Horus (initaliano ancheOro oHoro[1]) è unadivinità egizia appartenente allareligione dell'antico Egitto, fra le più antiche e significative del pantheon egizio. Il suo culto nellaValle del Nilo si estese cronologicamente dalla tardaPreistoria fino all'epoca tolemaica e alladominazione romana dell'Egitto. Nel corso dei millenni, fu venerato sotto molteplici forme, analizzate distintamente dagliegittologi[2][3]; questi aspetti eterogenei del dio derivarono probabilmente da differenti percezioni della stessa divinità sfaccettata, con l'enfatizzazione di certi attributi e assimilazionisincretiche, più complementari che opposti gli uni agli altri, emblematici delle molteplici visioni che gli antichi egizi avevano della realtà[4]. Era assiduamente rappresentato come unfalco —falco lanario opellegrino — o come uomo dalla testa di falco (ieracocefalo) con laDoppia Corona dell'Alto e del Basso Egitto[5].
Fece la sua comparsa nella religione egizia come divinità tutelare diIeracompoli (in grecoCittà del Falco, originariamente chiamata Nekhen) nell'Alto Egitto e, di conseguenza, come prima divinità nazionale conosciuta, soprattutto in relazione al faraone, che in quell'epoca cominciò a essere considerato la manifestazione di Horus in vita e, da morto, diOsiride[3].
Nella forma più comune del mito, Horus era figlio diIside e Osiride e aveva un ruolo fondamentale all'interno delmito di Osiride, in quanto erede di suo padre — appunto Osiride — e rivale diSeth, il dio uccisore di Osiride[6]. In una versione differente del mito, la madre di Horus era identificata conHathor, che poteva anche esserne la sposa[7].
Benché adorato in molteplicinòmi, o distretti, egizi[8][9] il suo centro di culto principale fu adEdfu.
La traslitterazione deigeroglifici del nome di Horus èḥr.w (che significa "falco"); la pronuncia è stata ricostruita comeharu oppurehoru[10]. Altri significati proposti sono quelli di "viso", "il Distante, il Lontano"[11] oppure "Colui che è al di sopra, il Superiore"[12]. Con il mutamento della anticalingua egizia nel corso dei secoli, il nome di Horus divenne /hoːɾ/ oppure /ħoːɾ/ (incopto, fase finale della lingua egizia) e in Ὧρος,Hōros (ingreco antico). La grafia oggi più conosciuta,Horus, deriva dalla sua resa inlingua latina[13].
Nella sua forma femminile,horet, questo termine indicava ilcielo[11][14] (per estensione, anche Horus cominciò a essere inteso come il cielo: ilsuo Occhio sinistro era laluna, il destro rappresentava ilsole).
Horus è una delle più antiche divinità egizie: le sue origini risalgono a un momento indefinito della preistoria africana. Al pari di molte altre divinità egizie, le sue prime rappresentazioni iconografiche si ascrivono alIV millennio a.C.[15] Nelperiodo predinastico (ca.3300 a.C.), l'ideogramma "Hor" del falco servì a designare il sovrano, in carica o defunto, e poteva normalmente sostituire la parolanetjer, che significa "dio", con una sfumatura aggiunta di sovranità. NeiTesti delle piramidi, risalenti all'Antico Regno, l'espressioneHor-em-iakhu, che significa "Horus nello splendore", indicava il faraone defunto — divenuto egli stesso, morendo, dio fra gli dei[16].
Nell'antico Egitto esistevano varie specie di falchi: a causa delle rappresentazioni spesso assai stilizzate dell'uccello di Horus, è stato difficile individuare la specie di riferimento per l'iconografia del dio. Tuttavia, sembra che possa trattarsi delfalco pellegrino (Falco peregrinus); questorapace di media taglia, dal verso assai acuto, è rinomato per la rapidità con cui, in volo, plana contro le sue piccole prede terrestri; altra sua particolarità sono delle piume scure al di sotto degli occhi, le quali delineano una sorta di mezzaluna. Quest'ultimo tratto distintivo ricorda facilmente il disegno dell'Occhio di Horus, associato a lui e agli altri dei ieracocefali[17].
L'iconografia del dio Horus era estremamente varia. Nella maggior parte dei casi era rappresentato come falco, come uomo dalla testa di falco o, per evocare la sua infanzia, come un bambino nudo e senza capelli. La raffigurazione integrale come falco è la più antica. Almeno fino alla fine del periodo predinastico, gli animali, fra cui i falchi, erano ritenuti superiori e iconograficamente più efficaci degli esseri umani: perciò, le potenze divine venivano illustrate in forma animale. Il falco, con i suoi voli maestosi nel cielo, così come un significato del suo nome ("il Distante") dovettero essere associati al sole. Verso la fine dellaI dinastia, intorno al2800 a.C., in parallelo allo sviluppo della civiltà egizia (diffusione dell'agricoltura, dell'irrigazione e dell'urbanizzazione), le credenze religiose si evolvettero e le forze divine subirono una "umanizzazione". Appartengono a questa epoca le prime raffigurazioni di divinità antropomorfe o mummiformi (a forma dimummia o defunto avvolto nel sudario) comeMin ePtah. Per quanto riguarda, sembra che durante le prime due dinastie la forma zoomorfa del dio sia rimasta la norma. Le prime immagini composite, con corpo d'uomo e testa d'animale, risalgono alla fine dellaII dinastia anche se, stando alle conoscenze attuali, la più antica raffigurazione di Horus come uomo ieracocefalo fu realizzata durante laIII dinastia. Su unastele conservata alMuseo del Louvre[18], il dio figura in compagnia dell'enigmatico faraoneQahedjet o Hor-Qahedjet (forse identificabile conHuni[19]), vissuto intorno al2630 a.C.[20]
Tra le più celebri immagini di Horus, il dio compare in unastatua del faraone Chefren, dellaIV dinastia, assiso in trono. Il falco-Horus è appollaiato in cima allo schienale del trono e le sue due ali, aperte, abbracciano la nuca del sovrano in un gesto protettivo. Nello stesso museo è conservata una statua dell'Horus diIeracompoli, la cui datazione è dibattuta e va dallaVI allaXII dinastia: si tratta di una testa di falco sormontata da una corona costituita di due alte piume stilizzate, i cui occhi inossidiana imitano lo sguardo penetrante dell'animale. IlMetropolitan Museum of Art diNew York possiede invece una statuetta dove il faraoneNectanebo II dellaXXX dinastia, ultimo sovrano dell'Egitto indipendente, compare molto piccolo fra le zampe di un maestoso falco recante la Doppia Corona dell'Alto e del Basso Egitto (pschent)[21].
