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Giovanni Pico della Mirandola

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Giovanni Pico della Mirandola
Cristofano dell'Altissimo,Giovanni Pico della Mirandola,Galleria degli Uffizi
Conte diMirandola e diConcordia
Stemma
Stemma
NascitaMirandola, 24 febbraio1463
MorteFirenze, 17 novembre1494 (31 anni)
Luogo di sepolturaChiesa di San Marco Vecchio
DinastiaPico
PadreGianfrancesco I Pico
MadreGiulia Boiardo
ReligioneCattolicesimo

Giovanni Pico della Mirandola, noto comePico della Mirandola[1] (Mirandola,24 febbraio1463Firenze,17 novembre1494), è stato unumanista,filosofo enobileitaliano.

È l'esponente più conosciuto della dinastia deiPico,signori di Mirandola.

Biografia

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L'infanzia di Pico della Mirandola, diPaul Delaroche, 1842,Museo delle belle arti di Nantes (Francia)

Giovanni nacque aMirandola, pressoModena, figlio più giovane diGianfrancesco I, signore diMirandola e conte dellaConcordia (1415-1467), e di sua moglieGiulia, figlia diFeltrino Boiardo, conte diScandiano.[2]

La famiglia

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La famiglia aveva a lungo abitato ilcastello di Mirandola, città che si era resa indipendente nelXIV secolo, avendo ricevuto nel 1414 dall'imperatoreSigismondo ilfeudo di Concordia. Pur essendo Mirandola uno Stato molto piccolo, i Pico lo governarono come sovrani indipendenti anziché come nobili vassalli.

I Pico della Mirandola erano strettamente imparentati con gliSforza, iGonzaga e gliEste; i fratelli e le sorelle di Giovanni si legarono, tramite ulteriori vincoli matrimoniali, con le famiglie regnanti diCorsica,Ferrara,Bologna,Mantova eForlì.[2]. Durante la sua vita Giovanni soggiornò in molte dimore. Tra queste, quando visse aFerrara, la dimora divia del Turco, vicino di casa degliStrozzi e deiBoiardo.

Gli studi e l'attività

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Epigrafe che ricorda Pico della Mirandola invia del Turco a Ferrara

Pico compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e Firenze; mostrò grandi doti nel campo dellamatematica e imparò molte lingue: padroneggiava perfettamente illatino, ilgreco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo e ilfrancese. Ebbe anche modo di stringere rapporti di amicizia con numerosi personaggi dell'epoca comeGirolamo Savonarola,Marsilio Ficino,Lorenzo il Magnifico,Angelo Poliziano,Egidio da Viterbo,Girolamo Benivieni,Girolamo Balbi,Yohanan Alemanno,Elia del Medigo.

A Firenze, in particolare, entrò a far parte dellanuova Accademia Platonica. Nel 1484 fu aParigi, ospite dellaSorbona, allora centro internazionale di studiteologici, dove conobbe uomini di cultura comeLefèvre d'Étaples,Robert Gaguin e Georges Hermonyme. Divenne celebre in tutta Europa per la sua memoria che, si diceva, fosse talmente fuori dal comune da mandare a memoria l'interaDivina Commedia e molte altre opere letterarie e scientifiche.

Nel 1486 fu aRoma dove preparò900 tesi in vista di un congresso filosofico universale (per la cui apertura compose ilDe hominis dignitate), che tuttavia non ebbe mai luogo. Si trovò oggetto di alcune accuse dieresia,[3] per le quali dovette fuggire inFrancia dove venne anche fatto arrestare daFilippo II pressoGrenoble e condotto aVincennes. Fu tuttavia subito scarcerato, ricevendo anche l'assoluzione dipapa Alessandro VI, il quale vedeva di buon occhio la volontà di Pico di dimostrare la divinità di Cristo attraverso lamagia e lacabala. Godendo della rete di protezioni deiMedici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabilì definitivamente a Firenze, riprendendo a frequentare l'Accademia diMarsilio Ficino.

