Il successo di cui godette sin dall'inizio questa corrente di pensiero nelle università tedesche fu dovuto alla sua capacità di innestarsi in forma nuova e originale su temi e concezioniidealistiche presenti già in diversi precursori, in particolare:[2]
si andò oltre la filosofia kantiana, perché essa appariva un sistema incompiuto, percorso da una profonda linea di demarcazione:fenomeno-noumeno, necessità-libertà.[5]
Colui che di fatto aprì la strada all'Idealismo tedesco fu Kant, con la suarivoluzione copernicana e la formulazione del dualismo tra noumeno e fenomeno, che aveva aperto una frattura nel suo pensiero, arenatosi nella duplice accezione di noumeno (positiva e negativa). L'Io pensotrascendentale come datore di senso, unificatore dell'esperienza fenomenica, che in Kant era oggetto di ricerca scientifica, divenne per gli idealisti oggetto di ricerca metafisica. Fichte, che è considerato il fondatore, si interrogò sulfondamento della realtà; la risposta filosofica prenderà le mosse ancora una volta dall'Io penso kantiano, trasformato, enfatizzato.[6]
Fichte riuscì in tal modo ad individuare un punto di raccordo con il quale proseguire il pensiero kantiano, fino a portarlo a conseguenze del tutto nuove e inesplorate; il mezzo del quale si avvalse fu il processodialettico, che verrà ripreso in seguito anche da Hegel, il quale però assolutizzandolo ne farà non solo un mezzo, ma il fine stesso della filosofia.
Il termineDeutscher Idealismus («idealismo tedesco») compare per la prima volta in una lettera diFriedrich Engels aKarl Marx del 19 novembre 1844[7] e verrà in seguito utilizzato negli scritti di Marx[8] e diRudolf Haym.[9]
L'Idealismo tedesco, che sembrava inaugurare una nuova epoca del pensiero filosofico, fu anche spettatore, spesso entusiasta, dei grandi sconvolgimenti che avvenivano contemporaneamente sul piano storico. Nel periodo di tempo che va dal1789 al1799, infatti, si svolse in Francia laRivoluzione francese, durante la quale la monarchia fu rovesciata e si tentò la sottomissione dellaChiesa Cattolica Romana allo Stato.
Allora in Germania, tra ilXVIII e ilXIX secolo, l'intellettuale era espressione di un ceto che non formava unaclasse sociale omogenea. Lo spazio in cui si faceva cultura era l'Università, in gran parte condizionata dalla Chiesa di statoluterana. La società tedesca appariva piuttosto statica. In questo contesto il sapere si trasmetteva per cooptazione e la filosofia era lo stile espressivo di un ambito socialmente piuttosto emarginato; esso era caratterizzato da una formazione teologica che si rifletteva nello stile espositivo e nell'oggetto di studio.
I concetti intorno ai quali si sviluppò la discussione furono: la libertà, con un'interpretazione filosofica dellaRivoluzione francese; la polemica nei confronti dell'Illuminismo formale delle corti tedesche; la critica ai testi sacri, al loro contenuto dogmatico, che vengono reinterpretati come testi morali, educativi, che non rappresentano più la rivelazione; la religione divenne allora l'educazione dell'umanità, ma anche la Rivoluzione Francese fu oggetto di critica: essa era stata scatenata da principii individualistici ed utilitaristici; la vera rivoluzione sarà quella"Ideale" da attuare secondo alti valori morali, in base ad un programma di miglioramento della civiltà e di tutto ilpopolo. Un'altra idea potente fu quellafilosofica della Storia; l'idea cioè che il tempo presente fosse caratterizzato da un maggior livello di progresso rispetto al passato (era questo un atteggiamento già diffuso in età illuministica). In tale prospettiva il tempo, la realtà, l'esperienza umana in tutte le sue espressioni vennero lette come linee storiche in evoluzione; c'è un continuo progresso nel divenire storico (storicismo), il presente è il risultato di un processo che avviene tramite una progressiva presa di coscienza.
Nella filosofia tedesca del primo ‘800 il nuovo approccio del pensiero nei confronti della storia venne tradotto in originali concezioni filosofiche; anche il mondo classico entrò a far parte degli ideali, deimiti della culturaromantica; laGrecia classica fu assurta come il luogo e il tempo della perfezione morale e civile, di cui laPolis era il modello.
