La famiglia aveva a lungo abitato ilcastello di Mirandola, città che si era resa indipendente nelXIV secolo, avendo ricevuto nel 1414 dall'imperatoreSigismondo ilfeudo di Concordia. Pur essendo Mirandola uno Stato molto piccolo, i Pico lo governarono come sovrani indipendenti anziché come nobili vassalli.
I Pico della Mirandola erano strettamente imparentati con gliSforza, iGonzaga e gliEste; i fratelli e le sorelle di Giovanni si legarono, tramite ulteriori vincoli matrimoniali, con le famiglie regnanti diCorsica,Ferrara,Bologna,Mantova eForlì.[2]. Durante la sua vita Giovanni soggiornò in molte dimore. Tra queste, quando visse aFerrara, la dimora divia del Turco, vicino di casa degliStrozzi e deiBoiardo.
A Firenze, in particolare, entrò a far parte dellanuova Accademia Platonica. Nel 1484 fu aParigi, ospite dellaSorbona, allora centro internazionale di studiteologici, dove conobbe uomini di cultura comeLefèvre d'Étaples,Robert Gaguin e Georges Hermonyme. Divenne celebre in tutta Europa per la sua memoria che, si diceva, fosse talmente fuori dal comune da mandare a memoria l'interaDivina Commedia e molte altre opere letterarie e scientifiche.
Nel 1486 fu aRoma dove preparò900 tesi in vista di un congresso filosofico universale (per la cui apertura compose ilDe hominis dignitate), che tuttavia non ebbe mai luogo. Si trovò oggetto di alcune accuse dieresia,[3] per le quali dovette fuggire inFrancia dove venne anche fatto arrestare daFilippo II pressoGrenoble e condotto aVincennes. Fu tuttavia subito scarcerato, ricevendo anche l'assoluzione dipapa Alessandro VI, il quale vedeva di buon occhio la volontà di Pico di dimostrare la divinità di Cristo attraverso lamagia e lacabala. Godendo della rete di protezioni deiMedici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabilì definitivamente a Firenze, riprendendo a frequentare l'Accademia diMarsilio Ficino.
All'epoca della morte si vociferò che Pico fosse stato avvelenato e che il mandante fosse individuabile inPiero de' Medici, che temeva l'avvicinamento del Pico e delPoliziano, precedentemente suoi amici, alle idee e al governo delSavonarola.[7]
«Siamo vissuti celebri, o Ermolao, e tali vivremo in futuro, non nelle scuole dei grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma nelle accolte dei filosofi e nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si discute sulla madre di Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità del genere, ma sui principî delle cose umane e divine.»
(Pico della Mirandola)
Nel novembre del 2018, 524 anni dopo la sua morte, i risultati di uno studio coordinato del dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche dell'Arma dei Carabinieri diParma e di studiosi spagnoli, britannici e tedeschi, hanno dimostrato che Pico della Mirandola fu effettivamente avvelenato con l'arsenico.[5][9]
AllaCertosa di Bologna, nel corridoio di accesso al Chiostro del 1500 che ospita varie lapidi cittadine qui spostate a seguito dei recuperi delle spoliazioni napoleoniche[10][11] se ne trova una che lo ricorda.
Volto di Giovanni Pico ricostruito con le moderne tecniche forensi
Di Pico della Mirandola è rimasta proverbiale la prodigiosamemoria. Si dice conoscesse a mente numerose opere su cui si fondava la sua vasta cultura enciclopedica, e che sapesse recitare laDivina Commedia al contrario, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere.[12]
Ancora oggi si usa attribuire l'appellativoPico della Mirandola a chiunque sia dotato di ottima memoria.[13] Sulla scia di questa fama, il personaggio DisneyLudwig von Drake si chiama, nella sua versione italiana,Pico De Paperis.
