Giuseppe Medici (Sassuolo,24 ottobre1907 –Roma,21 agosto2000) è stato uneconomista epoliticoitaliano.
Nacque aSassuolo, inprovincia di Modena, da Agostino ed Ersilia Messori, secondo di quattro figli. Il padre, muratore e poi capomastro, aveva creato una piccola impresa edile. Nel1926, diplomatosi geometra all'Istituto Guarini di Modena, si iscrisse all'Istituto Superiore Agrario di Milano dove si laureò in Scienze Agrarie nel1929 con una tesi sulla economia della irrigazione nella pianura lombarda. Assolti gli obblighi militari, insegnò per breve tempo nell'Istituto Tecnico per Geometri diPiacenza. Nel1930 diede alle stampe numerose pubblicazioni e nel1931 divenne assistente diGiuseppe Tassinari; l'anno successivo fu libero docente di economia e politica agraria presso l'Università di Bologna. A quegli anni risalgono i suoi legami con studiosi quali Felice Vinci, Gustavo del Vecchio, Pier Silverio Leicht e Giuseppe Albini. Nel1933 vinse il concorso per la cattedra presso l'Università di Perugia e fu poi chiamato ad insegnare presso l'Università di Torino.
Nel 1934 pubblicò laIntroduzione all'estimo agrario che prelude aiPrincipi di estimo del 1948, testo che conoscerà molte edizioni e sarà adottato in numerose scuole. I suoi studi nel campo dell'estimo lo fecero conoscere anche all'estero, alcune università straniere lo invitarono a tenere corsi e conferenze. In quello stesso anno aveva sposato Grazia Fiandri, con cui ebbe tre figli. Nel 1940 scrisse numerose voci di agricoltura nelDizionario di Politica delPartito Nazionale Fascista.Fu capo dell'Ufficio Studi delministero dell'Agricoltura, partecipò attivamente alla redazione delcodice civile del 1942. Le disposizioni del libro V in materia di diritto agrario furono allestite da un sottocomitato all'interno del quale Medici ebbe un ruolo preminente, e gran parte di quelle norme furono redatte da lui in persona.
Contemporaneamente all'insegnamento svolse un'attività scientifica incentrata sui temi dell'agricoltura, della riforma agraria e della bonifica: il suo lavoroLe bonifiche di Santa Eufemia e di Rosarno, che risulta ancora fondamentale per le implicazioni metodologiche tuttora valide; nel 1942 con lo pseudonimo Giuseppe Sassuolo pubblicò alcuni opuscoli sulla questione della riforma agraria che divennero poiLa riforma agraria in Italia pubblicato dalPartito liberale italiano.
Nel luglio del1943 prese parte ai lavori che portarono alla redazione delCodice di Camaldoli.
Nel1960 venne chiamato a reggere la cattedra di Politica Economica e Finanziaria della facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Roma e divenne presidente dell'Accademia nazionale di agricoltura; dal1961 iniziò la pubblicazione deiQuaderni di sociologia rurale; alla rivista, diretta da Corrado Barberis, collaborarono, fra gli altri, Manlio Rossi Doria eUmberto Zanotti Bianco.
Infatti, sebbene avesse studiato con Arrigo Serpieri e Giuseppe Tassinari, storiografi dell'agricoltura, riconosceva come guidaLuigi Einaudi: questi già dalla fine degli anni trenta aveva pubblicato alcuni articoli del futuro senatore sulla "Riforma sociale", lo aveva avvicinato al partito liberale clandestino e al movimento di liberazione dove era entrato in relazione conManlio Brosio,Leone Cattani,Pietro Campilli edEzio Vanoni.
Dal1945 in poi avrà rapporti sempre più frequenti con gli ambienti politici grazie soprattutto alle competenze in agraria: fu chiamato daManlio Rossi Doria a dare il suo contributo alla soluzione dei problemi dell'economia agricola in Italia e fu inserito nella delegazione italiana che nel1947 si recava negliStati Uniti per discutere delPiano Marshall.
