Unideale è generalmente un modello diperfezione appartenente a una dimensione astratta o avulsa dallarealtà, che funge tuttavia da sprone all'agire pratico al fine di concretizzarlo in una manifestazione tangibile, o per conformare ad esso la propriacondotta.[1]
Come suggerisce l'etimologia,[2] tra i significati che Platone assegnava alleidee dell'iperuranio vi era anche quello corrispondente alla nozione odierna diideale o valore:[3]le idee platoniche sono infatti dei principitrascendenti, che rappresentano il modelloassoluto di riferimento per una vitagiusta esaggia, in ambitoscientifico,morale edestetico, poiché esse rappresentano la qualità somma di ogni oggetto terreno.[4]
Mentre nel mondo sensibile queste qualità sussistono solo come predicati o attributi delle singole realtà, per cui ad esempio si considera «bello» un quadro, «vero» un enunciato, «buona» una condotta, nel mondo iperuranio le idee costituiscono ilVero in sé, ilBuono in sé, ilBello in sé, di cui quelle realtà sono semplicipartecipazioni.[5]
Le idee sono cioè ilfine e la destinazione di ogni entità empirica, dotate inoltre di pienezzaontologica, nel senso che la realtà ideale era per Platone più vera e autentica di quella che appare aisensi, sicché più si sale nellagerarchia dei valori, maggiore è il progressivo incremento dell'essere. Da qui nacque il problema, variamente risolto lungo lastoria della filosofia, di giustificare la tensione ideale verso delle forme supreme già realizzate e compiute in sé, che dunque non hanno bisogno di ulterioreattuazione.
Presso ilneoplatonismo, ad esempio, la dimensione ideale verrà concepita non più come un Essere statico e immutabile, ma come un continuo divenire, un perenne attuarsi eprodursi da sé con cui al contempo esso produce anche ilmondo, oscillando tra idue poli opposti ma complementari della realtàsovrasensibile e di quellaterrena.
PerKant eSchiller un ideale è un'idea individuale, priva però di valoreontologico, che ha il compito di guidare in senso puramenteregolativo la condotta dellaragion pratica e ilsentire estetico. Inetà romantica la tensione verso gli ideali connotò fin nel nome la corrente filosofica conosciuta come«idealismo» tedesco: questa, connotata da un vivo sensoetico, conFichte eSchelling tornò a dare forzacostitutiva all'ideale, concependo l'Idea universale come unporre sé stessa su un pianoindividuale, con cui per un verso si auto-limita, ma che dall'altro essa cerca di superare per affermare la sualibertà in un processo praticoinfinito.
Hegel, ancorato a una visioneimmanente dello Spirito, restrinse invece il termineideale all'ambito dell'arte: il suo compito è la rappresentazionesensuale dell'Idea assoluta appunto come ideale.
Diversamente dall'accezioneplatonica, il termineideale può essere oggi utilizzato come sinonimo di «teorico» contrapposto a «reale», per fare riferimento aprincipi privi di consistenza, immaginari, o attinenti alsogno e allafantasia.[1]
Nel caso in cui un ideale così inteso si dimostri del tutto irrealizzabile, o tenda a una meta irraggiungibile, si parla più comunemente diutopia, dal nome dell'isola immaginaria teorizzata daTommaso Moro nelCinquecento.[6] Un'utopia assomma in sé una forte critica dell'esistente, protesa tenacemente verso un nuovo sistema politico-sociale vagheggiato come modello, all'impossibilità di darvi attuazione, consapevole della sua natura fittizia eillusoria.
Il significato politico di ideale può essere accostato in quest'ambito a quello diideologia: mentre tuttavia il primo riguarda più che altro i valori ambìti e fatti propri da un individuo, la seconda rappresenta la loro traduzione in unimpianto dottrinale, con cui orientare un determinatogruppo sociale.[9] A differenza degli ideali, infatti, che possono venire intesi come tendenze utopiche rivolte altrascendente, l'ideologia suole proporsi comeimmanenza dellateoria nellastoria.[10]
Secondo lapsicologia di orientamentofreudiano, un ideale agisce sia comeintroiezione di un modello, che diventa parte dell'identità personale, sia comeimitazione di esso, al quale conformare la propria condotta.
^AA.VV.,La trasmissione della filosofia nella forma storica, a cura di Luciano Malusa, vol. II, p. 136, nota 38, Milano, FrancoAngeli, 1999.
^«Platone esprime col termine "paradigma" quella che, con linguaggio moderno, si potrebbe chiamare la "normatività ontologica" dell'Idea, cioè ilcome le cose devono essere, ossia ildover essere delle cose» (Giovanni Reale,Per una nuova interpretazione del "Critone" di Platone, pag. 212, Milano, Vita e Pensiero, 2003ISBN 88-343-1036-5).
^«Le Idee sono dette da Platone "in sé" e "per sé" (αὐτὸ καθ'αὑτὸ); anzi, egli usa l'espressione "in sé" come sinonimo di Idea, e invece che di Idea del bello, Idea del bene, ecc. egli parla addirittura di "Bello-in-sé", "Bene-in-sé", e così di seguito» (G. Reale,ibidem, pag. 178).