Sul piano filosofico,Friedrich Heinrich Jacobi (1743–1819) fu il primo ad evidenziare leaporie diKant:[10] quest'ultimo infatti aveva cercato di spiegare come la categoria di causalità fosse applicabile legittimamente solo nell'ambito fenomenico e conoscitivo (rigorosamente disgiunto dallacosa in sé), però poi aveva trattato la stessa cosa in sé come un qualcosa che "causa", in maniera oscura, l'emergere dell'esperienza. Se ilnoumeno, o cosa in sé, modifica i nostri organi di senso, che su di essa formano infatti ilfenomeno, vuol dire che la cosa in sé agisce "causalmente" su di noi. L'errore di Kant consiste dunque nell'aver costruito tutto il processo conoscitivo umano intorno alla cosa in sé, pur essendo questa paradossalmente inconoscibile.Per salvare ilkantismo allora,Karl Leonhard Reinhold (1758–1823), che era tra l'altro un grande estimatore di Kant, nelSaggio su una nuova teoria della facoltà umana della rappresentazione (1789) propose di unificare fenomeno e noumeno, materia e forma, vedendoli non più come i termini opposti di una contraddizione, ma originati dalla stessa attività unificatrice del soggetto. Secondo Reinhold, la cosa in sé non è pertanto qualcosa di esterno al soggetto, ma è un puro concetto (limite) appartenente alla sua stessarappresentazione, la quale consta contemporaneamente sia di spontaneità (attiva), che di recettività (passività dei sensi).
Johann Gottlieb Fichte (1762–1814) è il primo grande esponente (e fondatore) dell'Idealismo tedesco. Egli, partendo dalle posizioni di Reinhold, intuisce che, se l'Io non è più limitato dalnoumeno nella sua attività conoscitiva, cioè da un limite esterno che lo renda finito, allora è un Io infinito. Pur restando nell'ambito del kantismo, di cui si considera un prosecutore, Fichte cercherà di andare al di là delle aporie di Kant, costituite appunto dal dualismo trafenomeno e noumeno, a favore di una visione completamente incentrata sull'Io, concepito non come una realtà di fatto, bensì come un atto, un agire dinamico, come attività pensante.[11] Questa superiore attività (inconscia) costituisce l'unità originaria e immediata sia del soggetto che dell'oggetto, nella quale il noumeno, cioè il non-io, che di una simile attività è il prodotto, viene postoinconsciamente dal soggetto stesso, per rispondere a un'esigenza di natura altamenteetica. La filosofia fichtiana, detta appunto «idealismo etico», o anche «idealismo critico» (che idealizza e trasfigura il dato nel soggettotrascendente), si contrappone pertanto aldogmatismo,[12] nel quale invece il soggetto diventaimmanente all'oggetto.
Inizia così la stagione dell'Idealismo tedesco. Gli altri idealisti tedeschi svilupperanno le loro filosofie a partire dalle considerazioni di Fichte.
La filosofia di Fichte è unafilosofia dell'infinito inteso non come estensione, ma come potenza spirituale e ideale: essa inaugurava una nuova epoca del pensiero, l'epoca dell'Idealismo e delRomanticismo. Seguì questa strada il discepolo, e inizialmente suo ammiratore,Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling (1775–1854), che occupò la cattedra dell'Università di Jena quando Fichte diede le dimissioni. Schelling, personaggio di primo piano dell'Idealismo e amico di importanti esponenti del Romanticismo tedesco (Goethe,Novalis,Schlegel,Hölderlin,Hegel), riprese da Fichte l'idea dell'infinità dell'uomo. Il filosofo però mostrò interesse anche per lanatura, e ben presto criticò l'Io fichtiano perché questo, pur essendo assoluto e illimitato, aveva bisogno di restare vincolato al non-io, dal momento che un soggetto può esistere solo in rapporto a un oggetto. Così egli pose a principio della sua filosofia l'Assoluto, nel quale il soggetto e l'oggetto siano duepoli con pari dignità; esso è l'unione immediata (oindifferenza) di spirito e materia,pensiero ed estensione, Ragione e Natura. Secondo Schelling, la tensione verso la trascendenza si ricompone nel momento estetico dell'arte, mentre secondo Fichte si ricomponeva invece nell'agire etico.
