Laglossa, nelmondo antico, era l'interpretazione di parole oscure (perché ermetiche o cadute in disuso) attraverso altre più comprensibili, ossia attraverso il linguaggio corrente.
Aristotele nel ventunesimo capitolo dellaPoetica descrive la glossa come un tipo di nome, distinto da quello comune, usato da un gruppo di parlanti differente rispetto a quello di riferimento e quindi desueto per questi ultimi. In seguito, a cominciare dal XII secolo d.C., la glossa ha incominciato ad indicare un commento ad un testo giuridico eglossatore era lo studioso che la elaborava.
Inlinguistica efilologia, invece, le glosse sono dei termini isolati che compaiono nei testi antichi affiancati da una spiegazione del loro significato, sia ad opera degli stessi autori di tali testi, sia per mano di autori e commentatori successivi (glossatori). Per molte lingue antiche estinte, tutto ciò che se ne conosce consiste nelle glosse tramandate da qualche autore. Alcuni di essi, comeEsichio di Alessandria raccolsero le loro glosse in un'opera complessiva ("glossario", antenato dei modernidizionari).
Il divieto diGiustiniano I di elaborare commenti complessivi sulle raccolte di leggi è stato condensato nella frase "Le basi per ogni nuovo diritto devono essere nel Diritto". Anche nelle pagine diLudovico Antonio Muratori (Dei difetti della giurisprudenza) si legge che Giustiniano intendeva "riserbare tutto lo studio degli avvocati e giusdicenti al solo testo delle leggi (...)" cancellando "la sterminata folla di tutti i suoi interpreti, trattatisti, e consulenti". L'assoluto divieto di revisione del testo fu posto da Giustiniano per assicurare una (pretesa) immutabilità degli antichi codici: laratio juris storicamente necessitata era quella di garantire la più lunga e duratura osservanza delle leggi.
Peraltro, nella Novella 146, del 553, l'imperatore Giustiniano proibiva anche l'uso e lo studio delTalmud e della legge orale(deuterosis) in genere. Questo perché il mondo giuridico del Talmud è basato su discussioni serrate costruite sui testi della tradizione e sulla logica; nulla è considerato fuori discussione, tutto è sottoposto al vaglio della critica fino ad arrivare alla decisionehalakhica. Giustiniano si spinse poi fino a sopprimere anche la giurisdizione ebraica, che era riconosciuta come autonoma da quella romana fin dal II secolo.
Paradossalmente, tutti questi divieti resero fondamentale in seguito l'opera dei glossatori. I testi giustinianei, redatti nel VI secolo, apparivano ostici e incomprensibili ad un mondo che aveva vissuto le esperienze storiche dei Longobardi, dei Franchi e delle altre dominazioni, che avevano imposto le loro regole (quasi tutte consuetudinarie e orali) ignorando ildiritto romano.
La più antica opera di annotazione e interpretazione dei testi giustinianei a noi pervenuta è la cosiddettaglossa torinese, in quanto redatta su di un manoscritto delleInstitutiones di Giustiniano, oggi conservato a Torino. Essa risale al VI secolo[1].
Tra il X e XI secolo,Pavia, allora capitale delregno d'Italia, si distingue per la sua scuola diarti liberali, cui si affianca poi una Scuola professionale di diritto franco-longobardo. La scuola si trovava presso ilpalazzo Reale, complesso che si strutturava su un vasto insieme di edifici, i quali non solo ospitava la corte del sovrano, ma anche l’amministrazione delregno e, in particolare, il suo principale tribunale. Verosimilmente la scuola nacque quindi per formare i giudici regi[2]. Suoi esponenti più illustri furono:
La Scuola di Pavia compie studi sugliEdittilongobardi e sulCapitulare italicum.
Gli studi sono compiuti in una raccolta ordinata cronologicamente nota comeLiber papiensis. Successivamente, il complesso normativo è riorganizzato sistematicamente a imitazione del Codice giustinianeo, nellaLex Longobarda. I testi normativi sono corredati di formule per facilitarne l'applicazione nella pratica dei tribunali.
Alla scuola pavese sono attribuiti anche:
Il capolavoro della scuola pavese è tuttavia laExpositio ad Librum Papiensem, commento analitico delLiber Papiensis. Da quest'opera emerge un certo interesse per il diritto romano, utilizzato come diritto sussidiario. L'Expositio ad librum papiensem ricapitola l'insegnamento impartito dai maestri diPavia e ne tramanda le dispute, specie quelle traantiqui e moderni. La versione che ci è pervenuta risale al 1070 circa.
Tra ilXI e ilXII secolo, grazie adIrnerio, si elevò aBologna uno studio approfondito delDiritto giustinianeo. Si faceva, per il tramite delle glosse, una vera e propria analisi del testo. Quella che viene detta laScuola di Bologna diede vita ad uno studio ad altissimo livello dei testi giuridici producendo un'enorme mole di testi, talvolta contraddittori. NelXIII secoloAccursio, allievo diAzzone Soldanus, fece un'opera di organizzazione e razionalizzazione di questi testi nell'opera dettaMagna glossa oglossa ordinaria.
Si dice che i glossatori siano stati i migliori studiosi delCorpus iuris giustinianeo perché si relazionavano ad esso senza coscienza storica, cioè in piena obiettività e come se il tempo non fosse passato. I glossatori bolognesi godevano di grande prestigio sociale: ne è una testimonianza la presenza, in una città senza statue, di quelle che vengono chiamate letombe dei glossatori, inpiazza Malpighi, sul retro della chiesa bolognese di San Francesco. Uno dei sepolcri appartiene adAccursio e al figlioFrancesco, gli altri al giuristaOdofredo e aRolandino de' Romanzi. Anche inpiazza San Domenico è presente una tomba dedicata al giuristaRolandino de' Passeggeri.
La glossa di Poppi (Toscana), scritta tra l'XI e il XII secolo, cita anche il Digesto, seppure in modo vago e impreciso.
Piccole citazioni del Digesto sono presenti anche nella glossa di Casamari, proveniente dall'abbazia di Casamari.
La glossa diColonia è attribuita dal Fitting, studioso tedesco di storia del diritto di fineOttocento, alla scuola di diritto longobardo-franco diPavia e in particolare al longobardista Gualcosio (Walcausius), uno dei più noti maestri pavesi (insieme a Bagelardo e a Bonfiglio): vi si citano infatti le città diMilano e Pavia. La sua importanza deriva dal fatto che il testo Gualcasiano, fu il primo accostamento da parte della scuola pavese al Diritto giustinianeo. Da quanto si evince dal testo il Ius Romanorum venne preso ad esempio dalla società medievale, consacrando il diritto romano come "Ius Generalis", visione che più tardi verrà riconosciuta con la denominazione di Diritto comune.
La glossaBambergensis è un manoscritto di Bamberga in Baviera.
Leglosse di Reichenau[5],annotate sui margini di una copia dellaBibbiaVulgata (scritta inlatino classico ma destinata al volgo), forniscono indizi sul vocabolario del tardolatino volgare inFrancia, suggerendo che le parole della Bibbia delIV secolo non erano più immediatamente comprese nell'VIII secolo, quando probabilmente furono scritte le glosse. Queste ultime, quindi, dimostrano le tipiche differenze di vocabolario tra il latino classico e il latino volgare nellelingue gallo-romanze.
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