La morte

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Tombe nel Convento di San Marco aFirenze di Giovanni Pico,Girolamo Benivieni ePoliziano
Lapide nel chiostro di San Marco (Firenze)

Morì improvvisamente il 17 novembre 1494, all'età di trentun anni, per unavvelenamento da arsenico,[4][5] mentre Firenze veniva occupata dalle truppe francesi diCarlo VIII durante leguerre d'Italia.[6]

All'epoca della morte si vociferò che Pico fosse stato avvelenato e che il mandante fosse individuabile inPiero de' Medici, che temeva l'avvicinamento del Pico e delPoliziano, precedentemente suoi amici, alle idee e al governo delSavonarola.[7]

Fu sepolto nel cimitero dei Domenicani entro le mura delconvento di San Marco. Le sue ossa saranno rinvenute nel 1933 da padre Chiaroni accanto a quelle degli amiciAngelo Poliziano eGirolamo Benivieni.[8]

«Siamo vissuti celebri, o Ermolao, e tali vivremo in futuro, non nelle scuole dei grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma nelle accolte dei filosofi e nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si discute sulla madre di Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità del genere, ma sui principî delle cose umane e divine.»

(Pico della Mirandola)

Nel novembre del 2018, 524 anni dopo la sua morte, i risultati di uno studio coordinato del dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche dell'Arma dei Carabinieri diParma e di studiosi spagnoli, britannici e tedeschi, hanno dimostrato che Pico della Mirandola fu effettivamente avvelenato con l'arsenico.[5][9]

AllaCertosa di Bologna, nel corridoio di accesso al Chiostro del 1500 che ospita varie lapidi cittadine qui spostate a seguito dei recuperi delle spoliazioni napoleoniche[10][11] se ne trova una che lo ricorda.

Fama postuma

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Volto di Giovanni Pico ricostruito con le moderne tecniche forensi

Di Pico della Mirandola è rimasta proverbiale la prodigiosamemoria. Si dice conoscesse a mente numerose opere su cui si fondava la sua vasta cultura enciclopedica, e che sapesse recitare laDivina Commedia al contrario, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere.[12]

Ancora oggi si usa attribuire l'appellativoPico della Mirandola a chiunque sia dotato di ottima memoria.[13] Sulla scia di questa fama, il personaggio DisneyLudwig von Drake si chiama, nella sua versione italiana,Pico De Paperis.

Secondo voci popolari Pico della Mirandola avrebbe avuto un'amante o una concubina segreta.[14] AdArezzo nel 1486, ebbe effettivamente una disavventura amorosa per una certa Margherita.[15] Si è sostenuto poi che potrebbe aver avuto un rapporto amoroso con l'umanistaGirolamo Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra cui sonetti, che quest'ultimo aveva dedicato a Pico,[16] e di alcune allusioni poco chiare diSavonarola.[14] Pico era comunque un seguace dell'ideale dell'amor socratico,[14] privo cioè di contenuti erotici e passionali. Anche la figura femminile ricorrente nei suoi versi viene celebrata su un piano prevalentemente filosofico.[17]

Ascendenza

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GenitoriNonniBisnonniTrisnonni
Francesco II PicoPaolo Pico 
 
Isabella Malaspina 
Giovanni I Pico 
?? 
 
? 
Gianfrancesco I Pico 
Guglielmo BevilacquaFrancesco Bevilacqua 
 
Anna Zavarise 
Caterina Bevilacqua 
Taddea Tarlati? 
 
? 
Giovanni Pico della Mirandola 
Matteo Boiardo? 
 
? 
Feltrino Boiardo 
Bernardina Lambertini? 
 
? 
Giulia Boiardo 
Gherardo VI da CorreggioGiberto IV da Correggio 
 
Orsolina Pio 
Guiduccia da Correggio 
?? 
 
? 
 

