A causa delle sue dimensioni e della composizione simile a quella solare, Giove è stato considerato per lungo tempo una "stella fallita":[15] in realtà solamente se avesse avuto l'opportunità diaccrescere la propria massa fino a 75-80 voltequella attuale[N 3][16] il suo nucleo avrebbe potuto ospitare le condizioni ditemperatura e pressione favorevoli all'innesco dellereazioni difusione dell'idrogeno in elio, cosa che avrebbe reso il sistema solare unsistema stellare binario.[17]
L'intensocampo gravitazionale di Giove influenza il sistema solare nella sua struttura perturbando le orbite degli altri pianeti[18] e lo "ripulisce" in parte dai detriti che possono colpire ipianeti più interni.[19] Intorno a Giove orbitano numerosisatelliti[20] e unsistema di anelli scarsamente visibili;[10] l'azione combinata dei campi gravitazionali di Giove e del Sole, inoltre, stabilizza le orbite di due gruppi diasteroidi troiani.[21]
Il pianeta, conosciuto sin dall'antichità, ha rivestito un ruolo preponderante nel credo religioso di numerose culture, tra cui iBabilonesi, iGreci e iRomani, che lo hanno identificato con il sovrano degli dei.[22] Ilsimbolo astronomico del pianeta (♃) è una rappresentazione stilizzata delfulmine, principale attributo di quella divinità.
Giove appare adocchio nudo come un astro biancastro molto brillante a causa della sua elevataalbedo.[2] È il quarto oggetto più brillante nel cielo, dopo ilSole, laLuna eVenere[23] con cui, quando quest'ultimo risulta inosservabile, si spartisce il ruolo di "stella del mattino" o "stella della sera".[24] La suamagnitudine apparente varia, a seconda della posizione durante il suomoto di rivoluzione, da −1,6 a −2,8, mentre il suodiametro apparente varia da 29,8 a 50,1secondi d'arco.[2]
Ilperiodo sinodico del pianeta è di 398,88 giorni, al termine dei quali il corpo celeste inizia una fase dimoto retrogrado apparente, in cui sembra spostarsi all'indietro nel cielo notturno rispetto allo sfondo delle stelle "fisse" eseguendo una traiettoriasigmoide. Giove, nei 12 anni circa della propria rivoluzione, attraversa tutte le costellazioni dellozodiaco.[25]
Giove fotografato da un telescopio amatoriale. Si notano tre dei quattro satelliti medicei: a destraIo, a sinistraEuropa (più interno) eGanimede. Si nota anche la sua caratteristica più peculiare: laGrande Macchia Rossa.
Il pianeta è interessante da un punto di vistaosservativo in quanto già con piccoli strumenti è possibile apprezzarne alcuni caratteristici dettagli superficiali. I periodi più propizi per osservare il pianeta corrispondono alleopposizioni e in particolare alle"grandi opposizioni", che si verificano ogni qual volta Giove transita alperielio. Queste circostanze, in cui l'astro raggiunge le dimensioni apparenti massime, consentono all'osservatore amatoriale, munito delle adeguate attrezzature, di scorgere più facilmente gran parte delle caratteristiche del pianeta.[26]
Unbinocolo 10×50 o un piccolotelescopio rifrattore consentono già di osservare attorno al pianeta quattro piccoli punti luminosi, disposti lungo il prolungamento dell'equatore del pianeta: si tratta deisatelliti medicei.[27] Poiché essi orbitano abbastanza velocemente intorno al pianeta, è possibile notarne i movimenti già tra una notte e l'altra: il più interno,Io, arriva a compiere tra una notte e la successiva quasi un'orbita completa.[28]
Untelescopio da60 mm permette già di osservare le caratteristiche bande nuvolose[29] e, qualora le condizioni atmosferiche siano perfette, anche la caratteristica più nota del pianeta, laGrande Macchia Rossa che però è maggiormente visibile con un telescopio di25 cm di apertura che consente di osservare meglio le nubi e le formazioni più fini del pianeta.[30]Per poter osservare i festoni, le tempeste più piccole e altre strutture dell'atmosfera del pianeta, è necessario untelescopio di apertura superiore, intorno ai 150mm di apertura.
Una delle prime civiltà a studiare i moti di Giove e degli altri pianeti visibili ad occhio nudo (Mercurio,Venere,Marte eSaturno) fu quellaassiro-babilonese. Gli astronomi di corte dei re babilonesi riuscirono a determinare con precisione ilperiodo sinodico del pianeta; inoltre, si servirono del suo moto attraverso lasfera celeste per delineare le costellazioni zodiacali.[22] La scoperta negli archivi reali diNinive di tavolette recanti precisi resoconti di osservazioni astronomiche e il frequente rinvenimento di parti di strumentazioni a probabile destinazione astronomica, come lenti di cristallo di rocca e tubi d'oro (datati alI millennio a.C.), indussero alcuniarcheoastronomi a ipotizzare che la civiltà assira fosse già in possesso di un "prototipo" dicannocchiale, con il quale si ritiene sia stato possibile osservare anche Giove.[34]
Anche icinesi, noti per la raffinatezza delle loro tecniche astronomiche, riuscirono a ricavare in maniera precisa i periodi sinodici eorbitali dei pianeti visibili ad occhio nudo.[35] Nel1980 lo storicocineseXi Zezong ha annunciato cheGan De, astronomo contemporaneo di Shi Shen, sarebbe riuscito ad osservare almeno uno dei satelliti di Giove già nel362 a.C. aocchio nudo, presumibilmenteGanimede, schermando la vista del pianeta con un albero o qualcosa di analogo.[36][37][38] Bisognerà però attendere ilXVII secolo prima che l'esistenza dei satelliti di Giove sia appurata daGalileo Galilei, il quale, nel1610, scoprì i quattro satelliti mediceiIo,Europa, Ganimede eCallisto;[39][40] fu peròSimon Marius, che si attribuì la paternità della scoperta dei satelliti, alimentando in questo modo una fiera diatriba con Galileo,[41][42] a conferire nel1614 i nomi mitologici attualmente in uso a ciascuno di essi.[42]
Neglianni sessanta delXVII secolo l'astronomoGian Domenico Cassini, scoprì la presenza di macchie sulla superficie di Giove e che il pianeta stesso ha la forma di unosferoide oblato. L'astronomo riuscì poi a determinarne ilperiodo di rotazione,[44] e nel1690 scoprì che l'atmosfera è soggetta a unarotazione differenziale;[10] egli è inoltre accreditato come lo scopritore, assieme, maindipendentemente, aRobert Hooke, della Grande Macchia Rossa.[45][46] Lo stesso Cassini, assieme aGiovanni Alfonso Borelli, stese precise relazioni sul movimento dei quattro satelliti galileiani, formulando dei modelli matematici che consentissero di prevederne le posizioni. Tuttavia nel trentennio1670-1700, si osservò che, quando Giove si trova in un punto dell'orbita prossimo allacongiunzione col Sole, si registra nel transito dei satelliti un ritardo di circa 17 minuti rispetto al previsto. L'astronomodaneseOle Rømer ipotizzò che la visione di Giove non fosse istantanea (conclusione che Cassini aveva precedentemente respinto[44]) e che dunque la luce avesse unavelocità finita (indicata conc).[47]
Vista animata di Giove. Queste foto sono state scattate nel corso di ventotto giorni nel 1979 dalla sondaVoyager 1 mentre si avvicinava al pianeta.
