Noto con ildiminutivo diTrap, è generalmente considerato il tecnico più rappresentativo delcalcio italiano delsecondo dopoguerra:[3] è infatti l'allenatore italiano più vittorioso a livello di club nonché uno dei più titolati al mondo,[4] avendo conquistato campionati inItalia (unrecord di sette),Germania,Portogallo eAustria (uno a testa), per un totale di dieci trofei nazionali, facendone uno dei sei allenatori – assieme allo jugoslavoTomislav Ivić, all'austriacoErnst Happel, al portogheseJosé Mourinho, al belgaEric Gerets e al suo connazionaleCarlo Ancelotti – capaci di vincere almeno un torneo nazionale di prima divisione in quattro paesi diversi;[5] a questi si sommano sette titoli ufficiali a livello internazionale, che ne fanno il sesto allenatore al mondo e quarto inEuropa per numero ditrofei conquistati in tale categoria.[6]
Diviene subito allenatore, emergendo precocemente e ottenendo la maggior parte dei successi sulla panchina dellaJuventus, squadra che guida ininterrottamente dal 1976 al 1986 – il ciclo più duraturo nella storia delcalcio professionistico italiano[8] – e nuovamente dal 1991 al 1994; riesce inoltre a inanellare sei campionati diSerie A e dueCoppe Italia, diventando al contempo il primo allenatore nella storia ad aver vinto letre principali competizioni per club organizzate dall'Unione delle Federazioni Calcistiche Europee (UEFA) con la stessa squadra e, in seguito,tutte le manifestazioni gestite dalla confederazione – ungrande slam mai riuscito prima nel calcio europeo –,[9] facendo assurgere la squadra bianconera tra le migliori nella storia della disciplina anche in virtù dell'innovativazona mista.[10][11][12]
È inoltre uno dei pochi sportivi ad aver vinto la Coppa dei Campioni, la Coppa delle Coppe e la Coppa Intercontinentale sia da giocatore che da allenatore; è infine tra i tecnici plurivittoriosi inCoppa UEFA con 3 affermazioni.
La parte dellaCascina Guarnazzola ("La Bernasciola" in dialetto) in via XXIV Maggio, 5 aCusano Milanino, dove nasce e cresce Trapattoni, qui nel 1981; viene demolita nel 1985.
È il quinto figlio di Francesco, operaio, emigrato nell'hinterland milanese daBarbata,[15] piccolo paese dellaBassa Bergamasca, e di Romilde Bassani, contadina. È cresciuto durante ilsecondo conflitto mondiale e nelle difficoltà dell'immediatodopoguerra;[16] aCusano Milanino la sua famiglia abita in una porzione dellaCascina Guarnazzola (in dialetto chiamata anche "Bernasciola") insieme ad altre undici famiglie.[17] Nel 1945 comincia a frequentare le scuole elementari a Milanino, lavorando come garzone nelle vacanze estive e, intanto, iniziando a giocare a calcio all'oratorio San Martino di Cusano.[17]
Desideroso di costruirsi un futuro solido, in questi anni alterna gli allenamenti[16] – prima alla polisportiva Frassati diNiguarda e poi alla rinnovata società dell'U.S. Cusano Milanino[17][18] – con il lavoro da apprendista tipografo.[16] Il presidente del Cusano Milanino, l'ingegnere Romano Augusti, cede al Milan alla fine della stagione 1955-1956 i suoi due migliori giocatori della squadra Juniores regionale, lo stesso Trapattoni eGilberto Noletti.[18]
Durante il torneo olimpico diRoma 1960 incontra Paola Miceli, che poi continua a frequentare grazie alservizio militare che gli dà la possibilità di trasferirsi proprio nella Capitale.[16] La coppia convola a nozze nel 1964 aGrottaferrata e testimone dello sposo è l'ex ministroAlberto Folchi.[19] La coppia ha due figli, Alberto e Alessandra.[16]
Nel settembre 2015 è uscito il suo libro autobiograficoNon dire gatto, scritto in collaborazione conBruno Longhi.[20] Nell'estate del 2018 è stato nominatopresidente onorario del San Venanzo, formazione dilettantistica dell'eponimo comune umbro.[21]
Trapattoni (a destra) al Milan nel 1970, in marcatura sull'interistaMazzola durante underby di Milano.
Impiegato prettamente nel ruolo dicentrocampista difensivo,[3] Trapattoni ha giocato sia come mediano sia comedifensore, all'occorrenza come terzino.[7] Abile marcatore,[7] da calciatore lo si ricorda per efficaci tenute a uomo su alcuni dei maggiori fuoriclasse dell'epoca: su tutte quella che annullaEusébio durante la finale diCoppa dei Campioni 1962-1963 aWembley, che vale alMilan – e al calcio italiano – la sua primaCoppa dei Campioni.[22] È inoltre dotato di ottimo tempismo negli interventi difensivi, anche nel gioco aereo, nonché abile nel far ripartire la squadra in contropiede una volta recuperata palla.[23]
Una volta intrapresa la carriera di allenatore, diventa uno dei teorici e massimi interpreti dellazona mista,schema tattico che coniuga al meglio le caratteristiche di due filosofie calcistiche agli antipodi, ilcatenaccio italiano e ilcalcio totale olandese.[3] Con questo gioco "all'italiana" i difensori, durante la fase di copertura, preservano una stretta marcatura a uomo, mantenendo la presenza dellibero a impostare l'azione, mentre nei reparti avanzati i giocatori sono disposti a zona, riuscendo così a muoversi e interscambiarsi:[24][25] è così che le squadre allenate da Trapattoni tra gli anni 1970 e 1990 mostrano come fiore all'occhiello il proprio centrocampo, di difficile lettura da parte degli avversari, in cui viene esaltato il ruolo delregista, libero di spaziare dalla zona difensiva per impostare il gioco a quella offensiva per finalizzare l'azione;[24][26] prova di ciò è l'elevato numero di gol messi a segno da fantasisti qualiMichel Platini eRoberto Baggio, per quanto riguarda il primo e il secondo periodo delTrap allaJuventus, o da elementibox-to-box comeLothar Matthäus durante il quinquennio sulla panchina dell'Inter.[25]
Trapattoni (a sinistra) allenatore della Juventus nel campionato 1976-1977, mentre saluta il collegaLuigi Radice in occasione di underby di Torino: i due tecnici, già compagni di squadra a Milano, sono i massimi fautori dellazona mista.
