Laguerriglia (in spagnologuerrilla) oguerra di guerriglia (in spagnologuerra de guerrillas) è una particolare modalità di guerra condotta con specifica conoscenza del terreno e delle condizioni ambientali, da parte di formazioni di limitata entità per lo più irregolari, cioè composte da forze definibili come militari irregolari, ribelli,partigiani,paramilitari o civili armati, compresi ibambini soldato. In un contesto diribellione,conflitto violento,guerra oguerra civile, i guerriglieri possono rivolgere le loro azioni contro le truppe regolari del loro stesso Stato (allo scopo di abbattere il regime costituito o protestare contro di esso), contro le truppe di uno Stato estero (allo scopo di liberare il loro Paese dalle truppe straniere che lo occupano), o contro forze insorte rivali. La guerriglia si sviluppa medianteimboscate,raid,sabotaggi,tattiche mordi e fuggi, attentati, attacchi di sorpresa e conseguenti brevi scontri, generalmente effettuati in zone montane, boscose o impervie, che sono particolarmente favorevoli allo spostamento rapido di piccole formazioni; può esistere anche una guerriglia urbana, effettuata da piccoli gruppi in città, in genere contro le forze di polizia[1][2].
Un predecessore della parola "guerriglia" proviene dall'espressione "piccola guerra" (in francesepetite guerre), diffusa nelXVIII secolo fra i militari di tutta Europa soprattutto grazie ai successi ottenuti dalle truppe leggere diMaria Teresa durante laGuerra di Successione Austriaca (1741-1748). Tale espressione descriveva le azioni diricognizione e imboscata eseguite da truppe leggere ad alta mobilità, che conducevano tali azioni con il favore del buio e dell'effetto sorpresa, attaccando il nemico con estrema rapidità per poi ripiegare altrettanto prontamente dal luogo dello scontro. Lapetite guerre settecentesca fu praticata soprattutto in America del Nord durante laGuerra dei Sette Anni (1756-1763), in India, e da alcune unità militari austriache e russe (panduri,ussari,ulani ecosacchi), venendo fatta oggetto di studio di vari trattati militari contemporanei, come ilTraité de la petite guerre di Armand-François de La Croix. Tuttavia, pur avendo tutti gli elementi della guerriglia, essa era intesa per essere condotta da "guerriglieri in uniforme", e come funzionale a una grande battaglia campale risolutiva combattuta fra eserciti regolari, non come una pratica che potesse vincere una battaglia o una guerra autonomamente[3].
Il terminepetite guerre venne tradotto nello spagnolo "guerrilla" durante laGuerra d'Indipendenza Spagnola (1808-1814), parte delleGuerre Napoleoniche (1803-1815), la quale fu uno dei primi esempi di guerriglia su vasta scala dell'epoca moderna, perché largamente combattuta da milizie irregolari spagnole – ovvero non formalmente inquadrate nelle forze armate regolarispagnole,portoghesi oinglesi – contro gliinvasori francesi napoleonici[4]. Secondo lo storico messicano Guadalupe Jiménez Codinach, il termine apparve per la prima volta sul quotidianoThe Times diLondra nel1808[5]:
(spagnolo) «Por primera vez aparece en la prensa internacional la palabra guerrilla en español. El diario The Times de Londres publica el 27 de octubre de 1808: En España están peleando civiles con guerrilla, y entre paréntesis ponen ‘little war’, pequeña guerra. Y explican que es una forma de pelear donde atacan y se retraen, atacan y se retraen… ¡No son ejército, son civiles!»
(italiano) «Per la prima volta apparve sulla stampa internazionale la parola guerriglia in spagnolo. Il quotidiano The Times di Londra pubblicava il 27 ottobre 1808: In Spagna i civili combattono con la guerriglia, e tra parentesi poneva 'little war', piccola guerra. E spiegava che è una forma di combattimento in cui attaccano e si ritirano, attaccano e si ritirano... Non sono un esercito, sono civili!»
Il generale, filosofo e strategaSun Tzu, nel suo trattatoL'arte della guerra delVI secolo a.C., fu uno dei primi sostenitori dell'uso della guerriglia[6][7]. La prima descrizione della guerriglia è una presunta battaglia tra l'imperatore Huang e il popolo Myan (Miao) in Cina[8].
Quinto Fabio Massimo Verrucoso, soprannominato "il Temporeggiatore", ampiamente considerato il "padre della guerriglia" del suo tempo, ideò una strategia che usò con grande efficacia contro l'esercito diAnnibale durante laSeconda Guerra Punica (218-202 a.C.) che prevedeva di evitare tutti gli scontri diretti che non fossero strettamente necessari, preferendo fareterra bruciata attorno all'esercito nemico, attaccare le sue vie di approvvigionamento e infliggergli continue perdite che non potevano essere facilmente rimpiazzate[9][10][11].
La guerriglia era usata comunemente dalle varie tribù celtiche, germaniche e africane che iRomani affrontarono nel corso della loro storia. NelII secolo a.C. il loro primo grande esponente sarebbe stato il capolusitanoViriato, la cui conoscenza delle tattiche di guerriglia gli valse otto anni di vittorie sugli eserciti romani. Sarebbe morto per tradimento senza essere mai stato sconfitto in modo decisivo sul campo di battaglia[11]. Anche ilgalloVercingetorige favorì la guerra mobile e il taglio delle linee di rifornimento nella sua rivolta contro laRepubblica romana nel 52 a.C., eArminio deiCherusci germanici sfruttò il terreno e le formazioni dell'esercito romano imperiale per vincere labattaglia della foresta di Teutoburgo nel 9 d.C.[11]. Anche il condottiero numidaTacfarinas usò la guerriglia, costringendo l'Impero romano ad allearsi con popoli nativi vicini per sconfiggerlo definitivamente[11]. In seguitoCarataco, il capo di guerra deiCatuvellauni britannici, impiegò la guerriglia mescolata a occasionali brevi battaglie per otto anni. Sebbene Carataco alla fine fosse stato catturato dai Romani,Tacito scrive che lo rispettavano.
Nelmondo antico classico, questo tipo di guerra era menzionato indirettamente daiGreci nellestorie omeriche, ma era solitamente inteso come insieme di azioni "mordi e fuggi" finalizzate alla ricerca di bottino in territorio nemico, più o meno come la successiva pirateriavichinga. Non ci sono molti esempi di guerriglia nell'antica guerra greca, sebbene gliEtoli ne fecero uso controDemostene e la sua fanteria pesanteoplitica durante lacampagna etolica (426 a.C.)[11].
La guerriglia era praticata dall'Impero bizantino, in particolare durante le sue guerre con ilCaliffato abbaside. A metà delX secolo queste pratiche furono codificate in un manuale militare noto con la moderna traduzione latina del suo titolo greco,De velitatione bellica. Attribuito all'imperatoreNiceforo II Foca, questo manuale descriveva le tattiche impiegate lungo imonti Tauro, la regione di confine tra impero e califfato. Le tattiche si concentravano sul tracciamento degli invasori, limitando i danni che potevano causare attraverso un'attenta sorveglianza e contro-incursioni, per poi attaccarli nei passi di montagna quando erano carichi di bottino e prigionieri. Seguire le forze nemiche senza farsi notare e organizzare imboscate ai loro danni sono i temi principali del testo[12].
Durante l'invasione mongola dell'Europa, la guerriglia e la dura resistenza portata avanti da popolazioni dell'est europeo, in particolare inCroazia e Dzurdzukezia, aiutò a impedire che imongoli stabilissero una presa permanente sul loro territorio e a scacciarli[13][14]. NelXV secolo, l'imperatore e generale vietnamitaLê Lợi lanciò una guerra di guerriglia contro icinesi[15].
Una delle guerre di guerriglia di maggior successo fu condotta daGiorgio Castriota Scanderbeg contro l'Impero ottomano invasore. Nel 1443 Scanderbeg radunò le forzealbanesi e scacciò iturchi dalla sua patria. Scanderbeg combatté unaguerra di guerriglia contro eserciti invasori fino a 20 volte più grandi del suo, usando il terreno montuoso a suo vantaggio. Molestò il vasto esercito ottomano con piccole unità e azioni "mordi e fuggi", oltre a usare finte ritirate seguite da improvvisi contrattacchi e altre tattiche sconosciute nella guerra fino ad allora. Per 25 anni Scanderbeg impedì ai turchi di riprendere l'Albania, che a causa della sua vicinanza all'Italia, avrebbe potuto facilmente servire da trampolino di lancio per un'ulteriore avanzata ottomana in Europa[16].
Nel 1462, gli ottomani furono respinti dal principevalaccoVlad III Dracula. Vlad non fu in grado di impedire ai turchi di entrare inValacchia, quindi ricorse alla guerriglia, organizzando costantemente piccoli attacchi e imboscate contro i turchi[17]. Durante ilDiluvio in Polonia furono applicate tattiche di guerriglia[18]. NellaGuerra dei Cent'anni (1337-1453) tra Inghilterra e Francia, il comandanteBertrand du Guesclin usò tattiche di guerriglia per infastidire gli invasori inglesi. Il signore della guerra e piratafrisonePier Gerlofs Donia combatté una guerriglia controFilippo I di Castiglia[19] e con il suo co-comandante Wijerd Jelckama controCarlo V[20][21].
IlmaragiàShivaji fu il pioniere delloShiva sutra oGanimi Kava (tattiche di guerriglia) contro iMoghul e altre potenze nel 1645, portando alla fondazione dello stato Maratha nel 1674, gettando le fondamenta di quello che sarebbe diventato l'ultimo grande impero indiano, l'Impero Maratha, prima delRaj britannico[23].
Nel Nord America, uno dei primi casi registrati di guerriglia fu la resistenza degli Apalachee agli spagnoli durante laspedizione di Narváez nel 1528 nellaFlorida spagnola.
A metà delXVII secolo i coloni dellaNuova Francia erano in conflitto con laConfederazione irochese. Le forze irochesi usarono tattiche "mordi e fuggi", azioni di disturbo ed evitarono costose battaglie campali. I coloni della Nuova Francia iniziarono a chiamare queste tattiche indiane lapetite guerre perché tali tattiche erano pensate per condurre incursioni, in contrapposizione alle tipiche battaglie campali europee. I coloni della Nuova Francia appresero lapetite guerre da altri popoli indiani locali, come gliUroni, gli Wobanaki, gliAlgonchini e gliOttawa, per poi usarla con successo contro gli Irochesi.
Il maggioreBenjamin Church e i coloni del New England appresero le tattiche di guerriglia attraverso la guerra dei nativi, adottando le tattiche di esplorazione e incursione degli indiani sin dallaGuerra di re Filippo (1675). Durante le quattroGuerre franco-indiane (1689-1763), a partire dalla fine delXVII secolo, i Canadiens, la Confederazione Wabanaki e alcuniAcadiani portarono lapetite guerre nelle colonie del New England e nellavalle dell'Ohio. Nell'attuale Maine, il missionario gesuita francese Sebastian Rale guidò la Confederazione Wabanaki in unapetite guerre lungo il confine tra New England e Acadia. Una generazione dopo, inNuova Scozia, il presbitero franceseJean-Louis Le Loutre guidò iMi'kmaq e gli Acadiani in unapetite guerre dietro le linee anglo-americane in vista dell'ultima Guerra franco-indiana[24].
Durante la guerra franco-indiana lapetite guerre salì alla ribalta quando gli indiani della valle dell'Ohio sconfissero laspedizione di Braddock vicino alle biforcazioni dell'Ohio nellabattaglia del Monongahela. In Nuova Scozia, l'ufficiale franceseCharles Deschamps de Boishébert guidò i Mi'kmaq e gli Acadiani in una guerra di guerriglia mentre gli inglesiespellevano gli Acadiani dalla regione[25]. Nel Nordest, un boscaiolo del New Hampshire,Robert Rogers, iniziò a creare scalpore nell'establishment delle Forze armate britanniche per il suo successo nell'uso delle tattiche della "piccola guerra". I leader militari britannici comeJeffery Amherst, John Forbes e Henry Bouquet capirono che avevano bisogno di imparare e adottare le tattiche della piccola guerra o ne sarebbero stati consumati, come accaduto a Braddock. L'apparato militare britannico iniziò ad adottare alcune delle tattiche dipetite guerre come "fanteria leggera"[26].
Sebbene molti degli scontri dellaRivoluzione americana fossero convenzionali, la guerriglia fu utilizzata in una certa misura durante questo conflitto dal 1775 al 1783, il che ebbe un impatto significativo. Le tattiche di guerriglia furono utilizzate per la prima volta nelleBattaglie di Lexington e Concord daiPatriots il 19 aprile 1775.George Washington a volte usò metodi non convenzionali per combattere gli inglesi. Durante laGuerra del foraggio, George Washington inviò unità di milizia con un supporto limitato dell'Esercito continentale per lanciareincursioni eimboscate contro distaccamenti dell'Esercito britannico e gruppi incaricati di raccogliere foraggio; la milizia e il supporto dell'Esercito continentale avrebbero effettuato schermaglie contro distaccamenti britannici in battaglie e scontri su piccola scala. Durante la Guerra del foraggio, le vittime britanniche superarono le 900. La Guerra del foraggio sollevò il morale degli americani poiché le loro operazioni di guerriglia contro gli inglesi si dimostrarono efficaci. Diversi famosi ufficiali coloniali americani ebbero successo con tattiche di guerriglia, in particolare William R. Davie,John Stark, David Wooster,Thomas Knowlton,Francis Marion,Israel Putnam, Shadrach Inman,Ethan Allen,Daniel Morgan, i fucilieri delMorgan's Corps of Rangers e gliOvermountain Men. Nella successiva storia degli USA, corpi come iRangers avrebbero poi svolto operazioni dipulizia etnica ai danni della popolazione nativa indiana, per esempio nelTexas[27]. Durante la Guerra d'indipendenza tutti questi guerriglieri americani fecero la loro parte usando tattiche non convenzionali per combattere gli inglesi e i lealisti.Nathanael Greene usò una strategia di guerriglia molto efficace controLord Cornwallis. Innanzitutto, Greene continuò a ritirarsi per attirare gli inglesi lontano dalle loro linee di rifornimento, quindi inviò le sue forze a combattere in piccole scaramucce e scontri con distaccamenti britannici per indebolirli. Quindi, combattendo una battaglia convenzionale, Greene si scontrò con Cornwallis aGuilford Court House: Cornwallis risultò vincitore, ma la sua vittoria fu diPirro, poiché ebbe troppe perdite che non poteva permettersi. Sebbene la guerriglia venisse spesso usata per evitare battaglie, gli americani combatterono in formazioni lineari convenzionali in battaglie decisive contro gli inglesi, fino allaresa britannica a Yorktown che portò all'indipendenza delle tredici colonie. Molti dei comandanti americani che usarono tattiche e strategie di guerriglia vennero romanticizzati con il passare del tempo, sebbene le forze armate terrestri e navalifrancesi alleate avessero avuto un ruolo preponderante nella campagna finale[28] e nell'intera guerra.
Dal 1793 al 1796 scoppiò una rivolta contro laRivoluzione francese da parte dei monarchici cattolici nel dipartimento dellaVandea. Questo movimento intendeva opporsi allapersecuzione subita dalla Chiesa cattolica romana nella Francia rivoluzionaria, e in ultima analisi ripristinare la monarchia. Sebbene mal equipaggiata e non addestrata nelle tattiche militari convenzionali, la controrivoluzione vandeana, nota come "Reale esercito cattolico", si affidò molto alle tattiche di guerriglia, sfruttando appieno la loro conoscenza approfondita della campagna paludosa e densamente boscosa. Larivolta in Vandea venne alla fine soppressa dalle truppe governative, ma i suoi successi contro l'esercito repubblicano più grande e meglio equipaggiato furono notevoli.
Le guerre di Hawkesbury e Nepean (1790-1816) – le prime delle guerre che nella storiografia inglese vengono chiamate "Australian frontier wars" – furono una serie di conflitti tra ilNew South Wales Corps (un reparto militare inglese attivo fra 1789 e 1818) e gliAborigeni australiani del fiume Hawkesbury e del fiume Nepean aSydney, inAustralia[29]. La popolazione locale dei Darug attaccò le fattorie dei coloni finché il governatoreLachlan Macquarie non inviò truppe dal46th Regiment of Foot nel 1816. Il popolo Darug fu combattuto usando principalmente tattiche di guerriglia; tuttavia, si verificarono anche diverse battaglie convenzionali. Anche gli Aborigeni australiani guidati da Pemulwuy, un condottiero della resistenza indigena, effettuarono delleincursioni nei pressi diParramatta, un sobborgo occidentale di Sydney, nel periodo compreso tra il 1795 e il 1802. Questi attacchi portarono il governatore Philip Gidley King a emanare un ordine nel 1801 che autorizzava i coloni a sparare a vista agli Aborigeni australiani nelle aree di Parramatta, Georges River e Prospect. I clan indigeni di Hawkesbury River e Nepean River furono successivamente sconfitti dagli inglesi ed espropriati delle loro terre[30].
Durante leGuerre napoleoniche (1803-1815) molti degli eserciti vivevano di ciò che produceva la terra su cui sostavano. Ciò spesso portava a una certa resistenza da parte della popolazione locale se l'esercito non pagava prezzi equi per i prodotti che consumava. Di solito, questa resistenza era sporadica e non molto riuscita, quindi non classificabile come guerriglia. Ci furono tuttavia tre eccezioni degne di nota, determinate soprattutto dalla volontà di popolazioni intenzionate a non vivere sotto la dominazione napoleonica e a preservare le loro tradizioni e la loro indipendenza politica e nazionale:
IlTirolo, dopo la sconfitta dell'Austria nella guerra dellaTerza coalizione (1805-1806), fu annesso allaBaviera a seguito deltrattato di Presburgo. La Baviera, alleata dellaFrancia napoleonica, varò una serie di riforme di stampo illuministico, come l'introduzione dellacoscrizione obbligatoria e la limitazione del potere ecclesiastico, che si scontrarono con antichi privilegi locali (ad esempio, nel Tirolo absburgico vigeva un sistema di difesa senza coscrizione obbligatoria ad opera di milizie territoriali che non potevano essere impiegate al di fuori della regione). Fu soprattutto l’introduzione della coscrizione, unitamente a un decreto che mutava il nome del Tirolo in "Baviera meridionale", a dare inizio a una guerriglia popolare, che tuttavia scoppiò non tanto per fedeltà verso gliAbsburgo quanto per difendere tradizioni, anche religiose, minacciate da dominatori stranieri. A partire dal marzo 1809 tale guerriglia fu guidata dall'oste e mercante di cavalliAndreas Hofer, Speckbacher e Haspinger, ma, dopo alcuni successi iniziali soprattutto nell'area delmonte Isel che portarono a una momentanea liberazione diInnsbruck, fu repressa definitivamente nell'ottobre dello stesso anno. Il fallimento della rivolta fu dovuto principalmente a discordie fra i suoi capi e all'insufficiente appoggio dato agli insorti da parte del governo e delle truppe regolari austriache[31][32].
