Monumento in onore a Garibaldi e alla sua Spedizione dei Mille presso Quarto dei Mille a Genova.
Quando a Garibaldi fu concesso di guidare la Spedizione, la condizione era che i volontari garibaldini non fossero militari delRegio Esercito, pertanto Garibaldi non poté reclutare coloro tra iCacciatori delle Alpi che non erano stati congedati e che era confluiti nel 46º reggimento dall’ex commilitone garibaldino colonnelloSacchi, e neppure quelli del 45º reggimento come avrebbe desiderato, ad eccezione di alcuni ufficiali e militari che si unirono comunque ai Mille, tra i qualiGiuseppe Bandi[1]. Alcuni di essi dopo la conclusione della spedizione risposero dell'accusa didiserzione, insieme a quei giovani che ricevettero ilprecetto per il servizio di leva mentre erano con Garibaldi. La disposizione di non reclutare militari sardi fu applicata dalBertani anche nella formazione delleSpedizioni successive, per evitare o quanto meno limitare che i militari sardi disertassero per arruolarsi tra i garibaldini, anche se erano moltissimi i soldati e ufficiali sardi, pronti a disertare e sacrificare gradi e carriera, che si vedevano rifiutare la domanda di arruolamento garibaldino.[2]
Sulla base della documentazione disponibile gli storici hanno stimato il numero dei volontari partiti il 5 maggio 1860 da Genova in circa 1.150, dei quali 1.089 sarebbero sbarcati aMarsala, in quanto una sessantina erano stati destinati alladiversione dello Zambianchi e alcuni avevano lasciato la spedizione per contrasti politici (tra cuiBrusco Onnis).
Va anche considerato che secondo quanto riportato in vari studi[5], durante la sosta a Talamone, Garibaldi scartò dagli effettivi un centinaio di volontari, non ritenuti idonei per vari motivi, che fecero quindi ritorno a Genova via Livorno (Supplemento alMovimento del 13 maggio 1860, La Spedizione Garibaldina)[6]; secondo tale dato il numero dei volontari dovrebbe pertanto essere diminuito, salvo eventuali rimpiazzi sul luogo. In effetti qualche maremmano si era unito alla spedizione e 4 o 5bersaglieri di guarnigione si erano aggregati aPorto Santo Stefano nascondendosi nelle stive[7], anche se molti altri militari che avrebbero voluto unirsi alla spedizione furono respinti.[8].
Occorre infine considerare che l’Esercito garibaldino, seppur ispirato alle norme del regolare Corpo deiCacciatori delle Alpi, era composto di volontari organizzati autonomamente in maniera spesso improvvisata, pertanto le ricostruzioni da parte degli storici, basate solo su documenti, possono incontrare limiti, in quanto la formazione dei reparti e la loro consistenza erano variabili e non sempre documentate come in un esercito regolare, anche per mancanza di tempo e di personale dedicato.
Dopo l’arrivo della Spedizione a Marsala il comitato patriottico di Palermo scriveva indicando in oltre 1.500 i volontari garibaldini sbarcati:
«Garibaldi è fra noi, seguito da tremila combattenti, dei quali più della metà sono i cacciatori delle Alpi, innanzi a cui i Tedeschi fuggirono a Como;…»
(Storia popolare della rivoluzione di Sicilia e della impresa di Giuseppe Garibaldi –Franco Mistrali – pag. 88[9])
E d’altro lato nel suo decreto il comandante borbonico della piazza di Palermo diminuiva ad 800 il numero degli sbarcati:
«La più grande violazione al diritto delle genti ha ricondotto i pericoli nell’Isola ed in questa città. Ottocento avventurieri col loro generale ed uno stato maggiore sbarcarono a Marsala da due legni sardi il Lombardo ed il Piemonte, il giorno li dello stante col disegno di provocare la rivolta ed avvolgere il paese nell’anarchia.»
