Giovanni De Toni (Venezia,3 marzo1895 –Genova,8 gennaio1973) è stato unpediatraitaliano.Noto internazionalmente per la descrizione della cosiddettasindrome di De Toni-Fanconi-Debré, fu figura di spicco a Genova ed in particolare nell'Istituto Giannina Gaslini, tanto che il dipartimento di Scienze pediatriche dell'Università degli Studi di Genova porta il suo nome. Ha partecipato come volontario allaprima guerra mondiale ricoprendo il ruolo di ufficiale degliAlpini ed è stato membro di diverse organizzazioni scientifiche nazionali ed internazionali, fondando, tra l'altro, nel1949, la rivista "Minerva pediatrica" conGuido Guassardo eIvo Nasso; nel1959 l'Associazione dei pediatri di lingua latina; nel1966 l'Associazione italiana per la lotta contro lafibrosi cistica delpancreas. Con la moglie aprì anche il centro “Villa Santa Chiara” a Genova per l'assistenza dei bambini diversamente abili.
Figlio di Ettore De Toni e Italia Battistella, consegue la laurea aPadova in medicina e chirurgia il 15 dicembre1919 (con lode e dignità di stampa della tesi). Al periodo degli studi universitari risale la sua partecipazione allaGrande Guerra, dove riceve duecroci di guerra al valor militare, unacroce di guerra al merito come ufficiale combattente e viene anche internato come prigioniero nel campo di concentramento diSigmundsherberg.[1] L'avvicinamento di De Toni alla pediatria risale probabilmente al quinto anno della facoltà di medicina, periodo in cui frequenta i corsi dell'Università Castrense che si svolsero presso l'ospedale diSan Giorgio di Nogaro (Udine). Egli precedentemente fu allievo interno presso l'istituto difisiologia, sotto la direzione diAristide Stefani, e quello difarmacologia, diretto daLuigi Sabbatani.
La sua attività pediatrica inizia nel1920 presso la Clinica pediatrica dell'Università di Padova, dove è assistente e poi aiuto diGuido Berghinz, l'allora direttore, fino alla fine del1921. Durante l'anno accademico 1920-1921 tra l'altro, dopo aver vinto una borsa di studio, diventa “assistente straniero” presso la Clinica pediatrica di Parigi, dove può seguire le lezioni di alcuni grandi pediatri francesi, tra cuiAntoine Marfan ePierre Andre Alexandre Nobecourt. Abbandonata l'università, all'inizio del1922, diventa direttore dell'Ospedale Infantile Cesare Arrigo diAlessandria, in cui rimane fino al1926, impegnandosi anche dal punto di vista della ricerca scientifica riguardante soprattutto le malattie del lattante, e fonda la Società Medico-Chirurgica Alessandrina.[1][2]
Nel1926 consegue la libera docenza in clinica pediatrica e riprende, nel1927, la carriera universitaria, diventando aiuto volontario e l'anno dopo di ruolo, presso la Clinica pediatrica dell'Università di Bologna. Alla morte del direttoreCarlo Francioni, diventa direttore supplente della clinica dal 14 giugno1929 al 1º novembre dello stesso anno, perdendo con l'inizio del nuovo anno accademico la direzione a favore diMaurizio Pincherle.[2]
Nel1933 descrive al congresso diLondra una malattia costituzionale della funzione renale, l’insufficienza deltubulo prossimale, caratterizzata dalla perdita diglucosio,amminoacidi efosfati e responsabile di una specifica forma dirachitismo resistente allavitamina D: ildiabete renale gluco-fosfo-amminico. Questo diabete è chiamato “malattia di De Toni, Debré, Fanconi” per ricordare gli altri autori che la studiarono, lo svizzeroGuido Fanconi e il pariginoRobert Debré. Questapatologia rimane il pilastro portante del gruppo di malattie che fanno parte dei rachitismivitamina D-resistenti, su cui il De Toni tornerà a concentrarsi.[3]
Nel1935 diventa direttore della clinica pediatrica dell'università di Modena, succedendo al fondatoreRiccardo Simonini (1865-1942). AModena rimane per sette anni e vi crea una piccola scuola. Nel1940 concepisce l'innovativa idea di far sottoporre un bambino ad un'operazione di legatura deldotto arterioso di Botallo. In seguito descrive con precisione una particolare patologia ossea che viene riconosciuta da molti come l'iperostosi corticale infantile.[1] A Modena ha come allievi diversi collaboratori, di cui si sa soltanto cheVittorio Mengoli diventaprimario di pediatria a Verona e cheFrancesco Fontana segue De Toni a Genova, consegue la libera docenza e torna a Modena.[3]
Nel1942 De Toni si trasferisce alla Clinica pediatrica dell’Università degli Studi di Genova - che dal 1938 ha sede presso l'Istituto pediatrico Giannina Gaslini - dove resta fino al novembre1965 (il dipartimento di Scienze pediatriche dell’Università degli Studi di Genova prenderà successivamente il suo nome). De Toni viene sostituito a Modena da Guido Guassardo, che due anni dopo diventa il direttore della clinica pediatrica diTorino.
