delle sue coorti e i rispettivivexilla.[69] Non demordeva però continuando la sua avanzata fino a raggiungere Salona nell'inverno del 48-47 a.C..[66] La campagna militare continuò all'inizio dell'anno successivo (47 a.C.), soffrendo di numerose altre perdite da parteromana, tra cui 4tribuni, 38centurioni e 2.000legionari.[70] Appiano sostiene che gli Illiri, temendo di poter essere puniti da Cesare per quello che avevano fatto qualche anno prima e ritenendo che una sua vittoria nellaguerra civile avrebbe portato alla loro totale distruzione, attaccarono e distrussero buona parte di quell'esercito romano che era penetrato nei loro territori, ad eccezione di Gabinio e di pochi sopravvissuti. Tra il bottino catturato vi fu una grande quantità di denaro e materiale bellico.[60] Gabinio, all'inizio dell'anno, morì dopo una lunga malattia, tanto che i Pompeiani si prepararono a contrattaccare, focalizzando le loro forze sul secondo comandante cesariano, Q. Cornificio, ora isolato al sud. Quest'ultimo lanciò allora un'accorata richiesta di aiuto alle armate cesariane che si trovavano nella Gallia cisalpina e aPublio Vatinio che si trovava aBrundisium.[71] Vatinio fece costruire una flotta di fortuna e attraversò l'Adriatico nella primavera del 47 a.C.. In quel momento Marco Ottavio si era diretto contro la principale roccaforte cesariana di Cornificio aEpidaurum.[72] Grazie al sopraggiungere di altre navi cesariane dalla vicinaAcaia, Vatinio riuscì a sconfiggere una flotta pompeiana in un piccolo canale vicino all'isola diTauris (Giuppana), a nord diRagusa.[71][73] Ottavio fu costretto così a ritirarsi ad Issa e poi ad abbandonare l'Adriatico per continuare la guerra in altre aree del Mediterraneo. Ciò permise a Vatinio di far ritorno in Italia e ottenere ilconsolato sul finire del 47 a.C., mentre Cornificio venne inviato l'anno successivo inCilicia.[74]
Con la primavera di quest'anno, Cornificio venne sostituito da un nuovo governatore dell'Illirico,Publio Sulpicio Rufo, il quale sembra si sia scontrato contro iDelmatae durante il suo mandato, ottenendo il titolo diimperator e l'approvazione dalSenato romano per unasupplicatio.[71][75] Frattanto Cesare, dopo la morte di Pompeo e dopo aver annientato numerosi eserciti della fazione avversa, fece ritorno a Roma e programmò di intraprendere una guerra contro i Geti (intesi come iDaci) e contro iParti. Gli Illiri iniziarono a temere di poter essere attaccati da un momento con l'altro, trovandosi lungo la strada che conduceva al cuore del regno dace diBurebista. Decisero, pertanto, di inviare ambasciatori a Roma per implorare il perdono del dittatore romano per quello che avevano fatto in passato, e di offrire loro amicizia e alleanza, sostenendo di essere un popolo estremamente coraggioso. Cesare, che stava preparando la spedizione contro i Parti, rispose loro che li avrebbe perdonati e avrebbe accettato la loro amicizia, a condizione si fossero assoggettati a versare un tributo a Roma ed a consegnargli degli ostaggi. Acconsentendo a tali sue richieste, Cesare decise di inviare con loro un nuovo proconsole dell'Illirico,Publio Vatinio, al comando di tre legioni e di un forte contingente di cavalleria, per imporre il tributo pattuito e per ricevere gli ostaggi convenuti (primavera del 45 a.C.).[76][77] Vatinio, facendo diNarona il suo quartier generale, si mise in marcia ed occupò sei, degli almeno sessanta,oppida del nemico, anche se l'inverno era ormai alle porte, e lo costrinse a ritirarsi prima della vittoria finale.[78] Sconfisse, quindi, l'esercito pompeiano guidato daMarco Ottavio, vittoria per cui ricevette unaovatio.[79]