(Storia popolare della rivoluzione di Sicilia e della impresa di Giuseppe Garibaldi –Franco Mistrali – pag. 89)
Lo storico Mario Menghini nella sua opera “La Spedizione garibaldina di Sicilia e di Napoli”, pubblicata nel 1907, riporta il testo di alcune lettere di partecipanti alla Spedizione, già pubblicate in altri giornali, dalle quali si desume che a Talamone i volontari inquadrati sarebbero stati oltre 1.500 (Lettera da campo di Talamone presso … del 7 maggio 1860)[10], numero che viene confermato anche dopo lo sbarco in una successiva lettera del 12 maggio 1860[11], mentre in altra lettera pubblicata in “Unità Italiana” del 29 maggio 1860, si parla di 1.200 sbarcati.[12]. Sul numero dei volontari partiti il giorno 9 da Talamone, Carlo Agrati cita che il Sylva[13] li fa ammontare a 1.150, equipaggi compresi, (400 sulPiemonte e 750 sulLombardo), mentre dall'archivio Cortes[14] risulta che sulLombardo i volontari imbarcati quel giorno erano 627, che sommati ai 400 del Piemonte darebbero il totale di 1.027 imbarcati[15], cifra che escludendo gli equipaggi, se corretta, sembra confermare quanto affermato dallo storico Mario Menghini sull'esclusione di 100 volontari per inidoneità o altri motivi. In effetti sul numero dei volontari effettivamente partiti da Genova, Talamone e poi sbarcati esistono anche altre diverse versioni di varie fonti, anche se non riconosciute (vedere:Il numero dei “Mille” eLa partenza e la stampa internazionale).
Un’altra fonte di informazioni circa il numero di volontari imbarcati a Genova è desunta dai “Dispacci elettrici dell’Agenzia Stefani” pubblicati anche nella Gazzetta Ufficiale dell’epoca[16],[17] e riportati anche dalla stampa internazionale. Nella Gazzetta Ufficiale del 9 maggio 1860, dispaccio n. 419,Parigi 9 maggio sera, il giornaleMorning Post riporta come positivo che Garibaldi si è imbarcato a Genova con 3.000 individui, mentre il dispaccio n. 420, Parigi 9 maggio (sera) – il giornaleLa Patrie scrive che, indipendentemente dal legno su cui si imbarcò Garibaldi, due altri vapori lasciaronoGenova con 1.400Cacciatori delle Alpi, romagnoli, lombardi e genovesi; e che altri quattro legni han dovuto da differenti punti raggiungere Garibaldi. “La spedizione (continua il giornaleLa Patrie) è organizzata su vasta scala: possiede armi, munizioni viveri, materiale per accampamento, mezzi per sostenere diversi mesi di lotta”. Le sottoscrizioni raccolte in Inghilterra e in Italia non essendo bastevoli a coprire le spese della spedizione,La Patrie domanda chi ha fornito il complemento del denaro necessario. Il dispaccio n° 421, Parigi, 10 maggio, mattino -Informazioni recano che Garibaldi ha con sé 24 cannoni.[18].Nella Gazzetta Ufficiale del 19 maggio 1860 viene riportato il dispaccio telegrafico n° 453 del 18 maggio, nel quale si annuncia, tra l’altro, lo sbarco di ulteriori volontari “emigrati siciliani” pressoTre Fontane, senza indicarne la consistenza, né il numero o la nave che li trasportava.[19]. Le notizie raccolte da varie fonti sul numero dei volontari sono pertanto diverse, anche se più volte le fonti citate indicano il numero dei volontari in circa 1.500, considerando la difficoltà di documentare una forza militare irregolare, che si formava rapidamente in semi clandestinità tollerata e il fatto che tale formazione armata doveva anche documentarsi in condizioni precarie, tutti i dati che si possono ricavare, anche con eventuali ragionevoli arrotondamenti, forse non renderanno mai il numero reale di quanti partirono allora e/o si unirono strada facendo alla spedizione. Si può ipotizzare che un ulteriore utile riscontro potrebbe essere fornito dal rinvenimento di eventuali “rapporti riservati”, che si presume sicuramente il Regno di Sardegna facesse redigere, in quanto non appare verosimile che Cavour non si preoccupasse di conoscere l’entità della spedizione, nella quale presumibilmente si arruolavano anche alcuni “cavourriani” per osservare dall’interno e riferire in caso di progetti contrari a quanto Cavour riteneva opportuno. Di tale fatto non c’è ovviamente prova, ma è più che logico che il grande statista avesse predisposto un sistema di monitoraggio e controllo, per evitare che la situazione potesse sfuggire di mano, sia militarmente, che politicamente, fatto questo comprovato dal blocco delle partenze per alcuni successivi sbarchi che i mazziniani avevano in mente di dirigere verso loStato Pontificio, prima conMedici e poi conPianciani eNicotera, spedizioni che vennero dirottate tutte verso la Sicilia, le ultime due anche in parte con l’uso della forza.
