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Idealismo italiano

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L'idealismo oneoidealismo italiano, nato dall'interesse perquello tedesco e per ladottrina hegeliana in particolare, si sviluppò inItalia nei primi decenni delNovecento, preparato dallospiritualismo della tradizionerisorgimentale, e culminato nei suoi due massimi esponenti:Benedetto Croce eGiovanni Gentile.[1]

Benedetto Croce eGiovanni Gentile

Comune ad ogniidealista, si ritrova in costoro la convinzione che la sola realtà sia quella concepita dalsoggetto, come riflesso della suaIdea e interiorità, per quanto esistano notevoli differenze fra i loro sistemi.[3]

Contesto storico-filosofico

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Le premesse di quello che si sviluppò come idealismo italiano affondano le loro radici nellecorrenti filosofiche delRisorgimento, caratterizzate dall'esigenza di dare un'impronta ideale e culturale al percorso verso l'unificazione nazionale.[4]

Dall'illuminismo al Romanticismo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Romanticismo in Italia.

Il panoramafilosofico pre-unitario della penisola vedeva particolarmente attive le città diMilano e soprattuttoNapoli.[4]Ai primi dell'Ottocento, a seguito dellecampagne napoleoniche, l'Italia risentiva fortemente dell'influssoilluminista della culturafrancese, di improntalaica,sensista ematerialista, che avrebbe caratterizzato ad esempio il pensiero diMelchiorre Gioia, orientato ad unutilitarismo morale e politico, diGiuseppe Ferrari, ostile alla metafisica e al neoguelfismo, diGiandomenico Romagnosi, teorizzatore di una filosofia come impegno civile e maestro diCarlo Cattaneo.

Lo stessoagnosticismo illuminista, del resto, impregnò di drammaticità il pensiero e la poetica diUgo Foscolo, nonché di pessimismoquelli di Giacomo Leopardi.[4]

Si deve invece alla peculiare capacità di ricezione delRegno di Napoli la penetrazione in Italia di nuove idee rivolte allacultura tedesca e alRomanticismo. Tra i primi ad assimilare inizialmente la filosofia diKant vi furono le figure diPasquale Galluppi (1770–1846), ispirato esclusivamente dal suo rigore morale, e diOttavio Colecchi (1773–1847), che trasmise un vivo interesse per ilcriticismo alla sua cerchia diliberali.[4]

Le istanzeidealistiche espiritualiste delromanticismo tedesco ebbero modo così di inserirsi nel solco della tradizionecattolica italiana, dando vita alcattolicesimo liberale. In esso confluirono sul piano letterarioAlessandro Manzoni (1785–1873), e su opposti fronti filosoficiRosmini eGioberti.[4]

L'ontologismo di Rosmini e Gioberti

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Antonio Rosmini

Partendo da una revisione delkantismo,Antonio Rosmini Serbati (1797–1855) si oppose alsensismo illuministico di Gioia e Romagnosi, andando alla ricerca di un principiooggettivo diverità che fosse all'origine delleidee con cui conosciamo il mondo, ed evitasse l'instabilità delsoggettivismo fenomenico dellecategorie kantiane.[4]

Questo principio è per Rosmini l'idea dell'essere possibile, che da indeterminato contenuto dell'intelletto, quale originariamente è, si fa determinato allorché viene applicato (come funzionetrascendentale) ai dati forniti daisensi. Essaprecede e informa di sé tutti igiudizi con cui affermiamo che qualche realtà particolare esiste. L'idea dell'essere, dunque, costituisce l'unico contenuto della mente che non abbia origine dai sensi, ed è perciò un'intuizioneinnata.[5]

Rosmini in tal modo superava il kantismo in una visioneidealistica, conciliandolo colneoplatonismo della tradizioneagostiniana, secondo cuiDio infonde nell'uomo laluce che rendendo intellegibile il mondo, lo fa anche venire all'essere.[6] In lui è presente inoltre una certa vicinanza alle posizionigianseniste, condivise colManzoni,[7] e l'aspirazione ad un rinnovamento in seno alla Chiesa Cattolica che la rendesse promotrice dell'esigenza dell'unità d'Italia.[8]

Vincenzo Gioberti

Diverso da quello di Rosmini è l'ontologismo diVincenzo Gioberti (1801–1852),[9] che accusò il primo dipsicologismo, avendo quegli inteso l'Essere ideale in sensotrascendentale, come mera funzione interna alsoggetto.[10]Gioberti contestava in blocco ilsoggettivismo dellafilosofia moderna germogliato daCartesio, riaffermando il primato dell'ontologia con la «formula ideale» secondo cui l'Ens, cioèDio, crea l'esistenteex nihilo, dal nulla. Nell'Idea, causa e ragione della realtà indefinita, èimmanente Dio stesso, che è l'oggetto ideale della conoscenza, inteso quasipanteisticamente poiché «molteplicità delle sostanze e cause seconde sono anch'esse Iddio».[11]

Rivendicando il valore della tradizionefilosofica italiana, che non aveva bisogno di ricevere impulsi dall'estero, Gioberti ne tracciò un percorso che risaliva allascuola pitagorica, passava attraverso lapatristica e lascolasticamedioevale, giungendo infine aGiambattista Vico.[4]

Egli sostenne pertanto la supremazia morale dell'Italia quale "nazione principe" che doveva riprendere coscienza della propria missione universale e civilizzatrice guardando alle proprie origini remote e al ruolo essenziale che vi aveva svolto laChiesa cattolica. Individuando quindi nelpapa, in quanto garante dell'identità nazionale, la figura in grado di guidare ilRisorgimento italiano, Gioberti fu considerato il principale esponente delneoguelfismo.[5]

Giuseppe Mazzini

Gioberti mantenne comunque il suo pensiero soggetto a numerose revisioni e possibilità. Pur affermando il primato papale, denunciava apertamente la «minaccia gesuitica», in particolare l'educazione repressiva della volontà delle giovani generazioni da parte dellaCompagnia di Gesù, «la milizia […] più fida alleata e complice dello straniero», sicché si trovò in sintonia anche con alcune istanze dellacarboneria e dellamassoneria.[12] Queste erano condivise tra gli altri daGiuseppe Mazzini (1805–1872), altro promotore di unaspiritualitàromantica, seppur vissuta con accentirivoluzionari eanticlericali, ispirata ad una visione sincretica dipolitica e religione: Dio era per lui una forzaimmanente alla storia, che si traduce neldoveremorale deipopoli di compiere lamissione loro affidata, basata sul binomiomazziniano «pensiero e azione».[13]

I primi idealisti

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«La libertà del pensiero illumina e predilige ilGolfo di Napoli, dal quale provengono opere eccellenti sulla filosofia dell'umanità e sulla economia dei popoli» (Johann Gottfried Herder)[14]
«Se lafilosofia moderna può davvero ancora sperare in un futuro, ciò non avverrà né inGermania, né inFrancia, né inInghilterra, ma inItalia, e in particolare su questa meravigliosa costa meridionale [diNapoli] dove un tempo ifilosofi greci formularono i loro immortali pensieri.»

(Teodoro Sträter,Scritti di storia della filosofia, 1863[15])

Dopo la ricezione delcriticismokantiano, sarà la penetrazione dell'idealismo tedesco edhegeliano a dar vita ad una nuova generazione dispiritualisti italiani, che nel Nord della penisola furono rappresentati soprattutto daDomenico Mazzoni (1793–1853) eGiambattista Passerini (1793–1864).[4]

I nomi più celebri di questa stagione filosofica proverranno comunque dall'Italia meridionale,[4] comeStefano Cusani (1815–1846),Stanislao Gatti (1820–1870),Angelo Camillo De Meis (1817–1891),Francesco De Sanctis (1817–1883),Bertrando Spaventa (1817–1883), nei quali l'hegelismo assurse a motivo ispiratore della rivoluzionepatriottica eliberale contro l'oppressioneborbonica.[16]

Francesco De Sanctis

Lo storico della letteraturaFrancesco De Sanctis fu tra coloro che maggiormente trassero ispirazione daHegel non solo per un rinnovamento della tradizioneletteraria italiana, ma anche per l'edificazione di unamoralità nazionale più eroica e "alfieriana". Partendo da una convinta adesione ad un programma cattolico-liberale e giobertiano, De Sanctis approdò ai fermenti più significativi e vitali della culturaromantica europea, che egli vedeva espressi dall'estetica hegeliana, secondo cui l'arte era «l'apparenza sensibile dell'Idea».