Quando Cesare fu ucciso, i Dalmati tornarono a ribellarsi, pensando che il potere romano risiedesse nel dittatore appena morto, e si opposero al pagamento del tributo a Vatinio. Quest'ultimo, sebbene avesse tentato di usare la forza contro di loro, fu attaccato e subì la distruzione di ben cinque delle suecoorti e la morte dell'ufficiale che le comandava, un certo Bebio dell'ordine senatorio.[77] Vatinio, visto l'insuccesso della sua azione militare e conscio di essere rimasto ormai isolato,[80] preferì ritirarsi nella città diEpidamno dove sembra rimase fino al termine del 44 a.C. o forse fino agli inizi del 43 a.C.. Contemporaneamente il senato di Roma stabilì di trasferire il suo esercito, insieme allaprovincia della Macedonia e dell'Illirico alcesaricidaMarco Giunio Bruto, assegnando allo stesso tempo aGaio Cassio Longino laSiria. Vatinio fu, quindi, costretto a ripiegare suDyrrhachium, che si trovava in Macedonia, dove l'allora governatore,Gaio Antonio, fratello diMarco, era anch'egli in grave difficoltà sotto l'attacco di Bruto. Gran parte delle forze di Vatinio defezionarono e si schierarono dalla parte di Bruto, che strinse poi d'assedio Gaio Antonio ad Apollonia.[81] Il fatto però di doversi difendere dalle armate deitriumviri,Marco Antonio eOttaviano, che volevano vendicare la morte di Cesare e che stavano raccogliendo le forze necessarie per loscontro decisivo, avvenuto poi a Filippi, non permise ai Romani di occuparsi dei ribelli Illiri, sebbene a Vatinio venne concesso il trionfode Illyrico il 31 luglio del 42 a.C..[76][82]
Marco Antonio (a sinistra) eOttaviano (a destra) ai tempi in cui l'Illirico era nel mezzo dei due schieramenti
Gaio Asinio Pollione, a cui Antonio aveva affidato il governo della provincia di Macedonia comeproconsole, penetrava nel territorio deiPartini, conducendo una campagna militare che portò i Romani alla vittoria finale nella zona attorno aDyrrachium,[84] tanto da meritargli untrionfo il 28 ottobre dello stesso 39 a.C..[85] Wilkies sostiene che queste operazioni siano state di breve durata e condotte per tenere attive le legioni, al posto di lasciarle passive nei loro quartieri invernali, oltre a voler punire l'alleanza che i Partini avevano in passato concluso con il cesaricida Bruto.[82] Secondo invece altri scrittori latini, le operazioni furono condotte contro iDelmatae e alla fine della guerra vennero loro confiscate armi, greggi, terre e Pollione ottenne iltitolo vittorioso diDelmaticus.[86] Peraltro il Wilkes non crede che Pollione possa aver combattuto contro iDelmatae, in quanto si trovavano troppo lontani dalla provincia di Macedonia, appartenente alla sfera di influenza diMarco Antonio; molto più vicino era l'Illirico, di pertinenza diOttaviano.[87]
Il progetto diAugusto venne portato a termine vent'anni più tardi, una volta divenuto padrone incontrastato del mondo romano. Egli voleva sottomettere l'intera area compresa tra l'Adriatico, il fiumeDrava e le terre deiDardani e deiMesi. La campagna cominciò nel13 a.C., ma la scomparsa prematura diAgrippa, lasciò il nuovo compito nelle mani del figliastro delPrinceps:Tiberio Claudio Nerone. Egli condusse glieserciti romani per 4 anni contro le popolazioni di Dalmati eBreuci, avvalendosi anche dell'aiuto di validi generali comeMarco Vinicio eLucio Calpurnio Pisone inTracia.
Ancora Tiberio fu impegnato prima con i Dalmati, che si erano ribellati, e poco dopo ancora contro iPannoni che avevano approfittato della sua assenza, impegnando Tiberio contemporaneamente su due fronti. Al termine di questa campagna l'intera area delle futura provincia di Dalmazia era sotto il controllo romano.
Ci fu un'invasione diDaci a sud delDanubio, con loro gravi razzie nei territori diPannoni e Dalmati. Fornendo loro ril pretesto per ribellarsi nuovamente, anche a causa dei tributi troppo elevati. Tiberio, che si era recato inGallia insieme al patrigno Augusto, fu costretto a tornare sul teatro delle operazioni, per affrontare e battere nuovamente le popolazioniilliriche.
