Giuliano Guazzelli | |
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Nascita | Gallicano, 6 aprile 1934 |
Morte | Agrigento, 4 aprile 1992 |
Cause della morte | attentato di matrice mafiosa |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() |
Forza armata | ![]() |
Arma | Arma dei Carabinieri |
Anni di servizio | 1954 - 1992 |
Grado | Maresciallo Maggiore |
Comandante di | Polizia giudiziaria del tribunale diAgrigento |
Decorazioni | Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana |
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Manuale |
Giuliano Guazzelli (Gallicano,6 aprile1934 –Agrigento,4 aprile1992) è stato unmilitareitaliano appartenente all'Arma dei Carabinieri, vittima diCosa Nostra. Era soprannominato ilmastino[1][2].
Sin da ragazzino aveva desiserato diventare carabiniere. Appena potette, ancora diciassettenne, la scelta di arruolarsi nell’Arma fu dunque quasi naturale.
Nel1954, il trasferimento inSicilia, il primo lungo viaggio che lo portò nell’isola a costruire una carriera sfolgorante.
Era un investigatore puro con una straordinaria capacità di analizzare e una memoria portentosa per fatti, circostanze, legami, intrecci. queste doti gli consentirono di accumulare un patrimonio inestimabile di conoscenza e di competenza sui fatti dimafia.
Era un’enciclopedia vivente e per questo era diventato un prezioso punto di riferimento.
Oltre che uncarabiniere era un uomo generoso, disponibile, attento a chi era più debole, a chi subiva soprusi, a chi viveva condizioni di fragilità.
Era un marito e un padre. Si era innamorato di Maria Montalbano nei primi anni del suo trasferimento in Sicilia, e con lei, ben presto, aveva deciso di mettere su famiglia.
Un amore profondo che aveva generato tre figli: Riccardo, Giuseppe e Teresa. Una vita normale quella di questa famiglia, una vita tranquilla.
Certo, il lavoro di Giuliano era rischioso e la passione e l’impegno con cui lo svolgeva lo esponevano particolarmente. Ma per lui era tutto normale: quella era la sua vita ed è così che lui sapeva e voleva viverla.[3]
Originario diGallicano, borgo dellaGarfagnana, nel1954 è giàCarabiniere e si trasferisce aMenfi, inSicilia, dove si sposa ed ha tre figli[4].
Assegnato al nucleo investigativo diPalermo, lavora al fianco delcolonnelloGiuseppe Russo, indagando sulclan dei Corleonesi. Di quella squadra perdono la vita sia Russo che ilmarescialloVito Jevolella, così Guazzelli si trasferisce aTrapani, dove gli viene bruciata l'automobile[4].
Nel1977 il maresciallo Guazzelli è chiamato a guidare la stazione deicarabinieri diPalma di Montechiaro[5] e poi la sezione dipolizia giudiziaria al Tribunale diAgrigento e, soprannominato il "mastino" per la sua abilità di investigatore, in venti anni di indagini traPalermo eAgrigento era diventato un esperto del fenomeno mafioso e dei rapporti mafia, politica e affari[6]. Nei primianni '80, infatti collaborò attivamente all'inchiesta condotta dai sostituti procuratoriRosario Livatino, Salvatore Cardinale e Roberto Saieva che culminò nel maxi-processo a carico di esponenti e gregari diCosa Nostra dellaprovincia di Agrigento (denominato"Santa Barbara") conclusosi nel1987 con quaranta condanne[7][8][9]: tra i suoi meriti principali, che consentirono all'indagine di imboccare la pista giusta, quello di aver convinto Benedetta Bono, amante del bossCarmelo Colletti, a collaborare con la giustizia[4]. Inoltre Guazzelli si era anche occupato della cosiddetta "Stidda", organizzazione mafiosa parallela e in competizione conCosa Nostra nell'agrigentino, di cui aveva schedato le principali famiglie a seguito della tristemente notastrage di Porto Empedocle (1986), che provocò sei morti nel contesto della lotta tra cosche avversarie[10].