Ispiratoin primis daNereo Rocco, il quale lo ha allenato in tre periodi diversi durante la sua quasi quindicennale esperienza milanista,[14] in panchina Trapattoni si distingue inoltre sia per la sua conoscenza strategica superiore sia per la meticolosità nei dettagli, per l'abilità nella lettura delle partite e nell'utilizzo deicambi nonché per le notevoli abilità motivazionali verso i suoi giocatori.[3]
Memore dei suoi trascorsi da centrocampista, ha affermato come ciò lo abbia facilitato nel diventare un bravo allenatore, sostenendo che «giocando in mezzo capisci meglio le dinamiche di tutti i reparti».[27]
Trapattoni (accosciato, secondo da sinistra) nel Milan campione d'Italia1961-1962
Muove i primi passi nel vivaio delCusano Milanino, squadra del paese natale. Nel 1956, durante un incontro con i giovani del Milan, balza all'occhio del tecnico ed ex calciatore rossoneroMario Malatesta, il quale gli dà subito la possibilità di mettersi in luce con un provino, superato il quale,Giuanìn intraprende il suo primo viaggio all'estero per un torneo a Strasburgo, vestito di rossonero. La formazione di Malatesta, potendo contare su altri futuri campioni comeTrebbi,Noletti eSalvadore, vince ilTorneo di Viareggio nel1959, per poi ripetersi nel1960.
Con l'attività agonistica divenuta sempre più pressante, lascia il posto in tipografia al fratello Antonio.[28] Aggregato dalle giovanili inizialmente per le sole gare diCoppa Italia, Trapattoni viene lanciato daLuigi Bonizzoni, debuttando in prima squadra il 29 giugno 1958, all'età di diciannove anni, in un Milan-Como finito 4-1. Qualche giorno più tardi muore il padre per infarto: Giovanni è intenzionato a smettere con il calcio per prendersi cura della madre, ma Malatesta gli assicura uno stipendio sufficiente a mantenere la famiglia.[28] Per l'esordio inSerie A deve attendere il 24 gennaio 1960, in occasione della vittoria rossonera 3-0 sul campo dellaSPAL,[29] in cui viene schierato cometerzino destro.[28] Il primo gol con la maglia delDiavolo arriva il 16 aprile 1961, durante il match vinto a San Siro contro laRoma per 2-1.[30]
La sua avventura da giocatore milanista termina nel 1971, dopo avere collezionato 14 stagioni, 274 partite di campionato e 351 presenze totali che lo posizionano al diciassettesimo posto nella classificaall-time del club rossonero;[30] segna in totale 6 gol, uno dei quali nella partita valida per l'andata dellaCoppa Intercontinentale 1963 contro ilSantos, che si aggiudica però infine il trofeo.
Lasciati i rossoneri, nell'estate 1971 si accasa alVarese. Con iBosini riesce a collezionare altre 10 presenze inSerie A, arrivando a 284 totali, e 3 presenze inCoppa Italia. Terminata la stagione 1971-1972, all'età di 33 anni, decide di appendere gli scarpini al chiodo.[30]
Trapattoni (a sinistra) innazionale, in marcatura suPelé in Italia-Brasile (3-0) del 12 maggio 1963.
Prende parte con la nazionale ai Giochi diRoma 1960.[29]
Con gliazzurri ha disputato 17 partite (l'ultima contro laDanimarca nel 1964)[29] segnando un gol in amichevole contro l'Austria. Prende parte anche alla spedizione delcampionato del mondo 1962 inCile, indossando la maglianumero sei; molto atteso a questa competizione in cui è il mediano titolare, deve invece fare da spettatore a causa di un grave infortunio al legamento tibiale.[31]
L'episodio più rappresentativo della sua carriera azzurra è probabilmente quello relativo a un'amichevole tra Italia e Brasile giocata allostadio San Siro aMilano il 12 maggio 1963, occasione in cui Trapattoni riesce ad annullare il gioco diPelé; il fuoriclasse brasiliano chiede il cambio al 26' e al suo posto entraQuarentinha, al quale Trapattoni si attacca con ancor più foga. L'Italia alla fine vince la partita 3-0 e Trapattoni si consacra ancora di più come difensore. In realtà, ritornando su questo fatto, Pelé nel 2000 afferma che a impedirgli di giocare bene è un forte mal di pancia e che quel giorno è sceso in campo solo per questioni di contratto. Lo stesso Trapattoni non ha mai voluto vantarsi di quell'episodio e anzi, prima ancora delle dichiarazioni di Pelé, afferma: «La verità di quel giorno è che lui è mezzo infortunato. Stanco. Io sono stato un buon calciatore, ma lasciamo stare Pelé. Quello è un marziano».[32]
Trapattoni (a destra) nel 1974, alla sua prima esperienza sulla panchina del Milan, esce da San Siro con il capitano ed ex compagno di squadra rossoneroRivera.
La sua carriera di allenatore comincia immediatamente chiusa quella agonistica. Dopo aver conseguito il patentino da allenatore di Terza Categoria nel novembre 1971, pochi mesi prima di ritirarsi,[33] nell'estate 1972 torna in seno al club di cui èbandiera da calciatore, il Milan, dividendosi tra le giovanili[34] e lo staff della prima squadra, qui agli ordini del tandem formato daNereo Rocco – già suo allenatore nel decennio precedente nonché tra i primi a intuirne le future potenzialità in panchina[35] – e daCesare Maldini.[36] Per via di un'indisposizione che colpisce proprio Maldini,[37] negli ultimi quattro turni dicampionato Trapattoni comincia ad affiancare ufficiosamente Rocco in partita:[38] stante un'ulteriore squalifica comminata alparòn, tocca al giovane assistente guidare la squadra da bordocampo il 20 maggio 1973,[39] nella domenica della "fatal Verona", nella quale l'Hellas, battendo a sorpresa il Milan per 5-3, nega ai rossoneri un titolo che sembrava ormai già vinto.