Quest'anno Tiberio lo dedicò alla riorganizzazione della nuova provincia dell'Illirico. E sembra che nel corso di quest'anno o negli anni successivi, l'allora governatore dell'Illirico,Marco Vinicio (come riporta un'iscrizione trovata aTuscolo, vicino aFrascati):
(latino) «Marcus Vinicius Publi filius consul XVvir sacris faciundis praetor quaestor legatus propraetore Augusti Caesaris in Illyrico primus trans flumen Danivium progressus Dacorum et Basternarum exercitum acie vicit fugavitque Cotinos Osos (...)s et Anartios sub potestatem Imperatoris Caesaris Augusti et populi Romani redegit»
(italiano) «Marco Vinicio, figlio di Publio, ricoprì la carica diConsole, quindicesimo uomo sacro,Pretore,Questore,legato Augusto propretore (ovvero governatore) nell'Illirico, primo ad aver attraversato il fiumeDanubio, condusse un esercito contro le schiere diDaci eBastarni che vinse, e batté ancheCotini,Osii, (...) (si trattava deiceltiBoi? o degliEravisci?) e Anartii e li condusse sotto il dominio diAugusto e del popolo romano.»
Tutto veniva messo in discussione con lo scoppio di una rivolta presso tutte le gentipannoniche e dellaDalmazia. Le campagne che si susseguirono durarono 4 anni, con l'impiego di non meno di 70.000/80.000soldati romani. Larivolta fu infine soffocata nel sangue dopo quasi quattro anni di dure campagne militari.
Precedentemente la nuova provincia diMesia era stata scorporata, forse inizialmente solo come distretto militare, dalla vicinaprovincia di Macedonia, (in seguito divisa inSuperior edInferior).
I Romani, memori della recente fatica per riportare l'intera area sotto il loro dominio, decisero di lasciare a guardia della nuova provincia due legioni (laLegio XI aBurnum e laVII aTilurium[91]) anche come "riserva strategica" a ridosso dellimes danubiano, oltre a fondare numerosecolonie.
Un ambizioso progetto di costruzioni fu iniziato in Illirico dal legatoPublio Cornelio Dolabella (il console del10), quando i legionari furono impiegati nella costruzione di almeno quattro strade, alcune delle quali penetravano nell'interno, nel territorio deiDitoni e deiDesiziati, contribuendo ad affrettare la pacificazione di queste regioni turbolente ed a collegarle con la vicinaMesia.
ConDiocleziano, imperatore illirico, (284-305) si provvedette alla ristrutturazione dell'Impero romano introducendo una serie di riforme istituzionali derivanti dalla precedentecrisi del III secolo. L'imperatoreDiocleziano rese famosa la Dalmazia costruendovi per sé unpalazzo a pochi chilometri a sud di Salona, ad Aspalathos (Spalato).
La Diocesi di Pannonia era una delle due diocesi dell'Illirico romano a non essere di cultura greca (l'altra era laDacia), ed entrò a far parte dell'Impero romano d'Occidente alla morte diTeodosio I nel395. Nel 437Galla Placidia, per ricompensare l'imperatore romano d'OrienteTeodosio II per aver messo sul trono occidentale il figlio di leiValentiniano III, cedette l'estremità orientale della Pannonia II (con le città diSirmio eBassiana) all'Impero romano d'Oriente.[93] Il resto della Pannonia era stato ceduto agliUnni da Ezio in cambio dell'appoggio militare degli Unni all'Impero in Gallia. La Pannonia II divenne così la tredicesima provincia dell'Illirico orientale eSirmio divenne per qualche tempo la capitale della prefettura dell'Illirico (orientale), ma venne ceduta daTeodosio II agliUnni in seguito alle vittoriose campagne balcaniche diAttila del441-442.
Secondo altri studiosi, tuttavia, tutto l'Illirico occidentale sarebbe stato ceduto all'Impero d'Oriente. Essi citano come prova:[94]
un passo delleVariae diCassiodoro in cui viene affermato che Galla Placidia, perdendo l'Illirico, acquistò una nuora (Valentiniano III si sposò con la figlia di Teodosio II).
un passo diGiordane che afferma che «Valentiniano III viaggiò da Roma a Costantinopoli per sposare Eudocia, figlia dell'Imperatore Teodosio, e, per ricompensare il suocero, cedette tutto l'Illirico» (Giordane,Romana, 139).