Dopo due secoli privi di significative scoperte, il farmacistaHeinrich Schwabe disegnò la prima carta completa di Giove, comprendente anche la Grande Macchia Rossa, e la pubblicò nel1831.[45][48] Le osservazioni della tempesta hanno permesso di registrare dei momenti in cui essa appariva più debole (come tra il 1665 e il 1708, nel1883 e all'inizio delXX secolo), e altri in cui appariva rinforzata, tanto da risultare molto ben evidente all'osservazione telescopica (come nel1878).[49]
Nel1932Rupert Wildt identificò, analizzando lospettro del pianeta, dellebande di assorbimento proprie dell'ammoniaca e delmetano.[52]Sei anni dopo furono osservate, a sud della Grande Macchia Rossa, tre tempeste anticicloniche che apparivano come dei particolariovali biancastri. Per diversi decenni le tre tempeste sono rimaste delle entità distinte, non riuscendo mai a fondersi pur avvicinandosi periodicamente; tuttavia, nel1998, due di questi ovali si sono fusi, assorbendo infine anche il terzo nel2000 e dando origine a quella tempesta che oggi è nota comeOvale BA.[53]
Nel periodo compreso tra il 16 e il 22 luglio1994 oltre 20 frammenti provenienti dallacometa Shoemaker-Levy 9 collisero con Giove in corrispondenza del suo emisfero australe; fu la prima osservazione diretta della collisione tra due oggetti del sistema solare. L'impatto permise di ottenere importanti dati sulla composizione dell'atmosfera gioviana.[54][55]
Sin dal1973 numerosesonde automatiche hanno visitato il pianeta, sia come obiettivo di studio, sia cometappa intermedia, per sfruttarne il potenteeffetto fionda per ridurre la durata del volo verso le regioni più esterne del sistema solare.[56] I viaggi interplanetari richiedono un grande dispendio energetico, impiegato per provocare una netta variazione della velocità della sonda nota comedelta-v (Δv).[56] Il raggiungimento di Giove dalla Terra richiede un Δv di9,2 km/s,[57] confrontabile con il Δv di 9,7 km/s necessario per raggiungere l'orbita terrestre bassa.[56] L'effetto fionda consente di modificare la velocità del veicolo senza consumare combustibile.[57]
Dal 1973 diverse sonde hanno compiutosorvoli ravvicinati (fly-by) del pianeta. La prima fu laPioneer 10, che eseguì un fly-by di Giove nel dicembre del1973, seguita dallaPioneer 11 un anno più tardi. Le due sonde ottennero le prime immagini ravvicinate dell'atmosfera, delle nubi gioviane e di alcuni suoi satelliti, la prima misura precisa del suo campo magnetico; scoprirono inoltre che la quantità di radiazioni in prossimità del pianeta era assai superiore a quella attesa. Le traiettorie delle sonde furono utilizzate per raffinare la stima della massa del sistema gioviano, mentre l'occultazione delle sonde dietro il disco del pianeta migliorò le stime del valore del diametro equatoriale e dello schiacciamento polare.[25][68]
Un'immagine del pianeta ripresa dalla Pioneer 10 il 1º dicembre1973 dalla distanza di2557000kmNASA
Sei anni dopo fu la volta delle missioniVoyager (1 e2). Le due sonde migliorarono enormemente la comprensione di alcune dinamiche dei satelliti galileiani e dell'atmosfera di Giove, tra cui la conferma della naturaanticiclonica della Grande Macchia Rossa e l'individuazione di lampi e formazioni temporalesche; le sonde permisero inoltre di scoprire glianelli di Giove e otto satelliti naturali, che si andarono ad aggiungere ai cinque già noti. LeVoyager rintracciarono la presenza di un toroide diplasma eatomi ionizzati in corrispondenza dell'orbita di Io, sulla cui superficie furono scoperti numerosi edificivulcanici, alcuni dei quali nell'atto dieruttare.[25]
Nel febbraio del1992 raggiunse Giove lasonda solareUlysses, che sorvolò il pianeta ad una distanza minima di 450 000 km (6,3 raggi gioviani).[63] Ilfly-by fu programmato per raggiungere un'orbita polare attorno al Sole, ma fu sfruttato per condurre studi sullamagnetosfera di Giove. La sonda non aveva telecamere e non fu ripresa alcuna immagine.[64]
Nel2000 lasondaCassini, durante la sua rotta verso Saturno, sorvolò Giove e fornì alcune delle immagini più dettagliate mai scattate del pianeta.[66] Sette anni dopo, Giove fu raggiunto dalla sondaNew Horizons, diretta versoPlutone e lafascia di Kuiper.[69] Nell'attraversamento del sistema di Giove, la sonda misurò l'energia del plasma emesso dai vulcani di Io e studiò brevemente ma in dettaglio i quattro satelliti medicei, conducendo anche indagini a distanza dei satelliti più esterniImalia edElara.[70]
Rappresentazione artistica della NASA che mostra la sonda Galileo nel sistema di Giove.
La prima sonda progettata per lo studio del pianeta è stata laGalileo, entrata inorbita attorno a Giove il 7 dicembre del1995 e rimastavi oltre 7 anni, compiendo sorvoli ravvicinati di tutti i satelliti galileiani e di Amaltea. Nel1994, mentre giungeva verso il pianeta gigante, la sonda ha registrato l'impatto dellacometa Shoemaker-Levy 9.[71][72]
Nel luglio del1995 è stato sganciato dalla sonda madre un piccolo modulo-sonda, entrato nell'atmosfera del pianeta il 7 dicembre;[72] il modulo ha raccolto dati per 75 minuti, penetrando per 159 km prima di essere distrutto dalle alte pressioni e temperature dell'atmosfera inferiore (circa 28atmosfere –~2,8×106Pa, e 185 °C (458 K)[73]. La stessa sorte è toccata alla sonda madre quando, il 21 settembre2003, fu deliberatamente spinta verso il pianeta a una velocità di oltre 50 km/s, per evitare qualsiasi possibilità che in futuro potesse collidere con il satelliteEuropa e contaminarlo.[72]
LaNASA ha progettato una sonda per lo studio di Giove da un'orbita polare; battezzataJuno, fu lanciata nell'agosto2011 ed è arrivata nei pressi del pianeta a luglio2016.[74] Juno ha scoperto 8 vortici uguali al polo nord disposti ai vertici di un ottagono (l'ottagono di Giove), con al centro un nono vortice, e 5 vortici uguali al polo sud disposti come i vertici di un pentagono con al centro un sesto vortice.[75] In un passaggio successivo nel novembre 2019, la scoperta di un nuovo vortice ha mostrato una nuova forma della disposizione degli stessi, che diversamente da quello precedente che era un pentagono ha assunto la forma di un esagono,[76] similmente all'esagono di Saturno. Nel 2020 Juno ha anche osservato fulmini nella bassa atmosfera gioviana, causati dall'interazione di cristalli di ghiaccio conammoniaca allo stato gassoso.[77]
Il normale piano operativo di Juno prevedeva di percorrere 32 orbite di Giove fino al 2018, tuttavia la missione è stata estesa, prima al 2021 e poi fino al 2025, periodo nel quale la sonda oltre a compiere altre 40 orbite attorno a Giove effettuerà alcuni sorvoli ravvicinati di Io, Europa e Ganimede, prima di terminare la sua missione in una discesa controllata nell'atmosfera gioviana, dove verrà distrutta, evitando di contaminare accidentalmente le lune ghiacciate, potenziali habitat di vita aliena.[78]
La possibile presenza di un oceano diacqua liquida sui satelliti Europa, Ganimede e Callisto ha portato a un crescente interesse per uno studio ravvicinato dei satelliti ghiacciati del sistema solare esterno.[79] L'ESA ha studiato una missione per lo studio di Europa denominataJovian Europa Orbiter (JEO);[80] il progetto della missione era stato però implementato da quello dellaEuropa Jupiter System Mission (EJSM), frutto della collaborazione con laNASA e studiato per l'esplorazione di Giove e dei satelliti, il cui lancio era previsto attorno al 2020.[81] La EJSM era prevista essere costituita da due unità, laJupiter Europa Orbiter, gestita e sviluppata dalla NASA, e laJupiter Ganymede Orbiter, gestita dall'ESA.[82] Tuttavia a causa degli tagli al budget della NASA e da alcune differenze programmatiche la NASA si allontanò dall'idea di una cooperazione e l'ESA nel 2012 continuò da sola un proprio progetto,[83] chiamatoJupiter Icy Moons Explorer e basato sull'orbiter per Ganimede (JGO) e il cui lancio è stato effettuato il 14 aprile 2023, con arrivo nel sistema gioviano nel 2031.[84] La NASA dal canto suo, nel 2015 approvò una missione con una sonda diretta ai satelliti medicei più interni, Io ed Europa, chiamataEuropa Clipper[85] e il cui lancio è stato effettuato il 14 ottobre 2024.[86]
La rotazione di Giove; da notare iltransito di Io sulla superficie del pianeta (10 febbraio2009).
Gioveorbita a una distanza media dal Sole di 778,33 milioni di chilometri (5,202 au)[1][N 1] e completa la suarivoluzione attorno alla stella ogni 11,86 anni; questo periodo corrisponde esattamente ai due quinti delperiodo orbitale di Saturno, con cui si trova dunque in unarisonanza di 5:2.[87] L'orbita di Giove èinclinata di 1,31° rispetto al piano dell'eclittica; per via della suaeccentricità pari a 0,048, la distanza tra il pianeta e il Sole varia di circa 75 milioni di chilometri tra i dueapsidi, ilperielio (740 742 598 km) e l'afelio (816 081 455 km).[1][N 1] Lavelocità orbitale media di Giove è di 13 056 m/s (47 000 km/h), mentre lacirconferenza orbitale misura complessivamente 4 774 000 000 km.