George Wilhelm Friedrich Hegel (1770–1831) si considerava lui stesso il culmine della corrente, nella quale Fichte rappresenterebbe l'«idealismo soggettivo», Schelling l'«idealismo oggettivo», e quindi Hegel l'«idealismo assoluto», seguendo lo schema di "tesi-antitesi-sintesi" da lui stesso elaborato.[13]L'unità di soggetto e oggetto, essere e pensiero, diventa però in Hegel non più un'unità immediata, bensì mediata dalla ragionedialettica. L'Idealismo hegeliano segna infatti l'abbandono dellalogica formale di stampoparmenideo earistotelico (detta anche logica dell'identità o dinon-contraddizione), in favore di una nuova logica cosiddettasostanziale. L'essere non è più staticamente opposto al non-essere, ma viene fatto coincidere con quest'ultimo trapassando nel divenire.
L'Idealismo hegeliano, che risolve tutte le contraddizioni della realtà nella Ragione assoluta (e per questo sarà chiamatopanlogismo) avrà un esitoimmanentistico, riconoscendo in se stesso, e non più in un principiotrascendente, la meta e il traguardo ultimo dellaFilosofia. La ragione infatti si riconcilia con il reale non (come era in Fichte e Schelling) ritornando alla sua origine indistinta, ma all'interno e alla fine del percorso dialettico stesso:[14] «dell'assoluto si deve dire che esso è essenzialmente Risultato, che solo alla fine è ciò che è in verità; e proprio in ciò consiste la sua natura, nell'essere effettualità, soggetto, o svolgimento di se stesso».[15] Portando a soluzione tutte le contraddizioni, Hegel finirà per risolvere e vanificare quella tensioneideale del finito verso l'infinito, dell'uomo verso Dio, tipica del Romanticismo, e con lui si chiude così la stagione dell'Idealismo tedesco.
Storicamente Hegel ha fatto scuola, visto che al suo seguito si sono create varie correnti, innanzitutto la cosiddetta «sinistra hegeliana» (o i «giovani hegeliani»),[16] e la «destra hegeliana».[17] La destra sosteneva che Hegel fosse il culmine della filosofia, in cui loSpirito assoluto aveva trovato espressione reale e definitiva, mentre la sinistra credeva che nella dinamica storica anche la filosofia hegeliana andasse superata, diventando essa stessa tesi o antitesi per un'ulteriore sintesi. Della sinistra ha fatto parte tra gli altriLudwig Feuerbach che influenzò il pensiero diKarl Marx, il quale formulò un'importante critica anti-hegeliana, reinterpretando la sua filosofia non più in chiave idealistica, bensì in chiave storica. Marx vedeva infatti nella filosofia hegeliana un sostanzialerazionalismo e materialismo di fondo, mascherato solo esteriormente da idealismo. Su questi assunti giunse almaterialismo storico, sviluppato comematerialismo dialettico dal suo sodaleEngels.[18]
Dopo l'iniziale entusiastica adesione al pensiero di Hegel, si è avuta nei filosofi successivi una reazione opposta di ferma contrarietà verso tutto quanto avesse odore diidealismo, seppure da prospettive diverse.
Dal suo interno, il secondo Schelling contestò l'esito hegeliano dell'Idealismo tedesco che risolveva tutta la realtà nella Ragione Assoluta. Tra i più fermi esponenti dell'anti-idealismo si trovaFranz Brentano, il quale sosteneva che il metodo proprio della filosofia non fosse altro che quello dellescienze naturali e che la filosofia dovesse tornare ad essere scientifica.
Fra gli studiosi dell'Idealismo tedesco vi fu contemporaneamenteHeidegger, il quale vedeva in Hegel il compimento dell'aberrazione dellametafisica culminante nell'oblio dell'Essere.[19] Schelling avrebbe invece riconosciuto l'impossibilità di racchiudere la verità in un sistema compiuto, al punto da essere definito da Heidegger come «il pensatore veramente creativo e di più ampio respiro di tutta questa epoca della filosofia tedesca. Egli lo è a tal punto che spinge dall'interno l'Idealismo tedesco al di là della sua propria posizione fondamentale».[20]
^Wolfgang Schirmacher,La ragione ascetica. Schopenhauer nell'idealismo tedesco, in "Verifiche", Trento, 1984, pp. 263-279.
