Il nome "Hohenstaufen", che significa letteralmente "Alto Staufen", ha origine nelXIV secolo, quando fu usato per la prima volta per distinguere la collina chiamataStaufen (Alpi sveve), dal villaggio omonimo nella valle sottostante. Il nome "Staufen" deriva daex stouf[senza fonte]che significa "il calice"[in che lingua?], ed è stata usata nel Medioevo per indicare i colli conici in Svevia[senza fonte]. La famiglia deve il proprio nome al loro primocastello, che venne costruito lì nella seconda metà dell'XI secolo (chiamato appuntoHohenstaufer per distinguerlo dagli altri), tipicamente considerata lorosede ancestrale.
Il primo Staufer conosciuto per nome è noto da un elenco genealogico del XII secolo redatto daWibaldo di Stavelot, che Federico Barbarossa aveva commissionato. Portava il nome diFederico, ilLeitname della dinastia. Di lui si sa solo che sua sorella era sposata con un Bertoldo, conte inBreisgau. Il figlio di questo Federico, che si chiamava anch'essoFederico, è menzionato nei documenti della metà dell'XI secolo comeconte palatino di Svevia (1053-1069), il quale compare assieme al conte delRiesgau e fratello Sigeardo eFederico. Essi, più precisamente, furono menzionati nel 987 in un documento del successivo imperatoreOttone III. Forse i due sono da considerarsi la stessa persona. Presumibilmente gli Hohenstaufen erano imparentati con iSigeardingi bavaresi: tale relazione è tuttavia da considerarsi un'invenzione diHansmartin Decker-Hauff, il quale sostenne questa relazione senza nessuna fonte a supportare ciò; questa invenzione venne scoperta solo dopo la morte di Decker-Hauff, avvenuta nel 1992. Conseguentemente, il primo Hohenstaufen è da considerarsiFederico di Büren.
Del figlio Federico Büren, nome derivante dal "castello (Burg in tedesco) di "Büren" già noto come il maniero, che probabilmente si trovava sul "Bürren" a nord-est del villaggio di Wäschenbeuren, nell'odierno quartiere di Göppingen. Questa ipotesi storiografica non regge però davanti alle evidenze archeologiche.
La casata degli Hohenstaufen si estinse in linea maschile diretta conEnzo (morto nel 1272),Manfredi (morto nel 1266) eCorradino di Svevia (morto nel 1268). Gli ultimi due furono autori di due tentativi falliti di riconquistare il trono imperiale nel 1266 e 1268. Attraverso la discendenza diCostanza, figlia di Manfredi, i sovrani d'Aragona rivendicarono la successione al trono diSicilia.Oggi, per via femminile, molte tra le maggiori dinastie europee possono rivendicare una discendenza dalla casata degli Hohenstaufen.
Stemma degli HohenstaufenStemma del Sacro Romano Impero
La prima o, comunque, una delle primefigure araldiche adottate dagli Hohenstaufen per le proprie insegne fu quella delleone, o, meglio, dei leonipassanti, poiché, in seguito a evoluzioni e implementazioni degli elementi componenti l'arme staufica, il numero deglianimali araldici fu fissato a tre. Essi, dismaltonero o, in alternativa,rosso, erano dispostiin palo incampo d'oro o, in talune versioni, d'argento[2][3].
A rappresentare la dignità imperiale degli Staufer, fu introdotta, poi, un'ulteriore insegna, ovvero un'aquila al voloabbassato di nero posta in campo d'oro o d'argento, con il primometallo che finì con il prevalere sul secondo. Siffatta arme, che doveva rappresentare la continuità tra l'Impero romano e l'Impero germanico, divenneemblema degliimperatori tedeschi, non solo per gli Hohenstaufen, ma anche per le successivedinastie[4][5].
Stemma di re Manfredi di SiciliaStemma di Federico II di Svevia
Fissato l'oro per il campo dell'insegna imperiale, l'argento non cadde in disuso, ma fu ripreso quale metallo distintivo della dignità reale della casata staufica. L'aquila al volo abbassato di nero, posta in campo d'argento, infatti, divenne lostemma del Regno di Sicilia[6], sebbene le fonti non concordino in merito al sovrano che statuì in tal senso. Secondo una tesi consolidata, l'iniziativa sarebbe da attribuire a Manfredi[7], ma altri autori sostengono che, già con Federico II, l'aquila siciliana cominciò ad assumere identità e peculiarità proprie, che la differenziano dall'arme imperiale[8].