L'inclinazione dell'asse di rotazione è relativamente piccola, solamente 3,13°, eprecede ogni 12 000anni;[88] di conseguenza, il pianeta non sperimenta significative variazioni stagionali, contrariamente a quanto accade sullaTerra e suMarte.[89]
Poiché Giove non è un corpo solido, la sua atmosfera superiore è soggetta a unarotazione differenziale: infatti, la rotazione delle regioni polari del pianeta è più lunga di circa 5 minuti rispetto a quella all'equatore. Sono stati adottati tre sistemi di riferimento per monitorare la rotazione delle strutture atmosferiche permanenti. Il sistema I si applica allelatitudini comprese tra 10° N e 10° S; il suoperiodo di rotazione è il più breve del pianeta, pari a 9 h 50 min 30,0 s.[5] Il sistema II si applica a tutte le latitudini a nord e a sud di quelle del sistema I; il suo periodo è pari a 9 h 55 min 40,6 s.[5] Il sistema III fu originariamente definito tramiteosservazioni radio e corrisponde alla rotazione dellamagnetosfera del pianeta; la sua durata è presa come il periodo di rotazione "ufficiale" del pianeta (9 h 55 min 29,685 s[5]);[90] Giove quindi presenta larotazione più rapida di tutti i pianeti del sistema solare.[5]
L'alta velocità di rotazione è all'origine di un marcatorigonfiamento equatoriale, facilmente visibile anche tramite un telescopio amatoriale; questo rigonfiamento è causato dall'altaaccelerazione centripeta all'equatore, pari a circa 1,67 m/s², che, combinata con l'accelerazione di gravità media del pianeta (24,79 m/s²), dà un'accelerazionerisultante pari a 23,12 m/s²: di conseguenza, un ipotetico oggetto posto all'equatore del pianetapeserebbe meno rispetto a un corpo di identicamassa posto alle medie latitudini. Queste caratteristiche conferiscono quindi al pianeta l'aspetto di unosferoide oblato, il cui diametro equatoriale è maggiore rispetto al diametropolare: il diametro misurato all'equatore supera infatti di9275 km il diametro misurato ai poli.[3][91]
La formazione di Giove ha avuto inizio a partire dalla coalescenza di planetesimi di natura ghiacciata[95][96] poco al di là della cosiddettafrost line, una linea oltre la quale si addensarono i planetesimi costituiti in prevalenza da materiale a bassopunto di fusione;[97] la frost line ha agito da barriera, provocando un rapido accumulo di materia a circa5 au dal Sole.[97][98] L'embrione planetario così formato, di massa pari ad almeno 10masse terrestri (M⊕),[95][99] ha iniziato adaccresceremateria gassosa a partire dall'idrogeno e dall'elio avanzati dalla formazione del Sole e confinati nelle regioni periferiche del sistema dalvento della stella neoformata.[96][97] Il tasso di accrescimento dei planetesimi, inizialmente più intenso di quello dei gas, proseguì sino a quando il numero di planetesimi nella fascia orbitale del proto-Giove non andò incontro a una netta diminuzione;[96] a questo punto il tasso di accrescimento dei planetesimi e quello dei gas dapprima raggiunsero valori simili, quindi quest'ultimo iniziò a predominare sul primo, favorito dalla rapida contrazione dell'involucro gassoso in accrescimento e dalla rapida espansione del confine esterno delsistema, proporzionale all'incremento della massa dal pianeta.[96] Il proto-Giove cresce a ritmo serrato sottraendo idrogeno dalla nebulosa solare e raggiungendo in circa mille anni le 150 M⊕ e, dopo qualche migliaio di anni, le definitive 318 M⊕.[97]
Il processo di accrescimento del pianeta è stato mediato dalla formazione di undisco circumplanetario all'interno del disco circumsolare; terminato il processo di accrescimento per esaurimento dei materiali volatili, ormai andati a costituire il pianeta, i materiali residui, in prevalenza rocciosi, sono andati a costituire ilsistema di satelliti del pianeta,[98][100] che si è infoltito a seguito della cattura, da parte della grande forza di gravità di Giove, di numerosi altricorpi minori.[101]
Conclusa la sua formazione, il pianeta ha subito un processo dimigrazione orbitale:[102][103] il pianeta infatti si sarebbe formato a circa 5,65 UA, circa 0,45 UA (70 milioni di chilometri) più esternamente rispetto a oggi,[99] e nei 100 000 anni successivi, a causa della perdita delmomento angolare dovuta all'attrito con il debole disco di polveri residuato dalla formazione della stella e dei pianeti, sarebbe man mano scivolato verso l'attuale orbita,[99] stabilizzandosi ed entrando in risonanza 5:2 con Saturno.[104] Durante questa fase Giove avrebbe catturato isuoi asteroidi troiani, originariamente oggetti dellafascia principale o dellafascia di Kuiper[105] destabilizzati dalle loro orbite originarie e vincolati in corrispondenza deipunti lagrangiani L4 ed L5.[106]
L'atmosfera superiore di Giove è composta involume da un 88-92% diidrogeno molecolare e da un 8-12% dielio.[107][108] Queste percentuali cambiano se si tiene in considerazione la proporzione delle masse dei singolielementi ecomposti, dal momento che l'atomo di elio è circa quattro volte più massiccio dell'atomo di idrogeno; l'atmosfera gioviana è quindi costituita da un 75% in massa di idrogeno e da un 24% di elio, mentre il restante 1% è costituito da altri elementi e composti presenti in quantità molto più esigue.[107][108] La composizione varia leggermente man mano che si procede verso le regioni interne del pianeta, date le alte densità in gioco; alla base dell'atmosfera si ha quindi un 71% in massa di idrogeno, un 24% di elio e il restante 5% di elementi più pesanti e composti:vapore acqueo,[109]ammoniaca,composti del silicio,carbonio eidrocarburi (soprattuttometano edetano),[110]acido solfidrico,neon,ossigeno,fosforo ezolfo.[111] Nelle regioni più esterne dell'atmosfera sono inoltre presenti dei consistenti strati di cristalli di ammoniaca solida.[8][108][110]
Le proporzioni atmosferiche di idrogeno ed elio sono molto vicine a quelleriscontrate nel Sole e teoricamente predette per lanebulosa solare primordiale;[112] tuttavia le abbondanze dell'ossigeno, dell'azoto, dello zolfo e deigas nobili sono superiori di un fattore tre rispetto ai valori misurati nel Sole;[107] invece la quantità di neon nell'alta atmosfera è pari in massa solamente a 20parti per milione, circa un decimo rispetto alla sua quantità nella stella.[113] Anche la quantità di elio appare decisamente inferiore,[114] presumibilmente a causa diprecipitazioni che, secondo le simulazioni, interessano una porzione abbastanza profonda dell'atmosfera gioviana in cui il gas condensa in goccioline anziché mescolarsi in modo omogeneo con l'idrogeno.[115] Le quantità dei gas nobili dipeso atomico maggiore (argon,kripton,xeno,radon) sono circa due o tre volte quelle della nostra stella.[107]
Giove possiede il maggior volume per una massa fredda: i dati teorici indicano che se il pianeta fosse più massiccio avrebbe dimensioni minori. Infatti, a bassedensità della materia come quelle del pianeta, l'oggetto è mantenuto tale da forze di naturaelettromagnetica: gli atomi interagiscono tra loro formando deilegami. Se la massa è piuttosto grande, come quella di Giove, la gravità al centro del corpo è talmente elevata che la materia èionizzata: glielettroni degliorbitali sono strappati all'attrazione dei loronuclei e sono liberi di muoversi, rendendo impossibile la formazione di legami.[116][N 4] Pertanto, l'incremento di gravità dovuto all'aumento di massa non è più esattamente controbilanciato e il pianeta subisce una contrazione. Un ulteriore aumento di massa provoca ladegenerazione degli elettroni, costretti a occupare illivello quantico adenergia più bassa disponibile.[116] Gli elettroni obbediscono alprincipio di esclusione di Pauli;[117] di conseguenza sono di norma obbligati a occupare una banda piuttosto vasta di livelli a bassa energia. In questa circostanza, quindi, le strutture atomiche sono alterate dalla crescente gravità, che costringe tale banda ad allargarsi, sicché la sola pressione degli elettroni degeneri manterrebbe in equilibrio il nucleo contro ilcollasso gravitazionale cui sarebbe naturalmente soggetto.[118]
Giove è il pianeta più massiccio del sistema solare, 2 volte e mezzo più massiccio di tutti gli altri pianeti messi insieme;[7] la suamassa è tale che ilbaricentro del sistema Sole-Giove cade esternamente alla stella, precisamente a 47 500 km (0,068R☉) dallasua superficie. Il valore dellamassa gioviana (indicata con MJ) è utilizzato come raffronto per le masse degli altri pianeti gassosi ed in particolare deipianeti extrasolari.[118]
In raffronto alla Terra, Giove è 317,938 voltepiù massiccio, ha un volume 1 319 volte superiore ma una densità più bassa, appena superiore a quella dell'acqua:1,319×103kg/m³ contro i5,5153×103 kg/m³ della Terra. Il diametro è 11,2008 volte maggiore di quello terrestre.[23][25]
Confronto tra le dimensioni di Giove (in un'immagine ripresa dalla sonda Cassini) e della Terra.NASA
Giove si comprime di circa2 cm all'anno.[14] Probabilmente alla base di questo fenomeno sta ilmeccanismo di Kelvin-Helmholtz: il pianeta compensa,comprimendosi in manieraadiabatica, la dispersione nello spazio delcalore endogeno. Questa compressione riscalda il nucleo, incrementando la quantità di calore emessa; il risultato è che il pianeta irradia nello spazio una quantità di energia superiore a quella che riceve perinsolazione,[10][13][14] con un rapporto emissione/insolazione stimato in1,67±0,09.[13] Per queste ragioni, si ritiene che, appena formato, il pianeta dovesse essere più caldo e grande di circa il doppio rispetto ad ora.[119]
Giove ha il maggiorvolume possibile per una massa fredda. Tuttavia i modelli teorici indicano che se Giove fosse più massiccio avrebbe un diametro inferiore a quello che possiede attualmente (si veda il box al lato). Questo comportamento varrebbe fino a masse comprese tra 10 e 50 volte la massa di Giove; oltre questo limite, infatti, ulteriori aumenti di massa determinerebbero aumenti effettivi di volume e causerebbero il raggiungimento di temperature, nel nucleo, tali da innescare lafusione deldeuterio (13MJ) e dellitio (65MJ): si formerebbe così unanana bruna.[120][121][122] Qualora l'oggetto invece raggiungesse una massa pari a circa 75-80 volte quella di Giove[16][123] si raggiungerebbe lamassa critica per l'innesco direazioni termonucleari difusione dell'idrogeno in elio, che porterebbe alla formazione di una stella, nella fattispecie unanana rossa.[120] Anche se Giove dovrebbe essere circa 75 volte più massiccio per essere una stella, il diametro della più piccola stella sinora scoperta,AB Doradus C, è solamente il 40% più grande rispetto al diametro del pianeta.[10][122]
Diagramma che illustra la struttura interna di Giove.
