Ilgiurisdizionalismo è una particolare politica dello Stato volta ad estendere lagiurisdizione e il controllo sulla vita e sull'organizzazione delleChiese, cioè di quella struttura giuridica parallela rappresentata dai diritti e dai privilegi ecclesiastici.
Più nello specifico si può anche definire come corrente di pensiero e come atteggiamento politico, sviluppatosi soprattutto al tempo deldispotismo illuminato delXVIII secolo,[1] mirante ad affermare l'autorità della giurisdizione laica su quella ecclesiastica.
Strumenti fondamentali del giurisdizionalismo (detto anche "regalismo") erano iplacet e l'exequatur, con i quali lo Stato concedeva o negava la pubblicazione e l'attuazione delle disposizioni papali e di quelle delle autorità ecclesiastiche nazionali, e lanomina ai benefici, con la quale controllava le designazioni alle cariche ecclesiastiche.
Oltre a questi strumenti di controllo, il giurisdizionalismo contemplò anche interventi diretti dello Stato nella vita della Chiesa, su materie quali l'età ed i motivi delle monacazioni, l'utilità dei conventi e ordini religiosi contemplativi (che vennero in gran numero soppressi), il numero delle festività religiose, i privilegi e le immunità del clero, la formazione deipreti.
Tale politica si sviluppò attorno alSettecento e fu perseguita soprattutto da alcuni dei cosiddetti "sovrani illuminati", comeMaria Teresa d'Austria,Giuseppe II d'Asburgo ePietro il Grande, anche sulla spinta di quanto era avvenuto precedentemente nell'Europa settentrionale in seguito allaRiforma protestante, di cui questi sovrani non condividevano la dottrina ma di certo le motivazioni.
Tale politica mirava a combattere in particolare:
Il giurisdizionalismo, che in parte anticipò l'Illuminismo e in parte si sviluppò parallelamente ad esso, mise in discussione ilTribunale dell'Inquisizione, il tradizionale monopolio della Chiesa sull'istruzione o sulla censura libraria e, soprattutto, ridusse considerevolmente l'importanza nell'ambito statale delDiritto canonico, fino ad allora legge universale per gli stati cattolici.
Di particolare importanza fu l'introduzione delplacet regio e dell'exequatur, con cui l'autorità statale si riservava il diritto di approvare i provvedimenti della Chiesa e in particolare il conferimento dei benefici ecclesiastici vacanti. Si cercò anche di limitare la cosiddettamanomorta, cioè il complesso dei beni posseduti dalla Chiesa e dalle corporazioni religiose; vennero riformati o soppressi alcuni ordini religiosi; si cercò di ridurre le intromissioni delle autorità ecclesiastiche in ambito temporale; si limitò considerevolmente il privilegio del foro, concedendo ai sudditi di appellarsi al sovrano in caso di sentenze e giudizi ecclesiastici.
Controllo di autorità | Thesaurus BNCF18713 |
---|