De Sanctis tuttavia non si accontentò dell'estetica hegeliana, la quale riduceva l'arte ad una forma provvisoria delconcetto filosofico, affermando invece un'estetica della forma intesa come attività originaria e autonoma dello Spirito: non l'elaborazione di un elemento astratto e ad essa avulso, bensì la "forma" vivente di un contenuto che si realizza in figurazione artistica. Distanziandosi dalpurismo, De Sanctis non vedeva cioè dissociazione tra forma e contenuto trovandosi essi l'una nell'altro.

Più fedele all'impianto ortodosso delladottrina hegeliana si mostròAugusto Vera (1813–1885), il quale tuttavia, pur contribuendo a far conoscere il pensiero di Hegel in Italia, godette di maggior fortuna all'estero, non venendo direttamente coinvolto nelle tensioni culturali che connotarono i moti del Risorgimento.[4]L'Hegel di Vera, delucidato e commentato in modo chiaro e sistematico, viene accolto senza riserve. Centrale è il primato dell'Idea, che si articola nellastoria come organismo spirituale, e per attingere la quale occorre trascendere la natura. L'Idea esiste bensì anche nelle piante e negli animali, ma in manieraincosciente; solo nell'essere umano essa giunge apensarsi come idea, divenendo in tal modostoria, e rendendo possibile anche il progresso delle entità collettive di individui che sussistono comenazione.[17]

Particolare attenzione assume per Vera il problemareligioso: a differenza di Spaventa, egli interpreta l'Idealogica di Hegel in un'otticatrascendente, come ilDio della tradizioneteologica cristiana, venendo per questo accostato in certa misura allaDestra Hegeliana in Germania, sebbene una tale lettura possa apparire una forzatura.[18]

La scuola hegeliana di Bertrando Spaventa

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La figura più rappresentativa dello spiritualismo idealista dell'Ottocento napoletano fu quella diBertrando Spaventa,[19] che avviò una profondarielaborazione dell'hegelismo introducendovi temi originali che egli cercò di riprendere dalla tradizione autoctona della penisola.[4]

Fra i propositi di Spaventa, infatti, che si impegnò nel tentativo di liberare lacultura italiana dal provincialismo di cui era accusata,[2] apportandovi gli elementi più innovativi del pensiero idealistico d'oltralpe, vi fu la dimostrazione della cosiddetta tesi della circolazione del pensiero europeo, secondo cui lafilosofia moderna, laica e idealistica, generalmente associata allaRiforma luterana, in realtà era nata durante ilRinascimento inItalia, con una connotazione naturalistica eimmanentistica, pur essendosi arrestata poi a causa dellaControriforma, per conoscere il suo massimo sviluppo inGermania: egli interpretò con la chiave di lettura hegeliana questo progressivo passaggio delloSpirito filosofico dall'Italia all'Europa, e il suo successivo ritorno, cercando di dimostrare come ad esempioTommaso Campanella precorresse il pensiero diCartesio,Giordano Bruno quello diSpinoza,Giambattista Vico (con la sua «metafisica della mente») quello diKant, mentre poi ilGalluppi,Rosmini eGioberti si sarebbero riappropriati inconsciamente di quello stesso spirito permeato dalkantismo e dagliidealistiFichte,Schelling,Hegel.[20]

«Ripigliare il sacro filo della nostra tradizione filosofica, ravvivare la coscienza del nostro libero pensiero nello studio dei nostri maggiori filosofi, ricercare nelle filosofie delle altre nazioni i germi ricevuti dai primi padri della nostra filosofia e poi ritornati fra noi in forma nuova e più spiegata di sistema, comprendere questa circolazione del pensiero italiano, [...] questo ritorno del nostro pensiero a sé stesso [...], sapere insomma che cosa noi fummo, che cosa siamo e che cosa dobbiamo essere nel movimento della filosofìa moderna, [...] come nazione libera ed eguale nella comunità delle nazioni: tale è stato sempre il desiderio e l'occupazione della mia vita.»

(Bertrando Spaventa,Prolusione alle lezioni di Storia della filosofia nell'Università di Bologna, Modena, Regia Tipografia Governativa, 1860)

Bertrando Spaventa

Spaventa si preoccupò in tal modo di dare un fondamento filosofico-culturale al processo rivoluzionario dell'unificazione nazionale, rinvenendo nell'idealismo hegeliano la sintesi tra la correntepost-illuministica, basata sull'arbitrio individuale e su una concezione meramentecontrattualistica delloStato, ed ilcattolicesimo liberale, fondato viceversa sull'arbitrio divino e sull'aderenza dogmatico-confessionale alprincipio d'autorità.Per Spaventa invece la rivoluzione storica da attuare era hegelianamente «storia dellalibertà»; e lo spiritualismo non significava un'involuzione, bensì un riallineamento alle nazioni più avanzate.

Per dimostrare che l'Idea è intrinseca alla realtàstorica, e che il suo scopo è lalibertà, Spaventa sostenne l'esigenza di «mentalizzare» o «kantianizzare» laLogica di Hegel,[21] unificando quest'ultima con lafenomenologia,[22] cioè col percorso conoscitivo del singolo individuo umano, che diventa progressivamenteautocosciente di avere in se stesso, nella propria mente, tutta la realtà assoluta logicamente articolata.[21]

Egli riformava così la dialettica hegeliana nell'ottica diKant eFichte, ritenendo prevalente l'atto soggettivo del pensare rispetto ad ogni presupposto oggettivistico, valorizzando il momento finale dello Spirito rispetto alle fasi precedenti dellaLogica e dellaNatura, situate fuori dall'autocoscienza. È laMente la protagonista di ogni originaria produzione.

In maniera simile aKuno Fischer, infatti, ladeduzione hegeliana, che dalla contrapposizione diessere enulla faceva scaturire ildivenire, venne intesa da Spaventa in senso kantiano e fichtiano dando il primato alla sintesiunificatrice: è ilpensare, nel suo perenne fluire, che dà luogo all'essere, il quale, originariamente indeterminato e perciò im-pensabile, si rivela unnon-essere, essendo posto appunto dal pensare stesso.[23]

Analogamente Spaventa poteva sostenere, nel tracciare lastoria spirituale d'Italia, che è il soggetto umano a dare concretezza e coscienza di sè al processo storico.[21]

La parentesi positivista

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Col compimento dell'unità d'Italia, le tensioni ideali che avevano caratterizzato ilRisorgimento si spensero, in favore di nuove filosofie che alla metafisica preferirono il metodo dellescienze fisiche, ritenuto più consono ai tempi. Si affermarono così diversi seguaci delpositivismo, comePasquale Villari,Aristide Gabelli,Roberto Ardigò, in cui esso si accompagnava spesso a un'adesione alla concezionedarwinistica dell'evoluzione.[4]

In alcuni casi, come per Bertando Spaventa, il positivismo servì da sprone a ricercare un risvolto maggiormente concreto del proprio idealismo. La maggior parte degli idealisti formatisi alla sua scuola, tuttavia, comeFrancesco Fiorentino (1834–1884),Andrea Angiulli (1837–1890),Donato Jaja (1839–1914),Sebastiano Maturi (1843–1917),Felice Tocco (1845–1911), si ritrovò isolata, e talvolta persino accondiscendente, di fronte all'avanzata delmaterialismo. Altri invece, comeAntonio Labriola (1843–1904), confluirono nelmarxismo.

Avversa infine all'idealismo, ma anche al materialismo, rimase una frangia attestata su posizioni tradizionalistecattoliche oppureplatoniche, composta ad esempio daFrancesco Bonatelli (1830-1911),Giuseppe Allievo (1830-1913),Francesco Acri (1834-1913),Augusto Conti (1822-1905).

Rinascita e sviluppo dell'idealismo in Italia

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La rinascita dell'idealismo, agli inizi del XX secolo, avvenne proprio come reazione alpositivismo, dando luogo alla vera e propria stagione neoidealistica italiana.[19]

Fu nel 1903 cheGiovanni Gentile (1875–1944), giovane allievo diJaja, intitolava significativamenteLa rinascita dell'idealismo una prolusione tenuta all'Università di Napoli, con cui intendeva mostrare la superiorità dell'idealismo rispetto alle deteriori filosofie del panorama contemporaneo, ripercorrendo a tal fine le orme diSpaventa presso cui lo stesso Jaja si era formato.[24]

Benedetto Croce (1866–1952) approdò invece all'idealismo partendo da problemiletterari, cercando di dare sistemazione organica alla teoriaestetica diFrancesco De Sanctis.[25] L'incontro con Gentile, con cui collaborò inizialmente sulla rivistaLa Critica per contribuire al rinnovamento della cultura italiana, lo spinse ad approfondire la dottrina hegeliana, partendo dalla quale giunse a stabilire l'autonomia dell'arte.