Secondo lo storico Trevelyan al termine della campagna nel mese di novembre 1861 l’armata garibaldina avrebbe raggiunto il numero di 50.000 arruolati, di cui 7.000 garibaldini dislocati a presidio della Sicilia e 43.000 nel continente, di questi ultimi un buon numero furono gli arruolati nella fase finale e altri in fase di arruolamento.[20] (vedere:Gli sbarchi successivi al primo di Marsala)Va osservato che nel numero di 50.000 garibaldini erano considerate anche le formazioni irregolari, nate ad opera di privati o varie milizie aggregate e parecchi garibaldini di comodo, che si arruolavano solo per ritirare il cibo e la paga e che Garibaldi commentava con queste parole:
« … un terzo era presente nel momento della battaglia e gli altri due terzi solo al momento della paga o del rancio.»
(Garibaldi and the making of Italy - Appendix J - pag. 343)
Il nucleo centrale delle forze garibaldine era costituito dagli oltre 20.000 settentrionali sbarcati con le spedizioni da Genova e Livorno, di cui circa la metà erano in ospedale oppure impiegati nelle guarnigioni e nei pattugliamenti nelle province occupate. Anche se le fonti forniscono numeri diversi si può ragionevolmente ritenere che alla battaglia del Volturno parteciparono oltre 20.000 garibaldini di cui la metà settentrionali e 28.000 soldati borbonici[21]. Attualmente è in corso un’opera di classificazione e verifica del numero totale dei garibaldini a fine impresa, che potrebbe vedere aumentato il numero globale dei partecipanti alla spedizione finora stimato. (vedere:Il progetto alla ricerca dei garibaldini scomparsi)
L'Esercito meridionale comprendeva numerosi stranieri: la Legione ungherese, laLègion de Flotte (francesi)[22], laLegione Britannica, molti polacchi tra cui il generaleAleksander Milbitz[23], romeni e qualche belga. Gli ungheresi, inizialmente in 50 arrivarono a essere un folto gruppo di 500 volontari, raggruppati nellaBrigata "Eber" comandata dal colonnello brigadiereNándor Éber (1825-1885)[24], corrispondente del quotidianoThe Times con la cittadinanza inglese e del tenente colonnelloLajos Tüköry, che cadde a Palermo il 29 maggio 1860. Il generale Stefano Turr fu la personalità di maggior rilievo. Fu costituita anche una "Compagnia estera", formata dai soldati borbonici che avevano abbandonato Francesco II.[25]
Circa un sesto dei partecipanti alla spedizione dei Mille proveniva dallaprovincia di Bergamo, che, pertanto, può fregiarsi del titolo diprovincia dei Garibaldini (dai memoriali diGuido Sylva, garibaldino e storico dei Mille, ferito a Calatafimi, pluridecorato, commissionario e già Ufficiale dell'Esercito Sabaudo). In base alla provenienza regionale, i Mille possono essere così suddivisi (totale 1126):
I rimanenti erano nati all'estero, o di provenienza ignota, o stranieri. Il componente più giovane fu il veneto Giuseppe Marchetti, diChioggia, che si imbarcò daQuarto dei Mille all'età di undici anni (ancora da compiere) assieme al padre Luigi. Il bergamasco Adolfo Biffi fu invece il più giovane a morire, ucciso nel primo assalto a Calatafimi ad appena 13 anni. Il componente della spedizione dei Mille più longevo è statoGiovanni Battista Egisto Sivelli, genovese, nato nel 1843 e morto a 91 anni nel 1934.
Già con lo sbarco di Garibaldi aMarsala si unirono ai Mille circa 200 volontari siciliani. Erano già 500 nellabattaglia di Calatafimi e alcune migliaia nellapresa di Palermo. In Calabria aLungro si unirono altre 500 unità con il generaleDomenico Damis[28][29]. Alla fine della campagna, tra siciliani, calabresi e meridionali in genere, si arrivò a circa 30.000 volontari nel cosiddettoEsercito meridionale di Garibaldi.
Natale Imperatori (Lugano 13/3/1830 -Lugano 30/6/1909), ticinese, mercenario nell'esercito delle Due Sicilie per qualche anno, disertò per partecipare alla II guerra d'indipendenza e, imbacandosi poi con i Mille. Dopo l'impresa partecipò a un fallito attentato a Napoleone III. Dopo essere stato scarcerato aprì una libreria a Lugano, punto di riferimento degli anarchici.