Polemio Silvio nel 448 elenca tra le province dell'Illirico anche quelle dell'Illirico occidentale.
il fatto che gli imperatori d'Oriente avessero concesso in Pannonia terre aiGoti,Unni,Gepidi e altri barbari, prova che la Pannonia apparteneva all'Oriente.
TuttaviaProcopio afferma che la Dalmazia era governata da uomini (come ilcomesMarcellino) dipendenti dall'Impero romano d'Occidente, e ciò contrasta con la cessione della Dalmazia all'Impero d'Oriente. Uno studioso (Wozniak) ha tentato di conciliare Procopio con le altre fonti sostenendo che la Dalmazia, pur appartenendo nominalmente all'Impero d'Oriente,de facto apparteneva a quello d'Occidente:
«Tra il 437, anno del passaggio dell'Illirico all'Oriente, e il 454, Salona e la Dalmazia costiera sembrano essere ritornate o rimaste sotto il controllo amministrativo romano-occidentale, sebbene formalmente sotto la sovranità romano-orientale... Sebbene la Dalmazia fosse stata ceduta formalmente all'Oriente come parte della cessione dei diritti romano-occidentali sull'Illirico (437), il controllo amministrativo della Dalmazia costiera sembra essere rimasto nelle mani del governo di Ravenna. Anche se solo occasionalmente esercitato, la sovranità legale di Costantinopoli sulla Dalmazia fu tenuta in riserva come diritto da rivendicare in caso di necessità.»
Comunque la Dalmazia, sebbene legata all'Occidente, mostrò, a partire dal 460 circa, tendenze scissioniste dal governo di Ravenna. Ilcomes di Dalmazia Marcellino infatti non riconobbeLibio Severo come nuovo imperatore d'Occidente, staccando la Dalmazia dall'Impero e governandola come una sorta di vero e proprio dominio personale. Successivamente un altrocomes di Dalmazia, Giulio Nepote, era riuscito a diventare imperatore d'Occidente, anche se dopo solo un anno venne deposto e costretto a fuggire in Dalmazia, dove regnò fino al 480. La Dalmazia, insieme alla Gallia settentrionale, fu una delle due parti dell'Impero occidentale a soccombere alcuni anni dopo la deposizione dell'ultimo imperatore d'Occidente.
Nel Norico (che nonostante la presunta cessione all'Oriente, Sidonio Apollinare nel 467 la cita tra le province dell'Occidente) invece il crollo del gettito fiscale dell'Impero d'Occidente aveva causato una progressiva diminuzione delle truppe poste alla sua difesa, che spesso ricevevano con irregolarità la paga. Ciò espose la regione ai saccheggi e alle devastazioni dei Rugi e di altre popolazioni barbariche, come Eruli, Ostrogoti, Alamanni e Turingi. A un certo punto - tra il 460 e il 470 - l'Impero cessò di pagare le truppe della regione del tutto, ma ciò non lasciò il Norico esposto completamente senza difese alle incursioni dei Barbari. Infatti i soldati del posto, essendo motivati a difendere la propria famiglia e i propri possedimenti dalle incursioni, continuarono a difendere le guarnigioni dai Barbari, portando alla formazione di vere e proprie milizie cittadine, che però, anche se riuscirono a ritardarla, non riuscirono a evitare la caduta del Norico in mano ai Rugi.