Sin dagli esordi l'idealismo italiano si pose come avversario culturale delmarxismo e delmaterialismo, riconoscendo nelloSpirito il vero attore delle vicende del mondo, sebbene proprio da un confronto con la filosofia diMarx, colla quale si misurarono sia Croce che Gentile, entrambi trassero un modello di riferimento con cui dare maggior concretezza alla dialettica hegeliana, reinterpretandola come manifestazione pratica e immanente della coscienza «storica» (secondo il primo), o «in atto» (per il secondo).

Notevoli furono comunque le differenze tra l'idealismo di Croce, che identificava lo Spirito assoluto appunto con laStoria intesa comeProgresso universale, e quello di Gentile, secondo cui tutta la realtà consiste nel continuoPensare in atto dello Spirito. Le divergenze divennero anche di natura politica, quando Croce, liberale conservatore[26] di tradizionecavouriana,[27] si schierò contro ilregime fascista, appoggiato invece da Gentile, fedele ad un liberalismo nazionale[28] declinato più in sensomazziniano.[29][30]Dopo una duratura amicizia, la rottura dei loro rapporti si consumò così nel 1924.

Entrambi i filosofi furono a ogni modo due autorità indiscusse nell'Italia del primo cinquantennio del Novecento; mentre però Benedetto Croce permeò la cultura italiana in generale, Giovanni Gentile ebbe impatto sull'ambiente specificamente filosofico del suo tempo.[31]

L'idealismo storicista di Croce

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Lo stesso argomento in dettaglio:Benedetto Croce e Dialettica crociana.
Benedetto Croce

Fin dal 1913Benedetto Croce,[32] cugino diBertrando Spaventa, nel suoSaggio sullo Hegel interpretò il pensiero hegeliano comestoricismoimmanentistico, sostenendo che la realtà si dà come spirito che continuamente si determina e, in un certo senso, si produce. Esso è la forza animatrice della realtà, che si auto-organizzadinamicamente divenendo storia secondo un processo razionale.

L'esigenza di concretezza e di immanenza, per la quale rifuggiva ognimetafisica, indusse il filosofo diPescasseroli a considerare reale solo il terzo momento della dialettica hegeliana, quello dello Spirito, scartando i primi due, dell'Idea e dellaNatura, visti di impedimento alla comprensione della concretezza universale dello Spirito.[33] In quest'ultimo non rientra neanche la religione, che non è ritenuta una forma autonoma ma un complesso miscuglio di elementi poetici, morali e filosofici.[33]

Hegel ha avuto il merito di scoprire che l'opposizione è l'anima della realtà, ma egli ha esteso la dialettica degli opposti a quello che opposto non è. Secondo Croce, la vita dello Spirito consta anche di momenti autonomi che non sono opposti, ma semmai distinti.Nelladialettica crociana, pertanto, viene sì mantenuta la logica di opposizione, ma ad essa si sovrappone la categoria della distinzione: «il concetto filosofico [...], in quanto concretezza, non esclude, anzi include in sé le distinzioni: è l'universale in sé distinto, e risultante da quelle distinzioni».[34]

Quattro sono le forme fondamentali in cui si articola l'attività spirituale, suddivise per modo (teoretico o pratico) e grado (particolare o universale):

I primi due «distinti» costituiscono un semicircoloteoretico, i secondi un semicircolopratico, con cui si chiude il cerchio della dialettica dello spirito: questa è caratterizzata infatti da una "circolarità", che non è un mero ritornare alle posizioni di partenza, poiché lo spirito, quando ripassa da una forma all'altra, vi torna arricchito e quindi su un piano sempre più alto.

La dialettica hegeliana degli opposti, in tal modo, rimane reale ed operante all'interno di ciascuna forma dello Spirito (bello-brutto nell'Estetica,vero-falso nella Logica,utile-dannoso nell'Economia,bene-male nell'Etica), ma viene evidenziato anche il nesso dei distinti o dei gradi che stabilisce il rapporto di ciascuna forma con le altre.

Ognuno dei quattro momenti condiziona inoltre il successivo, poiché non c'è azione pratica che non sia stata preceduta dalla conoscenza teorica, come non c'è universale senza particolare. Essi tuttavia non comportano alcuna separazione nello Spirito, perché questo è sempre presente e operante in ognuno nella sua totalità.[21]

Attraverso processi di mediazione dal concreto all'astratto, laconoscenza scaturisce così per Croce dalgiudizio storico, nel quale universale e individuale si fondono come nellasintesia priori diKant e nellostoricismo diGiambattista Vico, suo altro filosofo di riferimento.

«Se fuori della relazione con lo spirito l'individuo è ombra di un sogno, ombra di sogni è anche lo spirito fuori delle sue individuazioni; e raggiungere nella concezione storica l'universalità è ottenere insieme l'individualità, e renderle entrambe salde della saldezza che l'una conferisce all'altra.»

(Benedetto Croce,Teoria e storia della storiografia [1917], pag. 97, Bari, Laterza, 1963)

Estetica crociana

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Ricercando le motivazioni profonde dell'ispirazione artistica, Croce rivendica la piena autonomia dell'arte oestetica, che per lui si configura in primo luogo come attività teoretica relativa al sensibile, riferita alle rappresentazioni e alleintuizioni che noi abbiamo della realtà.

Essa non è semplicepercezione del reale, perché prescinde dalla categoria logica del vero, privilegiando non tanto l'oggetto, quanto la suaimmagine.[33] L'arte va distinta quindi dalconcetto che è conoscenza dell'universale appartenente alla filosofia, e dalle altre due forme della vita pratica (economia e morale). Quale espressione di un valore autonomo dello spirito, l'arte non può né deve essere giudicata secondo criteri diverità,edonismo,utilità, omoralità.

Essendointuizione che in un certo senso produce da sè il suo oggetto, l'arte viene da Croce identificata con l'espressione, in cui rientra illinguaggio, che nella sua natura spirituale fa tutt'uno con lapoesia. Croce considera l'arte come essenzialmentelirica, cioè pervasa da unsentimento, «che si è fatto rappresentazione nitidissima».[33] L'intuizione artistica è cioèsintesia priori di sentimento ed espressione: il primo senza l'altro è cieco, il secondo senza il primo è vuoto. L'uno non può prescindere dall'altro, diventando insieme «contenuto formato o forma riempita», «sentimento figurato o figura sentita».[33]

Dall'estetica deriva lacritica letteraria crociana, espressa in numerosi saggi.[35]

Storiografia crociana fra teoria e prassi

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Le quattro forme della vita dello Spirito nelladialettica crociana dei «distinti»: all'attivitàteoretica di Arte e Logica segue quellapratica di Economia ed Etica

Il secondo momento dell'attività teoretica non è più affidata alla sola intuizione, ma partecipa dell'elementorazionale, approdando all'elaborazione delconcetto puro, universale e concreto, che esprime la veritàuniversale di una determinazione. Questa per Croce è essenzialmentestorica, nella misura in cui analizza lagenesi e lo sviluppo (storico) degli oggetti di cui si occupa.[33]

La ricerca della verità, affidata allalogica filosofica, si configura quindi come "storiografia", di carattere decisamente superiore rispetto allafilosofia delle scienze fisiche, matematiche e naturali, che non rappresentano una vera forma di conoscenza, essendo adatte solo agli «ingegni minuti» degli scienziati e dei tecnici, ai quali Croce contrapponeva le «menti universali» degli idealisti. I concettiscientifici sono piuttosto deglipseudoconcetti, o falsi concetti, degli strumenti pratici ma fittizi, brandelli di notizie incapaci di cogliere il compiuto organismo dello Spirito storico-filosofico.[36]

Rifacendosi aGiambattista Vico, Croce identifica la filosofia con la storia, che non è una sequela capricciosa di eventi, ma l'attuazione dellaRagione, alla luce della quale diventa possibile la comprensione storica della genesi dei fatti, e la loro simultanea giustificazione con il suo stesso dispiegarsi.

«La storia non è mai giustiziera, ma sempre giustificatrice; e giustiziera non potrebbe farsi se non facendosi ingiusta, ossia confondendo il pensiero con la vita, e assumendo come giudizio del pensiero le attrazioni e le repulsioni del sentimento.»