La struttura interna del pianeta è oggetto di studi da parte degli astrofisici e dei planetologi; si ritiene che il pianeta sia costituito da più strati, ciascuno con caratteristichechimico-fisiche ben precise. Partendo dall'interno verso l'esterno si incontrano, in sequenza: unnucleo, unmantello diidrogeno metallico liquido,[124] uno strato di idrogeno molecolare liquido,elio e altri elementi, e una turbolentaatmosfera.[125] Secondo i modelli astrofisici più moderni e ormai accettati da tutta la comunità scientifica, Giove non possiede una crosta solida; il gas atmosferico diventa sempre più denso procedendo verso l'interno e gradualmente si converte in liquido, al quale si aggiunge una piccola percentuale di elio,ammoniaca,metano,zolfo,acido solfidrico e altricomposti in percentuale minore.[125] La temperatura e la pressione all'interno di Giove aumentano costantemente man mano che si procede verso il nucleo.[125]
Al nucleo del pianeta è spesso attribuita una naturarocciosa, ma la sua composizione dettagliata, così come le proprietà deimateriali che lo costituiscono e letemperature e lepressioni cui sono soggetti, e persino la sua stessa esistenza, sono ancora in gran parte oggetto di speculazione.[126] Secondo i modelli, il nucleo, con una massa stimata in 14-18 M⊕,[95] sarebbe costituito in prevalenza dacarbonio esilicati, con temperature stimate sui 36 000K e pressioni dell'ordine dei 4500gigapascal (GPa).[10]
La regione nucleare è circondata da un denso mantello diidrogeno liquido metallico[14][124], che si estende sino al 78% (circa i 2/3) del raggio del pianeta ed è sottoposto a temperature dell'ordine dei 10 000 K e pressioni dell'ordine dei 200 GPa.[10] Al di sopra di esso si trova un cospicuo strato di idrogeno liquido e gassoso, che si estende sino a 1000 km dalla superficie e si fonde con le parti più interne dell'atmosfera del pianeta.[9][10][91]
Animazione del movimento delle nubi di Giove, ottenuta tramite molteplici riprese della sonda Galileo.NASA
L'atmosfera di Giove è la più estesaatmosfera planetaria del sistema solare;[107][109] manca di un netto confine inferiore, ma gradualmente transisce negli strati interni del pianeta.[9]
Immagine di Giove ripresa dalla sonda Cassini; sono indicate le principali bande, la Zona equatoriale e la Grande Macchia Rossa.
La copertura nuvolosa di Giove è spessa circa 50 km e consiste almeno di due strati di nubi di ammoniaca: uno strato inferiore piuttosto denso e una regione superiore più rarefatta. I sistemi nuvolosi sono organizzati in fasce orizzontali lungo le diverselatitudini. Si suddividono inzone, di tonalità chiara, ebande, le quali appaiono scure per via della presenza su di esse di una minore copertura nuvolosa rispetto alle zone. La loro interazione dà luogo a violente tempeste, i cui venti raggiungono, come nel caso dellecorrenti a getto delle zone, velocità superiori ai 100-120m/s (360-400km/h).[11] Le osservazioni del pianeta hanno mostrato che tali formazioni variano nel tempo in spessore, colore e attività, ma mantengono comunque una certa stabilità, in virtù della quale gli astronomi le considerano delle strutture permanenti e hanno deciso di assegnare loro una nomenclatura.[25] Le bande sono inoltre occasionalmente interessate da fenomeni, noti comedisturbi, che ne frammentano il decorso; uno di questi fenomeni interessa a intervalli irregolari di 3-15 anni la banda equatoriale meridionale (South Equatorial Belt, SEB),[128] la quale improvvisamente "scompare", dal momento che vira sul colore bianco rendendosi indistinguibile dalle chiare zone circostanti, per poi tornare otticamente individuabile nel giro di alcune settimane o mesi.[129] La causa dei disturbi è attribuita alla momentanea sovrapposizione con le bande interessate di alcuni strati nuvolosi posti a unaquota maggiore.[130]
La caratteristica colorazionemarrone-arancio delle nubi gioviane è causata da composti chimici complessi, noti comecromofori, che emettono luce in questo colore quando sono esposti allaradiazione ultravioletta solare. L'esatta composizione di queste sostanze rimane incerta, ma si ritiene che vi siano discrete quantità difosforo,zolfo eidrocarburi complessi;[10][131] questi composti colorati si mescolano con lo strato di nubi più profondo e più caldo. Il caratteristico bandeggio si forma a causa dellaconvezione atmosferica: nelle zone si ha l'emergere in superficie delle celle convettive dell'atmosfera inferiore, che determina lacristallizzazione dell'ammoniaca che di conseguenza cela alla vista gli strati immediatamente sottostanti; nelle bande invece il movimento convettivo è discendente e avviene in regioni a temperatura più alte.[23]
È stata ipotizzata la presenza di un sottile strato di vapore acqueo al di sotto delle nubi di ammoniaca, come dimostrerebbero i fulmini registrati dalla sonda Galileo, che raggiungono intensità anche decine di migliaia di volte superiori a quelle dei fulmini terrestri:[132] la molecola dell'acqua, essendopolare, è infatti capace di assumere una parziale carica in grado di creare ladifferenza di potenziale necessaria per generare la scarica.[10] Le nubi d'acqua, grazie all'apporto del calore interno del pianeta, possono quindi formare dei complessitemporaleschi simili a quelli terrestri.[133]
I fulmini gioviani, in precedenza studiati visivamente o inonde radio dalle sonde Voyager 1 e 2, Galileo, Cassini, sono stati oggetto di analisi approfondite dalla sondaJuno in un ampiospettro di frequenze e a quote molto inferiori. Tali studi[134] hanno evidenziato un'attività temporalesca ben diversa da quella terrestre: su Giove l'attività è più concentrata vicino ai poli[135] e quasi assente in prossimità dell'equatore. Questo è dovuto alla maggiore instabilità atmosferica presente ai poli gioviani che, pur essendo meno calda dell'area equatoriale, consente ai gas caldi provenienti dall'interno del pianeta di salire in quota favorendo laconvezione.[136]
Giove, in virtù della sua seppur bassa inclinazione assiale, espone i propri poli a una radiazione solare inferiore, anche se di poco, rispetto a quella delle regioni equatoriali; la convezione all'interno del pianeta trasporta tuttavia più energia ai poli, bilanciando le temperature degli strati nuvolosi alle diverse latitudini.[25]
Un'immagine a falsi colori ripresa nell'infrarosso dalla sondaNew Horizons che mostra una porzione dell'atmosfera gioviana prospiciente la Grande Macchia Rossa.NASA
L'atmosfera di Giove ospita centinaia divortici, strutture rotanti circolari che, come nell'atmosfera della Terra, possono essere divisi in due classi:cicloni eanticicloni;[137] i primi ruotano nel verso di rotazione del pianeta (antiorario nell'emisfero settentrionale e orario in quello meridionale), mentre i secondi nel verso opposto. Una delle principali differenze con l'atmosfera terrestre è che su Giove gli anticicloni dominano numericamente sui cicloni, dal momento che il 90% dei vortici con un diametro superiore ai 2000 km sono anticicloni.[137] La durata dei vortici varia da diversi giorni a centinaia di anni in base alle dimensioni: per esempio, la durata media di anticicloni con diametri compresi tra i 1000 e i 6000 km è di 1–3 anni.[137] Non sono mai stati osservati vortici nella regione equatoriale di Giove (entro i 10° di latitudine), in quanto la circolazione atmosferica di tale regione li renderebbe instabili.[137] Come accade su ogni pianeta rapidamente rotante, gli anticicloni su Giove sono centri di altapressione, mentre i cicloni lo sono di bassa pressione.[137]
Il vortice sicuramente più noto è laGrande Macchia Rossa (GRS, dall'ingleseGreat Red Spot), una vasta tempesta anticiclonica posta 22º a sud dell'equatore del pianeta. La formazione presenta un aspetto ovale e ruota insenso antiorario con un periodo di circa sei giorni.[138] Le sue dimensioni, variabili, sono 24-40 000 km × 12-14 000 km: è quindi abbastanza grande da essere visibile già con telescopi amatoriali.[30][139] Si tratta di una struttura svincolata da altre formazioni più profonde dell'atmosfera planetaria: le indagini infrarosse hanno mostrato che la tempesta è più fredda rispetto alle zone circostanti, segno che si trova più in alto rispetto a esse:[32] lo strato più alto di nubi della GRS infatti svetta di circa 8 km sugli strati circostanti.[32][140] Anche prima che le sonde Voyager dimostrassero che si trattava di una tempesta, vi era già una forte evidenza che la Macchia fosse una struttura a sé stante, come d'altronde appariva dalla sua rotazione lungo il pianeta tutto sommato indipendente dal resto dell'atmosfera.[141]
Alcune tempeste riprese daltelescopio spaziale Hubble: la Grande Macchia Rossa, l'Ovale BA (in basso a sinistra) e un'altra macchia rossastra di recente formazione; al di sotto di esse, dueovali biancastri simili a quelli da cui ebbe origine l'Ovale BA.NASA
La Macchia varia notevolmente di gradazione, passando dalrosso mattone alsalmone pastello, e talvolta anche albianco; non è ancora noto cosa determini la colorazione rossa della macchia. Alcune teorie, suffragate dai dati sperimentali, suggeriscono che possa essere causata dai medesimi cromofori, in quantità differenti, presenti nel resto dell'atmosfera gioviana.