Dal1946 De Toni si interessa soprattutto a temi riguardanti la crescita del bambino, elaborando un personalemetodo auxologico, tramite un'interpretazione e una quantificazione delle turbe di crescita della statura e di accrescimento ponderale, che si fondava sulla disposizione di una tabella auxometrica in cui venivano riportati i valori di peso e altezza dove al centro appariva un’area di normalità e intorno a questa i cambiamenti per difetto o per eccesso distatura epeso riferite all’età espressa in anni.[1] Questo metodo ebbe molta importanza inItalia, ma non fu in grado di scalzare l’universalità delle tabulazioni esprimibili con il metodo dei “centili”. Negli anni seguenti De Toni continua a interessarsi di auxologia realizzando i due volumi sull’argomento che fanno parte del “Trattato di pediatria e puericoltura" diretto da De Toni, il cui compito era raccogliere volumi monotematici scritti da diversi esperti nel settore e che si basava sul presupposto della costituzione delle specialità pediatriche. Due dei suoi allievi,Paolo Tolentino eGennaro Sansone, si occuparono rispettivamente del volume dellemalattie infettive e di quello sullagenetica.[4] Negli anni Cinquanta Giovanni De Toni viene ricordato per essere un fervido sostenitore dell'allattamento al seno.
Il 1º novembre1965 il pediatra va fuori ruolo e la direzione della clinica pediatrica passa aRolando Bulgarelli.[5]Successivamente diventa presidente dellaSocietà Italiana di Pediatria (SIP), carica che ricoprì dal1966 al momento della sua morte, avvenuta aGenova l'8 gennaio1973.[6]
De Toni fu impegnato soprattutto nellaricerca pediatrica e ottenne grandi risultati in diversi ambiti.
Nel 1933 descrisse un nuovo tipo dipatologia conosciuta successivamente con il nome di "sindrome di De Toni-Fanconi-Debré". Ildiabeterenale gluco-fosfo-amminico si caratterizza per una disfunzione renale: l'insufficienza del tubulo prossimale comporta la perdita diglucosio, diamminoacidi fosfati e quindi causa di una particolare forma dirachitismo. La malattia prende il nome dagli altri due ricercatori che la studiarono e costituirà il punto cardine del capitolo dei "rachitismivitamina D-resistenti", sui quali sarebbe poi successivamente tornato.[1]
Nel 1940 decise a Modena di sottoporre un bambino ad un intervento di legatura deldotto arterioso di Botallo (anticipando di alcuni mesi il suo collegaRobert Edward Gross). Successivamente diagnosticò una malattia ossea caratterizzata da decorso acuto ed esito benigno a carico di numerosi segmenti ossei e da iperosteogenesi periosteo-encondrale. Secondo molti studiosi è proprio questa malattia identificabile comeiperostosi corticale infantile studiata nel 1945 daJohn Caffey eWilliam Silverman, denominata "malattia di Caffey-De Toni".[1]
Controllo di autorità | VIAF(EN) 244422717 ·ISNI(EN) 0000 0003 8577 4066 ·SBNCFIV049391 ·LCCN(EN) nb2014000717 |
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