Lungo circa 30 centimetri di cui 13 (circa) di coda, pesa in media 100 grammi.Ha unapelliccia di colore grigio castano sul dorso, mentre il ventre è bianco; il muso è caratterizzato da due grandi occhi e da folte e lunghe vibrisse (lunghi peli a lato del muso con funzione tattile), le orecchie, di forma rotondeggiante, sono piuttosto piccole e escono di poco dalla pelliccia.Può essere confuso con unoscoiattolo, da cui può essere distinto osservando la coda che mantiene sempre lunga e distesa.
Il ghiro ha unareale che comprendeEuropa eAsia. InEuropa è presente dall’Italia e dallaSpagna fino all'Ucraina. InItalia è molto comune. È segnalato sulleAlpi fino ai 1500 metri di quota[1], tuttavia si può trovare anche ad altitudini inferiori, anche al livello del mare.
InSardegna è presente con una sottospecie locale (Glis glis melonii) che si credeva estinta[2].È inoltre presente in molte isole mediterranee tra cui l'isola d'Elba, l'isola di Salina e sull'Etna in Sicilia.
Predilige gli ambienti boschivi, a quote tra i 600 ed i 1500 m. Solitamente frequenta parchi, giardini e boschi, in particolare quelli ricchi di sottobosco e caratterizzati dalla presenza di vecchi alberi dove può reperire facilmente numerose cavità, all'occorrenza adibite a rifugio o nido. Soprattutto durante i mesi invernali, può servirsi delle case rurali come momentaneo riparo.
Il ghiro è generalmente notturno: di solito esce dal proprio nascondiglio poco dopo il tramonto per poi ritornarvi prima dell'alba.Durante il giorno sta nascosto in cavità di alberi, in anfratti oppure in nidi, dalla forma rotondeggiante, che egli stesso costruisce con foglie e muschio. In autunno l'animale aumenta notevolmente di peso, accumulando così una notevole quantità di grasso e vari minerali che gli saranno essenziali per sopravvivere durante il lungoletargo invernale (resta in letargo per 6 mesi). Per il letargo possono essere contemporaneamente usati da più individui gli stessi ripari.
La dieta del ghiro, basata essenzialmente sui vegetali, varia durante l'arco dell'anno ed è costituita principalmente dacastagne,ghiande,nocciole,bacche,frutti di bosco; in autunno vengono consumati anche i funghi. Una minima parte dell'alimentazione del ghiro può comprendere anche animali, in particolare alcuniinvertebrati (insetti emolluschi).
Il periodo riproduttivo si situa in primavera, al risveglio dal letargo. Le femmine partoriscono una sola volta all'anno, da 2 a 8 piccoli, dopo una gestazione di circa un mese. Può accadere che più femmine utilizzino contemporaneamente una cavità di un albero o lo stesso riparo per partorire ed allevare la prole; questo fatto accade generalmente quando in una zona si verifica una riduzione di rifugi naturali. In caso di pericolo o di eccessivo disturbo la femmina abbandona la tana e trasporta i propri piccoli in un luogo più caldo.
La caccia e il consumo di questo animale risalgono a tempi molto antichi. Gliantichi romani lo catturavano per farlo ingrassare in speciali contenitori di terracotta dettiglirarium: ne viene fatta menzione nelSatyricon diPetronio[3]; era allevato, con altre bestiole, invivario, per essere poi degustato come antipasto[4].
InItalia, essendone la caccia vietata, ogni consumo alimentare del suddetto animale è oggi illegale. Tuttavia esistono varie ricette tradizionali come il ghiro arrosto alla brianzola inLombardia[5]. Inoltre inCalabria viene consumato illegalmente e assume un ruolo simbolico nei rituali della'ndrangheta[6].