Sempre allostupor mundi è attribuito l'utilizzo, quale insegna per l'Impero, dell'aquila bicipite di nero in campo d'oro[9]. In particolare, fu ilbenedettino ecronistaingleseMatteo Paris a riportare, nelle sue maggiori opere, laChronica Majora e l'Historia Anglorum, miniature recanti l'aquila a due teste, sia per Federico II, sia per alcuni dei suoi discendenti[10]. Un particolare stemma con aquila bicipite, infine, è associato agli Hohenstaufen in alcune delle tavole a corredo dell'Historia della Città e Regno di Napoli, dellostorico napoletano Giovanni Antonio Summonte[11]. L'aquila, infatti, reca, caricato incuore, unoscudetto, il quale, concapotroncatocuneato da parte a parte, èinterzato in palo, con, nel primo terziere, tre pini o pignemale ordinate, nel secondo, tre leoni passanti, e, nell'ultimo, lacroce di Gerusalemme[12].
ConEnrico V si era estinta nelSacro Romano Impero ladinastia salica. I nobili tedeschi non riuscivano a trovare un accordo sulla successione e si delinearono due fazioni principali opposte: una favorevole ai duchi diBaviera detta deiguelfi (da un Welf capostipite della dinastia bavarese) e una favorevole aiduchi di Svevia detta "ghibellina" daWeiblingen, un castello degli Hohenstaufen che avevano il Ducato di Svevia grazie al favore diEnrico IV. In un primo momento prevalsero i bavaresi, con l'assegnazione della corona aLotario di Supplimburgo,duca di Sassonia, che regnò dal1125 al1137. I tedeschi però non approvarono la sua politica troppo arrendevole nei confronti diInnocenzo II al quale cedette i diritti sull'eredità diMatilde di Canossa, che essa aveva illegittimamente lasciato alla Chiesa, essendo essa feudataria e quindi inabilitata a trasmettere i feudi ereditariamente.
Nel1137 quindi i nobili tedeschi appoggiarono l'ex avversario di Lotario,Corrado di Svevia, il quale non fu giudicato all'altezza dell'incarico dopo il disastro dellaseconda crociata. Alla sua scomparsa (1152) venne dunque scelto il suo giovane nipote,Federico, duca di Svevia, poi noto in Italia come il "Barbarossa". Egli sembrava essere il candidato ideale anche perché imparentato da parte di madre con i duchi di Baviera, quindi legato a entrambe le fazioni.
Federico cominciò infatti una politica conciliante, lasciando un ampio spazio alla nobiltà e avvalendosi dell'appoggio del suo cuginoEnrico il Leone, il quale aveva riunito nelle sue mani i due ducatidi Baviera edi Sassonia. I primi provvedimenti di Federico (1152-1154) furono tutti rivolti alla Germania, la cui nobiltà laica ed ecclesiastica venne spesso convocata in assemblee (lediete). Egli cominciò a piegare le forze a lui avverse, confiscando terreni che dava ad amministratori di origine servile, i quali, grati dell'appoggio dimostrato dal sovrano, ottennero prestigio e potere e divennero una nuova aristocrazia ministeriale a lui fedelissima.
Dopo il 1154 decise di scendere in Italia per essere incoronato, arrivando a Roma nel 1155. Qui represse su richiesta del papa il nascente comune e ne consegnò l'animatore,Arnaldo da Brescia, al pontefice, che lo fece ardere alrogo. Dopo l'incoronazione Federico decise di cominciare a imporre la propria volontà ai comuni italiani, convocando due diete aRoncaglia (nel 1154 e ancora 1158). Durante la seconda dieta di Roncaglia emise laconstitutio de regalibus, dove stabiliva quali erano i diritti del Re d'Italia (titolo che faceva parte della sua corona) che i comuni avevano usurpato (soprattutto diritti di esazione di imposte, pedaggi, dazi sui ponti, sui mulini, sulle strade, diritti di tenere tribunale e di battere moneta). I fondamenti giuridici di tali rivendicazioni vennero offerti dalla recente ma già importante scuola giuridica dell'Università di Bologna (ricompensata dall'Imperatore con la sua protezione), che attinse, riportandolo in Europa, aldiritto romano nellacodificazione voluta daGiustiniano I: la loro concezione si compendiava nella affermazionequod principi placet legis habet vigorem, vale a dire che “quanto è approvato dal sovrano, ha valore di legge”.
Questa politica procurò a Federico l'inimicizia dei comuni dell'Italia settentrionale, capeggiati daMilano. Inoltre era salito al soglio pontificioAlessandro III, che si era alleato con l'imperatore bizantinoManuele Comneno in funzione anti-germanica. Federico aveva cercato di ostacolare questa elezione ed era arrivato a fare eleggere unantipapa, cosa che alla fine gravò sul suo prestigio futuro.