Tra le sue indagini principali portate a termine da Guazzelli vi fu quella contro la mafia diRaffadali: convinse Giuseppe Antonino Galvano detto il "professorino" a collaborare, ricostruendo i movimenti di una faida mafiosa in corso, e a indicare in Calogero "Lillo" Lauria la figura di vertice della cosca dominante. In seguito Galvano ritrattò e Lauria venne assassinato[4].
Nel1991 Guazzelli avviò indagini su presunte irregolarità nella gestione dellabanca di Girgenti e sull'omicidio di Salvatore Curto, politico delPartito Socialista Italiano allaProvincia di Agrigento assassinato aCamastra[4].
Guazzelli era stato incaricato dal procuratore diAgrigento di indagare sulla partecipazione dell'onorevoleCalogero Mannino al matrimonio del figlio del boss diSiculiana,Gerlando Caruana. Il primo rapporto che Guazzelli sottopose al procuratore Vajola venne cassato e il maresciallo fu sollecitato a rifarlo. L'originale fu però ritrovato, dopo la sua morte, negli armadi della caserma diAgrigento. La posizione di Mannino fu quindi archiviata dai giudici diSciacca.
Il figlio del maresciallo, Riccardo, riferì ai magistrati che il padre gli aveva confidato che "le carte di Mannino erano state messe a posto dal Messana"[11][12][13][14]; inoltre riferisce che Mannino aveva manifestato al Guazzelli timori per la sua incolumità, esclamando: "o ammazzano me o ammazzano Lima"[11].
Fu proprio nel marzo del1992 cheCosa Nostra decise di eliminareSalvo Lima[11].
Giuliano Guazzelli fu assassinato il 4 aprile1992 sullastrada statale 115Agrigento-Porto Empedocle mentre era alla guida della suaFiat Ritmo: gli assassini a bordo di unFiat Fiorino, lo sorpassarono sulviadotto Morandi nellaValle dei Templi diAgrigento, spalancarono il portellone posteriore e lo uccisero[15] a colpi dimitra kalashnikov, pistole357 magnum efucili a pompa[7]. L'omicidio avvenne il giorno prima delleelezioni politiche nazionali[16]. AMenfi, cittadina d'adozione del maresciallo, fu proclamato il lutto cittadino; giunse anche il Presidente della RepubblicaFrancesco Cossiga, per rendere omaggio alla salma e ai familiari della vittima, lanciando un appello ai cittadini menfitani di andare a votare in massa per rispondere alla sfida mafiosa[16][17].
All'epoca dell'omicidio Guazzelli aveva già maturato l'etàpensionabile, ma aveva deciso di restare in servizio, nonostante avesse subito numerosi intimidazioni e fosse già riuscito a sfuggire ad un altro agguato[15].
Inizialmente il delitto fu attribuito allaStidda diPalma di Montechiaro, così nel dicembre1992 vennero arrestati inGermania dei presunti killer[6]. Processati e condannati all'ergastolo dal Tribunale diAgrigento, vennero successivamente assolti dallaCorte d'Assise d'Appello diPalermo per insufficienza di prove[18].
Passati alla pista che conduceva agli uomini diCosa Nostra, grazie alle dichiarazioni delpentito diPorto Empedocle Alfonso Falzone (il quale confessò di aver segnalato aikiller il tragitto dell'auto di Guazzelli), per l'omicidio sono state inflitte sei condanne definitive al carcere a vita: all'ergastolo sono finiti Simone Capizzi (detto "Peppe") e Salvatore Fragapane come mandanti ed organizzatori dell'agguato[19][20], mentre Joseph Focoso, Calogero Castronovo, Giuseppe Fanara eGerlandino Messina come esecutori materiali[21]. Nel maxi-processo denominato "Akragas" sono stati inflitti anche 18 anni di carcere alpentito Alfonso Falzone, il quale aiutò i magistrati dellaDirezione Distrettuale Antimafia diPalermo ad incastrare i mandanti e gli altri sicari[22].
Nel2006 è stato realizzato il film documentario "Marascià... un eroe antimafia", scritto dal giornalista Gero Tedesco e diretto da Sabino Taormina e Francesco Angelino, dedicato alla figura del sottufficialetoscano. Ad interpretare il ruolo di Guazzelli è stato l'attore Pippo Montalbano.