Durante l'invasione napoleonica della Russia del 1812 i contadini abbandonarono in massa le terre unendosi alla ritirata dell'Esercito russo, distruggendo i raccolti e facendo resistenza alle truppe francesi mediante la guerriglia[33]. I contadini, dimostrando sincero odio verso il nemico, organizzarono raggruppamenti di partigiani che, guidati da brillanti ufficiali come il tenente colonnello ussaroDenis Davydov, Jermolai Četverikov e Aleksandr Figner[34], inflissero perdite significative alle truppe francesi, soprattutto per quanto riguarda distaccamenti e pattuglie isolate e i convogli di rifornimento, rendendo il territorio e le campagne molto pericolose per i soldati nemici[35]. Queste operazioni resero le truppe francesi incapaci di combattere o persino di muoversi, a causa della carenza di cibo e munizioni, e non solo a causa dell'inverno russo come solitamente si dice. La guerra dei partigiani fu spietata e costellata di crudeltà e distruzioni; a essa i francesi risposero con rappresaglie, processi sommari e fucilazioni che accrebbero l'odio popolare verso l'invasore[36]. Anche l'incendio di Mosca dopo la sua occupazione da parte dellaGrande Armata di Napoleone, che privò i francesi di un rifugio in città, potrebbe essere associato oltre che alla tattica dellaterra bruciata anche a un'azione di guerriglia, nella misura in cui era un attacco alle risorse disponibili al nemico piuttosto che un attacco diretto alle sue truppe (e nella misura in cui era un'azione volontaria russa piuttosto che una conseguenza involontaria di truppe del diciannovesimo secolo accampate in una città in gran parte abbandonata di edifici in legno). La guerra di resistenza controNapoleone è nota in Russia col nome di Guerra Patriottica (in russoОтечественная война?,Otečestvennaja vojna).
Durante laGuerra d'Indipendenza Spagnola (1808-1814) i guerriglieri spagnoli e portoghesi bloccarono centinaia di migliaia di truppe dell'Esercito imperiale francese e ne uccisero decine di migliaia. Le continue perdite di truppe spinsero Napoleone a descrivere questo conflitto come la sua "ulcera spagnola". Questa fu una delle guerre partigiane di maggior successo della storia e fu lì che la parola "guerriglia" fu usata per la prima volta in questo contesto. L'Oxford English Dictionary citaWellington come la più antica fonte conosciuta del termine, il quale parlò di "guerrillas" nel 1809. Il poetaWilliam Wordsworth mostrò una precoce intuizione sulla natura dei metodi di guerriglia nel suo opuscolo del 1809[37] riguardante laConvenzione di Cintra:
(inglese) «It is manifest that, though a great army may easily defeat or disperse another army, less or greater, yet it is not in a like degree formidable to a determined people, nor efficient in a like degree to subdue them, or to keep them in subjugation–much less if this people, like those of Spain in the present instance, be numerous, and, like them, inhabit a territory extensive and strong by nature. For a great army, and even several great armies, cannot accomplish this by marching about the country, unbroken, but each must split itself into many portions, and the several detachments become weak accordingly, not merely as they are small in size, but because the soldiery, acting thus, necessarily relinquish much of that part of their superiority, which lies in what may be called the engineer of war; and far more, because they lose, in proportion as they are broken, the power of profiting by the military skill of the Commanders, or by their own military habits. The experienced soldier is thus brought down nearer to the plain ground of the inexperienced, man to the level of man: and it is then, that the truly brave man rises, the man of good hopes and purposes; and superiority in moral brings with it superiority in physical power.»
(italiano) «È evidente che, sebbene un grande esercito possa facilmente sconfiggere o disperdere un altro esercito, più piccolo o più grande, tuttavia non è in egual misura formidabile per un popolo determinato, né efficiente in egual misura nel sottometterlo o nel tenerlo in soggezione, tanto meno se questo popolo, come quelli della Spagna nel caso presente, è numeroso e, come loro, abita un territorio esteso e forte per natura. Perché un grande esercito, e persino diversi grandi eserciti, non possono realizzare questo marciando per il Paese, compatti, ma ognuno deve dividersi in molte porzioni, e i vari distaccamenti diventano deboli di conseguenza, non solo perché sono di piccole dimensioni, ma perché i soldati, agendo in questo modo, necessariamente rinunciano a gran parte di quella parte della loro superiorità, che risiede in quello che può essere chiamato l'ingegneria della guerra; e molto di più, perché perdono, in proporzione a come sono spezzati, il potere di trarre profitto dall'abilità militare dei comandanti, o dalle loro stesse abitudini militari. Il soldato esperto viene così portato più vicino al terreno pianeggiante dell'inesperto, l'uomo al livello dell'uomo: ed è allora che l'uomo veramente coraggioso si eleva, l'uomo di buone speranze e propositi; e la superiorità morale porta con sé la superiorità nella potenza fisica.»
(William Wordsworth,Selected Prose, Penguin Classics, 1988, pp. 177 - 178)
Von Brandt, un ufficiale prussiano che combatteva con i regolari francesi contro i guerriglieri spagnoli, scrisse nel suo diario[38][39]:
«Ovunque arrivassimo, loro scomparivano, ogni volta che ce ne andavamo, loro arrivavano – erano ovunque e da nessuna parte, non avevano un centro tangibile che potesse essere attaccato.»
Questa guerra vide le forze britanniche e portoghesi usare il Portogallo come posizione sicura dalla quale lanciare campagne contro l'Esercito francese, mentre i guerriglieri spagnoli dissanguavano gli occupanti. Lo storico David Gates nota che gran parte dell'Esercito francese «fu reso indisponibile per le operazioni contro Wellington perché innumerevoli contingenti spagnoli continuavano a materializzarsi in tutto il Paese. Nel 1810, ad esempio, quandoMassena invase il Portogallo, le forze imperiali nella penisola ammontavano a un totale di 325.000 uomini, ma solo circa un quarto di questi poteva essere risparmiato per l'offensiva: il resto era necessario per contenere gli insorti e i regolari spagnoli. Questo fu il più grande contributo singolo che gli spagnoli avrebbero potuto dare e, senza di esso, Wellington non avrebbe potuto mantenersi a lungo nel continente – per non parlare di uscire vittorioso dal conflitto»[40]. Insieme, le forze alleate regolari e irregolari impedirono aimarescialli di Napoleone di sottomettere le province spagnole ribelli[41].
Sebbene durante laGuerra anglo-americana (1812-1815) – anche detta Guerra del 1812 per via dell'anno in cui scoppiò – la maggior parte degli scontri furono convenzionali, la guerra non convenzionale fu utilizzata in una certa misura dagli americani nel loro secondo conflitto con l'Impero britannico. Gli americani utilizzarono forme di guerra non convenzionale, comeincursioni, attacchi a sorpresa e talvolta imboscate[42]. Alcuni comandanti delRegiment of Riflemen si rivelarono abbastanza competenti in alcuni tipi limitati di guerra non convenzionale contro l'Impero britannico, come Benjamin Forsyth, Daniel Appling e Ludowick Morgan. Altri americani che utilizzarono incursioni "mordi e fuggi" e attacchi a sorpresa furono Duncan MacArthur, Alexander Smyth, Andrew Holmes, Daniel Bissell, John B. Campbell e George McGlassin. Gli USA, tuttavia, avevano anche combattenti "anfibi" che certa storiografia americana considera "guerriglieri del mare": comandanti dellaMarina degli Stati Uniti ocorsari che razziavano le navi mercantili britanniche. Tali corsari americani razziavano le navi britanniche issando bandiere inglesi per sorprendere e catturare le navi britanniche, o camuffando la propria nave come un vascello dall'aspetto innocuo con fucilieri nascosti per tendere un'imboscata o sorprendere le ignare navi britanniche. Questi americani erano Melancthon Taylor Woolsey, Otway Burns, Thomas Boyle, David Porter, Jesse Elliot, John Percival, John Ordronaux e William Josephus Stafford. La milizia americana che era famosa per le sue forme di guerriglia nellaRivoluzione americana non fu usata così efficacemente nella Guerra del 1812. La milizia fu scarsamente utilizzata come truppa convenzionale, scarsamente armata, sottofinanziata e scarsamente addestrata, il che la rese significativamente meno efficace rispetto alla sua controparte della Rivoluzione americana, causando perciò pochi danni. Uno dei pochi comandanti ad aver utilizzato efficacemente le tattiche di guerriglia sarebbe stato Alexander Macomb, le cui azioni sono menzionate nel libroThe Battles at Plattsburgh: September 11, 1814 di Keith A. Herkalo[43]. Il libro menziona come Macomb ordinò alla milizia americana di sparare contro gli inglesi da dietro alberi, rocce e cespugli mentre si ritirava o manovrava attorno a loro nei boschi durante la Battaglia di Plattsburgh; si disse che la milizia americana con il suo stile di combattimento da guerriglia giocò un ruolo importante nella vittoria americana in tale battaglia[44]. Alla fine della guerra gli USA ottennero pochissimi risultati favorevoli, come la sconfitta della Confederazione diTecumseh (una confederazione di popoli nativi indiani nella regione deiGrandi Laghi, in quel periodo alleata degli inglesi). Per quanto riguarda le forze armate regolari britanniche, gli USA poterono combatterle solo fino al punto di conseguire uno stallo o pareggio. È discutibile se una qualsiasi azione di guerriglia da parte americana abbia avuto un impatto sull'esito della guerra, tuttavia tali azioni fornirono alcune lezioni per i futuri comandanti militari e storici americani desiderosi di apprendere i metodi delle tattiche e delle strategie di guerriglia[45].
Durante ilRisorgimento italiano (1815-1866),Giuseppe Mazzini tentò di raggiungere l’unità d’Italia per mezzo della guerriglia. Nel 1853 fondò perciò ilPartito d’Azione: in un omonimo opuscolo, Mazzini condannò la rassegnazione in qui erano sprofondati molti patrioti italiani a seguito delle repressioni delbiennio rivoluzionario, e proclamò che le istanze del1848 avrebbero dovuto essere rilanciate, allo scopo di creare un’Italia unita, indipendente, sovrana e repubblicana. Secondo Mazzini l’unico modo per conseguire questo obbiettivo era la guerra per bande, l’insurrezione armata nazionale e popolare sotto forma di guerriglia. Tale insurrezione che si sarebbe dovuta combattere contro l'Impero austriaco, ma anche contro la dinastiaborbonica e quellasabauda, era considerata da Mazzini «la guerra tipica di ogni nazione che si emancipi dal dominio straniero»[46]. Già nel 1833 Mazzini pubblicò una breve opera intitolataDella guerra d'insurrezione conveniente all'Italia nella quale erano presenti appositeIstruzioni per le Bande Nazionali[47], che vennero più volte ripubblicate dal 1853 in poi[48] per agevolare l’addestramento dei guerriglieri. Le riflessioni militari mazziniane contenute in tale breve opera furono ispirate dalla resistenza spagnola contro l'invasione napoleonica, e dalle esperienze diCarlo Angelo Bianco – collaboratore diSantorre di Santa Rosa, combattente in Spagna, membro dellaGiovine Italia e fondatore con Mazzini dellaGiovine Europa, e autore di un volume edito nel 1830 intitolatoDella guerra nazionale d'insurrezione per bande, applicata all'Italia. Trattato dedicato ai buoni italiani da un amico del paese[49][50]. Il progetto insurrezionale mazziniano non riuscì a compiersi a causa di una insufficiente preparazione, della mancanza del necessario appoggio popolare, e dei conseguenti immediati insuccessi militari. Tra il febbraio e il marzo 1853 al forte di Belfiore, a Mantova, vennero impiccati icospiratori mazzinianiTito Speri,Carlo Montanari,Bartolomeo Graziosi ePiero Frattini. Nel settembre 1853 fallirono le operazioni di un piccolo gruppo armato al comando diFelice Orsini, che Mazzini aveva mandato alla volta delDucato di Modena. Nel 1855 venne catturato e ucciso a MantovaPier Fortunato Calvi, che aveva animato in Trentino una banda guerrigliera che combatteva contro l’Esercito austriaco. Infine, la disfatta dellaspedizione di Sapri guidata daCarlo Pisacane nel 1857 concluse i tentativi insurrezionali mazziniani[51].
Dopo l'unità d'Italia (1861), si intensificarono nel sud del Paese le operazioni di numerose bande armate composte principalmente da contadini poveri. Tali bande, spesso guidate dalegittimisti,filo-borbonici spagnoli o da criminali comuni – considerate dalla storiografia ufficiale italiana postunitaria come tutte composte interamente e indistintamente da briganti – combatterono contro il governo italiano per un insieme di cause politiche, economiche e sociali. Tali cause possono riassumersi nella fedeltà all'exRegno delle Due Sicilie; nella negligenza del nuovo governo verso i problemi dei lavoratori meridionali, come l'irrisolta questione demaniale che esasperò il conflitto tra classe possidente e classi popolari; nell'aumento delle tasse e dei prezzi per i beni di prima necessità; nell'istituzione del servizio militare obbligatorio che sottraeva i giovani al lavoro; nei benefici economici riservati solo ai membri dellaborghesia – la ricca borghesia conservatrice del sud preunitario i cui esponenti, riconoscendo infine il nuovo ordine politico, accettarono di farsi assimilare dalla nuova classe dirigente pur di mantenere sostanzialmente inalterate le loro posizioni di preminenza economica[52].
Nel 1860 Garibaldi e le sue forzesbarcate in Sicilia ricevettero inizialmente un aiuto sostanziale dalle bande di briganti che avevano a lungo infestato l'Italia meridionale. La più importante di queste fu quella diCarmine "Crocco" (Carmine Donatelli), famoso per le sue tattiche di guerriglia, le cui operazioni comprendevano anche il taglio delle forniture idriche, la distruzione di mulini per la farina, il taglio dei cavi del telegrafo e le imboscate contro viaggiatori isolati. Tuttavia il brigantaggio era il sintomo di un diffuso malcontento contadino, principalmente tra i braccianti agricoli e i lavoratori a giornata; anche i piccoli proprietari terrieri avevano iniziato a sollevare obiezioni circa i nuovi tentativi dei grandi latifondisti del sud di recintare le loro proprietà. Sebbene i liberali del nord poterono accogliere con favore il sostegno puramente militare offerto dai briganti, furono totalmente contrari a qualsiasi esplosione di protesta contadina. Sin dal 1860 Garibaldi affrontò molto severamente tali proteste, e così molti contadini del sud iniziarono presto a rivoltarsi contro le sue forze. Fino al 1866 le varie bande di briganti combatterono una guerriglia feroce contro leforze del neonatoRegno d'Italia, che fu sedata solo con la massima difficoltà e la massima ferocia. Nella repressione furono coinvolte circa 120.000 truppe, contro forse 80.000 briganti, e furono uccisi più soldati che in tutte le guerre del Risorgimento messe insieme. Il terrore fu l'arma principale dei contro-insorti. Uno dei primi ordini del generaleCialdini dopo aver assunto il comando nel 1860 fu che chiunque fosse stato trovato con armi doveva essere fucilato immediatamente. Registri per l'anno 1863 riportano che 1.038 persone furono giustiziate per questo motivo. Nello stesso periodo circa 2.500 meridionali furono uccisi nei continui combattimenti e oltre 2.700 furono imprigionati[53].
Anche durante laGuerra civile americana (1861-1865), come durante la Guerra del 1812, si verificarono alcuni episodi di guerra non convenzionale[54].
Azioni di guerriglia si svilupparono nell'entroterra degliStati di confine (Missouri,Arkansas,Tennessee,Kentucky eVirginia nord-occidentale) e furono caratterizzate da un feroce conflitto tra vicini. Un esempio furono le opposte forze irregolari operanti nel Missouri e nell'Arkansas settentrionale dal 1862 al 1865, la maggior parte delle quali erano pro-Confederate o pro-Unione, anche se a volte lo erano solo di nome dato che depredavano civili e forze militari isolate di entrambe le parti con scarso riguardo per la politica. Da queste forze guerrigliere semi-organizzate si formarono diversi gruppi ai quali fu data una certa legittimità dai loro rispettivi governi. IQuantrill's Raiders, che terrorizzarono i civili pro-Unione e combattevano le truppe federali in vaste aree del Missouri e del Kansas, erano una di queste unità. Un'altra unità simile, con tenui legami con l'Esercito confederato, era guidata da Champ Ferguson lungo il confine tra Kentucky e Tennessee; Ferguson fu giustiziato dopo la guerra. Decine di altre piccole bande locali terrorizzarono la campagna in tutta la regione di confine durante il conflitto, portando una guerra totale nell'area che durò fino alla fine della Guerra civile e, in alcune zone, anche oltre.
Oltre a queste bande, alcune unità militari regolari sia dell'Esercito dell'Unione sia dell'Esercito Confederato furono adibite allo svolgimento di operazioni di guerriglia (raid) in profondità dietro le linee nemiche. IlPartisan Ranger Act del 21 aprile 1862 approvato dal Congresso confederato autorizzò la formazione di tali unità e diede loro legittimità: un esempio fu il43rd Virginia Cavalry Battalion diJohn Singleton Mosby, unità anche dettaMosby's Rangers, che fu molto efficace nel legare le forze federali dietro le linee dell'Unione nella Virginia settentrionale negli ultimi due anni di guerra. Altre unità come quelle diNathan Bedford Forrest e John Hunt Morgan operarono come parte delle forze di cavalleria dell'Esercito confederato del Tennessee nel 1862 e nel 1863. Furono assegnate loro missioni specifiche per distruggere centri logistici, ponti ferroviari e altri obiettivi strategici dell'Unione per supportare la missione più ampia dell'Esercito confederato del Tennessee. A seguito della distruzione dell'unità di Morgan durante il Grande Raid del 1863, la Confederazione condusse sempre meno incursioni di cavalleria profonde negli ultimi anni della guerra, principalmente a causa delle perdite di cavalieri esperti e delle operazioni offensive dell'Esercito dell'Unione. La cavalleria federale condusse invece sempre più incursioni di successo durante la guerra, un esempio notevole fu ilraid di Grierson del 1863, che contribuì a preparare il terreno per la vittoria del generaleUlysses S. Grant durante lacampagna di Vicksburg.