Il fatto che aCesare sia stata assegnata inizialmente la provincia dell'Illirico come parte del suoimperium, e che all'inizio del58 a.C. ben tre legioni fossero state dislocate adAquileia (laVII, l'VIII e laIX), potrebbe indicare che egli intendesse cercare proprio in quest'area gloria e ricchezze con cui accrescere il suo potere e la sua influenza militare e politica. Cesare aveva infatti bisogno di importanti vittorie militari così da costruirsi un suo potere personale con il quale controbilanciare quello che Pompeo si era costruito con le vittorie ottenute in Oriente. A tal fine progettava probabilmente una campagna oltre leAlpi Carniche fin sulDanubio, sfruttando la crescente minaccia delle tribù dellaDacia (corrispondente grosso modo all'odiernaRomania), che si erano riunite sotto la guida diBurebista, il quale aveva poi guidato il suo popolo alla conquista dei territori dislocati ad ovest del fiumeTibisco, oltrepassando il Danubio e sottomettendo l'intera area su cui si estende l'attualepianura ungherese, ma soprattutto avvicinandosi pericolosamente all'Illirico romano e all'Italia. Le sue armate si erano però fermate all'improvviso, forse per il timore di un possibile intervento diretto di Roma nell'areabalcano-carpatica. Così, invece di continuare nella sua marcia verso occidente, Burebista era tornato nelle sue basi inTransilvania, rivolgendo poi le proprie mire ad Oriente: attaccò iBastarni e infine assediò e distrusse l'anticacolonia greca diOlbia (nei pressi dell'attualeOdessa).[56]
Ottaviano era, inoltre, deciso adoccupare l'alta valle delfiume Sava. Si racconta che l'esercito mosse (nel35 a.C.) da Senia, lungo il fiumeKupa, occupando prima e non senza difficoltà, la fortezza diTerponus degliArupini, poi quella diMetulum (l'attuale Cakovac vicino aJosipdol-Ogulin), capitale degliIapodi. E mentre un contingente fu lasciato nella capitale, il grosso dell'esercito proseguiva, seguendo l'alta valle dellaKupa in direzione diSegesta oSegestica, capitale dei Segestani e futuraSiscia. Questa località, di importanza strategica fondamentale per un'avanzata verso est, cadde dopo 30 giorni di duro assedio.[96] Una volta conquistata questa importante roccaforte, Ottaviano vi lasciò 25 coorti agli ordini diGaio Fufio Gemino, e tornò aRoma.[97] Al termine di tra duri anni di campagne militari nell'area, Ottaviano lasciò, sembra in modo permanente, a presidio diEmona eSiscia, un paio di guarnigionilegionarie.
Cinta muraria con la base di una torre in primo piano.
Epidaurus (Ragusavecchia -Cavtat appena a sud diRagusa -Dubrovnik), era l'antica città illirica diZaptal, che cambiò nome con la conquista romana inEpidaurum a partire dal228 a.C. Nel corso della guerra civile traCesare ePompeo si schierò a favore del primo e fu assediata da M. Ottavio, ma si salvò per l'arrivo delconsole Publio Vatinio. In seguito divenne colonia romana e durante le guerregotiche fu occupata dalla flotta mandata daGiustiniano I.
Narona (la piccola città diVid vicina all'attualeMetković), era il nome che gliantichi romani diedero alla città che si trovava nella valle dellaNeretva, oggi inCroazia. La città fu fondata dopo leguerre illiriche. Si trovava sui piani alluvionali, tra le città attuali diMetković ed il villaggio di Vid. Fu inizialmente fondata come emporioellenistico tra la fine delIII secolo e gli inizi delII secolo a.C., citata per la prima volta nel capitolo 24 del Periplo dello Pseudo-Scilace. Narona divenne la principale roccaforte romana nelI secolo a.C.[104]
Pietas Iulia (Pola), sorta forse su un anticocastelliere, fu conquistata dai Romani nel177 a.C., succedendo all'anticaNesactium, massimo centro degliIstri, situata a una decina di km dall'attuale abitato. Divennecolonia romana nel46-45 a.C. Distrutta dopo labattaglia di Azio, fu ricostruita per volere della figlia diAugusto, Giulia. Pola fu città e fiorente porto commerciale (30.000 abitanti), dotata di prestigiose strutture urbane (fra cui un ampio foro, un arco trionfale, unanfiteatro e due teatri) e ornata di templi cui si aggiunsero, nei primi secoli dell'era volgare, alcune basiliche cristiane.
^Plutarco, Cesare, 14;Pompeo, 48.3;Crasso, 14.3. Riguardo alle tre legioni affidate a Cesare dallaLex Vatinia, si trattava dellaVII, dell'VIII e dellaVIIII
^La provincia della Gallia Narbonense era stata costituita nel 121 a.C. e comprendeva tutta la fascia costiera e la valle delRodano, nelle attualiProvenza (il cui nomederiva proprio daprovincia) eLinguadoca.
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J. Carcopino,Giulio Cesare, traduzione di Anna Rosso Cattabiani, Rusconi Libri, 1981,ISBN88-18-18195-5.
(DE) Árpád Dobó,Die Verwaltung der römischen Provinz Pannonien von Augustus bis Diocletianus, Amsterdam, 1968,ISBN978-0-456-46778-7.
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(EN) Penny MacGeorge,Late Roman Warlords, Oxford University Press, 2002,ISBN978-0-19-925244-2.