La morte di Federico Barbarossa, illustrazione ottocentesca di Gustave Doré
I Comuni italiani, che ormai si erano spinti molto avanti in quanto a indipendenza dall'impero, non gradirono l'invio dipodestà scelti dall'imperatore, né atti di forza come la distruzione di Milano del 1162 ed ebbero inizio le prime ribellioni: laLega Veronese del 1164 diventata poiLega Lombarda, appoggiata anche daVenezia, nel 1167. Poiché l'equilibrio in Germania si stava incrinando per il perdurare dello scisma dell'antipapaVittore IV e per la politica eccessivamente indipendente diEnrico il Leone, il Barbarossa non poteva concentrarsi sull'Italia e quando vi scese riportò una sonora sconfitta nellabattaglia di Legnano del 1176. In quel momento l'Imperatore sembrava avere nemici su tutti i fronti (i Comuni, il papa, alcuni prìncipi tedeschi, l'Imperatore bizantino e il normanno re di Sicilia), per questo egli capì di doversi dedicare intanto a rompere il fronte troppo compatto degli avversari. Si accordò allora con il papa aVenezia (1177), ponendo fine allo scisma. I Comuni, privati dell'appoggio pontificio, cercarono allora una tregua, che poi divenne lapace di Costanza del 1183: essi ottennero l'autonomia sostanziale, ma formalmente essi dovettero accettare la sottomissione all'Impero. In seguito Federico si accordò con il re di Sicilia combinando il matrimonio tra suo figlioEnrico e la figlia di re Ruggero,Costanza d'Altavilla, celebrato nel 1186.
A questo punto Federico si dedicò di nuovo alla Germania, dove Enrico il Leone faceva una politica del tutto indipendente da lui e lo aveva tradito negandogli l'aiuto a Legnano. Nel1180 Federico lo mise al bando, con una doppia condanna sia da un tribunale feudale sia dalla dieta. Enrico si sottomise nel1181, recuperò alcuni beni allodiali, ma Federico da allora si rifiutò di reintegrarlo nella scala feudale.
Il passo successivo del Barbarossa sarebbe stato a rigor di logica diretto a Bisanzio, e infatti partì nellaterza crociata, ma morì per cause pare naturali inAnatolia durante la marcia versoGerusalemme.
Per la felice politica matrimoniale, il figlio di Federico,Enrico VI aveva ottenuto anche la corona di Sicilia. Ma se da parte germanica non vi furono contestazioni alla sua elezione, nel Mezzogiorno d'Italia egli fu conteso dal duca normannoTancredi di Altavilla, nipote di Costanza. Ma, con la morte di Tancredi e anche di un altro pretendente,Riccardo I d'Inghilterra (che vantava parentele sia conEnrico il Leone sia con i Normanni, dopo il matrimonio di sua sorella conGuglielmo II di Sicilia) la situazione sembrò quietarsi. Nel Natale del 1194 Enrico venne incoronato aPalermo e il giorno dopo, aJesi, veniva alla luce il suo eredeFederico Ruggero, che nel nome aveva già il ricordo dei monarchi dei due regni.
Fu fin da allora chiaro come Enrico stesse cercando di trasformare la corona imperiale in un titolo ereditario per la dinastia sveva, sollevando le proteste dei nobili tedeschi, dei comuni e del papa. Enrico morì a soli trent'anni per un banale incidente lasciando il figlio di appena tre anni.
Alla morte di Enrico VI, il figlio Federico, a soli quattro anni, fu proclamato re di Sicilia (1198) sotto la reggenza della madre,Costanza d'Altavilla. Costanza, vedova di Enrico VI, riconobbe la signoria feudale del papa, con il quale concluse un concordato rinunziando all'impero per conto di Federico e affidando al papa la reggenza per il figlio e poco dopo morì.
Appoggiato dal papa, che per arginare l'eccessiva potenza delregno dei Romani si era fatto promettere che egli non avrebbe mai riunito le corone dei Romani e di Sicilia, nel1212 Federico fu eletto re dei Romani e, nel 1220, fu consacrato imperatore dapapa Onorio III, dopo avere promesso di tenere fede agli impegni assunti con il suo predecessore.
Avendo poi disatteso tutte le promesse e soprattutto di partecipazione alle crociate, fuscomunicato dal nuovopapa Gregorio IX, ma nel 1228 guidò una spedizione interra santa e con un accordo diplomatico ottenne la restituzione diGerusalemme (quinta crociata).
Raffinato e moderno uomo di cultura, oltre che abile politico e esperto diplomatico, lasciò in Germania larga autonomia ai grandi feudatari, rivolgendo il suo interesse soprattutto all'Italia meridionale. Valendosi di validi collaboratori e di una solida e rinnovata burocrazia, diede al regno di Sicilia un nuovo assetto amministrativo ed economico, combatté le autonomie dei vescovi, dei baroni e delle città, fondò un'importante università aNapoli (1224) e stabilì la sua corte, ricca e raffinata, aPalermo. Qui, luogo di incontro di tradizioni culturali arabe, latine, ebraiche e greche, nacque la prima scuola poetica in lingua volgare, dettascuola siciliana, della quale lo stesso imperatore fece parte.