Alla fine, le operazioni federali di controguerriglia riuscirono a impedire il successo della guerriglia confederata. In Arkansas, le forze federali utilizzarono un'ampia varietà di strategie per sconfiggere gli irregolari: uso delle forze unioniste dell'Arkansas come truppe antiguerriglia; uso delle forze fluviali dellaMarina dell'Unione per controllare i corsi d'acqua; creazione di un sistema di spionaggio per identificare e fermare i presunti guerriglieri; sviluppo di una cavalleria più efficace; creazione di numerosi fortini e fortificazioni per difendere obiettivi strategici; e gravi rappresaglie contro le comunità sospettate di supportare la guerriglia confederata, mediante distruzioni, trasferimenti forzati di popolazioni e requisizioni, che provocarono gravissimi danni all’economia del Sud.
Tuttavia, i tentativi federali di sconfiggere alcune singole unità confederate che usavano tattiche di guerriglia non ebbero successo, come nel caso deiMosby's Rangers che erano organizzati in unità molto piccole (10-15 uomini) che operavano in aree considerate amichevoli per la causa confederata. Un altro reggimento confederato noto comeThomas Legion, composto da indianiCherokee e bianchi anti-Unione, si trasformò in una forza di guerriglia e continuò a combattere nell'entroterra montano remoto dellaCarolina del Nord occidentale per un mese dopo la resa diRobert E. Lee adAppomattox. Tale unità non fu mai completamente soppressa dalle forze dell'Unione, ma cessò volontariamente le ostilità presso la città diWaynesville l'8 maggio 1865[55].
All’inizio della campagna 1870-71 il governo francese offrì aGiuseppe Garibaldi il comando di tutti i corpi franchi della zona deiVosgi daStrasburgo aParigi, e di una brigata diGuardie mobili. Garibaldi accettò, e durante il viaggio daCaprera aDôle dettò delleIstruzioni per i volontari ed i franchi tiratori[57]. Garibaldi, accorso in aiuto dellaTerza repubblica francese nata all'indomani dellasconfitta di Sedan (1º settembre 1870), riuscì per mezzo di tattiche di guerriglia a ottenere alcuni successi pressoDigione (battaglie di Digione), ma le sue azioni non bastarono a capovolgere le sorti della guerra.
I boeri erano eccellenti cavalieri e tiratori, e conoscevano bene il terreno sul quale si muovevano. Secondo la legge boera, ogni cittadino fra i 16 e i 60 anni doveva essere sempre pronto a combattere per il suo Paese in ogni momento: doveva quindi disporre di un cavallo, di una sella, di un fucile con almeno trenta cartucce e di viveri per otto giorni. I boeri non indossarono uniformi particolari e le loro forze, all'inizio del conflitto, erano equipaggiate con molti fucili a lunga gittata e anche con qualche pezzo di artiglieria, ed erano organizzate in "commandos" il cui numero di effettivi oscillava fra i 300 e i 3.000 uomini. Tuttavia, man mano che le loro scorte di cibo e munizioni si esaurivano, i boeri si divisero sempre più in unità più piccole e fecero affidamento sulle armi e le munizioni britanniche catturate.
Durante laPrima guerra anglo-boera (1880-1881) gli insorti riuscirono ad avere la meglio in breve tempo sulle forze britanniche stanziate in loco durante battaglie come quelle diBronkhorstspruit,Laing's Nek,Schuinshoogte eMajuba Hill, riuscendo a strappare al governo di Londra un'autonomia che prevedeva l'autogoverno – ma non l'indipendenza – per i loro Stati.
All'inizio dellaSeconda guerra anglo-boera (1899-1902) sembrò, dopo alcuni successi boeri in campo aperto contro gli inglesi nelle battaglie diMaggersfontein,Colenso eSpion Kop, che gli insorti dovessero avere il sopravvento ancora una volta sul nemico in breve tempo. Tuttavia, nel corso della guerra, i britannici continuarono a far affluire nuove forze e rifornimenti nella regione, mentre le forze e i rifornimenti boeri si assottigliarono sempre più. Nel febbraio 1900 le forze comandate dal generale boeroPiet Cronje vennero indotte alla resa nellabattaglia di Paardeberg, e il 13 marzo 1900Bloemfontein (capitale del Libero Stato d’Orange) fu occupata dalle truppe britanniche, che agli inizi di giugno entrarono anche aPretoria (capitale della Repubblica del Transvaal). I boeri tuttavia non si arresero e continuarono a combattere con tattiche esclusivamente guerrigliere che misero in seria difficoltà gli inglesi, i quali riuscirono a prevalere soltanto nel maggio 1902, dopo due anni di spietate campagne antiguerriglia: oltre a ordinare la difesa delle linee di comunicazione (soprattutto ferrovie e ponti) mediante centinaia di fortini e pattuglie, il generale ingleseHoratio Kitchener ordinò altresì di devastare il territorio mediante sequestro di cavalli e bestiame; confisca o distruzione di carri, derrate alimentari, fattorie, raccolti e depositi dei raccolti, panifici e mulini; rastrellamento e deportazione di circa 120.000 persone (il 50% della popolazione boera), internate in 58campi di concentramento nei quali morirono migliaia di uomini donne ebambini[59]. I metodi dei britannici rafforzarono in molti boeri la volontà di combattere a oltranza, tuttavia la combinazione di tutte le tattiche di controguerriglia alla fine ebbe il sopravvento. Al termine del conflitto, nonostante la sconfitta, i boeri mantennero la loro identità nazionale.
Le ragioni della sconfitta boera, oltre che alle azioni britanniche, sono attribuibili anche a problematiche interne. I boeri mancavano di esperienza e disciplina militare e non erano abituati a ricevere o ad impartire ordini: il loro era un esercito di civili nel quale gli ufficiali potevano essere eletti ma anche destituiti mediante votazioni in qualsiasi momento, e nel quale nessun boero era tenuto a fare qualcosa contro la sua volontà ed era libero di tornare a casa quando voleva; inoltre, fra i vari "commandos" ci fu sempre poco coordinamento. I loro generali, comeJoubert e Cronje, si rivelarono troppo prudenti: dopo aver ottenuto una vittoria mancarono sempre di sfruttarla appieno, evitando di inseguire e annientare le truppe nemiche in ritirata o di proseguire l'offensiva verso altre direttrici. Infine, i boeri, sebbene molto abili nel condurreincursioni eimboscate, non ebbero mai un piano strategico generale.
A ogni modo, nei cinque anni successivi alla fine della guerra, per evitare che potesse scoppiarne un'altra, la Gran Bretagna pagò ai boeri 10 milioni di sterline in risarcimento danni. Inoltre, emanò l'Act of Union del 1910, che sarebbe stato propedeutico a un Sud Africa indipendente. Ciò dimostrò quanto efficace potesse essere la guerriglia nell'estrarre concessioni da un nemico militarmente più potente.
Verso la fine del XIX secolo l’arcipelago delle isole Filippine contava una popolazione di circa 7 milioni di abitanti che, per quasi quattro secoli, erano stati tenuti dall'Impero spagnolo in stato di schiavitù. Nel 1896 si sviluppò un’organizzazione segreta filippina chiamata "Katipunan" o "Lega dei Patrioti" guidata dal chirurgo e filosofoJosé Rizal, che tentò di ottenere l'indipendenza dalla Spagna per mezzo della guerriglia, senza però riuscirvi. La "Katipunan" sopravvisse alla repressione spagnola e il suo nuovo capo,Emilio Aguinaldo, condusse nuove azioni di guerriglia e organizzò un Comitato Centrale Rivoluzionario ed un Congresso Filippino (sorta di "governo ombra"). Nel 1897 una nuova stagione di repressione obbligò tuttavia Aguinaldo ed i suoi luogotenenti a rifugiarsi a Hong Kong. Lì ricevettero ingenti aiuti dagli USA in funzione antispagnola e nel 1898, allo scoppio dellaGuerra ispano-americana, dopo la distruzione della flotta spagnola nella baia diManila a opera della squadra navale statunitense comandata daGeorge Dewey, essi ritornarono in patria. Aguinaldo formò in breve tempo un esercito guerrigliero di circa 30.000 uomini, che costrinse le forze spagnole a rinchiudersi in Manila e in altre città principali; con la flotta di Dewey che controllava i porti e le coste, i ribelli proclamarono laRepubblica ed emanarono una Dichiarazione d’Indipendenza, alla quale seguì una Costituzione, ratificata e promulgata dal Congresso Filippino nel gennaio 1899. Sembrò il coronamento dellaRivoluzione filippina, e Aguinaldo, in un proclama[60], invitò la popolazione ad accogliere gli americani come liberatori.
Tuttavia il governo USA considerava le Filippine un ottimo avamposto per lo sfruttamento del mercato della Cina, e i filippini una razza inferiore incapace di autogovernarsi, come poi dichiarò, ad esempio, il senatore federale Albert J. Beveridge in un discorso al Congresso USA del 9 gennaio 1900[61]. Così, a seguito delTrattato di Parigi del 1898, le Filippine passarono dall'occupazione coloniale spagnola a quella statunitense. Aguinaldo ed i suoi seguaci risposero con la resistenza armata. Il 4 febbraio 1899 iniziarono le ostilità dellaGuerra filippino-americana: inizialmente, anche con le raccomandazioni dell'abile generaleAntonio Luna, la guerriglia era vista dalla parte filippina solo come un'opzione tattica di ultima istanza, e così l’esercito filippino venne presto spinto verso l’entroterra da un grosso attacco di fanteria americana appoggiato dal fuoco navale; resisi conto di non poter sostenere una guerra convenzionale, il 12 maggio i capi filippini si riunirono per pianificare una lunga campagna di guerriglia. Un duro colpo alle possibilità di successo filippine venne dall'assassinio del generale Luna agli inizi del giugno 1899, forse ordinato proprio da Aguinaldo per questioni di rivalità[62][63]. Una brigata comandata dal generaleArthur MacArthur catturò la capitale dei ribelli,Malolos, i quali tuttavia continuarono a combattere. Nel corso della guerra alcune tribù filippine si schierarono con gli americani: nel febbraio 1901 il Congresso USA autorizzò perciò MacArthur a reclutare un corpo di truppe indigene, non eccedente le 12.000 unità, da denominare "Scouts", che doveva consistere inizialmente di 30-50 compagnie di un centinaio di uomini circa, comandate da ufficiali americani. Queste truppe collaborazioniste svolsero un ruolo decisivo riguardo al cambiamento del corso della guerra: riuscendo a penetrare nel quartier generale di Aguinaldo, lo presero prigioniero, per poi condurlo in territorio controllato dagli americani. Aguinaldo fu indotto a prestare giuramento di fedeltà alla bandiera americana e a diramare un proclama di resa. La guerriglia filippina non si arrestò, anche se, venendo privata del suo capo e di un quartier generale, divenne molto meno efficace. Per sedare la rivolta gli americani ricorsero a metodi analoghi a quelli usati dagli inglesi durante laSeconda guerra anglo-boera: distruzione di coltivazioni, capi di bestiame e villaggi (che colpì soprattutto le province di Batangas, Laguna e Luzon), e internamento di civili filippini incampi di concentramento[64] in cui morirono migliaia di persone[65][66] fino all'aprile 1902, quando la guerra fu dichiarata conclusa. Altri gruppi, come iMoro e iPulahan, continuarono a combattere almeno fino alla loro sconfitta nellabattaglia di Bud Bagsak del 15 giugno 1913, e sporadiche rivolte si verificarono fino al 1916. Soprattutto i Moro si rivelarono avversari temibili: si nascondevano nella fitta giungla filippina e nel momento opportuno caricavano in gran numero le truppe americane armati solo di coltelli tipoBolo. Ciò portò allo sviluppo della pistolaM1911, originariamente pensata per abbattere in modo più efficiente i guerriglieri Moro[67]. Infine, il governo USA reclutò migliaia di docenti americani che introdusse nella regione, per educare i nativi ai valori americani[68].
Nel 1946 il governo USA concesse l'indipendenza alle Filippine; secondo lo studioso William J. Pomeroy, si sarebbe però trattata di una concessione formale ma non sostanziale[69].
Nell’America Latina d'inizioXX secolo alcune delle più notevoli operazioni di guerriglia furono quelle compiute daVilla eZapata nel contesto dellaRivoluzione messicana (1910-1920), che vide comunque anche operazioni di guerra convenzionale[70].
Durante la dittatura del generalePorfirio Diaz in Messico, il malcontento popolare aumentò costantemente fino a dar vita, nel 1906, ad un movimento rivoluzionario guidato da due anarchici, i fratelliFlores Magòn, che crearono un partito il cui slogan fu "Terra e Libertà". Essi organizzarono i lavoratori e indissero scioperi nelle miniere e nelle fattorie: tali scioperi vennero soffocati nel sangue dalle truppe governative, le quali uccisero più di duecento lavoratori. Nel 1910 Diaz rifiutò di presentare un altro candidato alla presidenza; si fece quindi avanti l'allora poco notoFrancisco Madero, che formò un gruppo chiamato deglianti-reeleccionistas (anti-rielezionisti), i quali sostennero che alla scadenza dell’ennesimo mandato di Diaz si sarebbero dovute tenere elezioni realmente democratiche per scegliere un nuovo presidente del Messico. Madero venne arrestato, e a giugno Diaz venne rieletto presidente mediante elezioni truccate. Successivamente Madero riuscì però a fuggire in Texas: lì denunciò la rielezione di Diaz come fraudolenta, si autonominò presidente provvisorio e rese pubblico un programma di riforme chiamato "Piano di San Luis Potosi", incentrato soprattutto sul diritto dei numerosi piccoli proprietari, in maggioranza indigeni, spogliati dei loro beni a causa di una legge di Diaz sulle terre vacanti, a rientrare con indennizzo nel godimento delle loro proprietà. In qualità di “Presidente provvisorio degli Stati Uniti Messicani”, Francisco Madero si assunse la responsabilità di condurre la lotta contro il governo usurpatore di Diaz.
Il 20 novembre 1910 iniziò così la guerriglia, che inizialmente si limitò a piccole scaramucce aPuebla, e negli Stati diJalisco eTlaxcala. Successivamente, nello Stato diChihuahua, i capi anti-rielezionisti locali, Abraham Gonzales ePascual Orozco, riuscirono a formare un gruppo di guerriglieri a cavallo: alla testa di questi uomini si pose José Doroteo Arango Arámbula, dotato di grande mobilità e perizia nel condurre attacchi di sorpresa, che sarebbe poi divenuto famoso col suo nome di battaglia:Francisco "Pancho" Villa. Il 27 novembre Villa espugnò l’importante centro di Pedernales e proseguì le operazioni impadronendosi di altre località. La rivoluzione poté quindi contare su una larga fascia di territorio liberato: nel febbraio 1911 Madero decise quindi di tornare in Messico, raggiungendo i guerriglieri a Chihuahua. Il rientro di Madero ed i successi di Villa e Orozco diedero nuovo impulso alle forze rivoluzionarie ed in tutti gli Stati messicani sorsero bande di guerriglieri guidate da capi risoluti. Villa operò soprattutto nel nord del Paese, mentre nel sud, nello Stato delMorelos, si distinse per le sue impreseEmiliano Zapata.
Nell'aprile del 1911 Madero convocò un Consiglio di Guerra nell’accampamento dell'Ejercito Libertador (Esercito di Liberazione) sulle rive del Rio Bravo, di fronte alla città diJuarez: fu deciso l’attacco alla città, che iniziò l’8 maggio. Fra i comandanti dell'azione si distinsero Pascual Orozco, Pancho Villa, José de la Luz Bianco eGiuseppe "Peppino" Garibaldi[71], nipote diGiuseppe Garibaldi e grande amico degli insorti messicani. La città fu espugnata: il mattino del 10 maggio il generale Navarro, comandante la piazza, si arrese e fu salvato a stento dalla fucilazione da Madero nonostante le proteste di Orozco e Villa, che minacciarono d’arresto lo stesso Madero. Contemporaneamente, nel sud del Paese, l’Esercito di Liberazione del Sud di Zapata sconfisse la resistenza federale e conquistò la città diCuautla.
Il 21 maggio fu firmata una convenzione tra il rappresentante del governo Diaz,Francisco S. Carvajal, e Madero, le cui clausole principali prevedevano le dimissioni di Diaz e di Corrai (vicepresidente) e la presidenza "ad interim" di un ministro porfirista. Ciò apparve eccessivamente moderato agli oltranzisti rivoluzionari; il più acceso fuVenustiano Carranza, che a nome di tutti dichiarò: «la Rivoluzione che scende a compromessi si suicida!»[72]. Nonostante ciò Madero decise di non consegnare il Paese ai rivoluzionari vittoriosi, ma ad elementi misti, a qualche liberale moderato e ad amici di Diaz; anche il Senato e la Camera rimasero in mano ai sostenitori del dittatore; soprattutto, Madero permise il disarmo dell'Ejercito Libertador. Ciò diede un duro colpo al processo rivoluzionario, e conservò la natura oligarchica del regime. Dopo le dimissioni di Porfirio Diaz ed un periodo di "interregno" gestito daFrancisco Leon de la Barra, Madero fu eletto Presidente della Repubblica, ma il suo governo deluse anche i suoi sostenitori e provocò la sfida e la resistenza di Emiliano Zapata, il quale denunciò in un suo documento (il "Piano di Ayala", che conteneva anche un programma di riforme agrarie che prevedeva l'esproprio delle terre dei latifondisti per darne la proprietà ai contadini e ai cittadini) il tradimento maderista, e rifiutò «transazioni con gli elementi dittatoriali di Porfirio Diaz e di don Francisco I. Madero, poiché la nazione è stanca dei bugiardi e dei traditori che promettono da liberatori ma che saliti al potere, si dimenticano delle promesse e diventano tiranni»[73]. Il 19 febbraio 1913 Madero fu costretto alle dimissioni da un golpe del generale traditoreVictoriano Huerta, che prese il suo posto, e il 22 febbraio fu assassinato: incominciò così per il Messico una lunga stagione di instabilità. Venustiano Carranza creò un'alleanza di forze sotto la bandieracostituzionalista, che nel 1914 riuscì a rovesciare Huerta; Carranza divenne il nuovo presidente. Il 1º ottobre 1914 venne convocata lariunione di Aguascalientes, estremo tentativo di creare unità fra i capi rivoluzionari, che fallì. Nell'aprile 1915 l'esercito costituzionalista di Carranza, guidato dal generaleÁlvaro Obregón, sconfisse le forze di Pancho Villa nellabattaglia di Celaya; Carranza consolidò così momentaneamente la sua posizione come presidente del Messico. Nel 1917 venne promulgata laCostituzione messicana. Nel 1919 Emiliano Zapata fu ucciso in un’imboscata. Nel 1920 ci fu una ribellione contro il governo Carranza da parte dei generaliAlvaro Obregón (che sarebbe stato assassinato nel '28),Plutarco Elías Calles eAdolfo de la Huerta, nell'ambito delmanifesto di Agua Prieta: il 21 maggio Carranza morì assassinato. Nello stesso anno de la Huerta assunse la Presidenza ad interim, e Pancho Villa fu amnistiato: a Villa fu concessa unahacienda di 25.000 acri dopo aver concluso la pace con il governo centrale nel giugno 1920, ma tre anni dopo fu assassinato. La situazione messicana iniziò a stabilizzarsi solo a metà degli anni '20, con le vittorie delPartito Laburista nelle elezioni del 1920 e del 1924, per arrivare al consolidamento di un regime post-rivoluzionario nel 1929, con la formazione delPartito Nazionale Rivoluzionario.