Il pantheon egizio comprendeva un grande numero di dei-falco:Sokar,Sopdu, Hemen, Horon,Dedun, Hormerti. In ogni caso, Horus e i suoi numerosi aspetti ebbero sempre il primo posto, senza mai essere soppiantati dalle altre divinità in sembianze di falco (come fu invece perBastet, inizialmente immaginata comeleonessa e poi comegatta, per il prevalere della dea-leonessaSekhmet[22]). I molteplici aspetti di Horus e i miti che lo riguardano si sono mescolati e confusi nel corso dei millenni; è possibile però distinguerne due forme: una infantile e una adulta. Al culmine del vigore combattivo e della potenza sessuale, Horus diventavaHorakhti (Horus dell'orizzonte[23]), il sole allozenit. AEliopoli era venerato accanto aRa. NeiTesti delle piramidi, il faraone defunto è descritto mentre risorge come falco solare[24]. Per un caso disincretismo — assai frequente nelle credenze religiose egizie — Horakhti venne fuso aldemiurgo eliopolitano nella forma diRa-Horakhti[25]. AEdfu, Horus divenivaHorbehedeti (Horus di Behdet, antico nome di Edfu) oHorus di Edfu, il sole alato primordiale[26]. AKôm Ombo era venerato nelle sembianze diHaroeris (Horus il Vecchio), dio celeste immaginato come un immenso falco i cui occhi erano il sole e la luna[27] (quando questi astri erano assenti dal cielo, gli egizi credevano che questo dio fosse cieco). AIeracompoli, antica Nekhen, la capitale deifaraoni arcaici, le sue sembianze erano quelle diHor-Nekheni, i cui attributi guerrieri e regali erano molto pronunciati[10][21].
Erano molteplici anche le forme in cui era adorato Horus bambino. Nelmito di Osiride, Horus è figlio diIside eOsiride. Quest'ultimo, assassinato dal proprio fratelloSeth, dio del caos, è riportato in vita — per il tempo di unrapporto sessuale — dai poteri magici di Iside eNefti. Da questa unione miracolosa nacque Horus Bambino (Arpocrate), denominato ancheHorsaset (Horus figlio di Iside)[28] oHornedjitef (Horus che si prende cura del padre). Sotto quest'ultimo aspetto, Horus affrontava lo zio Seth per vendicare il proprio padre e, sconfittolo dopo molte peripezie, rivendicava l'eredità di Osiride, divenendo finalmente re d'Egitto. Il valore e la pietà filiale fecero di Horus l'archetipo delfaraone. Tuttavia, nel mito, le pretese di Horus sul trono erano duramente contrastate da Seth e, nel corso di uno scontro, Horus perse l'occhio sinistro — poi risanato dal dioThot. Si riteneva che quest'occhio, chiamatoOudjat odOcchio di Horus, che gli egizi portavano come amuleto, avesse poterimagici e guaritori. Ricostituito pezzo per pezzo da Thot, l'occhio rappresentava anche la luna, dal momento che quest'astro sembra aumentare, di notte in notte, di sempre nuove porzioni. In antitesi a Seth, che rappresenta il caos e la violenza, Horus incarnava l'ordine e — esattamente come il faraone — era garante dell'armonia universale (Maat)[29]. Tuttavia, questa opposizione non ridusse la teologia e l'immaginario religioso degli egizi a un mero scontro tra Bene e Male, simboleggiati da Horus e Seth: in un altro mito, Seth era protettore indispensabile diRa[30] nella sua battaglia notturna contro il malvagio serpenteApopi[31] (probabilmente l'unica entità della mitologia egizia a essere intesa come realmente cattiva[32]) per potere sorgere ogni mattina. Nella concezione egizia, il Bene e il Male erano aspetti complementari della creazione, presenti in tutte le divinità[10].