Non è noto se i cambiamenti che la Macchia manifesta siano il risultato di normali fluttuazioni periodiche, né tanto meno per quanto ancora essa durerà;[142] i modelli fisico-matematici suggeriscono però che la tempesta sia stabile e quindi possa costituire, al contrario di altre, una formazione permanente del pianeta.[143]
Tempeste simili a questa, anche se temporanee, non sono infrequenti nelle atmosfere dei pianetigiganti gassosi: per esempio,Nettuno ha posseduto per un certo tempo unaGrande Macchia Scura,[144] e Saturno mostra periodicamente per brevi periodi delleGrandi Macchie Bianche.[145][146] Anche Giove presenta degliovali bianchi (detti WOS, acronimo diWhite Oval Spots,Macchie Ovali Bianche), assieme ad altri marroni; si tratta tuttavia di tempeste minori transitorie, per questo prive di una denominazione. Gli ovali bianchi sono in genere composti da nubi relativamente fredde poste nell'alta atmosfera; gli ovali marroni sono invece più caldi, e si trovano ad altitudini medie. La durata di queste tempeste si aggira indifferentemente tra poche ore o molti anni.[147]
Nel 2000, nell'emisfero australe del pianeta, si è originata dalla fusione ditre ovali bianchi una formazione simile alla GRS, ma di dimensioni più piccole.[148] Denominata tecnicamenteOvale BA, la formazione ha subito un'intensificazione dell'attività e un cambiamento di colore dal bianco al rosso, che le è valso il soprannome diRed Spot Junior.[140][142][149]
Infine Juno ha scoperto 8 vortici uguali al polo nord disposti ai vertici di un ottagono (l'ottagono di Giove), con al centro un nono vortice, e 5 vortici uguali al polo sud disposti come i vertici di un pentagono (ilpentagono di Giove), con al centro un sesto vortice, poi trasformatosi in un esagono[75] con al centro un settimo vortice (l'esagono di Giove). Sono simili all'esagono di Saturno, anche lui un vortice.
Rappresentazione schematica della magnetosfera di Giove. In azzurro sono indicate le linee di forza del campo magnetico; in rosso il toroide di Io.
Le correnti elettriche all'interno del mantello diidrogeno metallico generano uncampo magneticodipolare,[150] inclinato di 10º rispetto all'asse di rotazione del pianeta. Il campo raggiunge un'intensità variabile tra0,42 millitesla all'equatore e1,3 mT ai poli, che lo rende il più intenso campo magnetico del sistema solare (con l'eccezione di quello nellemacchie solari), 14 volte superiore alcampo geomagnetico.[23] I dati trasmessi dalla sondaJuno mostrano un campo magnetico globale di0,777 mT, superiore a quanto stimato in precedenza.[151] Il campo magnetico di Giove preserva la sua atmosfera dalle interazioni colvento solare deflettendolo e creando una regione appiattita, lamagnetosfera, costituita da unplasma di composizione molto differente da quello del vento solare.[12] La magnetosfera gioviana è la più grande e potente fra tutte le magnetosfere dei pianeti del sistema solare, nonché la struttura più grande del sistema non appartenente al Sole: si estende nelsistema solare esterno per molte volte il raggio di Giove (RJ) e raggiunge un'ampiezza massima che può superare l'orbita di Saturno.[12][150]
La magnetosfera di Giove è convenzionalmente divisa in tre parti: la magnetosfera interna, intermedia ed esterna. La magnetosfera interna è situata a una distanza inferiore a 10 raggi gioviani (RJ) dal pianeta; il campo magnetico al suo interno rimane sostanzialmente dipolare, poiché ogni contributo proveniente dalle correnti che fluiscono dal plasma magnetosferico equatoriale risulta piccolo. Nelle regioni intermedie (tra 10 e 40 RJ) ed esterne (oltre 40 RJ) il campo magnetico non è più dipolare e risulta seriamente disturbato dalle sue interazioni col plasma solare.[12]
Immagine ultravioletta di un'aurora gioviana ripresa dal telescopio Hubble; i tre punti brillanti sono generati, rispettivamente, dalle interazioni di Io, Ganimede ed Europa; la fascia di radiazione più intensa è dettaovale aurorale principale, al cui interno si trovano le cosiddetteemissioni polari.NASA
Leeruzioni che avvengono sul satellite galileianoIo contribuiscono ad alimentare la magnetosfera gioviana generando un importantetoroide di plasma,[12] che carica e rafforza il campo magnetico formando la struttura denominatamagnetodisk.[150] Le forti correnti che circolano nella regione interna della magnetosfera danno origine a intense fasce di radiazione, simili allefasce di van Allen terrestri, ma migliaia di volte più potenti;[12] queste forze generano delleaurore perenni attorno ai poli del pianeta[152] e intense emissioniradio.[153][154]
L'interazione delle particelle energetiche con la superficie delle lune galileiane maggiori influenza notevolmente le loro proprietà chimiche e fisiche, ed entrambi influenzano e sono influenzati dal particolare moto del sottilesistema di anelli del pianeta.[155]
A una distanza media di 75 RJ (compresa tra circa 45 e 100 RJ a seconda del periodo delciclo solare)[12][156] dalla sommità delle nubi del pianeta è presente una lacuna tra il plasma del vento solare e il plasma magnetosferico, che prende il nome dimagnetopausa. Al di là di essa, a una distanza media di 84 RJ dal pianeta, si trova ilbow shock, il punto in cui il flusso del vento viene deflesso dal campo magnetico.[150][157]
Immagine nel visibile del pianeta sovrapposta ai dati ottenuti dalle osservazioni radio; da notare l'area toroidale che circonda l'equatore del pianeta.