La Rivoluzione messicana ebbe successo nella misura in cui riuscì ad abbattere il regime di Porfirio Diaz e a dare al Paese la Costituzione del 1917; e fallì nella misura in cui le istanze più radicali – di ispirazionesocialista – propugnate daVilla eZapata vennero soppresse, a seguito della sconfitta delle forze guerrigliere da loro guidate. I motivi della sconfitta di tali forze furono molteplici.
La base delle forze diPancho Villa fu lo Stato diChihuahua, caratterizzato da grandiranchos (fattorie) possedute da pochi latifondisti e da una popolazione sradicata che non possedeva alcuna proprietà terriera o immobiliare: bovari, mulattieri,peones (braccianti agricoli), girovaghi, banditi, eccetera. Costoro formarono laDivisione del Nord di Villa e si rivelarono molto competenti nella guerra di guerriglia, capaci di avanzare, ritirarsi e raggrupparsi con estrema mobilità: nel 1914 la Divisione del Nord riuscì a sconfiggere molte volte le forze governative nello Stato diCoahuila, e successivamente a liberare diverse città (anche se tali liberazioni furono di breve durata); nel 1916-17 le forze di Villa riuscirono altresì ad eludere la forza dispedizione statunitense guidata dal generalePershing inviata in Messico per punire l’incursione di Villa aColumbus, nelNuovo Messico. L'esercito guerrigliero di Villa contò decine di migliaia di elementi, comprese donne "amazzoni" dettesoldaderas[74] che frequentemente presero parte ai combattimenti. Tuttavia i "villisti" non avevano interessi acquisiti, non appartenevano a nessunaclasse sociale specifica, e di conseguenza non potevano avere alcunacoscienza di classe specifica: non ebbero quindi concrete aspirazioni sociali, né la volontà di creare un nuovo sistema politico-economico-istituzionale per dare una forma concreta alla loro lotta. Per questa ragione i "villisti" non ebbero incentivi a proseguire la lotta dinnanzi a gravi ostacoli, e la mancanza di interessi di classe li rese molto facili alla corruzione. Parecchi luogotenenti di Villa considerarono la guerra un mezzo per l'arricchimento personale: molti dei territori liberati passarono poi nelle mani di costoro, che si comportarono come piccoli "signori della guerra" avversari del radicalismo agrario socialista che avrebbe potuto minare le loro nuove conquiste. Il movimento "villista" dal 1915 incominciò quindi a declinare, e non fu più una forza significativa nella Rivoluzione. A tale declino contribuì lo stesso Villa nel momento in cui decise di abbandonare le tattiche di guerriglia, portando la sua cavalleria a combattere una battaglia convenzionale aCelaya nell’aprile 1915 contro le forze guidate da Alvaro Obregón: la cavalleria "villista" venne falciata dalle mitragliatrici governative protette da trincee e reticolati, e sebbene Villa fu poi in grado di costituire nuove bande, il suo esercito non si risollevò più da tale sconfitta.
Emiliano Zapata (1879-1919).Forze dell'Ejército Libertador del Sur di Emiliano Zapata.
Le forze guerrigliere diEmiliano Zapata furono capaci di combattere molto più a lungo, perché strettamente legate alla popolazione contadina delMorelos: nell'Esercito di Liberazione del Sud militavano molti contadini, e tale esercito si impegnava a lottare non solo contro le forze governative ma anche contro le usurpazioni commesse dai proprietari delle piantagioni di zucchero ai danni dei villaggi e delle terre dei contadini; Zapata impose altresì a tali proprietari il pagamento di una tassa settimanale allo scopo di finanziare l'esercito guerrigliero; oltre a ciò, il già citato programma di riforma agraria di Zapata (il "Piano di Ayala") fu sempre estremamente popolare fra i contadini, motivandoli a combattere per realizzarlo. Il movimento guidato da Zapata ebbe così più consistenza e resistenza rispetto a quello di Villa nel nord, perché gli "zapatisti" appartenevano a una classe sociale ben definita (ilproletariato agricolo), si erano dati un obbiettivo preciso (la riforma agraria), ed erano pronti a superare gravi difficoltà per ottenerlo (combattendo duramente nell'esercito di Zapata o donandogli rifornimenti). L'esercito "zapatista" fu il più povero della Rivoluzione, poiché soffrì sempre di una cronica penuria di armi, munizioni, denaro e di rifornimenti in generale, ma fu anche quello che più di tutti utilizzò una tipica strategia di guerriglia: rubare le armi al nemico. A riguardo Zapata dichiarò: «noi non abbiamo mendicato dall’esterno né una pallottola, né un fucile, né unpeso; abbiamo catturato tutto al nemico»[75]. Ogni volta che le forze governative attaccavano massicciamente gli "zapatisti", come nel 1913 e nel 1916, essi si dividevano in piccoli gruppi per poi riunirsi in zone limitrofe pre-concordate: le truppe governative occupavano così città e villaggi, ma poco dopo erano costrette a ritirarsi a causa di gravi perdite dovute alla malaria, alla dissenteria e alle continue imboscate. Inoltre Zapata, diversamente da Villa, non concentrò mai le sue truppe e fu sempre restio a combattere in campo aperto: solo quando si trattò di assediare e occupare città comeCuernavaca,Puebla eCittà del Messico egli riunì grosse forze. Tuttavia anche l'esercito di Zapata aveva i suoi problemi: esso non era un corpo centralizzato, ma consisteva di moltissime unità l’organico delle quali oscillava da qualche dozzina a parecchie centinaia di uomini, che agivano quasi sempre con troppa indipendenza; la composizione delle unità cambiava continuamente, perché i contadini-guerriglieri lasciavano i loro reparti per andare a lavorare nei campi durante le stagioni agricole; gli ufficiali erano poco efficienti; vi era dunque molto entusiasmo rivoluzionario, ma poca disciplina. A questi problemi si sommarono le brutali campagne contro-insurrezionali governative (Zapata iniziò le operazioni nel 1911 e benché sostenitore di Madero, le sue richieste e la sua crescente influenza nel suo Stato lo resero inviso ai generali attorno al Presidente ed in particolare a Victoriano Huerta, e perciò alla fine dell’anno fu dichiarato fuorilegge). A partire dal 1912 il generale Juvencio Robles iniziò operazioni di incendio di villaggi e deportazione della popolazione, che venne internata in campi di concentramento[76] costruiti nei sobborghi delle città maggiori. Il generale Huerta suggerì che era consigliabile deportare dai 15 ai 20.000 lavoratori dal Morelos: Robles diede l’avvio a questa operazione e decretò che tutti gli abitanti dei villaggi, fattorie e piccoli agglomerati di case dovevano "riconcentrarsi" nelle grandi città; i villaggi sospettati di aiutare gli "zapatisti" furono rasi al suolo. Nel 1916,Pablo Gonzales proseguì questa politica. Nel novembre 1916 le forze governative passarono al terrorismo diretto: fu decretata la pena di morte sommaria per chiunque avesse fornito supporto allo zapatismo anche semplicemente identificandosi con esso, per chiunque sorpreso senza lasciapassare, per chiunque non risiedesse nella città prestabilita e per chiunque avesse dato il suo lasciapassare ad un'altra persona. Questi metodi repressivi e la campagna militare in forze del 1918-19 segnarono la fine della guerriglia di Zapata: dopo aver perduto il controllo di tutte le città e con sempre minor supporto, il capo rivoluzionario fu ucciso a tradimento in un’imboscata.
Nel 1914, allo scoppio della guerra, l'Irish Nationalist Party (Partito Nazionalista Irlandese o INP) – all'epoca il partito politico irlandese di maggior consistenza nellaCamera dei comuni – impegnò l'Irlanda nello sforzo bellico britannico: ciò portò, nella primavera del 1916, circa 60.000 irlandesi a servire nelBritish Army in Francia. Le gravi perdite subite al fronte dalle truppe irlandesi e la pesante tassazione a cui era soggetta l'Irlanda in tempo di guerra, spinsero i patrioti irlandesi a organizzare un'insurrezione per ottenere l'indipendenza dalla Gran Bretagna. Il tentativo insurrezionale ebbe luogo fra il 24 e il 29 aprile 1916, nella settimana di Pasqua, divenendo perciò noto comeEaster Rising oÉirí Amach na Cásca (Rivolta di Pasqua). Circa 150 patrioti irlandesi organizzati negliIrish Volunteers (Volontari irlandesi) e nell'Irish Citizen Army (Esercito dei cittadini irlandesi) occuparono alcuni edifici governativi nel centro diDublino, in particolare ilGeneral Post Office, proclamando laRepubblica. GliIrish Volunteers erano un esercito segreto creato nel novembre 1913 dallaIrish Republican Brotherhood o IRB (Fratellanza Repubblicana Irlandese), esercito che nel 1916 contava circa 16.000 membri. Tuttavia gli insorti che presero effettivamente parte all'insurrezione ammontarono a circa 1.250 a Dublino e a circa 2.000 o 3.000 in altre zone, guidati daPatrick Pearse,James Connolly,Tom Clarke,Seán Mac Diarmada,Joseph Plunkett,Éamonn Ceannt eThomas MacDonagh. L'insurrezione armata avrebbe dovuto essere eseguita in modo coordinato da tutte le forze ribelli in tutto il Paese, e provocare una sollevazione popolare generale. In pratica, a causa di contrasti fra i capi, furono soprattutto le forze insorte a Dublino ad entrare in azione, mentre le forze degli insorti presenti nel resto del Paese, ricevendo ordini contraddittori, si dispersero per la maggior parte in breve tempo; oltre a ciò, l'insurrezione ebbe pochissimo seguito popolare. L'insurrezione – per certi aspetti sconfinante nelblanquismo – fu quindi rapidamente e spietatamente repressa dall'Esercito britannico, che fucilò tutti i capi della rivolta. La severità delle rappresaglie inglesi provocò tuttavia un profondo mutamento nell'opinione pubblica irlandese, che inizialmente non condivideva le idee radicali dei patrioti indipendentisti: nelle elezioni generali del Regno Unito del 1918 il partitoSinn Féin (Noi da soli) ottenne una vittoria schiacciante sul rivaleIrish Nationalist Party, e nello stesso anno le fila degliIrish Volunteers contarono 100.000 membri.
Fra i capi dell’Esercito segreto emerse rapidamenteMichael Collins. Collins appurò che nel contesto irlandese la sola insurrezione urbana non avrebbe dato i risultati sperati, e decise quindi di organizzare la guerriglia contro gli inglesi nelle campagne. Nel frattempo, il governo britannico annunciò la sua intenzione di introdurre la coscrizione obbligatoria: le vive proteste della popolazione irlandese indussero il governo inglese a fare marcia indietro, ma ciò spinse ugualmente migliaia di giovani irlandesi ad arruolarsi negliIrish Volunteers. Poco dopo, il governo inglese fece arrestare vari esponenti delSinn Féin. Collins riorganizzò gliIrish Volunteers trasformandoli nell'Irish Republican Army o IRA (Esercito Repubblicano Irlandese), per poi avviare una guerriglia contro le forze armate britanniche, che ebbe notevole intensità nelle contee diCork,Kerry eMayo. Notevoli furono le imboscate di Kilmichael e di Crossbarry. L’IRA di Collins fu una struttura altamente disciplinata ed organizzata: oltre alle unità di combattimento, fu dotata di unoStato Maggiore, di unità di sorveglianza econtrospionaggio, di una rete di corrieri per l’invio sicuro dei messaggi e diSafe Houses (rifugi sicuri), di ramificazioni in Inghilterra, Francia e USA; l’IRA era subordinata alDáil Éireann (Assemblea d'Irlanda), formata da parlamentari delSinn Féin eletti nelle elezioni del ’18, che fungeva da Governo Nazionale irlandese segreto e da guida generale per l’intero movimento insurrezionale, e che si preparava a prendere in mano l’amministrazione del Paese dopo la vittoria[79]. Il governo inglese rispose dichiarando illegale ilSinn Féin. Nel 1919 la lotta indipendentista irlandese si riaccese.
Inizialmente molti insorti irlandesi erano disarmati: il reperimento di armi e munizioni fu un grave problema, perché laRoyal Navy riusciva facilmente a bloccare le spedizioni clandestine di esse via mare provenienti dall’Europa e dagli USA. Collins fece dunque adottare all’IRA la classica strategia di guerriglia che prevede di catturare le armi del nemico. In proposito Collins scrisse[80]:
(inglese) «On the Irish side it took the form of disarming the attackers. We took their arms and attacked their strongholds. We organised our army and met the armed patrols and military expeditions which were sent against us in the only possible way. We met them by an organised and bold guerilla warfare.»
(italiano) «Da parte irlandese [il conflitto] assunse la forma di disarmo degli attaccanti. Noi prendemmo le loro armi ed attaccammo le loro postazioni. Noi organizzammo il nostro esercito ed operammo contro le pattuglie armate e le spedizioni militari che venivano mandate contro di noi nell’unico modo possibile. Noi li affrontammo con un’organizzata ed audace guerriglia.»
Nella prima fase della guerriglia l’IRA, equipaggiata con pochi fucili e pistole sopravvissute dall’insurrezione del ’16 e con varie armi improvvisate, assaltò i posti e le caserme isolate della polizia – laRoyal Irish Constabulary o RIC – catturando le armi e le munizioni ivi contenute; per lo stesso scopo vennero poi assaltate le caserme dell’esercito. Seguirono incendi di aule giudiziarie, uccisioni di funzionari governativi, di collaborazionisti e di civili unionisti. Nell’anno 1920 furono uccisi 176 poliziotti e feriti 251; furono uccisi 54 militari e feriti 118; nella notte precedente la Pasqua vennero distrutte 315 casermette della RIC. L'IRA, dopo aver ottenuto armi a sufficienza, organizzò compagnie e battaglioni a tempo limitato che costituirono diverse brigate, aventi un organico totale di circa 5.000 uomini. Le azioni di guerriglia di queste formazioni fecero sì che molte caserme e tribunali, nelle zone più remote del Paese, venissero abbandonate dalle forze del RIC, e occupate dalla polizia delSinn Féin: giovani armati che mantennero l’ordine ed amministrarono la giustizia nelle zone liberate, agendo come prima intelaiatura del Governo Nazionale irlandese sul territorio. Il governo inglese decise di inviare due nuove forze in Irlanda nel tentativo di sopprimere la rivolta: una grossa unità di ex-militari con compiti di polizia chiamatiBlack and Tans, e una Divisione Ausiliaria del RIC costituita in totale da 1.500 uomini che operavano in compagnie di un centinaio d’uomini l’una. IBlack and Tans e la Divisione Ausiliaria divennero subito bersagli prioritari per l’IRA e, non essendo addestrate nei compiti di controguerriglia, si abbandonarono a feroci rappresaglie che coinvolsero molti civili innocenti. Alla fine del 1920 l’IRA aggiunse a ogni sua brigata a tempo limitato delle unità di guerriglieri a tempo pieno chiamateFlying Columns (Colonne Volanti), dai 30 ai 100 uomini l’una[81]. Secondo Tom Barry, altro importante ufficiale dell'IRA[82]:
(inglese) «[...] the paramount objective of any Flying Column, in the circumstances then prevailing, should be, not to fight, but to continue to exist. The very existence of such a column of armed men, even if it never struck a blow, was a continuous challenge to the enemy and forced him to maintain large garrisons to meet the threatened onslaught on his military forces, and for the security of his civil administration. Such a Column moving around must seriously affect the morale of garrisons, for one day it would surely strike. It also remained the highest expression of our Nationhood, the Flying Column of the Army of the People. But the Flying Column would attack whenever there were good grounds for believing that it would inflict more casualties on an enemy force than those it would itself suffer. It would choose its own battleground, and when possible, would refuse battle if the circumstances were unfavourable. It would seek out the enemy and fight, but would not always accept an enemy challenge. It must avoid disaster at all costs, but a situation might arise, when in the interest of defence of the whole movement, it would be prepared to lose man for man, provided that a Column of limited size only was risked, and that sufficient armed and trained men remained to put a new Column on the march. Consistent with those two unchangeable objects, the mission of the Flying Column was continually to harass, kill, capture and destroy the enemy forces; to keep in check his attempts to rebuild his badly shaken civil administration; to guard and protect the building of our own State Institutions and the people who were establishing and using them.»
(italiano) «[...] l'obiettivo primario di qualsiasi Colonna Volante, nelle circostanze allora prevalenti, non dovrebbe essere quello di combattere, ma di continuare a esistere. L'esistenza stessa di una tale colonna di uomini armati, anche se non avesse mai sferrato un colpo, era una sfida continua al nemico e lo costringeva a mantenere grandi guarnigioni per affrontare l'assalto minacciato alle sue forze militari e per la sicurezza della sua amministrazione civile. Una tale Colonna in movimento deve seriamente influenzare il morale delle guarnigioni, perché un giorno avrebbe sicuramente colpito. Rimase anche la massima espressione della nostra Nazione, la Colonna Volante dell'Esercito del Popolo. Ma la Colonna Volante avrebbe attaccato ogni volta che ci fossero state buone ragioni per credere che avrebbe inflitto più vittime a una forza nemica di quelle che avrebbe subito lei stessa. Avrebbe scelto il suo campo di battaglia e, quando possibile, avrebbe rifiutato la battaglia se le circostanze fossero state sfavorevoli. Avrebbe cercato il nemico e avrebbe combattuto, ma non avrebbe sempre accettato una sfida nemica. Deve evitare il disastro a tutti i costi, ma potrebbe verificarsi una situazione in cui, nell'interesse della difesa dell'intero movimento, sarebbe disposto a perdere un uomo per un uomo, a patto che venga messa a rischio solo una Colonna di dimensioni limitate e che rimangano sufficienti uomini armati e addestrati per mettere in marcia una nuova Colonna. In linea con questi due obiettivi immutabili, la missione della Colonna Volante era di molestare, uccidere, catturare e distruggere continuamente le forze del nemico; di tenere sotto controllo i suoi tentativi di ricostruire la sua amministrazione civile gravemente scossa; di custodire e proteggere la costruzione delle nostre Istituzioni Statali e le persone che le stavano istituendo e utilizzando.»