Nel1946 si svolse in Italia il referendum istituzionale, l'Italia divenne una la Repubblica. Medici non aveva condiviso la scelta del partito liberale, composto in massima parte da monarchici, di lasciare libertà di voto ai suoi elettori. Riteneva che una chiara presa di posizione del partito non avrebbe cambiato l'esito della consultazione ma avrebbe rafforzato il partito grazie all'afflusso dei cittadini che invece andarono in gran parte a costituire il partito monarchico.
Giusta o no che fosse questa analisi, fu un motivo in più per ascoltare le incitazioni diGiuseppe Dossetti ad avvicinarsi allaDemocrazia Cristiana.
Le condizioni sociali ed economiche dell'Italia del dopoguerra erano quasi drammatiche. La disoccupazione cresceva come i prezzi e con essi il malcontento della popolazione. Le tensioni si sentivano in tutto il paese ma il settore agricolo mostrava le più evidenti difficoltà, al sud come al nord.
Nel1946 era stato pubblicato aMilano, daRizzoli, il suoL'Agricoltura e la riforma agraria. Il libro è una descrizione delle condizioni delle campagne italiane determinate dalle diversità di clima, posizione geografica, condizioni socio-economiche e culturali. L'autore proponeva una riforma adeguata alle diverse condizioni locali: la riforma doveva riguardare i contratti agrari, soprattutto nelle zone agricole settentrionali, e la redistribuzione della terra nelle zone centro-meridionali dove ancora dominava il latifondo. La riforma agraria era sentita da Medici, e da Einaudi, come una riforma liberale in quanto creava un mercato della terra, ove non esisteva, e movimenti benefici in un panorama altrimenti stagnante. Le premesse necessarie erano costituite da un ‘colpo di rottura’ che sommovesse gli equilibri preesistenti favorendo la formazione di una più diffusa proprietà agricola.La riforma non poteva essere disgiunta da sostanziali interventi di bonifica del suolo e di irrigazione. Il duplice problema dell'irrigazione da cui derivava quello più generale della politica delle acque fu uno dei suoi temi principali.
Fu nominato presidente dell'INEA; fu candidato alSenato per laDemocrazia Cristiana nel collegio di Modena e Sassuolo per le elezioni del1948. Con le elezioni del 18 luglio fu eletto, e sarebbe rimasto in Parlamento per ventotto anni. La sua attività come parlamentare, ministro e presidente di consorzi di bonifica fu dedicata allo sviluppo dell'agricoltura italiana. Oltre della riforma agraria, promosse una legge per la difesa dei prodotti tipici.
Nel1951 fu nominato presidente dell'Ente per la riforma fondiaria dellaMaremma e delFucino e nel1954 divenne ministro dell'Agricoltura. Dal1945 fu Presidente della Commissione Censuaria centrale, organo tecnico giurisdizionale in materia di catasto dei terreni e dei fabbricati. Nel1956, in seguito alla morte del titolare Ezio Vanoni, fu nominatoMinistro del tesoro; l'incarico gli fu confermato nei governi successivi.
Nel 1958 divenneMinistro del bilancio, e al Ministero incontrò Renata Donadi con la quale collaborò per anni e che diverrà negli anni della vecchiaia la sua compagna.
Nel 1959 come ministro dellaPubblica Istruzione elaborò il “Piano per lo sviluppo della scuola”, con cui la scuola media si avviò ad essere indirizzata a tutti gli italiani. Fra le altre cose promosse la costruzione di collegi universitari che riteneva fondamentali per la educazione nelle università.
Nominato nel1962 ministro per la riforma dellaPubblica amministrazione nel Quarto governo Fanfani. Medici si dedicò allo studio di un progetto per l'Efficienza della Pubblica Amministrazione nello Stato Moderno. Dal 1963 fu ministro dell'Industria e del Commercio nel primo e secondo governo Moro, e lavorò alla riorganizzazione del Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare. Lasciato il ministero il 5 maggio1965, nel1968 fuMinistro degli affari esteri nel secondo governo Leone. Nel1967, nominato presidente della Associazione Nazionale delle bonifiche, contribuì alla pubblicazione del volume "Il mondo ha sete" e dal1969 presiedette la Conferenza Nazionale delle Acque.