Le correnti elettriche delle fasce di radiazione generano delle emissioni radio difrequenza variabile tra 0,6 e 30MHz,[153] che rendono Giove un'importanteradiosorgente.[10] Le prime analisi, condotte da Burke e Franklin, rivelarono che l'emissione è caratterizzata daflash intorno ai 22,2 MHz e che il loro periodo coincideva con il periodo di rotazione del pianeta, la cui durata fu quindi determinata con maggiore accuratezza. Essi riconobbero inizialmente due tipologie di emissione: ilampi lunghi (long oL-bursts), della durata di alcuni secondi, e ilampi corti (short oS-bursts), che durano poco meno di un centesimo di secondo.[158]
Sono state in seguito scoperte altre tre forme di segnale radio trasmesse dal pianeta:
Emissioni radio decimetriche (con lunghezze d'onda di alcune decine di centimetri),[10] la cui origine è stata imputata allaradiazione di ciclotrone emessa daglielettroni accelerati dal campo magnetico in un'areatoroidale che ne circonda l'equatore.[160]
Irraggiamento termico prodotto dal calore dell'atmosfera del pianeta.[10]
La forte modulazione periodica dell'emissione radio e particellare, che corrisponde al periodo di rotazione del pianeta, rende Giove affine a unapulsar.[154] È bene comunque considerare che l'emissione radio del pianeta dipende fortemente dalla pressione del vento solare e, quindi, dall'attività solare stessa.[152]
L'anello principale e l'anello di alone sono costituiti da polveri originarie dei satellitiMetis eAdrastea ed espulse nello spazio in seguito a violenti impattimeteorici.[162] Le immagini ottenute nel febbraio e nel marzo2007 dalla missioneNew Horizons hanno mostrato inoltre che l'anello principale possiede una ricca struttura molto fine.[167]
All'osservazione nelvisibile e nell'infrarosso vicino gli anelli hanno un colore tendente al rosso, eccezion fatta per l'anello di alone, che appare di un colore neutro o comunque tendente al blu.[163] Le dimensioni delle polveri che compongono il sistema sono variabili, ma è stata riscontrata una netta prevalenza di polveri di raggio pari a circa 15μm in tutti gli anelli tranne in quello di alone,[168] probabilmente dominato da polveri di dimensioninanometriche. La massa totale del sistema di anelli è scarsamente conosciuta, ma è probabilmente compresa tra 1011 e 1016kg.[169] L'età del sistema è sconosciuta, ma si ritiene che esista sin dallaformazione del pianeta madre.[169]
Giove è circondato da una nutrita schiera disatelliti naturali, i cui membri attualmente identificati sono 95,[170] che lo rendono il pianeta con il più grande corteo di satelliti con orbiteragionevolmente sicure delsistema solare.[171] Otto di questi sono definitisatelliti regolari e possiedonoorbite prograde (ovvero, che orbitano nello stesso senso della rotazione di Giove), quasi circolari e pocoinclinate rispetto al piano equatoriale del pianeta.[169] La classe è suddivisa in due gruppi:
I quattro satelliti galileiani: Io, Europa, Ganimede, Callisto.
Gruppo di Amaltea o interno, che costituisce il gruppo di satelliti più vicino al pianeta; ne fanno parteMetis,Adrastea,Amaltea eTebe, che sono la sorgente delle polveri che vanno a formare il sistema di anelli del pianeta.[169]
Le restanti 84 lune sono annoverate tra isatelliti irregolari, le cui orbite, sia prograde siaretrograde (che orbitano in senso opposto rispetto al senso di rotazione di Giove), sono poste a una maggiore distanza dal pianeta madre e presentano alti valori di inclinazione edeccentricità orbitale. Questi satelliti sono spesso considerati più che altro degliasteroidi (cui spesso assomigliano per dimensioni e composizione) catturati dalla grande gravità delgigante gassoso e frammentati a seguito di collisioni;[172][173] di questi 22 non hanno ancora ricevuto un nome, mentre altri 8 non sono stati più osservati dopo la loro scoperta e sono considerati persi.[170]
L'identificazione dei gruppi (o famiglie) satellitari è sperimentale; si riconoscono due principali categorie, che differiscono per il senso in cui orbita il satellite: i satelliti progradi e quelli retrogradi; queste due categorie a loro volta assommano le diverse famiglie.[20][105][174]
Non tutti i satelliti appartengono a una famiglia; esulano infatti da questo schemaTemisto[174] eValetudo.
Il numero preciso di satelliti non sarà mai quantificato esattamente, perché i frammenti ghiacciati che compongono i suoi anelli possono tecnicamente essere considerati tali; inoltre, a tutt'oggi, l'Unione astronomica internazionale non ha voluto porre con precisione una linea arbitraria di distinzione tra satelliti minori e grandi frammenti ghiacciati.[105]
Laforza di gravità di Giove ha contribuito, insieme a quella del Sole, a plasmare il sistema solare. Giove possiede infatti una vastasfera di Hill, tra le più grandi del sistema solare; essa si estende da un minimo di 0,30665 a un massimo di0,33786 au dal centro del pianeta, pari a rispettivamente 45,87 e a 50,54 milioni dichilometri.[177] Tali dimensioni rendono quindi l'idea del ruolo che il pianeta svolge nel regolare gli assetti gravitazionali del sistema planetario.
Le orbite dei satelliti esterni; da notare la loro forte inclinazione, probabile segno che si tratta di asteroidi catturati dal grandecampo gravitazionale di Giove.
Il pianeta è il responsabile di gran parte dellelacune di Kirkwood nellafascia principale degli asteroidi, e si ritiene che sia stato il principale fautore dell'intenso bombardamento tardivo nelle prime fasi della storia del sistema solare.[18] Inoltre, la maggioranza dellecomete periodiche appartiene allafamiglia delle comete gioviane, i cui membri sono caratterizzati da avere orbite i cuisemiassi maggiori sono inferiori a quello del pianeta.[178] Tali comete si sarebbero formate all'interno dellafascia di Kuiper, ma la loro orbita particolarmente ellittica sarebbe il risultato dell'attrazione del Sole e delle perturbazioni gravitazionali esercitate da Giove durante il passaggio delle comete nei pressi del gigante gassoso.[179]
La grande sfera di Hill permette al pianeta di catturare temporaneamente diversicorpi minori e di porli in orbita intorno a esso; l'avverbiotemporaneamente può essere inteso sia su una scala temporale "astronomica", quindi dell'ordine del milione di anni o più, sia su scale temporali "umane", da alcuni mesi sino a qualche decennio.[180]
Giove sicuramente cattura in via temporanea anche asteroidi, ma non è stato finora osservato alcun caso; si ipotizza comunque che i satelliti irregolari delsistema gioviano esterno potrebbero essere degli asteroidi catturati.[183][184]
Gli asteroidi troiani di Giove (colorati in verde) sono visibili anteriormente e posteriormente a Giove in corrispondenza del suo tragitto orbitale. L'immagine mostra anche lafascia principale, tra le orbite di Marte e Giove (in bianco), e lafamiglia Hilda (in marrone).
Oltre al sistema di satelliti, il campo gravitazionale di Giove controlla numerosiasteroidi, dettiasteroidi troiani,[21] che sono vincolati in corrispondenza di alcuni punti di equilibrio del sistema gravitazionale Sole-Giove, ipunti di Lagrange, in cui l'attrazione complessiva è nulla. In particolare, il maggiore addensamento di asteroidi si ha in corrispondenza dei punti L4 ed L5 (che, rispettivamente, precede e segue di 60º Giove nel suo tragitto orbitale), poiché il triangolo di forze con vertici Giove-Sole-L4 oppure Giove-Sole-L5 permette a essi di avere un'orbita stabile.[21] Gli asteroidi troiani si distribuiscono in due regioni oblunghe e curve attorno aipunti lagrangiani,[185] e possiedono orbite attorno al Sole con semiasse maggiore medio di circa5,2 au.[186]
Il primo asteroide troiano,588 Achilles, fu scoperto nel1906 daMax Wolf;[187] attualmente se ne conoscono oltre 4000,[188] ma si ritiene che il numero di troiani più grandi di 1 km sia dell'ordine del milione, vicino a quello calcolato per gli asteroidi più grandi di 1 km nella fascia principale.[186] Come nella maggior parte dellecinture asteroidali, i troiani si raggruppano infamiglie.[105] I troiani di Giove sono degli oggetti oscuri con spettri tendenti al rosso e privi di formazioni, che non rivelano la presenza certa di acqua o composti organici.[105]
I nomi degli asteroidi troiani di Giove derivano da quelli degli eroi che, secondo lamitologia greca, presero parte allaGuerra di Troia;[187] i troiani di Giove si dividono in due gruppi principali: ilcampo greco (ogruppo di Achille), posto sul punto L4, in cui gli asteroidi hanno i nomi degli eroi greci, e ilcampo troiano (ogruppo di Patroclo), sul punto L5, i cui asteroidi hanno il nome degli eroi troiani.[187] Tuttavia, alcuni asteroidi non seguono questo schema:617 Patroclus e624 Hektor vennero denominati prima che venisse scelto di operare questa divisione; di conseguenza,un eroe greco appare nel campo troiano eun eroe troiano si trova nel campo greco.[189]
Giove è stato spesso accreditato come lo "spazzino" del sistema solare,[190] per via del suo immanepozzo gravitazionale e della sua posizione relativamente vicina al sistema solare interno, che lo rendono l'attrattore della maggior parte degli oggetti vaganti nelle sue vicinanze;[19] per tale ragione è anche il pianeta con la maggior frequenza di impatti dell'intero sistema solare.[191]
Testimonianze di impatti sul pianeta gigante sembrano risalire già alXVII secolo: l'astrofilogiapponese Isshi Tabe ha scoperto tra i carteggi delle osservazioni diGiovanni Cassini alcuni disegni che rappresentano una macchia scura, apparsa su Giove il 5 dicembre1690, e ne seguono l'evoluzione durante diciotto giorni; potrebbero quindi costituire la prova di un impatto antecedente a quello della Shoemaker-Levy 9 (vedi sotto).[192] Un altroimpatto degno di nota,[193] presumibilmente di unasteroide di circa 500 m di diametro[194] che apparteneva allafamiglia Hilda,[195] si è verificato nel luglio del2009 e ha prodotto nell'atmosfera del pianeta una macchia scura, simile in dimensioni all'Ovale BA,[196] dissoltasi nell'arco di poche settimane.[197]
Giove ripreso nell'ultravioletto dal telescopio Hubble poco dopo l'impatto con la Shoemaker-Levy 9.[198] Le lettere indicano i frammenti della cometa responsabili dei segni scuri segnalati dalle frecce.