Secondo voci popolari Pico della Mirandola avrebbe avuto un'amante o una concubina segreta.[14] AdArezzo nel 1486, ebbe effettivamente una disavventura amorosa per una certa Margherita.[15] Si è sostenuto poi che potrebbe aver avuto un rapporto amoroso con l'umanistaGirolamo Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra cui sonetti, che quest'ultimo aveva dedicato a Pico,[16] e di alcune allusioni poco chiare diSavonarola.[14] Pico era comunque un seguace dell'ideale dell'amor socratico,[14] privo cioè di contenuti erotici e passionali. Anche la figura femminile ricorrente nei suoi versi viene celebrata su un piano prevalentemente filosofico.[17]
Il pensiero di Pico della Mirandola si riallaccia al pensieroneoplatonico diMarsilio Ficino, senza però occuparsi della polemica anti-aristotelica.[18] Al contrario, egli cerca di riconciliarearistotelismo eplatonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri elementi culturali e religiosi, come per esempio la tradizionemisterica diErmete Trismegisto e dellacabala.[19]
Il congresso da lui organizzato a Roma in vista di una tale "pace filosofica" avrebbe dovuto inserirsi proprio in questo progetto culturale basato su una concezione dellaverità come principio eterno ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione, Pico si accorse che il suo ideale era difficilmente perseguibile; ad esso, a poco a poco, si sostituirà nella sua mente il proposito riformatore diGirolamo Savonarola, rivolto al rinnovamento morale, più che culturale, della città di Firenze. L'armonia universale da lui ricercata in ambito filosofico si trasformerà così nell'aspirazione religiosa ad una santità e una moralità meno generica e più attinente al suo particolare momento storico. A differenza di Ficino, nel Pico emergono dunque nei suoi ultimi anni un maggiore senso di irrequietezza e una visione più cupa ed esistenziale della vita.[20]
Ritratto di Pico della Mirandola tratto dalleIcones virorum illustrium doctrina & eruditione praestantium diJean-Jacques Boissard, Frankfurt am Main, de Bry, 1597-1599
Al centro del suoideale di concordia universale risalta fortemente il tema delladignità e dellalibertà umana. L'uomo infatti, dice Pico, è l'unica creatura che non ha una naturapredeterminata, poiché:
«[...] Già il Sommo Padre, Dio Creatore, aveva foggiato, [...] questa dimora del mondo quale ci appare, [...]. Ma, ultimata l'opera, l'Artefice desiderava che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità. [...] Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori [...] né dei posti di tutto il mondo [...]. Tutti erano ormai pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. [...]»
Dunque, per Pico, l'uomo può stabilire per se stesso a quale grado dellascala degli esseri collocarsi:[22]
«[...] Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera di natura indefinita e, postolo nel cuore del mondo, così gli parlò: "non ti ho dato, oAdamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché [...] tutto secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai." [...]»
(Giovanni Pico della Mirandola,Oratio de hominis dignitate[21])
Pico della Mirandola afferma, in sostanza, che Dio ha posto nell'uomo non qualità già fissate, ma un'indeterminatezza che è dunque la sua propria natura, e che si regola in base allavolontà, cioè all'arbitrio dell'uomo, che dirige tale indeterminatezza dove vuole, verso lospirito (in alto), o verso lamateria (in basso):
«[...] "Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine." [...] Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. [...] se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio. [...]»
(Giovanni Pico della Mirandola,Oratio de hominis dignitate[21])
La natura umana quindi non è più determinata da un'essenza propria (secundum esse), ma dalla libera volontà dei singoli individui (dalvelle volutum).
Giovanni Pico, in definitiva, sostiene che è l'uomo a «forgiare il propriodestino», secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima, poiché non è néanimale néangelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la «coltivazione» di alcuni tra i «semi d'ogni sorta» che vi sono in lui.