Dio dalla natura estremamente complessa, Horus condivise il nome e l'aspetto di falco con molti altri dei significativi, minori o locali — che rendono confusa una descrizione univoca della sua genealogia, delle sue caratteristiche e dei suoi ruoli[33]; inoltre, nel corso della plurimillenaria storia egizia, fu investito di un numero sorprendente di titoli ed epiteti[34]. Gli aspetti, le forme e i titoli principali di Horus furono:
Nella mitologia egizia, Horus era soprattutto figlio di Osiride e nipote di Seth, assassino di quest'ultimo[6]. Benché le figure di Horus e Seth siano estremamente antiche (risalgono alperiodo predinastico), Osiride comparve solo più tardi, tra laIV e laV dinastia, nell'immaginario degli egizi. L'integrazione di Osiride nel mito di Horus e Seth, verificatasi nelXXV secolo a.C., fu il risultato di una rivoluzione, o riformulazione, teologica (che l'egittologo francese Bernard Mathieu ha definito "Riforma osiriaca")[58]. ITesti delle piramidi sono i più antichi documenti scritti della civiltà egizia: si tratta di una raccolta di centinaia di formule magiche e religiose incise sulle pareti delle camere sepolcrali nelle piramidi degli ultimi faraoni dell'Antico Regno. La loro elaborazione è però molto più antica e alcune forme particolarmente arcaiche sembrano risalire alla I e II dinastia. Queste iscrizioni citano la contesa fra Horus e Seth senza coinvolgere Osiride: questa assenza può essere interpretata come tenue traccia di un arcaico mito pre-osiriaco. Molte espressioni raggruppano Horus e Seth nei binomi i "Due Dei", i "Due Signori", i "Due Uomini", i "Due Rivali" o i "Due Contendenti". In quell'epoca, il loro mito non era ancora stato fissato in una apposita narrazione, bensì evocato sparsamente in riferimenti e allusioni alla loro inimicizia e alle loro battaglie — nelle quali uno perse l'occhio sinistro, l'altro itesticoli[59].
«Horus è caduto a causa del suo occhio, Seth soffre per i suoi testicoli. (§.594a) Horus è caduto a causa del suo occhio, il Toro è fuggito per i suoi testicoli. (§.418a) [...] perché Horus si è purificato di quel che gli ha fatto suo fratello Seth, perché Seth si è purificato di quel che gli ha fatto suo fratello Horus. (§.*1944d-*1945a)»
Ai suoi tempi, l'egittologo tedescoKurt Sethe (1869–1934) ipotizzò che il mito del conflitto tra Horus e Seth sarebbe stato concepito a partire dalla rivalità fra due regni primitivi nell'Alto e nel Basso Egitto. Questa teoria fu inizialmente rifiutata, preferendo considerare una rivalità fra le città diIeracompoli eNapata, avanzata nel1960 da John Gwyn Griffiths (1911–2004) nel suo saggioThe Conflict of Horus and Seth.
Fra le più antiche attestazioni iconografiche delle due divinità, il falco di Horus è collegato alla città di Ieracompoli (Nekhen) e il suo rivale Seth alla città di Napata (Ombos). Alla fine delperiodo protostorico, queste due città dell'Alto Egitto giocarono un ruolo politico-economico essenziale, al punto che si crearono tensioni tribali generate dalla concorrenza. La lotta dei "Due Contendenti" potrebbe simboleggiare le guerre fra i devoti a Horus, della prima città, e i devoti a Seth dell'altra. Sotto reNarmer, identificabile con il miticoMenes[61], questo conflitto si sarebbe finalmente risolto a favore di Ieracompoli. Altri studiosi, comeHenri Frankfort (1897–1954) e Adriaan de Buck (1892–1959), misero in discussione questa ricostruzione considerando che gli egizi — al pari di altri popoli antichi o primitivi — concepivano l'universo come un dualismo fondato su idee antitetiche ma complementari: uomo/donna, rosso/bianco, cielo/terra, ordine/caos, nord/sud ecc.[62] Da questo punto di vista, Horus e Seth erano perfetti antagonisti: la loro inimicizia raccoglie tutte le antitesi e, infine, l'ordine incarnato da Horus quando sottomette il dio del caos, Seth. Nel1967, nella sua monografiaSeth, God of Confusion interamente dedicata al turbolento Seth, Herman te Velde abbracciò questa lettura. Te Velde riteneva che il mito arcaico della lotta di Horus e Seth non potesse essersi originato esclusivamente a partire da fatti bellici verificatisi all'alba della civiltà faraonica. Contrariamente a Horus che incarnava l'ordine dello Stato faraonico, Seth era visto come un dio senza inibizioni, irregolare, confuso e perfinobisessuale (cercò senza successo diviolentare Horus e Iside[63]). I testicoli di Seth simboleggiavano gli elementi burrascosi tanto del cosmo (tempeste, bufere,tuoni) quanto della vita sociale (crudeltà,rabbia, crisi eviolenza)[63]. Da un punto di vista rituale, l'Occhio di Horus simboleggiava le offerte presentate alle divinità, in netto contrasto con i testicoli di Seth. Perché l'armonia potesse trionfare, nelle idee degli egizi, Horus e Seth avrebbero dovuto essere in pace e andare d'accordo. Una volta sconfitto, Seth formava con Horus una coppia pacificata a simboleggiare il buon governo del mondo[64]. Quando il faraone si identificava con queste due divinità, intendeva incarnare l'equilibrio di tutti gli opposti[65].