^Il legame che unisce l'idealismo tedesco aPlatone,Plotino e aineoplatonici, è stato evidenziato in particolare daWerner Beierwaltes inPlatonismus und Idealismus, Frankfurt am Main, 1972 (trad. it.Platonismo e idealismo, a cura di Elena Marmiroli, Il Mulino, Bologna 1987).
^Uno dei punti salienti che fanno di Leibniz un precursore dell'idealismo è l'idea che ognimonade, poiché «non ha porte né finestre», vive in un mondo proprio, privo di contatti con l'esterno, le cui rappresentazioni corrispondono tuttavia a quelle altrui grazie ad un'armonia prestabilita.
^Dalla visione neoplatonica dell'Uno si discosterà tuttavia Hegel: «la differenza radicale tra la concezione neoplatonica e quella hegeliana sta nella processualità e storicità secondo cui si impernia ladialettica hegeliana» (Adriano Bausola, introduzione a Werner Beierwaltes,Identità e differenza, Milano, Vita e Pensiero, 1989, pag. 17ISBN 88-343-0279-6).
^Filippina d'Arcangelo,Il dualismo kantiano ed i suoi vari tentativi per superarlo, Napoli, Alberto Morano, 1933.
^Sul dualismo kantiano e i tentativi di soluzione da parte di Fichte, cfr. ancheVittorio Hösle: «Kant riflette sulle condizioni della possibilità di qualcos'altro, della scienza, della morale, dell'estetica, mentre Fichte intende riflettere sulle condizioni della possibilità di ogni atto di riflessione, sulle condizioni della possibilità in quanto tale» (Copia archiviata, suemsf.rai.it.URL consultato l'8 gennaio 2013(archiviato dall'url originale il 20 aprile 2014).
^Karl Marx – Friedrich Engels,Opere Complete, vol. 38, Lettere 1844-1851, Editori Riuniti, Roma, 1991, pp. 9-13.
^Per approfondimenti vedere Walter Jaeschke, "Zur Genealogie des deutschen Idealismus. Konstitutionsgeschichtliche Bemerkungen in methodologischer Absicht" in Andreas Arndt, Walter Jaeschke (Hrsg.),Materialismus und Spiritualismus: Philosophie und Wissenschaften nach 1848, Meiner, Amburgo, 2000, pp. 219-234.
^Cfr. Jacobi,Sull'idealismo trascendentale, 1787. Fu seguito di pochi anni dallo scrittoEnesidemo del 1792, a lungo anonimo, diGottlob Ernst Schulze (1761–1833) che esponeva lo stesso genere di critiche.
^Sostenendo che Hegel faceva camminare gli uomini sulla testa, facendo cioè discendere la realtà dall'idea mentre sarebbe la base materiale, economica e storica a determinare lasovrastruttura culturale, Marx intese prelevare dall'hegelismo il «nocciolo razionale» nascosto a suo dire nel «guscio mistico».
^M. Heidegger,Identität und Differenz (1957), trad. it. a cura di U. M. Ugazio,Identità e differenza, «aut aut», 187-188, 1982.
^M. Heidegger,Schellings Abhandlung über das Wesen der menschlichen Freiheit (1809), 1971, trad. it. a cura di C. Tatasciore,Schelling, Napoli, Guida, 1998, pag. 31.
Nicolai Hartmann,La filosofia dell'Idealismo tedesco, trad. it. a cura di V. Verra, Mursia, Milano 1972 (titolo orig.Die Philosophie des deutschen Idealismus, W. De Gruyter, Berlino 1923-1929)
Pantaleo Carabellese,Il problema della filosofia da Kant a Fichte, Trimarchi, Palermo 1929
Luigi Pareyson,L'estetica dell'Idealismo tedesco, Edizioni di «Filosofia», Torino 1950
Pasquale Salvucci,Grandi interpreti di Kant: Fichte e Schelling, Quattroventi, Urbino 1984
Antonio Gargano,L'Idealismo tedesco. Fichte, Schelling, Hegel, La Città del Sole, 1998
Albert Franz,La reazione della teologia cattolica e il discorso sul Dio sofferente nell'Idealismo tedesco, in «Annuario Filosofico» n. 15 (1999), Mursia editore
Terry Pinkard,La filosofia tedesca, 1760-1860, Torino, Einaudi, 2014.ISBN 978-88-06-21578-1