Il contingente di volontari, battezzato "Cacciatori delle Alpi", venne così suddiviso da Garibaldi con il suo Ordine del giorno del 7 maggio, redatto a Talamone:
Numerose modifiche nei comandi vennero tuttavia attuate già durante la navigazione tra Talamone e Marsala ed immediatamente dopo lo sbarco, quando vennero anche formate tre nuove compagnie[31] ed i Cacciatori delle Alpi furono riorganizzati su due battaglioni. L'effettivo ordine di battaglia della spedizione, una volta effettuato lo sbarco, era quindi il seguente:
Comando e Stato maggiore: come sopra, con l'aggiunta del Comando del Genio (maggioreMinutilli)
Giuseppe Abbagnale (Casola di Napoli, 25 novembre1816 -Aversa, 13 febbraio1869), falegname; partecipò all'impresa dopo aver scontato nove anni di reclusione nelle carceri borboniche per cospirazione.
Giovanni Acerbi (Castel Goffredo, 14 novembre1825 -Firenze, 4 settembre1869), cospiratore mazziniano, intendente generale della spedizione, deputato repubblicano; morì per un incidente in carrozza.
Vincenzo Agri (Firenze, 15 aprile1833); nella G.U. del 1878: "partecipò alla spedizione probabilmente sotto falso nome in quanto di egli non risulta nessun riscontro".
Gerolamo Airenta (Rossiglione, 15 settembre1842 -Piacenza, 22 dicembre1875)[48], possidente; dopo un tentativo di suicidio morì in ospedale, in preda alla depressione.
Clemente Alberti (Carugate, 23 novembre1835 -Monza, 24 dicembre1924)[46], caffettiere residente a Monza, sottotenente dei volontari in ritiro.
Giuseppe Alessio, probabilmente partecipò sotto falso nome; nella G.U. del 1878: “compreso nel Bollettino del 1861, ma non si hanno notizie ufficiali che lo confermino dei Mille”.
Giovanni Antonelli (Pedona,Camaiore, 13 dicembre1820 –Lucca, 17 novembre1885). Analfabeta e di spirito ribelle, inizialmente fu un bracciante, poi diventò anche soldato delGranducato di Toscana ma disertò e per questo motivo fu arrestato; tuttavia riuscì a fuggire. Morì a Lucca in condizioni di salute precarie.[49]
Alessandro Antongini (Milano,1842 –1870), appartenente alla famiglia di imprenditori tessili che aveva fondato la Manifattura Lane Borgosesia e che aveva dato un importante contributo economico all'impresa. Non si riprese mai completamente dalle ferite ricevute e morì precocemente.
Carlo Antongini (Milano, 19 settembre1836), fratello del precedente, fu figura di primo piano dell'imprenditoria lombarda.
Febo Arcangeli (Sarnico, 3 gennaio1839 –Genova, 7 dicembre1906), partecipò, negli anni seguenti, alla spedizione in Polonia con Francesco Nullo; fu ferito e subì una dura carcerazione.
Giovanni Maria Archetti (Iseo, 13 gennaio1840 - 17 giugno1912). Nato in una famiglia agiata, nel 1859, giovane studente in giurisprudenza a Pavia, seguì Garibaldi arruolandosi neiCacciatori delle Alpi. Nel 1860 prese parte allaspedizione dei Mille come sergente della brigata Eber, poi fu promosso per merito tenente. Arruolatosi volontario nell'esercito regio, con esso, nel 1866, prese parte allaterza guerra di indipendenza nel corpo d'armata del generale Cialdini.
Pietro Artifoni (Bergamo, 6 dicembre1818 -Seriate,1884), carrettiere; veterano che aveva partecipato anche alla guerra di Crimea; era conosciuto per la sua mira infallibile.
Giuseppe Baice (Magrè di Schio, 7 settembre1837 - ivi, 30 giugno1867), morì pochi anni dopo di stenti e di tisi, senza essere potuto tornare a casa in Veneto.
Innocente Barbieri (Brescia, 21 dicembre1840 -Gavardo, 9 maggio 1922). Di professione orefice, prese parte alla campagna del 1859 con iCacciatori delle Alpi di Garibaldi. Nel 1860 fu con i Mille come soldato della 4ª compagnia distinguendosi nella battaglia diVilla Gualtieri. Fu promosso per merito al grado di sottotenente.
Angelo Bassini (Pavia, 29 luglio1815 -1889), cui fu affidato il comando dell'VIII Compagnia (detta "di ferro") costituita di soli bergamaschi; passò nell'Esercito regio dopo giunse al grado di tenente colonnello.