(Tom Barry,Guerrilla Days in lreland)
L’IRA si impegnò altresì ad attaccare la rete spionistica britannica in Irlanda, rappresentata dai detective del RIC e della cosiddetta “Divisione G”. Come scrisse Collins[83]:
(inglese) «If we were to stand up against the powerful military organisation arrayed against us something more was necessary than a guerilla war [...]. England could always reinforce her army. She could replace every soldier that she lost. But there were others indispensable for her purposes which were not so easily replaced. To paralyse the British machine it was necessary to strike at individuals. Without her spies England was helpless. It was only by means of their accumulated and accumulating knowledge that the British machine could operate.»
(italiano) «Se dovevamo opporci alla potente organizzazione militare schierata contro di noi, era necessario qualcosa di più di una guerra di guerriglia [...]. L'Inghilterra poteva sempre rinforzare il suo esercito. Poteva sostituire ogni soldato che perdeva. Ma ce n'erano altri indispensabili ai suoi scopi che non erano così facilmente sostituibili. Per paralizzare la macchina britannica era necessario colpire gli individui. Senza le sue spie l'Inghilterra era impotente. Era solo per mezzo della loro conoscenza accumulata e in accumulo che la macchina britannica poteva funzionare.»
(Michael Collins,The Path to Freedom)
Già il 7 aprile 1919 Michael Collins e Sean Nunan – un vecchio amico e veterano del ’16 – riuscirono a infiltrarsi negli archivi del quartier generale della Divisione G in Brunswick Street, anche grazie all’aiuto del sergente Eamon "Ned" Broy, un giovane detective della Divisione G simpatizzante per la causa degli insorti. Passando la notte ad esaminare i fascicoli classificati della polizia a lume di candela i due si resero conto che la Divisione G e il RIC avevano accumulato un'enorme quantità di dati sul movimento e sulla sua leadership: ciò convinse Collins che si sarebbe dovuto dare immediatamente inizio ad attacchi mirati contro la Divisione G e i detective del RIC[84]. A questo scopo le unità di spionaggio dell’IRA entrarono in azione, riuscendo a scoprire i nomi e gli indirizzi delle spie britanniche. Agenti dell’IRA inviarono avvisi scritti a spie e informatori nemici, e anche ai collaborazionisti che aiutavano gli inglesi, intimandogli di cessare le loro attività: quelli che si rifiutarono di obbedire vennero uccisi. L’unità dell’IRA deputata a eseguire le uccisioni fu composta da 12 uomini, formalmente designata comeSpecial Intelligence Squad (Squadra Speciale d’Intelligence), e informalmente chiamata iTwelve Apostles (i Dodici Apostoli)[85]. In questo ambito, uno dei più grandi successi dell’IRA fu la cosiddettaDomenica di Sangue del 21 novembre 1920, in cui vennero assassinati contemporaneamente 15 ufficiali dell'intelligence britannica.
Per tutto il 1920, a seguito delle operazioni dell’IRA, le atrocità della polizia e dei soldati a danno della popolazione civile aumentarono, così come le atrocità commesse contro prigionieri dell’IRA; a tali atrocità l’IRA rispose con il controterrore. Alcuni guerriglieri catturati daiBlack and Tans vennero uccisi per mezzo ditorture e mutilazioni: in rappresaglia l'IRA catturò alcuniBlack and Tans pressoTralee e li gettò – vivi – nella fornace di un'officina del gas[86].
Lloyd George autorizzò un ulteriore invio di contingenti militari: nel maggio 1921, le forze britanniche in Irlanda superarono i 50.000 uomini. Tale aumento di forze non diede risultati: l’IRA non venne soppressa e continuò ad infliggere perdite alle truppe inglesi; contemporaneamente, aumentò la propensione dell’opinione pubblica britannica, sempre più stanca e disgustata dalla “questione irlandese”, a lasciare l’Irlanda al suo destino. A metà del 1921, i costi militari e politici per mantenere le forze di sicurezza britanniche in Irlanda divennero insostenibili per il governo britannico. Nel luglio 1921, il governo del Regno Unito accettò quindi di negoziare con l'IRA e di incontrare i rappresentanti delPrimo Dáil irlandese. I negoziati portarono a un accordo, ilTrattato anglo-irlandese, che creò loStato Libero d'Irlanda di 26 contee comedominion all'interno dell'Impero britannico, mentre le altre 6 contee al nord rimasero parte del Regno Unito comeIrlanda del Nord.
L’approvazione del Trattato fu preceduta, in seno alla parte irlandese, da accesissimi dibattiti tra favorevoli e contrari: i contrari a ogni compromesso con gli inglesi considerarono l’accettazione dello Stato Libero e la conseguente divisione dell’Irlanda come un tradimento e furono rappresentati soprattutto daÉamon de Valera, mentre i favorevoli furono rappresentati, paradossalmente, da Collins, che più di tutti era stato l’anima dell’Esercito guerrigliero. Secondo Collins il Trattato: «ci dà la libertà, non la libertà ultima che tutte le nazioni desiderano e verso la quale tendono, ma la libertà di ottenerla»[87]. IlSinn Féin e l'Irish Republican Army si divisero quindi in fazioni pro e contro il Trattato, fino allo scoppio dellaGuerra civile irlandese (1922-23). Le forze anti-Trattato dell'IRA – non più guidato da Collins – persero tale guerra: tentarono di usare le stesse tattiche guerrigliere impiegate contro gli inglesi, ma l’Esercito regolare irlandese del nuovo Stato Libero d'Irlanda (composto da molti ex guerriglieri) conosceva bene tali tattiche e sapeva come contrastarle; inoltre, l’IRA non godette più del pieno appoggio della popolazione, in larga parte favorevole al Trattato e al governo dello Stato Libero. Nel corso della guerra civile, Michael Collins fu assassinato.
Nel 1937 l’Irlanda, sotto la guida di de Valera – che nel frattempo aveva ritrattato le sue precedenti posizioni oltranziste – adottò una nuova costituzione che abolì lo Stato Libero d'Irlanda. Il Paese assunse il nome diÉire e si dichiarò uno Stato democratico indipendente e sovrano. Il 18 aprile 1949 fu infine istituita laRepubblica d'Irlanda, che recise tutti i legami con la corona britannica e il Commonwealth. La divisione dell'Irlanda, tuttavia, gettò le basi per i successiviTroubles.
Il successo dell’IRA durante la Guerra d'indipendenza dimostra quanto possa essere efficace la guerriglia quando impiegata da una forza altamente organizzata e disciplinata che gode del sostegno della popolazione locale; per contro, i suoi insuccessi durante la Guerra civile dimostrano tutta l’inefficacia della guerriglia quando usata contro un governo o regime autoctono relativamente popolare.
I Paesi che si scontrarono durante laPrima Guerra Mondiale (1914-1918) combatterono un conflitto prevalentemente statico, di trincea, ma soprattutto al di fuori del principale teatro d’operazioni europeo le loro forze furono coinvolte in alcuni episodi di guerriglia:
Quando nell’agosto del 1914 le truppe tedesche invasero il Belgio incontrarono, oltre alla resistenza delleforze armate regolari belghe, anche quella difranchi tiratori civili. In località comeVisé,Aarschot,Andenne,Dinant eLovanio civili belgi appartenenti alle più diverse classi sociali si scontrarono con le truppe tedesche: operai, industriali, medici, maestri, e perfino sacerdoti, donne e bambini vennero sorpresi con le armi in pugno. In alcune regioni dalle quali le forze regolari belghe erano state da tempo costrette a ritirarsi, i civili continuarono a combattere, sparando contro i tedeschi da case e giardini, tetti e cantine, campi e boschi. In certe zone alcuni soldati belgi sbandati tentarono di organizzare meglio la popolazione alla lotta, munendosi di armi da fuoco, mitragliatrici, granate a mano, bombe incendiarie e munizioni. I civili belgi, oltre a sparare con le armi disponibili contro le truppe tedesche nel tentativo di fermarle, gettarono contro di esse anche acqua bollente e catrame fuso, innalzarono barricate improvvisate e tesero reticolati. Le truppe tedesche non considerarono i guerriglieri belgi come legittimi combattenti, e quelli catturati furono perciò trattati molto più duramente rispetto ai soldati regolari belgi presi prigionieri. La guerriglia dei franchi tiratori belgi fu totalmente spontanea e piena di fanatico entusiasmo, ma venne soppressa in breve tempo dalle forze tedesche: i guerriglieri, oltre a non avere a disposizione una quantità sufficiente di armi e munizioni, non riuscirono a darsi un’organizzazione per agire in modo coordinato, non ricevettero alcun appoggio da potenze estere, e le stesse autorità belghe ammonirono la popolazione civile affinché non partecipasse alla lotta contro i tedeschi[88].
Nell'Africa Orientale Tedesca o Tanganika – odiernaTanzania – il tenente colonnello dell'Esercito imperiale tedescoPaul Emil von Lettow-Vorbeck combatté contro forze alleate inglesi, belghe e portoghesi numericamente superiori. Sebbene fosse tagliato fuori dalla Germania e avesse pochi tedeschi al suo comando (la maggior parte dei suoi combattenti eranoascari africani), fu capace di ottenere numerose vittorie per mezzo di tattiche di guerriglia, riuscendo a mettere in difficoltà glialleati.
La guarnigione militare della colonia tedesca ammontava a circa 3.000 bianchi e 11.000 ascari indigeni, equipaggiata con fucili antiquati, qualche antiquato cannone, e qualche mitragliatrice con poche munizioni. La guarnigione della confinante colonia britannica a nord – l’Africa Orientale Britannica, attualeKenya – consisteva di oltre 25.000 uomini fra bianchi e soldati di colore, tutti equipaggiati con armi moderne e munizioni in abbondanza. Allo scoppio della guerra in Europa Lettow-Vorbeck decise di entrare in azione, disubbidendo al governatore civile della colonia, Heinrich Schnee, che era nominalmente il suo comandante in capo e che intendeva mantenere neutrale la colonia. Scopo di Lettow-Vorbeck, nel caso la guerra si fosse prolungata, era infliggere le maggiori perdite possibili al nemico e bloccare nella regione il maggior numero possibile di truppe nemiche, impedendo loro di partecipare ai combattimenti in Europa. Per prima cosa Lettow-Vorbeck decise di portare le sue truppe aPugu, lontano daDar es Saalam – capitale della colonia tedesca – in cui avrebbero potuto essere esposte ai bombardamenti navali britannici. Il confine nord della colonia divenne uno dei fronti principale delle ostilità. Vicino ad esso passava la ferrovia ingleseMombasa-Kisuma e la ferrovia tedescaTanga-Moshi: gli inglesi tentarono di impadronirsi della ferrovia tedesca, mentre i tedeschi tentarono di interrompere quella inglese. Inizialmente nessuno dei due schieramenti ebbe molto successo, a causa dell’ancora scarsa dimestichezza con le operazioni di guerriglia in quelle zone, del caldo estremo e della fittissima vegetazione. A ottobre giunse notizia a Lettow-Vorbeck di un probabile sbarco inglese nella zona strategicamente importante di Tanga che, se presa dal nemico, avrebbe reso inutilizzabile la ferrovia e reso precaria la situazione delle forze tedesche in altri luoghi: Lettow-Vorbeck decise quindi di concentrare in zona le sue truppe. Il mattino del 2 novembre 1914, davanti aTanga, le forze inglesi effettuarono uno sbarco anfibio, ma furono costrette a reimbarcarsi il 5 a causa della resistenza tedesca, della mala gestione dell’operazione, e anche di alcuni sciami di api che attaccarono le loro forze. Gli inglesi persero centinaia di soldati fra morti, feriti e prigionieri, e una tale quantità di armi e munizioni da rifornire le forze tedesche per un anno. Nel gennaio 1915 le forze di Lettow-Vorbeck presero una postazione avanzata inglese aJassin, temendo che potesse servire come base per un ulteriore attacco a Tanga, ma nell’azione subirono pesanti perdite e consumarono un’eccessiva quantità di munizioni: ciò indusse Lettow-Vorbeck a combattere per il resto della campagna con tattiche esclusivamente guerrigliere. Il comandante tedesco suddivise perciò le sue truppe in piccole unità di una decina d’uomini l’una, che compirono continue incursioni e imboscate contro avamposti e drappelli britannici e sabotaggi contro la loro ferrovia, riuscendo altresì a catturare altre armi e munizioni. Nonostante la cattura di materiali nemici – e nonostante il fatto che nell’aprile 1915 una nave mercantile tedesca fosse riuscita a eludere il blocco navale britannico e a consegnare alle forze di Lettow-Vorbeck un prezioso carico di materiali bellici – i tedeschi soffrirono una carenza cronica di armi, munizioni e viveri. Nel 1916 il governo di Londra inviò nella regione un numeroso contingente militare comandato dal maggior generaleJan Smuts, veterano delleGuerre anglo-boere. Smuts, con l’aiuto di truppe belghe e portoghesi, lanciò un’offensiva contro la colonia tedesca, e alla fine del 1917 le forze alleate presero il controllo di quasi tutto il territorio nemico, senza però riuscire ad accerchiare, catturare o ingaggiare in una battaglia decisiva le forze tedesche. Alla fine del 1917 il successore di Smuts, generaleJacob van Deventer, ricevette ulteriori rinforzi; Lettow-Vorbeck attraversò il confine sud entrando nella scarsamente difesaAfrica Orientale Portoghese – odiernoMozambico – con 2.000 dei suoi migliori soldati, i quali, suddivisi in piccole formazioni indipendenti, si rifornirono autonomamente con quanto reperibile sul territorio. Nel novembre 1918, dopo un ritorno nell’Africa Orientale Tedesca e dopo aver appreso la notizia della sconfitta degliImperi centrali, Lettow-Vorbeck e le sue forze, imbattute sul campo, decisero di arrendersi al generale van Deventer in una piccola cittadina dellaRhodesia Settentrionale britannica – attualeZambia[89].
Allo scoppio della guerra nel 1914, il governo britannico dichiarò il territorio egizianoprotettorato inglese. Nel febbraio 1915, forze dell’Impero ottomano tentarono, senza successo, una spedizione verso ilCanale di Suez avente lo scopo principale di istigare la popolazione locale alla rivolta anti-inglese in nome dellaJihād (Guerra Santa). Le operazioni di propaganda e guerra psicologica britanniche riuscirono tuttavia e impedire lo scoppio di tale guerra, e a orientare invece le popolazioni arabe verso la rivolta contro i turchi. Allo scopo di sfruttare ilnazionalismo arabo e di spingerlo alla sedizione contro l’Impero ottomano, il governo di Londra promise all’eminente leader religiosoal-Husayn ibn Ali la sovranità araba su un territorio vasto e indefinito compreso fraEgitto ePersia. Gli inglesi riuscirono così a convincere al-Husayn ibn Ali a mettersi a capo dellaRivolta araba, fornendogli armi, rifornimenti, denaro e consiglieri militari. Nel giugno 1916, al-Husayn diede il via ad una rivolta nell’Heggiaz contro il dominio turco, ma le sue forze – come le forze comandate dai suoi figliFaysal, Ali e Abdullah – si rivelarono male organizzate e prive del sufficiente numero di armi ed equipaggiamenti: la prima fase della rivolta dunque fallì. Il governo di Londra decise di inviare nuovi consiglieri militari nella regione, fra i quali figurava un giovane ufficiale,Thomas Edward Lawrence, divenuto poi famoso come "Lawrence d’Arabia". Lawrence si convinse che sebbene il nazionalismo arabo avrebbe potuto essere un ideale sufficiente ad unire tutte le tribù in una guerra contro i turchi, i fallimenti militari degli arabi erano dovuti alla mancanza di un comando unificato. Oltre a sforzarsi di costruire tale comando unificato, Lawrence constatò che non sarebbe stato possibile creare in breve tempo una forza armata regolare araba capace di affrontare i turchi in campo aperto, e che perciò gli arabi avrebbero dovuto necessariamente ricorrere alla guerriglia – per combattere la quale gli uomini della tribù di Faysal sembrarono a Lawrence i più adatti. Nei mesi di marzo e aprile 1917 le forze regolari inglesi tentarono di avanzare verso est, attaccando la città diGaza, ma in entrambe le battaglie vennero respinte con gravi perdite a causa della resistenza delle truppe turche, aiutate nella conduzione delle operazioni dal generale tedescoKress von Kressenstein. In questo periodo il Comando britannico delCairo accettò le valutazioni e le proposte di Lawrence, e gli ordinò di recarsi da Faysal come consigliere militare ed ufficiale di collegamento. A maggio Lawrence, con l’aiuto delle forze di Faysal, diede il via alla guerriglia, orientandola in particolare contro laferrovia turca Medina-Damasco di importanza strategica, e in generale verso la distruzione di materiali ed equipaggiamenti nemici. Nello stesso periodo Lawrence guidò una forza araba inSiria, e successivamente riuscì a conquistare la base turca diAqaba sulMar Rosso – una sicura linea d’appoggio sul Mar Rosso consentì ai guerriglieri guidati da Lawrence di avere sempre la possibilità di mantenersi in collegamento con le truppealleate e di ricevere rifornimenti da esse. La guerriglia araba guidata da Lawrence fece sì che la maggior parte dei soldati turchi venissero impiegati per sorvegliare la ferrovia Medina-Damasco ed il territorio a sud di essa, piuttosto che per fronteggiare le forze inglesi inPalestina. Nel settembre 1917, approfittando della guerriglia condotta da Lawrence e dell’arrivo di rinforzi, truppe inglesi, francesi e italiane sotto il comando del generaleEdmund Allenby ripresero l’offensiva: il 6 novembre Gaza venne conquistata, il 17 dello stesso mese venne presa Giaffa, il 9 dicembre le truppe alleate entrarono aGerusalemme. Subito dopo, lo spionaggio alleato scoprì che le truppe turche avevano intenzione di abbandonareMedina per spostarsi aMa'an, molto più a nord, dove sarebbe stato costruito un nuovo centro ferroviario e nuove postazioni fortificate. Il quartier generale del Cairo comunicò a Lawrence la situazione, ordinandogli di fare tutto il possibile affinché i 25.000 uomini della guarnigione di quella città non riuscissero ad ingrossare le forze che affrontavano le truppe alleate in Palestina, raccomandandogli quindi di distruggere le truppe ottomane mentre ripiegavano – per la qual cosa era necessario bloccare interamente la ferrovia dell’Heggiaz – e se possibile di conquistare Medina. Faysal accettò subito di partecipare all’operazione. Per convincere anche Abdullah a collaborare, Lawrence dovette compiere un lungo e pericoloso viaggio attraverso il deserto per raggiungere il campo del capo arabo, raggiunto il quale cadde in preda ad una fortissima febbre che lo tenne fra la vita e la morte per una decina di giorni. Nel 1918 Lawrence, d'accordo con Allenby, preparò un piano nel quale prevedeva di congiungere le forze guerrigliere arabe attraverso ilGiordano con le truppe alleate, conquistare Ma'an e tagliar fuori Medina in una sola operazione: per aiutare gli arabi Allenby aumentò il numero dei loro mezzi di trasporto. Tuttavia una concomitanteoffensiva tedesca nel nord della Francia, Fiandre e Belgio dirottò molte unità inglesi di Allenby in Europa, diminuendo il vantaggio alleato sui turchi nella regione. Lawrence fu quindi costretto ad attenersi alle tattiche di guerriglia, senza poter combattere grandi battaglie risolutive. In autunno, grazie all’arrivo di ulteriori rinforzi, le truppe alleate guidate da Allenby ripresero l’offensiva, mentre i guerriglieri arabi guidati da Lawrence intensificarono le loro azioni soprattutto contro il nodo ferroviario diDar'a. Gli alleati riuscirono infine a far indietreggiare in profondità le truppe ottomane oltre il Giordano, dove i guerriglieri arabi completarono la loro distruzione. Al fine di procurare vantaggi agli arabi per le trattative del dopoguerra, Lawrence riuscì a fare in modo che essi apparissero come i “liberatori diDamasco” – nonostante il fatto che i guerriglieri arabi vi entrarono solo successivamente a una brigata di cavalleria leggera australiana, che prese effettivamente la città[90][91].