(Benedetto Croce,Teoria e storia della storiografia [1917], pag. 98, Milano, Adelphi, 2001)

Il compito dellostorico è dunque di superare ogni forma di emotività nei confronti dell'oggetto studiato e presentarlo in forma diconoscenza, senza fare riferimento al bene o al male. Essendo forma di conoscenza autonoma e universale, la storia razionalmente compresa è sempre contemporanea, ovvero non è mai passata, ma viva in quanto il suo studio è motivato da interessi del presente.[37]

D'altra parte nella storia è implicito unprogresso ineluttabile, in virtù del quale essere e dover-essere,realtà erazionalità, coincidono sempre.[38] Ma il positivo destinato a superare storicamente la negatività dei periodi bui della storia non è una certezza su cui adagiarsi: questa consapevolezza del progresso storico deve essere confermata da un impegno costante degli uomini in azioni i cui risultati non sono mai scontati né prevedibili.

Quanti pretendono invece di individuare degli assoluti che regolino la storia o la trascendano, non tengono conto della «vitalità» dellastoria, che è lavita stessa, la quale si svolge autonomamente secondo i propri ritmi e le proprie ragioni.[25]

Croce, del resto, fa proprio il detto hegeliano secondo cui «la storia è storia di libertà», chiarendo come lalibertà non sia una fase in divenire, ma il soggetto stesso di ogni storia, la sua eterna formatrice. Come tale essa è per un verso, il principio esplicativo del corso storico e, per l'altro, l'«ideale morale dell'umanità».

La libertà viene tradotta da Croce, sul piano politico, inliberalismo: una sorta di religione della libertà, o di metodo interpretativo della storia e insieme di orientamento dell'azione. Egli distingueva in proposito la «storia che si fa» (res agendae), dalla «storia che si pensa» (res actae):[21] esiste una relazione fra teoria e prassi, ma in entrambe opera una logica autonoma dall'altra. Vi è la razionalità dell'agire, dettata dallacoscienza morale, e la razionalità del reale, che opera nell'interpretazione oggettiva della storia.

«L'uomo, per bene operare, ha bisogno del pensiero, che è affatto critico e obiettivo e accetta in ogni sua parte, religiosamente, l'accaduto, che esso deve spiegare così com'è, e non lasciarlo andare alla deriva dei moti della passionale immaginazione; e ha bisogno, tutt'insieme, della coscienza morale, che gli ispira di volta in volta il suo pratico libero fare, cioè il proprio, personale, nuovo e concreto dovere. Ha bisogno di entrambe le sue ali, e non può sacrificarne una a vantaggio dell'altra, la quale non diventerebbe perciò più forte, ma si affloscerebbe, vuotata della sua stessa forza.»

(Benedetto Croce,La storia come pensiero e come azione, 1938[39])

L'etica dunque non ha contenuti «naturali» o dettati dalla teoria: essa è la volizione pratica dell'universale, mentre l'economia lo è del particolare. Oggetto di questa è l'utile, una categoria recuperata da Croce dallo studio diMarx, che non ha connotati di moralità, essendo semmai pre-morale, indifferente all'etica come lo è lapolitica.[19] In tal senso egli motivava il proprioantifascismo con la condanna della concezioneetica dello Stato.[33]

L'idealismo attuale di Gentile

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Lo stesso argomento in dettaglio:Giovanni Gentile e Attualismo (filosofia).
Giovanni Gentile

Muovendo dalla medesima esigenza crociana di concretezza, ma giungendo ad esiti completamente differenti, è l'idealismo diGiovanni Gentile,[40] che a partire dal 1911 conL'atto del pensare come atto puro, seguito nel 1913 dallaRiforma della dialettica hegeliana, operava una revisione della dottrina di Hegel apportandovi i motivi della tradizioneontologica espiritualisticarisorgimentale, in particolare diSpaventa, filtrati attraversoJaja, suo maestro di filosofia.[24]

Gentile infatti portò a termine il lavoro di «kantianizzazione» o «mentalizzazione» diHegel, avviato da Spaventa, dando valore al momento hegeliano dellasintesi tra gli opposti nello Spirito pensante, ponendolo non alla fine, bensì come sintesioriginaria.[24]

Il processo con cui ilPensiero spirituale giunge a prodursi, secondo il filosofo diCastelvetrano, non può essere anteriore all'atto con cui il pensiero si pensa, ma è questo medesimo atto, perché non si possono formulare pensieri privi dellacoscienza di formularli. Solo identificandosi nella consapevolezza di questo atto vivo del pensare, l'idealismo può dirsiassoluto:

«Una concezione idealistica mira a concepire lo stesso assoluto, il tutto, come idea: ed è perciò intrinsecamente idealismo assoluto. Ma assoluto l'idealismo non può essere se l'idea non coincide con lo stesso atto del conoscerla; perché - è questa la più profonda origine delle difficoltà in cui si dibatte il platonismo - se l'idea non fosse lo stesso atto per cui l'idea si conosce, l'idea lascerebbe fuori di sè qualche cosa, e l'idealismo pertanto non sarebbe più assoluto.»

(Giovanni Gentile,Teoria generale dello spirito come atto puro, cap. XVII, § 1[41])

Gentile denominò pertanto la sua filosofiaattualismo oidealismo attuale, perché in esso l'unica vera realtà è l'atto puro del soggetto umano nell'atto in cui pensa.[42] Non vi è nulla fuori dell'atto del pensiero, cioè della suaautocoscienza, in cui si manifesta lospirito che comprende tutto l'esistente.

Lo Spirito èPensiero, ed il Pensiero è attività perenne, un costantedivenire senza inizio né fine, in cui non c'è distinzione tra soggetto e oggetto. Non vi sono presupposti oggettivi esterni al pensiero, quali laNatura e la stessaLogica di Hegel, da costui concepiti come "altro" dallo Spirito, come dei «pensati» anziché dei momenti di un medesimo atto pensante.

Gentile contestò adHegel, in modo diverso da Croce, di avere costruito la suadialettica con elementi propri del «pensato», ovvero quello del pensiero determinato e delle scienze. Per Gentile, invece, solo nel «pensare in atto» consiste l'autocoscienza dialettica che tutto comprende, mentre il «pensato» è un fatto illusorio.[43]Egli respinse in tal modo ogni forma didualismo e dinaturalismo, rivendicando l'unità di natura e spirito (monismo), cioè di spirito e materia all'interno della coscienza pensante delSoggettotrascendentale. Avvicinandosi aFichte, attribuiva a quest'ultima un primatognoseologico edontologico.[44]

L'atto puro

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Larealtà dunque non è un fatto, un dato fattuale e statico, bensì unatto, unagire delloSpirito, un'attività dinamica dotata dipotenza infinita nel suo perpetuo «farsi».[45]

Contro ilrealismo, Gentile sostenne che qualunque realtà pensata come «presupposto del pensiero», cioè pensata come «non pensata» (essendo esterna, precedente al pensiero), è un concetto contraddittorio,dogmatico e arbitrario, che corrisponde al punto di vista empirico. L'empirismo è un punto di vista astratto, perché separa l'oggetto dall'Io, dal soggetto che lo pone, e quindi "astrae" una parte dal tutto, dalla sintesi unitaria di soggetto-oggetto, che Gentile chiamaautocoscienza.

Presupporre il non-io come opposto all'Io è, all'inizio, un porre astratto e quindi immediato del pensiero che non vede se stesso negli oggetti del mondo, un porre privo dimediazione. Viceversa, l'Iotrascendentale (autocosciente) è una coscienza mediata di sè, perché non può sussistere senza coscienza dell'altro da sè, cioè delmondo.[43]

QuestoIo trascendentale è l'unico Soggettouniversale, impossibile da guardare dall'esterno, perché pur presumendo di oggettivare l'attoappercettivo del suo «Io penso», lo si abbasserebbe ad uno dei tanti oggetti finiti della conoscenza, riducendolo ad un meroio empirico. Per questo è un atto che non si può maitrascendere: la sua naturatrascendentale (non trascendente) non può essere compresa come un atto compiuto, ma solo come «atto in atto», ossia unatto mai definitivamente concluso, costantemente attuantensi e in continuodivenire.

Ilpensare così è al contempo unagire, un processo costante di auto-creazione o, come dice Gentile, diautoctisi,[46] con cui pensando esso pone se stesso e insieme anche il mondo, prendendo in tal modocoscienza di sè.

In quest'atto risiede quella concretezza che permane come esigenza fondamentale avvertita da Gentile anche nell'atto dell'educare, inteso come autoeducazione dello spirito basata non sull'alterità di insegnante e allievo, dettata da astratte teorie psicologiche, ma sull'unità di uno stesso processo che èsintesia priori discuola evita,pedagogia efilosofia,teoria eprassi.

