Homoousion (in greco: ὁμοούσιον,homooúsion, letteralmente «stesso essere», «stessa essenza», dal greco ὁμός,homós, «stesso», e οὐσία,ousía, «essere» o «essenza») è un termineteologico cristiano, traducibile comeconsustanzialità, utilizzato principalmente nelcredo niceno per descrivere la natura diGesù (il «Figlio») fatta «della stessa sostanza» (ὁμοούσιον τῷ Πατρί) del «Padre» (Dio); lo stesso termine fu utilizzato successivamente anche per descrivere la relazione delloSpirito Santo con il Padre e il Figlio. Queste nozioni sono diventate le fondamenta della teologia dellacristianità nicena, e rappresentano uno dei concetti teologici più importanti della dottrinatrinitaria di Dio.
Nel corso del IV secolo, sorse un importante contrasto riguardo all'uso di questo termine, che vide da una parte i sostenitori del credo niceno che promuovevano l'uso dihomoousion, dall'altra gliariani che sostenevano (per lo più) l'uso del terminehomoiousion («di sostanza simile»), oltre ad altre fazioni che proponevano soluzioni alternative come quellasubordinazionista del Figlio nei confronti del Padre.[1]
Il termine ὁμοούσιον (homoousion) è l'accusativo di ὁμοούσιος (homoousios), che può essere tradotto come «consustanziale», cioè «della stessasostanza», «che condivide la sostanza»; fu utilizzato dalprimo concilio di Nicea nel 325, allo scopo di specificare lanatura di Cristo-Figlio in relazione a quella diDio Padre.
L'originale termine greco fu tradotto in altre lingue. Lalingua latina manca di unparticipio presente del verbo «essere», e per tale motivo emersero due diverse varianti. Poiché all'interno dell'aristotelismo il termineousia era comunemente tradotto in latino come «essentia» («essenza») o come «substantia» («sostanza») «homoousios» fu tradotto come «coessentialis» o «consubstantialis», da cui i termini italiani «co-essenziale» e «consustanziale», sebbene il secondo termine possa avere un senso più ampio.
Il termine ὁμοούσιος fu utilizzato anche prima della sua adozione da parte del concilio di Nicea: le prime tracce del suo uso provengono da quella varia aggregazione di correnti cristiane che prende il nome dignosticismo, che sembra averlo introdotto.[2] Verosimilmente i teologi della Chiesa delle origini erano a conoscenza di questo concetto, e della relativa dottrina dell'emanatismo diffusa in ambito gnostico.[3]
In ambito gnostico, la parola ὁμοούσιος è utilizzata con i seguenti significati:
Per esempio,Basilide, il primo pensatore gnostico di cui sia attestato l'uso di ὁμοούσιος (prima metà II secolo), parla di una triplice figliolanza consustanziale con un Dio che non lo è.[4] IlvalentinianoTolomeo afferma, nella suaLettera a Flora, che è natura del Dio buono quella di generare solo esseri che siano simili e consustanziali a sé stesso.[5]
Si può dunque affermare che, sebbene il termine ὁμοούσιος fosse già in uso entro la metà del II secolo in ambito gnostico, e sebbene tale uso sia stato noto agli altri cristiani tramite le opere degli studiosi di eresie, tale uso non avesse nulla a che fare con il contesto in cui fu utilizzato all'interno delcredo niceno.
Nella filosofiaScolastica e secondoAristotele[6], la generazione nei viventi era definita inlatino comeorigo alicuius viventis a viventi principio coniuncto in similitudinem naturae.[7] La definizione riguardava anche lagenerazione diDio Figlio da parte diDio Padre.
Essa indica la generazione di un vivente come origine da un vivente al quale il generato sia statosostanzialmente unito (a viventi principio coniuncto) e di cui il generato condivida la stessa natura. Ciò indica che il generato deveprocedere dalla stessa sostanza del generante e, proprio in questo aspetto, la generazione si distingue dallacreazione.[8]
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