Al termine della guerra il governo di Londra non mantenne le promesse fatte agli arabi: Gran Bretagna e Francia, con il consenso di Russia e Italia, si spartirono i territori arabi nell'ambito dell'accordo segreto Sykes-Picot del 1916; inoltre, con ladichiarazione Balfour del 1917, gli inglesi promisero agli ebreisionisti l'istituzione di unanational home (casa o focolare ebraico) nella Palestina araba. Lawrence venne accusato di aver condotto la guerriglia con eccessiva perizia, mettendo in pericolo gli interessi britannici sul petrolio inMesopotamia e la politica coloniale francese nelLevante[92]. Lawrence descrisse le sue esperienze nellaRivolta araba nel suo libroSeven Pillars of Wisdom (I sette pilastri della saggezza).
LaRivoluzione d’Ottobre (1917), dal punto di vista militare, fu un'insurrezione armata cruenta almeno tanto quanto quella diFebbraio[93], caratterizzata da combattimenti per lo più urbani che coinvolsero primariamente le aree diPietrogrado eMosca, oltre che i vicini fronti russi settentrionale e occidentale dellaGrande Guerra, e laflotta del Baltico[94]. Gli insortibolscevichi – sotto la guida generale delComitato militare rivoluzionario creato presso ilsoviet di Pietrogrado su proposta diLenin, e sotto la guida particolare dei singoli Comitati locali che sorsero in molti centri sull’esempio del Comitato di Pietrogrado – organizzarono fin da subito le loro forze armate in modo più convenzionale che guerrigliero: operai, contadini, soldati e marinai disertori dell'Esercito e della Marina zarista si unirono formando reparti armati diGuardie Rosse. Al momento dell’insurrezione la Guardia Rossa aveva preparato più di 20.000 operai armati a Pietrogrado, 12.000 a Mosca, 5.000 aKiev, 3.500 aCharkov, 2.600 aSaratov, più di 1.000 aNižnij Novgorod; complessivamente in 62 città dell’intero Paese si contarono all’incirca 200.000 membri della Guardia Rossa[95]: a causa dell'avanzato grado di sfacelo della vecchia macchina statale zarista, e dell’estremo malcontento popolare non solo contro il vecchio regime zarista ma anche contro il nuovoGoverno provvisorio russo che intendeva proseguire laguerra, per la vittoria della Rivoluzione d'Ottobre fu sufficiente l’azione immediata di tali forze, e non fu necessaria una precedente lunga campagna di guerriglia. Anche nell’immediato seguito della Rivoluzione d’Ottobre, durante laGuerra civile russa (1918-1923), icomunisti riuscirono a costituire – sulle ceneri dell’Esercito zarista e usando come nucleo centrale la Guardia Rossa – un esercito regolare che rese superfluo il ricorso massiccio alla guerriglia: l'Armata Rossa degli Operai e dei Contadini. L’Armata Rossa fu capace di ingaggiare con successo battaglie prevalentemente convenzionali contro le forze bianche controrivoluzionarie – nonostante l’intervento di truppe inglesi,americane, francesi, italiane e serbe che invasero la Russia, ad esempio nelle zone diArcangelo eMurmansk[96], in supporto alle forze bianche.
Tuttavia, durante la Guerra civile, si verificarono anche rilevanti operazioni di guerriglia: unità partigiane appartenenti a distinte fazioni politiche o sociali – “rosse”, “bianche” e “verdi” – furono piuttosto attive. Le unità guerrigliere più numerose furono quelle rosse, che combatterono inUcraina,Bielorussia,Caucaso settentrionale,Siberia edEstremo Oriente. Le attività partigiane rosse furono spesso dirette da un appositoQuartier Generale Centrale dei Distaccamenti Partigiani, un’organizzazione dipendente dall’Alto Comando sovietico, i cui tratti salienti servirono da base per la creazione di una simile organizzazione durante laSeconda Guerra Mondiale[97]. I guerriglieri rossi furono estremamente popolari presso l'Alto Comando dell'Armata Rossa: la prima importante decorazione militare emessa dalla Russia sovietica, l'Ordine della Bandiera Rossa, fu infatti conferita aVasilij Bljucher, che nell'autunno del 1918 comandò il cosiddettoEsercito Partigiano degli Urali, che contò circa 6.000 combattenti[97]. Tale Esercito partigiano riuscì a condurre unraid di 1.500 chilometri alle spalle delle posizioni delle Guardie Bianche, per poi unirsi alla 3ª Armata sovietica[98] sul fronte orientale[97]. Durante la Guerra civile, i partigiani rossi furono particolarmente attivi in Siberia, dove combatterono contro l'Armata Bianca dell'ammiraglioKolčak: entro la fine del 1919, i distaccamenti partigiani rossi in Siberia contarono circa 140.000 combattenti[97]. I partigiani rossi siberiani combatterono anche contro le truppe dell’Impero giapponese, che approfittando del collasso dello Stato zarista avevano occupato parte dell’Estremo Oriente russo bruciando villaggi e uccidendo civili[99]; nell'Estremo Oriente truppe americane e giapponesi collaborarono contro grandi formazioni di partigiani rossi, e a nord, sui fronti di Murmansk e di Arcangelo, le unità militari alleate si scontrarono apertamente e in modo continuativo con unità regolari dell'Armata Rossa[100]. Le operazioni dei partigiani rossi nell’Estremo Oriente russo furono d’ispirazione per il romanzoLa disfatta diAleksandr Fadeev, un classico delrealismo socialista. I partigiani rossi si rivelarono un problema significativo anche per l'Esercito delKaiser, che nel 1918 occupava vasti territori russi: secondo l’opinione del Commissario del popolo agli affari EsteriGeorgij Čičerin, il governo di Berlino rinunciò ad ampliare le zone d’occupazione poiché tentare di controllare ampi territori infestati dalla guerriglia partigiana avrebbe distolto troppe truppe tedesche dalfronte occidentale[97]. Il periodo della Guerra civile in Russia è degno di nota anche perché durante e dopo il conflitto i massimi livelli di comando sovietici formularono e adottarono i primi documenti ufficiali relativi alle missioni e alle tattiche partigiane. Sulla base dell’esperienza di combattimento dei partigiani rossi contro le Guardie Bianche e contro le truppe straniere intervenute nel Paese, vennero aggiunte apposite istruzioni ai manuali da campo dell’Armata Rossa, che insegnavano come organizzare, in caso di necessità, distaccamenti partigiani locali capaci di infliggere il massimo danno materiale al nemico e di interrompere il suo sistema di comunicazione. Tali documenti fornirono anche la base e il contesto per molte delle direttive riguardanti la guerra partigiana che l'Alto Comando sovietico emanò durante la Seconda Guerra Mondiale. Le azioni partigiane rosse durante la Guerra civile russa furono d’ispirazione anche per altri movimenti comunisti e socialisti europei: durante gli anni '20, quando inazisti tedeschi diHitler furono in costante ascesa al potere, isocialdemocratici e icomunisti inBaviera si impegnarono in azioni di guerriglia contro i loro oppositori di destra[97].
Durante laSeconda Guerra Mondiale (1939-1945) si svilupparono molte organizzazioni partigiane, armate e clandestine – spesso note come movimenti di Resistenza – che operarono nei Paesi occupati dalle forze dell’Asse, specialmente da quelle del3° Reich. Tali organizzazioni iniziarono a formarsi già nel 1939 quando, dopo la sconfitta dellaPolonia, i membri di quella che sarebbe divenuta l'Armia Krajowa o AK ("Armata Nazionale" polacca) iniziarono a riunirsi. Uno dei primi comandanti guerriglieri nella Seconda Guerra Mondiale in Europa fu il maggiore polaccoHenryk Dobrzański detto "Hubal": già nel marzo del 1940 un’unità partigiana sotto il suo comando distrusse completamente unbattaglione di fanteria tedesca in uno scontro vicino al villaggio di Huciska[101]; si stima che nel 1944 laResistenza polacca contasse 400.000 uomini[102]. Altre organizzazioni di Resistenza operarono contro le forze dell’Asse inAlbania,Belgio,Cecoslovacchia,Danimarca, Francia (Resistenza francese eMaquis),Grecia,Jugoslavia (partigiani comunisti ecetnici nazionalisti),Norvegia,Slovacchia eUnione Sovietica. Dopo l’8 settembre 1943, iniziò a operare anche laResistenza Italiana. Molte di queste organizzazioni ricevettero aiuti dagliAlleati sotto forma di finanziamenti, armi, munizioni, equipaggiamenti utili e consiglieri militari paracadutati.
Membri dellaHome Guard britannica si esercitano a difendere con fucili ebottiglie Molotov una barriera stradale, costituita da blocchi di cemento e binari ferroviari infissi nel terreno in funzione anticarro (zona diDover/Folkestone, marzo 1941).
Oltre ad assistere le organizzazioni di Resistenza popolari nate spontaneamente nei territori occupati dall’Asse, unità speciali delle forze armate alleate si impegnarono direttamente nella pianificazione ed esecuzione di azioni di guerriglia e sabotaggio: a questo scopo loSpecial Operations Executive (SOE) britannico costituito il 22 luglio 1940 fu incaricato daChurchill di – assieme aiCommandos – «dar fuoco all'Europa»[103]. InGran Bretagna, all’indomani dellacampagna di Francia e dell’evacuazione di Dunkerque, vennero costituite varie organizzazioni per contrastare una possibileinvasione da parte delle forze del 3° Reich. La più nota, dato che la sua esistenza era pubblica, fu laHome Guard, unamilizia cittadina armata ausiliaria delBritish Army, i cui membri avevano compiti di ricognizione e difesa nelle loro località d'origine[104][105]. Vennero addestrate anche unità speciali segrete chiamateAuxiliary Units oHome Guard Shock Squads – “Unità Ausiliarie” o “Squadre d'Assalto” dellaHome Guard – incaricate di condurre azioni di guerriglia su suolo britannico durante uno sbarco tedesco[106][107]. LaHome Guard e le sue Unità Ausiliarie segrete avevano il compito di fornire, a fianco delBritish Army, una resistenza armata immediata – convenzionale e guerrigliera – durante una campagna d'invasione tedesca. Vennero create anche altre organizzazioni segrete, nell'eventualità in cui le forze tedesche fossero riuscite ad occupare stabilmente, in tutto o in parte, la Gran Bretagna: una di esse era denominataSection VII, ed era progettata per entrare in azione solo sotto occupazione nemica, agendo quindi come vera e propria Resistenza inglese, per compiere missioni di guerriglia, sabotaggio industriale e trasmissione di informazioni d'intelligence al governo inglese in esilio all'estero[106][107][108]. Tattiche di guerriglia furono impiegate anche nellaguerra del Pacifico. Quando le forze giapponesi invasero l'isola diTimor il 20 febbraio 1942, furono contrastate da una piccola forza scarsamente equipaggiata di personale militare alleato nota comeSparrow Force, i cui membri provenivano prevalentemente daAustralia, Regno Unito eIndie orientali olandesi[109]. Sebbene ilPortogallo non partecipasse alla guerra mondiale, molti civili di Timor Est e alcuni coloni portoghesi combatterono con gli Alleati come guerriglieri (criados), o fornirono loro cibo, riparo e altra assistenza; alcuni timoresi continuarono una campagna di resistenza anche dopo il ritiro australiano. Quando gliUSA entrarono in guerra, il loroOffice of Strategic Services (OSS) cooperò con il SOE britannico, oltre a lavorare su iniziative proprie inEstremo Oriente. Nel 1942, il colonnello statunitenseWendell Fertig organizzò una forza di guerriglia che molestò le forze d’occupazione giapponesi sull'isola filippina diMindanao fino alla liberazione delle Filippine nel 1945. Dopo la resa delle ultime forze regolari che lottavano contro l'Esercito imperiale giapponese a Bataan eCorregidor, i guerriglieri filippini continuarono a combattere le truppe giapponesi per tutta la durata della guerra, divenendo una forza molto importante durante la liberazione delle Filippine[110]. Le azioni di tali comandanti statunitensi e dei guerriglieri filippini influenzarono la successiva formazione deiGreen Berets[111]. Fra gli altri comandanti ci fu il colonnello Aaron Bank, il colonnelloRussell Volckmann e il colonnelloWilliam R. Peers: Volckmann comandò una forza di guerriglia che operò dallaCordigliera di Luzon settentrionale nelle Filippine dall'inizio della guerra mondiale e fino alla sua conclusione, rimanendo in contatto radio con le forze statunitensi, prima dell'invasione delGolfo di Lingayen; Peers, che in seguito divenne generale, comandò il distaccamento OSS 101 in Birmania, il quale non fu mai più grande di poche centinaia di statunitensi, e che si affidò al supporto di vari gruppi tribali birmani, in particolare al popoloKachin fortemente anti-giapponese, che fu fondamentale per il successo dell'unità[112][113][114]. IChindits – nel 1943 designati ufficialmente77th Indian Infantry Brigade, e nel 19443rd Indian Infantry Division – furono una “Special Force” dell'India britannica che prestò servizio inBirmania e inIndia nel 1943 e nel 1944 durante lacampagna della Birmania; vennero formati per mettere in atto la nuova tattica di guerriglia dipenetrazione a lungo raggio diOrde Wingate[115].
Josip Broz Tito (1892-1980) nel 1942.Partigiani jugoslavi impegnati in varie attività.