Si tratta di un atto eternamentepresente, che non è contenuto tra ilpassato e ilfuturo, ma comprendente la totalità deltempo, che quindi racchiude in sè anche lastoria. Ne consegue l'identità di filosofia e storia:

«Se infatti gli eventi passati fossero veramente passati, essi sarebbero morti e non avrebbero più interesse per noi; in quanto invece sono oggetto di storia, essi sono presenti nell'atto, cioè sonostoria contemporanea

(Giovanni Gentile,Concetti fondamentali dell'attualismo, cit. inLudovico Geymonat,Storia della filosofia, vol. III, pag. 315, Garzanti, 1976)

La dialettica del concreto e dell'astratto

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Negando originariamente l'essere qualenatura, cioè quale presupposto estraneo al pensare, e così riconoscendolo comenon-essere, si produce per Gentile il divenire dell'atto, il quale prende coscienza di essere l'autore di quel presupposto di cui si nutre negandolo, dando luogo al circolo dell'«autoctisi»

Gentile analizzò in dettaglio l'autoctisi dello Spirito: esso si produce nel momento in cui nega l'essere come natura, negando cioè qualcosa che non esiste (ritenuto erroneamente esistente dal naturalismo), e in questa negazione realizza se stesso.[47]

In tal modo avviene il superamento e insieme l'assimilazione dellalogica astratta, formale e ontologica, da parte della logica del concreto, come già aveva fattoHegel nellaFenomenologia dello spirito, ma a differenza di quest'ultimo, Gentile sostenne che tale processo non può mai concludersi, altrimenti si approderebbe ad un risultato definitivo e immutabile, che contraddirebbe il perenne fluire dello Spirito.

La logica astratta, pertanto, resterà sempre qualcosa di indispensabile, in quanto gradino e alimento del logo concreto:

«Affinché si attui la concretezza del pensiero, che è la negazione dell'immediatezza di ogni posizione astratta, è necessario che l'astrattezza sia non solo negata ma anche affermata; a quel modo stesso che a mantenere acceso ilfuoco che distrugge il combustibile occorre che ci sia sempre del combustibile e che questo non sia sottratto alle fiamme divoratrici ma sia effettivamente combusto.»

(Giovanni Gentile,Sistema di logica come teoria del conoscere, parte prima, cap. VII, § 9)

Astratto e concreto trovano così la loro sintesi effettiva nell'unità attuale della coscienza, che è la veraunione degli opposti.

Ripercorrendo lastoria dello Spirito come eterna presenza di sè a se stesso, Gentile la vedeva come una progressiva presa di coscienza dell'attualismo medesimo: con l'idealismo tedesco ilPensiero aveva finalmente preso coscienza che non esistevano altre realtà al di fuori di sè, ma Hegel lo concepiva ancora come realtà già costituita, fuori del suo svolgimento concreto nel soggetto umano.

Per Gentile, invece, ladialettica dell'atto puro è possibile esclusivamente all'interno del pensieropensante, non come unione di momenti «pensati». Essa si attua in particolare nell'opposizione tra la soggettività rappresentata dall'arte (tesi) e l'oggettività rappresentata dallareligione (antitesi), cui fa da soluzione lafilosofia (sintesi).

Come per Croce, l'arte è per Gentileintuizionelirica, che però non èespressione di un sentimento, ma ilsentimento medesimo. In quanto tale essa investe non un solo aspetto, bensì tutta la vita dello spirito e della personalità umana, in maniera simile alla visioneromantica.[25] Concependo inizialmente l'intuito come vuota e primitiva potenzialità, Gentile tenderà a rivalutarlo sempre più come energia motrice del pensiero, fino ad approdare a una vera e propria "svolta" a partire dal 1928 con la pubblicazione del saggio sulSentimento, che lo avrebbe portato a elaborare una sorta di "estetica" attualista.[48]

Opposta all'arte è la religione che esalta l'oggetto, slegato dall'idealità del soggetto, per ricongiungerli infine nella filosofia, che li coglie non come momenti separati, ma nell'unicità dell'atto finale autocosciente. Gentile riconosceva in particolare nelCristianesimo l'inizio di questo processo di evoluzione dello spirito.

Tra l'arte e la religione si trova invece lascienza, che condivide i limiti di entrambe senza partecipare della loro validità. Essa infatti si arresta in maniera astratta e dogmatica ai fenomeni, incapace di elevarsi all'autoconcetto, cioè al riconoscimento dell'autocoscienza nella genesi dei propri concetti.[49]

La concretezza dell'atto, che è infinitalibertà ecreatività, investe anche la dimensioneetica epolitica, dove esso si traduce inliberalismo, vissuto da Gentile come religione civile, con cui lo Spirito si attua non sopprimendo leindividualità, ma superando gli interessi particolari in un'eticitàsuper partes che tutti li comprenda e al contempo li realizzi. Quest'etica dunque è quella delloStato, inteso dinamicamente come organismo vivente, per realizzare il quale Gentile motivò la propria adesione alfascismo, in cui vedeva la naturale prosecuzione dei valoririsorgimentali.[50]

Altre forme di idealismo

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Lo stesso argomento in dettaglio:Idealismo magico § Evola.

Accanto all'affermazione del neoidealismo nella sua accezione ufficiale, varie forme dispiritualismo ad esso collegate si erano sviluppate in parallelo, alimentate in gran parte dalla diffusione sin dai primi del Novecento dei movimentiteosofici e poiantroposofici, accomunati dalla critica almaterialismo da un lato, e allareligiosità istituzionalizzata dall'altro.[51] Mirando anche alla riscoperta delle radicirinascimentali della tradizioneesoterica italiana,[56] tali correnti spiritualiste si proponevano di recuperare il nucleo di un'anticaSapienza primordiale a quella sottesa, ritenuta perenne e universale.[51]

Julius Evola

Principale esponente del «perennialismo» in Italia fuJulius Evola (1898–1974),[57] che nella sua fase giovanile si confrontò in particolare con l'idealismo gentiliano,[59] il quale a suo avviso avrebbe anzi accentuato i problemi lasciati irrisolti da quellotedesco.[60] L'atto puro delpensiero a cui Gentile riconduce tutta la realtà, infatti, resta per Evola un principio soltanto teorico esolipsistico, privo di risvolto pratico, perché non basta sostenere lalibertà incondizionata dell'Io Assoluto rispetto al non-io, se ilsoggettoempirico continua a subirne passivamente ildeterminismo negli eventi della vita.[61] Tramutare la teoria filosofica in prassi realizzativa può avvenire solo nella dimensionemagico-ermetica, cioè appunto pratica:[62] perciò l'idealismo di Evola è dettomagico.[58]

«Ciò che distingue l'idealismo magico è il suo carattere essenzialmente pratico: la sua esigenza fondamentale è non di sostituire un'intellettuale concezione del mondo ad un'altra, bensì di creare nell'individuo una nuova dimensione e una nuova profondità di vita.»

(Julius Evola,L'idealismo magico, pag. 83, a cura diG. de Turris, Mediterranee, 2006)

Altri tentativi di superamento dell'attualismo in senso esoterico si ritrovano inMassimo Scaligero (1906–1980),[63] dove il primato filosofico attribuito da Gentile all'atto pensante assume una valenzainiziatica, diventando esercizio diesperienzaocculta del pensierovivente, anteriore alla manifestazione dialettica delpensato.[64]

Eredità e sviluppi

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Dopo aver caratterizzato lacultura italiana per oltre un quarantennio, nelsecondo dopoguerra il neoidealismo entrò in crisi sostituito da nuove correnti filosofiche come l'esistenzialismo, ilneopositivismo, lafenomenologia e ilmarxismo.Con questi nuovi influssi provenienti dall'estero interagiranno gli eredi dell'idealismo, che veniva intanto attaccato in Italia sia da forme alternative dispiritualismo, espresse daPantaleo Carabellese ePiero Martinetti, sia da esponentineotomistici, tra cui spiccavano ad esempioAgostino Gemelli, oGustavo Bontadini. La scoperta del pensiero diAntonio Gramsci portò inoltre ad abbandonare lostoricismo di Croce in sostituzione di uno più radicale.[21]

Benedetto Croce, a ogni modo, fu definito dallo stesso Gramsci «papa laico della cultura italiana».[65] La sua eredità fu raccolta principalmente daVittorio Enzo Alfieri (1906–1997), oltre che da critici letterari comeLuigi Russo (1892–1961),Francesco Flora (1891–1962),Manara Valgimigli (1876–1965),Augusto Rostagni (1892–1961), o da storici comeFederico Chabod (1901–1960),Carlo Antoni (1896–1959),Nino Cortese (1896–1972),Adolfo Omodeo (1889–1946).[66]