Nella stagione seguente, molto tribolata per la panchina dei lombardi, inizialmente Trapattoni viene deputato a visionare all'estero gli avversari di coppa oltreché seguire i giovani del vivaio.[40] Con le dimissioni prima di Rocco e poi di Maldini del quale è il secondo, l'8 aprile 1974, appena trentacinquenne e di ritorno daMönchengladbach dove osserva la squadra locale,[41] Trapattoni subentraad interim alla guida del Milan,[42] esordendo due giorni dopo in occasione della vittoriosa semifinale diCoppa delle Coppe proprio contro ilBorussia M'gladbach (2-0);[43] traghetta i rossoneri sino alla finale della competizione, persa contro ilMagdeburgo. Nonostante la speranza di essere confermato in pianta stabile,[34] il 21 maggio passa le redini al nuovo allenatoreGustavo Giagnoni, andando contestualmente a ricoprire il ruolo di vice dello stesso per la stagione 1974-1975.[44]
Il 2 ottobre 1975 viene nuovamente richiamato alla guida del Milan, nel mezzo di un riassetto societario che vede la fuoriuscita di Giagnoni e il ritorno di Rocco comedirettore tecnico:[45] con Maldini frattanto impegnato alFoggia,[34] per il resto della stagione 1975-1976 ilparòn vuole proprio Trapattoni al suo fianco, in quella che l'allenatore cusanese considera la sua prima, vera esperienza da responsabile tecnico,[46] portando la formazione meneghina a chiudere ilcampionato al terzo posto. Al termine della stagione, tuttavia, anche stavolta non viene riconfermato dalla dirigenza rossonera, che, desiderosa di abbracciare la filosofiazonista all'epoca in ascesa, gli preferisce un altro emergente,Giuseppe Marchioro.[34] Il capitano rossoneroGianni Rivera gli chiede di rimanere comunque nello staff del club, ma Trapattoni rifiuta poiché ormai intenzionato a guidare una prima squadra.[47]
La prima Juventus targata Trapattoni (in piedi, primo da sinistra), artefice deldouble continentale nella stagione 1976-1977.
Non avendo fin qui conseguito risultati di rilievo, nell'immediato Trapattoni sembra destinato a maturare esperienza in piazze meno ambiziose. Nel maggio 1976, mentre è a un passo dal firmare con l'Atalanta,[48] desta pertanto una certa sorpresa[49] quandoGiampiero Boniperti, «conquistato dalle sue idee chiare e dalla sua concretezza»,[34] gli offre la panchina dellaJuventus.[44] Il tecnico resterà inPiemonte per le successive dieci stagioni, in un periodo calcistico della storia bianconera che prenderà il nome diDecennio d'oro data la quantità di titoli che arriveranno aTorino in questo lasso di tempo;[50] questo ciclo diverrà il più duraturo nella storia delcalcio professionistico italiano[8] e proietterà la squadra juventina tra le migliori nella storia della disciplina[10][11][12] anche in virtù di un innovativo schema tattico che ha nelTrap uno dei massimi fautori, la cosiddettazona mista, che influirà peraltro nei successi dellanazionale italiana condotta daEnzo Bearzot.[51]
IlTrap porta con sé dal Milan il pupilloBenetti, con l'obiettivo di avere a disposizione un uomo di nerbo a centrocampo, mentre per alzare la qualità dell'attacco fa clamore l'acquisto delrivale interistaBoninsegna; ma il colpo rivelazione èa posteriori quello del giovane terzinoCabrini, il quale inizia a farsi notare proprio durante lastagione 1976-1977, nel corso della quale lo stessoGiuanìn fa presto ricredere i numerosi scettici. Sotto la sua guida, il 22 maggio 1977 la Juventus vince un'entusiasmantecorsa-scudetto con iconcittadini delTorino, vendicando in qualche modo la cocente sconfitta patita lastagione precedente, regalandosi il diciassettesimo scudetto:[52] toccando i 51 punti sui 60 disponibili, stabilisce un record tuttora in essere nei campionati italiani a 16 squadre, con 2 punti a vittoria.[53] È gloria anche in Europa poiché, quattro giorni prima, la sconfitta subita alSan Mamès per 2-1 dall'Athletic Bilbao non impedisce allaVecchia Signora, grazie allaregola dei gol in trasferta, di aggiudicarsi il primotitolo confederale della propria storia, laCoppa UEFA, avendo vinto per 1-0 a Torino l'andata deldoppio confronto finale.[54]
Trapattoni ripreso dalle telecamereRai mentre esce dalComunale di Torino a fine anni 1970.
Il successivo biennio rappresenta una frenata nel ciclotrapattoniano in riva alPo. Lastagione 1978-1979, con i nazionali juventini reduci dalle fatiche delmundial argentino, vede l'unico acuto dellaCoppa Italia, la sesta nella storia del club nonché la prima per il tecnico di Cusano Milanino, vinta battendo per 2-1 neitempi supplementari i cadetti delPalermo, nella finale di Napoli del 20 giugno 1979. Peggiore in termini di palmarès si rivela l'annata 1979-1980, in cui a metàcampionato la Juventus si ritrova addirittura impantanata in zona retrocessione; Trapattoni riesce a ribaltare la drastica situazione grazie a un ottimo girone di ritorno che vale un insperato secondo posto, alle spalle dell'Inter scudettata, ma l'esito avverso delle semifinali diCoppa Italia eCoppa delle Coppe, rispettivamente contro Torino eArsenal, condannano l'allenatore a quella che sarà l'unica stagione delDecennio d'oro chiusa senza trofei.
Trapattoni nel 1981, tra il presidenteBoniperti (a sinistra) e il portiereZoff (a destra), durante una puntata dellaDomenica Sportiva celebrativa del 19º scudetto juventino.
Dopo che nell'estate 1980 il calcio italiano riapre le frontiere ai giocatori stranieri, proprio dall'Arsenal che poche settimane prima eliminaMadama in Coppa delle Coppe, Boniperti acquista la stella irlandeseLiam Brady, a cui ilTrap assegna subito la maglianumero dieci. L'esile fantasista dai buoni piedi ricambierà trascinando la squadra torinese sultetto d'Italia con la vittoria del diciannovesimo scudetto.
L'annata 1981-1982 non sembra iniziare nei migliore dei modi per l'allenatore cusanese: nella sfida degli ottavi di finale dellaCoppa dei Campioni contro l'Anderlecht, oltre a una precoce eliminazione, uno scontro tra il portiere belgaMunaron eBettega sancisce la fine della stagione per quest'ultimo. Pur se privata del suo centravanti titolare, incampionato la squadra piemontese si conferma comunque protagonista di una serrata lotta al vertice con laFiorentina, che termina con la conquista dellaseconda stella da cucire sul petto delle maglie bianconere. In un finale al cardiopalma, il ventesimo scudetto juventino arriva appena a un quarto d'ora dalla fine del torneo, quando, nella trasferta diCatanzaro, Brady batte con freddezza il rigore decisivo, nonostante lo stesso irlandese sappia che il suo destino l'anno seguente sarà lontano da Torino, poiché i due unici stranieri ammessi per regolamento sono i neoacquistiMichel Platini eZbigniew Boniek.
Le ultime due partite di quel campionato vedono inoltre il rientro, dopo due anni di squalifica imposti per ilcalcioscommesse, dell'attaccantePaolo Rossi, il quale, con il francese e il polacco, andrà a formare un trio fondamentale per i successi delTrap nelle stagioni a seguire.