Ernesto Benesch (Balschoru,Boemia,1842), sottotenente della legione ausiliaria ungherese, nel marzo 1865 fu dispensato dal servizio per affari di famiglia, dietro sua domanda. Poi nel 1868 andò a vivere aTorino. Per questa causa non gli competé la pensione.
Nino Bixio (Genova, 2 ottobre1821 -Aceh, 16 dicembre1873), durante la spedizione fu il braccio destro di Garibaldi; poi fu deputato al parlamento, tenente generale e capitano marittimo.
Francesco Bollani (Carzago, 20 settembre 1840 - 23 novembre 1922). Volontario dei Mille nella 7ª compagnia prima, nella 15ª Divisione poi. Fu decorato al valor militare.
Carlo Bonardi (Iseo, 7 novembre1837 - Calatafimi, 15 maggio 1860). Nato in una famiglia agiata e permeata dagli ideali del Risorgimento, era studente alla facoltà di giurisprudenza di Padova. Nella guerra del 1859 si arruolò volontario nei Cacciatori delle Alpi combattendo inValtellina. Nel 1860 accorse all'impresa di Garibaldi nel meridione, ma cadde nellaBattaglia di Calatafimi ed il suo corpo non venne mai più trovato.
Francesco Alessandro Boni (Brescia, 3 ottobre 1841-Provezze, 29 luglio 1884). Di professione spedizioniere, nel 1860 corse tra i Mille come caporale furiere. Ferito gravemente durante labattaglia di Calatafimi fu posto in congedo. In seguito risultò residente a Provezze come segretario comunale.
Eugenio Paolo Bonsignori (Montirone, 30 agosto1826 - Milano, 21 aprile 1871). Di professione mediatore, nel 1859 fu tra i Cacciatori delle Alpi come furiere e fu ferito nella battaglia del 15 giugno a Virle-Treponti. Nella spedizione del 1860 fu incorporato nella 5ª compagnia come sottotenente, mentre nella guerra del 1866 in Trentino, vi partecipò come tenente del 7º reggimento delCorpo Volontari Italiani.
Giuseppe Rinaldo Buontempo (Orzinuovi, 10 agosto1830 - Palermo, 1860). Emigrato in Piemonte nel 1848 per motivi politici, nel 1860 fu tra i Mille come soldato della 2ª compagnia. Fu ferito gravemente nellabattaglia di Calatafimi, ma morì in combattimento nella presa di Palermo.
Giovanni Botticelli (Salò, 13 gennaio 1834 - Palermo, 1860). Volontario nella guerra del 1859 con i Cacciatori delle Alpi, nel 1860 si arruolò tra i Mille. Morì in combattimento durante la presa di Palermo.
Vincenzo Bottone (Palermo, 24 dicembre 1838), sottotenente di vascello; dopo qualche tempo dell'impresa dei Mille si imbarcò e di lui non si seppe più nulla.
Cesare Braico (Brindisi, 24 ottobre1816 -Roma,1887), di professione medico; dopo l'impresa fu deputato della I legislatura e poi Presidente del Consiglio Superiore di Sanità.
Giovanni Buzzacchi (Medole, 15 ottobre 1836 - ivi, 21 gennaio1900), medico e chirurgo, residente aMedole, lasciò momentaneamente gli studi universitari per partecipare alla spedizione dei Mille, combattendo e svolgendo l'attività di medico di campo.
Giovanni Battista Capurro (Genova, 12 aprile1841), cospiratore repubblicano, dopo l'impresa entrò nell'esercito regolare e fece carriera fino al grado di generale.
Antonio Castellazzi recte Castellàz (Gosaldo, 28 novembre1840 - Venezia, 24 settembre1878), dopo una vita turbolenta e vari periodi passati in prigione, si stabilì aVenezia; morto allo Ospedale Civile diVenezia, regio pensionato.
Giuseppe Chiesa (Borgo Ticino, 30 gennaio 1839), appartenente alla leva del 1859, inscritto nella 9ª compagnia, 4º reggimento nella Brigata Piemonte, nel luglio 1861 denunciato disertore, condannato in contumacia, amnistiato nel 1872, cessò di essere iscritto nei ruoli dell'esercito.
Liberio Chiesa (Milano, 22 dicembre 1838), già maggiore dell'esercito in ritiro, amputato di una gamba, rimosso dal grado nel 1870 e escluso dall'ordine di fregiarsi la medaglia e di ricevere la pensione a causa della sua attiva partecipazione a manifestazioni antimonarchiche.