Dottrina

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Marsilio Ficino, Giovanni Pico della Mirandola eAgnolo Poliziano, ritratti daCosimo Rosselli nellaCappella del Miracolo del Sacramento aFirenze

Il pensiero di Pico della Mirandola si riallaccia al pensieroneoplatonico diMarsilio Ficino, senza però occuparsi della polemica anti-aristotelica.[18] Al contrario, egli cerca di riconciliarearistotelismo eplatonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri elementi culturali e religiosi, come per esempio la tradizionemisterica diErmete Trismegisto e dellacabala.[19]

L'ideale di una filosofia universale

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Il proposito di Pico, esplicitamente dichiarato ad esempio nelDe ente et uno, consiste infatti nel ricostruire i lineamenti di unafilosofia universale, che nasca dalla concordia fra tutte le diverse correnti di pensiero sorte sin dall'antichità, accomunate dall'aspirazione aldivino e allasapienza, e culminanti nel messaggio dellaRivelazione cristiana. In questo suoecumenismo filosofico, oltre chereligioso, vengono accolti non solo iteologi cristiani edesoterici insieme aPlatone,Aristotele, ineoplatonici e tutto il saperegnostico edermetico proprio dellafilosofia greca, ma anche ilpensiero islamico, quelloebraico e appunto cabalistico, nonché deimistici di ogni tempo e luogo.[20]

Il congresso da lui organizzato a Roma in vista di una tale "pace filosofica" avrebbe dovuto inserirsi proprio in questo progetto culturale basato su una concezione dellaverità come principio eterno ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione, Pico si accorse che il suo ideale era difficilmente perseguibile; ad esso, a poco a poco, si sostituirà nella sua mente il proposito riformatore diGirolamo Savonarola, rivolto al rinnovamento morale, più che culturale, della città di Firenze. L'armonia universale da lui ricercata in ambito filosofico si trasformerà così nell'aspirazione religiosa ad una santità e una moralità meno generica e più attinente al suo particolare momento storico. A differenza di Ficino, nel Pico emergono dunque nei suoi ultimi anni un maggiore senso di irrequietezza e una visione più cupa ed esistenziale della vita.[20]

La dignità dell'uomo

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Ritratto di Pico della Mirandola tratto dalleIcones virorum illustrium doctrina & eruditione praestantium diJean-Jacques Boissard, Frankfurt am Main, de Bry, 1597-1599

Al centro del suoideale di concordia universale risalta fortemente il tema delladignità e dellalibertà umana. L'uomo infatti, dice Pico, è l'unica creatura che non ha una naturapredeterminata, poiché:

«[...] Già il Sommo Padre, Dio Creatore, aveva foggiato, [...] questa dimora del mondo quale ci appare, [...]. Ma, ultimata l'opera, l'Artefice desiderava che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità. [...] Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori [...] né dei posti di tutto il mondo [...]. Tutti erano ormai pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. [...]»

(Giovanni Pico della Mirandola,Oratio de hominis dignitate,[21] 1486)

Dunque, per Pico, l'uomo può stabilire per se stesso a quale grado dellascala degli esseri collocarsi:[22]

«[...] Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla poteva dare di proprio fosse comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò accolse l'uomo come opera di natura indefinita e, postolo nel cuore del mondo, così gli parlò: "non ti ho dato, oAdamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché [...] tutto secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai." [...]»

(Giovanni Pico della Mirandola,Oratio de hominis dignitate[21])

Pico della Mirandola afferma, in sostanza, che Dio ha posto nell'uomo non qualità già fissate, ma un'indeterminatezza che è dunque la sua propria natura, e che si regola in base allavolontà, cioè all'arbitrio dell'uomo, che dirige tale indeterminatezza dove vuole, verso lospirito (in alto), o verso lamateria (in basso):

«[...] "Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine." [...] Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. [...] se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio. [...]»

(Giovanni Pico della Mirandola,Oratio de hominis dignitate[21])

La natura umana quindi non è più determinata da un'essenza propria (secundum esse), ma dalla libera volontà dei singoli individui (dalvelle volutum).

