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Giovanni Pascoli

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Giovanni Pascoli

Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna,31 dicembre1855Bologna,6 aprile1912) è stato unpoeta ecritico letterarioitaliano. Figura emblematica dellaletteratura italiana di fineOttocento, è considerato, insieme aGabriele D'Annunzio, il maggior poetadecadente italiano, nonostante la sua formazione principalmentepositivistica.

Firma di Giovanni Pascoli

DalFanciullino, articolo programmatico pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano, e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia.

Egli, pur non partecipando attivamente ad alcun movimento letterario dell'epoca né mostrando particolare propensione verso la poesia europea contemporanea (al contrario di Gabriele D'Annunzio), manifesta nella propria produzione tendenze prevalentementespiritualistiche esimbolistiche, tipiche della culturadecadentista di fine secolo, segnata dal progressivo esaurirsi delpositivismo.

Complessivamente la sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizioneclassicista ereditata dal maestroGiosuè Carducci e le nuove tematiche decadenti. Risulta infatti difficile comprendere il vero significato delle sue opere più importanti, se si ignorano i dolorosi e tormentosi caratteri biografici e psicologici che egli stesso riorganizzò per tutta la vita, in modo ossessivo, come sistemasemantico di base del proprio mondo poetico e artistico.

Benedetto Croce, cui si deve la prima impostazione critica della poesia pascoliana, concluse che Giovanni Pascoli «è uno strano miscuglio di spontaneità e di artifizio: un grande - piccolo poeta, o se piace meglio, un piccolo grande poeta».[1] Tale giudizio nel corso del tempo rimase lo stesso e, anzi, Croce ne accentuò il carattere negativo, di pari passo con la sua posizione polemica «nei riguardi deldecadentismo, del quale il Pascoli gli è apparso un tipico rappresentante, insieme con D'Annunzio, per il suoimpressionismo e il suoframmentarismo». Alcune tra le prime, più fini approssimazioni critiche, furono invece compiute daRenato Serra[2],Carlo Curto, seguito daEmilio Cecchi.[3]

Biografia

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Anni giovanili

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Giovanni Pascoli da bambino (ultimo a destra), con il padre Ruggero e i fratelli Giacomo e Luigi

Nacque il 31 dicembre 1855 aSan Mauro, in una famiglia benestante, quarto dei dieci figli - due dei quali morti molto piccoli - diRuggero Pascoli, amministratore della tenutaLa Torre della famiglia dei principiTorlonia, e di Caterina Vincenzi Alloccatelli. I suoi familiari lo chiamavano affettuosamente "Zvanì".

Il 10 agosto 1867, quando Giovanni aveva quasi dodici anni, il padre fu assassinato con una fucilata mentre sul propriocalesse tornava a casa daCesena[4]. Le ragioni del delitto, forse di natura politica o dovute a contrasti di lavoro[5], non furono mai chiarite, e i responsabili rimasero ignoti, nonostante tre processi celebrati e nonostante la famiglia avesse forti sospetti sull'identità dell'assassino, come traspare evidentemente nella poesiaLa cavalla storna. Il probabile mandante fu infatti Pietro Cacciaguerra (al quale Pascoli fa riferimento, senza nominarlo, nella liricaTra San Mauro e Savignano), possidente ed esperto fattore da bestiame, che divenne poi agente per conto del principe, coadiuvando l'amministratore Achille Petri, subentrato a Ruggero Pascoli dopo il delitto. I due sicari, i cui nomi correvano di bocca in bocca in paese, furono Luigi Pagliarani dettoBigéca (fervente repubblicano) e Michele Dellarocca, probabilmente fomentati dal presunto mandante[4]. Un'altra poesia,X agosto, fu scritta in ricordo del giorno dell'assassinio del padre.

Il trauma lasciò segni profondi nel futuro poeta. La famiglia cominciò a perdere gradualmente il proprio status economico e successivamente subì una serie di lutti, disgregandosi: costretti a lasciare la tenuta, l'anno successivo morirono la sorella Margherita ditifo e la madre per unattacco cardiaco («dicrepacuore»[6]), nel 1871 il fratello Luigi colpito dameningite, e nel 1876 il fratello maggiore Giacomo, assessore comunale aRimini, pure di tifo; secondo alcune ricerche, però, la morte di Giacomo non fu naturale bensì dovuta ad avvelenamento da parte di ignoti che intimarono a lui e ai suoi fratelli Raffaele e Giovanni di non continuare le indagini sulla morte del padre[5][7][8].

Ricordo di Pascoli a Matera

Le sorelle Ida (1863-1957) e Maria (1865-1953) andarono a studiare nel collegio del convento delle monache agostiniane aSogliano al Rubicone, dove viveva Rita Vincenzi, sorella della madre Caterina, e dove rimasero dieci anni. Nel 1882, uscite dal convento, Ida e Maria chiesero aiuto al fratello Giovanni, che dopo lalaurea insegnava alLiceo Duni diMatera, chiedendogli di poter vivere con lui: le sorelle fecero leva sul senso del dovere e di colpa di Giovanni, il quale durante i nove anni universitari non si era più occupato di loro. Nellabiografia scritta dalla sorellaMaria,Lungo la vita di Giovanni Pascoli, il futuro poeta è presentato come un ragazzo solido e vivace, il cui carattere non era stato alterato dalle disgrazie; per anni, infatti, le sue reazioni parvero essere volitive e tenaci, nell'impegno a terminare il liceo e a cercare i mezzi per proseguire gli studi universitari, nonché nel puntiglio, sempre frustrato, nel ricercare e perseguire l'assassino del padre. Questo desiderio di giustizia non sfocerà mai nella vendetta, e Pascoli si pronuncerà sempre contro lapena di morte e contro l'ergastolo per motivi principalmenteumanitari[9].

I primi studi

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Nel 1871, all'età di quindici anni e dopo la morte del fratello Luigi avvenuta permeningite il 19 ottobre dello stesso anno, Giovanni Pascoli dovette lasciare ilCollegio Raffaello dei padriScolopi diUrbino[10]; si trasferì aRimini per frequentare illiceo classico Giulio Cesare.

Giovanni giunse a Rimini assieme ai suoi cinque fratelli: Giacomo (19 anni), Raffaele (14), Alessandro Giuseppe, (12), Ida (8), Maria (6, chiamata affettuosamente Mariù). «L'appartamento, già scelto da Giacomo ed arredato con lettini di ferro e di legno, e con mobili di casa nostra, era in uno stabile interno di via San Simone, e si componeva del pianterreno e del primo piano», scrive Mariù: «La vita che si conduceva a Rimini… era di una economia che appena consentiva il puro necessario». Pascoli terminò infine gli studi liceali a Cesena dopo aver frequentato il ginnasio e il liceo al prestigiosoLiceo Dante di Firenze, e aver fallito l'esame di licenza a causa delle materie scientifiche.

L'università e l'impegno politico

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Giovanni Pascoli nell'agosto del 1884

Grazie a una borsa di studio di 600lire (che poi perse per aver partecipato a una manifestazione studentesca), Pascoli si iscrisse all'Università di Bologna dove ebbe come docenti il poetaGiosuè Carducci e illatinistaGiovanni Battista Gandino, e diventò amico del poeta e criticoSeverino Ferrari. ConosciutoAndrea Costa e avvicinatosi al movimentoanarco-socialista, cominciò nel 1877 a tenere comizi aForlì e aCesena. Durante una manifestazione socialista aBologna, dopo l'attentato fallito dell'anarchicolucanoGiovanni Passannante ai danni delre Umberto I, il giovane poeta lesse pubblicamente un proprio sonetto dal presunto titoloOde a Passannante. L'ode venne subito dopo strappata (probabilmente per timore di essere arrestato o forse per essersi pentito, pensando all'assassinio del padre) e di essa si conoscono solamente gli ultimi due versi tramandati oralmente: «colla berretta d'un cuoco, faremo una bandiera»[11].