Giovanni Battista Cruciani (Foligno, 4 gennaio 1842), disertore dell'esercito pontificio, fu con Garibaldi anche a Bezzecca e Monterotondo; poi fece il fabbricante di paste.
Francesco Luigi Cucchi (Bergamo, 17 dicembre 1834), con Francesco Nullo fu il principale artefice degli arruolamenti a Bergamo; gravemente ferito a Palermo; fu poi deputato al Parlamento.
Giuseppe Dezza (Melegnano, 23 febbraio 1830), tenente generale, comandante la divisione di Milano, aiutante di campo onorario di S. M., e deputato al Parlamento.
Corrado Dodoli (Livorno, 14 aprile 1838),navicellaio; acceso repubblicano, dopo la spedizione subì un processo per un delitto politico; nel 1870 partecipò anche alla spedizione nei Vosgi.
Filippo Ferrari (Varese Ligure, 15 agosto1836), filogranista. In giovane età aderì al movimento dellaGiovine Italia. Arruolatosi nella spedizione Garibaldina sbarcò aMarsala in data 11 maggio 1860 e partecipò alla presa della città e alle successive battaglie in terra di Sicilia. Il 2 agosto 1860 venne promosso al grado di "Sottotenente di Fanteria" dalla "Segreteria di Stato della Guerra" della città di Palermo.
Sebastiano Galigarsia (Favignana, 28 ottobre 1820 - Calatafimi, 15 maggio 1860), era un fornaio costretto ad anni esilio per le sue idee. Rivide Favignana a bordo del "Lombardo", ma non riuscì a tornare a casa.
Stanislao Lamenza (Saracena, 3 gennaio1812 -Palermo, 27 maggio1860), dopo i moti del 1848, aveva subito oltre dieci anni di detenzione nei bagni penali; morì in combattimento.
Rosalia Montmasson (Saint-Jorioz, 12/6/1825 -Roma 10/11/1904), nativa nellaSavoia al tempo parte del regno di Sardegna (il territorio annesso allaFrancia nel 1861, poco prima della spedizione) e moglie diFrancesco Crispi, poi ripudiata; fu l'unica donna a far parte della spedizione.
Giuseppe Missori (Bologna, 20 novembre 1829), possidente; fu uno degli eroi della spedizione, soprattutto per aver salvato Garibaldi a Milazzo; rimase sempre repubblicano.
Giuseppe Muro (Milano, 18 agosto 1837 -San Nazaro, settembre 1878), luogotenente nel 33º fanteria, inquadrato nell'VIII Compagnia perché residente a Bergamo, pluridecorato.
Francesco Nullo (Bergamo, 1º marzo1826 -Olkusz, 5 maggio 1863), con Francesco Cucchi, fu il principale artefice degli arruolamenti a Bergamo, primo garibaldino ad entrare in Palermo. Morì durante la spedizione che condusse in Polonia in aiuto degli insorti anti russi.
Vincenzo Padula (Padula, 16 ottobre 1831 -Barcellona di Sicilia, 29 agosto 1860), prete e cospiratore, in esilio dopo la spedizione fallita di Pisacane, morì per le ferite in battaglia.
Costantino Pagani, (Borgomanero, 15 gennaio 1837 - Calatafimi, 15 maggio 1860), ex-luogotenente di fanteria, disertore dell'esercito sabaudo, si arruolò sotto il falso nome di Costantino De Amicis e morì in battaglia.
Daniele Piccinini (Pradalunga, 3 giugno 1830) - Tagliacozzo, 1889. Partecipò ai primi moti di Bergamo, fece scudo a Garibaldi nella battaglia di Calatafimi, pluridecorato, negoziante di terre cotte. Morì in un incidente di caccia.
Eugenio Ravà (Reggio Emilia, 1º maggio 1840), commerciante; dopo la spedizione partì per l'America per partecipare alla guerra di secessione a fianco degli unionisti.
Tommaso Attilio Rizzotti (Roncoferraro, 8 aprile 1837), possidente; dimissionario nel 1867 dal grado di ufficiale nei cavalleggeri di Lodi, ai quali apparteneva fin dal 1861.
Giuseppe Carlo Rota Rossi (Caprino Bergamasco, 6 maggio 1833 -Campobasso, 1863), partecipò ai primi moti di Bergamo, entrato nell'esercito regolare fu capitano nel 35º fanteria; trucidato con il suo plotone dai ribelli a S. Croce di Mogliano (CB).