L'incoronazione del faraone era un insieme complesso di rituali il cui esatto ordine non è stato ancora stabilito con certezza. IlPapiro drammatico del Ramesseum, molto frammentario, sembra una guida o un commentario illustrato al cerimoniale per l'ascesa al trono diSesostri I (ca.1970 a.C.). L'interpretazione di questo documento è particolarmente ardua e tuttora dibattitua. Secondo il tedesco Kurt Sethe e il franceseÉtienne Drioton (1889–1961) l'investitura faraonica doveva essere una sorta di rappresentazione sacra, con il nuovo sovrano come attore principale: l'azione sarebbe stata incentrata suOsiride e Horus e il suo sviluppo si basava sul mito arcaico dello scontro tra Horus e Seth, con l'aggiunta del più recente episodio di Seth condannato a portare la mummia di Osiride[66]. In linea con il concetto di dualità che permeava numerosi aspetti della mentalità egizia, il Paese era l'unione delle "Due Terre", simboleggiate dalla doppia corona regalepschent (le "Due Potenze") — fusione della corona rossa del Basso Egitto con la corona bianca dell'Alto Egitto; parimenti il faraone incarnava i "Due Rivali" , cioè l'Horus diIeracompoli e il Seth diNapata. Quest'ultimo era tuttavia subordinato al primo e, nei testi, il primo posto era sempre concesso a Horus. Emblemi della decisiva unificazione del Paese, Horus e Seth simboleggiavano l'autorità monarchica. Durante la I dinastia, il re in carica era un "Horus-Seth", come indica una stele risalente al regno diDjer (ca. 3100 a.C.), mentre la regina era "Colei che vede Horus, scettrohetes di Horus, colei che asseconda Seth"; in seguito, sottoCheope (ca. 2589 a.C.–2566 a.C.), il titolo delle regine fu semplificato in "Colei che vede Horus e Seth"). Durante laII dinastia, invece, il falco di Horus e il canide di Seth sormontavano, insieme, ilserekht di reKhasekhemui (ca.2875 a.C.). Durante l'Antico Regno, l'iconografia reale mostrava la coppia Horus-Seth che incoronava il faraone mentre, durante ilMedio Regno, si diffusero le rappresentazioni dove i due figuravano nell'atto di intrecciare una pianta diloto e una dipapiro, piante araldiche delle Due Terre: questo tipo di immagini prendeva il nome disema-tauy, o rito della "Riunificazione delle Due Terre"[67].
Latitolatura del faraone aveva una grande importanza ed era investita di notevoli significati magici[68]. Si arricchì sviluppandosi durante la I dinastia per poi raggiungere la propria formulazione definitiva, con cinque nomi, durante laV dinastia. L'insieme di questi cinque nomi costituiva ilren-maa, o "nome autentico", con il quale il faraone definiva la propria natura divina. La titolatura era stabilita al momento dell'incoronazione, ma poteva subire dei cambiamenti nel corso del regno a seconda delle circostanze politiche (fu il caso diSiptah[69]) o delle tendenze religiose del momento (Akhenaton[70]): comunque, eventuali modifiche delren-maa segnalarono sempre deviazioni, nelle intenzioni del sovrano, rispetto a quando questi era asceso al trono.
Quali che fossero i suoi aspetti — falco celeste, dio creatore o figlio di Osiride — Horus fu sempre il dio dinastico per eccellenza, fortemente connesso alla figura del sovrano. Di conseguenza, la prima componente del quintuplice nome del faraone era il "Nome d'Horus", già portato dai re delladinastia 0, predecessori diNarmer, considerato il primo faraone[71]. Fin dalle origini, il "Nome d'Horus" fu inscritto all'interno di unserekht, cioè un rettangolo sempre sormontato da un falco. Il registro inferiore rappresentava lafacciata idealizzata di un palazzo reale sormontata, nel registro superiore (che è l'interno del palazzo stesso visto dall'alto), dal "Nome d'Horus" del sovrano. Il significato delserekht è evidente: il re nel suo palazzo era come Horus in terra, sua incarnazione e suo legittimo successore sul trono d'Egitto[72]. Durante laI dinastia, il "Nome d'Horus" era seguito dal "Nome nesu-bity" (opraenomen), simbolo dell'unione delle Due Terre, e dal "Nome Nebty" (cioè "delle Due Signore"), riferito alle deeUadjet eNekhbet, tutelari dell'Alto e del Basso Egitto. In seguito, sotto laIV dinastia, si aggiunsero il "Nome d'Horus d'oro", la cui interpretazione è incerta; sembra che, durante l'Antico Regno, questo nome fosse percepito come emblema dell'unione di Horus e Seth riconciliati nella persona del monarca[73]. Infine, con il faraoneDjedefra, apparve il quinto ed ultimo nome, il "Nome Sa-Ra" (cioè "del Figlio diRa"), che determinava il re come figlio di Ra, altro dio-falco dagli aspetti celesti e solari[74].
Estremamente complessa e articolata è la genealogia del culto di Horus in cui si sovrappongono anche differenticosmogonie[75] in cui prevale, tuttavia, l'assimilazione del dio falco con il sole.
Secondo alcune ipotesi[76], Horus era originariamente un dio protettore del 3° nomo del Basso Egitto che, in periodo preistorico, aveva avuto gran parte nell'unificazione del regno sotto le dinastie eliopolitane. Da questo nomo, nel corso della III dinastia, sarebbe derivata la rivolta che avrebbe portato al superamento dello scisma sethiano (vedi sezione successiva). Da tale vittoria[77] sarebbe scaturita, peraltro, la leggenda di Horus vendicatore di suo padreOsiride sul dio Seth.
Due località, rispettivamente dell'Alto e del Basso Egitto,Behdet (forse l'odiernaEdfu) e Imaret[78] nel III nomo, si contesero a lungo il titolo di primazia sulla nascita di Horus[79]. Imaret cambiò successivamente il suo nome in Dimanhoru, che recava in sé il nome del dio che echeggia ancora nel nome arabo attualeDamanhur.