Giovanni Pico, in definitiva, sostiene che è l'uomo a «forgiare il propriodestino», secondo la propria volontà, e la sua libertà è massima, poiché non è néanimaleangelo, ma può essere l'uno o l'altro secondo la «coltivazione» di alcuni tra i «semi d'ogni sorta» che vi sono in lui.

Questa visione verrà, seppur solo in parte, ripresa nel Seicento dallo scienziato e filosofoBlaise Pascal, che afferma che l'uomo non è né «angelo né bestia», e che la sua propria posizione nel mondo è un punto mediano tra questi due estremi; tale punto mediano, però, per Pico non è una mediocrità (in parte angelo e in parte bruto) ma è la volontà (o l'arbitrio) che ci consente di scegliere la nostra posizione. Dunque l'uomo, per Pico, è la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, poiché può scegliere quale creatura essere.[23]

La sapienza della Cabala

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Raffigurazione dellaCabala con l'albero della vita

Il secondo grande interesse di Pico è rivolto allacabala, che viene da lui spiegata come una fonte disapienza a cui attingere per decifrare il mistero del mondo, e nella quale Dio appare oscuro, in quanto apparentemente irraggiungibile dallaragione; ma l'uomo può ricavare la massima luce da tale oscurità.[24]

(latino)
«Nulla est scientia quae nos magis certificat de divinitate Christi, quam Magia et Cabala
(italiano)
«Non esiste alcuna scienza che possa attestare meglio la divinità di Cristo che la magia e la cabala.»

(Giovanni Pico della Mirandola,Novecento tesi[25])

Connessa alla sapienza cabalistica è lamagia: infatti, ilmago, per Pico, opererebbe attraversosimboli emetafore di una realtà assoluta che è oltre il visibile, e dunque, partendo dalla natura, può giungere a conoscere tale sfera invisibile (ossiametafisica) attraverso la conoscenza della strutturamatematica che è il fondamento simbolico-metaforico della natura stessa, per poi agire attivamente in essa.[26] Principale prosecutore della sua dottrina cabalistica sarà l'umanista tedescoJohannes Reuchlin.

Critica dell'astrologia

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Se la magia è giudicata positivamente da Pico della Mirandola, per quanto riguarda invece l'astrologia egli ebbe un atteggiamento diverso, che lo portò a distinguere nettamente tra «astrologia matematica o speculativa», cioè l'astronomia, e l'«astrologia giudiziale o divinatrice»; mentre la prima ci consente di conoscere la realtà armonica dell'universo, e dunque è giusta, la seconda crede di poter sottomettere l'avvenire degli uomini alle congiunture astrali.[27] Partendo dall'affermazione della piena dignità e libertà dell'uomo, che può scegliere cosa essere, Pico muove una forte critica a questo secondo tipo di credenze e di praticheastrologiche, che costituirebbero una negazione proprio della dignità e della libertà umane.

Secondo Pico, questa scienza astrologica attribuisce erroneamente ai corpi celesti il potere di influire sulle vicende umane (fisiche e spirituali), sottraendo tale potere allaProvvidenza divina e togliendo agli uomini la libertà di scegliere. Egli non nega che un certo influsso vi possa essere, ma mette in guardia contro il pericolo insito nell'astrologia di subordinare il superiore (cioè l'uomo) all'inferiore (ossia la forza astrale). Le vicende dell'esistenza umana sono tanto intrecciate e complesse che non se ne può spiegare la ragione se non attraverso la pienalibertà d'arbitrio dell'uomo.