Simone Schiaffino (Camogli - Calatafimi, 15 maggio 1860), ufficiale di marina mercantile. Dopo la morte in battaglia fu uno degli eroi più celebrati della spedizione.
Vittore Tasca (Brembate, 7 settembre1821 -Seriate, 21 aprile 1891). Partecipò ai primi moti di Bergamo, avvocato, possidente. Con Francesco Nullo e Francesco Cucchi, fu il principale artefice degli arruolamenti a Bergamo.
Luigi Testa (Seriate, 2 aprile1814), Bergamo, 1889. Aveva partecipato alla guerra di Crimea, poi a Solferino e poi attendente di Francesco Nullo in Polonia.
Gaspare Tibelli (Bergamo, 15 maggio 1842 -Calatafimi, 15 maggio 1860. Ucciso nel primo assalto, nel giorno del suo 18º compleanno, accanto al portaordini Adolfo Biffi di anni 13.
Venanzio Venzo (Lugo di Vicenza, 20 ottobre 1839), dopo la spedizione fu ufficiale di fanteria. In seguito divenne un agiato imprenditore edile nella Roma capitale.
Antonio Vian (Palermo, 5 marzo 1836), già luogotenente di piazza in aspettativa.
L'Archivio di Stato di Torino ha intrapreso una campagna per il censimento dei garibaldini dimenticati[63], ricercandone i nominativi e altre informazioni tra la documentazione che è stato possibile reperire al riguardo e relativa alla costituzione di uno dei più grandi eserciti volontari della storia d’Italia. La ricerca storiografica ha concentrato quasi sempre tutta la sua attenzione sui nomi dei circa primi 1 000 volontari garibaldini, anche se alla fine della campagna Garibaldi aveva ai suoi ordini circa 50 000 volontari, che costituivano l’Esercito dell’Italia Meridionale[64].
Al momento[quando?] sono stati registrati circa 35 000 nominativi, che è possibile rintracciare consultando la voce “Garibaldini” nel portale dell'Archivio di Stato di Torino. La ricerca dei nominativi dei volontari garibaldini è ancora in atto attraverso i dati dell’Archivio di Stato di Torino: Mille di Marsala, Esercito Italia Meridionale, Archivio Militare di Sicilia eArchivio di Stato di Genova: Prefettura di Genova, Matrici di passaporti rilasciati a Genova ai volontari partiti successivamente alla prima Spedizione di Garibaldi[65].Nel portale sono presenti anche altre banche dati di corpi militari dell’epoca e di periodi successivi.
^L’Unità d’Italia dalle pagine della Gazzetta Ufficiale – a cura di Pierluigi Ridolfi – prefazione di Carlo Azeglio Ciampi – pag. 21-24[1]Archiviato il 26 giugno 2013 inInternet Archive.
^nell’operaLa Spedizione garibaldina di Sicilia e di Napoli di Mario Menghini a pag. 23 è riportata una illustrazione del tempo (Mistrali pag. 162) che mostra una delle navi dello sbarco a Marsala con diversi cannoni sulle fiancate, trattandosi di navi mercantili si deve presumere che fossero stati lì collocati successivamente alla partenza da Genova e considerando gli autori la presenza dei cannoni deve essere stata ritenuta attendibile
^La Spedizione garibaldina di Sicilia e di Napoli – Mario Menghini pag. 22 - (Suppl. al Movimento del 21 maggio 1860)
^Garibaldi and the making of Italy – Appendix J - pagg. 341-342-343
^Secondo Pietro Camardella,I calabresi della spedizione de I Mille, seconda edizione, anno 1976, a cura dell'Accademia Cosentina si contano 6 catanzaresi, 9 cosentini, 6 reggini.
^Formata dai marinai delPiemonte e delLombardo, dopo lo sbarco a Marsala.
^Una colubrina da 6 libbre su affusto navale modificato con ruote da carrozza ed un cannone da 4 libbre. Altri due cannoni da 6 libbre, inizialmente privi di affusto, ne furono dotati in un improvvisato arsenale di artiglieria istituito a Salemi, ma non è chiaro se fossero già pronti alla data della battaglia. Tutte le artiglierie provenivano dal Forte Santo Stefano di Talamone ed erano state cedute alla spedizione dal Governatore di Orbetello maggiore Giorgini.
^Inizialmente al comando di (Nino Bixio), che cedette il comando della compagnia al suo luogotenente Dezza quando assunse il comando del 1º battaglione.