Croce fu un intellettuale rispettato anche al di fuori dell'Italia: la rivistaTime gli dedicò la copertina negli anni '30,[67] e neglianni 2000, contestualmente alla rivalutazione del pensiero crociano, si è registrato l'interesse della collana editoriale dell'Università di Stanford, mentre la rivista statunitense di politica internazionaleForeign Affairs lo inserì nel2012 tra i pensatori più attuali tra quelli del '900, riconoscendolo, in maniera analoga a pensatori comeKarl Popper, come uno dei più eminenti teorici del liberalismo europeo e un autorevole oppositore di ognitotalitarismo.[67]

Tra gli alievi diGiovanni Gentile invece si è soliti distinguere due orientamenti, denominati «destra» e «sinistra» gentiliane, come per iseguaci di Hegel.[68] In quello di sinistra viene annoverato principalmenteUgo Spirito (1896–1979), che difese l'immanentismo della filosofia attualista, fino ad approdare alproblematicismo, mentre altri svilupparono un'attitudine comunque critica o anti-metafisica, tra cuiGuido Calogero (1904–1986),Vladimiro Arangio-Ruiz (1887–1952),Cleto Carbonara (1904–1998),Franco Lombardi (1906–1989),[69]Giuseppe Saitta (1881–1965).[70] La destra, più attenta ai motivi religiosi e spiritualistici dell'idealismo di Gentile, ha rivendicato piuttosto l'esigenza di aprirsi allatrascendenza, con le rielaborazioni in ambitocattolico diArmando Carlini (1878–1959),Augusto Guzzo (1894–1986),Michele Federico Sciacca (1908–1975),Augusto del Noce (1910–1989),[31] oltre aGaetano Chiavacci (1886–1969),Vincenzo La Via (1895–1982),Felice Battaglia (1902–1977).[71]

Altri allievi dell'attualismo gentiliano, ma con esiti variegati,[72] furonoGiuseppe Lombardo Radice (1879–1938),Angelo Ermanno Cammarata (1899–1971),Mario Casotti (1896–1975),Ernesto Codignola (1885–1965),Cecilia Motzo Dentice d'Accadia (1893–1981),Guido De Ruggiero (1888–1948),Vito Fazio Allmayer (1885–1958),Giuseppe Maggiore (1882–1954),Camillo Pellizzi (1896–1979), il già citatoAdolfo Omodeo molto legato anche a Croce,[2]Arnaldo (1892–1968) eLuigi Volpicelli (1900–1983).[72]

Recentemente, infine, il filosofoEmanuele Severino ha tenuto a evidenziare, da un lato, «l'essenziale solidarietà traattualismo etecno-scienza; dall'altro la capacità dell'attualismo di portare oltre l'intera tradizione dell'Occidente: ciò significa che il pensiero di Gentile è destinato a essere riconosciuto come uno dei tratti più decisivi della cultura mondiale».[73]