Questa visione verrà, seppur solo in parte, ripresa nel Seicento dallo scienziato e filosofoBlaise Pascal, che afferma che l'uomo non è né «angelo né bestia», e che la sua propria posizione nel mondo è un punto mediano tra questi due estremi; tale punto mediano, però, per Pico non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la volontà (o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque l'uomo, per Pico, è la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, poiché può scegliere quale creatura essere.[23]
Il secondo grande interesse di Pico è rivolto allacabala, che viene da lui spiegata come una fonte disapienza a cui attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio appare oscuro, in quanto apparentemente irraggiungibile dallaragione; ma l'uomo può ricavare la massima luce da tale oscurità.[24]
(latino)
«Nulla est scientia quae nos magis certificat de divinitate Christi, quam Magia et Cabala.»
(italiano)
«Non esiste alcuna scienza che possa attestare meglio la divinità di Cristo che la magia e la cabala.»
Connessa alla sapienza cabalistica è lamagia: infatti, ilmago, per Pico, opererebbe attraversosimboli emetafore di una realtà assoluta che è oltre il visibile, e dunque, partendo dalla natura, può giungere a conoscere tale sfera invisibile (ossiametafisica) attraverso la conoscenza della strutturamatematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura stessa, per poi agire attivamente in essa.[26] Principale prosecutore della sua dottrina cabalistica sarà l'umanista tedescoJohannes Reuchlin.
Se la magia è giudicata positivamente da Pico della Mirandola, per quanto riguarda invece l'astrologia egli ebbe un atteggiamento diverso, che lo portò a distinguere nettamente tra «astrologia matematica o speculativa», cioè l'astronomia, e l'«astrologia giudiziale o divinatrice»; mentre la prima ci consente di conoscere la realtà armonica dell'universo, e dunque è giusta, la seconda crede di poter sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture astrali.[27] Partendo dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo, che può scegliere cosa essere, Pico muove una forte critica a questo secondo tipo di credenze e di praticheastrologiche, che costituirebbero una negazione proprio della dignità e della libertà umane.
Secondo Pico, questa scienza astrologica attribuisce erroneamente ai corpi celesti il potere di influire sulle vicende umane (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere allaProvvidenza divina e togliendo agli uomini la libertà di scegliere. Egli non nega che un certo influsso vi possa essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito nell'astrologia di subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia la forza astrale). Le vicende dell'esistenza umana sono tanto intrecciate e complesse che non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la pienalibertà d'arbitrio dell'uomo.
Il suoDisputationes adversus astrologiam divinatricem (tale è il titolo dell'opera a cui Pico si dedicò nell'ultimo periodo della sua vita) rimase incompiuto e come tale fu pubblicato postumo, nel 1494, con il commento diGiovanni Manardo; tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi e rielaborati daGirolamo Savonarola nel suoTrattato contra li astrologi.[28]
Secondo alcuni studi, a Pico della Mirandola sarebbe da attribuire anche la paternità dell'Hypnerotomachia Poliphili (Amoroso combattimento onirico diPolifilo).[29]
^Sebbene egli preferisse farsi chiamareConte dellaConcordia
^ab Miroslav Marek,Genealogy.eu, suPico family, 16 settembre 2002.URL consultato il 9 marzo 2008.
^Fu in particolare il cardinale spagnolo Pedro Grazias, dopo essere intervenuto presso i reali di Spagna Isabella eFerdinando, ad essere incaricato dapapa Innocenzo VIII di confutarne l'Apologia.
^Recenti indagini condotte a Ravenna dall'équipe del professor Giorgio Gruppioni dell'Università di Bologna avrebbero riscontrato elevati livelli diarsenico nei campioni di tessuti e di ossa prelevati dalle spoglie del filosofo, che avvalorerebbero la tesi dell'avvelenamento per la sua morte (cfr.Delitti e misteri del passato, a cura di L. Garofano, S. Vinceti, G. Gruppioni, Rizzoli, Milano 2008ISBN 978-88-17-02191-3; e Malcolm Moore,Medici philosopher's mysterious death is solved,The Daily Telegraph, Londra 2008).
^Simon Critchley,Il libro dei filosofi morti,Garzanti, 2009, p. 143).