Il suoDisputationes adversus astrologiam divinatricem (tale è il titolo dell'opera a cui Pico si dedicò nell'ultimo periodo della sua vita) rimase incompiuto e come tale fu pubblicato postumo, nel 1494, con il commento diGiovanni Manardo; tuttavia, alcuni concetti base furono ripresi e rielaborati daGirolamo Savonarola nel suoTrattato contra li astrologi.[28]

Opere

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Opera quae exstant omnia di Pico della Mirandola stampata nel 1601
Altre opere
  • Carmina, (Carmi).
  • Auree Epistole.
  • Sonetti.
  • Duodecim regulae, (Le dodici regole).
  • Duodecim arma spiritualis pugnae, (Le dodici armi della battaglia spirituale.
  • Duodecim conditiones amantis, (Le dodici condizioni di un amante).
  • Deprecatoria ad Deum, (Preghiera a Dio).
  • De omnibus rebus et de quibusdam aliis, (Tutte le cose e alcune altre).

Secondo alcuni studi, a Pico della Mirandola sarebbe da attribuire anche la paternità dell'Hypnerotomachia Poliphili (Amoroso combattimento onirico diPolifilo).[29]

Note

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  1. ^Sebbene egli preferisse farsi chiamareConte dellaConcordia
  2. ^ab Miroslav Marek,Genealogy.eu, suPico family, 16 settembre 2002.URL consultato il 9 marzo 2008.
  3. ^Fu in particolare il cardinale spagnolo Pedro Grazias, dopo essere intervenuto presso i reali di Spagna Isabella eFerdinando, ad essere incaricato dapapa Innocenzo VIII di confutarne l'Apologia.
  4. ^Pico della Mirandola "fu avvelenato", caso risolto 500 anni dopo, inGazzetta di Modena, 2017-09.
  5. ^ab G. Gallello et al.,"Poisoning histories in the Italian renaissance: The case of Pico Della Mirandola and Angelo Poliziano", inJournal of Forensic and Legal Medicine, vol. 56, 2018, pp. 83-89.
  6. ^Recenti indagini condotte a Ravenna dall'équipe del professor Giorgio Gruppioni dell'Università di Bologna avrebbero riscontrato elevati livelli diarsenico nei campioni di tessuti e di ossa prelevati dalle spoglie del filosofo, che avvalorerebbero la tesi dell'avvelenamento per la sua morte (cfr.Delitti e misteri del passato, a cura di L. Garofano, S. Vinceti, G. Gruppioni, Rizzoli, Milano 2008ISBN 978-88-17-02191-3; e Malcolm Moore,Medici philosopher's mysterious death is solved,The Daily Telegraph, Londra 2008).
  7. ^Simon Critchley,Il libro dei filosofi morti,Garzanti, 2009, p. 143).
  8. ^Secondo lo storico dell'arteSilvano Vinceti, il presunto avvelenamento di Pico della Mirandola, la cui morte finora si riteneva fosse stata causata dallasifilide, sarebbe avvenuto ad opera della stessa mano che due mesi prima avrebbe uccisoAngelo Poliziano, legato a Pico da grande amicizia (Rainews:Pico della Mirandola e Poliziano assassinati con l'arsenico)
  9. ^Risolto il giallo della morte di Pico della Mirandola,Università di Pisa, 15 novembre 2018.URL consultato il 15 novembre 2018.
  10. ^ Melissa La Maida,La Certosa, "un museo di tombe". I monumenti antichi (XIII-XVIII sec.), suStoria e Memoria di Bologna,Istituzione Bologna Musei.URL consultato il 20 aprile 2021.
  11. ^Lapide nella Certosa di Bologna (JPG), sustoriaememoriadibologna.it.
  12. ^La Memoria Straordinaria di Pico della Mirandola, articolo suNotizie.it.
  13. ^EnciclopediaTreccani.it alla voce omonima.
  14. ^abcRobert Aldrich, Garry Wotherspoon,Who's who in Gay and Lesbian History: From Antiquity to World War II, pp. 412-3, Routledge, 2005.
  15. ^La fuga d’amore di Pico della Mirandola, albumnews.net, gennaio 2015.URL consultato il 12 ottobre 2022.
  16. ^Girolamo Benivieni fece porre anche una lapide sulle spoglie di Pico della Mirandola tumulate nella chiesa di San Marco a Firenze. Sul fronte della tomba è tuttora inciso:
    «Qui giace Giovanni Mirandola, il resto lo sanno anche il Tago e il Gange e forse perfino gli Antipodi.
    Morì nel 1494 e visse 32 anni.