La paternità del componimento fu oggetto di controversie: sia la sorella Maria sia lo studiosoPiero Bianconi negarono che egli avesse scritto tale ode (Piero Bianconi la definì «la più celebre e citata delle poesie inesistenti della letteratura italiana»[12]). Benché non vi sia alcuna prova tangibile sull'esistenza dell'opera, Gian Battista Lolli, vecchio segretario della federazione socialista di Bologna e amico del Pascoli, dichiarò di aver assistito alla lettura e attribuì al poeta la realizzazione della lirica[13]. Pascoli fu arrestato il 7 settembre 1879 per aver partecipato a una protesta contro la condanna di alcuni anarchici, i quali erano stati a loro volta imprigionati per i disordini generati dalla condanna di Passannante: durante il loro processo, il poeta urlò: «Se questi sono i malfattori, evviva i malfattori!»[14]

Dopo poco più di cento giorni, esclusa la maggiore gravità del reato, con sentenza del 18 novembre 1879 la Corte d'Appello rinviò gli imputati - Pascoli e Ugo Corradini - davanti al Tribunale. Il processo, in cui Pascoli era difeso dall'avvocato Barbanti, ebbe luogo il 22 dicembre e fu chiamato a testimone anche il suo docente Carducci, il quale inviò una sua dichiarazione: «Il Pascoli non ha capacità a delinquere in relazione ai fatti denunciati»[15]. Pascoli venne assolto, ma attraversò un periodo difficile minato da intenti suicidi (a cui desistette grazie al pensiero della madre defunta, come raccontato nella poesiaLa voce), finché alla fine riprese gli studi con impegno.

Nonostante le simpatie verso il movimento anarco-socialista in età giovanile, nel 1900, quandoUmberto I venne ucciso da un altro anarchico,Gaetano Bresci, Pascoli rimase amareggiato dall'accaduto e compose la poesiaAl Re Umberto. Abbandonò dunque la militanza politica, ma mantenne sempre un certo spirito socialista umanitario caratterizzato dall'impegno verso i deboli e la concordia universale fra gli uomini, argomento di alcune liriche:

«Pace, fratelli! e fate che le braccia / ch'ora o poi tenderete ai più vicini, / non sappiano la lotta e la minaccia.»

(Giovanni Pascoli,I due fanciulli)

La docenza

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Dopo lalaurea, conseguita nel 1882 con una tesi suAlceo, Pascoli intraprese la carriera di insegnante dilatino egreco nei licei diMatera e diMassa. Dopo le vicissitudini e i lutti, il poeta aveva finalmente ritrovato la gioia di vivere e di credere nel futuro. All'indomani della laurea scrisse daArgenta:

«Il prossimo ottobre andrò professore, ma non so ancora dove: forse lontano; ma che importa? Tutto il mondo è paese ed io ho risoluto di trovar bella la vita e piacevole il mio destino.»

Su richiesta delle sorelle Ida e Maria, fino al 1882 nel convento diSogliano, Pascoli riformulò il proprio progetto di vita, sentendosi in colpa per avere abbandonato le sorelle negli anni universitari. In una lettera scritta da Argenta il 3 luglio 1882 in risposta alle sorelle che lo accusavano di averle abbandonate, Pascoli risponde:

«Povere bambine! Sotto ogni parola di quella vostra lettera così tenera, io leggevo un rimprovero per me, io intravedevo una lagrima!»

E ancora da Matera nell'ottobre del 1882:

«Amate voi me, che ero lontano e parevo indifferente, mentre voi vivevate nell'ombra del chiostro […] Amate voi me, che sono accorso a voi soltanto quando escivate dal convento raggianti di mite contentezza, m'amate almeno come le gentili compagne delle vostre gioie e consolatrici dei vostri dolori?[16]»

Il 22 settembre 1882 Pascoli era stato iniziato allamassoneria, presso laloggia "Rizzoli" diBologna. Il testamento massonico autografo del Pascoli, a forma ditriangolo (il triangolo è un simbolo massonico), è stato rinvenuto nel 2002[17].Giuliano Di Bernardo, a capo delGrande Oriente d'Italia dal 1990 al 1993, nel 2017 ha esplicitamente dichiarato l'appartenenza di Pascoli e Carducci alla massoneria, per un certo periodo nelle logge[18]. I contatti con la Massoneria sono confermati anche dall'intensoscambio epistolare che intrattenne colmassoneLuigi d'Isengard.[19]

Dal 1887 al 1895 insegnò aLivorno al Ginnasio-Liceo "Guerrazzi e Niccolini", nel cui archivio si trovano ancora lettere e appunti scritti di suo pugno, e nel frattempo iniziò la collaborazione con la rivistaVita nuova su cui uscirono le prime poesie diMyricae, raccolta che continuò a rinnovarsi in cinque edizioni fino al 1900. Vinse inoltre per ben tredici volte la medaglia d'oro alConcorso di poesia latina di Amsterdam, col poemettoVeianus e coi successiviCarmina.

Pascoli con le sorelle Ida eMaria

Nel 1894 fu chiamato aRoma per collaborare con il Ministero della pubblica istruzione. Nella capitale fece la conoscenza diAdolfo De Bosis, che lo invitò a collaborare alla rivistaConvito (dove sarebbero infatti apparsi alcuni tra i componimenti più tardi riuniti nel volumePoemi conviviali), e diGabriele D'Annunzio, il quale lo stimava, anche se il rapporto tra i due poeti fu sempre complesso.

Il "nido" di Castelvecchio

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«La nube nel giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell'ultima sera.»

(Giovanni Pascoli,La mia sera daCanti di Castelvecchio)

Divenuto professore universitario nel 1895, fu costretto dalla sua professione a lavorare in più città, comeBologna,Messina ePisa[20], ma non si radicò mai in esse, preoccupandosi sempre di garantirsi una "via di fuga" verso il proprio mondo di origine, quello agreste. Tuttavia il punto di arrivo sarebbe stato sul versante appenninico opposto a quello da cui proveniva la sua famiglia: nel 1895 infatti si trasferì con la sorella Maria nellaMedia Valle del Serchio, nel piccolo borgo di Castelvecchio (oggiCastelvecchio Pascoli) nelcomune diBarga, in una casa che divenne la sua residenza stabile quando poté acquistarla (impegnando anche alcune medaglie d'oro vinte al concorso di poesia latina di Amsterdam).

Dopo il matrimonio della sorella Ida con il romagnolo Salvatore Berti, matrimonio che il poeta aveva contemplato e seguito sin dal 1891, Pascoli vivrà in seguito alcuni mesi di grande sofferenza per l'indifferenza della sorella Ida nei suoi confronti e le continue richieste economiche da parte di lei e del marito, vivendo la cosa come una profonda ferita dopo i dieci anni di sacrifici e dedizione alle sorelle, a causa delle quali il poeta aveva di fatto più volte rinunciato all'amore[21]. Molti particolari della vita personale, successivamente emersi dalle lettere private, furono taciuti dalla celebre biografia scritta dalla sorella Maria, poiché giudicati da lei sconvenienti o non conosciuti[22]. Il fidanzamento di Pascoli con la cugina Imelde Morri di Rimini, all'indomani delle nozze di Ida e organizzato all'insaputa di Mariù, dimostra il reale intento del poeta, ma di fronte alla disperazione di Mariù, che non avrebbe mai accettato il matrimonio, né l'ingerenza di un'altra donna in casa sua, Pascoli rinuncerà al proposito di vita coniugale.

Si può affermare che la vita moderna della città non entrò mai, neppure comeantitesi, come contrapposizione polemica, nella poesia pascoliana: egli, in un certo senso, non uscì mai dai confini del cosiddetto «nido», il suo mondo reale e metaforico che costituì, in tutta la sua produzione letteraria, l'unico grande tema, una specie dimicrocosmo da lui definito «tutto il mondo» eppure chiuso su sé stesso, come se il poeta avesse bisogno di difenderlo da un minaccioso disordine esterno, peraltro sempre innominato e oscuro, privo di riferimenti e di identità, come lo era stato l'assassino di suo padre. Sul tormentato rapporto nel nido con le sorelle ha scritto parole di estrema chiarezza il poetaMario Luzi:

«Di fatto si determina nei tre che la disgrazia ha diviso e ricongiunto una sorta di infatuazione e mistificazione infantili, alle quali Ida è connivente solo in parte. Per il Pascoli si tratta in ogni caso di una vera e propria regressione al mondo degli affetti e dei sensi, anteriore alla responsabilità; al mondo da cui era stato sbalzato violentemente e troppo presto. Possiamo notare due movimenti concorrenti: uno, quasi paterno, che gli suggerisce di ricostruire con fatica e pietà il nido edificato dai genitori; di investirsi della parte del padre, di imitarlo. Un altro, di ben diversa natura, gli suggerisce invece di chiudersi là dentro con le piccole sorelle che meglio gli garantiscono il regresso all'infanzia, escludendo di fatto, talvolta con durezza, gli altri fratelli. In pratica il Pascoli difende il nido con sacrificio, ma anche lo oppone con voluttà a tutto il resto: non è solo il suo ricovero ma anche la sua misura del mondo. Tutto ciò che tende a strapparlo di lì in qualche misura lo ferisce; altre dimensioni della realtà non gli riescono, positivamente, accettabili. Per renderlo più sicuro e profondo lo sposta dalla città, lo colloca tra i monti dellaMedia Valle del Serchio dove può, oltre tutto, mimetizzarsi con la natura.»

