Ḥakīm ibn Ḥizām ibn Khuwaylid (in araboحكيم بن حزام بن خويلد?;La Mecca,557[1] –674[2]) è stato unSahaba.
Nipote della prima moglie diMaometto,Khadīja bt. Khuwaylid, regalò lo schiavoZayd b. Ḥāritha (da lui acquistato in un mercato di schiavi) alla zia paterna, che lo donò a sua volta al marito, che finì con l'adottarlo. Varrà la pena ricordare che Khadīja e il futuro Profeta dell'Islam vivevano in una casa (bayt) compresa in un complesso di abitazioni (dār) di sua proprietà,[3] a dimostrazione della sua agiatezza, derivantegli dall'attività mercantile, che lo portava normalmente nelBilād al-Shām come anche inYemen.
Nonostante l'affetto che aveva per la zia e la sua sensibilità spirituale che lo portava a praticare iltaḥannuth (ritiro spirituale),[4] Ḥakīm si convertì però all'Islam solo nel630, al momento dirimente[5] della conquista diMecca, allorché si recò personalmente da Maometto per dichiarare la sua adesione alla fedeislamica, insieme conAbu Sufyan, quest'ultimo spinto a ciò dalle preoccupate ansie dello zio paterno del Profeta,al-ʿAbbās b. ʿAbd al-Muṭṭalib, suo amico e anch'egli ricco mercante meccano.
- ^Ossia tredici anni prima del cosiddettoAnno dell'elefante, che per i musulmani sarebbe coinciso con l'anno di nascita diMaometto, malgrado una macroscopica incoerenza logica.
- ^Ossia il 54 dell'Egira. Il che comporterebbe una vita di 120 anni che, per quanto siano da considerare lunari e non solari, appaiono un'ulteriore vistosa esagerazione dei cronisti musulmani, sotto questo aspetto davvero assai poco affidabili.
- ^Abū l-Walīd Muḥammad b. ʿAbd Allāh b. Aḥmad al-Azrakī,Akhbār Makka (Le notizie su Mecca), ed.Ferdinand Wüstenfeld,Die Chroniken der Stadt Mekka, Lipsia, 1958, p. 463.
- ^M.J. Kister pensava che questa pratica abbastanza diffusa tra iQuraysh avesse al centro delle intenzioni il culto per laKaʿba, considerata la "casa/tempio" (bayt) della divinità urbana diHubal. Si veda il suo articolo "Al-taḥannuth: an enquiry into the meaning of a term", inBSOAS, XXXI [1968], pp. 223-236
- ^Dopo tale data la conversione non comportò più infatti l'attribuzione ai convertiti trasferitisi aMedina del titolo onorifico diMuhājir.
- Leone CaetaniAnnali dell'Islām, 10 voll., Roma-Milano. U. Hoepli-Fondazione Caetani della Reale Accademia dei Lincei, 1905-1926 (nel vol. I).