Tra il 16 e il 22 luglio del1994 i frammenti della cometa D/1993 F2 Shoemaker-Levy 9 precipitarono su Giove;[71] è stata la prima, e finora unica, cometa a essere osservata durante la sua collisione con un pianeta. Scoperta il 25 marzo1993 dagli astronomiEugene eCarolyn Shoemaker e daDavid Levy,[199] la cometa destò immediato interesse nella comunità scientifica perché in orbita attorno al pianeta e non direttamente intorno al Sole. Catturata da Giove presumibilmente tra la seconda metà deglianni sessanta e i primianni settanta, la Shoemaker-Levy 9, il cui nucleo era stato disgregato in 21 frammenti dalleforze di marea del gigante gassoso, si presentava nel1993 come una lunga fila di punti luminosi immersi nella luminescenza delle lorocode.[200][201]
Studi orbitali permisero di concludere già poco dopo la scoperta che la cometa sarebbe caduta sul pianeta entro il luglio del 1994;[71] fu quindi avviata un'estesa campagna osservativa che coinvolse numerosi strumenti per la registrazione dell'evento. Le macchie scure che si formarono sul pianeta a seguito della collisione furono osservabili dalla Terra per diversi mesi, prima che l'attiva atmosfera gioviana riuscisse a cancellare tali cicatrici.[54][202]
L'evento ebbe una rilevanza mediatica considerevole, ma contribuì notevolmente anche alle conoscenze scientifiche sul sistema solare; in particolare, le esplosioni causate dalla caduta della cometa si rivelarono molto utili per investigare sulla composizione chimica e sulle proprietà fisiche dell'atmosfera di Giove sotto gli immediati strati superficiali.[19][54][55]
Nel1953 il neolaureatoStanley Miller e il suo professoreHarold Urey realizzarono un esperimento che provò che molecole organiche si sarebbero potute formare spontaneamente sulla Terra primordiale a partire da precursori inorganici.[203] In quello che è passato alla storia come l'"esperimento di Miller-Urey" si fece uso di unasoluzione gassosa altamenteriducente, contenentemetano,ammoniaca,idrogeno evapore acqueo, per formare, sotto l'esposizione di una scarica elettrica continua (che simulava i frequenti fulmini che dovevano squarciare i cieli della Terra primitiva[204]), sostanze organiche complesse e alcunimonomeri dimacromolecole fondamentali per la vita, come gliamminoacidi delleproteine.[205][206]
Poiché la composizione dell'atmosfera di Giove ricalca quella che doveva essere la composizione dell'atmosfera terrestre primordiale e al suo interno avvengono con una certa frequenza intensi fenomeni elettrici, lo stesso esperimento è stato replicato per verificarne le potenzialità nel generare lemolecole che stanno alla base della vita.[207] Tuttavia, la forte circolazione verticale dell'atmosfera gioviana porterebbe via gli eventuali composti che si verrebbero a produrre nelle zone basse dell'atmosfera del pianeta; inoltre, le elevate temperature di queste regioni provocherebbero ladecomposizione di queste molecole, impedendo in tal modo la formazione della vita così come la conosciamo.[208]
Per queste ragioni, si ritiene altamente improbabile che su Giove vi possa esserevita simile a quella terrestre, anche in forme molto semplici come iprocarioti, per via degli scarsi quantitativi d'acqua, per l'assenza di una superficie solida e per le altissime pressioni che si riscontrano nelle aree interne. Tuttavia nel1976, prima delle missioni Voyager, si ipotizzava che nelle regioni più alte dell'atmosfera gioviana potessero evolversi delle forme di vita basate sull'ammoniaca e su altri composti dell'azoto; la congettura è stata formulata prendendo spunto dall'ecologia dei mari terrestri in cui, a ridosso della superficie, si addensano semplici organismifotosintetici, come ilfitoplancton, subito al di sotto dei quali si trovano ipesci che si cibano di essi, e più in profondità i predatori marini che si nutrono dei pesci.[209][210] I tre ipotetici equivalenti di questi organismi su Giove sono stati definiti da Sagan e Salpeter[210] rispettivamente:"galleggiatori", "sprofondatori" e "cacciatori" (in lingua inglese,floaters,sinkers ehunters), e sono stati immaginati come delle creature simili a bolle di dimensioni gigantesche che si muovono perpropulsione, espellendo l'elio atmosferico.[209]
I dati forniti dalle due Voyager nel 1979 hanno confermato la non idoneità del gigante gassoso a supportare eventuali forme di vita.[211]
La grande luminosità di Giove, che lo rende ben visibile nel cielo notturno, lo ha reso oggetto di numerosi culti religiosi da parte delle civiltà antiche, per prime le civiltà mesopotamiche. Per i Babilonesi, il pianeta rappresentavaMarduk, il primo fra gli dei e il creatore dell'uomo.[212]
L'analogo greco di Marduk eraZeus (ingreco anticoΖεύς), che era spesso poeticamente chiamato con ilvocativoΖεῦ πάτερ (Zeu pater,O padre Zeus!). Il nome è l'evoluzione diDi̯ēus, il dio del cielo diurno dellareligione protoindoeuropea, chiamato ancheDyeus ph2tēr (Padre Cielo).[213] Il dio era conosciuto con questo nome anche insanscrito (Dyaus/Dyaus Pita) e inlatino (Iuppiter, originariamenteDiespiter), lingue che elaborarono la radice *dyeu- ("splendere" e nelle sue forme derivate "cielo, paradiso, dio")[213]; in particolare, il nome latino della divinità, che deriva dal vocativo *dyeu-ph2tēr[22], presenta molte analogie con il sostantivodeus-dīvus (dio,divino) edis (una variazione didīves,ricco[214]) che proviene dal simile sostantivo *deiwos.[214] Zeus/Giove è quindi l'unica divinità delPantheon olimpico il cui nome abbia un'origine indoeuropea così marcata.[215] Zeus/Giove era re degli dei, sovrano dell'Olimpo, dio delcielo e deltuono. Famoso per le sue frequentissime avventure erotiche extraconiugali, fu padre di divinità,eroi ed eroine e la sua figura è presente nella maggior parte delle leggende che li riguardano.[216]
Dalla medesima radice indoeuropea trae origine anche il nome dell'equivalente nella religionegermanica e in quellanorrena (*Tīwaz, confronta inalto tedesco anticoZiu e innorrenoTýr). Tuttavia, se per Greci e Romani il dio del cielo era anche il più grande degli dei, nelle culture nordiche questo ruolo era attribuito aOdino: di conseguenza questi popoli non identificavano, per il suo attributo primario di dio del tuono, Zeus/Giove né con Odino né con Tyr, quanto piuttosto conThor (Þórr). Da notare comunque come il quarto giorno della settimana sia dedicato da entrambe le culture, quella greco romana e quella nordica, come il giorno dedicato a Giove:giovedì deriva infatti dal latinoIovis dies, mentre l'equivalente inglese,Thursday, significa "giorno diThu[no]r" (nome inglese antico diThor).[217]Pure l'equivalente tedescoDonnerstag significa letteralmente "giorno del tuono".
Nell'astrologia occidentale il pianeta Giove è associato al principio della crescita, dell'espansione, della prosperità e della buona sorte, così come al senso interiore di giustizia di una persona, alla moralità e ai suoi più alti intenti e ideali. Governa i viaggi lunghi, specialmente quelli all'estero, l'educazione più elevata, la religione e la legge;[218] è inoltre associato a una propensione alla libertà e all'esplorazione, ai ruoli umanitari e protettivi, e con la capacità di rendere allegri e felici, ogioviali.[219] Il pianeta èdomiciliato nelSagittario (domicilio diurno) e neiPesci (domicilio notturno), inesaltazione nelCancro, inesilio neiGemelli e nellaVergine, incaduta nelCapricorno.[220] Nell'astrologia moderna Giove è ritenuto il possessore della nona e della dodicesimacasa, ma tradizionalmente gli erano assegnate la seconda e la nona (rispettivamente, la casa dei valori e dei pensieri) e aveva "gioia" nell'undicesima casa, degli amici e delle aspirazioni.[218]
Nell'astrologia cinese Giove era chiamatola stella del legno (木星)[222] ed era importante in quanto considerato foriero di prosperità, al punto che al tempo delladinastia Zhou era noto con il nomeSui Xing, che significaIl Pianeta dell'Anno.[35] La sua importanza era tale che l'imperatore nominava direttamente un funzionario astronomo il cui compito specifico era l'osservazione del pianeta, di cui doveva registrare scrupolosamente la posizione rispetto alle costellazioni zodiacali, gli spostamenti al loro interno, e perfino il suo colore:[35] se questo appariva tendente al rosso l'opulenza avrebbe regnato nelle regioni dell'impero situate geograficamente verso la direzione in cui il pianeta era visibile nel cielo; se invece il colore era giallo allora la prosperità era da ritenersi diffusa su tutto l'impero.[35]
I beati del Cielo di Giove nell'Aquila imperiale; incisione diGustave Doré.