(Mario Luzi,Giovanni Pascoli)

In particolare si fecero difficili i rapporti con Giuseppe, che mise più volte in imbarazzo Giovanni a Bologna, ubriacandosi continuamente in pubblico nelle osterie[23], e con il marito di Ida, il quale nel 1910, dopo aver ricevuto in prestito dei soldi da Giovanni, partì per l'America lasciando in Italia la moglie e le tre figlie.

Gli ultimi anni

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Giovanni Pascoli fotografato nella casa di campagna a Castelvecchio di Barga

Le trasformazioni politiche e sociali che agitavano gli anni di fine secolo e preludevano alla catastrofe bellica europea dellaprima guerra mondiale, gettarono progressivamente Pascoli, già emotivamente provato dall'ulteriore fallimento del suo tentativo di ricostruzione familiare, in una condizione di insicurezza e pessimismo ancora più marcati, che lo condussero in una fase didepressione e nel baratro dell'alcolismo: il poeta abusava divino ecognac, come riferisce anche nelle lettere[24][25].

Negli ultimi anni della sua vita, la poesia e il nido diventano le uniche consolazioni di Pascoli dopo la perdita della fede trascendente, cercata e avvertita comunque nel senso del mistero universale, in una sorta diagnosticismomistico, come testimonia una missiva al cappellano militare padreGiovanni Semeria:

«Io penso molto all'oscuro problema che resta… oscuro. La fiaccola che lo rischiara è in mano della nostra sorella grande Morte! Oh! sarebbe pur dolce cosa il credere che di là fosse abitato! Ma io sento che le religioni, compresa la più pura di tutte, la cristiana, sono per così dire, Tolemaiche. Copernico, Galileo le hanno scosse.»

Mentre insegnavalatino egreco nelle varie università dove aveva accettato l'incarico, pubblicò anche i volumi di analisidantescaMinerva oscura (1898),Sotto il velame (1900) eLa Mirabile Visione (1902). Nel 1906 assunse la cattedra di letteratura italiana all'Università di Bologna succedendo a Carducci. Qui ebbe allievi che sarebbero stati poi celebri, fra cuiAldo Garzanti. Nel novembre 1911 presenta al concorso indetto dal Comune diRoma per celebrare il cinquantesimo dell'Unità d'Italia, il poema latinoInno a Roma[26] in cui riprendendo un tema già anticipato nell'odeAlcorbezzolo[27] esalta Pallante come il primo morto per la causa nazionale e poi deposto su rami di corbezzolo che con i fiori bianchi, le bacche rosse e le foglie verdi, vengono visti come un'anticipazione dellabandiera tricolore.

Scoppiata laguerra italo-turca, presso il teatro di Barga pronuncia il celebre discorso a favore dell'imperialismoLa grande proletaria si è mossa: egli sostiene infatti che laLibia sia parte dell'Italia irredenta, e l'impresa sia anche a favore delle popolazioni sottomesse allaTurchia, oltre che positiva per i contadini italiani, che avranno nuove terre. Si tratta, in sostanza, non di nazionalismo vero e proprio, ma di un'evoluzione delle sue utopie socialiste e patriottiche.

Il 31 dicembre 1911 compie 56 anni; sarà il suo ultimo compleanno: poco tempo dopo le sue condizioni di salute peggiorano. Il medico gli consiglia di lasciareCastelvecchio e trasferirsi aBologna, dove gli viene diagnosticata lacirrosi epatica per l'abuso di alcol[28]; nelle memorie della sorella viene invece affermato che fosse malato diepatite etumore al fegato[29]. Il certificato di morte riporta come causa untumore allo stomaco, ma è probabile fosse stato redatto dal medico su richiesta di Mariù, che intendeva eliminare tutti gli aspetti che lei giudicava sconvenienti dall'immagine del fratello, come la dipendenza da alcol, come aveva fatto per la simpatia giovanile perPassannante e la sua affiliazione allaMassoneria[30]. La malattia lo porta alla morte il 6 aprile 1912, un Sabato Santo, vigilia diPasqua, nella sua casa diBologna, al numero 2 di via dell'Osservanza[25][30].

Pascoli venne sepolto nella cappella annessa alla sua dimora diCastelvecchio Pascoli, dove sarà tumulata anche l'amata sorella Maria, sua biografa, nominata erede universale nel testamento nonché curatrice delle opere postume.

L'ultima dimora di Giovanni Pascoli, dove morì, a Bologna in via dell'Osservanza 2: sul cancello si può notare ancora la "P" di Pascoli

Il profilo letterario: la sua "rivoluzione poetica"

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L'esperienza poetica pascoliana si inserisce, con tratti originalissimi, nel panorama deldecadentismo europeo e segna in maniera indelebile la poesia italiana: essa affonda le radici in una visione pessimistica della vita in cui si riflette la scomparsa della fiducia, propria delpositivismo, e in una conoscenza in grado di spiegare compiutamente la realtà.

Il mondo appare all'autore come un insieme misterioso e indecifrabile; tanto che il poeta tende a rappresentare la realtà con una pennellata impressionistica che colga solo un determinato particolare del reale, non essendo possibile per l'autore avere una concreta visione d'insieme. Coerentemente con la visione decadente, il poeta si configura come un "veggente", mediatore di una conoscenza aurorale, in grado di spingere lo sguardo oltre il mondo sensibile: nelFanciullino, Pascoli afferma quanto il poeta fanciullino sappia dare il nome alle cose, scoprendole nella loro freschezza originaria, in maniera immaginosa e alogica.

La formazione letteraria

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La fase cruciale della formazione letteraria di Pascoli va fatta risalire ai nove anni trascorsi a Bologna come studente alla facoltà di lettere (1873-1882). Allievo diCarducci, che si accorse subito delle qualità del giovane Pascoli, nella cerchia ristretta dell'ambiente creatosi attorno al poeta, Pascoli visse gli anni più movimentati della sua vita. Qui, protetto comunque dalla naturale dipendenza tra maestro e allievo, Pascoli non ebbe bisogno di alzare barriere nei confronti della realtà, dovendo limitarsi a seguire gli indirizzi e i modelli del suo corso di studi: iclassici, lafilologia, laletteratura italiana. Nel 1875 perse laborsa di studio e con essa l'unico mezzo di sostentamento su cui poteva contare. La frustrazione e i disagi materiali lo spinsero verso il movimentosocialista in quella che fu una delle poche, brevi parentesipolitiche della sua vita. Nel 1879 venne arrestato e assolto dopo tre mesi di carcere; l'ulteriore senso di ingiustizia e la delusione lo riportarono nell'alveo d'ordine del maestro Carducci e al compimento degli studi con una tesi sul poeta grecoAlceo.

A margine degli studi veri e propri, egli, comunque, condusse una vasta esplorazione del mondo letterario e anche scientifico straniero, attraverso le riviste francesi specializzate come laRevue des deux Mondes, che lo misero in contatto con l'avanguardiasimbolista, e la lettura dei testi scientifico-naturalistici diJules Michelet,Jean-Henri Fabre eMaurice Maeterlinck. Tali testi utilizzavano la descrizione naturalistica - la vita degliinsetti soprattutto, con quell'attrazione per il microcosmo così caratteristica delRomanticismodecadente di fine Ottocento - in chiave poetica; l'osservazione era aggiornata sulle più recenti acquisizioni scientifiche dovute al perfezionamento delmicroscopio e della sperimentazione di laboratorio, ma poi veniva filtrata letterariamente attraverso uno stilelirico in cui dominava il senso della meraviglia e della fantasia. Era un atteggiamentopositivista "romanticheggiante" che tendeva a vedere nella natura l'aspetto pre-cosciente del mondo umano.