Trapattoni (a sinistra) alla Juventus nel precampionato 1982-1983, a colloquio con il neoacquisto e suonuméro dixPlatini.
La rinnovata Juventus di Trapattoni parte come la favorita per la vittoria finale delcampionato 1982-1983, potendo contare su un reparto d'attacco composto daRossi,Bettega,Platini eBoniek. Contro ogni aspettativa, però, laSignora parte male, causa un Platini incappato in vari problemi fisici; ne approfitta la Roma diLiedholm eFalcão, che vince lo scudetto battendo la concorrenza torinese. IlTrap cerca di prendersi una rivincita inCoppa dei Campioni, avendo conquistato lafinale diAtene, ma il 25 maggio 1983 è ancora Happel, nel frattempo passato sulla panchina dell'Amburgo, ad avere la meglio: la cocente sconfitta lo porta a meditare circa un possibile abbandono della panchina bianconera, ma successivamente Boniperti riesce a farlo desistere dall'intento rinnovandogli pubblicamente la fiducia.[55] Reagisce alla disfatta portando il proprio gruppo al successo inCoppa Italia, la sua seconda personale nonché la settima nella storia del club, ribaltando la sconfitta per 0-2 subita sul campo delVerona con un secco 3-0 nella gara di ritorno alComunale. A fine stagione l'allenatore e l'intera società devono affrontare il ritiro del portiereDino Zoff,bandiera della Juventus e dellanazionale, il quale appende gli scarpini al chiodo all'età di 41 anni dopo una carriera esemplare e plurivittoriosa.
Trapattoni tiene tra le mani la primaCoppa dei Campioni della storia juventina, al ritorno a Torino dopo la tragicafinale dell'Heysel: nei volti del tecnico e dei giocatori, l'amarezza perla tragedia che ha anticipato la partita, nella quale hanno perso la vita 39 persone.
Nella stagione1983-1984 Trapattoni si vede sostituito degnamente l'exnumero uno con il giovaneStefano Tacconi, ma soprattutto si accendeLe Roi Platini, il quale, finalmente libero dai problemi fisici, al suo secondocampionato italiano comincia a illuminare con la sua classe il gioco della squadra e, di riflesso, tutto iltorneo. Gli schemi del tecnico, che mettono in luce il ruolo del regista, portanoPlatoche a vincere la classifica marcatori con 20 reti, fondamentali per la conquista del ventunesimo scudetto juventino; è il quinto campionato per ilTrap, un successo che ne fa il primatista nella massima serie nazionale.[56] Nella stessa annata, Trapattoni riesce a conquistare anche laCoppa delle Coppe, battendo per 2-1 ilPorto nellafinale diBasilea giocatasi il 16 maggio 1984.
I differenti problemi che ilcoach deve affrontare durante lastagione 1984-1985, tra cui spiccano la stanchezza post-europeo di Platini e i diversi infortuni dello stopper titolareBrio, fanno sì che la Juventus abdichi anticipatamente nella difesa del titolo nazionale, aggiudicato a sorpresa all'outsider Verona diOsvaldo Bagnoli. Con lo scudetto presto svanito, ilTrap punta tutto sull'Europa: il 16 gennaio 1985 conquista la primaSupercoppa UEFA nella storia bianconera, battendo ilLiverpool 2-0 nella gara secca di Torino e, regolando 1-0 gli stessiReds nellafinale del successivo 29 maggio all'Heysel di Bruxelles, porta la squadra bianconera ad aggiudicarsi la sua primaCoppa dei Campioni, un trionfo tuttavia oscurato dai graviincidenti prepartita ad opera deglihooligan inglesi che sfociano nella morte di 39 spettatori, per la maggior parte italiani.
Trapattoni (a sinistra) nel campionato 1985-1986, quello conclusivo delDecennio d'oro juventino, mentre discute conCabrini, assurto sotto la sua gestione tra i migliori terzini dell'epoca.
Nell'ultima stagione delDecennio d'oro, Trapattoni porta a Torino anche laCoppa Intercontinentale, vinta l'8 dicembre 1985 aTokyo contro l'Argentinos Juniors (2-2 dopo i supplementari e 6-4 ai rigori), diventando il primo e tuttora unico allenatore capace di conquistare tutte le maggioricompetizioni confederali per club. Contrariamente alla stagione passata, ilTrap si concentra molto più sulla conquista del titolo nazionale, partendo a spron battuto incampionato, tanto da stabilire un record di otto vittorie iniziali e il primato di 26 punti totalizzati a metà campionato; il forte ritorno della Roma nella tornata conclusiva incontra la strenua resistenza degli uomini di Trapattoni, dando vita a un finalethrilling che vede la Juventus conquistare il suo ventiduesimo scudetto, il sesto personale per il tecnico nonché l'ultimo del suo primo ciclo bianconero, chiuso con 13 trofei in 10 stagioni.
Già sul finire dellastagione 1985-1986, l'allenatore annuncia l'imminente separazione dalla Juventus;[57] ilpatron bianconeroGianni Agnelli lo vorrebbe in dirigenza, a ripercorrere le orme di Boniperti, ma di diverso avviso è Trapattoni, il quale vuole proseguire la carriera in panchina.[58] Ad approfittare della situazione è il presidente dell'Inter,Ernesto Pellegrini, il quale brucia sul tempo il collega milanistaSilvio Berlusconi[59] e si assicura la firma delTrap a partire dalcampionato seguente:[60][61] diviene così il secondo tecnico, dopoJózsef Viola, a essersi seduto sulle panchine di tutte e tre legrandi delcalcio italiano[62] – come accadrà ancora, nei decenni seguenti, al soloAlberto Zaccheroni.
Lastagione 1986-1987, la prima sulla panchina nerazzurra, è segnata dall'infortunio diRummenigge che preclude reali possibilità di scudetto; i milanesi chiudono al terzo posto in classifica, non riuscendo a tenere testa alNapoli diMaradona, laureatosi campione d'Italia.[63] Quasi identica è la sorte inCoppa UEFA, con l'eliminazione ai quarti di finale per mano dell'IFK Göteborg[64] che andrà poi ad aggiudicarsi la vittoria del torneo.[63]
Trapattoni (in primo piano) guida un allenamento dell'Inter nel precampionato 1986-1987.