A Behdet, Horus assunse forma umana con testa di falco, armato di arco e frecce e di una lancia la cui cuspide era sostenuta da una testa di falco; tale figura acquistò dignità divina guerriera, a sua volta, con il titolo di Horus Behedeti[80].
Il verso dellatavoletta di Narmer, in cui il dio Horus sovrasta il prigioniero con i tratti somatici tipici delle popolazioni del Delta (Museo egizio,Il Cairo)
Altri studi vogliono che il culto di Horus sia nato nelDelta nilotico e che esso penetrò nell'Alto Egitto a seguito di guerre di conquista predinastiche contro popolazioni adoratrici del dio Seth; in tal senso, il conflitto e lo scontro tra Horus e Seth, come vuole la mitologia egizia, avrebbero perciò un fondamento reale[81]. Anche il nome del reHorus d'Oro avrebbe precisi riferimenti alla sottomissione di popolazioni adoratrici di Seth; il dio Horus, infatti, poggia sul geroglificonbw (leggi nebu), ovvero oro, ed uno dei centri in cui maggiormente era adorato Seth era Nebet, ovveroCittà dell'Oro.
Di converso altri studi indicano l'Alto Egitto quale patria di nascita di Horus[82] e il reMenes/Narmer, unificatore dell'Egitto e primo dei re dinastici, quale veicolo di penetrazione del culto nel Basso Egitto e nell'area del Delta. Ciò troverebbe fondamento iconografico nellatavoletta di Narmer, una lastra commemorativa insiltite che evocherebbe la vittoria sui popoli del nord, in cui il re brandisce una mazza da guerra mentre si accinge a colpire un nemico; in alto, a destra, sovrastante il simbolo dei papiri che rappresentano appunto il Delta, un falco stringe nell'artiglio una fune legata al naso di un altro prigioniero che reca i caratteri somatici tipici delle genti del Basso Egitto. Sul recto della tavoletta, inoltre, in una sorta di marcia trionfale del re Menes/Narmer, due stendardi dei distretti vincitori portati da altrettanti alfieri, recano alla sommità il simbolo del falco quasi a confermare la supremazia del dio.
Anche la città diNekhen, a circa 80 km. daLuxor nell'Alto Egitto, adorò fin dal periodo predinastico un dio dalla testa di falco, Nekheni, il cui capo era sovrastato da due alte piume. Una statua dellaVI dinastia, rinvenuta dall'egittologo Quibell nel 1898 presenta un tale copricapo pur essendo ormai il dio stato pienamente assimilato ad Horus[81]. Tale fu il radicamento del culto di Horus a Nekhen, che i greci, millenni dopo, chiamarono la cittàHieraconpolis, ovvero Città del Falco.
È perciò palese[82] che Horus, già inperiodo predinastico, ed ancor prima dell'unificazione dellaI dinastia era considerato, sia nel sud che nel nord del Paese, dio protettore dei re tanto che questi venivano indicati con il termineHorus Vivente poi confluito, in epoca dinastica, nelNome di Horus e ribadito nel successivo nomeHorus d'Oro.
Il geroglifico rappresentante il nome Horus d'Oro,bik-nebu:
costituito dai due segni
bk (leggi bik) e
nbw (leggi nebu)
Una defunta, Djed-khonsu-iwes-ankh, porge cibo, acqua e fiori al dio Ra-Horakhti
Anche se Horus era una delle più antiche divinità dell'Egitto, ben presto i sacerdoti di Heliopolis cercarono di scalzarne il predominio ponendogli accanto il dio Ra, ovvero il sole. Si ritiene[82] che la fusioneRa-Hor-Akhti, ovveroRa e Horus dei Due Orizzonti[83], rappresentata da un uomo con la testa di falco che reca sul capo il disco solare, sia la dimostrazione di un compromesso tra le due classi sacerdotali; tuttavia si rese necessario differenziare il culto del dio falco da quello strettamente solare dando così ad Horus la condizione di figlio di Osiride ed Iside, vendicatore del proprio padre assassinato e smembrato da Seth. Da tale situazione derivarono altre denominazioni sincretiche di Horus:Hor-Sa-Isis, ovvero Horus figlio di Iside; Hor-mer-tef, Horus vendicatore di suo Padre;Hor-Pi-chrod, Horus il bambino (sott. di Iside)[84]. Quest'ultimo epiteto verrà adottato millenni dopo dai greci con il nome diArpocrate, rappresentato come un fanciullo con l'indice della mano destra in bocca.
Nella sua forma di Hor-Sa-Isis, figlio di Iside, Horus era invece considerato amico e protettore dei morti incarico in cui era aiutato da quattro altri dei, i suoifigli divenuti, durante ilSecondo Periodo Intermedio, protettori dei visceri che venivano estratti dal corpo del defunto e che venivano, dapprima riposti in una cassetta a quattro scomparti.Durante ilNuovo Regno e segnatamente con laXIX dinastia, si instaura l'usanza divasi canopici distinti, dotati di coperchi che rappresentano le teste dei quattroFigli di Horo. Anche quando, durante ilTerzo Periodo Intermedio e laXXI dinastia, gli organi verranno imbalsamati a parte e reinseriti nel corpo del defunto, sopravviverà l'usanza dei vasi canopici, in questo caso solo simulacri giacché non cavi all'interno, recanti le teste dei quattro dei:
Serekht sovrastato dal dioSeth, che sostituì per un periodo il Nome di Horus del faraonePeribsen
Verso la fine dellaII dinastia, con lo spostamento della capitale adAbido, il rePeribsen, con quello che va sotto il nome discisma sethiano, sostituì il dio dinastico Horus con il dioSeth, nemico di Horus, e il Nome di Horus scomparve, perciò, dalla titolatura regale[85] Con laIII dinastia, ed il reKhasekhemui, si pervenne ad una sorta di compromesso ed ilserekht[86] venne sovrastato da entrambe le divinità affrontate. Nella III dinastia, il Nome di Horus venne poi ripristinato[87] e una tale condizione di dualità non si ripeterà mai più nel corso della millenariastoria dell'Egitto antico.