Note

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  1. ^Gennaro Sasso,L'idealismo italiano: intervista (PDF), a cura di Gianluca Miligi, Roma,Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002.
  2. ^abcIdealismo e non idealismo: il contributo italiano alla storia del Pensiero, sutreccani.it.
  3. ^Tra gli altriMichele Ciliberto ha detto che «neoidealismo italiano è una definizione insufficiente, imprecisa, non rende conto della situazione effettiva».[2]
  4. ^abcdefghijklLe tradizioni filosofiche nell'Italia unitaArchiviato il 22 dicembre 2017 inInternet Archive., di Giovanni Rota.
  5. ^abCfr. ancheMichele Federico Sciacca,Il pensiero italiano nell'età del Risorgimento, Milano, Marzorati, 1963.
  6. ^Battista Mondin,Storia della metafisica, volume III, pag. 461, Bologna, ESD, 1998.
  7. ^AA.VV.,Edizione nazionale ed europea delle opere di Alessandro Manzoni: carteggio Manzoni-Rosmini, pag. XCVII, Centro nazionale studi manzoniani, 2003.
  8. ^Luciano Malusa,Antonio Rosmini per l'unità d'Italia. Tra aspirazione nazionale e fede cristiana: tra aspirazione nazionale e fede cristiana, Milano, FrancoAngeli, 2011.
  9. ^L'ontologismo, susapere.it.
  10. ^Mentre infatti per Rosmini l'intuizione dell'Essere, su cui si fondano i giudizi, era solo la «pura condizione del pensiero», per Gioberti lo stesso «pensare è giudicare» (Giovanni Gentile,Rosmini e Gioberti, Pisa 1898).Giovanni Gentile riterrà tuttavia che la polemica tra i due era dovuta più che altro a malintesi, e che Gioberti anzi riprese da Rosmini la «falsa maniera di intendere il nuovo soggettivismo», fondendolo colsensismo (cfr.Rosmini e Gioberti secondo Gentile).
  11. ^Vincenzo Gioberti,Introduzione alla filosofia, pag. 86, Bruxelles, 1840.
  12. ^Angelo Sebastiani,La luce massonica, pag. 62, Roma, Mediterranee, 1991.
  13. ^Giuseppe Mazzini, inL'Unificazione, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011.
  14. ^Johann Gottfried Herder, citazione da Benendetto Croce,Storia del Regno di Napoli [1925], pag. 152, Bari 1967.
  15. ^Cit. daKarl L. Michelet,Theodor Straeter,La società filosofica di Berlino e gli hegeliani di Napoli. Scritti di storia della filosofia (1860-1865), a cura di D. D'Orsi, pp. 338-341, Milano, Giuffrè, 1986.
  16. ^Ne sono testimonianza la frase diJohann Gottfried von Herder («la libertà del pensiero illumina e predilige il Golfo di Napoli»), e le riflessioni dell'hegeliano tedescoTeodoro Sträter esposte in Karl L. Michelet, Theodor Straeter,La società filosofica di Berlino e gli hegeliani di Napoli, op. cit., pp. 338-341.
  17. ^«Finché una nazione vive nella sfera del suo essere sensibile e animale, essa non si muove; essa ripete ogni giorno la stessa vita e gli stessi eventi; essa prova sempre gli stessi bisogni. Che se non fosse possibile trascendere questa sfera, la storia stessa non sarebbe possibile. Queste poche considerazioni ci spingono adunque a riconoscere con più pieno convincimento che solo l'Idea o l'Assoluto è il motore delle nazioni e dell'umanità, ovvero il principio determinante della storia» (Augusto Vera, daIntroduzione alla filosofia della storia: lezioni di A. Vera, raccolte e pubblicate con l'approvazione dell'autore daRaffaele Mariano, Firenze, Le Monnier, 1869,cap. VII, pag. 325).
  18. ^La rinascita hegeliana a Napoli, sueleaml.altervista.org.
  19. ^abcNeoidealismo italiano, suliceorescigno.gov.it.URL consultato il 21 dicembre 2017(archiviato dall'url originale il 2 agosto 2017).
  20. ^Bertrando Spaventa, sutreccani.it.
  21. ^abcdefUgo e Annamaria Perone,Giovanni Ferretti, Claudio Ciancio,Storia del pensiero filosofico, pp. 333-334, Torino, SEI, 1988.
  22. ^La riforma della dialettica hegeliana, sutreccani.it.
  23. ^Per questo primato assegnato all'atto del pensare, Spaventa farà da apripista all'idealismo di Gentile, cfr.Gentile e Spaventa, sutreccani.it.
  24. ^abcCfr.Gentile e Spaventa, sutreccani.it.
  25. ^abcNicola Abbagnano,Nella Napoli nobilissima, inRicordi di un filosofo, a cura di Marcello Staglieno, § III, pp. 25-37, Milano, Rizzoli, 1990.
  26. ^Giuseppe Cacciatore,Filosofia pratica e filosofia civile nel pensiero di Benedetto Croce, pag. 183, Rubbettino Editore, 2005.
  27. ^Antonio Jannazzo,Il liberalismo italiano del Novecento: da Giolitti a Malagodi, pp. 106-107, Rubbettino Editore, 2003.
  28. ^Alessandra Tarquini,Il Gentile dei fascisti: gentiliani e antigentiliani nel regime fascista, pag. 13, Il Mulino, 2009.
  29. ^ Giovanni Belardelli,Il fascismo e Giuseppe Mazzini, suariannaeditrice.it, articolo sulCorriere della Sera, 11 luglio 2008, pag. 41.
  30. ^Marialuisa Cicalese,La formazione del pensiero politico di Giovanni Gentile (1896-1919), pag. 222, Marzorati, 1973.
  31. ^abUgo e AnnamariaPerone,Giovanni Ferretti, Claudio Ciancio,Storia del pensiero filosofico, pp. 347-349, Torino, SEI, 1988.
  32. ^Scheda su Benedetto Croce, sutreccani.it.
  33. ^abcdefgUgo e AnnamariaPerone,Giovanni Ferretti, Claudio Ciancio,Storia del pensiero filosofico, pp. 334-340, Torino, SEI, 1988.
  34. ^Benedetto Croce,Saggio sullo Hegel, § 1, pp. 15-16 (1913).
  35. ^Benedetto Croce pensatore politico e pubblico amministratore.
  36. ^«La realtà è storia, e solo storicamente la si conosce: le scienze la misurano bensì e la classificano come è pur necessario, ma non propriamente la conoscono, né loro ufficio è di conoscerla nell'intrinseco» (Benedetto Croce,La storia come pensiero e come azione, pag. 314, Bari, Laterza, 1938).
  37. ^«Il bisogno pratico, che è nel fondo di ogni giudizio storico, conferisce a ogni storia il carattere di "storia contemporanea", perché, per remoti e remotissimi che sembrino cronologicamente i fatti che vi entrano, essa è, in realtà, storia sempre riferita al bisogno e alla situazione presente, nella quale quei fatti propagano le loro vibrazioni» (Benedetto Croce,La storia come pensiero e come azione, pag. 5, op. cit.).
  38. ^Per Croce «nulla c'è al di fuori dello spirito che diviene e progredisce incessantemente: nulla c'è al di fuori della storia che è per l'appunto questo progresso e questo divenire» (Nicola Abbagnano,Storia della filosofia, vol. 5, p. 527).
  39. ^Cit. da «La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia», § 40, pp. 72-73, 1942.
  40. ^Scheda su Giovanni Gentile, sutreccani.it.
  41. ^Cit. inOpere complete di Giovanni Gentile, vol. 3, pag. 243,Teoria generale dello spirito come atto puro (1916), Firenze, G.C. Sansoni, 1935.
  42. ^«Atto» è qui da intendersi non in senso aristotelico, ma in sensofichtiano, cioè comeazione, come attività o agire dinamico, quello proprio del «pensiero nel momento stesso che pensa». Fichte aveva sostenuto infatti che ogni realtà rimanda all'atto che lo pone, cioè all'attività della coscienza, che non è soloteoretica ma anche un agirepratico. Già in ambito letterarioromantico, del resto,Goethe aveva proclamato nelFaust: «In principio era l'azione» (Faust, prima parte, v. 1224-1237).
  43. ^abUgo e AnnamariaPerone,Giovanni Ferretti, Claudio Ciancio,Storia del pensiero filosofico, III vol., pp. 340-347, Torino, SEI, 1988.
  44. ^Fichte aveva affermato infatti che «tutto ciò che è, in tanto è, in quanto è posto nell'Io, e fuori dell'Io non c'è nulla» (Fichte,Dottrina della scienza, trad. it., pag. 81, Roma-Bari, Laterza, 1987).
  45. ^Atto e potenza sono qui da intendere non tanto in senso aristotelico quanto in quelloneoplatonico mutuato dall'idealismo tedesco.
  46. ^«Autoctisi», Enciclopedia Treccani.
  47. ^Cfr.Emanuele Severino, introduzione aL'attualismo, § 6,Struttura concreta dell'atto del pensare come unità di essere e non-essere, 1ª ed., Milano, Giunti, 2014.
  48. ^Cfr. Salvatore Ragonesi,Gentile e la svolta filosofica del 1928, sucittafutura.al.it, 2015.
  49. ^Pur criticando gli eccessi del positivismo, Gentile tuttavia intrattenne anche rapporti con matematici e fisici italiani e cercò di instaurare un rapporto costruttivo con la cultura scientifica. È stato inoltre rilevato come, negando l'esistenza di realtà immutabili che si oppongano al pensiero, con l'attualismo viene a cadere ogni limite alla libera creatività umana anche nella direzionetecnico-scientifica (cfr.Emanuele Severino, introduzione aL'attualismo, op. cit., § 1,Realismo, attualismo, tecnica, sottosuolo del nostro tempo).
  50. ^Augusto Del Noce,L'idea del Risorgimento come categoria filosofica in Giovanni Gentile, in "Giornale Critico della Filosofia Italiana", a. XLVII, Terza serie, vol. XXII, n. 2, aprile-giugno 1968, pp. 163-215.
  51. ^ab Marco Pasi,Teosofia e antroposofia nell'Italia del primo Novecento, inGian Mario Cazzaniga (a cura di),Storia d'Italia, Annali 25, Esoterismo, Torino, Einaudi, 2010, pp. 569-570.
  52. ^Cfr. in proposito Giovanni Invitto,Papini e l'idealismo italiano, inGiovanni Papini, a cura di P. Bagnoli, pp. 54-76, Firenze, Sansoni, 1982.
  53. ^Cfr. anche Simona Cigliana,Futurismo esoterico. Contributi per una storia dell'irrazionalismo italiano tra Otto e Novecento, pp. 47-66, Napoli, Liguori, 20022.
  54. ^ Marco Pasi,Teosofia e antroposofia nell'Italia del primo Novecento, op. cit., pp. 584-590.
  55. ^Cfr. Stelio Zeppi,Il pensiero politico dell'idealismo italiano e il nazionalfascismo, pag. 5, Firenze, La Nuova Italia, 1973 (cit. in Filippo Gorla,Definizione e contenuti della mistica fascista (PDF), inIl fascismo, i culti a-cattolici e le religioni dell'Oriente nelle riviste del regime, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012, pp. 108-9.)
  56. ^Emblematiche in tal senso furono, tra gli altri, le figure diBalbino Giuliano (1879–1958),Arturo Reghini (1878–1946),Guido Ferrando (1883–1969),Decio Calvari (1863–1937),Giuseppe Prezzolini (1882–1982), o esponenti delfuturismo esoterico comeGiovanni Papini (1881–1956),[52] in genere gravitanti attorno alle rivisteLeonardo,La Voce,Ultra, eLacerba,[53] molti dei quali, avvicinandosi in parte all'attualismo gentiliano, andarono in cerca dei fondamentispiritualistorici eocculti su cui edificare un'identitànazionale.[54]
    Vi fu invece una certa contrapposizione verso il neoidealismo italiano da parte dellascuola di mistica fascista, nonostante siano stati evidenziati anche alcuni punti di contatto.[55]
  57. ^ Roberto Bacci,La trasmutazione della coscienza nell'esoterismo italiano del periodo fascista (PDF), sugianfrancobertagni.it, Università di Bologna, 2012, p. 4.
  58. ^abCfr. ancheFilmato audio Stefano Arcella e Daniele Laganà,Le radici dell'Idealismo Magico di Evola tra Croce e Gentile, suYouTube, 2022.
  59. ^Sui rapporti tra Evola e i due maggiori esponenti dell'idealismo italiano, cfr. Giovanni Sessa,Le radici dell'idealismo e le lettere a Croce di Julius Evola, subarbadillo.it, 2022.Sui rapporti in particolare con l'attualismo: Primo Siena,Evola e Gentile, i due filosofi colpiti da "La folgore di Apollo", subarbadillo.it, 2016.[58]
  60. ^La critica di Evola all'attualismo di Gentile, surigenerazionevola.it, marzo 2018. Sui problemi lasciati aperti secondo Evola dall'idealismo tedesco post-kantiano, cfr.Evola e la critica all'idealismo, surigenerazionevola.it, marzo 2018.
  61. ^Sulla concezione evoliana della libertà nel contesto dell'idealismo, cfr. Giovanni Damiano,La filosofia della libertà in Julius Evola, Padova, Edizioni di Ar, 1998 (recensito daEvola, la filosofia, la modernità, in«Margini. Letture e riletture. Periodico di informazione libraria e culturale della Libreria Ar», n. 23, Centro Studi La Runa, 2000.)
  62. ^ Francesca Ricci,Dalle avanguardie artistiche all'idealismo magico: il percorso filosofico di Julius Evola (PDF), inJulius Evola: l'altra faccia della modernità,Università degli Studi di Napoli Federico II, 2007, p. 11.
  63. ^Per Scaligero il valore dell'attualismo consisteva non tanto nel suo sistema di pensiero, ma nella forza spirituale che vi aveva infuso il suo fondatore Gentile, definito «l'ultimo filosofo europeo» ( Giancarlo Roggero,Massimo Scaligero e le due anime del pensiero italiano, inAntonio Rosmini e la fedeltà micheliana del nostro tempo, su «L'Archetipo», collana La Filosofia italiana, n. 09, Edizioni Estrella de Oriente, settembre 2018.)
  64. ^Massimo Scaligero, suiniziazioneantica.altervista.org. Sull'esperienza delpensiero "puro" in rapporto all'idealismo nelle sue fasi storiche, cfr. anche Massimo Scaligero,La dottrina del vuoto e dell'essenza (PDF), in«Vie della Tradizione», su «L'Archetipo», vol. III, n. 11, anno III.
  65. ^ Guido Liguori,Croce, da "papa laico" a grande dimenticato (PDF), suadversus.org, articolo sul'Unità, 22 gennaio 2000.
  66. ^ Floriano Martino,La fortuna di Croce in Italia, inTreccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2016.
  67. ^abPagina jpg del Corriere del Mezzogiorno: Luigi Mosca,L'America innamorata di Croce. La prestigiosa rivista USA "Foreign Affairs" lo incorona tra i pensatori più attuali, 31 gennaio 2012.
  68. ^Si tratta in ogni caso di una distinzione il più delle volte convenzionale, cfr. Alessandra Tarquini,Gli sviluppi della scuola di gentile: da Armando Carlini a Ugo Spirito, inTreccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2016.
  69. ^Antimo Negri,Giovanni Gentile: sviluppi e incidenza dell'attualismo, pag. 65, La nuova Italia, 1975.
  70. ^Eugenio Garin,Cronache di filosofia italiana (1900/1943), vol. 2, Bari, Laterza, 1966[1955], p. 427.
  71. ^Antimo Negri,Giovanni Gentile: sviluppi e incidenza dell'attualismo, pag. 47, op. cit.
  72. ^ab Giuliano Guzzone,La fortuna di Gentile in Italia, inTreccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2016.
  73. ^Emanuele Severino, dalla quarta di copertina deL'attualismo, op. cit., 2014.