Coerentemente con questi interessi, vi fu anche quello per la cosiddetta "filosofia dell'inconscio" del tedescoKarl Robert Eduard von Hartmann, l'opera che aprì quella linea di interpretazione della psicologia in senso anti-meccanicistico che sfociò nellapsicanalisifreudiana. È evidente in queste letture - come in quella successiva dell'opera dell'ingleseJames Sully sulla "psicologia dei bambini" - un'attrazione di Pascoli verso il "mondo piccolo" dei fenomeni naturali e psicologicamente elementari che tanto fortemente caratterizzò tutta la sua poesia. E non solo la sua. Per tutto l'Ottocento la cultura europea aveva coltivato un particolare culto per il mondo dell'infanzia, dapprima, in un sensopedagogico e culturale più generico, poi, verso la fine del secolo, con un più accentuato intendimentopsicologico. I Romantici, sulla scia diGiambattista Vico e diRousseau, avevano paragonato l'infanzia allo stato primordiale "di natura" dell'umanità, inteso come una sorta di età dell'oro.

Verso gli anniottanta si cominciò, invece, ad analizzare in modo più realistico e scientifico lapsicologia dell'infanzia, portando l'attenzione sul bambino come individuo in sé, caratterizzato da una propria realtà di riferimento. Laletteratura per l'infanzia aveva prodotto in meno di un secolo una quantità considerevole di libri che costituirono la veraletteratura di massa fino alla fine dell'Ottocento. Parliamo dei libri per i bambini, come le innumerevoli raccolte difiabe deifratelli Grimm (1822), diH.C. Andersen (1872), diRuskin (1851),Wilde (1888),Maurice Maeterlinck (1909); o come il capolavoro diCarroll,Alice nel Paese delle Meraviglie (1865). Oppure i libri di avventura adatti anche all'infanzia, come i romanzi diJules Verne,Kipling,Twain,Salgari,London. O libri sull'infanzia, dall'intento moralistico ed educativo, comeSenza famiglia diMalot (1878),Il piccolo Lord diF.H. Burnett (1886),Piccole donne diAlcott (1869) e i celeberrimiCuore diDe Amicis (1886) ePinocchio diCollodi (1887).

Tutto questo ci serve a ricondurre, naturalmente, la teoria pascoliana della poesia come intuizione pura e ingenua, espressa nella poetica delFanciullino, ai riflessi di un vasto ambiente culturale europeo che era assolutamente maturo per accogliere la sua proposta. In questo senso non si può parlare di una vera novità, quanto piuttosto della sensibilità con cui egli seppe cogliere un gusto diffuso e un interesse già educato, traducendoli in quella grande poesia che all'Italia mancava dall'epoca diLeopardi. Per quanto riguarda il linguaggio, Pascoli ricerca una sorta di musicalità evocativa, accentuando l'elemento sonoro del verso, secondo il modello deipoeti maledettiPaul Verlaine eStéphane Mallarmé.

La poesia come "nido" che protegge dal mondo

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Per Pascoli la poesia ha natura irrazionale e con essa si può giungere alla verità di ogni cosa; il poeta deve essere un poeta-fanciullo che arriva a questa verità mediante l'irrazionalità e l'intuizione. Rifiuta quindi la ragione e, di conseguenza, rifiuta il positivismo, che era l'esaltazione della ragione stessa e del progresso, approdando così al decadentismo. La poesia diventa così analogica, cioè senza apparente connessione tra due o più realtà che vengono rappresentate; ma in realtà una connessione, a volte anche un po' forzata, è presente tra i concetti, e il poeta spesso e volentieri è costretto a voli vertiginosi per mettere in comunicazione questi concetti. La poesia irrazionale o analogica è una poesia di svelamento o di scoperta e non di invenzione. I motivi principali di questa poesia devono essere "umili cose": cose della vita quotidiana, cose modeste o familiari. A questo si unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti, le cui presenze aleggiano continuamente nel "nido", riproponendo il passato di lutti e di dolori e inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione, che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami oscuri, viscerali del "nido". Il "nido" è simbolo della famiglia e degli affetti, rifugio dalla violenza del mondo e della storia.

Il duomo, al cui suono della campana si fa riferimento inL'ora di Barga

Nella vita dei letterati italiani degli ultimi due secoli ricorre pressoché costantemente la contrapposizione problematica tra mondo cittadino e mondo agreste, intesi come portatori di valori opposti: mentre lacampagna appare sempre più come il "paradiso perduto" dei valori morali e culturali, lacittà diviene simbolo di una condizione umana maledetta e snaturata, vittima della degradazione morale causata da un ideale di progresso puramente materiale. Questa contrapposizione può essere interpretata sia alla luce dell'arretratezza economica e culturale di gran parte dell'Italia rispetto all'evoluzione industriale delle grandi nazionieuropee, sia come conseguenza della divisione politica e della mancanza di una grande metropoli unificante come eranoParigi per laFrancia eLondra per l'Inghilterra. I "luoghi" poetici della "terra", del "borgo", dello "umile popolo" che ricorrono fino agli anni delprimo dopoguerra non fanno che ripetere il sogno di una piccolapatria lontana, che l'ideale unitario vagheggiato o realizzato non spegne mai del tutto.

Decisivo nella continuazione di questa tradizione fu proprio Pascoli, anche se i suoi motivi non furono quelli tipicamenteideologici degli altri scrittori, ma nacquero da radici più intimistiche e soggettive. Nel 1899 scrisse al pittore De Witt: «C'è del gran dolore e del gran mistero nel mondo; ma nella vita semplice e familiare e nella contemplazione della natura, specialmente in campagna, c'è gran consolazione, la quale pure non basta a liberarci dall'immutabile destino».[31]

In questa contrapposizione tra l'esteriorità della vita sociale (e cittadina) e l'interiorità dell'esistenza familiare (e agreste) si racchiude l'idea dominante - accanto a quella della morte - della poesia pascoliana. Dalla casa diCastelvecchio, dolcemente protetta daiboschi dellaMedia Valle del Serchio, Pascoli non "uscì" più (psicologicamente parlando) fino alla morte. Pur continuando in un intenso lavoro di pubblicazionipoetiche esaggistiche, e accettando nel 1905 di succedere alCarducci sulla cattedra dell'Università di Bologna, egli ci ha lasciato del mondo una visione univocamente ristretta attorno a un "centro", rappresentato dal mistero della natura e dal rapporto tra amore e morte.

Fu come se, sopraffatto da un'angoscia impossibile a dominarsi, il poeta avesse trovato nello strumento intellettuale del componimento poetico l'unico mezzo per costringere le paure e i fantasmi dell'esistenza in un recinto ben delimitato, al di fuori del quale egli potesse continuare una vita di normali relazioni umane. A questo "recinto" poetico egli lavorò con straordinario impegno creativo, costruendo una raccolta di versi e di formeche la letteratura italiana non vedeva, per complessità e varietà, dai tempi diChiabrera.[senza fonte] La ricercatezza quasi sofisticata, e artificiosa nella sua eleganza, dellestrutture metriche scelte da Pascoli - mescolanza dinovenari,quinari equaternari nello stesso componimento, e così via - è stata interpretata come un paziente e attento lavoro di organizzazione razionale della forma poetica attorno a contenuti psicologici informi e incontrollabili che premevano dall'inconscio. Insomma, esattamente il contrario di quanto isimbolisti francesi e le altre avanguardie artistiche del primoNovecento proclamavano nei confronti della spontaneità espressiva.

Frontespizio di un'edizione del discorso socialista e nazionalista di PascoliLa Grande Proletaria si è mossa, in favore della guerra di Libia

Anche se l'ultima fase della produzione pascoliana è ricca di tematiche sociopolitiche (Odi e inni del 1906, comprendenti gli inniAdAntonio Fratti,Al ReUmberto,AlDuca degli Abruzzi e ai suoi compagni,Andrée, nonché l'ode, aggiunta nella terza edizione,Chavez;Poemi italici del 1911;Poemi del Risorgimento, postumi; nonché il celebre discorsoLa grande Proletaria si è mossa, tenuto nel 1911 in occasione di una manifestazione a favore dei feriti dellaguerra di Libia), non c'è dubbio che la sua opera più significativa è rappresentata dai volumi poetici che comprendono le raccolte diMyricae e deiCanti di Castelvecchio (1903), nei quali il poeta trae spunto dall'ambiente a lui familiare come laFerrovia Lucca-Aulla ("In viaggio"), nonché parte deiPoemetti. Il "mondo" di Pascoli è tutto lì: la natura come luogo dell'anima dal quale contemplare la morte come ricordo dei lutti privati.