Molteplici sono i miti riguardanti Horus basati sulla sua nascita e sul suo ruolo di vendicatore del padre Osiride. IlPapiro Chester Beatty I, inieratico risalente al regno diRamses V, ma molto probabilmente riscrittura di un testo di epoca precedente, narra una delle più antiche versioni dellaDisputa tra Horo e Seth durata ottanta anni[88].
Nel tempio di Horus a Edfu[89], l'anticaWetjeset-Hor (ovveroIl Luogo dove si celebra Horus), viene data notevole importanza ai miti riguardanti la lotta tra Horus e Seth. Uno dei nomi del tempio[90] era, infattiDjebat, ovvero Città del Castigo, con riferimento al fatto che in questa località Horus avrebbe vendicato il padre Osiride. Ancora a dimostrazione dell'importanza del culto di Horus, si consideri che tutte le pareti del tempio sono ricoperte di testi in corsivo e geroglifico particolarmente complessi e di difficile interpretazione (tanto che molti non sono stati ancora tradotti) giacché i sacerdoti tolemaici pensarono di riportare, per iscritto, tutti gli elementi mitologici, narrativi e cultuali che, sino ad allora, erano stati tramandati verbalmente, di generazione in generazione, o trascritti su papiro facilmente deperibile[91].
Particolarmente importante era, per i sacerdoti di Horus ad Edfu, ilRito del Mattino[92]: molto prima dell'alba veniva sacrificato un bue; all'alba il re[93][94], ed in sua sostituzione il Grande Sacerdote che recava l'epiteto de "Il re stesso", entrava nellaStanza del Mattino ove si purificava con acqua,incenso enatron; si recava quindi, rigorosamente da solo, alSantuario ove spezzava i sigilli in argilla apposti la sera precedente erivelava il volto del dio. Dopo varie liturgie purificatricipoggiava le sue mani sul dio, lo liberava cioè dagli indumenti notturni e lo lavava incensandolo; lo rivestiva quindi con un drappo bianco, seguito da uno verde ed uno rosso; fissava, infine, un collare di gemme al collo del dio purificandolo ancora con incenso. Prima di richiudere le porte del Santuario dotava il dio dei simboli regi: il pastorale, la frusta, la corona e lo scettro, gioielli vari. Il Grande sacerdote usciva quindi camminando all'indietro e spazzando il terreno davanti a sé, per cancellare le proprie orme, con una pianta dettahdn (leggi heden). L'ultima operazione consisteva nell'incensamento del Santuario, cui aveva apposto nel frattempo un sigillo di argilla, girandogli attorno. Un cerimoniale ridotto, ma sostanzialmente analogo, si svolgeva durante ilRito di mezzogiorno ed alla sera quando il dio venivaspogliato, rivestito degli abiti notturni e riposto nel suo tabernacolo per la notte.
Anche nel mito osiriaco della morte e resurrezione del dio, Horus acquista particolare importanza giacché a lui spetta, come successore del padre Osiride e dopo l'azione vendicatrice nei confronti dei suoi nemici, l'operazione dell'apertura della bocca e degli occhi del predecessore consentendogli così dimandare fuori l'anima, dimettersi in cammino, mentre il corpo rimane legato alla terra[95]; il sorgere diOrione nel cielo meridionale, dopo il lungo periodo di invisibilità, è il segno della rinascita e dell'inizio della nuova stagione.
Altra versione del mito di Horus è reperibile, in forma poetica, nelLibro dei morti[96][97] in cui l'intervento di Horus consente al defunto dio di risorgere e di inviare la benefica piena nilotica[98].
Risale invece aiTesti dei sarcofagi[99] un vero e proprio testo drammatico[100], che molto probabilmente veniva recitato, che si apre con l'invocazione di Osiride a Horus:Oh Horus, vieni aBusiris! ...solleva l'anima mia, istilla il rispetto per me, diffondi la mia autorità. Poco oltre Horus risponde:[Osiride]...metti in movimento l'anima tua...tu sarai il padrone completo qua [in terra].
In ogni caso Horus, anche quando non è protagonista del testo, appare tuttavia come salvatore del mondo ed eroe per eccellenza[101] destinato a riportare l'ordine nel caos. Nel mito che lo vuole nascosto dalla madre, Iside, tra le paludi del Delta, il suo sonno viene vegliato da grandi dee comeNephtys, Sekhat-Hor,Neith,Selkis, nonché dalleSette vacche diHathor che rappresentano l'intera volta celeste.