La suaseconda stagione a Milano si rivela addirittura peggiore, con uno scialbo quinto posto incampionato e una precoce eliminazione dallaCoppa UEFA contro i futuri finalisti dell'Espanyol.[65] I deludenti risultati ottenuti fin qui portano i tifosi a rumoreggiare, e anche Pellegrini comincia a manifestare i propri dubbi nei confronti dell'allenatore.[66] Nonostante Trapattoni abbia a disposizione giocatori di caratura in ogni ruolo – comeZenga tra i pali,Bergomi eFerri in difesa,Passarella eMandorlini in mezzo al campo eAltobelli,Scifo eSerena nel reparto avanzato –, il gioco è risultato fino a quel momento poco e male assortito; alla fine il presidente nerazzurro decide di confermare il tecnico alla guida della squadra e, allo stesso tempo,[67] di rimediare alla situazione investendo pesantemente sul mercato.[63]
Il calciomercato dell'estate 1988 per rilanciare l'Inter è di primo livello. I rinforzi principali per Trapattoni sono il terzinoBrehme e il centrocampistaMatthäus, seguiti da nomi comeBerti,Díaz eBianchi;[63] l'allenatore si muove in prima persona per Matthäus e Berti, viaggiando fino aMonaco di Baviera eSalsomaggiore Terme, rispettivamente, per ottenere le loro firme.[68] Con questi elementi, la formazione che ilTrap va a disegnare per lastagione 1988-1989 palesa una solidità impressionante.[63] Nonostante ciò, il precampionato non è promettente, con l'Inter eliminata dallaCoppa Italia già nel secondo turno di settembre, e per tale motivo Trapattoni, vista anche la freddezza che avverte da parte della dirigenza, pensa di lasciare la panchina nerazzurra, ma isenatoriZenga,Bergomi,Ferri,Mandorlini eBaresi lo convincono a restare.[69] Incampionato, dopo avere presto estromesso dalla lotta per il titolo i concittadini delMilan, l'unica squadra in grado di sostenere il ritmo interista pare, di nuovo, ilNapoli; una resistenza tuttavia fiaccata nella tornata conclusiva grazie a un successo dietro l'altro inanellato dalla formazione meneghina, culminato nel 2-1 inflitto nello scontro diretto diSan Siro del 28 maggio 1989, che regala matematicamente ai padroni di casa il tredicesimoscudetto della loro storia, a nove anni dalprecedente, e a Trapattoni il settimo della sua carriera.[63]
Trapattoni viene portato in trionfo dai suoi giocatori dopo la vittoria delloscudetto dei record con l'Inter nella stagione 1988-1989: è il settimo e ultimo tricolore per il tecnico cusanese, tuttora il più vincente nella storia del campionato italiano.
La squadra costruita dal tecnico in questa stagione passa agli annali come l'Inter dei record poiché capace di battere un primato dopo l'altro, assicurandosi un campionato a senso unico con cinque giornate di anticipo e, soprattutto, ottenendo 58 dei 68 punti disponibili, un record rimasto imbattuto nell'epoca deidue punti a vittoria.[70] Il ritorno delloscudetto sul petto pare prospettare l'inizio di un ciclo vincente per i nerazzurri; sarà così solo in parte, ma è comunque un periodo che, tra le altre cose, vede la definitiva affermazione ad alti livelli di Matthäus sotto le direttive delTrap.[63]
Lastagione 1989-1990, nonostante l'arrivo diKlinsmann – il quale va a formare, con i connazionali Matthäus e Brehme, untrio tedesco che vuole rispondere al più celebretrio olandeseGullit-Rijkaard-Van Basten dei concittadini milanisti –,[71] deraglia presto per via della clamorosa eliminazione dallaCoppa dei Campioni avvenuta per mano del meno quotatoMalmö FF.[72] Proprio ladébâcle europea contro gli svedesi si rivelerà un pesante fardello per il morale degli uomini di Trapattoni, i quali, nelle settimane seguenti, finiscono per abdicare anticipatamente anche nella difesa delcampionato. La formazione nerazzurra ha però un moto d'orgoglio il 29 novembre 1989, nella gara valida per la seconda edizione dellaSupercoppa italiana, imponendosi per 2-0 sullaSampdoria[73] e consegnando al tecnico cusanese l'unico trofeo italiano che ancora manca nella sua bacheca.
Uno scambio di vedute fra Trapattoni (a sinistra) eMatthäus, punto fermo nei suoi successi interisti, qui durante l'annata 1989-1990.
Ilcampionato del mondo 1990 restituisce al tecnico giocatori in condizioni dubbie per diversi motivi: gli italiani sono frustrati per il deludente terzo posto conquistato da favoriti e ospitanti, mentre i tedeschi tornano euforici per il trionfo. Nonostante ciò l'ultima stagione per Trapattoni da allenatore interista si rivela avvincente e combattuta su tutti i fronti.[71] In campionato va in scena un acceso dualismo con la Sampdoria diVujadin Boškov, trascinata dalle reti deigemelli del golMancini-Vialli:[71] pur perdendo 3-1 lo scontro diretto nel mese di dicembre aMarassi, la formazione diGiuanìn fa suo il simbolico titolo d'inverno, ma nelrush finale sono i genovesi a mostrare unaverve migliore, riacciuffando i meneghini e spezzando di fatto i loro sogni tricolori nel decisivobig match del maggio 1991, con un 2-0 a domicilio che non sarà solo il preludio allo scudetto doriano, ma anche la causa della rottura dello storico gemellaggio tra le tifoserie, oggi rivali.[71]
L'Inter delTrap trova riscatto inCoppa UEFA dove, al culmine di un esaltante cammino – in cui spicca su tutti il doppio confronto ai sedicesimi di finale con l'Aston Villa dove, dopo essere usciti sconfitti dalVilla Park per 2-0, i nerazzurri sono capaci di ribaltare le sorti della qualificazione grazie a uno spettacolare 3-0 nelretour match di Milano[71] –, approda infinale dove ad attenderli c'è, in una sfida tutta italiana, laRoma: il 2-0 della gara di andata a San Siro è sufficiente ai nerazzurri per uscire indenni dalla sfida di ritorno all'Olimpico di Roma, dove una sconfitta per 1-0 non impedisce ai meneghini di mettere in bacheca la prima Coppa UEFA della loro storia.[74] È la seconda affermazione personale per Trapattoni nella manifestazione (dopo quella risalente aquattordici anni prima sulla panchina della Juventus), riportando al contempo la Milano nerazzurra a trionfare in Europa dopoventisei anni.[74] Con questo vittorioso epilogo, il tecnico lascia la panchina interista al termine della stagione.