«Troppa questa morte? Ma la vita, senza il pensiero della morte, senza, cioè, religione, senza quello che ci distingue dalle bestie, è un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico. D'altra parte queste poesie sono nate quasi tutte in campagna; e non c'è visione che più campeggi o sul bianco della gran nave o sul verde delle selve o sul biondo del grano, che quella dei trasporti o delle comunioni che passano: e non c'è suono che più si distingua sul fragor dei fiumi e dei ruscelli, su lo stormir delle piante, sul canto delle cicale e degli uccelli, che quello delle Avemarie. Crescano e fioriscano intorno all'antica tomba della mia giovane madre queste myricae (diciamo cesti o stipe) autunnali.»

(Dalla Prefazione di Pascoli aiCanti di Castelvecchio)

Il poeta e il fanciullino

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«Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del maestroGiosuè Carducci, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra [...]»

(DaIl fanciullino)

Uno dei tratti salienti per i quali Pascoli è passato alla storia della letteratura è la cosiddettapoetica del fanciullino, da lui stesso esplicitata nello scritto omonimo apparso sulla rivistaIl Marzocco nel 1897. In tale scritto Pascoli, influenzato dal manuale di psicologia infantile diJames Sully e daLa filosofia dell'inconscio diEduard von Hartmann, dà una definizione assolutamente compiuta - almeno secondo il suo punto di vista - della poesia (dichiarazione poetica). Si tratta di un testo di 20 capitoli, in cui si svolge il dialogo fra il poeta e la sua anima di fanciullino, simbolo:

  • dei margini di purezza e candore, che sopravvivono nell'uomo adulto;
  • della poesia e delle potenzialità latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo umano.

Caratteristiche del fanciullino:

  • "Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di campanella".
  • "Piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai nostri sensi ed alla nostra ragione".
  • "Guarda tutte le cose con stupore e con meraviglia, non coglie i rapporti logici di causa - effetto, maintuisce".
  • "Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose".
  • "Riempie ogni oggetto della propria immaginazione e dei propri ricordi (soggettivazione), trasformandolo insimbolo".
Una rondine. Gli uccelli e la natura, con precisione del lessico zoologico e botanico ma anche con semplicità, sono stati spesso cantati da Giovanni Pascoli

Il poeta allora mantiene una razionalità di fondo, organizzatrice della metrica poetica, ma:

  • Possiede una sensibilità speciale, che gli consente di caricare di significati ulteriori e misteriosi anche gli oggetti più comuni;
  • Comunica verità latenti agli uomini: è "Adamo", che mette nome a tutto ciò che vede e sente (secondo il proprio personale modo di sentire, che tuttavia ha portata universale).
  • Deve saper combinare il talento della fanciullezza (saper vedere), con quello della vecchiaia (saper dire);
  • Percepisce l'essenza delle cose e non la loro apparenza fenomenica.

La poesia, quindi, è tale solo quando riesce a parlare con la voce del fanciullo ed è vista come la perenne capacità di stupirsi tipica del mondo infantile, in una disposizione irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si è ormai allontanato, almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. È una realtàontologica. Ha scarso rilievo per Pascoli la dimensione storica (egli trova suoi interlocutori inOmero,Virgilio, come se non vi fossero secoli e secoli di mezzo): la poesia vive fuori dal tempo ed esiste in quanto tale. Nel fare poesia una realtà ontologica (il poeta-microcosmo) si interroga su un'altra realtà ontologica (il mondo-macrocosmo); ma per essere poeta è necessario confondersi con la realtà circostante senza che il proprio punto di vista personale e preciso interferisca: il poeta si impone larinuncia a parlare di sé stesso, tranne in poche poesie, in cui esplicitamente parla della sua vicenda personale. È vero che la vicenda autobiografica dell'autore caratterizza la sua poesia, ma con connotazioni di portata universale: ad esempio la morte del padre viene percepita come l'esempio principe della descrizione dell'universo, di conseguenza gli elementi autenticamente autobiografici sono scarsi, in quanto raffigura il male del mondo in generale. Tuttavia, nel passo XI de "Il fanciullino", Pascoli dichiara che un vero poeta è, più che altro, il suo sentimento e la sua visione che cerca di trasmettere agli altri. Per cui il poeta Pascoli rifiuta:

  • ilClassicismo, che si qualifica per la centralità e unicità del punto di vista del poeta, che narra la sua opera ed esprime le proprie sensazioni.
  • ilRomanticismo, dove il poeta fa di sé stesso, dei suoi sentimenti e della sua vita, poesia.

La poesia, così definita, è naturalmente buona ed è occasione di consolazione per l'uomo e il poeta. Pascoli fu anche commentatore e critico dell'opera diDante e diresse inoltre la collana editoriale "Biblioteca dei Popoli". Il limite della poesia del Pascoli è costituito dall'ostentata pateticità e dall'eccessiva ricerca dell'effetto commovente. D'altro canto, il merito maggiore attribuibile al Pascoli fu quello di essere riuscito nell'impresa di far uscire la poesia italiana dall'eccessiva aulicità e retoricità non solo delCarducci e delLeopardi, ma anche del suo contemporaneoD'Annunzio. In altre parole, fu in grado di creare finalmente un legame diretto con la poesia d'Oltralpe e di respiro europeo. Lalingua pascoliana è profondamente innovativa: essa perde il proprio tradizionale supporto logico, procede per simboli e immagini, con brevi frasi, musicali e suggestive.

La poesia cosmica

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L'ammasso aperto dellePleiadi (M45), nellacostellazione del Toro. Pascoli lo cita col nome dialettale di "Chioccetta" neIl gelsomino notturno. La visione dello spazio buio e stellato è uno dei temi ricorrenti nella sua poesia.

Fanno parte di questa produzione pascoliana liriche comeIl bolide (Canti di Castelvecchio) eLa vertigine (Nuovi Poemetti). Il poeta scrive nei versi conclusivi deIl bolide: "E la terra sentii nell'Universo. / Sentii, fremendo, ch'è del cielo anch'ella. / E mi vidi quaggiù piccolo e sperso / errare, tra le stelle, in una stella". Si tratta di componimenti permeati dispiritualismo e dipanteismo (come anche nella poesia La Vertigine). La Terra è errante nel vuoto, non più qualcosa di certo; lo spazio aperto è la vera dimora dell'uomo rapito come da un vento cosmico. Scrive il criticoGiovanni Getto: " È questo il modo nuovo, autenticamente pascoliano, di avvertire la realtà cosmica: algeocentrismo praticamente ancora operante nell'emozione fantastica, nonostante la chiara nozionecopernicana sul piano intellettuale, delLeopardi, il Pascoli sostituisce una visione eliocentrica o addirittura galassiocentrica: o meglio ancora, una visione in cui non si dà più un centro di sorta, ma soltanto sussistono voragini misteriose di spazio, di buio e di fuoco. Di qui quel sentimento di smarrita solitudine che nessuno ancora prima del Pascoli aveva saputo consegnare alla poesia".[32][33]

La lingua pascoliana

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Pascoli disintegra la forma tradizionale del linguaggio poetico: con lui la poesia italiana perde il suo tradizionale supporto logico, procede per simboli e immagini, con frasi brevi, musicali e suggestive. Il linguaggio èfonosimbolico con un frequente uso dionomatopee,metafore,sinestesie,allitterazioni,anafore, vocaboli delle lingue speciali (gerghi). La disintegrazione della forma tradizionale comporta "il concepire per immagini isolate (il frammentismo), il periodo di frasi brevi e a sobbalzi (senza indicazione di passaggi intermedi, di modi di sutura), pacatamente musicali e suggestive; la parola circondata di silenzio."[34] Pascoli ha rotto la frontiera tra grammaticalità ed evocatività della lingua. E non solo ha infranto la frontiera tra pregrammaticalità e semanticità, ma ha anche annullato "il confine tra melodicità ed icasticità, cioè tra fluido corrente, continuità del discorso, e immagini isolate autosufficienti. In una parola egli ha rotto la frontiera fra determinato e indeterminato".[35]

Pascoli e il mondo degli animali

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In un'epoca storica in cui il mondo degli animali rappresenta un'entità assai ridotta nella vita degli uomini e dei loro sentimenti, quasi esclusivamente relegato agli aspetti di utilizzo pratico e di supporto al lavoro, soprattutto agricolo, Pascoli riconosce la loro dignità e squarcia un'originale apertura sull'esistenza delle specie animali e sul loro originale mondo di relazioni.