Ma i miti di Horus si perpetuarono anche in periodo cristiano.Plutarco, vissuto nel I secolo d.C., narra infatti, che Seth, fratello di Iside e Osiride, invidioso di quest'ultimo[102], organizzò un complotto e rinchiusolo in una bara a sua forma, affidò quest'ultima al mare. La Dea Iside,sposa di Osiride, ritrovò la bara contenente lo sposo/fratello aByblos e la riportò nel Delta nilotico ove, per magia, fece resuscitare Osiride per il tempo necessario a concepire Horus che, una volta nato, nascose poi nei canneti fluviali fino a quando il dio non sfidò l'assassino di suo padre, nel frattempo smembrato in quattordici pezzi da Seth, vendicandolo. Accenni al mito di Horus si ritrovano, infine, neLe metamorfosi diApuleio, II secolo d.C., testo incentrato tuttavia sui culti misterici legati alla dea Iside.
Horus era onnipresente nell'antico Egitto: ogni città o borgo di una quale importanza hanno restituito tracce del suo culto. Oltre agli aspetti fondamentali del mito, questo dio fu ma mano investito anche di aspetti secondari: difensore del Paese, guardiano dei confini, protettore dei defunti e delle mummie, infilzatore di demoni e bestie selvagge ecc.
Nel Basso Egitto, ai limiti deldeserto libico — e più precisamente nel IIInòmo e a Kôm el-Hisn — era veneratoHor-Thehenu, "Horus diLibia". Attestazioni di questo Horus risalgono già alperiodo tinita (le prime due dinastie), quando era conosciuto con l'epiteto di "Signore del santuario del Basso Egitto". Questa forma guerriera del dio lo dipingeva come difensore dei confini occidentali dell'Egitto[57]. Sua controparte era il dio falcoHor-Chesemti, "Horus d'Oriente". Nel XIII nòmo, quest'ultimo fu fuso aHorakhti ("Horus dell'Orizzonte") e alla deaChesmet (una forma locale della dea-leonessaSekhmet), considerata sua sposa divina. Hor-Chesemti fu inoltre assimilato al dio-falcoSopdu, venerato nel XX nòmo, alla frontiera orientale delDelta[37]. Nelle vesti di difensore Horus compariva anche aEsna, con il nome diHor-Manu, "Horus di Manu". In origine, Manu e Bakhu erano toponimi che designavano le montagne del deserto occidentale, ma durante ilNuovo Regno divennero i nomi mitici delle estremità occidentale e orientale del tragitto compiuto dal sole dal suo emergere dalla terra fino al tramonto[51]. In un rilievo aEdfu, un faraone compare nell'atto di offrire a Horbehedeti il singologeroglifico dell'Orizzonte, costituito da due montagne: in cambio di questa offerta, il dio avrebbe accordato al re il trono, il palazzo reale e un lungo regno[51]. Presso lepaludi del Delta è attestata la presenza diHor-Meseni, "Horus di Mesen, oHor Mesenu, "Horus-infilzatore".Mesen era sia un toponimo che un termine indicante Horus intento a infilzare unippopotamo (incarnazione di Seth) con una lancia. Almeno tre località ebbero il nomeMesen: una a occidente pressoButo, una a oriente presso El Qantara e una dalla posizione sconosciuto. Presso la seconda Mesen, di grande importanza strategica contro le invasioni asiatiche grazie alla presenza della fortezza di Tjaru, Horus era adorato con le sembianze di un feroce leone[51].
Rilievo di Horus nelTempio di Edfu, dettaglio della testa.
Fin dalle origini della civiltà egizia Horus fu ritenuto un dio capace di guarire gli esseri umani dalle loro malattie. A partire dall'epoca tarda, questa funzione si esplicò soprattutto nella figura del giovane dioArpocrate e per mezzo delle magicheStele d'Horus. La figura del dioHor-imi-Shenut ebbe un culto nel corso di tutta la storia egizia; tale epiteto ha posto alcuni problemi di interpretazione ed è stato variamente tradotto "Horus delle corde", "Horus della città delle corde", "Horus legato con corde". Il terminecheni significava "esorcizzare", mentre ilchenut era una sorta di medico-guaritore, un esorcista incaricato di allontanare gli spiriti maligni e i morti pericolosi. Nelle "Case della vita" (le scuole annesse ai granditempli) Horus era chiamato "Principe dei Libri", assistente diThot, come narra un papiro magico dell'epoca ramesside, questo Horus si sarebbe liberato dei propri nemici arrostendoli su un braciere; poteva anche essere raffigurato come uncoccodrillo dalla testa di falco[103].
Hor-imy-shenut
Durante lamummificazione delle salme, la potenza divina di Horus era invocata dai sacerdoti-imbalsamatori affinché garantisse l'incorruttibilità della carne. Horus, nel corso di questo rituale, eraHor-neb-Hebenu, "Horus signore di Hebenu", e forniva i defunti di stoffe e panni funerari che, comecorazze, li proteggevano dai tumulti e dagli attacchi dei seguaci di Seth. Anche il già citato Hor-Behedeti li riforniva di stoffe, ma alfine di garantire le offerte funerarie. Hor-Merti avrebbe dovuto invece trascinare una rete per catturare i nemici dell'anima del defunto[52].Hor-Hekhenu, "Horus degli unguenti", adorato aBubasti, simboleggiava il calore bruciante del sole: anche lui sarebbe andato a caccia dei demoni nocivi per le mummie[40].