Trapattoni (a sinistra), di ritorno alla Juventus nella stagione 1991-1992, accoglie il neoacquistoConte, il quale una volta intrapresa la carriera da allenatore sarà tra i maggiori debitori nei confronti del tecnico cusanese.[27]
Nellastagione 1991-1992, a cinque anni dal suo primo ciclo sotto laMole, Trapattoni viene richiamato alla guida dellaJuventus, con il compito di risollevare l'ambiente dopo lafallimentare annata diLuigi Maifredi.[75][76] Il tecnico riesce subito a dare una scossa alla squadra, raggiungendo il secondo posto incampionato, dietro alMilan imbattuto diFabio Capello, e la finale diCoppa Italia, dove la nuova Juve delTrap vince l'andata a Torino per 1-0 contro ilParma, ma cade poi 2-0 nel ritorno alTardini, regalando agli uomini diNevio Scala il loro primo successo in coppa nazionale.[76]
L'annata seguente, con laVecchia Signora nel frattempo rinforzata dagli arrivi diMöller,Vialli eRavanelli,[76] culmina nel trionfo inCoppa UEFA, dove nelladoppia finale i bianconeri, trascinati da unRoberto Baggio in stato di grazia, rifilano alBorussia Dortmund dapprima un 3-1 a domicilio nell'andata alWestfalenstadion, e poi un secco 3-0 nel ritorno alDelle Alpi, regalando all'allenatore di Cusano Milanino il suo terzo successo neltorneo:[77] un primato che resisterà per i successivi 28 anni prima di essere battuto daUnai Emery. La stagione del club piemontese registra un alto numero di reti messe a segno (106), 32 delle quali durante il cammino verso la conquista della terza Coppa UEFA nella storia bianconera.[76]
Trapattoni (a sinistra) e il centravanti bianconeroVialli posano con il trofeo dellaCoppa UEFA 1992-1993, la terza e ultima per il tecnico.
L'ultima stagione di Trapattoni sulla panchina juventina gli riconosce i meriti di mandare al debutto il suo pupilloAngelo Di Livio e, soprattutto, di lanciare in Serie A un giovaneAlessandro Del Piero, che diverrà poi capitano ebandiera della Juventus per il ventennio a seguire.[76] Nonostante ciò, quella del 1993-1994 è un'annata amara per il tecnico cusanese, il quale si sente criticato e attaccato dagli stessi tifosi bianconeri, per via di una proposta di calcio da loro giudicata ormai troppo difensivista e noiosa.[76] Pur chiudendo al secondo posto incampionato, a tre lunghezze dal Milan campione per la terza volta di fila,Giuanìn è costretto a salutare definitivamente la società torinese, assieme allo storico dirigenteBoniperti, dopo aver conquistato 14 trofei in 13 stagioni complessive a Torino, che lo rendono ancora oggi il tecnico più vincente nella storia della Juventus;[76] detiene tuttora anche il record di vittorie alla guida dei bianconeri, contando 319 vittorie su 596 partite in panchina.[78]
Lastagione 1994-1995 segna la prima esperienza al di fuori dell'Italia per Trapattoni, il quale accetta l'offerta della squadra campione uscente diGermania, ilBayern Monaco;[30][79] per convincerlo, una delegazione del club composta dal suo ex giocatore Rummenigge, daFranz Beckenbauer,Uli Hoeneß e dal presidente si spinge fino a casa sua a Cusano.[80] L'ambientamento inBaviera pare facile, complici la determinazione e il rispetto verso l'autorità delmister messi in atto dai giocatori del club, che il tecnico reputa di gran lunga più professionali rispetto a quelli di Serie A, anche riconoscendo il buon lavoro fatto in questo senso dal suo predecessore, lo stesso Beckenbauer.[79] I buoni propositi delTrap, però, si scontrano ben presto con la realtà: la squadra stecca immediatamente inSupercoppa tedesca contro ilWerder Brema diOtto Rehhagel[79] e, nonostante il successivo arrivo di rinforzi comeKahn,Sutter ePapin, i bavaresi vanno incontro a una clamorosa eliminazione al primo turno dellaCoppa di Germania per mano dei dilettanti del Vestenbergsgreuth.[79]
Alle prime e inevitabili critiche da parte della stampa si aggiungono gli screzi con illeader della squadra,Lothar Matthäus, già allenato da Trapattoni a Milano, che nel frattempo si reinventa con successo come difensore centrale ma che, secondo il tecnico cusanese, rende maggiormente nel suo ruolo originario a centrocampo.[79] Persa presto la rotta inBundesliga, anche complice una formazione titolare decimata dagli infortuni, il Bayern Monaco tenta di riscattarsi inChampions League, dove è autore di un buon cammino conclusosi in semifinale, venendo estromesso dall'Ajax futuro vincitore dell'edizione.[79] L'andamento altalenante della stagione fa sì che fin da febbraio ède facto anticipato il mancato rinnovo di Trapattoni con la società tedesca, motivato anche da ragioni familiari.[79]
Trapattoni durante un allenamento del Cagliari nella stagione 1995-1996
Nell'estate 1995 il tecnico torna in Italia, accettando una sfida insolita nella sua carriera: per la prima volta scende infatti nel calcio di provincia, alCagliari.[79] L'arrivo inSardegna del plurititolatoTrap – chiamato a raccogliere l'eredità diÓscar Tabárez, il quale nell'annata precedente aveva portato la squadra a lottare per lazona UEFA – genera entusiasmo in tutta l'isola e aumenta le aspettative verso i rossoblù dell'ambiziosopatronMassimo Cellino, chiamati a un ulteriore salto di qualità.[79] Le premesse estive paiono trovare un iniziale riscontro in campo, con i sardi che, nonostante un avvio difficile, arrivano al giro di boa del campionato in linea con gli obiettivi d'inizio stagione;[79] nel girone di ritorno, tuttavia, un netto calo di rendimento mette presto in bilico la panchina del tecnico. La sconfitta per 4-1 a Torino contro la Juventus è l'ultimo atto della breve esperienza cagliaritana di Trapattoni, trascorsa all'insegna dei saliscendi:[79] con la squadra al sestultimo posto in classifica,[81] l'allenatore si dimette[82] accusando pesantemente Cellino di averlo preso in giro, ma assumendosi comunque le responsabilità per avere illuso i tifosi puntando dichiaratamente alla qualificazione europea.[30]