^Inizialmente al comando diVincenzo Giordano Orsini, che fu quasi subito trasferito al comando dell'artiglieria della spedizione.
^Inizialmente al comando diFrancesco Stocco, fervente repubblicano, che ancora durante la navigazione tra Talamone e Marsala rinunciò al comando, per protesta contro la lettera scritta da Garibaldi a re Vittorio Emanuele.
^Inizialmente al comando diGiuseppe La Masa, che su propria richiesta venne invece destinato a tenere i rapporti con i patrioti siciliani.
^Inizialmente al comando di (Giacinto Carini), che cedette il comando della compagnia al suo luogotenente Ciaccio quando assunse il comando del 2º battaglione.
^Formata principalmente da studenti dell'Università di Pavia.
^Diverso era il numero di quelli imbarcatisi a Quarto poiché durante la fermata a Talamone alcuni furono rimpatriati e altri deviati su un'azione diversiva nello Stato Pontificio e raggiunsero in seguito i Mille a Palermo; inoltre, alcuni altri raggiunsero in Sicilia i Mille per altre vie.
^Ambrogio Giupponi, inSeriate: storia, attualità, ricordi, Seriate, 1981, p. 269.
^Antonio Gili,Un «arrabbiato radicale»: Natale Imperatori (1830-1909), in Antonio Gili (a cura di), Pagine storiche luganesi, numero 6, giugno 1994, Edizioni città di Lugano 1994, 55-110.
^Il dottor Giuseppe Pupa di Valmadrera, dopo delle ricerche nel comune di Catanzaro, ha trovato il certificato di morte di Giuseppe Torri-Tarelli, il documento menziona che Giuseppe Torri-Tarelli, di 21 anni, tenente delle truppe garibaldine, è morto in Catanzaro il giorno 28 del mese di settembre dell'anno 1860 e quindi pospone di un giorno la data che fino ad ora era ascritta al nome di Giuseppe Torre-Tarelli.
^La concessione della medaglia fu confermata all'articolo unico della legge che, dopo quattro anni, riconobbe la pensione vitalizia a "per ciascun di coloro tra i mille che non percepiscano dallo Stato stipendi od altre pensioni per somme eccedenti in complesso le lire 1200 annue": v.Senato della Repubblica, allegato aMemoriaWeb (newsletter dell'Archivio storico del Senato della Repubblica), n. 26 (Nuova Serie), giugno 2019Archiviato il 30 settembre 2019 inInternet Archive., p. 15.
«È assegnata la vitalizia pensione di lire 1000 a ciascuno dei Mille fregiati della medaglia d'onore istituita per iniziativa del Municipio di Palermo a ricordo della gloriosa spedizione del Generale Garibaldi a Marsala.»
A.Pavia,Indice completo dei Mille sbarcati a Marsala condotti dal prode Generale Giuseppe Garibaldi, Genova, Stabilimento degli artisti tipografi, 1867
AA. VV,I Bresciani dei Mille, a cura di F. Grassi, Geroldi, Brescia, 1960.
Supplemento al n. 266 della Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia,Elenco dei Mille di Marsala, 12 novembre 1878.
G. Bevilacqua,I Mille di Marsala: vita, morte, miracoli, fasti e nefasti, Manfrini editori, Calliano (Trento), 1982.
U. Baroncelli,Sul contributo di Brescia alla campagna garibaldina del 1860, in Studi Garibaldini, Bergamo, 1961.
Luciano Bianciardi,Da Quarto a Torino: breve storia della spedizione dei Mille Feltrinelli, Milano 1960.
B. Boni,Brescia e l'epopea garibaldina, Apollonio, Brescia, 1960.
Paolo Brogi,La lunga notte dei Mille. Le avventurose vite dei Garibaldini dopo la spedizione del '60, Aliberti editore, Roma, 2011,ISBN 978-88-7424-764-6
Pietro Camardella,I calabresi della spedizione de I Mille, seconda edizione, anno 1976, a cura dell'Accademia Cosentina
Antonio Fappani,Enciclopedia bresciana, La voce del popolo, Brescia, 1974.
M. Magli; R. Caffi,Giovanbattista lo scrivano. Via e lapide per Bontempo, articolo del quotidiano "BresciaOggi", 27 marzo 2007.
Santo Daniele Spina,La controversa data di nascita del garibaldino Achille Campo nella storia degli studi inAgorà, n. 85-86, luglio-dicembre 2023, pp. 64-68.