Opere

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  • 1891
    • Myricae, Livorno, Giusti, 1891; 1892; 1894; 1897; 1900; 1903.
  • 1895
    • Lyra romana. Ad uso delle scuole classiche, Livorno, Giusti, 1895; 1899; 1903; 1911. (antologia di scritti latini per la scuola superiore).
  • 1897
    • Pensieri sull'arte poetica, neIl Marzocco, 17 gennaio, 7 marzo, 21 marzo, 11 aprile 1897. (meglio noto comeIl fanciullino).
    • Iugurtha. Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri civis liburnensis et Bargaei in certamine poetico Hoeufftiano magna laude ornatum, Amstelodami, Apud Io. Mullerum, 1897. (poemetto latino).
    • Epos, Livorno, Giusti, 1897. (antologia di autori latini).
    • Poemetti, Firenze, Paggi, 1897.
  • 1898
    • Minerva oscura. Prolegomeni: la costruzione morale del poema di Dante, Livorno, Giusti, 1898. (studi danteschi).
  • 1899
    • Intorno alla Minerva oscura, Napoli, Pierro & Veraldi, 1899.
  • 1900
    • Sul limitare. Poesie e prose per la scuola italiana, Milano-Palermo, Sandron, 1900. (antologia di poesie e prose per la scuola).
    • Sotto il velame. Saggio di un'interpretazione generale del poema sacro, Messina, Vincenzo Muglia, 1900.
  • 1901
    • Fior da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole secondarie inferiori, Milano-Palermo, Sandron, 1901. (antologia di prose e poesie italiane per le scuole medie).
  • 1902
    • La mirabile visione. Abbozzo d'una storia della Divina Comedia, Messina, Vincenzo Muglia, 1902
  • 1903
La canzone del Carroccio, Bologna, Zanichelli, 1908.
La canzone del Paradiso, Bologna, Zanichelli, 1909.
La canzone dell'Olifante, Bologna, Zanichelli, 1908.
  • 1911
    • Poemi italici, Bologna, Zanichelli, 1911.
    • La grande proletaria si è mossa. Discorso tenuto a Barga per i nostri morti e feriti, Bologna, Zanichelli, 1911. (Già pubbl. inLa tribuna, 27 novembre 1911).
  • 1912
    • Poesie varie, Bologna, Zanichelli, 1912; 1914. (a cura della sorella Maria).
  • 1913
    • Poemi del Risorgimento, Bologna, Zanichelli, 1913.
  • 1914
    • Patria e umanità. Raccolta di scritti e discorsi, Bologna, Zanichelli, 1914.
    • Carmina, Bononiae, Zanichelli, 1914. (poesie latine).
  • 1922
    • Nell'anno Mille. Dramma, Bologna, Zanichelli, 1922. (dramma incompiuto).
  • 1923
    • Nell'anno Mille. Sue notizie e schemi di altri drammi, Bologna, Zanichelli, 1923.
  • 1925
    • Antico sempre nuovo. Scritti vari di argomento latino, Bologna, Zanichelli, 1925.

Approfondimenti

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Myricae

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Lo stesso argomento in dettaglio:Myricae.

Il libroMyricae è la prima vera e propria raccolta dipoesie di Pascoli, nonché una delle più amate. Il titolo riprende una citazione di Virgilio all'inizio dellaIV Bucolica in cui il poeta latino proclama di innalzare il tono poetico poiché "non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici" (non omnes arbusta iuvant humilesque myricae). Pascoli invece propone "quadretti" di vita campestre in cui vengono evidenziati particolari, colori, luci, suoni i quali hanno natura ignota e misteriosa. Il libro crebbe per il numero delle poesie in esso raccolte. Nel1891, data della sua prima edizione, il libro raccoglieva soltanto 22 poesie dedicate alle nozze di amici. Nel1903, la raccolta definitiva comprendeva 156 liriche del poeta. I componimenti sono dedicati al ciclo dellestagioni, al lavoro dei campi e alla vita contadina. Le myricae, le umili tamerici, diventano un simbolo delle tematiche del Pascoli ed evocano riflessioni profonde.

La descrizione realistica cela un significato più ampio così che, dal mondo contadino si arriva poi a un significato universale. La rappresentazione della vita nei campi e della condizione contadina è solo all'apparenza il messaggio che il poeta vuole trasmettere con le sue opere. In realtà questa frettolosa interpretazione della poetica pascoliana fa da scenario a stati d'animo come inquietudini ed emozioni. Il significato delleMyricae va quindi oltre l'apparenza. Nell'edizione del1897 compare la poesiaNovembre, mentre nelle successive compariranno anche altri componimenti comeL'Assiuolo. Pascoli ha dedicato questa raccolta alla memoria di suo padre ("ARuggero Pascoli, mio padre"). La poesia-pensiero del profondo, in Pascoli, attinge all'inconscio e tocca l'universale attraverso un mondo delle referenze condiviso da tutti[36].

La produzione latina

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Giovanni Pascoli fu anche autore di poesie inlingua latina e con esse vinse per ben dodici volte ilCertamen Hoeufftianum, un prestigioso concorso dipoesia latina che annualmente si teneva adAmsterdam. La produzione latina accompagnò il poeta per tutta la sua vita: dai primi componimenti scritti sui banchi del collegio degliScolopi diUrbino, fino al poemettoThallusa, la cui vittoria il poeta apprese solo sul letto di morte nel1912. In particolare, la prima partecipazione al concorso olandese fu nel 1883 con il poemettoLeucothoe (ritrovato nel 2012 daVincenzo Fera presso ilNoord-Hollands Archief diHaarlem[37]); l'anno1892 fu insieme l'anno della sua prima premiazione con il poemettoVeianus e l'anno della stesura definitiva delleMyricae. Tra la sua produzione latina, vi è anche il carmealcaicoCorda Fratres, composto nel 1898, pubblicato nel 1902, inno ufficiale dellaFédération internationale des étudiants, unaconfraternita studentesca meglio nota comeCorda Fratres[38]. Pascoli amava molto il latino, che può essere considerato la sua lingua del cuore: il poeta scriveva in latino, prendeva appunti in latino, spesso pensava in latino, trasponendo poi espressioni latine in italiano; la sorella Maria ricorda che dal suo letto di morte Pascoli parlò in latino, anche se la notizia è considerata dai più poco attendibile, dal momento che la sorella non conosceva questa lingua. Per lungo tempo la produzione latina pascoliana non ha ricevuto l'attenzione che merita, essendo stata erroneamente considerata quale un semplice esercizio del poeta. Il Pascoli in quegli anni non era infatti l'unico a cimentarsi nella poesia latina (Giuseppe Giacoletti, un insegnante nel collegio degli Scolopi di Urbino frequentato dal Pascoli, vinse l'edizione delCertamen del1863 con un poemetto sulle locomotive a vapore[39]); ma Pascoli lo fece in maniera nuova e con risultati, poetici e linguistici, sorprendenti. L'attenzione verso questi componimenti si accese con la raccolta in due volumi curata daErmenegildo Pistelli nel1914[40], col saggio diAdolfo Gandiglio nell'edizione del 1930[41]. Esistono delle traduzioni in lingua italiana delle poesie latine di Pascoli quali quella curata daManara Valgimigli[42] o le traduzioni diEnzo Mandruzzato[43].