Dopo un tentativo diSilvio Berlusconi di riportarlo sulla panchina del Milan,[79] per Trapattoni arriva una seconda chiamata da parte delBayern Monaco per lastagione 1996-1997.[79] Deciso a riscattare la sua prima e scialba esperienza in Baviera, e con a disposizione una rinnovata rosa che, accanto al solito Matthäus, vede ora anche l'altro ex interistaKlinsmann più elementi comeBasler eRizzitelli, ilTrap costruisce una squadra capace di imporre l'andatura inBundesliga per tutto l'arco del torneo.[79] Con ilBorussia Dortmund diOttmar Hitzfeld, campione uscente, distratto dal cammino inChampions League, il tecnico italiano si ritrova a duellare con un solidoBayer Leverkusen che dà filo da torcere sino alle battute conclusive, prima di venire infine domato alla penultima giornata, quando il 4-2 sulloStoccarda dà ai bavaresi la certezza del titolo.[79]
Vinto per la prima volta ilMeisterschale, a cui seguirà nel luglio seguente laCoppa di Lega tedesca,[30][79] nell'estate 1997 ilTrap pensa di lasciare, date le pressioni attuate da mesi dal presidente dellaRoma,Franco Sensi, il quale, deluso dall'esperienza conCarlos Bianchi, mette sul piatto un'offerta miliardaria affinché Trapattoni vada a sedersi sulla panchina della squadra giallorossa; l'allenatore viene tentato dall'offerta, più che altro per la possibilità di riportare la moglie Paola nella natìaRoma, ma alla fine decide di rispettare il proprio contratto con il club tedesco.[79]
L'annata 1997-1998 si rivela presto unoshock per i tifosi bavaresi e per il mondo calcistico tedesco in generale, poiché alla vigilia nessuno poteva pronosticare che il neopromossoKaiserslautern diOtto Rehhagel, a sorpresa vittorioso al debutto incampionato proprio contro l'undici di Trapattoni, avrebbe poi conteso ai detentori anche il titolo nazionale.[79] Il testa a testa, invece, dura per tutta la stagione, con ilTrap che, una volta perso lo scontro diretto nel girone di ritorno, non riesce più a ritrovare il bandolo della matassa; tre sconfitte consecutive controHertha Berlino,Colonia eSchalke 04 causano le ire del tecnico, che, trovatosi nel momento più complicato dell'annata, il 10 marzo 1998 si sfoga in unaa posteriori celebreconferenza stampa, nella quale, in untedesco piuttosto maccheronico,[83] attacca a più riprese i suoi calciatoriStrunz, Basler eScholl, accusandoli di scarso impegno e mancanza di professionalità.[84]
Rimarrà questo,mediaticamente parlando, l'episodio più famoso del suo secondo ciclo bavarese, alla luce di una stagione che vedrà la squadra perdere in volata la Bundesliga, contro la rivelazione Kaiserslautern, e venire eliminata nei quarti di finale dellaChampions League, ai supplementari, dai connazionali e detentori del Borussia Dortmund. AlTrap resta la consolazione dellaCoppa di Germania, vinta in finale contro ilDuisburg:[79] è il ventesimo alloro nella carriera del tecnico, che, a fine stagione, lascia definitivamenteMonaco di Baviera.[79]
Trapattoni accolto come nuovo allenatore della Fiorentina nella stagione 1998-1999
Nell'estate del 1998 Trapattoni torna in Italia per sedersi sulla panchina dellaFiorentina.[85] Arrivato aFirenze sulla scia di un forte ostracismo da parte del tifo viola, visto il suo lungo passato con gli storici rivali juventini,[86] ilTrap fa ben presto ricredere i più e, ottenendo il meglio dal tridente offensivoRui Costa-Edmundo-Batistuta, è autore di un fulmineo avvio di stagione.[87] Precoce e controversa, invece, è l'eliminazione dallaCoppa UEFA: nella gara del 3 novembre 1998 contro ilGrasshoppers, giocata sul campo neutro diSalerno, alcuni tifosi locali, volendo arrecare danno allaViola, lanciano in campo unabomba carta che porta alla sospensione della partita e successiva squalifica a tavolino, per responsabilità oggettiva, della squadra toscana.[87] Tali fatti negativi non intaccano tuttavia il percorso incampionato, che vede la Fiorentina svoltare la stagione da campione d'inverno e legittimare, dopo oltre un quindicennio, rinnovate ambizioni da scudetto.[87] Nel girone di ritorno, tuttavia, il serio infortunio che colpisce il cannoniere, capitano eleader gigliato Batistuta è la pietra tombale sui sogni tricolori della squadra;[87] alle prese anche con lasaudade di Edmundo, che lascia Firenze nel momentoclou del campionato, Trapattoni riesce comunque a condurre la formazione viola al terzo posto in campionato, raggiungendo la qualificazione inChampions League.[87] Come epilogo di una stagione dolceamara, arriva la sconfitta nella finale diCoppa Italia, per mano delParma, solo per la discriminante deigol in trasferta.[87]
Nell'annata 1999-2000 gli uomini di Trapattoni sono artefici di un buon cammino in Champions League, spingendosi fino alla seconda fase a gironi, chiusa dietro ilManchester Utd diAlex Ferguson, allora campione in carica, e ilValencia diHéctor Cúper, futuro finalista dell'edizione. Meno entusiasmanti sono le prestazioni in campionato, concluso con l'obiettivo minimo della qualificazione inCoppa UEFA, ma lasciando generalmente insoddisfatto l'ambiente gigliato. Sul finire della seconda stagione in riva all'Arno ilTrap decide così per l'addio al club, a causa soprattutto dei mai sopiti dissidi con la tifoseria, sfociati addirittura in aggressioni e minacce nella sfera privata,[88] il tutto sommato all'imminente ridimensionamento tecnico prospettato dalla società.[89]
A seguito delle polemiche dimissioni presentate dal commissario tecnico dellanazionale italiana,Dino Zoff, all'indomani delle critiche ricevute daSilvio Berlusconi per l'epilogo dellafinale delcampionato d'Europa 2000, il 6 luglio seguente laFIGC chiama Trapattoni alla guida degliAzzurri.[90] Esordisce aBudapest il 3 settembre 2000, pareggiando per 2-2 contro l'Ungheria nella prima partita dellequalificazioni alcampionato del mondo 2002,[91] che l'Italia supererà da imbattuta.[92] Nella fase finale del mondiale, tuttavia, la nazionale delude le aspettative: nonostante la scaramanzia delTrap – sorpreso, tra le altre cose, a gettareacquasanta sul terreno di gioco[93] –, l'Italia supera a fatica la fase a gironi, per poi venire clamorosamente eliminata dallaCorea del Sud padrona di casa negli ottavi di finale, in una gara segnata da veementi polemiche relative all'operato dell'arbitroecuadorianoByron Moreno. Già prima del torneo, peraltro, ilcitì era stato oggetto di critiche per la scelta di non convocareRoberto Baggio.[94]