^Girolamo Benivieni fece porre anche una lapide sulle spoglie di Pico della Mirandola tumulate nella chiesa di San Marco a Firenze. Sul fronte della tomba è tuttora inciso:
«Qui giace Giovanni Mirandola, il resto lo sanno anche il Tago e il Gange e forse perfino gli Antipodi. Morì nel 1494 e visse 32 anni.
Girolamo Benivieni, affinché dopo la morte la separazione di luoghi non disgiunga le ossa di coloro i cui animi in vita congiunse Amore, dispose d'essere sepolto nella terra qui sotto. Morì nel 1542, visse 89 anni e 6 mesi.»
Sul retro invece, in posizione poco visibile, è riportato l'epitaffio:
«Girolamo Benivieni per Giovanni Pico della Mirandola e se stesso pose nell'anno 1532.
Io priego Dio Girolamo che 'n pace così in ciel sia il tuo Pico congiunto come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto corpo hor con le sacr'ossa sue qui iace.»
^Eugenio Garin,Giovanni Pico della Mirandola: vita e dottrina, Le Monnier, 1937, p. 18.
^All'interno del testo delleConclusiones, anzi, Pico attacca duramente Ficino, considerando inefficace la suamagia naturale perché carente di un legame con le forze superiori nonché di un'adeguata conoscenza cabalistica (Frances YatesGiordano Bruno e la tradizione ermetica Laterza, pag. 101ISBN 978-88-420-9239-1).
^Kurt Zeller,Pico della Mirandola e l'aristolelismo rinascimentale, edizioni Luria, 1979.
^abU. Perone, C. Ciancio,Storia del pensiero filosofico, II, pagg. 31-32, SEI, Torino 1975.
^abcEdizione a cura diEugenio Garin, Vallecchi, 1942, pagg. 105-109.
^Sul richiamo di Pascal a Pico della Mirandola, cfr. B. Pascal,Colloquio con il Signore di Saci su Epitteto e Montagne in B. Pascal,Pensieri, a cura diPaolo Serini, Einaudi, Torino 1967, pagg. 423–439.
^François Secret,I cabbalisti cristiani del Rinascimento, trad. it., Arkeios, Roma 2002.
^Conclusiones nongentae. Le novecento tesi dell'anno 1486, a cura di Albano Biondi, Studi pichiani, vol. 1, FIrenze Olschki 1995, "Conclusiones Magicae numero XXVI, secundum opinione propria", numero 9.
^Fra le tesi redatte in vista del congresso filosofico di Roma, Pico ad esempio scriveva: «Non vi è scienza che ci dia maggiori certezze sulla divinità del Cristo della magia e della cabala» (cit. da F. Secret,ibidem, e inZenit studi. Pico della Mirandola e la cabala cristianaArchiviato il 17 ottobre 2009 inInternet Archive.).
^«Per Pico, la natura è una correlazione misteriosa di forze occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia e controllare tramite la magia. [...] Pico distingue due tipi di astrologia - matematica e divinatrice - e naga il valore della seconda» (G. Granata,Filosofia, vol. II, pag. 13, Alpha Test, Milano 2001).
^Lo stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato «in corroborazione delle refutazione astrologice del Signor conte Joan Pico della Mirandola» (cit. in Romeo De Maio,Riforme e miti nella Chiesa del Cinquecento, pag. 40, Guida editori, Napoli 1992).
Giovanni Pico della Mirandola,Apologia. L'autodifesa di Pico di fronte al Tribunale dell'Inquisizione, a cura di Paolo Edoardo Fornaciari, SISMEL (Società internazionale per lo studio del Medioevo latino) Edizioni del Galluzzo, Firenze 2010.
Giovanni Pico della Mirandola,La dignità dell'uomo, a cura di Raphael Ebgi, traduzione italiana di Francesco Padovani,Einaudi, Torino 2021,ISBN 978-8806243548.
Giuseppe Barone (a cura di),Antologia Giovanni Pico della Mirandola, Virgilio Editore, Milano 1973.
Studi
Dario Bellini,La profezia di Pico della Mirandola. Oltre la cinquantesima porta, Sometti editore, 2009,ISBN 978-88-7495-319-6.