Bibliografia

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  • Pier Leopoldo Cecchi,L'idealismo italiano nel secolo 19, Firenze, Tipografia Galileiana di Mariano Cellini, 1869
  • Bertrando Spaventa,Opere, a cura diFrancesco Valagussa eVincenzo Vitiello, Milano, Bompiani, 2008
  • Benedetto Croce,Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale, Bari, Laterza, 1908
  • Benedetto Croce,Logica come scienza del concetto puro, Bari, Laterza, 1909
  • Benedetto Croce,Filosofia della pratica: economica ed etica, Bari, Laterza, 1909
  • Benedetto Croce,La filosofia di Giambattista Vico, Bari, Laterza, 1911
  • Benedetto Croce,Saggio sullo Hegel, Bari, Laterza, 1913
  • Benedetto Croce,Teoria e storia della storiografia, Bari, Laterza, 1917
  • Benedetto Croce,La storia come pensiero e come azione, Bari, Laterza, 1938
  • Giovanni Gentile,Rosmini e Gioberti, Pisa, Nistri, 1898
  • Giovanni Gentile,La filosofia di Marx, Pisa, Spoerri, 1899
  • Giovanni Gentile,L'atto del pensare come atto puro, in «Annuario della Biblioteca filosofica di Palermo», I, 1912
  • Giovanni Gentile,La riforma della dialettica hegeliana, Firenze, Sansoni, 1913
  • Giovanni Gentile,Teoria generale dello spirito come atto puro, Firenze, Sansoni, 1916
  • Giovanni Gentile,Sistema di logica come teoria del conoscere, Roma-Bari, Laterza, 1917-1922
  • Giovanni Gentile,Le origini della filosofia contemporanea in Italia, Messina, Principato, 1917-1923
  • Giovanni Gentile,Bertrando Spaventa, Firenze, Vallecchi, 1924
  • Giovanni Gentile,La filosofia dell'arte, Milano, Treves, 1931
  • Julius Evola,Saggi sull'Idealismo Magico, Todi-Roma, Atanòr, 1925 (riedizione a cura diGianfranco de Turris eFranco Volpi, Mediterranee, 2013)
  • Julius Evola,Le radici dell'idealismo. Lettere a Benedetto Croce 1925-1933 e a Giovanni Gentile 1927-1929, a cura di Stefano Arcella, introduzione di Hervé A. Cavallera, Roma, Fondazione Evola, 2022
  • Ugo Spirito,L'idealismo italiano e i suoi critici, Firenze, Le Monnier, 1930
  • Pantaleo Carabellese,L'idealismo italiano: saggio storico-critico, Napoli, L. Loffredo, 1938
  • Michele Federico Sciacca,La filosofia italiana, Milano, Bocca editori, 1941
  • Michele Federico Sciacca,Il pensiero italiano nell'età del Risorgimento, Milano, Marzorati, 1963
  • Armando Carlini, Stefano Fiorito, Marco Piraino,Saggio sul pensiero filosofico e religioso del Fascismo, Roma, Istituto Nazionale di Cultura Fascista, 1942
  • Andrea De Majo,Il problema del concetto del diritto nell'idealismo italiano, Agostiniana, 1942
  • Augusto Guzzo,Armando Plebe,Gli hegeliani d'Italia, Torino, Società editrice internazionale, 1953
  • Antonio Tozzi,L'eredità del neo-idealismo italiano, Firenze, Sansoni, 1953
  • Eugenio Garin,Cronache di filosofia italiana. 1900-1943, Bari, Laterza, 1955
  • Mario Rossi,Gli sviluppi dello hegelismo in Italia, Torino, Loescher, 1957
  • Adelchi Attisani,L'estetica di F. De Sanctis e dell'idealismo italiano, Marzorati, 1959
  • Mariano Amante,Il concetto di storia nell'idealismo italiano, Tipografia Lozito, 1961
  • Iclea Picco,Il pensiero pedagogico dell'idealismo italiano, La Scuola, 1963
  • Augusto Guzzo,Cinquant'anni di esperienza idealistica in Italia, Padova, CEDAM, 1964
  • Guido Oldrini,Gli hegeliani di Napoli, Milano, Feltrinelli, 1964
  • Guido Oldrini, Il primo hegelismo italiano, Firenze, Vallecchi, 1969
  • Francesco Valentini,La controriforma della dialettica. Coscienza e storia nel neoidealismo italiano, Roma, Editori Riuniti, 1966
  • Fulvio Tessitore,Incidenza di Hegel, Napoli, Morano, 1970
  • Stelio Zeppi,Il pensiero politico dell'idealismo italiano e il nazional-fascismo, Firenze, La Nuova Italia, 1973
  • Eugenio Garin,Storia della filosofia italiana, Torino, Einaudi, 1978
  • Giuseppe Semerari,Novecento filosofico italiano: situazioni e problemi, Napoli, Guida Editori, 1988
  • Gustavo Bontadini,Studi sull'idealismo, Milano, Vita e Pensiero, 1995
  • Giovanni Damiano,La filosofia della libertà in Julius Evola, Padova, Edizioni di Ar, 1998
  • Guido Oldrini,L'idealismo italiano tra Napoli e l'Europa, Milano, Guerini, 1998
  • Piero Di Giovanni,A cento anni dalla nascita dell'idealismo italiano, in «Bollettino della Società Filosofica Italiana», n. 171, 2000
  • Piero Di Giovanni,Le avanguardie della filosofia italiana nel XX secolo, Milano, FrancoAngeli, 2002
  • Piero Di Giovanni,Giovanni Gentile: la filosofia italiana tra idealismo e anti-idealismo, Milano, FrancoAngeli, 2003
  • Alessandro Savorelli,L'aurea catena: saggi sulla storiografia filosofica dell'idealismo italiano, Firenze, Le Lettere, 2003
  • Vincenzo Vitiello,Hegel in Italia. Dalla storia alla logica, Milano, Guerini, 2003
  • Robertino Ghiringhelli,Città e pensiero politico italiano dal Risorgimento alla Repubblica, Milano, Vita e Pensiero, 2007
  • Marcello Mustè,La filosofia dell'idealismo italiano, Roma, Carocci, 2008
  • AA.VV.,Il pensiero di Hegel nell'età della globalizzazione, a cura di Giacomo Rinaldi e Thamar Rossi Leidi, Roma, Aracne, 2012

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