Tuttavia la produzione latina ha un significato fondamentale, essendo coerente con lapoetica del Fanciullino, la cifra del pensiero pascoliano. In realtà, la poetica del Fanciullino è la confluenza di due differenti poetiche:la poetica della memoria ela poetica delle cose. Gran parte della poesia pascoliana nasce dalle memorie, dolci e tristi, della suainfanzia: "Ditelo voi [...], se la poesia non è solo in ciò che fu e in ciò che sarà, in ciò che è morto e in ciò che è sogno! E dite voi, se il sogno più bello non è sempre quello in cui rivive ciò che è morto". Pascoli dunque intende fare rivivere ciò che è morto, attingendo non solo al proprio ricordo personale, bensì travalica la propria esperienza, descrivendo personaggi facenti parte anche dell'evo antico: infanzia e mondo antico sono le età nelle quali l'uomo vive o è vissuto più vicino a una sorta di stato di natura. "Io sento nel cuore dolori antichissimi, pure ancor pungenti. Dove e quando ho provato tanti martori? Sofferto tante ingiustizie? Da quanti secoli vive al dolore l'anima mia? Ero io forse uno di quegli schiavi che giravano la macina al buio, affamati, con la museruola?". Contro la morte - delle lingue, degli uomini e delle epoche - il poeta si appella alla poesia: essa è la sola, la vera vittoria umana contro la morte. "L'uomo alla morte deve disputare, contrastare, ritogliere quanto può". Ma da ciò non consegue di necessità l'uso del latino.

Qui interviene l'altra e complementare poetica pascoliana: la poetica delle cose. "Vedere e udire: altro non deve il poeta. Il poeta è l'arpa che un soffio anima, è la lastra che un raggio dipinge. La poesia è nelle cose". Ma questa aderenza alle cose ha una conseguenza linguistica di estrema importanza, ogni cosa deve parlare quanto più è possibile con la propria voce: gli esseri della natura con l'onomatopea, i contadini col vernacolo, gli emigranti con l'italo-americano, Re Enzio col bolognese del Duecento; i Romani, naturalmente, parleranno in latino. Dunque il bilinguismo di Pascoli in realtà è solo una faccia del suo plurilinguismo. Bisogna tenere conto anche di un altro elemento: il latino del Pascoli non è la lingua che abbiamo appreso a scuola. Questo è forse il secondo motivo per il quale la produzione latina pascoliana è stata per anni oggetto di scarso interesse: per poter leggere i suoi poemetti latini è necessario essere esperti non solo del latino in generale, ma anche del latino di Pascoli. Si è già fatto menzione del fatto che nello stesso periodo, e anche prima di lui, altri autori avevano scritto in latino; scrivere in latino per un moderno comporta due differenti e contrapposti rischi. L'autore che si cimenti in questa impresa potrebbe, da una parte, incappare nell'errore di esprimere una sensibilità moderna in una lingua classica, cadendo in un latino maccheronico; oppure potrebbe semplicemente imitare gli autori classici, senza apportare alcuna novità alla letteratura latina.

Pascoli invece reinventa il latino, lo plasma, piega la lingua perché possa esprimere una sensibilità moderna, perché possa essere una lingua contemporanea. Se oggi noi parlassimo ancora latino, forse parleremmo il latino di Pascoli. (cfr.Alfonso Traina,Saggio sul latino del Pascoli, Pàtron). Numerosi sono i componimenti, in genere raggruppati in diverse raccolte secondo l'edizione del Gandiglio, tra le quali:Poemata Christiana,Liber de Poetis,Res Romanae,Odi et Hymni. Due sembrano essere i temi favoriti del poeta:Orazio, poeta dellaaurea mediocritas, che Pascoli sentiva come suoalter ego, e le madri orbate, cioè private del loro figlio (cfr.Thallusa,Pomponia Graecina,Rufius Crispinus). In quest'ultimo caso il poeta sembra come ribaltare la sua esperienza personale di orfano, privando invece le madri del loroocellus ("occhietto", come Thallusa chiama il bambino). IPoemata Christiana sono da considerarsi il suo capolavoro in lingua latina. In essi Pascoli traccia, attraverso i vari poemetti, tutti in esametri, lastoria del Cristianesimo in Occidente: dal ritorno aRoma delcenturione che assistette allamorte diCristo sulGolgota (Centurio), allapenetrazione del Cristianesimo nellasocietà romana, dapprima attraverso glistrati sociali dicondizione servile (Thallusa), poi attraverso la nobiltà romana (Pomponia Graecina), fino al tramonto delpaganesimo (Fanum Apollinis).

Biblioteca e archivio personali

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Moneta da2 euro commemorativa, coniata in occasione del 100º anniversario della scomparsa di Giovanni Pascoli

La sua biblioteca e il suo archivio sono conservati sia nellaCasa museo Pascoli aCastelvecchio Pascoli frazione diBarga, sia nellaBiblioteca statale di Lucca[44].

ASan Mauro Pascoli la sua casa natale, oggi proprietà del Comune di San Mauro Pascoli, è sede di un museo dedicato alla memoria del poeta.[45][46]

Onori

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  • Nel 1924 la casa natale di Giovanni Pascoli a San Mauro Pascoli viene dichiarataMonumento nazionale.[47]
  • Nel 1955, in occasione del centenario della nascita del poeta, gli venne dedicato un francobollo da 25 lire che ritrae il poeta e degli uccelli in volo sullo sfondo.[48]
  • Nel 2012, in occasione del centenario della morte del poeta, gli vengono dedicate importanti iniziative in tutta la Penisola.[49] Venne coniata una moneta da2 euro commemorativa, ritraente l'effige del Poeta[49][50] ed un francobollo da 60 centesimi.[51]
  • Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia, 1912.

Note

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  1. ^Benedetto Croce.La letteratura della Nuova Italia, Vol. IV, Laterza, già inLa Critica, 1906
  2. ^Renato Serra,Pascoli, sta inScritti critici, La Voce, Firenze 1910
  3. ^Mario Puppo,Manuale critico - bibliografico per lo studio della letteratura italiana, Società Editrice Internazionale, Torino 1968, p. 345.
  4. ^ab Antonio Montanari,Delitto Ruggero Pascoli, suantoniomontanari.e-monsite.com.URL consultato il 14 aprile 2022(archiviato dall'url originale il 25 settembre 2022).
  5. ^abRosita Boschetti,Omicidio Pascoli. Il complotto, Mimesis, 2014.
  6. ^Francesco Biondolillo,La poesia di Giovanni Pascoli, 1956, p. 5.
  7. ^Maria Pascoli,Autografo Memorie, XLIII, plico 1, parte I, c. 79.
  8. ^Alice Cencetti,Giovanni Pascoli: una biografia critica, Le Lettere, 2009, p. 69.
  9. ^
    «Che è? siamo malfattori anche noi? Oh! no: noi non vorremmo vedere quelle catene, quella gabbia, quelle armi nude intorno a quell'uomo; vorremmo non sapere ch'egli sarà chiuso, vivo, per anni e anni e anni, per sempre, in un sepolcro; vorremmo non pensare ch'egli non abbraccerà più la donna che fu sua, ch'egli non vedrà più, se non reso irriconoscibile e ignominioso dall'orrida acconciatura dell'ergastolo, i figli suoi… Ma egli ha ucciso, ha fatto degli orfani, che non vedranno più affatto il loro padre, mai, mai, mai! E vero: punitelo! è giusto!… Ma non si potrebbe trovare il modo di punirlo con qualcosa di diverso da ciò ch'egli commise?… "Così esso assomiglia troppo alle sue vittime! Così andranno sopra lui alcune delle lagrime che spettano alle sue vittime! Le sue vittime vogliono tutta per loro la pietà che in parte s'è disviata in pro' di lui!" […] Non essere così ragionevole, o Giustizia. Perdona più che puoi. —Più che posso?— Ella dice di non potere affatto. Se gli uomini, ella soggiunge, fossero a tal grado di moralità da sentire veramente quell'orrore al delitto, che tu dici, si potrebbe lasciare che il delitto fosse pena a sé stesso, senza bisogno di mannaie e catene, di morte o mortificazione. Ma… Ma non vede dunque la giustizia che quest'orrore al delitto gli uomini lo mostrano appunto già assai, quando abominano, in palese o nel cuore, il delitto anche se è dato in pena d'altro delitto, ossia nella forma in cui parrebbe più tollerabile?»