LaResistenza jugoslava fu la più notevole dal punto di vista dei risultati ottenuti, in quanto fu l’unica capace di liberare la quasi totalità delPaese con le sue sole forze, senza attendere il diretto intervento delle truppe alleate[116][117]. Il 25 marzo 1941 il principe reggentePaolo Karađorđević fece aderire la Jugoslavia all'Asse. Due giorni dopo, l'erede al tronoPietro II detronizzò lo zio con uncolpo di Stato e assunse la corona, rompendo l'alleanza con l'Asse. La Jugoslavia subì perciò l’invasione da parte delle forze congiunte di Germania, Italia e Ungheria, le quali riuscirono a disgregare rapidamente l’Esercito reale jugoslavo. In breve tempo tutto il territorio jugoslavo cadde sotto il controllo diretto o indiretto dell’Asse: parte del territorio fu annesso aGermania,Italia,Ungheria,Albania italiana eBulgaria; nel rimanente vennero costituiti diversiStati fantoccio. Tuttavia subito dopo la sconfitta del loro Esercito regolare gli jugoslavi, rifiutando di arrendersi, diedero il via alla resistenza armata sotto forma di guerriglia, che ebbe notevole intensità soprattutto nel periodo 1941-43. Già il 10 aprile 1941, ad invasione appena iniziata, ilPartito Comunista Jugoslavo (KPJ) organizzò un comitato militare; il 27 giugno 1941 venne costituito un comando supremo delle forze partigiane guidato daJosip Broz Tito, capo del Partito; a luglio venne deciso l’inizio della guerriglia di liberazione, e venne diramato un proclama in cui si incitava la popolazione alla resistenza contro il nemico occupante e i suoi collaborazionisti[118]. Per l’organizzazione delle attività di resistenza, il Partito Comunista Jugoslavo poté inizialmente giovarsi dell’esperienza di circa 1.300 volontari jugoslavi che avevano partecipato allaGuerra Civile Spagnola (1936-1939), i quali costituirono il nucleo della guerra di liberazione nazionale[119]. I primi atti di rivolta si ebbero in Serbia nel luglio 1941, e nel dicembre dello stesso anno vennero istituiti i primi reparti di quello che sarebbe stato l’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia. Nella Resistenza jugoslava si manifestarono orientamenti contrastanti che inizialmente indebolirono la sua efficienza: le formazioni nazionaliste deicetnici, sebbene formalmente ostili all’Asse nei loro obiettivi a lungo termine e impegnate in attività di resistenza marginali per periodi limitati, si impegnarono altresì in una collaborazione tattica o selettiva con gli invasori nazifascisti per quasi tutta la guerra[120], cosa che provocò gravi scontri con le formazioni resistenziali comuniste. I guerriglieri comunisti jugoslavi si rivelarono comunque i più forti dal punto di vista ideologico, della disciplina, del favore riscosso fra le masse popolari, i più capaci di opporsi agli occupanti: per questa ragione ricevettero gli aiuti più sostanziosi dagli Alleati. Aiuti di una qualche consistenza giunsero tuttavia solo a partire dal 1943, all’indomani delritiro dell’Italia dal conflitto, e soprattutto a partire dal 1944 quando gli Alleati, potendosi servire di idonee basi aeree e navali nel sud Italia, paracadutarono o introdussero via mare in Jugoslavia armi leggere, munizioni, uniformi e paia di scarpe. Verso la fine del ’44, quando l’Armata Rossa raggiunse la Jugoslavia, arrivarono aiuti anche dall’URSS, che fornì armi pesanti come cannoni ecarri armati[121]. Prima del 1943, i guerriglieri poterono equipaggiarsi solo con le armi raccolte dal disciolto Esercito reale jugoslavo, e con quelle catturate in combattimento ai reparti dell’Asse. Molto pesanti furono le rappresaglie e i crimini di guerra commessi contro la popolazione jugoslava da parte delle truppe occupanti naziste tedesche e fasciste italiane[122], assistite anche da formazioni collaborazioniste croate (ustaša), cosa che accrebbe l’odio della popolazione e aumentò l’afflusso di volontari nell’Esercito di liberazione. Le operazioni di guerriglia della Resistenza jugoslava furono agevolate dalla conformazione del terreno, caratterizzato dalla presenza delleAlpi Dinariche, di boschi estesi e fitti, e di infrastrutture scarse e facilmente sabotabili. La Resistenza jugoslava operò anche inGrecia in coordinamento con le formazioni partigiane comuniste locali, e riuscì a sfuggire a diverse grandi offensive anti-partigiane dell’Asse. In generale, nella guerriglia balcanica, vi furono tre fasi successive. Nella prima, tra 1941 e 1942, vennero costituite le prime basi in zone remote e inaccessibili, e le prime bande guerrigliere che agirono con molta autonomia, intraprendendo le prime azioni contro postazioni e formazioni nemiche di debole entità, sabotaggi, e attentati contro i collaborazionisti. Nella seconda fase, tra fine del 1942 e 1943, si costituì ufficialmente un Esercito guerrigliero pienamente appoggiato dalla popolazione; le forze partigiane acquistarono crescenti capacità di manovra e i loro attacchi divennero via via più consistenti. Nella terz’ultima fase, dal 1944 al 1945, vi fu l’impiego di un vero e proprio Esercito regolare, comunque coadiuvato da reparti guerriglieri, che fu capace di ingaggiare battaglie convenzionali contro le forze tedesche – verso la fine del 1944 le forze partigiane jugoslave contarono 650.000 uomini e donne organizzati in 4armate e 52divisioni[123], che raggiunsero un totale di 800.000 persone nell’aprile 1945[124]. Le operazioni della Resistenza jugoslava, sia guerrigliere che convenzionali, ebbero un impatto non solo tattico e locale, ma anche strategico, in quanto bloccarono nei Balcani 45 divisioni dell’Asse – per un totale di circa mezzo milione di soldati italiani, tedeschi, ungheresi, bulgari e croati – impedendo loro di partecipare agli scontri in altri teatri della guerra mondiale[125]. La guerriglia inflisse alle unità dell’Asse un logoramento continuo: le forze fasciste italiane subirono in Jugoslavia un continuo dissanguamento[126]; quelle naziste tedesche ebbero in Jugoslavia e nel resto dei Balcani un numero di morti superiore a quelli subiti inNord Africa (18.594 morti in Nord Africa[127], 19.235 morti in Jugoslavia e nel resto dei Balcani[128]). Inoltre, la guerriglia paralizzò quasi completamente ogni attività all’interno del Paese, circostanza che se da una parte rese più esasperata la popolazione nella lotta contro gli occupanti, impedì a questi ultimi di sfruttare per fini bellici le risorse agricole e industriali del Paese[129].
LaResistenza sovietica fu la più notevole dal punto di vista dell’entità numerica, dell’ampiezza dei territori sui quali operò, della complessità e del numero di azioni compiute. In confronto a tutti i movimenti ed organizzazioni resistenziali clandestine del resto dell'Europa occupata, la guerriglia su vasta scala che ebbe luogo sulfronte orientale tra partigiani sovietici e forze del 3° Reich fu di un ordine di magnitudine superiore. L’esatto numero totale di guerriglieri che presero parte agli scontri è di difficile determinazione. Tuttavia, fonti ufficiali di parte sovietica affermano che nel periodo 1941-1944 operarono, nel territorio dell'URSS occupato dall’Asse, 6.200 distaccamenti e formazioni guerrigliere, le quali raggrupparono un totale di 1 milione o 1,1 milioni di partigiani (nelle campagne) e un esercito di migliaia di combattenti clandestini (nelle città), che lottarono nelle retrovie nemiche con il supporto attivo di decine di milioni di patrioti sovietici[130][131][132][133]; tali partigiani riuscirono a uccidere, ferire o catturare circa 1 milione di soldati fascisti e loro collaborazionisti, a mettere fuori uso più di 4.000 carri armati e veicoli blindati, a distruggere o danneggiare 1.600 ponti ferroviari e a sfasciare più di 20.000 treni militari[130]. Fonti ufficiali di parte statunitense affermano che[134]:
(inglese) «The Soviet Partisan Movement which was established in the wake of the German armies invading the USSR in 1941 was, in both conception and scope, the greatest irregular resistance movement in the history of warfare. It combined all the classic elements of resistance movements of the past with modern means of communication and transportation and modern weapons, and at its peak involved a far greater number of men than had ever before been drawn into an irregular force.»
(italiano) «Il Movimento partigiano sovietico, fondato sulla scia dell'invasione dell'URSS da parte delle armate tedesche nel 1941, fu, sia per concezione che per portata, il più grande movimento di resistenza irregolare nella storia della guerra. Combinò tutti gli elementi classici dei movimenti di resistenza del passato con moderni mezzi di comunicazione e trasporto e armi moderne e, al suo apice, coinvolse un numero di uomini molto maggiore di quanto fosse mai stato prima coinvolto in una forza irregolare.»
(Edgar M. Howell,Department of the Army Pamphlet 20-244 The Soviet Partisan Movement, 1941-1944)
L'Alto Comando sovietico (Stavka) capì che le operazioni dei partigiani potevano ottenere il massimo risultato se strettamente coordinate con le azioni delle forze regolari, e per questa ragione prestò particolare attenzione alla promozione della cooperazione tra formazioni partigiane e unità dell'Armata Rossa in prima linea[135]. Ben presto laResistenza sovietica nei territori occupati dall’Asse divenne quindi controllata da una rigida catena di comando: essa iniziava da un appositoQuartier Generale Centrale del Movimento Partigiano con sede aMosca, si estendeva attraverso Quartier Generali delle singole Repubbliche sovietiche e dei distretti, passando anche per le cellule clandestine delPartito Comunista, fino a raggiungere i singoli distaccamenti e brigate partigiane[135]. IlQuartier Generale Centrale del Movimento Partigiano – creato per unire la dirigenza del movimento partigiano dietro le linee nemiche e per l'ulteriore sviluppo dello stesso – fu costituito con decreto delComitato di Difesa dello Stato dell'URSS № ГОКО-1837сс (“GOKO-1837ss”) del 30 maggio 1942[136]; per attuare tale risoluzione, il Commissariato del Popolo per la Difesa dell'URSS emanò l'ordine № 00125 del 16 giugno 1942, intitolatoSulla formazione del quartier generale principale e regionale del movimento partigiano[137]. L’Aeronautica militare sovietica ebbe un ruolo di primo piano nella cooperazione con le unità partigiane che operavano nelle estese foreste e aree paludose presenti nelle retrovie tedesche: durante la notte aerei sovietici oltrepassavano la linea del fronte per trasportare ai partigiani ufficiali addestratori dell’Armata Rossa, tecnici, dottori, infermieri, armi, munizioni, equipaggiamenti, forniture mediche, posta, giornali, eccetera, provvedendo altresì all’evacuazione dei feriti; nel complesso, durante la guerra, l’Aeronautica sovietica consegnò nelle regioni partigiane 16.000 tonnellate di materiali di vario tipo e trasportò 83.000 persone in entrambe le direzioni, impresa che comportò un totale di circa 109.000 sortite aeree, effettuate soprattutto con i piccoli aereiPolikarpov Po-2, molto manovrabili e capaci di decollare e atterrare anche su piste brevi e improvvisate, come pure sulla neve se provvisti di sci[138][139]. I compiti della Resistenza sovietica vennero stabiliti con precisione dal Commissariato del Popolo per la Difesa dell'URSS con l’ordine № 00189 del 5 settembre 1942, firmato daStalin, e intitolatoSui compiti del movimento partigiano: tali compiti comprendevano l’uccisione, distruzione o cattura di obiettivi militari ed economici e l’interruzione della rete di trasporto e comunicazione nelle retrovie nemiche; operazioni di ricognizione a favore dell’Armata Rossa per determinare l’entità delle forze nemiche in una data regione, determinare i piani nemici relativi al movimento delle truppe, identificare i comandanti delle unità e i codici postali, eccetera; l’indebolimento del morale nemico tramite continui attacchi e missioni di sabotaggio; il miglioramento del morale della popolazione che viveva nei territori occupati dai tedeschi e la promozione della resistenza popolare contro le forze d’occupazione; vincolare le forze nemiche tenendole impegnate in operazioni antipartigiane e di sorveglianza alle vie di comunicazione[140][141][142]. Una delle più grandi operazioni compiute dalla Resistenza sovietica fu l’operazione “Concerto”: l’Armata Rossa, dopo aver vinto labattaglia di Kursk, aumentò il ritmo della sua avanzata verso il fiumeDniepr e lo attraversò in diversi punti; per assistere tale avanzata dal 19 settembre 1943 e fino alla fine di ottobre ebbe luogo l’operazione “Concerto”, alla quale presero parte 193 unità partigiane e alcuni reparti ditruppe speciali per un totale di oltre 120.000 combattenti, i quali, alle spalle delle forze tedesche, distrussero 148.557 binari ferroviari, deragliarono diverse centinaia di treni che trasportavano truppe, armi e munizioni, fecero saltare centinaia di ponti[143][144]. Dopo che l’Armata Rossa ebbe liberato i territori dell’URSS dalle forze dell’Asse la Resistenza sovietica fu sciolta, e i partigiani vennero, a seconda dei casi, fatti tornare alle loro occupazioni civili o incorporati nell’Armata Rossa come truppe regolari. La guerra di resistenza controHitler è nota in Russia col nome di Grande Guerra Patriottica (in russoВеликая Отечественная война?,Velikaja Otečestvennaja vojna).
«Compagno del partigiano» (2ª edizione del 1942).
Durante la guerra mondiale gliAlleati produssero o adottarono vari documenti che esaminavano il fenomeno della guerriglia dal punto di vista teorico e pratico, nell’ottica di potenziare la stessa nei territori occupati dall’Asse e di far familiarizzare le loro forze armate con tale modalità di guerra. Ad esempio, inGran Bretagna furono scritti manuali speciali destinati alleAuxiliary Units oHome Guard Shock Squads, così come allaSection VII: tali manuali contenevano istruzioni sul maneggio di esplosivi e incendiari, sull’approntamento ditrappole emine improvvisate, sulla distruzione di bersagli di vario tipo, eccetera, e presentavano titoli innocui (Calendar 1937,Calendar 1938 eCountryman’s Diary 1939) per dissimularne il reale contenuto[106][107][145]. Brevi opuscoli con informazioni generali sulla guerriglia vennero distribuiti anche alle truppe regolari inglesi[146]. Fra i membri dellaHome Guard venne diffuso anche un manualetto intitolatoGuerra di guerriglia (in ingleseGuerrilla Warfare)[147], scritto daBert “Yank” Levy, un canadese che combatté con leBrigate Internazionali durante laGuerra Civile Spagnola, e che dall’agosto 1940 fu chiamato dalWar Office britannico per tenere corsi e conferenze nella scuola diOsterley Park della milizia territoriale[148]; negliUSA tale breve manualetto ebbe un notevole successo di pubblico, venendo citato anche dal settimanaleTime[149]. InUnione Sovietica, come ulteriore assistenza al movimento partigiano, venne prodotto un manuale di guerriglia intitolatoCompagno del partigiano (in russoСпутник партизана?,Sputnik partizana), pubblicato in tre edizioni, con piccole modifiche, nel 1941, ’42 e ’43[150][151][152]. L'Office of Strategic Services (OSS) statunitense produsse, nel gennaio 1944, uno studio intitolatoManuale da Campo per il Sabotaggio Semplice (in ingleseSimple Sabotage Field Manual)[153], che esaminava vari metodi disabotaggio utilizzabili da normali cittadini senza addestramento militare, nei territori occupati dall'Asse.
Alcune formazioni dell’Asse, verso la fine della guerra mondiale o in particolari teatri d’operazione nei quali si ritrovarono soverchiate dalle forze degli Alleati, si risolsero a combattere usando tattiche di guerriglia. Per quanto riguarda le forze del 3° Reich, si può citare l’organizzazione segretaWerwolf, istituita e gestita dalleSS, che operò negli ultimi mesi della guerra compiendo sabotaggi e attentati ai danni delle truppe alleate e dei civili che collaboravano con esse; tale organizzazione ebbe pochissimo successo: le reclute furono insufficienti, non superando mai le 5.000 o 6.000, e in molti casi furono arruolate contro la loro volontà, fornendogli informazioni false circa i compiti che avrebbero dovuto svolgere, o minacciandole di internamento in campi di concentramento se si fossero rifiutate di addestrarsi e di prestare servizio[154]. Per quanto riguarda le forze dell’Italia fascista, si possono citare le operazioni diguerriglia compiute sulle montagne e nei deserti diEtiopia,Eritrea eSomalia, tra il novembre 1941 e l’ottobre 1943, da circa 7.000 soldati delRegio esercito[155], i quali rifiutarono di deporre le armi dopo labattaglia di Gondar e la resa del generaleGuglielmo Nasi. Anche alcuni reparti dell'Esercito imperiale giapponese utilizzarono la guerriglia durante la fase finale dellaguerra del Pacifico, quando le risorse del Giappone erano ormai esaurite. Durante labattaglia di Iwo Jima il generaleTadamichi Kuribayashi e i suoi soldati usarono anche tattiche guerrigliere, sfruttando una rete di tunnel e grotte per attaccare le forze americane di sorpresa, consapevoli dell’impossibilità di vittoria ma decisi a infliggere al nemico le maggiori perdite possibili: cosìIwo Jima, che si supponeva dovesse cadere in cinque giorni, ne resistette trentasei[156]. Tattiche guerrigliere vennero utilizzate da parte giapponese anche durante labattaglia di Okinawa[157]. Alcunisoldati e marinai giapponesi continuarono a combattere con tattiche di guerriglia per molti anni dopo la fine della guerra mondiale: l’ultimo di essi fuHiroo Onoda, il quale continuò a resistere nella giungla sull'isola filippina diLubang fino al 1974.
Anche le potenze dell’Asse produssero vari documenti che esaminavano la guerriglia dal punto di vista teorico e pratico, soprattutto nell'ottica di sopprimerla nei territori da esse occupati. Ad esempio, lo Stato Maggiore delRegio Esercito produsse nell'ottobre 1942 uno studio sulla guerra partigiana nei Balcani intitolatoCombattimenti Episodici ed Azioni di Guerriglia[158]; un anno dopo, tale studio cadde nelle mani dei partigiani italiani, i quali ne fecero un riassunto che pubblicarono suIl Combattente, giornale clandestino delleBrigate Garibaldi, allo scopo di migliorare l’organizzazione e le capacità di lotta delle loro formazioni[159]. In Germania, negli ultimi mesi della guerra, i corsi d’addestramento per le reclute delWerwolf furono basati sulle traduzioni dei manuali d’addestramento dei guerriglieri sovietici, fino a quando venne steso un manuale tedesco intitolatoWerwolf: Indicazioni per le unità di cacciatori (in tedescoWerwolf: Winke für Jagdeinheiten)[154][160].
Lo scopo della guerriglia è quello di logorare le forze nemiche, di abbassarne il morale esponendole a rischi continui, obbligandole a consumare mezzi e risorse inutilmente e vanificando i loro sforzi bellici.Mao Tse-tung, grande esperto di questa forma di guerra, parlava della guerriglia come "l'arte di fiaccare il nemico con mille piccole punture di spillo".
Nel campotattico la guerriglia non si manifesta con azioni di massa, neanche quando ambiente e circostanze particolari favoriscono il concentramento di numerose unità, ma è sempre una lotta episodica, che può aumentare di intensità e in estensione, ma non evadere dal ristretto campo dell'azione minuta contro obiettivi limitati e poco robusti. Può manifestarsi durante un conflitto armato fra due o più belligeranti e in tal caso si svolge di preferenza lontano dalle linee del fronte, ma nelle zone occupate dagli eserciti operanti, immediatamente alle spalle o sulle linee di comunicazione di uno degli avversari oppure, meno spesso, in zone lontane: quasi sempre, però, nei territori che sono stati occupati nel corso delle operazioni diguerra o che sono contesi.
Per condurre con successo una guerra di guerriglia sono necessari alcuni requisiti fondamentali:
Una rete di comunicazione, comando, controllo e informazione (C3I) sviluppata, adattabile e flessibile. Con la dispersione e il maggior numero di unità aumenta progressivamente la necessità di comunicazioni fra di esse e con i loro comandi. In più aumenta anche la difficoltà delle comunicazioni stesse, che in genere non possono contare su una rete efficiente e sicura.
Comandanti di unità dotati di ampia autonomia decisionale. La guerriglia non può fermarsi mai (vedi più avanti): non è possibile tenere un esercito guerrigliero fermo ad aspettare, ma è necessario tenerlo costantemente in attività. Poiché gli obiettivi militari della guerriglia sono piccoli e molto numerosi, la pianificazione centralizzata dell'attività bellica non è applicabile: è piuttosto necessario limitarsi a formulare linee d'azione generali e lasciare che siano i singoli comandanti a decidere come metterle in pratica, in base alle loro possibilità e disponibilità.
Operare in un territorio che permetta alle proprie unità di nascondersi e di sfuggire alla ricerca nemica; come nella guerra partigiana, montagne e foreste si prestano ottimamente, come anche, in modo diverso, le città. Molto meno adatte invece sono le zone prive di ripari naturali: pianure intensamente coltivate, zone costiere o desertiche, steppe e praterie.