    Girolamo Benivieni, affinché dopo la morte la separazione di luoghi non disgiunga le ossa di coloro i cui animi in vita congiunse Amore, dispose d'essere sepolto nella terra qui sotto.
    Morì nel 1542, visse 89 anni e 6 mesi.»

    Sul retro invece, in posizione poco visibile, è riportato l'epitaffio:
    «Girolamo Benivieni per Giovanni Pico della Mirandola e se stesso pose nell'anno 1532.

    Io priego Dio Girolamo che 'n pace
    così in ciel sia il tuo Pico congiunto
    come 'n terra eri, et come 'l tuo defunto
    corpo hor con le sacr'ossa sue qui iace.»

  17. ^Eugenio Garin,Giovanni Pico della Mirandola: vita e dottrina, Le Monnier, 1937, p. 18.
  18. ^All'interno del testo delleConclusiones, anzi, Pico attacca duramente Ficino, considerando inefficace la suamagia naturale perché carente di un legame con le forze superiori nonché di un'adeguata conoscenza cabalistica (Frances YatesGiordano Bruno e la tradizione ermetica Laterza, pag. 101ISBN 978-88-420-9239-1).
  19. ^Kurt Zeller,Pico della Mirandola e l'aristolelismo rinascimentale, edizioni Luria, 1979.
  20. ^abU. Perone, C. Ciancio,Storia del pensiero filosofico, II, pagg. 31-32, SEI, Torino 1975.
  21. ^abcEdizione a cura diEugenio Garin, Vallecchi, 1942, pagg. 105-109.
  22. ^G. Pico della Mirandola: "De Hominis Dignitate", il manifesto dell'Umanesimo, sufilosofiaecultura.it.
  23. ^Sul richiamo di Pascal a Pico della Mirandola, cfr. B. Pascal,Colloquio con il Signore di Saci su Epitteto e Montagne in B. Pascal,Pensieri, a cura diPaolo Serini, Einaudi, Torino 1967, pagg. 423–439.
  24. ^François Secret,I cabbalisti cristiani del Rinascimento, trad. it., Arkeios, Roma 2002.
  25. ^Conclusiones nongentae. Le novecento tesi dell'anno 1486, a cura di Albano Biondi, Studi pichiani, vol. 1, FIrenze Olschki 1995, "Conclusiones Magicae numero XXVI, secundum opinione propria", numero 9.
  26. ^Fra le tesi redatte in vista del congresso filosofico di Roma, Pico ad esempio scriveva: «Non vi è scienza che ci dia maggiori certezze sulla divinità del Cristo della magia e della cabala» (cit. da F. Secret,ibidem, e inZenit studi. Pico della Mirandola e la cabala cristianaArchiviato il 17 ottobre 2009 inInternet Archive.).
  27. ^«Per Pico, la natura è una correlazione misteriosa di forze occulte che l'uomo può conoscere tramite l'astrologia e controllare tramite la magia. [...] Pico distingue due tipi di astrologia - matematica e divinatrice - e naga il valore della seconda» (G. Granata,Filosofia, vol. II, pag. 13, Alpha Test, Milano 2001).
  28. ^Lo stesso Savonarola sostenne di aver scritto il suo trattato «in corroborazione delle refutazione astrologice del Signor conte Joan Pico della Mirandola» (cit. in Romeo De Maio,Riforme e miti nella Chiesa del Cinquecento, pag. 40, Guida editori, Napoli 1992).
  29. ^Indizi e prove: Giovanni Pico della Mirandola e Alberto Pio da Carpi nella genesi dell'Hypnerotomachia Poliphili.

Bibliografia

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Opere
Studi

Le fonti cabalistiche di Pico

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Voci correlate

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