    (Giovanni Pascoli,L'avvento inPensieri e discorsi,[1])

  10. ^La storia dell'I.I.S. Raffaello, suiisraffaello.gov.it.URL consultato il 30 ottobre 2017(archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2018).
  11. ^Domenico Bulferetti,Giovanni Pascoli. L'uomo, il maestro, il poeta, Libreria Editrice Milanese, 1914, p. 57.
  12. ^Piero Bianconi,Pascoli, Morcelliana, 1935, p. 26.
  13. ^Giuseppe Galzerano,Giovanni Passannante, Casalvelino Scalo, 2004, p. 272.
  14. ^Ugoberto Alfassio Grimaldi,Il re "buono", Feltrinelli, 1980, p. 146.
  15. ^Rosita Boschetti,Il giovane Pascoli. Attraverso le ombre della giovinezza, 2007. Catalogo della mostra omonima allestita presso il Museo Casa Pascoli di San Mauro Pascoli.
  16. ^Rosita Boschetti,Gianfranco Miro Gori eUmberto Sereni,Giovanni Pascoli. Vita immagini ritratti, Parma, Grafiche Step, 2012.
  17. ^Il rinvenimento è opera diGian Luigi Ruggio, conservatore di casa Pascoli a Castelvecchio. Il documento fu acquistato dalGrande Oriente d'Italia nel giugno2006 a un'asta dimanoscritti storici della casa Bloomsbury, e la notizia fu resa nota al grande pubblico per la prima volta sulCorriere della Sera, 22 giugno2007.
  18. ^Filmato audioSandro Ruotolo eGiuliano Di Bernardo,Massoneria, politica e mafia. L'ex-Gran Maestro: "Ecco i segreti che non ho mai rivelato a nessuno".URL consultato il 29 maggio 2019(archiviato il 29 maggio 2019)., al minuto 2:28. Citazione: «La loggia P2 non è stata inventata da Gelli, ma risale alla seconda metà dell'Ottocento in cui il Gran Maestro per dare una certa riservatezza a personaggi che erano i vertici del Governo, i militari di altissimo livello, poeti come Carducci e Pascoli. Si disse: "Evitiamo che questi personaggi svolgano la loro attività massonica nelle logge, almeno per evitare un fastidio"».
  19. ^Antonio Zollino,Carteggio Giovanni Pascoli- Luigi d’Isengard, supublires.unicatt.it.
  20. ^A Bologna fu professore di grammatica greca e latina dal 25 ottobre1895, a Messina di letteratura latina come professore ordinario dal 27 ottobre1897, a Pisa di grammatica greca e latina il 28 giugno1903. Le date sulle docenze universitarie sono prese dalla nota biografica di Maurizio Perugi inOpere di Giovanni Pascoli, tomo I, Milano-Napoli, Ricciardi, 1980, pp. XXXVII-XL.
  21. ^Rosita Boschetti,Pascoli innamorato: la vita sentimentale del poeta di San Mauro, Comune di San Mauro Pascoli, 2015. Catalogo della mostra dedicata agli amore del poeta e allestita dal Museo Casa Pascoli nel 2013: la mostra ha indagato le vicende amorose inedite di Pascoli, chiarendo finalmente il suo desiderio più volte manifestato e sempre represso di crearsi una propria famiglia.
  22. ^Cfr. sempre Rosita Boschetti,op. cit, pag. 28; Pascoli scrive da Matera a Raffaele la lista delle sue spese: «65 lire al mese per mangiare, 25 per dormire, 7 alla serva, 2 al casino (necessità), 15 in libri (più che necessità)».
  23. ^La vita, parte 3, sufondazionepascoli.it.URL consultato il 9 marzo 2018(archiviato dall'url originale il 21 giugno 2012).
  24. ^Ruggio
  25. ^abVittorino Andreoli,I segreti di casa Pascoli.
  26. ^Testo del poemaInno a Roma.
  27. ^Testo dell'odeAl corbezzolo.
  28. ^La vita, sufondazionepascoli.it.URL consultato il 9 marzo 2018(archiviato dall'url originale il 21 giugno 2012).
  29. ^ Maria Pascoli,Lungo la vita di Giovanni Pascoli, suclassicitaliani.it.URL consultato il 25 settembre 2012(archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2014).
  30. ^abPascoli: il lutto, il triangolo, il classico e il decadentista, suilparere.net.URL consultato il 9 marzo 2018(archiviato dall'url originale il 7 aprile 2014).
  31. ^Maria Pascoli,Lungo la vita di Giovanni Pascoli, Milano, Mondadori, 1961, p. 616 n.2
  32. ^Giovanni Getto,Giovanni Pascoli poeta astrale, in "Studi per il centenario della nascita di G. Pascoli". Commissione per i testi di lingua, Bologna, 1962.,
  33. ^Nuovi poemetti, sufondazionepascoli.it.URL consultato il 9 marzo 2018(archiviato dall'url originale il 29 settembre 2013).
  34. ^A. Schiaffini,G. Pascoli disintegratore della forma poetica tradizionale, in "Omaggio a Pascoli", pp. 240-245
  35. ^Contini, P.30 e seguenti.
  36. ^ Alberto Fraccacreta,Le ninfe di Vegliante, susuccedeoggi.it.URL consultato il 2 ottobre 2019(archiviato il 2 ottobre 2019).
  37. ^ Stefano Zivec,Leucothoe Iohannis Pascoli, edidit Vincenzo Fera (PDF), inLexis, n. 31, Venezia, Adolf M. Hakkert Editore, 2013, pp. 479-480.URL consultato il 21 ottobre 2020.
  38. ^Luigi Del Santo,Cammei Pascoliani: analisi, illustrazione, esegèsi dei carmi latini e greci minori di Giovanni Pascoli, 1964 (p. 49)
  39. ^Giuseppe Giacoletti,De lebetis materie et forma eiusque tutela in machinis vaporis vi agentibus carmen didascalicum, Amstelodami: C. G. Van Der Post, 1863
  40. ^Ioannis Pascoli carmina; collegit Maria soror; edidit H. Pistelli; exornavit A. De Karolis, Bononiae: Zanichelli, 1914
  41. ^Ioannis Pascoli Carminibus; mandatu Maria sororis recognitis; appendicem criticam addidit Adolphus Gandiglio, Bononiae: sumptu Nicolai Zanichelli, 1930
  42. ^Giovanni Pascoli,Poesie latine; a cura di Manara Valgimigli, Milano: A. Mondadori, 1951
  43. ^Giovanni Pascoli,Poemi cristiani; introduzione e commento diAlfonso Traina; traduzione diEnzo Mandruzzato, Milano: Biblioteca universale Rizzoli, 1984,ISBN 88-17-12493-1
  44. ^Carte pascoliane della Biblioteca Statale di Lucca, supascoli.archivi.beniculturali.it.URL consultato il 1º giugno 2016(archiviato dall'url originale il 20 agosto 2016).
  45. ^Museo di Casa Pascoli, supolomusealeemiliaromagna.beniculturali.it.URL consultato il 5 maggio 2018(archiviato dall'url originale il 5 maggio 2018).
  46. ^La Casa Museo di Giovanni Pascoli, sucasemuseoromagna.it, Coordinamento Case Museo dei Poeti e degli Scrittori di Romagna.URL consultato il 1º agosto 2024(archiviato il 21 giugno 2023).
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  48. ^Dettaglio francobollo - catalogo completo dei francobolli italiani, suwww.ibolli.it.URL consultato il 14 novembre 2025.
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  50. ^ITALIA 2012 : 2 € commemorativo "100° anniv. morte Giovanni Pascoli", sueurocollezione.altervista.org.URL consultato il 14 novembre 2025.
  51. ^Dettaglio francobollo - catalogo completo dei francobolli italiani, suwww.ibolli.it.URL consultato il 14 novembre 2025.

Bibliografia

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  • Emilio Cecchi,La poesia di Giovanni Pascoli, Napoli, Ricciardi, 1912.
  • Benedetto Croce,Giovanni Pascoli. Studio critico, Bari, Laterza, 1920.
  • Gianfranco Contini,Il linguaggio di Pascoli, inStudi pascoliani, Faenza, Lega, 1958.
  • Maria Pascoli,Lungo la vita di Giovanni Pascoli, Milano, Mondadori, 1961.
  • Gian Luigi Ruggio,Giovanni Pascoli: tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta, Milano, Simonelli, 1998.

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Poetica
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Poemi conviviali(1904-1905)Alexandros ·L'ultimo viaggio
Odi e inni(1896-1905)Al corbezzolo ·Al Re Umberto
Saggi in prosaIl fanciullino (1897) ·La grande proletaria si è mossa (1911)
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