Nel 1231, con leCostituzioni di Melfi, raccolta di leggi in parte da lui emanate, gettò le basi in Sicilia di uno stato accentrato, permeato dalle idee dell'assolutismo regio. Sostenitore deighibellini, tentò di ricondurre all'obbedienza i comuni del nord Italia, e nel 1237 sconfisse aCortenuova una secondaLega Lombarda, annullando poi le disposizioni dellapace di Costanza siglata dal nonno Federico Barbarossa e sottomettendo i comuni dell'Italia centrale e settentrionale al controllo di funzionari imperiali.
Nuovamente scomunicato (1239) e poi deposto (1245) dalpapa Innocenzo IV, subi delle rivolte dai comuni aParma nel 1248 e suo figlioEnzo fu catturato durante laBattaglia della Fossalta nel 1249. Morì il 13 dicembre 1250 dopo avere designato come erede il figlioCorrado IV.
Corrado IV di Hohenstaufen (Andria, 25 aprile 1228 – Lavello, 21 maggio 1254) era il figlio secondogenito dell'imperatore Federico II di Svevia e di Jolanda di Brienne. Dopo la deposizione di suo fratello,Enrico VII, fu designato alla successione da suo padre Federico, e assunse i titoli di Duca di Svevia (Corrado III; 1235-1254), re dei Romani (Corrado IV; 1237-1254), re di Sicilia (Corrado I; 1250-1254) e re di Gerusalemme (Corrado II; 1250-1254).
Manfredi (1232-1266), principe diTaranto, figlio naturale diFederico II, alla morte del padre (1250) divenne reggente sul trono di Sicilia per il fratellastroCorrado IV, che si trovava inGermania. La sua reggenza fu osteggiata dalpapa Innocenzo IV, che aveva scomunicato Federico II e si era battuto per l'affermazione del potere temporale della Chiesa sull'impero. Alla morte di Corrado, nel1254, Manfredi accettò la reggenza della Sicilia per il nipote Corradino, ma il nuovopapa Alessandro IV lo scomunicò e Manfredi, dalla Puglia, con l'aiuto di truppe saracene, dichiarò guerra al papa.
Nel1257 sconfisse l'esercito del papa e il 10 agosto 1258, dopo avere diffuso la falsa notizia che Corradino era morto, fu incoronato a Palermo re di Sicilia (1258-1266). Insediatosi sul trono proseguì la politica del padre e cercò di tessere alleanze prendendo posizione all'interno di ogni faida cittadina o nobiliare. Dopo essere stato scomunicato da papa Alessandro una seconda volta, si schierò inToscana con i ghibellini e prese parte allabattaglia di Montaperti (1260) che si concluse con una grave sconfitta per iguelfi. Per rafforzare la propria posizione combinò il matrimonio tra la figlia Costanza e l'infantePietro d'Aragona. La scomunica gli fu rinnovata dal nuovo papa,Urbano IV, il quale si appellò al conteCarlo d'Angiò, fratello del re di FranciaLuigi IX, e forte del suo sostegno bandì una crociata contro Manfredi. Il conte scese in Italia e nella battaglia diBenevento (1266) Manfredi fu sconfitto e ucciso.
Manfredi, uomo di non comuni doti intellettuali e poeta, fu un generoso mecenate e accolse alla sua corte scienziati, poeti e artisti. Fece tradurre numerosi testi dall'arabo e dal greco e scrisse versi in volgare.
Nel 2005 è stato rinvenuto nella Biblioteca dell'Università di Innsbruck un carteggio composto da più di duecento documenti tra lettere e decreti, redatti per la maggior parte daFederico II e da suo figlioCorrado, oltre che da diversi importanti personaggi dell'epoca.
Angelo Scordo, Società Italiana di Studi Araldici,Note di araldica medievale – Una "strana" arma di "stupor mundi",Atti della Società Italiana di Studi Araldici, 11° Convivio, Pienerolo, 17 settembre 1994, Torino, Società Italiana di Studi Araldici, 1995, pp. 105-145.
Giovanni Antonio Summonte,Dell'historia della città, e regno di Napoli, a cura di Antonio Bulifon, Tomo II, Napoli, Antonio Bulifon – Libraro all'insegna della Sirena, 1675, ISBN non esistente.
Gianantonio Tassinari,Cenni e riflessioni sulle insegne degli Hohenstaufen, inNobiltà, anno XIV, nn. 78-79, Milano, Federazione delle Associazioni Italiane di Genealogia, Storia di Famiglia, Araldica e Scienze Documentarie, maggio-agosto 2007, pp. 283-330.
Jean-Claude Maire Vigueur,Storia e leggenda di un grande imperatore, inMedioevo Dossier, anno I, 1, Milano, De Agostini-Rizzoli Periodici, 1998, pp. 31-38.