Giove, nonostante la sua grande luminosità, non ha goduto di grande attenzione nel mondo letterario antico e medioevale; il pianeta, infatti, compare principalmente come riferimento per il suo significato astrologico.Marco Manilio, nei suoiAstronomicon libri, descriveva Giove come un pianeta dagli influssi temperati e benigni, e lo definiva come il pianeta più benefico.[226][227]Dante Alighieri, nelConvivio, associa Giove all'arte dellageometria, poiché come Giove è la «stella di temperata complessione» (Con - II, 14) tra il cielocaldo di Marte e quellofreddo di Saturno, così la geometria spazia tra il punto, suo principio primo, e il cerchio, figura perfetta e quindi sua massima realizzazione.[228] Il pianeta compare anche nel capolavoro del poetafiorentino, laDivina Commedia, e in particolare nelParadiso, di cui rappresenta il sestoCielo.[229] La virtù caratteristica dei beati di questo Cielo è lagiustizia:[230] esso è infatti sede delle anime di principi saggi e giusti (tra cuiRe Davide,Traiano eCostantino[231]), che appaiono a Dante come luci che volano e cantano, formando lettere luminose che compongono la frase «Diligite iustitiam qui iudicatis terram» («Amate la giustizia voi che giudicate il mondo»);[232] in seguito i beati, a partire dall'ultimaM (che è anche l'iniziale della parola "Monarchia", tematicacara a Dante), danno forma all'immagine di un'aquila,[233]allegoria dell'Impero.[234] Questo cielo è mosso dalle intelligenze angeliche della secondagerarchia, cioè dalledominazioni.
Solamente a partire dalXVIII secolo il pianeta fu utilizzato in quanto tale, come ambientazione fittizia per diverse opereletterarie a carattere filosofico: inMicromega, scritto daVoltaire nel1752, l'eroe eponimo e il suo compagno saturniano si fermano su Giove per un anno, durante il quale hanno «imparato alcuni segreti veramente degni di nota».[235]
Fu soprattutto verso la fine delXIX secolo che il pianeta divenne in maniera costante l'ambientazione di numerosi racconti del filonefantascientifico.[236] Giove è stato spesso rappresentato, soprattutto nelle opere dei primi anni delNovecento, come un enormepianeta roccioso circondato da un'atmosfera molto densa e spessa,[237] prima che si scoprisse la sua vera natura digigante gassoso, privo di una vera e propria superficie. Oltre al pianeta stesso è stato spesso utilizzato come ambientazione fantascientifica anche il suosistema di satelliti.[236][238]
^Tali elettroni liberi sono responsabili delle correnti elettriche all'interno dell'idrogeno metallico che circonda il nucleo, le quali generano il potente campo magnetico che caratterizza il pianeta.
Fonti
^abc Donald K. Yeomans,HORIZONS System, sussd.jpl.nasa.gov, NASA JPL, 13 luglio 2006.URL consultato l'8 agosto 2007. — All'interno del sito, si vada su "web interface", quindi si scelga "Ephemeris Type: ELEMENTS", "Target Body: Jupiter Barycenter" e "Center: Sun".
^ab A. P. Ingersoll, T. E. Dowling, P. J. Gierasch,et al,Dynamics of Jupiter's Atmosphere (PDF), sulpl.arizona.edu, Lunar & Planetary Institute.URL consultato il 1º febbraio 2007.
^abc S. S. Sheppard,The Jupiter Satellite Page, sudtm.ciw.edu, Departament of Terrestrial Magnetism at Carniege Institution for science.URL consultato il 3 giugno 2009.
^abcTrojan Minor Planets, suminorplanetcenter.net, International Astronomical Union (IAU).URL consultato il 22 gennaio 2009.
^abc Douglas Harper,Jupiter, suetymonline.com, Online Etymology Dictionary.URL consultato il 23 febbraio 2007.
^ R. A. Jacobson,Gravity Field of the Jovian System and the Orbits of the Regular Jovian Satellites, inBulletin of the American Astronomical Society, vol. 33, n. 3, 2001, p. 1039.
^ Imke de Pater, Mark R. Showalter, Joseph A. Burns, Philip D. Nicholson, Michael C. Liud, Douglas P. Hamilton e James R. Graham,Keck observations of the 2002–2003 jovian ring plane crossing, inIcarus, vol. 195, 1º maggio 2008, pp. 348-360.
^ P. Del Santo,On an Unpublished Letter of Francesco Fontana to the Grand-Duke of Tuscany Ferdinand II de' Medici, inGalilæana: Journal of Galilean Studies, VI, 2009, pp. 235-251.
^ab J. J. O'Connor, E. F. Robertson,Giovanni Domenico Cassini, sumathshistory.st-andrews.ac.uk, University of St. Andrews, aprile 2003.URL consultato il 19 ottobre 2015.
^ab Lillian H. Hoddeson, G. Baym,The Development of the Quantum Mechanical Electron Theory of Metals: 1900-28, inProceedings of the Royal Society of London, Series A, Mathematical and Physical Sciences, vol. 371, 10 giugno 1980, pp. 8-23.
^ P. D. Strycker, N. Chanover, M. Sussman, A. Simon-Miller,A Spectroscopic Search for Jupiter's Chromophores,DPS meeting #38, #11.15, American Astronomical Society, 2006.URL consultato il 20 febbraio 2007.
^(EN) Mark Kidger,The 1990 Great White Spot of Saturn, in Patrick Moore (a cura di),1993 Yearbook of Astronomy, Londra, W.W. Norton & Company, 1992, pp. 176-215.
^ Brian G. Marsden,Eugene Shoemaker (1928-1997), suwww2.jpl.nasa.gov, Jet Propulsion Laboratory – National Aeronautics and Space Administration, 18 luglio 1997).URL consultato il 18 febbraio 2009.
^(EN) R. Fortey,Dust to Life, inLife: A Natural History of the First Four Billion Years of Life on Earth, New York, Vintage Books, 1999,ISBN0-375-70261-X.
^Gioviale, sudictionary.reference.com, Dictionary.com.URL consultato il 29 luglio 2007.
^ P. Tamiozzo Villa,L'astrologia e i miti del mondo antico: un viaggio affascinante nello zodiaco e nella mitologia greca e romana alla scoperta delle affascinanti connessioni che legano il destino dell'uomo alla vita dell'universo, Newton & Compton, 2001, p. 206,ISBN88-8289-572-6.
^ R. Baldini,Nel segno della salute. Guida alla decifrazione dell'oroscopo in chiave medica, Pagnini e Martinelli, 2004, p. 322,ISBN88-8251-182-0.
^ B. Arnett,Planetary Linguistics, sunineplanets.org, The Nine Planets Solar System Tour, 28 gennaio 2007.URL consultato l'8 marzo 2007.
^ D. Pingree,Astronomy and Astrology in India and Iran, inIsis - Journal of The History of Science Society, 1963, pp. 229-246.
^ab F. Giovannini, M. Minicangeli,Storia del romanzo di fantascienza. Guida per conoscere e amare l'altra letteratura, Castelvecchi, 1998, p. 251,ISBN88-8210-062-6.
^ R. Giovannoli,La scienza della fantascienza, Milano, Bompiani, 1991,ISBN88-452-1703-5.
^Literature Connections to Moon of Jupiter, sulhsgems.org, Lawrence Hall of Science, University of California - Berkeley, 31 marzo 2009.URL consultato il 20 maggio 2009.
H. L. Shipman,L'Universo inquieto. Guida all'osservazione a occhio nudo e con il telescopio. Introduzione all'astronomia, Bologna, Zanichelli, 1984,ISBN88-08-03170-5.
H. Reeves,L'evoluzione cosmica, Milano, Rizzoli, 2000,ISBN88-17-25907-1.
(EN) Paul Murdin,Encyclopedia of Astronomy and Astrophysics, Bristol, Institute of Physics Publishing, 2000,ISBN0-12-226690-0.
AA. VV.,L'Universo - Grande enciclopedia dell'astronomia, Novara, De Agostini, 2002.
W. Owen et al.,Atlante illustrato dell'Universo, Milano, Il Viaggiatore, 2006,ISBN88-365-3679-4.
M. Rees,Universo. Dal big bang alla nascita dei pianeti. Dal sistema solare alle galassie più remote, Milano, Mondadori Electa, 2006, p. 512,ISBN88-370-4377-5.
(EN) B. W. Carroll, D. A. Ostlie,An Introduction to Modern Astrophysics, 2ª ed., Pearson Addison-Wesley, 2007,ISBN0-8053-0402-9.