Nonostante la delusione del mondiale nippo-coreano, viene confermato in panchina[95] e nel biennio seguente porta gliAzzurri a superare lequalificazioni alcampionato d'Europa 2004; anche in questo caso, la fase finale inPortogallo si rivela un fallimento per via della prematura eliminazione nei gironi, favorita da undiscusso pareggio traSvezia eDanimarca. Al termine della spedizione lusitana il tecnico decide di lasciare la nazionale, venendo sostituito daMarcello Lippi.[96]
Lasciata la nazionale italiana, nella stessa estate del 2004 si accorda per una nuova esperienza all'estero, con i portoghesi delBenfica.[97] Anche se l'eliminazione dallaCoppa UEFA rischia di fargli lasciare prematuramente la panchina lusitana,[98] Trapattoni porta immediatamente leAquile a conquistare laPrimeira Liga, la trentunesima nella storia del club diLisbona, a undici anni dal precedente successo.[99] La squadra delTrap raggiunge anche la finale diTaça de Portugal, nella quale però a imporsi 2-1 è ilVitória Setúbal, negando così al tecnico un possibiledouble.[98] Desideroso di cambiare aria, al termine della stagione Trapattoni risolve anticipatamente il contratto che lo lega al Benfica.[98]
Nonostante avesse motivato l'addio ai portoghesi con il voler tornare in Italia, nel giugno del 2005 decide di tornare per la terza volta in Germania, chiamato da un ambiziosoStoccarda, deciso a lottare ai vertici.[100] Stavolta l'avventura in terra tedesca non è memorabile come la precedente a Monaco di Baviera, concludendosi prematuramente il 9 febbraio 2006 con l'esonero di Trapattoni dalla guida della squadra, relegata a centro classifica.[101]
Nell'estate 2006 ilTrap è chiamato dagli austriaci delSalisburgo a ricoprire il doppio ruolo di allenatore edirettore tecnico; porta con sé l'ex allievoLothar Matthäus in veste di vice.[102] Complice anche una rosa composta da giocatori di qualità comeLinke,Kovač e l'ex conoscenza bavareseZickler, quest'ultimo capace di assurgere a capocannoniere del campionato, già alla stagione d'esordio il tecnico italiano porta la squadra a vincere laBundesliga d'Austria[30] con ben cinque giornate di anticipo, dopo un 2-2 casalingo contro i detentori dell'Austria Vienna, toccando quota 75 punti (record per l'epoca);[103] per Trapattoni è in totale il decimo campionato vinto in quattro paesi diversi (Italia, Germania, Portogallo e Austria), un primato tuttora condiviso assieme aTomislav Ivić,Ernst Happel,José Mourinho,Eric Gerets eCarlo Ancelotti.[102] Nella seconda e ultima stagione a Salisburgo l'allenatore non riesce a ripetere il successo, fermandosi al secondo posto incampionato dietro alRapid Vienna.[30]
Trapattoni (a destra) nel 2013 sulla panchina della nazionale irlandese con il suo viceTardelli, già exnumero otto del tecnico cusanese a Torino e Milano.
Nel maggio 2008 viene nominatocommissario tecnico dellanazionale irlandese. Sceglie come viceMarco Tardelli e come ulteriore assistenteLiam Brady, entrambi suoi ex giocatori nella Juventus dei primi anni 1980; proprio Brady, peraltro, è tra i fautori del suo approdo sulla panchina deiBoys in Green.[104]
Nelle qualificazioni alcampionato del mondo 2010, la nazionale irlandese si trova nello stesso girone dell'Italia e il 1º aprile 2009, alloStadio San Nicola diBari, Trapattoni incontra da avversario la squadra azzurra allenata daMarcello Lippi (partita finita 1-1);[105] il 10 ottobre 2009, alCroke Park diDublino, ferma nuovamente l'Italia sul 2-2 acquisendo matematicamente il secondo posto nel girone che vale gli spareggi.[106] Ai play-off l'Irlanda perde contro laFrancia in casa per 0-1 e viene eliminata nella gara di ritorno ai supplementari (1-1) con un gol irregolare diWilliam Gallas su assist diThierry Henry, il quale controlla il pallone con la mano (ciò comporterà forti polemiche e una squalifica per Henry).[107]
Nel dicembre 2010 accetta, insieme al suo staff, una decurtazione dello stipendio, necessaria per non pesare sul bilancio della federazione, ridottosi a seguito della crisi economica.[108][109]
Nelle qualificazioni alcampionato d'Europa 2012 l'Irlanda si piazza al secondo posto nelgruppo B con 21 punti, dietro allaRussia, grazie all'ultima partita vinta l'11 ottobre 2011 contro l'Armenia per 2-1. IBoys in Green sono così costretti ad affrontare nuovamente i play-off, questa volta contro l'Estonia, per poter accedere alla fase finale della manifestazione; stavolta però gli irlandesi si impongono nettamente a Tallinn per poi pareggiare a Dublino, riconquistando così dopo 24 anni ilpass per l'europeo. Nel 2011 vincono inoltre il torneo dellaNations Cup battendoGalles,Irlanda del Nord eScozia. Nella fase finale della competizione continentale l'Irlanda viene sorteggiata nel gruppo C insieme aSpagna, Italia eCroazia, venendo però sconfitta da tutte e tre le squadre. Nonostante l'eliminazione, Trapattoni viene riconfermato per altri due anni sulla panchina della nazionale.
L'11 settembre 2013, dopo due sconfitte rimediate dall'Irlanda nel girone di qualificazione alcampionato del mondo 2014 controSvezia eAustria, che compromettono il passaggio del turno, risolve consensualmente il contratto che lo lega alla federazione irlandese.[110]
^ab(PT)Juventus, inOs Esquadrões,Placar, n. 1064, ottobre 1991, pp. 32-35,ISSN 0104-1762 (WC ·ACNP).
«[...] Meritatamente, laVecchia Signora è diventatacampione del mondo, un titolo che si attaglia alla migliore squadra della prima metà degli anni '80.» [cit. orig. inlingua portoghese: [...]Merecidamente, a Velha Senhora era campeã do mundo, um título sob medida para o melhor time da primeira metade da década de [19]80.]»
«Rocco aveva sbagliato marcatura, aveva dato Eusebio aBenitez, più un mezzofondista che un mediano. Quando ilBenfica stava già vincendo Rocco fischiò a Giovanni e gli disse di pensare lui al ragazzo nero. La partita girò, Eusebio non la prese più»
Dario Zucchelli,Il mio campionato - CSC · Juve · Cusano · Milanino - Novant'anni tra storia e memoria 2003-2004, Milano, Dario Zucchelli - Stampa Artech Studio & Centro Stampa, dicembre 2003.
Videografia
(EN)Football's Greatest Teams: episodio 10,Juventus, Pitch International, SKY Sports 5 HD, 18 ottobre 2014, a 25 min 59 s.