Nel1969 fu designato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti della criminalità inSardegna[1], di cui fu nominato presidente e che è nota come "Commissione Medici"[2][3]. La Commissione produsse una relazione di maggioranza, di cui fu relatore lo stesso Medici, ed una di minoranza a firma delsenatoremissinoAlfredo Pazzaglia, oltre che un vivace dibattito cui sovente partecipò il senatoreIgnazio Pirastu[4] (che a lavori conclusi diede alle stampe il saggioIl banditismo in Sardegna).
Le conclusioni cui pervenne la maggioranza, che attribuivano al ruolo del pastorebarbaricino la più critica centralità nello sviluppo della fenomenologia criminale oggetto di studio[5], non hanno riscosso nell'isola unanime condivisione[6].
La posizione finale della Commissione può racchiudersi nelle seguenti conclusioni del Medici:
(Giuseppe Medici, Relazione conclusiva Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti della criminalità in Sardegna[8])
Fra le posizioni in contrasto con gli esiti della Commissione, ci fu quella del procuratore generale della Sardegna, espressa in occasione dell'anno giudiziario1973; ilmagistrato affermò non essere "fondata né appropriata" un'imputazione delle cause delbanditismo "alle strutture e alle condizioni ambientali"[9].Pietro Soddu, a lungo segretario regionale dellaDemocrazia Cristiana negli anni '60, ha sottolineato sia che le soluzioni proposte dalla Commissione (in parte attuate con il cosiddetto "Piano di Rinascita") erano già state elaborate a livello regionale dieci anni prima, sia che la «sin troppo mitizzata» (ancorché di spirito positivo) Commissione aveva proposto uno schema di intervento «nato già finito»[10].
Nel1970Emilio Sereni lo volle, insieme a Corrado Barberis, nel comitato scientifico dellaFondazione Cervi, Istituto fondato per iniziativa dello stesso Sereni. TornòMinistro degli affari esteri dal luglio1972 al luglio1973, nel secondo governo Andreotti.
Nel1974 fu presidente della Conferenza mondiale dell'ONU per i problemi della fame nel mondo. Restò al Senato fino al 1976.
Nel1977, dopo aver rinunciato a ricandidarsi al Senato, accettò la nomina a presidente dellaMontedison, carica che rivestirà fino al1980. Gli anni che seguirono furono anni di studio, riflessioni e impegno: professore emerito all'Università di RomaLa Sapienza e presidente diNomisma[11], il centro di studi economici bolognese e dell'ANBI, Associazione Nazionale delle Bonifiche dove rimase fino al1996.
Altri progetti
Predecessore | Ministro dell'agricoltura e delle foreste della Repubblica Italiana | Successore | ![]() |
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Rocco Salomone | 18 gennaio1954 - 2 luglio1955 (Governo Fanfani I Governo Scelba) | Emilio Colombo |
Predecessore | Ministro del tesoro della Repubblica Italiana | Successore | ![]() |
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Ezio Vanoni | 16 febbraio1956 - 2 luglio19578 (Governo Segni I Governo Zoli) | Giulio Andreotti |
Predecessore | Ministro del bilancio della Repubblica Italiana | Successore | ![]() |
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Adone Zoli | 1º luglio1958 - 15 febbraio1959 (Governo Fanfani II) | Fernando Tambroni | I |
Ugo La Malfa | 22 giugno1963 - 5 dicembre1963 (Governo Leone I) | Antonio Giolitti | II |
Predecessore | Ministro della pubblica istruzione della Repubblica Italiana | Successore | ![]() |
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Aldo Moro | 16 febbraio1959 - 27 luglio1960 (Governo Segni I Governo Tramboni) | Giacinto Bosco |
Predecessore | Ministro degli affari esteri della Repubblica Italiana | Successore | ![]() |
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Amintore Fanfani | 25 giugno1968 - 13 dicembre1968 (Governo Leone II) | Pietro Nenni | I |
Aldo Moro | 26 giugno1972 - 8 luglio1973 (Governo Andreotti II) | Aldo Moro | II |
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