Alcuni testi tardi menzionano la dea Horit, il cui nome era scritto apponendo il suffisso femminile -t all'ideogramma del falco di Horus (hr.wt): quindi, non è altro che la grafia femminile del nome di Horus[41]. Questo "Horus femmine" fu, in origine, un semplice titolo delle regine a partire dalMedio Regno: nelmammisi (cappella minore) diErmonti, per esempio, compare attribuito alla celebre reginaCleopatra VII. I teologi egizi personificarono questo titolo reale in una vera e propria dea. A causa della sua comparsa tardiva, Horit ebbe un'iconografia molto ristretta: nelTempio di Dendera, dedicato adHathor, Horit compare come donna dalla testa leonina, mentre adAtfih figura come falco mummificato. IlPapiro Brooklyn 47.218.84, d'epoca saita, fornisce preziose informazioni sul mito di Horit. La dea era considerata figlia di Osiride, con cui si sarebbe unita generando cinque divinità dall'aspetto di falchi:
«Poi questa dea mise al mondo cinque figli: Humehen, Sanebui [Il Figlio dei Due Signori[104], "Il Bambino che è aMedenu" [Horus-Medenu[105]], Horus-Hekenu e "Il figlio di Iside".»
Questi cinque figli non compaiono in nessun altro scritto. Il chiaro scopo del papiro in questione era quello di unificare varie tradizioni mitologiche differenti. Il dio Humenhen non è conosciuto, altrimenti che da questo testo: il suo nome potrebbe significare "Colui che ha colpito laplacenta" (gli antichi egizi spiegavano il dolore del parto sostenendo che il nascituro colpisse la placenta)[107]. Il secondo figlio, Sanebui, che significa "Il Figlio dei Due Signori", era il dio Horus venerato aMendes che Iside concepì dopo essersi unita alla mummia di Osiride[108]. Il terzo, Horus-Medenu, era l'Horus venerato aMedenu, una borgata delFayyum, e conosciuto con il nome greco diHarmotes. Il quarto, Horus-Hekenu, "Horus degli unguenti", era l'Horus venerato aBubasti come figlio diBastet. Il quinto e ultimo, "Il Figlio di iside", era Horus intento a difendere suo padre Osiride dagli attacchi di Seth[109].
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^Dio del sole nascente e del tramonto, personificazione della funzione divina dei faraoni, simbolo della resurrezione, della vita eterna. Aveva sovente forma di leone, ariete o di uomo con la testa di falco o di leone sormontate dal disco solare; dalNuovo Regno era laSfinge di Giza a rappresentarlo, oggetto di uno speciale culto sottoThutmose IV.
^Antropomorfo con testa di falco, recante il segno della vita,ankh, e loscettro uas: suo compito, secondo ilLibro dell'Amduat, era quello di mettere in movimento le stelle e stabilire la posizione delle ore.
^Noto anche come "Horus diSohag" (dalla città ove sorgeva il tempio di questo Horus), il cui culto è attestato traAbido eAkhmim. Un'altra interpretazione della lettura del nome, per diversatraslitterazione, vorrebbe il nome traducibile come "Horus che fa parte dei rimorchiatori" ovvero che aiuta a trainare la barca solare di Ra e che, egli stesso, rappresentazione del "sole dei due orizzonti", ovvero all'alba e al tramonto
^Edda Bresciani (1986), inHommages a François Daumas, pp. 87-94, sulle varie interpretazioni del nome
^Questo Horus, cieco, era considerato molto pericoloso, in grado di colpire indistintamente nemici e amici.
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^I re dell'Antico Egitto non erano noti ai propri contemporanei con il nominativo seguito da un numerale (ad esempio Ramses II o Amenofi IV), bensì con icinque nomi — di cui due facevano esplicitamente riferimento al dio Horus: ilNome di Horus e il nomeHorus d'Oro (quest'ultimo molto probabilmente con riferimento al metallo di cui si riteneva fosse fatta la carne degli dei).
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^Benché città di antiche origini e centro principale del culto di Horus, il tempio risale alla dinastia Tolemaica; fu costruito tra 237 e il 57 a.C. sovrapponendosi e distruggendo preesistenti templi dedicati alla stessa divinità, a dimostrazione della radicalizzazione del culto nel corso dei millenni.
^Ne aveva due: uno era Behdet, che significa trono, o seggio risalente fin dalla III dinastia, l'altro Djeba, ovvero Città del Castigo
^Émile Gaston Chassinat (1892),Le temple d'Edfou, Parigi, Ernest Leroux 1892, Vol. I, El Quahirai, pp. 26 e sgg. citato da B. Watterson (2001), p. 89.
^Il re era ilsupremo fra gli uomini, guerriero, cacciatore eroico, vigoroso, virtuoso e campione dei giusti, unico tramite tra il mondo terreno e quello degli dei; detentore, protettore e gestore dellaMaat, ovvero dell'ordine, della giustizia e della verità per il suo popolo e per le Due Terre. A lui competeva, perciò, ogni culto riservato ad ogni divinità e suo compito era, perciò, qualunque celebrazione in tutto il Paese: ogni sacerdote che officiava era, perciò, non un suo semplice rappresentante, bensì la sua stessa traslazione.
^R.T. Rundle Clark (1959/1999),Mito e simbolo dell'Antico Egitto, p. 21
^Libro dei Morti, § 74,Quanto bello sei tu che risorgi oggi. Come Horus del mondo sotterraneo che sorge oggi, apparendo dalla grande piena.
^Testo 312; R.T. Rundle Clark (1959/1999), p. 150, cita gli studi specifici su tale testo eseguiti da A. de Buck inJournal of Egyptian Archaeology, anno XXXV, 1949 p. 87 e sgg. e da E. Drioton inBibliotheca Orientalis, X, 1953, pp. 169 e sgg.