L'appoggio della popolazione locale. Gli abitanti di una regione si accorgono immediatamente della presenza di forze armate estranee, perciò è impossibile nascondersi senza la loro diretta acquiescenza. Notare che è necessario che la popolazione locale sia attivamente a favore della forza guerrigliera: la semplice neutralità o non belligeranza non impedirebbe ai delatori, sempre presenti, di informare il nemico. Inoltre avere delle forze armate tanto disperse rende a dir poco problematico il rifornire le truppe, che quindi devono necessariamente dipendere in parte da rifornimenti locali, che di nuovo è impossibile ottenere senza l'appoggio popolare.
Truppe fortemente motivate e/o con morale alto; la scarsa coesione delle forze guerrigliere, disperse e nascoste, le rende vulnerabili alle diserzioni o a degenerare in bande armate, con fenomeni di brigantaggio, contrabbando, mercenarismo. Per evitare queste derive è necessario che gli uomini siano intimamente convinti che i loro sforzi e le privazioni che affrontano sono utili e necessari. Questo implica una propaganda costante e dei periodi di inattività il più possibile brevi fra un'azione militare e l'altra.
Un armamento leggero e facilmente trasportabile. Sono escluse dalla guerra di guerriglia le artiglierie pesanti, imezzi corazzati e l'aviazione: la guerriglia è un'attività essenzialmente difanteria, supportata al massimo damortai e artiglieria leggera.
Può manifestarsi in tempo dipace e in tale caso si svolge dove condizioni ambientali e motiviideologici ne favoriscono lo sviluppo. A preferenza nelle zone di confine, ove più direttamente e più efficacemente può alimentarla l'aiuto esterno.
Perché la guerriglia possa raggiungere i risultati che si propone, deve essere accuratamente organizzata.
Anche se il movimento di resistenza non è sorto per iniziative sporadiche e slegate, sia pure concorrenti allo stesso fine, e le sue basi sono state gettate in precedenza, si tratta pur sempre di un fenomeno che affonda le sue radici nel sentimento popolare; le cui manifestazioni, ora spontanee ora provocate, indubbiamente risentono delle divergenze di pensiero, di giudizi, di criteri, di tendenze che caratterizzano nei tempi moderni la vita di una nazione, specie se politicamente progredita e socialmente irrequieta.
Gli sforzi iniziali perciò tendono a:
eliminare incomprensioni, fondere le varie correnti, risolvere i contrasti;
consolidare gli organismi sani e regolarizzarne su basi di onestà e di giustizia la solidarietà con la popolazione civile;
evitare insorgenza e sviluppo di formazioni feudali o monopolistiche;
passare gradualmente dal piano dell'improvvisazione a quello della organizzazione su base militare (una disciplina, una bandiera), adattando a poco a poco alla guerriglia tutti i principi che regolano la condotta delle normali operazioni di guerra (addestramento, servizi, collegamenti, norme tattiche d'impiego, ecc.), senza però creare organismi e vincoli ingombranti e per conseguenza dannosi;
raggruppare le varie formazioni in dipendenza della necessità della lotta (tattica e geografia), evitando di secondare finalità politiche e organizzative che spesso vi contrastano e avvicinando il più possibile le unità guerrigliere a quelle minori dell'esercito regolare, unico mezzo per potenziarne capacità ed efficienza bellica;
unificare il comando non solo al centro ma anche alla periferia, con la creazione di organismi gerarchici idonei a risolvere in maniera unitaria i problemi operativi, organizzativi e logistici: unico modo per evitare fazioni e dare al movimento carattere nazionale e di legalità;
fare coincidere con la lotta armata dei guerriglieri l'opera attiva e passiva, non meno sabotatrice, della popolazione nelle città e nelle campagne;
fare seguire all'opera formativa delle unità quella organizzativa del territorio, accordandosi con gli esponenti locali, epurandoli dagli elementi notoriamente infidi, stabilendovi comitati di controllo, centri informazioni, nuclei armati a difesa delle popolazioni contro violenze e soprusi e assicurandovi nuove fonti di rifornimento;
estendere sempre più il movimento, ampliando parallelamente zone sotto il controllo guerrigliero.
Ne deriva che, lì dove la guerriglia non è soltanto un'operazione a carattere bellico, si tende sempre ad accentrare in una sola persona la direzione politica e il comando militare. Dove ciò non è possibile sorgono allora Comitati che si sforzano di raggiungere il necessario coordinamento.
La guerriglia non è mai fine a se stessa, ma è sempre un espediente o un ripiego temporaneo: se la guerriglia è la forma principale di attività bellica per una delle due parti in conflitto, il suo fine è sempre di prendere tempo per acquisire la capacità militare necessaria per dare battaglia in campo aperto, oppure di aumentare tanto il costo delle operazioni militari del nemico da indurlo a desistere dal conflitto. In tempi diguerra: le operazioni di un esercito (il proprio o l'alleato) che attende labattaglia decisiva per la soluzione del conflitto. In tempi dipace: l'azione politica - interna o esterna - che dovrà portare all'insurrezione generale o all'intervento armato straniero, per la conquista del potere o per il diverso assetto dei territori contesi.
Collegata a normali operazioni di guerra, ha lo scopo di:
ostacolare l'attività dell'avversario, tenendolo costantemente in allarme e infliggendogli continue perdite negli uomini e nei mezzi;
costringere il nemico a grandi e reiterati spiegamenti di forze, che sono così sottratte alle operazioni sulla fronte e logorate per effetto dei continui spostamenti;
creare al nemico le più difficili condizioni di vita su un determinato territorio, costringendolo ad abbandonarlo o quanto meno a rinchiudersi nei grandi centri e a rinunciare al conseguimento (in tutto o in parte) dei suoi obiettivi: sfruttamento economico del Paese, annessione o colonizzazione, creazione di basi logistiche per alimentare operazioni belliche in corso, eccetera;
procacciarsi il maggior numero possibile di informazioni per trasmetterle al comando dell'esercito amico;
partecipare alle operazioni di quest'ultimo con azione diretta sul tergo del comune avversario o sul suo sistema operativo e logistico.
Organizzata in tempo di pace o in previsione di un prossimo conflitto in determinate zone di territorio nazionale o coloniale, preferibilmente di confine, con il concorso di elementi locali, la guerriglia può tendere a:
logorare l'organizzazione civile e militare esistente;
creare una situazione locale atta a giustificare l'intervento armato dello straniero;
agevolare la penetrazione delle forze di quest'ultimo;
condurre con il concorso di circostanze favorevoli - indirettamente ma praticamente - alla perdita dei territori considerati.
Organizzata, in pace o in guerra, per provocare la caduta di un determinato regime politico o la sostituzione di questo con un altro - portata cioè sul piano della "guerra civile" - la guerriglia può prefiggersi di:
minare il morale delle forze regolari, arrecando a esse continua molestia e infliggendo ripetuti scacchi;
ledere il prestigio del governo, sottraendo alla sua autorità e al controllo delle sue forze armate zone sempre più vaste di territorio nazionale, in modo da potervi costituire un governo di parte, che serva a legalizzare la guerriglia e a darle un carattere nazionale;
trasformare a poco a poco l'azione isolata ed episodica in vere e proprie operazioni di guerra, dando vita a un esercito di insorti da contrapporre a quello regolare;
condurre contro forze straniere, eventualmente intervenute a sostegno del governo legittimo, una lotta spietata e implacabile sì da rendere loro impossibile la vita o, perlomeno, tenerle in soggezione;
estendere e approfondire sempre più il movimento in tutto il territorio nazionale e in tutti gli strati della popolazione, in modo da accelerare il processo di disintegrazione delle forze e dei poteri governativi;
guadagnare il favore delle masse, sempre disposte a tollerare il più forte e in ultima analisi a proteggerlo e a seguirlo;
provocare, preparare e condurre l'insurrezione generale.
Quali che possano essere gli scopi della guerriglia e le circostanze e l'ambiente in cui essa si svolge, le azioni veramente efficaci sono quelle coordinate tra loro e con l'attività operativa o politica di un esercito o di una nazione amica. Per cui gli sforzi degli organizzatori tendono sempre a:
realizzare un comando unico di tutte le forze partecipanti alla guerriglia;
mantenere uno stretto e costante collegamento fra il comando di queste e quello dell'esercito amico.
Ciò nonostante, la guerriglia ha scarse probabilità di successo se perde il consenso delle popolazioni in mezzo alle quali deve operare. Particolare cura è posta da parte di tutti i guerriglieri - capi e gregari - specie quando sono costretti ad agire in zone diverse dalle loro basi, a non alienarsi la simpatia e l'appoggio delle popolazioni locali, con manifestazioni di intolleranza, prepotenza e disonestà. Più che dalle armi del nemico la guerriglia potrebbe essere stroncata dalla diffidenza e dalla ostilità delle popolazioni; le quali, dopo tutto, sono proprio quelle che sopportano di questo genere di guerra i danni maggiori. Su di esse il nemico, costretto a sospettare di tutti, reagisce quasi sempre indiscriminatamente.
Allorché la guerriglia crede di potere fare a meno del favore delle popolazioni, essa può vincerne l'ostilità soltanto con il terrore e lo sterminio. Si entra quindi nel caso della "guerra civile", condotta da stranieri o da traditori al soldo dello straniero, costretti ad agire allo scoperto. Il che può rendere più agevole il compito delle truppe regolari impegnate nella controguerriglia.
La guerriglia deve inoltre operare con scopi precisi, concentrando le azioni su obiettivi redditizi e importanti, evitando atti di scarso interesse. Ciò richiede la conoscenza perfetta dell'ambiente, presupposto quindi in ogni attività guerrigliera è il funzionamento di un accurato servizio informazioni.
Spesso giornali e mezzi di informazione confondono questi due fenomeni, in sé molto diversi. La guerriglia è diretta innanzitutto contro obiettivi militari: installazioni, strutture, depositi, presidi, vie di rifornimento, forze isolate e vulnerabili. Ilterrorismo invece non ha un obiettivo tattico immediato, ma si limita a colpire a caso cercando specificamente di uccidere e ferire quanti più civili possibile, per indurre un clima di insicurezza e portare la popolazione in uno stato di malcontento tale da essere disposta ad accettare misure drastiche pur di porre fine a tale stato di cose.
Nellecittà la guerriglia prende spesso di mira obiettivi (alti ufficiali e funzionari, caserme, uffici, circoli, sabotaggio di industrie e infrastrutture) che la portano ad azioni non dissimili da quelle terroristiche e che spesso provocano vittime anche fra civili. La differenza con il terrorismo in questi casi diventa più sfumata e si possono verificare casi di contiguità fra terroristi e forze guerrigliere. Anche in questo caso però le azioni di guerriglia restano dirette verso obiettivi precisi e ben definiti, la cui eliminazione è funzionale alla sconfitta finale del nemico; le azioni terroristiche invece prendono di mira per lo più obiettivi simbolici (o date storiche, oppure anniversari e ricorrenze) e colpiscono in modo da creare il massimo allarme e la massima sensazione possibile, generalmente con un gesto crudele e militarmente insensato.
L'intensità della guerriglia non è mai costante. Essa fa seguire a periodi di attività, periodi di attesa e di preparazione.
I periodi di attesa sono nella maggior parte dei casi imposti da condizioni climatiche avverse oppure, durante un conflitto, da necessità strategiche, per le quali il comando dell'esercito amico può ordinare la sospensione della guerriglia in tutto il territorio interessato o in una parte limitata di esso.
La preparazione è necessaria specie quando da un'organizzazione embrionale, quale può essere quella che caratterizza il movimento spontaneo della popolazione di un Paese occupato, si debba passare alla creazione di formazioni consistenti, non solo atte a rappresentare un peso notevole nella lotta ingaggiata, ma anche necessarie a evitare lo sfasciamento delle unità e la dispersione di energie insufficientemente convogliate e sfruttate.
Attese e preparazioni, però non possono essere lunghe. Il peggior nemico della guerriglia è il tempo. Stasi lunghe sono fonte di dubbi, scoraggiamenti, stanchezze, defezioni; che per essere combattuti hanno bisogno di un'azione di propaganda continua, insistente, appropriata.E nei periodi di attesa le forze della guerriglia non possono smobilitare.
La guerriglia giustifica la sua esistenza con la continuità delle sue azioni. Se la sua attività si arresta, essa ha finito di esistere; tutto il lavoro compiuto è disperso e grandi diventano per l'avversario le probabilità di averne completamente ragione.
I guerriglieri, d'altro canto, non possono deporre le armi sia pure con l'intenzione di radunarsi in tempi migliori e combattere ancora. A casa, li attenderebbe, con molta probabilità, l'arresto e la morte. Ma talvolta l'attesa è inevitabile, specie in montagna ove può essere imposta da sole ragioni climatiche.
Se la montagna è abitata, le formazioni si diluiscono su larghi spazi, ottenendo o imponendo l'ospitalità presso le popolazioni, cercando di mantenere il più che sia possibile i vincoli organici delle minori unità.
Se la montagna non offre alcuna possibilità di alloggiamento e di vita, s'impone il dilemma del trasferimento altrove delle formazioni (sempre che sia possibile) o lo scioglimento temporaneo di queste ultime.
Il trasferimento di zona, quando è possibile, non è sempre conveniente soprattutto perché viene a mancare l'intima collaborazione e la profonda solidarietà che devono esistere fra le forze della guerriglia e le popolazioni locali.
Lo scioglimento temporaneo delle unità è una soluzione alla quale gli organizzatori della guerriglia ricorrono in casi estremi, poiché essa richiede molte provvidenze per mantenere inalterata nei guerriglieri la volontà di combattere e per sostenerne l'esistenza nei casi di particolare disagio economico. Il problema dell'accantonamento e della conservazione delle armi non è semplice, data la difficoltà di costituire depositi presso i civili (timori di rappresaglie, delazioni) e l'indubbio parallelo intensificarsi dell'azione persuasiva e repressiva da parte delle forze regolari o occupanti.
In campagna e in città l'unità organica delle formazioni può essere mantenuta con un maggiore disseminamento e una più accurata mimetizzazione di queste fra le popolazioni locali; è sempre esclusa l'idea di stabilirsi a forze riunite in località da apprestare a difesa (sorta di "isole difensive") essendo questa soluzione deleteria ai fini del movimento di resistenza. I guerriglieri non sono fatti per difendersi: essi sarebbero certamente schiacciati.
Contrariamente alle normali operazioni di guerra, nelle quali i belligeranti avanzano lungo determinate direttrici strategiche e tattiche, la guerriglia conquista a sé nuovi territori e nuovi adepti espandendosi come una macchia d'olio. Ciò per la naturale tendenza che hanno le bande ad allargare sempre il loro campo d'azione, cercando sicurezza e protezione nello spazio, e per la naturale simpatia che essa provoca nelle popolazioni che avvicina, specie quando il movente ideale che la sospinge è intensamente sentito.
La guerriglia può svolgersi in qualunque ambiente geografico. Tuttavia l'ambiente ideale è quello che:
offre sicuro asilo e sufficienti risorse alle unità che la svolgono;
permette di beneficiare del favore delle popolazioni tra le quali può scegliere con facilità gli elementi adatti - per particolare mentalità e attitudini - a rinforzare le sue file;
consente di sviluppare moventi ideologici e correnti tradizionali di ostilità locali verso le forze occupanti o le autorità governative;
favorisce le azioni delle piccole unità guerrigliere, ostacolando nel contempo, per insufficienza di strade e di risorse, la vita, il movimento e la manovra di grosse unità avversarie, specie le motorizzate;
consente di usufruire di una buona copertura all'osservazione aerea;
rende gravosa, per deficiente rete di comunicazioni e vastità di territorio, I'alimentazione delle forze nemiche.
Ciò impone un adeguato funzionamento di comandi, collegamenti, mezzi di trasporto, ecc., che solo un'accurata organizzazione centrale e periferica, tecnicamente perfetta, può consentire. Impone inoltre la presenza di comandanti minori idonei e un affiatamento perfetto con la popolazione locale. In città e nelle zone densamente popolate la guerriglia cambia totalmente di fisionomia; essa perde la sua caratteristica operativa per limitare la sua azione al ristretto campo dell'attentato e del sabotaggio.
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««L'idea che il Febbraio sia stato una “rivoluzione incruenta”, e che la violenza della folla non sia esplosa se non con l’Ottobre, è stata un mito liberale»: si tratta di «uno dei miti più tenaci sul 1917», ma che ormai ha perso ogni credibilità». Guardiamo allo svolgimento reale: «Gli insorti si presero una terribile vendetta sui funzionari dell’antico regime. Fu data la caccia ai poliziotti per linciarli e ucciderli senza pietà». A Pietroburgo, «in pochi giorni il numero dei morti ammontò a circa 1.500», col linciaggio spesso feroce dei rappresentanti più odiati dell’antico regime; «le violenze più gravi furono tuttavia quelle perpetrate dai marinai di Kronstadt, che mutilarono e assassinarono centinaia di ufficiali». Ad ammutinarsi sono reclute giovanissime: ad esse «non si applicavano i normali regolamenti di disciplina», e gli ufficiali ne approfittavano per trattarle «con una brutalità ancor più sadica del consueto»; ed ecco orascatenarsi la vendetta all’insegna di una «ferocia inaudita».»
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«By the early part of 1919 the British forces in Archangel and Murmansk numbered 18,400. Fighting side by side with them were 5100 Americans, 1800 Frenchmen, 1200 Italians, 1000 Serbs and approximately 20,000 White Russians.»
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«There is no doubt that the possibilities of liberation movement were more fully developed in Yuguslavia that in any other country during World War II. Yugoslav resistance was not limited to economic sabotage ans small-scale guerrilla activities. It showed that an occupied nation can wage a real “territorial war” with large-size regular units and achive the country’s final liberations with its own forces.»
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«The military importance of the resistance consisted in its ability to immobilize significant numbers of German (and Italian) troops, but except for Yugoslavia, where Tito’s partisans liberated most of the country before Soviet troops entered by way of Romania and Bulgaria, the resistance did not succeed in liberating their countries with their own forces.»
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«The total number of participants in the partisan movement in the Great Patriotic War exceeded 1.1 million people.»
«Всего в годы войны в тылу врага действовало более 6200 партиз. отрядов и подпольных групп, в к-рых сражалось св. 1 млн. партизан и подпольщиков из числа всех народов СССР. [In totale, durante gli anni della guerra, dietro le linee nemiche operarono più di 6.200 distaccamenti partigiani e gruppi clandestini, nei quali combatterono più di 1 milione di partigiani e combattenti clandestini provenienti da tutti i popoli dell'URSS.]»
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