Giulio Busi,Vera relazione sulla vita e i fatti di Giovanni Pico, conte della Mirandola, Aragno, 2010.
Ernst Cassirer,Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento [1927], trad. it., La Nuova Italia, Firenze 1974.
(D) Giulio M. Chiodi,Über den Begriff der Menschenwürde in der “Oratio de hominis dignitate” von Giovanni Pico della Mirandola”, in “Wege zur Menschenwürde” (Hrsg. Vanda Fiorillo – Michael Kahlo), Mentis Verlag, Münster, 2015, Ss, 13 -69.
(FR)Henri-Marie de Lubac,Pic de la Mirandole. Études et discussions, Aubier Montaigne, Parigi 1974, trad. it. di Giuseppe Colombo,Pico della Mirandola. L'alba incompiuta del Rinascimento, Jaca Book, Milano 1994.
Eugenio Garin,L'Umanesimo italiano [1947], Laterza, Bari 1990.
(FR) Thomas Gilbhard,Paralipomena pichiana: a propos einer Pico–Bibliographie, in «Accademia. Revue de la Société Marsile Ficin», VII, 2005, pp. 81–94.
Leonardo Quaquarelli, Zita Zanardi,Pichiana. Bibliografia delle edizioni e degli studi, in "Studi pichiani 10", Olschki, Firenze 2005.
Alberto Sartori,Giovanni Pico Della Mirandola, Filosofia, teologia, concordia, Edizioni Messaggero Padova, 2017.
(FR) Stéphane Toussaint,L'esprit du Quattrocento. Pic de la Mirandole, le "De Ente et Uno" & réponses à Antonio Cittadini, testo latino e trad. fr., Honoré Champion Editeur, Parigi 1995.
Paola Zambelli,L'apprendista stregone. Astrologia, cabala e arte lulliana in Pico della Mirandola e seguaci, Saggi Marsilio, Venezia 1995.
(EN)The Great Parchment. Flavius Mithridates' Latin Translation, the Hebrew Text, and an English Version, a cura diGiulio Busi,Maria Simonetta Bondoni Pastorio, Saverio Campanini, appartenente alla collana "The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola", 1, Nino Aragno Editore, Torino 2004.
(EN) Saverio Campanini,Talmud, Philosophy, Kabbalah: A Passage from Pico della Mirandola's Apologia and its Source, in M. Perani (ed.),The Words of a Wise Man's Mouth are Gracious. Festschrift for Günter Stemberger on the Occasion of His 65th Birthday, W. De Gruyter Verlag, Berlino–New York2005, pp. 429–447.
(EN)The Book of Bahir. Flavius Mithridates' Latin Translation, the Hebrew Text, and an English Version, a cura di Saverio Campanini, in "The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola", 2, Nino Aragno Editore, Torino 2005.
Giulio Busi,"Chi non ammirerà il nostro camaleonte?" La biblioteca cabbalistica di Giovanni Pico della Mirandola, in G. Busi,L'enigma dell'ebraico nel Rinascimento, Nino Aragno Editore, Torino2007, pp. 25–45.
Saverio Campanini,Guglielmo Raimondo Moncada (alias Flavio Mitridate) traduttore di opere cabbalistiche, in Mauro Perani (a cura di),Guglielmo Raimondo Moncada alias Flavio Mitridate. Un ebreo converso siciliano,Officina di Studi Medievali, Palermo2008, pp. 49–88.
(EN)The Gate of Heaven. Flavius Mithridates' Latin Translation, the Hebrew Text, and an English Version, a cura di Susanne Jurgan e Saverio Campanini, con un testo di Giulio Busi, in "The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola", 5, Nino Aragno Editore, Torino 2012,ISBN 9788884195449.
Saverio Campanini (ed.),Four Short Kabbalistic Treatises, "The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola" 6, Fondazione Palazzo Bondoni Pastorio, Castiglione delle Stiviere 2019.